Wammy
stava uscendo dalla stanza di L, lasciandolo da solo. Entrò
nella sua e torvò
hayley che gli sorrideva, sul letto.
-Non
dovresti essere a casa?- chiese lui senza scomporsi.
-Volevo
sapere una cosa prima di prendere la mia decisione- disse Hayley senza
smettere
di sorridere –Perché tu lo sai di quello che mi ha
chiesto L, vero?-
-Sì,
lo
so- rispose Wammy sedendosi sulla poltrona. Offrì del
caffè a Hayley –Comunque,
cosa volevi sapere?-
-Wammy,
immagino che ora sia un diritto per me sapere qualcosa di
più su L. Prima che
ci conoscessimo, intendo. Io non so nulla di lui, e mi fa male-
Wammy
bevve del caffè, e ci mise dello zucchero.
Mescolò tranquillo –Immaginavo che
prima o poi saresti tornata a chiederlo- rispose lui facendo un sorriso
–D’accordo, allora. come hai detto tu, è
un tuo diritto sapere, e L non mi ha
proibito di parlarne con te, dopotutto-
Finalmente
Hayley avrebbe saputo qualcosa di più su di lui. Non si
sarebbe più sentita
così estranea.
Wammy
poggiò sul tavolino la tazza, e fece un colpetto di tosse
–L aveva otto anni
quando arrivò alla Wammy’s
House. Era un
orfanello che viveva per strada, da solo, senza nessuno. Era un bambino
che
andava a procurarsi il civo nella spazzatura, e si accampava con degli
scatoloni prestati da qualche vagabondo come lui-
Insomma,
nemmeno lui se l’era passata bene.
-Lo portai
con me- continuò Wammy –E appena arrivati
all’orfanotrofio aveva già creato
scompiglio-
-Cioè?-
-Aveva
steso a terra tutti i bambini che volevano coccolarlo dicendo
“Hanno usato
violenza contro di me. Sono loro che hanno iniziato. Io sono la
giustizia”-
Non si
smentiva mai nemmeno da piccolo, a quanto sembrava…
-Già
da
piccolo aveva quelle occhiaie. All’inizio è stata
dura abituarsi a vederlo
sembre ridotto così, magro, che non dormiva mai. Solo io me
ne accorgevo, ma
lui di notte girava sempre per l’orfanotrofio a passeggiare.
Un giorno l’ho
visto piangere. Hai fatto caso che ha gli occhi sempre aperti?
Bè, ha pianto
così tanto prima di venire a Winchester che…-
-Capisco…-
disse Hayley bevendo del caffè malinconica –Ma i
suoi genitori? non lo so,
avete provato a cercarli?-
-Certo,
è
la prima cosa che ho fatto- rispose Wammy bevendo il caffè
–Ma sono
praticamente partito da zero, visto che L non sapeva nemmeno
doc’era nato.
Sapeva solo il suo nome, e non ricordava chi glielo avesse dato, chi
l’avesse
cresciuto e come avesse fatto a finire per strada-
-Potrebbe
essere un’amnesia provocata da uno shock- esordì
Hayley.
-Lo pensai
anche io, ma il nome di L non risultava in nessun anagrafe. Anche
provando a
cercare oltre il suolo britannico, non si trovava niente. ho provato
anche ad
andare in quegli ospedali dove si abbandonano i figli appena nati, dopo
avergli
dato un nome, ma nessuno ricordava un bambino del genere o un cognome
come
quello di L-
-Insomma…-
disse Hayley un po’ terrorizzata –Praticamente L
non esiste all’anagrafe,
giusto?-
-Esatto. L
dovrebbe essere un fantasma, Hayley-
-Continua,
Wammy- disse Hayley. La rabbrivida quella cosa. Da nessuna parte
risultava nato
uno come L.
-Intanto L
monopolizzava tutto ciò che voleva
all’orfanotrofio, perché era il più
forte.
Se voleva guardare la Tv, monopolizzava la TV, se voleva fare un puzzle
lo
faceva. Col tempo cominciò a chiedere giocattoli
più difficili e prese a
mangiare una gran quantità di dolci, mano a mano. E al primo
test che gli ho
fatto fare ha ottenuto quasi il massimo, 499 su 500. Ormai avevo chiaro
che era
un bambino fuori dal comune. Dato il suo quoziente intellettivo, non mi
stupii
che fosse riuscito a vivere per strada da solo- Wammy bevve un altro
po’ di
caffè –Intanto nessuna novità sul suo
passato, e anche controllando denunce di
figli scomparsi o rapiti non si trovava niente che facesse al caso mio.
