I
Segreti di Malfoy
Manor
Racconto
a puntate di Mil@dy.
2. Il fardello dei ricordi.
Pesano
come pietre…. I miei
ricordi…
Virginia
Weasley…
Che
problema
incredibile, per
lui.
Che
peso… a
volte insostenibile.
E
nessuno sapeva, nessuno
immaginava… all’infuori di Silente, ovviamente…
Piton si passò le mani, eleganti e nervose sul viso pallido,
insistendo
lievemente sugli occhi infossati e stanchi, quindi con
aria affaticata si mosse, accomodandosi
con pesantezza sull’ampia e comoda poltrona davanti alla sua
scrivania.
Il
suo sguardo acuto cercò immediatamente l’oggetto…
Ne
scorgeva solo una piccola sezione,
celata dietro
l’elegante battente intarsiato dell’armadio
del suo studio, quello dove custodiva
tutti i suoi documenti
e oggetti più importanti…
Con uno
sguardo confuso lo fissò e l’oggetto parve
chiamarlo con voce
flebile da distanza siderale… Voleva
essere preso ed usato. E lui lo sapeva, doveva
farlo.
Il
manufatto, punto
focale delle sue attenzioni, altro non
era che un contenitore di media grandezza,
tondo e scolpito in candido marmo.
Il
mago l’osservò meditabondo, per alcuni
secondi… quell’oggetto immoto e leggermente
inquietante, sembrava attendere
solo la mano che l’avrebbe afferrato, quasi avesse un potere calamitante...
Eppure
all’apparenza era scialbo e banale,
se non per una serie
di vecchi simboli, rune
arcane ed antiche, incise sul
bordo
esterno.
Piton
s’alzò con un gesto di stizza,
ormai aveva ceduto al desiderio di cullarsi
in quel mare di ricordi…
Crogiolarsi o
forse nascondersi nell’oblio di ciò che era stato
e che mai più poteva
cambiare. Spalancò
nervosamente l’anta
dell’armadio e con un gesto secco afferrò
l’oggetto portandolo
con foga sulla scrivania e
lasciandolo cadere pesantemente sulle carte, le penne e i taccuini sparsi un po’
dappertutto.
Ci
sbirciò dentro in tralice,
quasi timoroso, quindi
fu subito ed irrimediabilmente
affascinato dal vorticare brillante e fumoso che ribolliva al suo
interno.
I
miei pensieri… I miei problemi… Potrei
lasciarli li dentro per sempre…
Non
riusciva
mai nel suo intento…
e spinto dall’irresistibile
richiamo, accostò
il viso pallido e
smunto al bordo del Pensatoio. La
strana nebbia all’interno aveva preso a vorticare
freneticamente, quasi avesse
percepito l’avvicinarsi della mente padrona
di quegli avvenimenti… di
quei ricordi impetuosi.
Piton
affondò il naso adunco nella sostanza impalpabile e fu
catturato, risucchiato,
come se qualcuno dall’interno di quel vaso l’avesse
afferrato per il bavero e
tirato giù da una grande altezza. Cadde
nel vuoto per diversi secondi… Una sensazione pazzesca e
bellissima al tempo
stesso. Sapeva di
essere nel ricordo.
Di rivivere il momento. Di tornare nel
passato. Un passato… doloroso.
Si
ritrovò
nell’ampio ed elegante Atrium del
Ministero della Magia.
L’aveva
scelto lui… quel
preciso ricordo o era
stato solo un maledetto caso? La
risposta la conosceva… fin troppo bene. Come non tornare con
la mente a
quell’evento, dopo aver parlato e
“sudato” per due ore con chi poteva definirsi “il nocciolo
della questione?”.
Oh,
Weasley…
maledetto! Perché diavolo ti ho fatto una promessa del
genere? - Pensò,
mentre rivedeva se stesso, muoversi dentro
il ricordo.
Era
una mattinata qualunque,
iniziata alla stesso modo di mille altre mattine, sennonché
invece di trovarsi nel suo
sotterraneo alla scuola, quel
giorno si trovava
al Ministero, su
preciso incarico di Silente.
