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Autore: acchiappanuvole    31/03/2015    3 recensioni
Dalle gallerie asettiche percorse da gente a maree contrarie, il suono di una chitarra rimbalza sui muri scrostati, vortica nell'aria respirata mille e mille volte, si espande come un richiamo che Reira segue accompagnata sempre da quella infantile, folle, speranza che cancella le leggi divine, le riduce a incubi dai quali è possibile svegliarsi e ritrovare ciò che si credeva perduto.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nana Komatsui, Reira Serizawa, Satsuki Ichinose, Shinichi Okazaki, Takumi Ichinose
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Picchietta nervosamente la penna sulla carta mentre ogni poco lo sguardo si fissa sull’orologio posto sopra la lavagna. Il tempo sembra non voler far passare quella maledetta ora di matematica.  La professoressa Himoto, 27 anni, viso magro e capelli perennemente raccolti a chignon, incarna il classico stereotipo di professoressa di matematica. Compie evoluzioni con il gesso sopra la superficie verde della lavagna, cerchia numeri e ogni parola che le esce dalla bocca per Satsuki suona come una lingua straniera. Ci sono cose più piacevoli sulle quali concentrarsi; la lista degli inviti di compleanno ad esempio, oppure Joji Namura seduto in seconda fila, ultimo banco a destra. E’ bello e ombroso come un personaggio manga, bravo nello sport, pessimo nel relazionarsi col prossimo.  Hiroki invece,ultima fila, vanta anche lui un aspetto che, è certa, anche sua madre approverebbe. E’ estroverso e manco a dirlo tutte gli muoiono dietro. Ogni tanto le sorride,ma Satsuki non riesce a far altro che arrossire come un papavero e voltarsi dall’altro lato. E’ una vera frana, 15 anni  a breve e ancora nessun amore.  Spalanca un po’ di più gli occhi guardando in che condizioni ha ridotto il foglio di quaderno. Sopra al blando inizio d’equazione fa bella mostra un cuore, ripassato più volte.  Il nome, scritto senza pensarci, al centro la costringe a coprire il foglio con ambo le mani. Le guance le sono roventi  e la voce fastidiosa dell’insegnante sembra divenire sempre più distante.
-Sei stata con la testa per aria durante tutta l’ora-
- Non per tutta l’ora!-
- D’accordo. Allora per cinquanta minuti, va meglio?-
Satsuki annuisce riponendo i libri nella cartella –Sì, suona meglio-
-Tieni- Ko le sbatte sulla testa un quaderno. – Copia gli appunti questo pomeriggio o rischierai di lasciare il foglio in bianco nel prossimo compito. A meno che questo non preveda un cuore e il nome “Shin” scritto ovunque-.
-Ko sei tremenda!-
- Sono la voce della tua coscienza, è diverso-.
- Anche se copio gli appunti non capirò comunque un tubo, devi venire a casa mia e spiegarmi tutti quei segni assurdi-.
-Troppo facile-
- Che vuol dire?-
-Che la prossima volta dovrai restare attenta perché non ho intenzione di passare il pomeriggio a riparare alla tua distrazione. Dovresti già ringraziarmi per gli appunti-.
-Ma che razza di amica saresti!-
-La migliore- Ko sorride e quando lo fa ha lo spiacevole difetto di rendersi perdonabile.
- Va beh, ma almeno puoi venire ad aiutarmi ad avere qualche idea per il compleanno- .