Senonchè un giorno, L guardando una soap opera straniera, si
mise a parlare
italiano-
-Italiano?-
-Italiano-
-Bè,
L mi
ha detto che parla anche italiano…-
-Sì,
ma
ora ha ventitre anni, Hayley, ha studiato. Quella volta invece non
aveva mai
aperto un libro di lingua italiana-
-Quindi L
è italiano?-
-No, non
risulta nato nemmeno lì, ma ho scoperto che
c’è stato per un po’ di tempo
quando era più piccolo- Wammy mise altro caffè
una volta finita la tazza –Così
sono andato in Italia a fare un p di ricerche, tenendomi sempre
informato su L
all’orfanotrofio. Non sapevo perché, ma L mi
interessava parecchio. E mi
dispiaceva saperlo sempre da solo, senza farsi toccare da nessuno-
Hayley
continuava a essere malinconica. Sembrava proprio che per L non ci
fosse mai
stata pace.
-Un giorno
però mi chiamò proprio L mentre ero in Italia. Me
lo ricordo benissimo. Mi
disse “Fai attenzione, Wammy, e torna presto-
-Mi stai
dicendo… Che si era affezionato a te?-
-Di cosa
ti stupisci, Hayley?-
-Bè,
ti
tratta sempre come un maggiordomo-
-E’
un
rapporto strano quello tra me ed L, Hayley. Strano, ma bello. Vedi,
lui, senza
chiedere nulla in cambio e senza che glielo chiedessi, mi ha dato
consigli su
come giocare in borsa, sempre da piccolo. Nel giro di due anni il mio
patrimonio era triplicato. E io, per ricompensarlo, gli diedi una
stanza tutta
per sé, con un computer, quando l’uso di Internet
era ancora sconosciuto a
mezzo mondo-
Hayley
sorrise. Chissà quanto si era dannato Wammy per stargli
appresso.
-In Italia
riuscii finalmente a trovare qualcosa di interessante. Una donna aveva
in
qualche modo saputo delle mie ricerche, e diceva di essere la madre di
L-
Hayley
spalancò gli occhi –Hai trovato sua madre?!-
-Parlai
con lei, e la sua storia, come dovevo aspettarmi, non era felice.
Quando l’ho
conosciuta aveva solo ventitre anni, quindi quando nacque L lei ne
aveva
quindici. Una ragazza madre abbandonata dal proprio fidanzato quando ha
saputo
di essere rimasta incinta, da quello che mi raccontò questa
donna. Parlava bene
italiano, ma non sembrava nata e cresciuta lì. Comunque, la
cosa che mi
interessava era capire le origini di L. Finalmente non sembrava un
bambino
comparso dal nulla-
La
conversazione prese un risvolto diverso. Hayley aveva l’ansia.
-Questa
ragazza mi raccontò che non aveva soldi per manenere un
figlio, per permettersi
di prendere precauzioni contro una gravidanza, che non poteva pagarsi
gli studi
e non poteva lavorare. Diceva di venire da una famiglia severa e dalle
regole
rigide, e che era stata cacciata di casa dopo aver saputo del bambino.
Non
sapendo dove andare decise di abortire-
Però
L era
vivo. Quindi?
-Non aveva
soldi nemmeno per l’intervento, e ci voleva il consenso dei
genitori per
abortire. E…- Wammy restò in silenzio a mescolare
lo zucchero del caffè. Hayley
lo esortò a continuare.
-Rimase a
fare tutto da sola per sette mesi, mentre la gravidanza si mostrava
difficile.
Lei era troppo cagionevole di salute per reggere una gravidanza e il
bambino
ogni volta aveva qualche problema. Così si mise a studiare
da sola medicina e
pensò ad abortire da sola-
-Da
sola?!-
-Da sola.
A casa, senza l’aiuto di nessuno-
-Ma
è
orribile…-
-E’
la
disperazione della gente, Hayley. Comunque qualcosa andò
storto. Le cose
andarono peggiorando e lei rischiava di perdere anche la sua vita.
Dovette per
forza chiedere aiuto e andare all’ospedale. Ovviamente lo
seppero i genitori, e
accorsero immediatamente all’ospedale. Era il 31 ottobre del
1979, ed era nato
L-
-In
Italia?-
-Questo
non me l’ha voluto dire, ma credo che sia probabile-
-Va
bene…-
-Al
bambino venne dato il cognome del padre, e purtroppo tutti i problemi
durante
la gravidanza non erano stati superati. Era nato al settimo mese,
pesava
pochissimo, era pallido e aveva problemi respiratori. Hai fatto caso
che la sua
voce sembra sempre stanca? E lo sapevi che pesa cinquanta chili per un
metro e
ottanta di altezza?
-Anche se
mangia tutti quei dolci?- chiese sbalordita Hayley. Wammy
annuì –Potrebbe avere
una malattia…-
-Almeno
non così grave da portarlo alla morte-
Hayley
tirò un piccolo sospiro di sollievo.