Ormai era
il suo "alter-ego" per quanto riguardava gli affari
dell'Ordine; e mentre la McGranitt ricopriva il ruolo ufficiale di vice
direttore di Hogwarts, a
lui era toccato
questo, non meno ingombrante e pesante ruolo.
Subdolo
e segreto... sempre esposto al pericolo
e misterioso.
Se
lo ricordava perfettamente quel momento, e lo stava rivivendo in
tutto e per tutto.
Era
concentrato nei suoi pensieri,
mentre si accingeva ad attraversare
l'enorme atrio d'ingresso ma con lo sguardo
indugiò ugualmente sulla
magnifica fontana dorata
raffigurante un
Mago leggiadro, una Strega bellissima, un Elfo domestico, un Centauro
ed un
Goblin, che sembravano osservare cinicamente
l'incessante via-vai di maghi,
sfilare distratti al loro cospetto.
Come da prassi, aveva scambiato poche parole con
l’Ufficiale al banco
d'ingresso, facendo regolarmente registrare la sua bacchetta, e
lasciandola
alla reception (
che regola assurda...
ne avrebbero ben presto saggiato la pericolosa inutilità).
Quindi
si era recato al terzo piano, dove
aveva sede il Corpo degli Auror, e
si potevano trovare gli uffici di almeno
un'altra dozzina di ministeri fra i quali
"Uso improprio di manufatti
Babbani". Doveva
conferire con
Arthur Weasley, quel giorno, un uomo che aveva trovato sempre
insignificante e
noioso, che era invece un importante membro della famosa associazione
segreta.
C'era
qualcosa di strano nell'aria. Bisognava indire un incontro
molto presto e sistemare alcuni dettagli.... Da segnali ben precisi,
almeno
così gli aveva confidato Silente, si annunciava un nuovo
potente attacco di
Voldemort, l'Oscuro Signore che da sempre bramava ad un perverso potere
supremo
sul mondo magico. Piton era abituato agli allarmismi di Silente, anche
se, in
effetti, parecchie volte i suoi consigli e le sue apprensioni avevano
trovato
fondamento. Ma questa volta, persino lui pensava che il vecchio Mago
avesse un
po' troppo precipitato le cose ed allarmato gli animi.
Del resto Voldemort era tutt’ora un essere
senza un reale corpo in carne ed ossa,
costretto a servirsi di infimi e viscidi servitori per
poter fare anche
un piccolo passo...
Non
bisognava sottovalutarlo,
ma cosa mai poteva combinare?
L'ascensore,
silenzioso e veloce l'aveva lasciato al piano
desiderato, e lui aveva appena fatto a tempo a mettere il piede sulla
soffice
moquette rossa che una terribile sensazione l'aveva assalito. Ancora adesso, rivederne
il ricordo gli
portava alla mente l'orrore provato.
Era
stato assalito da un freddo totale, innaturale. La sua mente si era
congelata,
come fermata all'inconsulta idea che mai più avrebbe potuto
provare una gioia o
una soddisfazione. Solo la più nera angoscia, dettata dalla
disperazione e
l'impossibilità di agire.
Dissennatori... Ma
come potevano essere lì, al
Ministero?
Il
pavimento tremò sotto le sue gambe malferme. Diverse persone
si
riversarono fuori dagli uffici. Fra
lo
sguardo annebbiato dalla sofferenza mentale, non riconobbe alcun Auror.
Possibile
che fossero tutti fuori sede?
Loro
erano gli unici cui era data la possibilità di tenere le
bacchette
magiche, sempre a portata di mano. Si mosse con difficoltà,
cercando fra i
volti spaventati e disperati, quello smunto
e magro del Signor Weasley. Corse disperatamente fra i corridoi
ingombri di
cartaccia e pratiche. Andava controcorrente, perché tutti
tentavano di scappare
e mettersi in salvo, verso l'ascensore da cui lui era uscito. Il
tremore che
scuoteva le fondamenta stesse del Ministero, non sembrava voler
terminare.
Era
come se un terremoto sotterraneo e misterioso ne sconquassasse
le mura imponenti.
