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Autore: Maria_2015    25/02/2015    2 recensioni
"Non so cosa credi di essere venuta a fare qui, forse a mangiare carne comodamente seduta su un trono d'argento o forse credi che due paroline messe a cazzo e un paio di mossette possano addomesticarmi. Ma questo è il mondo reale, sarà pure una merda, e su questo non ho niente da obbiettare, ma ci dobbiamo adeguare lo stesso. Quindi tira fuori le palle e affrontalo, oppure trovati un azzannatore e vivi con lui la tua appassionante storia d'amore ragazzina, perché è ora che tu decida da che parte stare. Vivi o azzannatori? Perché se decidessi di ammazzarti e per uno sfortunato caso non dovessi beccare il cervello, non credere che avrò la clemenza di farlo io al posto tuo. Quindi scegli e cerca di farlo in fretta perché non ho tempo da perdere con una mocciosetta che non sa distinguere una bambino da un zombie."
Il mio cervello è letteralmente in stand-by e non so cosa pensare.
Non solo di lui, anche di me stessa.
È vero, devo fare una scelta.
La vita infondo è come una delle piccole sfide che affrontiamo ogni giorno.
Possiamo scegliere di affrontarla o aggirarla.
Io scelgo la libertà, scelgo la vita, scelgo di provarci.
Genere: Azione, Drammatico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Daryl Dixon
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ciao a tutti! Innanzitutto volevo ringraziare Elodie90, autrice della mia prima recensione! Grazie per le dritte :D
Da non dimenticare chi segue la mia storia, silenzioso ma pursempre importante.
Invito anche gli altri a dedicarmi due minuti del loro tempo recensendo la storia.
Fatemi sapere che ne pensate, ho davvero bisogno di tanti consigli D:





Rimango immobile per qualche minuto fissando la testa trapassata del bambino.
Lo tengo ancora in braccio.
Fino a poco tempo prima sembrava tutto così chiaro: sapevo quello che dovevo fare, qual era il mio posto in questa storia.
Ora è di nuovo tutto confuso. 
Deglutisco perché la saliva si sta accumulando in superficie.
Continuo a guardarlo, con gli occhi sgranati sperando con tutta me stessa che dia "segni di vita".
Poi vedo una figura entrare nel mio campo visivo.
Cerco di scuotermi, vorrà parlarmi.
Ho la gola secca ma mi preparo a rispondere a qualsiasi domanda voglia farmi.               Ma lo sconosciuto si limita solo ad estrarre la freccia dal cranio del bambino.
Quando la toglie fuoriesce una sostanza gelatinosa: un misto di sangue, pelle e altro.
Mi vengono i brividi.
Poi mi accorgo di essere nella stessa posizione di 5 minuti fa; con le braccia tese davanti a me a reggere il piccolo.
Ancora paralizzata, metto a fuco ciò che c'è davanti a me, dietro il bebè.
Lo sconosciuto, recuperata la freccia, è tornato indietro, del tutto indifferente.
Allora sento salirmi la rabbia, è tutta colpa sua!
Mi dirigo a grandi passi verso di lui, notando che la distanza da dove era stata scoccata la freccia era più o meno quella... Notevole.
Arrivo alle sue spalle e la prima cosa che noto è una balestra che pende sul fianco.
Devo concentrarmi e, con il bambino stretto sul petto, vado dritta al punto.
"Perché l'hai ucciso?!" mi cade una lacrima nel pronunciare quelle parole.
"Perché ti stava per mordere, non te n'eri accorta?" mi risponde ironicamente sempre dandomi le spalle.
Incredibile... E non si degna neanche di fermarsi mentre mi parla.
"Si...certo che me ne ero accorta... Mi chiedo cosa te ne frega a te piuttosto" dico non curante del fatto che mi abbia salvato la vita.
"Sinceramente?"
"Si"
A quel punto si gira verso di me e mi guarda per la prima volta.
"Un cazzo" risponde.
Quando parla ho quasi l'impressione che sillabi, mi da enormemente fastidio.
