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Autore: yukikofairy    16/07/2015    1 recensioni
Prima stagione.
E se una ragazza finisse improvvisamente nel passato, proprio negli anni in cui le leggende arturiane hanno avuto inizio?
Ginevra, diciottenne orfana di entrambi i genitori, sarà destinata nel bene e nel male ad un grande destino.
Destino che avrà inizio quando arriverà a Camelot ed incontrerà per la prima volta un giovane mago.
Tra avventure, amori e magie la ragazza si ritroverà ad affiancare Merlino in sfide ben più grandi di lei.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gaius, Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
Capitoli:
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Valiant - parte seconda


 

Il giorno dopo Ginevra si svegliò stranamente prima di Merlino. Si lavò il viso nell'acqua fredda della bacinella, per poi cambiarsi velocemente gli abiti, decidendo di mettersi una blusa bianca pulita e i pantaloni marroni. Dopo aver legato frettolosamente i capelli in un morbido chignon uscì piano dalla stanza, per evitare di svegliare il giovane mago. Anche Gaius, come Merlino, era ancora nel mondo dei sogni. Riuscì miracolosamente a preparare la colazione senza destare il vecchio. Decise di prendere per sè solo una mela e di lasciare il cibo per loro sul tavolo. Mangiando il frutto uscì dalla stanza, dirigendosi verso le cucine. Lì molte persone stavano già preparando la colazione per i nobili. Da chi dirigeva la cucina, una grossa signora decisamente sempre troppo arrabbiata per i gusti di Vì, si fece dare un vassoio argentato pieno di cibo per il principe.
La ragazza entrò nelle stanze di Artù, senza bussare. Stava pensando allo stesso incubo che aveva avuto anche quella notte e questo la irritava da morire. Perchè aveva risposto in quel modo a Gaius? Perchè sognava di veder morire Artù? Sicuramente perchè sarebbe stata contenta se lui fosse morto, si ritrovò a pensare mentre sbatacchiava il vassoio sul tavolo.
«Ma cos..» farfugliò Artù, svegliandosi di colpo.
La ragazza non rispose, andando a spalancare le tende per far entrare la luce.
«Ginevra!» urlò stordito il biondino, affrettandosi a tirarsi le coperte fino al collo, visto che aveva l'abitudine di dormire senza maglietta.
«Che c'è? E' ora di alzarsi» brontolò lei, piazzandosi di fronte a letto con le mani poggiate sui fianchi.
«Ma è presto» commentò il principe, tornando a sdraiarsi e mettendo la testa sotto il cuscino.
«Su fate meno storie e...» muovete quel culo, avrebbe tanto voluto aggiungere. Era certa però che lui non l'avrebbe presa molto bene «...e preparatevi. Il torneo non è ancora finito»
Artù sbuffò in risposta, restando al caldo sotto le coperte. «Oh, ma insomma!» spazientita Vì prese un lato dei lenzuoli e li tirò con forza, scoprendo il biondino.
Solo in quel momento la ragazza si accorse che chi aveva davanti era senza maglietta. Si sentì arrossire, per fortuna però lui non sembrò notarlo perchè, continuando a lamentarsi dell'ora, si stava dirigendo verso il paravento.
«Muoviti, preparami l'acqua» grugnì, sparendo dietro ad esso.
Irritata, e ancora leggermente imbarazzata, Vì scaldò l'acqua sul fuoco del camino, per poi buttarla dentro un grosso catino. Mise un dito dentro, ritraendolo subito. Perfetto, era troppo calda.
«L'acqua è pronta, sire. Con il vostro permesso andrei a prepararvi l'armatura per il torneo» esclamò con tono accondiscente, dirigendosi verso l'uscita.
«D'accordo e mandami Merlino!» rispose il principe, aspettando di sentire la porta chiudersi per uscire da dietro il paravento. Se fosse stato l'altro suo servo l'avrebbe obbligato a rimanere per sistemare la camera e per servirgli la colazione, ma con Ginevra la situazione era diversa. Lei era una ragazza, non poteva vederlo nudo mentre faceva il bagno. Intanto che aspettava Merlino si sarebbe lavato. Mise una gamba dentro la bacinella, togliendola però immediatamente. Dolorante e irritato, prese un secchiello contenente acqua fredda e lo versò dentro il catino. Finalmente, essendo l'acqua ad una temperatura accettabile, potè farsi il bagno. Sospirò, poggiando la testa nel bordo della bacinella. Quella ragazza era un vero disastro. Forse era persino peggio di suo cugino. In quel momento entrò nelle stanze del principe proprio il giovane mago che, fatto solo pochi passi, inciampò sui suoi stessi piedi. Artù non potè non ridere. No, Merlino come peggior servitore non poteva essere battuto da nessuno.