-Credevo organizzasse tutto tua madre-
- Siamo giunte ad un accordo collaborativo-
-Ottanta lei e venti tu?!-
-Precisamente. Però, insomma, 15 anni sono importanti, e non voglio una festa troppo da ragazzina. Mi piacerebbe qualche locale, tutti i miei amici. Ma mamma e papà hanno fatto ostruzionismo fin da subito. Pare che gli adulti siano contrari al divertimento-
-Saranno solo preoccupati di quello che puoi combinare-
- Esattamente da che parte stai?-
- Satsuki, l’idea del locale è solo un cliché con il quale quelli della nostra età credono di essere più adulti di quel che sono. Essere circondata dalle persone che ti vogliono bene trovo sia un modo molto più maturo di festeggiare. E sono certa che ci sarà da divertirsi ugualmente-
-Tu mi fai paura. Comunque non fraintendere, sono felice della festa. Potrò vedere mio padre e Ren, già questo è un bellissimo regalo-
-Sono fiera di te-
Satsuki arrossisce. Apprezza Ko, perché sa che ogni parola che dice nasce da un moto sincero.  Si sono conosciute durante l’ultimo anno delle medie. Ko ha un’indole da maschiaccio in paradosso con l’incredibile femminilità che emana. Sembra più grande dei suoi quindici anni, e negli occhi ha una consapevolezza che Satsuki invidia. Talvolta le fa venire in mente Ren. Tutti e due hanno una maturità alla quale Satsuki aspira fortemente. Tuttavia il fatto di essere protetta e coccolata da entrambi non le dispiace. Probabilmente suo fratello ha ragione, Satsuki e sua madre si somigliano molto.
Raggiungono la fermata dell’autobus, altri studenti sono già ammucchiati nelle zone relative alle porte degli autobus.
-Ci toccherà stare in piedi anche oggi- borbotta Satsuki contrariata.
-Se ci metti sempre una vita per mettere quattro cose nello zaino non puoi aspettarti che questo risultato-
Satsuki incassa, obbiettare sarebbe controproducente e, comunque, inutile.
-Verrà anche lui alla festa?-
-Mh?-
-Il ragazzo “incastrato” nel cuore del tuo quaderno di matematica-
-Shin non ha mai saltato il mio compleanno!-
-Credevo fosse a Kyoto per le riprese-
-Mi ha promesso che ci sarà-
-Beh è il tuo fratellino maggiore, dopotutto- ride Ko pizzicando una guancia alla compagna.
- Ancora con questa storia?! E’ mia madre che giocava a fare la mamma con lui-
-Però lui ti reputa la sua sorellina no?!-
Gli occhi di Satsuki si abbassano al marciapiede. Ko comprende di aver varcato un confine delicato.
-Satsuki? Non arrabbiarti stavo solo scherzando!-
Lei scuote il capo – In realtà hai detto una verità come sempre. E’ la cosa  di te che più amo e detesto insieme. E’ sciocco ma talvolta preferirei che tu mi concedessi qualche falsa speranza-
E Ko sospira – Non posso concederti illusioni che poi ti porterebbero a soffrire. E’ normale infatuarsi di una persona più grande alla nostra età-
-Shin c’è sempre stato- ribatté lei mordendosi il labbro inferiore
-Lo so-
- Io credo di avere una cotta per lui da quando avevo sette anni. Non scherzo. Ho sempre voluto crescere in fretta per poter essere notata da lui.-
Ko le carezza la testa schioccandole poi un bacio sulla guancia – Io sono sicura che vivrai un bellissimo amore. Porta pazienza-
-Non so se posso fidarmi di un sentimento simile. E se poi mi accadesse quello che è successo ai miei?-
-Satsuki devi distaccarti dal passato di chi ti sta intorno-
-Come?- chiede Satsuki – Ci sono cresciuta in mezzo. Sia io che Ren siamo cresciuti nelle rovine del passato altrui. E per quanto cerchi di convincermi del contrario questa cosa mi condiziona.-
Ko non ribatte. Sa che sarebbe sbagliato. In lontananza la sagoma dell’autobus si avvicina. Ko la osserva e pensa amaramente che anche l’adolescenza è un autobus sgangherato con solo posti in piedi.


Takumi poggia la tazza di tè davanti al figlio. Sono entrambi seduti al tavolo della cucina. Nella stanza si sente solo il ticchettare dell’orologio a muro e il rumore del traffico esterno.
-Credo di aver parlato troppo- mormora Ren senza alzare lo sguardo – Era sconvolta-
-Non è colpa tua. I medici hanno detto che è normale avere qualche piccola ricaduta dopo lo stato depressivo che ha passato- l’uomo sorseggia il liquido ambrato lanciando un’occhiata in direzione del soggiorno. –Dovresti piuttosto essere consapevole di essere stato il merito dei suoi miglioramenti in questi anni-
Ren accenna un sorriso che gli ravviva gli occhi. Si decide a fissare lo sguardo in quello del padre. Lo apprezza per il suo controllo, per la sua capacità di riuscire sempre ad alleviare i pesi che lo tormentano. Tuttavia,da qualche tempo, Ren si è reso conto che suo padre cela una pesante stanchezza alla quale fa fronte con sempre maggior fatica.