Non dico nulla e resto con il fiato sospeso, non ho niente da controbattere.
È ovvio che non provi niente verso un estraneo, però potrebbe almeno far finta di interessarsi, per educazione.
Lui si volta e prosegue per la sua strada.
Solo ora mi accorgo che è la conversazione più lunga che faccio da tanto tempo con qualcuno che non sia morto o in fin di vita.
Questo mi rende più viva di quanto tutto il cibo o l'acqua del mondo possano fare.
"Hai un gruppo?" chiedo improvvisamente eccitata.
Non c'è risposta.
Corro di nuovo per raggiungerlo.
"Ehi dico a te! Hai un gruppo?" 
"Senti ragazzina, se smettessi di rompermi le palle mi faresti un favore" mi dice senza neanche guardarmi.
Riesco solo a pensare che è uno stronzo.
È arrossisco a tal punto da sentire la faccia andare a fuoco.
Siamo nella stessa barca, no?
"Senti, non voglio fare a botte. So che il cervello di voi uomini funziona in modo sbagliato, quindi ti spiego meglio: sono sola, mi rimane a malapena mezza bottiglietta d'acqua, non ho cibo e tu mi devi un favore. Ora, rispondi alla mia domanda!" pronuncio queste parole tutte d'un fiato, mantenendo una calma apparente.
Lui si ferma e mi guarda, il vento gli scompiglia i capelli incollati sul viso dal sudore.
Ricambio lo sguardo cercando di rimanere calma ma il mio colorito rossastro mi tradisce.
C'era un'altra domanda che dovevo fargli ma in questo momento riesco a pensare solo ai suoi occhi.
Sono magnetici, di un azzurro che potrebbe contenere il cielo.
Poi appare una terza figura lontana che urla il nome di Daryl.
Allora lo sconosciuto ricomincia a camminare e io lo seguo.
Lo vedo aprire la bocca e dentro la mia testa si formulano 100000 ipotesi di quello che potrebbe dire.
"Ho trovato questa bambina sulla strada, ha cercato di farsi ammazzare da un neonato, vuole sapere se abbiamo un gruppo. Sbarazzatene." di certo questa non l'avevo prevista.
Apro la bocca per dire qualcosa in mia difesa perché sembrava una cazzata detta così, ma la richiudo subito, a corto di parole.
L'unica cosa non vera è che non sono una bambina, ma ribattere su questo non mi aiuterebbe a non fare una figura di merda.
L'altro, ora abbastanza vicino per non essere scambiato per una chiazza scura nell'orizzonte, si limita a ridere nervosamente.
Quando Daryl si è allontanato abbastanza dice: "Ciao, io sono Mike! Il menù del mese è: scoiattoli e animali vari. Possibilità di sopravvivenza: scarse. Possibilità di malattie quali: "la gotta" e "Daryl, se non la smetti di fare lo stronzo ti uccido": elevate. Allora... Vuoi unirti a noi?"
Rimango un momento perplessa cercando di ricordare cosa si fa quando si sente il petto esplodere e l'aria spingere insistentemente sui denti, si! Ora ricordo!
E scoppio in una non-aggraziata risata quasi toccando l'asfalto ardente con il naso.
È una sensazione bellissima, potrei continuare per ore senza fermarmi.
Poi sento il ragazzo con la balestra sbuffare e borbottare qualcosa e il corpo del bambino scivolarmi dalle braccia.
"Scusatemi... Io" tento di mettere insieme una frase, senza successo.
Le mie guance diventano di nuovo chiazze rosse.
"Ahahahahahahah tranquilla, anche io ho fatto così la prima volta. Era da tanto che non ridevi?"
"Da una vita" rispondo io con lo stomaco ancora dolente per la contrazione.
Osservo il corpicino del bebè per terra e ho una stretta al cuore.
Non lo dimenticherò.
"Era un tuo parente?"
Scossi il capo e mi intimai di non piangere.
"Allora accetti?" mi chiede di nuovo Mike.