-La
ragazza, per essere riaccolta a casa, dovette abbandonare il bambino-
-E
perché
si è rifatta viva otto anni dopo?- chiese Hayley
-Voleva
rivederlo, ma non era disposta a riprenderlo con sé-
-Perché?-
-Era
ancora sotto la custodia dei genitori, ed era sempre senza un soldo.
Non voleva
rischiare di restare sotto un ponte-
-E suo
padre? Niente?-
-L’ho
rintracciato, ma lui non voleva proprio saperne di…- Hayley
lo esortò a
continuare –Di un figlio anormale-
-Vai
avanti, Wammy, ti ascolto- mai come in quel momento si sentiva vicina a
L.
-Fissammo
la data per un incontro con L e sua madre, ma L sembrava indifferente
quando
gliel’ho detto. Poi, una volta soli, venne nel mio sutdio e
mi disse con un
sorriso “Grazie, Wammy. Ti voglio bene”-
Hayley si
fece scappare un sorriso intenerito.
-Davanti a
qualcuno non lo vedrai mai fare queste effusioni, Hayley, ma ti giuro
che mi ha
detto così-
-Sì,
immaginavo, Wammy- disse Hayley sorridendo e bevendo ancora del
caffè.
-Poi mi
chiese com’era fatta sua madre. Chiedeva un sacco di cose. Mi
fece promettere
di non rivelarlo a nessuno, ma non vedeva l’ora di vederla-
Wammy a questo
punto abbandonò il sorriso che gli venne ricordando quei
momenti –Ma il giorno
dell’incontro andò tutto a monte. Sua madre
l’aveva abbandonato una seconda volta.
Si era dileguata con un uomo, mandando comunque tanti saluti e soldi
del suo
nuovo ragazzo all’orfanotrofio. E il suo vero padre era
finito in galera perché
accusato di violenza verso la moglie. E i genitori della ragazza non
volevano
sapere di un nipote nato prematuro-
-E’…
Orribile, Wammy…- disse Hayley –E… L?-
-Fece
l’indifferente anche quella volta. Ovviamente davanti agli
altri dava
quast’impressione. Ma vedi, Hayley, il silenzio vale molto
più di qualunque
parola. Se ne stava tutto il giorno a guardare alla finestra, in quella
strana
posa, come un bambino che è ancora nel ventre della madre.
Anche di notte era
sempre lì, ma non piangeva più-
Hayley si
versò dell’altro caffè e mise un
po’ di zucchero –Cavolo, mi dispiace…-
-Immagino,
Hayley. Da allora, per rispetto a L, non ho più fatto
ricerche sul suo conto.
Anche perché sicuramente ci ha già pensato da
solo ma non lo vuole dire-
-Sicuramente-
-Da allora
fece finta di nulla. Era ancora meno interessanto ad avere rapporti con
qualcuno dell’ìorfanotrofio, ma aveva un cervello
invidiabile che affascinava
gli altri bambini. Un giorno, portandogli la colazione, lo vidi leggere
sul
giornale un caso d’omicidio senza nessun indizio. E lui
rideva, dicendo che
quello era doverso da ogni puzle e gioco. Nel gior di due giorni
risolvette il
caso nell’anonimato, firmando le prove su Internet con la
lettera L. Ma il
carattere normale non gli piaceva, così gli inserii la
lettera in Old English.
E lì capii la strada che avrei preso con L. Quella di
contribuire allo sviluppo
della giustizia. E L lo vedevo sorridere di più per ogni
caso che risolveva, lo
vedevo divertirsi e sentirsi, a modo suo, realizzato nel vedere che,
come dice
lui, la giustizia trionfa sempre. Io ero diventato il suo braccio
destro e
facdevo da tramite alle prime piccole organizzazioni che chiedevano il
suo
appoggio. Poi, sai, grazie al passaparola di Internet e vari, la fama
di L
divenne sempre più grande, tant’è che
cominciarono anche a pagarlo, diventando
così un investigatore effettivo, che sta bene attento a non
rivelare la sua
identità. E io divenni Watari, il tramite in tutte le sue
indagini. Ma facendo
l’investigatore si fece presto molti nemici che volevano
sapere di lui, così si
inventò altre due identità, Erald Coil e Deneuve.
Insieme a L sono i migliori
detective del mondo intero-
Hayley
stavolta era ammirata. Partendo da zero, L ora era qualcuno.
-Erald
Coil risulta essere uno che si scomoda solo per denaro, mentre Deneuve
viene
richiesto più per affari come spionaggio-
Hayley
posò la tazza sul tavolo –Grazie, Wammy. Credo di
aver saputo abbastanza, per
ora-
-Spero di
esserti stato d’aiuto-
-Certo-
-Hai preso
la tua decisione?-
-Sono
tentata, ma credo che mi prenderò qualche altro minuto per
mpensarci… Ora vado,
altrimenti è possibile che L scopra che sono ancora qui.
