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Autore: Neens O Brien    06/03/2015    1 recensioni
I'm back con il seguito di "Will we ever have our happy ending?". Vi ricordo che non seguo il telefilm, questa è semplicemente la continuazione della mia storia precedente, di cui vi lascio il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2511902
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mandy Milkovich, Mickey Milkovich, Phillip 'Lip' Gallagher
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-MICKEY-

Era stranamente contento di aver parlato con Lip. All’inizio la rabbia era il sentimento dominante in lui, ma come poteva pretendere che Ian avesse affrontato tutto quello che lui gli aveva fatto passare, senza parlarne con nessuno? In effetti se lo sarebbe dovuto aspettare, Ian e Lip erano sempre sembrati inseparabili. E poi, anche se lo sapeva ormai da tempo, Lip non l’aveva mai guardato diversamente dal solito, quindi Mickey era relativamente tranquillo.

Sarebbe voluto passare a salutare Ian in negozio, ma quando ci passò davanti, di ritorno dall’Alibi, lo trovò già chiuso. Non aveva senso passare a casa sua per vederlo, anche perché quasi sicuramente ci sarebbero stati tutti i suoi fratelli, quindi decise di scrivergli per chiedergli di incontrarsi al campo da baseball.

O almeno, lo avrebbe fatto se solo suo padre non si fosse messo a chiamarlo non appena lui entrò in casa. La sua voce potente rimbombava sulle pareti, e a volte, quando la sentiva, a Mickey veniva semplicemente voglia di rimandarlo in prigione. Tutti i suoi problemi – o quasi- sarebbero spariti, dal momento che il suo principale problema era proprio il padre. Se se fosse trattato di qualcun altro, avrebbe semplicemente chiamato i suoi fratelli e avrebbe trovato il modo di incastrarlo per farlo sbattere di nuovo dentro, ma non poteva.

Per qualche strano motivo, i suoi fratelli adoravano il padre. Cioè, non è che lo adorassero sul serio, ma nutrivano un profondo rispetto per lui, e anche qualcosa di molto simile all’affetto, cosa strana per dei Milkovich. Quindi era fuori discussione, l’unica a cui avrebbe potuto chiedere era Mandy, visto che sembrava odiare il padre tanto quanto lui.

Lei non glielo aveva mai detto, certo, ma lui lo sapeva. Vedeva come si comportava con lui, il modo in cui era sempre fredda e distante, come se avesse paura di fare anche solo un movimento sbagliato. Nella testa di Mickey aveva iniziato a farsi strada l’idea che Terry avesse fatto del male a Mandy in passato, un’idea così ripugnante che probabilmente l’avrebbe portato ad uccidere il padre, se si fosse rivelata vera. Ma a chi poteva chiedere? Al padre? A Mandy? Nessuno dei due avrebbe detto la verità, ed entrambi lo avrebbero pestato.

In ogni caso, non voleva coinvolgere la sorella nei suoi casini, anche perché avrebbe dovuto spiegarle perché lo faceva, e non poteva farlo. Senza contare che Terry aveva molti amici, e che nessuno l’avrebbe passata liscia se l’avesse fatto finire in prigione, nemmeno i suoi stessi figli.

Represse tutte quelle idee, mentre raggiungeva il padre in salotto, dove se ne stava sdraiato sul divano con una birra in mano.

-Dov’eri finito, stronzetto?

Mickey si sedette sulla poltrona, posò il telefono sul tavolo e prese una lattina di birra.

-Ero all’Alibi.

Ci si potrebbe aspettare che un uomo come Terry Milkovich, che non ha mai fatto nulla nella sua vita tranne truffare e bere, debba evitare di fare la paternale per un pomeriggio passato al bar, ma la vita è piena di sorprese.

-Dovresti cercare un modo di renderti utile e portare dei soldi a casa, invece di perdere il tuo tempo. Non ti manterrò per tutta la vita, brutto ingrato.

In certi momenti, suo padre gli ricordava molto Frank Gallagher, il padre di Ian. Certo, con l’eccezione che Frank non gestiva una rete criminale e che non avrebbe ucciso suo figlio se avesse scoperto che era gay. Ma l’ipocrisia di fondo era la stessa.

Stava per rispondergli, quando la voce di Mandy lo chiamò. Imprecando e alzando gli occhi al cielo, raggiunse la sorella in camera, e la trovò impegnata a svuotare i cassetti.

-Si può sapere che cazzo stai facendo?

Lei si girò di scatto, fulminandolo con lo sguardo per un secondo, per poi tornare a guardare in giro.

-Non trovo più il mio coltello nuovo, l’avevo fatto affilare! L’hai preso tu?

-No che non l’ho preso io, avrò cinquanta coltelli in camera mia, che cazzo me ne farei del tuo?

-Allora dev’essere stato Iggy. Scusa.

Lo sguardo di Mandy aveva qualcosa di strano, e la ragazza accennò addirittura un sorriso. Mickey corrugò le sopracciglia, e con un cenno della mano lasciò la stanza.