"Non dovevi farmi fuori?" chiedo divertita.
"Si, ma ho pensato che sarebbe stato un peccato avere uno scoiattolo in più per cena" e mi sorride.
Ricambio e dico "sei molto gentile, accetto".
"A proposito: con lui come la metti?" dico indicando il ragazzo ormai lontano.
"Intendi Daryl?"
Annuisco.
"Mi inventerò qualcosa" gli sorrido e iniziamo a camminare nella stessa direzione dell'arciere.
Mi giro solo per guardare il cadavere del bambino, abbandonato sull'asfalto rovente. 
Avrei voluto seppellirlo, a costo di scavare la strada con le unghie, ma era ora di lasciarsi il passato alle spalle.
Poi il mio sguardo si posa sul ragazzo che cammina avanti a noi, abbastanza distante da non udirci.
"È un tipo strano, da quanto vi conoscete?" dico realmente interessata allo strano arciere.
"Oh, da poco. Abbiamo fatto un accordo professionale: lui caccia e io faccio il resto. Non credo sia molto equo... Vedi, se la sa cavare benissimo anche da solo. Diciamo che gli sono debitore, senza di lui non vedrei ombra di cibo" finisce la frase abbassando lo sguardo, quasi avendo paura di potermi rivelare di più con gli occhi.
Decido di cambiare argomento per non farlo sentire a disagio.
A nessuno di noi sopravvissuti piace parlare del passato.
"Invece che mi dici del... Attento!!" 
All'improvviso appare un morto davanti a Daryl che cammina qualche metro avanti  con lo sguardo basso.
In mezzo secondo alza la testa e lo trafigge con un pugnale che teneva nella cintura.
"So badare a me stesso bambina" sbotta poco dopo.
"Oh scusami se ho avuto l'accortezza di salvarti la pelle!"
Si blocca e si gira verso di me infuriato, mi arriva davanti in un batter d'occhio.
"E io cosa dovrei dire, eh?! Grazie mammina per avermi salvato, ora ti lascio sola con il tuo bambino così potrai avere una morte lenta e dolorosa come hai sempre sognato?!"
Rimango paralizzata da quelle parole.
Non mi aspettavo le dicesse e nemmeno che si scaldasse tanto.
Provo vergogna e soprattutto rabbia.
Arrossisco.
"Non era il mio bambino e... E non devo darti spiegazioni di nessun genere. Ma se proprio vuoi sentirtelo dire... Grazie, ok?" sentivo l'adrenalina scorrermi a 100 all'ora nelle vene.
"Risparmiami le tue scuse" 
Tiro un sospiro di sollievo, ma non è finita lì.
"...puttana".
Il cuore si ferma.
Sostengo lo sguardo appannato dalle lacrime.
I suoi occhi trafiggono il mio petto come una spada di ghiaccio.
Lui si gira e prosegue il suo cammino, come se non fosse successo nulla.
Non mi ha ferita il modo in cui mi ha chiamata, più il fatto che mi consideri una noiosa bambina che non sa prendersi cura di se stessa e vuole fare sempre la parte della vittima.
D'altronde cosa pretendo da un estraneo... Però potrebbe almeno provare a capirmi, come fanno gli esseri umani com altri esseri umani. 
Dava ogni cosa per scontato, come se lui sapesse tutto di tutti.
Mike, sempre stato alla mia destra, mi posa una mano sulla spalla.
"Gli piaci, sai?"
A quanto pare ha un modo strano di tranquillizzare le persone: dire loro che piacciono all'individuo dal quale sono appena state umiliate.
"Si, certo" rispondo ironicamente.
"Davvero!"
"Cosa ti aspetti che faccia ora? Devo esultare? Ok, TOMBOLA!!! Meglio adesso?"
Ride ma io sono di pessimo umore.
Quegli insulti gratuiti mi hanno messo un peso sullo stomaco.
Incredibile... Riesce quasi a farmi sentire in colpa per dei "crimini" che non ho commesso.
