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Autore: Milady    15/03/2015    2 recensioni
In un futuro alternativo, Harry ed i suoi amici finita la scuola, credono di poter vivere tranquillamente, ma vengono, loro malgrado, coinvolti in un crudele conflitto scatenato da Voldemort e i suoi più fidati seguaci. Solo per mezzo di una delicata missione, che vedrà coinvolti i Malfoy, si potrà arrivare al malefico Mago, riportare la pace e... Vendicare torti e dolori ingiustamente subiti... Ma ci riusciranno i nostri eroi?
Chiarimento doveroso: pubblicai questa storia anni fa, con altro nome (Angie). Poi non si come nn riuscii più ad accedere all'account. Nessun plagio pertanto. Sono sempre io l'autrice. Buona lettura.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Da VII libro alternativo
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I Segreti di Malfoy Manor

Racconto a puntate di Mil@dy.

 

 

 

 

2.  Il fardello dei ricordi.

 

Pesano come pietre…. I miei ricordi…

 

 

 

Virginia Weasley…

Che problema incredibile,  per lui.

Che peso… a volte insostenibile.

E nessuno sapeva,   nessuno immaginava… all’infuori di Silente, ovviamente…
Piton si passò le mani, eleganti e nervose sul viso pallido, insistendo lievemente sugli occhi infossati e stanchi, quindi
 con aria affaticata si mosse,  accomodandosi con pesantezza sull’ampia e comoda poltrona davanti alla sua scrivania.

Il suo sguardo acuto cercò immediatamente l’oggetto…

Ne scorgeva solo una piccola sezione,  celata  dietro l’elegante battente intarsiato dell’armadio del suo  studio,  quello dove custodiva tutti i suoi documenti e oggetti più importanti…  Con uno sguardo confuso lo fissò e l’oggetto parve chiamarlo con  voce flebile da distanza siderale… Voleva essere preso ed usato.  E  lui lo sapeva, doveva farlo.

Il manufatto, punto focale delle sue attenzioni, altro non era che un contenitore di media grandezza,  tondo e scolpito  in  candido marmo.

Il mago l’osservò meditabondo, per alcuni secondi… quell’oggetto immoto e leggermente inquietante, sembrava attendere solo la mano che l’avrebbe afferrato, quasi avesse un potere calamitante...

Eppure all’apparenza era scialbo e banale, se non per una  serie di vecchi simboli, rune arcane ed antiche, incise  sul bordo esterno.

Piton s’alzò con un gesto di stizza,  ormai aveva ceduto al desiderio di cullarsi in quel mare di ricordi…  Crogiolarsi o forse nascondersi nell’oblio di ciò che era stato e che mai più poteva cambiare.  Spalancò nervosamente l’anta dell’armadio e con un gesto secco afferrò l’oggetto  portandolo con foga sulla scrivania e lasciandolo cadere pesantemente sulle carte, le penne e i taccuini  sparsi un po’ dappertutto.

Ci sbirciò dentro in tralice,  quasi timoroso,  quindi fu subito ed irrimediabilmente affascinato dal vorticare brillante e fumoso che ribolliva al suo interno.

I miei pensieri… I miei problemi… Potrei lasciarli li dentro per sempre…  Non riusciva mai nel suo intento…   e spinto dall’irresistibile richiamo,  accostò il viso pallido e smunto al bordo del Pensatoio.  La strana nebbia all’interno aveva preso a vorticare freneticamente, quasi avesse percepito l’avvicinarsi della mente padrona di quegli avvenimenti… di quei ricordi impetuosi.

Piton affondò il naso adunco nella sostanza impalpabile e fu catturato, risucchiato, come se qualcuno dall’interno di quel vaso l’avesse afferrato per il bavero e tirato giù da una grande altezza.  Cadde nel vuoto per diversi secondi… Una sensazione pazzesca e bellissima al tempo stesso.  Sapeva di essere nel ricordo.  Di rivivere il momento. Di tornare nel passato. Un passato… doloroso.

Si ritrovò nell’ampio ed elegante Atrium del Ministero della Magia.