Sicuramente a lui non
piace che si ficchi il naso nei suoi affari personali-
-Forse per
te farebbe un’eccezione-
Hayley
sorrise aprendo la porta. Fece un saluto con la mano a Wammy
–Allora ciao,
Wammy-
Hayley non
chiuse d’occhio per tutta la notte, e fece in modo di non
svegliare i suoi
genitori, al ritorno a casa. La mattina arrivò presto, e
appena svegli i
genitori, Hayley li pregò di starla a sentire.
Erano le
nove in punto. L era sveglio, e faceva colazione coi soliti dolci,
più una
torta alle fragole, e tè.
-Buongiorno,
L- disse Wammy –Vedo che neanche stavolta hai dormito-
-Buongiorno,
Wammy. Grazie per avermi portato la colazione- disse L.
Wammy
girovagò un po’ per la stanza per sistemare le
ultime cose nelle valigie –Credi
che verrà-
-E’
la
prima volta che non so cosa aspettarmi da una persona, Wammy- rispose L
senza
cambiare espressione.
Nove e
cinque, L e Wammy uscirono dall’albergo. Arrivò
una macchina, vicino alla loro,
da cui scese Hayley, con al seguito Alicia e i suoi genitori, Charles e
Cleas.
-Buongiorno,
Hayley- disse L osservando chi li accompagnava. Loro che ci facevano
lì?
-Buongiorno,
Lucas- disse Alicia –Siamo venuti a sdalutare Hayley, ti
dispiace?-
-Per nulla
al mondo mi perdo la partenza di mia figlia che ha vinto una borsa di
studio!
Fai vedere ai giapponesi chi sei, Hayley!-
-Papà,
calmati…-
-Mi
raccomando, Hayley…- disse Cleas arrossendo –Sii
educata con chi ti ospita… E
scrivici… Mi mancherai…-
-Va bene,
mamma, ora non arrossire…-
L restava
a guardare, in silenzio. Poi vide che Alicia abbracciava Hayley
–Stammi bene-
diceva –E telefonami ogni tanto! Voglio essere aggiornata!-
poi Alicia si
avvicinò a L e gli sussurrò minacciosa
–Stammi bene a sentire, Lucas… La prima
volta okay, la lascio passare, ma se Hayley mi si ripresenta col
rischio di
essere incinta io non ci metto niente a ridurtelo in polvere. Prendi
sempre
tutte le precauzioni, soprattutto per te, e che siano marche buone!-
L
annuì
–D’accordo-
Ma aveva
capito, almeno? Alicia lo guardò stranita. Non sembrava
tanto convinta di quel
“d’accordo”.
Hayley
salì sull macchina di Wammy –Allora statemi bene,
okay? Torno presto-
Wammy
sorrise e salì in macchina. A L non restava che salire e
salutare tutti.
Hayley si
affacciò al finestrino, mentre la macchina si allontanava,
salutando tutti. Le
scese qualche lacrima, ma stava bene.
-Che cosa
è successo?-
-Ma non ci
sei ancora arrivato? Ho accettato la tua proposta, L: ti seguo in
Giappone-
-Davvero?-
chiese L
-Davvero.
Hai visto Wammy che caricava le valigie qui dietro, no?-
-Sei
sicura? Non hai paura del caso Kira, o di chissà quale altro
pericolo ti faccio
correre?-
-L,
perché
mi sembri pentito di avermi proposto la cosa?-
-No,
è che
sinceramente non mi aspettavo che avresti accettato-
-Mi hai
messo alla prova?- chiese lei avvicinandosi
-…
Sì-
disse lui.
-E…?
Come
sono andata?-
L sorrise
–Direi che sei andata bene. Grazie, Hayley. Ma se avessi
rifiu…-
-Niente
se, L- disse lei mettendogli un indice davanti alla bocca
–Non supponiamo
nulla, per stavolta-
Fece
avvicinare
L a sé, tenendolo come un bambino che andava coccolato.
Hayley cominciò a
canticchiare un qualcosa come una ninna nanna.
L la
abbracciò –Grazie, Hayley…- disse,
poggiando poi le labbra su quelle di Hayley.
Avrebbero affrontato insieme anche quel caso, come era giusto che
fosse. Era
questo che si dicevano mentre il bacio continuava. Entrambi sarebbero
stati
insieme anche in quella circostanza. Non sarebbe certo bastato un altro
caso a
separare Hayley da L, e questo forse Hayley l’avrebbe dovuto
capire già da
prima. Ma ormai l’importante era averlo lì,
vicino, sapendo tutto quello che
eva passato, che anche lui come lei non era stato fortunato. E allora
Hayley
fece una promessa: avrebbe cercato di portargli fortuna. Costi quel che
costi.