Quella mattina il sole splendeva su Camelot. Vì, con ancora un certo nervosismo, aiutò Merlino a mettere l'armatura al principe.
«Dovrete combattere contro quello?» chiese all'improvviso il giovane mago, indicando un'uomo decisamente molto grosso.
«Sì. È forte come un orso, ma è lento.» La ragazza sbuffò, passandogli l'elmo.
«Allora menomale che voi siete veloce» commentò, sorridendo sarcasica. «Già» le dette corda Merlino, beccandosi un'occhiataccia da Artù che, senza dire nient'altro, si avviò verso l'arena.
Dopo infiniti scontri, anche quel giorno di torneo finì. La finale si sarebbe svolta il giorno seguente e sarebbe stata tra Valiant ed Artù.
Cosa che fece agitare non poco entrambi i servitori del principe. 


Nel pomeriggio Gaius raggiunse nei suoi alloggi Vì e Merlino, che stancamente stavano vegliando il cavaliere ferito il giorno prima da Valiant. Si scusò con loro per le parole che aveva pronunciato il giorno prima e spiegò che dovevano riuscire a trovare un antidoto per far risvegliare il cavaliere e farlo testimoniare. Senza dire una parola Merlino uscì di corsa e Ginevra, con gli stessi vestiti della mattina e i capelli che aveva sciolto con sollievo, non potè far altro che seguirlo.