L’aveva scelto lui…  quel preciso ricordo o era stato solo un maledetto caso?  La risposta la conosceva… fin troppo bene. Come non tornare con la mente a quell’evento, dopo aver parlato e “sudato” per due ore con chi  poteva definirsi  “il nocciolo della questione?”.

Oh, Weasley… maledetto! Perché diavolo ti ho fatto una promessa del genere? - Pensò, mentre rivedeva se stesso, muoversi dentro il ricordo.

Era una mattinata qualunque,  iniziata alla stesso modo di mille altre mattine,  sennonché invece di trovarsi nel suo sotterraneo alla scuola,  quel giorno  si trovava al Ministero, su preciso incarico di  Silente. Ormai era il suo "alter-ego" per quanto riguardava gli affari dell'Ordine; e mentre la McGranitt ricopriva il ruolo ufficiale di vice direttore di Hogwarts,  a lui era toccato questo, non meno ingombrante e pesante ruolo.

Subdolo e segreto... sempre esposto al pericolo  e misterioso.

Se lo ricordava perfettamente quel momento, e lo stava rivivendo in tutto e per tutto.

Era concentrato nei suoi pensieri,  mentre si accingeva ad attraversare  l'enorme atrio d'ingresso ma con lo sguardo indugiò ugualmente sulla magnifica fontana  dorata raffigurante un Mago leggiadro, una Strega bellissima, un Elfo domestico, un Centauro ed un Goblin, che sembravano osservare cinicamente  l'incessante via-vai di maghi,  sfilare distratti al loro cospetto.  Come da prassi, aveva scambiato poche parole con l’Ufficiale al banco d'ingresso, facendo regolarmente registrare la sua bacchetta, e lasciandola alla reception  ( che regola assurda... ne avrebbero ben presto saggiato la pericolosa inutilità).

Quindi si era recato al terzo piano,  dove aveva sede il Corpo degli Auror,  e si potevano trovare gli uffici di almeno un'altra dozzina di ministeri fra i quali   "Uso improprio di  manufatti Babbani".  Doveva conferire con Arthur Weasley, quel giorno, un uomo che aveva trovato sempre insignificante e noioso, che era invece un importante membro della famosa associazione segreta.

C'era qualcosa di strano nell'aria. Bisognava indire un incontro molto presto e sistemare alcuni dettagli.... Da segnali ben precisi, almeno così gli aveva confidato Silente, si annunciava un nuovo potente attacco di Voldemort, l'Oscuro Signore che da sempre bramava ad un perverso potere supremo sul mondo magico. Piton era abituato agli allarmismi di Silente, anche se, in effetti, parecchie volte i suoi consigli e le sue apprensioni avevano trovato fondamento. Ma questa volta, persino lui pensava che il vecchio Mago avesse un po' troppo precipitato le cose ed allarmato gli animi.  Del resto Voldemort era tutt’ora un essere senza un reale corpo in carne ed ossa,  costretto a servirsi di infimi e viscidi servitori per poter fare anche un piccolo passo...

Non bisognava sottovalutarlo,  ma cosa mai poteva combinare?

L'ascensore, silenzioso e veloce l'aveva lasciato al piano desiderato, e lui aveva appena fatto a tempo a mettere il piede sulla soffice moquette rossa che una terribile sensazione l'aveva assalito.  Ancora adesso, rivederne il ricordo gli portava alla mente l'orrore provato.  Era stato assalito da un freddo totale, innaturale. La sua mente si era congelata, come fermata all'inconsulta idea che mai più avrebbe potuto provare una gioia o una soddisfazione. Solo la più nera angoscia, dettata dalla disperazione e l'impossibilità di agire.

Dissennatori...    Ma come potevano essere lì, al Ministero?  

Il pavimento tremò sotto le sue gambe malferme. Diverse persone si riversarono fuori dagli uffici.  Fra lo sguardo annebbiato dalla sofferenza mentale, non riconobbe alcun Auror. Possibile che fossero tutti fuori sede?

