PARTENZA
“Rivedo ancora il treno allontanarsi
e tu che asciughi quella lacrima
Tornerò
com'è possibile un anno senza te."
(Tornerò, I Santo California)
Fred
Ma
il treno è partito. Ha deciso di ritornare a Hogwarts, Hermione.
Ha deciso di terminare quegli studi per lei così importanti.
Chissà poi cosa avranno di così interessante. “Non sono forse più interessante io di loro?” le
avevo chiesto quando mi aveva comunicato la sua idea di partire. Lei,
come se nulla fosse, si era messa a ridere e poi mi aveva baciato
appassionatamente prima di chiedermi di accompagnarla alla stazione il
primo settembre. Quel giorno è arrivato troppo presto per i miei
gusti e, anche se non lo ammetterebbe mai, scommetto che è stato
così anche per lei.
Dopo
la battaglia di Hogwarts la vita ha ricominciato lentamente a
rinascere. Tra le macerie cariche di morte e dolore, la speranza per un
futuro migliore ha avuto il sopravvento. Morti ce ne sono stati, e
parecchi anche. Io stesso me la sono vista brutta.
Quell’esplosione, di cui per fortuna, ho solo un vago ricordo,
era stata davvero orribile. Ma io avevo fatto una promessa a George.
Non potevo lasciarlo e così ce l’ho messa tutta e, grazie
alle cure della mia famiglia e ad un mese passato al San Mungo, mi sono
ristabilito e da quel momento tutto è cambiato.
Ho cominciato a vedere la vita in modo diverso. Ho cominciato a vedere lei in
modo diverso. Non chiedetemi come né perché.
È semplicemente capitato. Il mese che abbiamo passato insieme,
io, lei e mio padre in Australia per cercare i suoi genitori, è
il ricordo migliore che ho dell’estate appena trascorsa. Tutti
erano rimasti perplessi quando avevo dimostrato interesse per partire
alla ricerca dei signori Granger. Ron era scocciato, quasi irritato
oserei dire; George era incredulo che volessi abbandonare, anche solo
momentaneamente, il negozio per aiutare Miss prefetto-perfetto mentre
mia madre era preoccupata: aveva paura che avessi avuto qualche danno
al cervello a causa dell’incidente quasi mortale dal quale,
secondo lei, non mi ero ancora ripreso del tutto. Io, Fred Weasley, che
aiutavo di mia spontanea volontà Hermione Granger? Era una cosa
assurda! Specie perché io e lei non avevamo mai avuto molto da
spartire se non le petulanti ramanzine che mi faceva per il mio
comportamento spregiudicato e irriverente, a detta sua.
Ma io non ho ceduto. A dispetto di tutto e di tutti, mi sono impuntato a voler accompagnare Hermione
in Australia. Di fronte alla mia testardaggine, tutti, loro malgrado,
hanno dovuto cedere e così siamo partiti. E quel luglio di
estenuante ricerca ha dato i suoi frutti. Non solo siamo riusciti a
tornare con i genitori di Hermione di nuovo consapevoli di avere una
figlia, ma, io e lei, siamo tornati con una notizia che mio padre e i
signori Granger aveva già capito. Lei era diventata la mia ragazza. Ricordo
la faccia di Ron quando Hermione gliel’ha detto. Lei aveva
insistito per rivelarglielo di persona prima che lo venisse a sapere da
qualcun altro poiché tutti, più o meno, avevano notato un
cambiamento tra di noi: occhiate furtive, sorrisi rubati e incontri non
propriamente così casuali. Ron, diventato bianco come un
lenzuolo, aveva semplicemente annuito e accettato. Non voleva che
Hermione lo credesse debole.
Sempre insicuro, mio fratello. Eppure quel giorno dimostrò una
maturità che da lui non mi sarei mai aspettato. Non fece
scenate, non tirò giù la Tana a suon di urla o
Schiantesimi. Abbracciò Hermione e le sussurrò un
qualcosa all’orecchio, un qualcosa che io, appoggiato allo
stipite della porta di camera sua, non sentii. Poi si alzò, mi
strinse la mano e con un sorriso tirato uscì dalla stanza.
Hermione, senza dire una parola, si gettò fra le mie braccia e io, semplicemente, l’accolsi.