Quando tornò in salotto, vide che il padre teneva in mano il suo telefono. Per un momento dei sudori freddi iniziarono a scorrergli lungo la schiena, ma poi si tranquillizzò, cancellava sempre tutte le sue conversazioni con Ian, proprio per evitare che qualcuno le leggesse. Lo sguardo sul volto di Terry, però, non faceva presagire niente di buono, e nemmeno il suo tono di voce.

-Siediti.

Nella mente di Mickey iniziarono a spuntare diverse idee su cosa aveva potuto far cambiare atteggiamento al padre, ma non aveva senso continuare a girarci intorno. Se Terry avesse voluto ammazzarlo di botte, l’avrebbe già fatto, quindi doveva essere qualcos’altro.

-Cosa c’è?

La sua voce era rimasta ferma e sicura, non era mai un bene mostrarsi debole con suo padre. Terry appoggiò il telefono del figlio sul tavolo.

-Ian Gallagher ti ha scritto un messaggio.

Tutta la paura che aveva cercato di sopprimere tornò improvvisamente a galla. Non sapeva che cosa poteva avergli scritto Ian, e generalmente tendevano a tenere un profilo basso anche nei messaggi, ma non si poteva mai sapere. Il padre non gli lasciò il tempo di rispondere.

-Senti, può darsi che tu sia diventato amico di questo ragazzo mentre io ero dentro, ma stai certo che se non fossi stato in galera non sarebbe mai successo.

Terry si piegò in avanti, guardando il figlio negli occhi, mentre tirava una sigaretta fuori dal pacchetto.

-Ho sentito che quello è un frocio. E non permetterò a mio figlio di venire contagiato da questa malattia. Ti avverto, stagli lontano, altrimenti dovrò insegnare a quella checca a non dare fastidio agli etero. Mi sono preso la libertà di rispondergli, non c’è di che.

Mickey provava sentimenti contrastanti. Da una parte era immensamente sollevato dal fatto che il padre non avesse scoperto la loro relazione, ma dall’altra..

Sapeva che l’unico modo per proteggere Ian era allontanarlo, non c’era altra scelta, anche se la cosa lo distruggeva, non poteva permettere che lui soffrisse per colpa sua. Fece un cenno d’assenso al padre, e bevve un sorso di birra, l’unica cosa che avrebbe voluto in quel momento era Ian, voleva che gli dicesse che sarebbe andato tutto bene, che l’avrebbero superata insieme. Anche se era una bugia.

Nemmeno a dirlo, quella notte non chiuse occhio, perso nei ricordi dei momenti passati con Ian, momenti che probabilmente non avrebbe più potuto avere, ma si costrinse a reprimere le lacrime che continuavano insistentemente a pungergli gli occhi.

Non sarebbe voluto andare a lavoro quel giorno, non sapeva se aveva la forza di affrontare lo sguardo deluso di Ian, di distruggere tutto quello che avevano costruito. Ovviamente non ne aveva la forza, ma avrebbe fatto tutto il necessario per proteggerlo. Preferiva vederlo con il cuore spezzato che all’ospedale.

Lo sguardo di Ian era già preoccupato quando Mickey entrò in negozio, probabilmente a causa del messaggio che Terry gli aveva mandato. L’aveva cancellato dopo averlo inviato, quindi Mickey non aveva avuto la possibilità di leggerlo, ma non poteva essere nulla di buono. Ian gli corse incontro, posando la cassa di bibite che stava portando.

-Mick, mi dispiace davvero da morire di averlo detto a Lip, ma ti giuro che lui non dirà nulla a nessuno!

Ah, allora era per quello che Ian voleva vederlo. Probabilmente aveva pensato che fosse incazzato con lui, ma questo non gli rendeva più facile quello che stava per fare.

-Calmati, Gallagher. Senti, ci ho pensato, e questa..cosa tra di noi non può continuare. Sarebbe un casino, e non voglio problemi.

Ian scuoteva la testa.

-No, Mick, noi possiamo farcela, andrà tutto bene.

Ecco, quelle parole. Erano totalmente false, ma nello stesso modo riuscivano a dargli sollievo.

-Non mi stai ascoltando. E’ finita. Smettila di cercarmi, e a lavoro evita di parlarmi.

Vedeva gli occhi di Ian riempirsi di lacrime, e non poteva sopportarlo. Non gli importava se Linda si sarebbe lamentata, si girò, e aprì la porta del negozio.

-Avevi promesso!

Quelle parole erano come lame, chiuse la porta del negozio alle sue spalle, e si allontanò velocemente.

-Mi dispiace…

Sussurrò, non riuscendo più a trattenere le lacrime che gli pungevano gli occhi da quella notte.



|| Lo so, sono una brutta persona. Ma amo anche i lieto fine, quindi state tranquilli, non sono uno di quelli che scrivono i copioni di Shameless.
-
Neens
   
 
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