Quando
ormai era senza speranza, e piegato dalla sofferenza
mentale, si ritrovò davanti l'oggetto della sua disperata
ricerca.
-
Oh, Weasley, cercavo
proprio lei... ouch... - Imprecò, mentre tentava di
resistere alle ondate di
terrore e nausea che l'assalivano.
-
Piton! Cosa diavolo sta succedendo? - Balbettò l 'uomo, bianco come un cencio.
-
E quello che vorrei capire...acc... C'è forse in corso
qualche
dimostrazione segreta di cui non siamo stati messi al corrente?
L'uomo,
magro ed allampanato strabuzzò gli occhi - Sta scherzando
vero? Saremmo stati avvisati... Sembra che tutti i Dissennatori di
Azkaban si
siano dati appuntamento ...qui...
I
due maghi si fissarono improvvisamente assaliti da un cupo
presagio. Ecco cosa aveva, forse, previsto ... Silente.
Un attacco in massa, una nuova potente azione
dimostrativa di Voldemort. Ma
attaccare
il Ministero... come poteva esserci riuscito?
Senza
aggiungere altro ai loro
sguardi eloquenti, i due presero a dirigersi verso gli ascensori.
-
Bisogna uscire di qui, subito! - Strepitò Piton, allungando il passo.
Ma
l'altro lo trattenne, arpionandolo con una stretta ferrea
all'altezza del braccio.
-
No! I ragazzi!
-
Che cosa?
-
I ragazzi, per tutti i troll dissennati!
Piton
alzò gli occhi al cielo esasperato. - Ma che le prende,
Weasley? Cosa ...sta blaterando?
-
Ginny... Ron... Hermione.... Oh...no, Harry!
-
Per il sangue di Serpeverde, Arthur Weasley, vuole spiegarmi che
cosa sta dicendo?
L'uomo
per tutta risposta infilò la rampa delle scale situata alle
loro spalle, prendendo a scenderle come un forsennato.
Piton gli arrancò dietro, sostenendosi ai
muri scossi convulsamente da violente vibrazioni, che
coincidevano con strani suoni e stridori
provenienti dal basso.
-
I ragazzi, sono qui! All'Auditorium centrale ... c'era una
sessione di prove per poter accedere al corso autunnale di Auror del
primo
livello... Dio no!
Piton
comprese finalmente che cosa volesse intendere l'uomo...
Probabilmente nell'Auditorium erano stipati più di trecento
ragazzi, tutti
provenienti dal corso di Hogwarts
appena conclusosi lo scorso giugno, più altri ragazzi
già avviati al
perfezionamento di quell’importante disciplina. Se i presunti
Dissennatori, si
fossero diretti lì, sarebbe stata una strage!
Ragazzi, poco più che diciottenni allo sbando e
alla mercé di quegli
esseri immondi. Senza difese, né bacchette magiche cui poter
attingere il
proprio Patronus...
Uno
spreco innato.
Una
distruzione senza precedenti...
Quello,
a cui che del resto, ambiva
Voldemort. La strategia del terrore. Il passaggio
all'Oscuro...
Piton
e Weasley accelerarono l'andatura, ma prostrati com'erano dal
dolore mentale, procedevano più lentamente di quanto, in
effetti, avrebbero
potuto fare in
condizioni migliori.
-
Perché non abbiamo preso gli ascensori, Weasley?
-
Non li sente questi botti, queste scosse? Non so
cosa stia
succedendo nell'Atrio, ma gli ascensori sono collegati ad un sistema di
sicurezza centrale che li disattiva, se l'edificio e sottoposto a
scosse
telluriche o forti sollecitazioni esterne!
-
Acc... ma i maghi che vi salivano? Resteranno bloccati
all'interno?
L'uomo
alzò su Piton uno sguardo disperato. Non aveva
più neanche
la forza di replicare. Giunsero
nell'atrio, dove corpi stramazzati ovunque di maghi e streghe,
rendevano
l'ambiente un luogo irreale.