-Quando vorresti partire per il Giappone?- chiede Ren prendendo tra le mani la tazza calda.
-Perché usi il singolare?- Takumi lo osserva sottecchi. Conosce Ren, e sa che nulla di quello che esce dalla sua bocca è mai gettato al caso.
-Il fatto è che non trovo giusto lasciare Reira qui sola. Così vorrei rimanere con lei.-
Takumi non si scompone –Reira è una donna adulta ed inoltre ci sarà Naoki qui-
-Naoki tiene molto a Satsuki, credo vorrebbe partecipare anche lui al compleanno… -
Ren non riesce più  a mantenere lo sguardo, lo sente cadere sotto quello di Takumi.
-Vuoi dirmi che tu non ci tieni?-
-Non ho detto questo!- si sbriga a replicare il giovane Ichinose
- Beh però è quello che sembra. E’ capitato altre volte che noi fossimo a Tokyo e Reira qui sola. Non è accaduto nulla di terribile se non ricordo male-
Ren si morde le labbra, la sua sicurezza vacilla. Gli accade sempre quando lo ha di fronte.
Takumi abbandona ogni rigidità. Allunga un braccio e sposta una ciocca di capelli dalla fronte di Ren.
-Che cos’è che ti fa paura, Ren?-
Il mio nome, ad esempio, mi fa paura.
Il mio sangue mi fa paura
-Niente papà, perché pensi che io abbia paura?-
 -So che non rispondi alle telefonate di tua madre;  Yasu mi ha detto che eviti spesso di parlare anche con lui e Nobu. Fin’ora non ho mai voluto chiederti nulla perché ti conosco, so che se c’è qualcosa che ti turba solitamente me ne parli di tua sponte. Ma non stavolta  a quanto pare-.
Ren alza le spalle – Sono stato impegnato con la band, poi la scuola… Non sono bravo ad organizzarmi, accumulo tutto e questo è il risultato-.
-Mh, qualcosa da tua madre dovevi pur aver preso!- ride Takumi non badando alla faccia contrariata del figlio. –Tuttavia stavolta non mi farò arginare dalle scuse. Se non vuoi tornare in Giappone vorrei tu mi dicessi il perché-
Ren scuote il capo – E’ Londra la mia città…-
-Staremo via una settimana, tra viaggio aereo e tutto il resto vedrai quanto velocemente ti passerà il tempo-
-Te l’ho detto non voglio che Reira rimanga sola.-
-Parlerò con Mari e le chiederò di controllare che tutto vada bene. Vive accanto a Reira e sono ottime amiche, sarà ben lieta di tenerle compagnia-
-La tratti sempre come una bambina!- la voce di Ren è più alta di un tono.
- Ne sei certo? Non sei tu quello che vuole a tutti i costi farle da baby sitter rifiutandosi di considerare che Reira è una donna perfettamente in grado di prendersi cura di sé!?-
La sedia di Ren si sposta violentemente all’indietro – E allora se è perfettamente in grado di prendersi cura di sé perché hai voluto portarla qui! Perché le sei stato dietro fino ad ora! Hai lasciato la mamma per vivere qui e non dirmi che Reira non c’entra in tutto questo!-
Ren ha il respiro affannato, gli occhi sono lucidi ma non lasciano trasparire lacrime.
Takumi avverte un nodo in gola – C’entra solo in parte, Ren. E tu lo sai-.
L’uomo osserva il corpo del figlio scosso da un leggero tremito. Si alza a sua volta  e gli si avvicina, Ren non arretra, lascia che le braccia ti Takumi lo avvolgano come quando era bambino.