Loro erano gli unici cui era data la possibilità di tenere le bacchette magiche, sempre a portata di mano. Si mosse con difficoltà, cercando fra  i volti spaventati e disperati, quello smunto e magro del Signor Weasley. Corse disperatamente fra i corridoi ingombri di cartaccia e pratiche. Andava controcorrente, perché tutti tentavano di scappare e mettersi in salvo, verso l'ascensore da cui lui era uscito. Il tremore che scuoteva le fondamenta stesse del Ministero, non sembrava voler terminare.

Era come se un terremoto sotterraneo e misterioso ne sconquassasse le  mura imponenti.

Quando ormai era senza speranza, e piegato dalla sofferenza mentale, si ritrovò davanti l'oggetto della sua disperata ricerca.

- Oh, Weasley,  cercavo proprio lei... ouch... - Imprecò, mentre tentava di resistere alle ondate di terrore e nausea che l'assalivano.

- Piton! Cosa diavolo sta succedendo? - Balbettò l 'uomo,  bianco come un cencio.

- E quello che vorrei capire...acc... C'è forse in corso qualche dimostrazione segreta di cui non siamo stati messi al corrente?

L'uomo, magro ed allampanato strabuzzò gli occhi - Sta scherzando vero? Saremmo stati avvisati... Sembra che tutti i Dissennatori di Azkaban si siano dati appuntamento ...qui...

I due maghi si fissarono improvvisamente assaliti da un cupo presagio. Ecco cosa aveva, forse, previsto ... Silente.  Un attacco in massa, una nuova potente azione dimostrativa di Voldemort.  Ma attaccare il Ministero... come poteva esserci riuscito?   Senza aggiungere altro ai loro sguardi eloquenti, i due presero a dirigersi verso gli ascensori.

- Bisogna uscire di qui, subito! - Strepitò Piton,  allungando il passo.

Ma l'altro lo trattenne, arpionandolo con una stretta ferrea all'altezza del braccio.

- No! I ragazzi!

- Che cosa?

- I ragazzi, per tutti i troll dissennati!

Piton alzò gli occhi al cielo esasperato. - Ma che le prende, Weasley? Cosa ...sta blaterando?

- Ginny... Ron... Hermione.... Oh...no, Harry!

- Per il sangue di Serpeverde, Arthur Weasley, vuole spiegarmi che cosa sta dicendo?

L'uomo per tutta risposta infilò la rampa delle scale situata alle loro spalle, prendendo a scenderle come un forsennato.  Piton gli arrancò dietro, sostenendosi ai muri scossi convulsamente da violente vibrazioni, che  coincidevano con strani suoni e stridori provenienti dal basso.

- I ragazzi, sono qui! All'Auditorium centrale ... c'era una sessione di prove per poter accedere al corso autunnale di Auror del primo livello... Dio no!

Piton comprese finalmente che cosa volesse intendere l'uomo... Probabilmente nell'Auditorium erano stipati più di trecento ragazzi,  tutti provenienti dal corso di Hogwarts appena conclusosi lo scorso giugno, più altri ragazzi già avviati al perfezionamento di quell’importante disciplina. Se i presunti Dissennatori, si fossero diretti lì, sarebbe stata una strage!  Ragazzi, poco più che diciottenni allo sbando e alla mercé di quegli esseri immondi. Senza difese, né bacchette magiche cui poter attingere il proprio Patronus...

Uno spreco innato.

Una distruzione senza precedenti...

Quello, a cui che del resto, ambiva  Voldemort. La strategia del terrore. Il passaggio all'Oscuro...

Piton e Weasley accelerarono l'andatura, ma prostrati com'erano dal dolore mentale, procedevano più lentamente di quanto, in effetti, avrebbero potuto  fare in condizioni migliori.

- Perché non abbiamo preso gli ascensori, Weasley?

- Non li sente questi botti, queste scosse? Non so cosa stia succedendo nell'Atrio, ma gli ascensori sono collegati ad un sistema di sicurezza centrale che li disattiva, se l'edificio e sottoposto a scosse telluriche o forti sollecitazioni esterne!

- Acc... ma i maghi che vi salivano? Resteranno bloccati all'interno?