"Comunque non intendevo quello. Diciamo che ti tratta con riguardo."
"Con riguardo?! e quello lo chiami... Lascia perdere" non ho nessuna voglia di litigare anche con lui.
Persino Mike ora sembra voglia farmi perdere le staffe.
Si ferma di colpo.
"Senti, non so perché Daryl sia così, ne tantomeno chi ce l'ha fatto diventare. Fatto sta che lui ci procura il cibo. Quindi se fossi in te sarei più carina in futuro" mi guarda serio, poi fa una battuta per allentare la tensione e ricominciamo a camminare.
Mi accorgo di ridere meccanicamente alla sua battuta ma dopo il cervello non registra più nulla di quello che succede nel mondo reale.
Quello che ha detto Mike mi fa riflettere.
Quale essere umano in un mondo sconvolto da un'apocalisse si comporterebbe come Daryl?
Uno che ha perso tutto.
No, tutti abbiamo perso qualcosa a modo nostro, chi più chi meno.
Deve essergli successo qualcosa di brutto, veramente brutto, per ridursi così.
"Tu come li chiami i non-morti?" chiede dopo un po' Mike.
Non gli presto attenzione.
"Ehi!"
"Mmmmh?"
"Tutto ok?"
Pazzesco, sono così abituata a stare da sola che ora quasi mi infastidisce il suo continuo sforzo di iniziare una conversazione.
"Si, scusami stavo pensando" accenno ad un sorriso.
"Tranquilla... Emh...Solo ora mi accorgo di non sapere il tuo nome" dice leggermente imbarazzato.
"Ah già! Io mi chiamo Annamaria" dico, strappata del tutto dalle mie riflessioni.
"Un bel nome, davvero!"
"Grazie" e gli sorrido di rimando "Emh... Cosa dicevi prima?"
"Niente, ti chiedevo come chiami i non-morti".
"Nella mia testa li chiamo "quei cosi" generalmente, ma non mi sono mai posta realmente il problema del nome".
Mike mi ride in faccia, divertito dalla mia "performance".
Arrossisco un po', sentendomi un'idiota senza saperne realmente il motivo.
"Scusa, non volevo metterti in imbarazzo! Comunque io li chiamo "azzannatori" o "zombie"".
Questa volta sono io a ridere.
"Scusa, non volevo metterti in imbarazzo" gli rifaccio il verso.
Ridiamo insieme.
"Dici gli zombie dei film? Quello è diverso!" e continuo a ridere.
"Si ma l'atteggiamento è simile, no? È possibile che non ci hai mai pensato?"
Scuoto il capo.
Rimaniamo in silenzio per qualche minuto.
Mike mi era simpatico, era di bassa statura, pelato e aveva la pelle scurissima.
Ora interrompo io il silenzio, voglio parlare e ridere fino a rimanere senza fiato: "Quanti anni hai?"
"27, o giù di lì" ridiamo di nuovo all'unisono.
"Tu Anna? Posso chiamarti Anna?"
"Certo! Io ho 17 anni" dico.
"Wow!" esclama.
Segue un silenzio imbarazzante.
Non capisco, avrà pensato che sono troppo piccola per poter fare discorsi sensati con lui?
"Scusa, è che non ti avrei dato 17 anni. Non da come parli e ti comporti. E ora..."
"E ora ti rendi conto di aver di fronte una ragazzina" finisco io per lui.
"Esatto..." abbasso lo sguardo a quelle parole.
"Non fraintendere, non è un male. Solo che mi fa riflettere. Tu non dovresti essere qui... Dovresti trovarti a casa con i tuoi genitori e la mattina prepararti per andare a scuola, incontrare i tuoi amici, spassartela in discoteca..."
Forse si aspetta che risponda qualcosa, ma rimango in silenzio.
"Come ti senti?" 
La sua domanda mi sorprende, ora che ci penso non me lo aveva mai chiesto nessuno e io stessa non ci avevo mai riflettuto.
"Bè ho un po' di fame e..." mi interrompe.