-Ho paura che partendo non sarò più in grado di tornare, non sarò più io. Lo so che ti sembrerà stupido. Ci sono dei motivi ma non mi sento di parlartene ora.-
Takumi lo scosta quel tanto da poterlo guardare in faccia – Ren, io non sono certo il miglior modello di padre che tu potessi meritare. Ma fin da subito io e te siamo stati una squadra, abbiamo avuto un rapporto paritario. Sei mio figlio e se c’è una cosa che posso giurarti è che non permetterò mai e poi mai che qualcosa di qualunque natura possa farti del male. Questo viaggio è un motivo di festa e di unione della nostra sgangherata famiglia. Ed io, come tua madre e tua sorella, voglio che tu ci sia. Perfino Reira si arrabbierebbe molto se tu non partissi.-
Ren vorrebbe trovare altre motivazioni, ma il ricordo della speranza negli occhi di Satsuki lo costringe a reprimere il suo agognato proposito.
-Va bene- mormora ricevendo un sorriso di approvazione da parte di Takumi.
-Hai sentito Reira?- dice l’uomo rivolgendosi all’entrata del soggiorno. Reira, rossa in viso come una bimba appena scoperta dopo un misfatto, fa capolino da dietro la porta. Ren arrossisce a sua volta prima di fissare stralunato nuovamente Takumi .
-Co…come facevi a sapere che ero lì?- domanda la donna evitando in tutti i modi di incrociare gli occhi di uno dei due.
- Scordi sempre che ti conosco molto bene- ribatte Takumi tornando a sedersi.
-E’ quello che ti piace credere!- esclama Reira con una linguaccia – Comunque tuo padre ha ragione, Ren. In un certo senso mi reputo quasi offesa di questa scarsa fiducia nei miei riguardi.-
Nuovamente padrona di sé, Reira ruba del tè dalla tazza del ragazzino – Anzi, non vedo l’ora che mi lasciate un po’ di respiro.-
Ren non dice nulla. Osserva muto la scena. Reria che recita la  parte di sorellina minore di fronte all’uomo che non ha fatto che amare per tutta la sua vita.
“Fossi stata tu mia madre sarebbe stato tutto più semplice” pensa il ragazzo e un istante dopo si vergogna di quel pensiero. Immagina gli occhi di sua madre colmi di lacrime per quell’ennesimo rifiuto, quell’accusa dalla quale Ren non riesce ad assolverla.
-Piuttosto che regalo le farete?-
Takumi lancia un’occhiata rapida a Reira, stavolta lei sostiene lo sguardo –Pensavo un viaggio studio negli Stati Uniti.-
La donna è sorpresa – Un viaggio studio?-
-Sì. Ho sempre trovato che unire l’utile al dilettevole sia una mossa vincente-
-Credi che Satsuki sarà d’accordo?-
-Beh ha quindici anni, direi che è il regalo giusto per una signorina-
- Avrei giurato che tu fossi un padre molto protettivo e geloso, Takumi-
L’uomo annuisce – Lo sono. Per questo ho scelto la scuola migliore. E poi so di poter contare su Ren-
Ren, inebetito dal solito teatrino di adulti incomprensibili, sobbalza –In che senso?-
-Boston!- esclama Takumi – Berklee College of Music-
-Co…cosa?-
Il padre sorride – Credevo fosse un tuo sogno.-
-Ssì- Ren è incredulo – Ma si tratta di un’università-
-Che fornisce corsi preparatori di orientamento per giovani studenti che un domani vorranno frequentarla-
-Hai pensato proprio a tutto- replica amara Reria – Vuoi tenerli lontani?-
-Non dire idiozie!- la voce dell’uomo è severa – Voglio solo che cambino un po’ di aria da tutta questa pantomima nella quale sono costretti a stare-
-Mi stai rimproverando, Takumi?-
Ren ancora frastornato dalla proposta cerca di conciliare – Per favore non mettevi a litigare-
-Non è nelle mie intenzioni. E comunque non è un obbligo solo una proposta-
-Tu sei d’accordo, Ren?- chiede Reira apprensiva
-Sì- e la sicurezza con cui ha pronunciato quel sì spiazza Ren stesso –Sì, mi piacerebbe!-
Takumi sorride sornione verso Reira – Visto?-
-E Nana che dirà di questa tua iniziativa? Immagino che, tanto per cambiare, tu non l’abbai messa al corrente.-
-Ren, visto che si è fatto tardi e dopo quanto a dormito sono certo Reira avrà fame, che dici di scendere a comprare qualcosa da mettere sotto i denti!?-
Ren comprende le intenzioni del padre ma preferirebbe non lasciarli soli. Sente di aver ferito nuovamente Reira, non volutamente certo, ma per Ren non è mai stato possibile anteporla a Takumi.