Da
quel giorno in poi, lei e Ron hanno cominciato a parlarsi un po’
meno spesso. Sicuramente molto meno che a Hogwarts, ma nessuno ha mai
infierito su Ron o su di noi. Tutti l’hanno accettato. Mia madre
sicuramente era la più sconvolta. Non tanto perché io
avessi una fidanzata, quanto per chi era la mia fidanzata. Ma, anche lei come Ron, ha finito per farsene una ragione.
“Scusi,
signore? Ha forse bisogno di qualcosa?” Il capostazione, un
ometto basso dall’impeccabile divisa bordeaux, attira gentilmente
la mia attenzione.
“No, ora vado.” Gli sorrido cordiale e mi avvio verso la
barriera ma, in un attimo, rivedo Hermione che mi saluta dal finestrino
del treno. Cerca di sorridere per non rendere troppo dolorosa la
separazione che, dopotutto, come lei stessa mi ha ricordato,
sarà solo per un anno.
“Tornerò, Weasley. E poi vedrai che Natale arriverà
prima che tu te ne sia davvero reso conto. E scommetto che
arriverà così presto che tu ti sarai dimenticato persino
di farmi il regalo. Perché hai intenzione di farmi il regalo,
vero?”
Ho riso a quelle sue parole. “Certo, Granger. Contaci.”
Più rilassata, ha fatto un lungo sospiro e si è asciugata
in fretta una lacrima solitaria sfuggita al suo autocontrollo.
Perché è impensabile che Hermione pianga per una
separazione così banale! Eppure la guerra l’ha cambiata.
È come se quell’estenuante battaglia contro il Male
combattuta in prima persona accanto ad Harry per sette lunghi anni,
l’abbia in qualche modo logorata. Nell’ultimo anno,
Hermione ha imparato a piangere. Non come quando era una ragazzina e
piangeva per una cattiveria detta da qualcuno, ma ha imparato a
piangere sul serio. La costante paura di perdere Harry, Ron e qualunque
persona a lei cara, l’hanno provata a tal punto che ora, ha la “lacrima facile” come
le ho detto una volta quando, improvvisamente, era scoppiata a piangere
per un nonnulla. Quella stessa volta che ho anche rischiato di far
ritorno al San Mungo se, per mia fortuna, non avessi schivato una
fattura Orcovolante di Ginny che, avendo assistito alla scena, aveva
voluto dare man forte ad Hermione. Come se Hermione ne avesse davvero
avuto bisogno.
Ritorno al presente e per l’ultima volta guardo il paesaggio che si estende oltre il binario, le rotaie che si perdono laggiù tra quei campi verdi. Un anno. Sarà dura ma posso resistere. In fin dei conti, forse è la punizione che mi aspetta per aver sottratto la quasi ragazza di mio fratello Ron. Mi sistemo meglio la giacca e attraverso la barriera con un ultimo pensiero: George mi sta aspettando al negozio e sicuramente avrà qualcosa da ridire sul mio ritardo. Hermione mi mancherà ma, per oggi, la ramanzina che mi farà George, certamente me la fa ricordare.
Angolo Mirty_92:
Buongiorno a tutti!
Questa ff è una cavia, un esperimento scritto in prima persona (io che di solito odio le
cose scritte in prima persona) nel quale ho voluto cimentarmi. La
storia dovrebbe essere la prima di una raccolta di pochi capitoli che
si snoderanno più o meno seguendo parti di una canzone che cito
all'inizio di ogni capitolo. (Come sempre sono le canzoni ad ispirarmi,
non scagliatemi maledizioni, se potete evitarlo. Grazie! ;) ) Non
sarà sempre Fred a parlare - come indubbiamente si è
capito dallo pseudo sottotitolo - ma si alternerà con l'altra
coprotagonista.
Se siete arrivati fin qui presumo abbiate letto la storia, per cui vi
lascio con una citazione del grandissimo William Shakespeare:
Signori, non ci rimproverate.
Se ci perdonate… rimedieremo!
Ascoltate l’onesto Puck: se avremo la grande sorte di sfuggire ai vostri insulti, potremo rimediare, signori. Che Puck non è un mentitore.
Quindi: buonanotte a tutti voi!
Datemi la mano e siamo amici! E Puck i danni vi rifonderà."
(Sogno di una notte di Mezza estate)