Prima di entrare nella camera di Valiant, Merlino dette istruzioni a Vì.
Lei doveva semplicemente tenere d'occhio il cavaliere, che intanto stava cenando con gli altri cavalieri ed i reali di Camelot, e fermarlo se avesse provato ad entrare nelle sue stanze. Almeno fino a quando Merlino non fosse tornato da lei. Così si mise dietro ad una colonna ad osservarli. Senza quasi essersene resa conto si ritrovò a fissare Artù. Sospirò rassegnata.
Era inutile negarlo: per quanto lo trovasse odioso e stupido, non voleva assolutamente che morisse. Non era abituata alla morte, figurarsi a veder essere ucciso uno che conosceva.
Dopo poco però, con orrore, vide alzarsi tutti e avviarsi ognuno verso le proprie stanze.
Ginevra non voleva avere niente a che fare con Valiant dopo quello che era successo tra loro la scorsa mattina, ma si fece coraggio e gli si parò davanti prima di arrivare al corridoio che portava alla sua camera. Così se Merlino fosse uscito lui non l'avrebbe visto.
«Buonasera» attaccò, mentre lui stringeva gli occhi nel vederla «Artù mi ha ordinato di venire da voi a sentire se avete bisogno di qualcosa» mise sù il sorriso più falso che riuscì a fare.
«Ma se eravamo a cena insieme fino ad un attimo fa» esclamò sospettoso, facendo un passo verso di lei e schiacciandola così al muro.
Per la seconda volta, quell'uomo le era fin troppo vicino.
«B-beh ma un cavaliere deve essere servito sempre al meglio» abbassò la testa, cercando di pensare a come uscire in fretta da quella situazione.
«Te l'ho già detto ragazza, devi imparare a farti gli affari tuoi.» sibilò Valiant posandole una mano dietro la testa. Afferrò i lunghi capelli neri e tirò con forza, costringendola così ad alzare il viso per poterla guardare. Vì sentì le lacrime agli occhi per il dolore e la paura, ma ricambiò fiera lo sguardo, rimanendo in silenzio.
«Ginevra!» entrambi si voltarono, sorpresi nel sentire quella voce.
Artù era a pochi passi da loro e li guardava, perplesso. Qualcosa che vide nello sguardo della sua serva lo fece rabbuiare. Valiant si allontanò in fretta da Vì, sorridendo affabile.
«Bene, allora vi saluto. Vi ringrazio principe per la cortesia, ma non ho bisogno di niente» Artù in risposta gli rese un'occhiata ancora più confusa. «Buona serata sire, arrivederci Ginevra» sorrise alla serva che non ricambiò, ancora impaurita.
Il cavaliere si allontanò proprio mentre Merlino fece la sua comparsa.
«Che sta succedendo?» chiese il giovane mago.
«È quello che vorrei sapere anche io» rispose Artù serio, non staccando gli occhi di dosso dalla serva.
Lei si sforzò di sorridergli, avvicinandosi a Merlino e prendendolo con forza per un braccio «Adesso dobbiamo proprio andare, Gaius ci starà cercando»
Iniziò a trascinare l'amico, ma vennero prontamente fermati dal biondino.
«Ginevra!» si voltarono entrambi verso Artù «Nelle mie stanze. Subito.» Se ne andò senza aspettare la risposta della serva, sicuro che le avrebbe obbedito.
«Cos'è successo?» domandò Merlino, non appena il principe si fu allontanato. Lei gli spiegò velocemente la situazione, ma quello che le premeva era altro.
«Hai trovato il modo per creare l'antidoto?» chiese, ansiosa. Lui in risposta tirò fuori la testa di un serpente. Vì fece un passo indietro, inorridendo. «Bene lo prendo come un sì. Portalo a Gaius, io vado da Artù
» si allontanarono velocemente, prendendo strade diverse.


«Ma voi mangiate sempre?» non riuscì a non dire la ragazza quando, entrando nelle stanze del principe, lo trovò a mangiare della frutta.
Si era tolto la cotta di maglia, il mantello e la coroncina che portava a cena e in quel momento indossava solamente una blusa grigia. Vì si ritrovò a pensare che stesse molto meglio vestito così.
Era decisamente più affascinante... non che lei lo trovasse affascinante. No di certo.
«Mi stai dicendo che sono grasso?» commentò Artù volgendo lo sguardo verso di lei, ma restando seduto.
La ragazza, dimenticandosi per un attimo le infinite etichette di quel posto, andò diretta verso il tavolo e si sedette su una sedia posta di fronte al principe, che la guardò perplesso.
«No, no siete in ottima forma, sire» si appoggiò allo schienale, stanca «perchè mi avete chiamato?» chiese, trattenendo uno sbadiglio.
«Certo che te le buone maniere non sai proprio cosa siano» commentò il biondo sorridendo, tornando però subito serio. «Che ci facevi dietro la colonna, mentre cenavamo?» Vì sgranò gli occhi, sorpresa. Pensava di non essere stata vista da nessuno. «E perchè eri così vicina a Valiant? Che sta succedendo?»
La ragazza si ritrovò ad osservarsi intorno, indecisa se dirgli la verità o no. Non sapeva se Gaius sarebbe riuscito a creare l'antidoto.
«Non credevo ti facessi ammaliare da un cavaliere come lui. Non sembrava piacerti molto.» Ginevra tornò a guardalo, inorridita.
Ma che idee si era fatto quel cretino reale?
«Ma che state dicendo» commentò indignata, alzandosi per dirigersi velocemente verso la finestra «Io lo odio quello» si ritrovò a dire, sentendo un senso di nausea al solo pensiero di quello che era successo prima.
«Ti stava facendo male, non è vero? Perchè?» Artù si alzò a sua volta, visibilmente confuso.
«Perchè sospetta di me. Sospetta che io sappia cosa stia tramando» chiarì fredda Vì, incapace di trattenersi oltre.
Fortunatamente in quel momento entrò Merlino che, insieme alla ragazza, spiegò tutto al principe. All'inizio non gli credette, ma poi sembrò cedere, anche grazie alla testa di serpente che il giovane mago posò sul tavolo.
«Mi giurate che state dicendo la verità?» chiese infine, osservando serio entrambi. «Si, mio signore» confermò Merlino, mentre Vì si limitò ad annuire. 