Molti
giacevano a terra... immobilizzati nelle pose in cui le
maledizioni senza perdono dei Mangiamorte di Voldemort li avevano
raggiunti,
schiantandoli; altri vagavano come essere sperduti, senza ricordi e
memorie, avevano
ricevuto il bacio
del Dissennatore ed
erano perduti,
per sempre.
Piton
non cercò fra le tante facce, i volti di chi sicuramente fra
tutti quei maghi, conosceva. Avrebbe
provato troppo dolore, aggiunto a quello che già provava,
sarebbe stato
insostenibile. Cercò
di dirigersi al
banco del receptionist, per
recuperare
la sua bacchetta.
Il
dolore crebbe…
S'accostò
allo scaffale in legno, dove l'aveva vista riporre
dall'Ufficiale e percepì, prima
ancora di vederlo, il corpo
ricoperto di strane bende stracciate del Dissennatore...
Era
chino sul militare e gli stava lentamente succhiando
l’energia
vitale… l’anima…
Piton
percepì l'odore acre e disgustoso... del marcio,
quell'insalubre lezzo di morte che quegli esseri disgustosi, si portavano sempre
appresso.
Con
uno sforzo immane, brandì la bacchetta e
sprigionò la Maledizione.
L'essere rivoltante s'incenerì in un secondo. L'uomo sotto
di lui non venne
carbonizzato, ma Piton vide i suoi occhi dall'espressione vacua, fissare il soffitto, senza vederlo.
Era
troppo tardi...
Era
già troppo tardi!
Una
mano si strinse sul suo braccio, e lui si voltò sussultando.
Il
viso scarno dall’espressione disperata di Arthur Weasley
comparve nel suo campo
visivo.
-
E' tardi... Piton... Ma voglio lo stesso tentare di raggiungere
l'Auditorium. Prenda la scala est, e prosegua nel corridoio B,
giungerà alla
porta laterale. Io ho trovato Jonathan Freink, sembra ancora in grado
di
muoversi. Andrò con lui per la scala ovest... vediamo se
possiamo salvare quei
ragazzi! Oh... Dio! Non ho mai visto niente del genere! Niente! Non ha
mai
attaccato il Ministero... ma
come...come.. è potuto succedere…
Sembrava
impazzito.
Piton
l'afferrò per le spalle, scotendolo con brutalità. - Basta, Arthur! Li
salveremo! Faremo in
tempo... ora va!
Era
la prima volta che si rivolgeva al mago, chiamandolo
semplicemente per nome.
-
Va bene... va bene! – Confermò questi,
visibilmente scosso. Ma
prima che Piton potesse allontanarsi nella direzione opposta, Weasley
lo bloccò
un'ultima volta.
La
mano, snella e nervosa si contrasse sul suo avambraccio destro.
Quindi lo fissò con gravità negli occhi, ed anche
lui per la prima volta, lo
apostrofò dandogli del tu, e chiamandolo semplicemente per
nome.
-
Severus... devi farmi una promessa…
-
Che cosa...?
-
I miei ragazzi, quelli che si trovano qui...oggi,
Bill,
Ronald, Percy...
- L'ultimo nome gli
sfuggì dalle labbra come un
sospiro doloroso, ma poi l'uomo proseguì riprendendosi a
fatica. –
Loro… loro se la caveranno bene, ne sono
certo. Ma lei... è troppo fragile. Troppo delicata...- La
voce gli si ruppe, tormentata
dalla sofferenza.
-
Lei? Lei
chi? -
Insistette Piton, sempre più
nervoso ed
agitato.
-
La mia piccola fata... Virginia. Promettimi che la salverai, se
ne avrai l'opportunità e... e... se nessuno di noi dovesse
farcela, parlerai
con Silente… e vi prenderete cura di
lei?
Vero...Piton,
vero? ... Promettimelo!
Piton
lo osservò tentando di mantenere la calma.
Del
resto Arthur Weasley era, prima di tutto, un padre.