"No, non intendo in quel senso. Come ti senti ad aver perso tutto? Non hai nostalgia di casa? Degli amici? Dei parenti?"
Avevo capito quello che intendeva ma speravo ci sarebbe passato sopra. 
Sento una fitta al cuore a quelle parole e non ho voglia di rispondere, allora cerco di cambiare argomento.
"La scuola non mi manca per niente" rido da sola alla mia stessa battuta con un tono leggermente al disopra del normale, ma abbastanza da sfumare tutto il mio piano di depistaggio disinvolto.
Sento il suo sguardo su di me ma rimane in silenzio. 
Quanto alla mia voglia di parlare, se n'è andata insieme alla mia dignità.
                            
 
                                                                      ~
  

Per la notte ci accampiamo sul bordo destro della strada, dove ci sono i guardrail.
Oltre quelli c'è altra strada a destra, altra ancora a sinistra, alle nostre spalle e soprattutto avanti a noi.
Decidiamo i turni di guardia: Daryl, Mike ed io.
3 ore ciascuno.
Mi siedo tra i due compagni di viaggio con le spalle contro la barra di metallo.
La sera l'asfalto scotta di meno.
Scopro dell'esistenza di ben tre scoiattoli morti all'interno dello zaino di Daryl.
"E quelli dove li hai trovati?"
Dico facendo un cenno riferito agli animaletti che sta scuoiando.
Lui mi guarda.
"Nel bosco".
"Impossibile, non ci sono boschi nei dintorni!" esclamo stupita.
"Uno c'è invece, e grazie a te che hai deciso di degnarci della tua fottuta presenza, domani dovrò tornarci. Perché a voi che ve ne fotte di quanto mi ci vuole a prendere tre cazzo di scoiattoli, tanto basta che mangiate!" 
Rimango immobile, come mi succede sempre quando da di matto.
La cosa che mia ha colpita di più questa volta sono le sue mani, rimaste concentrate nello scuoiare l'animaletto.
Non si sono distratte neanche per un momento durante il suo sfogo.
"Che cazzo hai da guardare?" sbraita lui nella mia direzione.
"Niente, scusa" decido per il non-facciamo-incazzare-Daryl.
Ma la mia mossa non risulta efficace, ormai è troppo tardi.
"Non so cosa credi di essere venuta a fare qui, forse a mangiare carne comodamente seduta su un trono d'argento o forse credi che due paroline messe a cazzo e un paio di mossette possano addomesticarmi. Ma questo è il mondo reale, sarà pure una merda, e su questo non ho niente da obbiettare, ma ci dobbiamo adeguare lo stesso. Quindi tira fuori le palle e affrontalo, oppure trovati un azzannatore e vivi con lui la tua appassionante storia d'amore ragazzina, perché è ora che tu decida da che parte stare. Vivi o azzannatori? Perché se decidessi di ammazzarti e per uno sfortunato caso non dovessi beccare il cervello, non credere che avrò la clemenza di farlo io al posto tuo. Quindi scegli e cerca di farlo in fretta perché non ho tempo da perdere con una mocciosetta che non sa distinguere una bambino da un azzannatore".
Il mio cervello è letteralmente in stand-by e non so cosa pensare, non solo di lui, anche di me stessa.
È vero, devo fare una scelta.
La vita infondo è come una delle piccole sfide che affrontiamo ogni giorno, come un semplice ostacolo che si para davanti a noi.
Possiamo scegliere di affrontarlo o aggirarlo.
È proprio questo che ci offre: la possibilità di scegliere, la libertà.
Quindi penso che almeno posso provarci.
E se non ci riesco potrò sempre riprovare il giorno dopo, in un'altra vita magari.
Ma solo il fatto di averci provato veramente è una conquista.
Poi c'è comunque, inevitabilmente la morte.
Ma sei tu ora che puoi scegliere se combattere o arrenderti senza lottare.
Io scelgo la libertà, scelgo la vita, scelgo di provarci.
   
 
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