L'uomo alzò su Piton uno sguardo disperato. Non aveva più neanche la forza di replicare.  Giunsero nell'atrio, dove corpi stramazzati ovunque di maghi e streghe, rendevano l'ambiente un luogo irreale.

Molti giacevano a terra... immobilizzati nelle pose in cui le maledizioni senza perdono dei Mangiamorte di Voldemort li avevano raggiunti, schiantandoli; altri vagavano come essere sperduti, senza ricordi e memorie,  avevano ricevuto il bacio del Dissennatore  ed erano perduti, per sempre.

Piton non cercò fra le tante facce, i volti di chi sicuramente fra tutti quei maghi, conosceva.  Avrebbe provato troppo dolore, aggiunto a quello che già provava, sarebbe stato insostenibile.  Cercò di dirigersi al banco del receptionist,  per recuperare la sua bacchetta.

Il dolore crebbe…

S'accostò allo scaffale in legno, dove l'aveva vista riporre dall'Ufficiale  e  percepì, prima ancora di vederlo, il corpo ricoperto di strane bende stracciate del Dissennatore...

Era chino sul militare e gli stava lentamente succhiando l’energia vitale… l’anima…

Piton percepì l'odore acre e disgustoso... del marcio, quell'insalubre lezzo di morte che quegli esseri disgustosi,  si portavano sempre appresso.

Con uno sforzo immane, brandì la bacchetta e sprigionò la Maledizione. L'essere rivoltante s'incenerì in un secondo. L'uomo sotto di lui non venne carbonizzato, ma Piton vide i suoi occhi dall'espressione vacua, fissare  il soffitto, senza vederlo.

Era troppo tardi...

Era già troppo tardi!

Una mano si strinse sul suo braccio, e lui si voltò sussultando. Il viso scarno dall’espressione disperata di Arthur Weasley comparve nel suo campo visivo.

- E' tardi... Piton... Ma voglio lo stesso tentare di raggiungere l'Auditorium. Prenda la scala est, e prosegua nel corridoio B, giungerà alla porta laterale. Io ho trovato Jonathan Freink, sembra ancora in grado di muoversi. Andrò con lui per la scala ovest... vediamo se possiamo salvare quei ragazzi! Oh... Dio! Non ho mai visto niente del genere! Niente! Non ha mai attaccato il Ministero...  ma come...come.. è potuto succedere…

Sembrava impazzito.

Piton l'afferrò per le spalle, scotendolo con brutalità.  - Basta, Arthur! Li salveremo! Faremo in tempo... ora va!

Era la prima volta che si rivolgeva al mago, chiamandolo semplicemente per nome.

- Va bene... va bene! – Confermò questi, visibilmente scosso. Ma prima che Piton potesse allontanarsi nella direzione opposta, Weasley lo bloccò un'ultima volta.

La mano, snella e nervosa si contrasse sul suo avambraccio destro. Quindi lo fissò con gravità negli occhi, ed anche lui per la prima volta, lo apostrofò dandogli del tu, e chiamandolo semplicemente per nome.

- Severus... devi farmi una promessa…

- Che cosa...?

- I miei ragazzi, quelli che si trovano qui...oggi,   Bill,  Ronald,  Percy... -  L'ultimo nome gli sfuggì dalle labbra come un sospiro doloroso, ma poi l'uomo proseguì riprendendosi a fatica.   – Loro… loro se la caveranno bene, ne sono certo. Ma lei... è troppo fragile. Troppo delicata...- La voce gli si ruppe,  tormentata dalla sofferenza.

- Lei?  Lei chi? - Insistette Piton, sempre più  nervoso ed agitato. 

- La mia piccola fata... Virginia. Promettimi che la salverai, se ne avrai l'opportunità e... e... se nessuno di noi dovesse farcela,  parlerai con Silente… e vi prenderete cura di lei?

Vero...Piton, vero? ... Promettimelo!

Piton lo osservò tentando di mantenere la calma.