E lui, sebbene potesse solo immaginarlo,
sapeva che “un padre” prima
che si se stesso, aveva a cuore
l’incolumità dei suoi
figli…
-
Si, sì, va
bene. Te lo
prometto, Weasley. Ma vedrai,
protrai
continuare ad occuparti della tua Virginia da solo,
senza il mio aiuto,
né quello di Silente! -
Sentenziò,
staccando con un gesto nervoso la mano, che l'uomo teneva ancora
serrata sul
suo braccio.
-
Va, Arthur! Buona fortuna!
Ma
in un ultimo gesto dettato dalla disperazione,
Weasley afferrò di nuovo la sua mano stringendola con vigore
fra le dita gelide e
contratte.
-
E' una promessa, Severus... Un patto. So che lo
manterrai.
Fra uomini e maghi d'onore...ci s’intende!
Le
iridi, fredde e celesti che aveva sempre trovato scialbe... si
fissarono con determinazione nelle sue, in uno sguardo che era quasi
bruciante.
Piton
non lo avrebbe dimenticato... mai!
Ancora
adesso, riviverlo nel ricordo lo faceva scombussolare.
Lo
faceva stare male…
Gli
rigirava qualcosa dentro...
Si
staccò dal ricordo, serrando gli occhi fortemente.
Fu
risucchiato all'indietro, come catapultato dentro un immenso
imbuto. Venne quasi sollevato, scaraventato fuori e si
ritrovò seduto alla sua
scrivania con le mani arpionate ai braccioli della poltrona che
tremavano
appena, mentre sottili gocce
di sudore
stillavano dalla sua fronte cerea.
"Per
il sangue di Serpeverde... Weasley! Perché l'ho fatto!...
Ora non posso più sottrarmi alla promessa. Non posso... non posso!”
S'alzò
con furia dalla sedia, per avvicinarsi di nuovo alla
finestra sul mondo babbano.
Pioveva
ancora e le nuvole, cupe e basse, s'affollano nel cielo
plumbeo di quello scorcio d'ottobre.
Che
peso immane, quel
ricordo…
Erano
morti più di tremila
persone... quel giorno. Del resto il palazzo del Ministero poteva
contenerne
più di diecimila quanto lavorava a pieno regime.
Dei
ragazzi, un gruppo di
trecentocinquanta, se ne erano salvati solo ottanta.
Fra
quelli, della famiglia
Weasley… c'era Ronald e
c’era anche
lei... Virginia, mentre i fratelli Percy, e Bill erano deceduti
eroicamente, come
pure la fidanzata di
quest'ultimo, Fleur. Si
sarebbero dovuti
sposare solo un mese dopo…
Anche
Arthur Weasley era
morto, schiantato da una maledizione senza perdono… e a lui, Severus
Piton, non era
rimasta che una promessa strappata
all'ultimo momento, da quell' uomo disperato...
Più che scontato il fatto che Silente gli
avesse quindi affidato la
custodia della "piccola" Weasley.
Sua
madre non poteva più
occuparsene... i fratelli rimasti, troppo presi da altre pesanti
incombenze,
mentre Ronald… era lui stesso un ragazzino avventato e
ribelle...
Il
Mondo Magico era
riuscito comunque a sostenere quell’attacco feroce ed
inaspettato: grazie ad
uomini sapienti e intelligenti come Albus Silente, come Alastor Moody,
come
Remus Lupin avevano arginato il colpo ed ora…erano pronti a
rialzare la testa…
a sfoderare loro stessi un attacco all’Oscuro
Potere…
Ed
in tutto questo s’inseriva
Virginia… Un disegno pericoloso ed
ardito...
Che
doveva fare, a questo punto…?
Poteva
fidarsi di lei?
Poteva
e doveva inviarla in quella
missione estrema e pericolosa?
D’altronde
tutto il loro
Mondo si stava
spingendo su quello che poteva
definirsi… il baratro di una guerra.
Una
guerra che sarebbe stata senza esclusione di colpi, terribile,
sanguinaria,
ingiustificata. Come
tutte le guerre,
del resto.
Piton
doveva fidarsi, per
forza!
Non
aveva altra scelta….
Ma
come avrebbe messo a
tacere la sua coscienza… ed i suoi inaspettati
tormenti…?
Fine
capitolo.