-Farò in fretta- dice, come a volerla rassicurare. Ma Reria si limita ad annuire con un sorriso terribilmente finto.

Nella stanza si sente ancora il ticchettare dell’orologio. Reria è rimasta in piedi, alla destra di Takumi, che invece seguita a sorseggiare il tè con una tranquillità che alla donna da poco a poco sui nervi.
-Perché non lo hai detto a Nana?-
-Gliene parlerò quando saremo in Giappone-
-Cioè quando avrai persuaso entrambi i tuoi figli che andarsene è la cosa migliore-
-Ora come ora è la cosa migliore- il tono di Takumi pare non concedere repliche, ma Reira non vuole certo arrendersi.
-Le spezzerai nuovamente il cuore allontanandoli da lei-
- Io non ho nessuna intenzione di allontanarli da lei! Non l’ho fatto in passato e non intendo farlo ora! Ren ha deciso autonomamente di vivere qui. E a parte questo, se vuoi che sia del tutto onesto, credo che a Nana non dispiacerà riavere la propria libertà per tornare a recitare il ruolo che tanto le piace!- Takumi parla con rabbia. Reira può percepirlo dal vibrare della sua voce. Potrebbe indovinare ogni movimento del suo viso anche senza guardarlo.
-Quello della vedova che attende che il suo perduto amore ritorni dal passato-
-Se tu l’avessi aiutata a cercarla…-
-A nessuno di voi è mai venuto in mente che la Osaki abbia voluto sparire proprio per non essere ritrovata!-
-Questa è la tua visione cinica Takumi. Dopo che Nana ha perso Ren ogni sua ragione di vita è sprofondata nel mare insieme a lui.  Il solo modo per sopravvivere è scappare e cambiare totalmente. Ammesso che questo sia realmente possibile. Io non ne sono mai stata in grado- Reira asciuga le lacrime che le bagnano le guance  –Non ti ho mai chiesto di portami qui e nemmeno di farmi da balia-
Takumi sbuffa – Ti prego smettiamola con questa storia-
-No!- grida la donna – Questa storia non smette mai, non te ne rendi conto?!-
-E tu Reira!? Sei stata tu a venire qui. Sei stata tu a prendermi la mano supplicandomi di non lasciarti quando la follia aveva preso il sopravvento, ricordi? –
-Smettila!- il respiro di Reira è in affanno –Ti prego smettila. Conosco bene i miei errori. Anche prima, ho spaventato Ren. Non ricordo come ma so di averlo fatto. Poi mi sono addormentata. Non capisco mai quando sogno e quando sono sveglia.  Tutto quello che ho tentato di afferrare nella mia vita mi è sempre fuggito fra le dita- si fa più piccola. Takumi la ricorda nella sua camera di bambina quando i giochi erano un mondo di salvezza, ogni  illusione una possibilità. –  Pensavo che crescendo sarei cambiata. Invece sono esattamente uguale alla principessa dei Trapnest-
-Quello che non ho mai capito, Reira…- Takumi si alza, l’accarezza sul viso con un fare paterno simile a quello usato poco prima con Ren. Sente il corpo di Reira rabbrividire, irrigidirsi, attendere, sperare…
-Non ho mai capito perché hai voluto precluderti ogni felicità per immolarti al mio egoismo. Ora ti carichi di ogni colpa, saresti capace di dire che perfino la fame nel mondo è colpa tua- la mano si ferma sul viso, ne sfiora i contorni.
-Il problema è che non hai mai creduto ai miei sentimenti. Non hai mai voluto accorgertene. Ed io sono diventata identica a te. Sono una tua emanazione, ho finito con lo smarrire me stessa-.

 

 

 

 

 

  
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