Del resto Arthur Weasley era, prima di tutto, un padre.  E lui, sebbene potesse solo immaginarlo, sapeva che “un padre”   prima che si se stesso, aveva a cuore  l’incolumità dei suoi  figli…

- Si, sì,  va bene. Te lo prometto, Weasley. Ma vedrai,   protrai continuare ad occuparti della tua Virginia da solo, senza il mio aiuto, né quello di Silente!  - Sentenziò, staccando con un gesto nervoso la mano, che l'uomo teneva ancora serrata sul suo braccio.

- Va, Arthur! Buona fortuna!

Ma in un ultimo gesto dettato dalla disperazione,  Weasley afferrò di nuovo la sua mano  stringendola con vigore fra le dita gelide e contratte.

- E' una promessa, Severus... Un patto. So che lo manterrai. Fra uomini e maghi d'onore...ci s’intende!

Le iridi, fredde e celesti che aveva sempre trovato scialbe... si fissarono con determinazione nelle sue, in uno sguardo che era quasi bruciante.

Piton non lo avrebbe dimenticato... mai!

Ancora adesso, riviverlo nel ricordo lo faceva scombussolare.

Lo faceva stare male…

Gli rigirava qualcosa dentro...

 

Si staccò dal ricordo, serrando gli occhi fortemente.

Fu risucchiato all'indietro, come catapultato dentro un immenso imbuto. Venne quasi sollevato, scaraventato fuori e si ritrovò seduto alla sua scrivania con le mani arpionate ai braccioli della poltrona che tremavano appena, mentre sottili  gocce di sudore stillavano dalla sua fronte cerea.

"Per il sangue di Serpeverde... Weasley! Perché l'ho fatto!... Ora non posso più sottrarmi alla promessa. Non posso... non posso!”

S'alzò con furia dalla sedia, per avvicinarsi di nuovo alla finestra sul mondo babbano.

Pioveva ancora e le nuvole, cupe e basse, s'affollano nel cielo plumbeo di quello scorcio d'ottobre.

Che peso immane,  quel ricordo…

Erano morti più di tremila persone... quel giorno. Del resto il palazzo del Ministero poteva contenerne più di diecimila quanto lavorava a pieno regime.

Dei ragazzi, un gruppo di trecentocinquanta, se ne erano salvati solo ottanta.

Fra quelli, della famiglia Weasley… c'era Ronald  e c’era anche lei... Virginia, mentre i fratelli Percy, e Bill erano deceduti eroicamente,  come pure la fidanzata di quest'ultimo, Fleur.  Si sarebbero dovuti sposare solo un mese dopo…

Anche Arthur Weasley era morto, schiantato da una maledizione senza perdono…   e a lui, Severus Piton,  non era rimasta che una promessa strappata all'ultimo momento, da quell' uomo disperato...  Più che scontato il fatto che Silente gli avesse quindi affidato la custodia della "piccola" Weasley.

Sua madre non poteva più occuparsene... i fratelli rimasti, troppo presi da altre pesanti incombenze, mentre Ronald… era lui stesso un ragazzino avventato e ribelle...

Il Mondo Magico era riuscito comunque a sostenere quell’attacco feroce ed inaspettato: grazie ad uomini sapienti e intelligenti come Albus Silente, come Alastor Moody, come Remus Lupin avevano arginato il colpo ed ora…erano pronti a rialzare la testa… a sfoderare loro stessi un attacco all’Oscuro Potere…

Ed in tutto questo s’inseriva Virginia…  Un  disegno pericoloso ed ardito...

Che doveva fare, a questo punto…?

Poteva fidarsi di lei?

Poteva e doveva inviarla in quella missione estrema e pericolosa?

D’altronde tutto il loro Mondo  si stava spingendo su quello che poteva definirsi… il baratro di una guerra.  Una guerra che sarebbe stata senza esclusione di colpi, terribile, sanguinaria, ingiustificata.  Come tutte le guerre, del resto.

Piton doveva fidarsi,  per forza!

Non aveva altra scelta….

Ma come avrebbe messo a tacere la sua coscienza… ed i suoi inaspettati tormenti…?

 

 

 

 

 

Fine capitolo.

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