Artù, insieme al mago, fece convocare la corte nel salone, mentre Ginevra andò da Gaius per controllare lo stato di salute del testimone.
Con sollievò scoprì che il cavaliere si era svegliato, sebbene fosse ancora molto debole.
«Vì io vado prendere delle erbe per preparare una pozione per Ewan, tu vai ad avvisare Artù che il testimone si è svegliato.» ordinò il vecchio medico, con tono che non ammetteva repliche.
«Tu invece riposati e recupera le forze» esclamò rivolto al cavaliere, uscendo subito dopo seguito dalla ragazza.
Vì si separò da Gaius, avviandosi velocemente verso il salone, dove sapeva di poter trovare il principe ed il suo amico. Aveva appena svoltato l'ennesimo corridoio del castello, quando sentì una fitta alla testa.
Cadde a terra, picchiando violentemente le ginocchia. Una sensazione di puro e terrificante orrore la colpì con forza. Si alzò di scatto, senza prestare minimamente al dolore dovuto alla caduta. Tornò sui suoi passi, camminando lentamente verso l'alloggio di Gaius, quasi in trance. Aprì piano la porta, trovandosi davanti il corpo esanime di Ewan. Valiant lo aveva certamente fatto uccidere da un serpente dello scudo. Alla visione del corpo senza vita la ragazza sentì la testa girarle e la nausea salire.
Si portò le mani intorno alla testa e urlò. 


Continuò ad urlare, in lacrime, fino a quando qualcuno la scosse violentemente per le spalle.
«Ginevra, basta!» In qualche modo la voce di Gaius riuscì a farla tornare alla realtà.
Rimase ferma per qualche secondo, cercando di capire cosa le fosse preso. Da quando aveva avuto quella sensazione nel corridoio, i ricordi le apparivano come sfocati.
«Vai ad avvertire Merlino ed Artù. Subito» le ordinò Gaius. Lei annuì ancora frastornata e, cercando di ritrovare un minimo di lucidità, corse il più veloce possibile verso il salone. 
Entrò mentre re Uther stava esaminando lo scudo di Valiant.
«Merlino» sussurrò la ragazza con il fiatone dovuto alla corsa. Sia il principe che il suo servo la sentirono e Merlino andò subito da lei.
«Ewan è morto! Valiant lo ha fatto uccidere con un altro serpente» esclamò piano in preda al panico, mentre piccole lacrime continuavano a scorrerle lungo le guance.
Proprio in quel momento Artù disse a tutti di avere come prova un testimone. Vì sarebbe volentieri scappata da lì a gambe levate. E forse lo avrebbe fatto, se in quel momento il principe non si fosse avvicinato a loro.
«Dov'è Ewan?» i due servi si guardarono, disperati.
«È morto» riuscì infine a dire Merlino, proprio mentre Uther urlava di star aspettando ser Ewan. Artù, pallido in volto, tornò lentamente verso suo padre.
«Temo che il testimone sia morto» tirare fuori quelle parole sembrò costargli molto.
Come era prevedibile da una persona fredda come Uther, non pensò minimamente al cavaliere morto. Anzi iniziò a spazientirsi.
«Hai visto Valiant usare la magia?» chiese seccato.
«No» fu costretto ad ammettere Artù «ma i miei servitori hanno...» tentò di dire, indicando Merlino e Vì, che teneva gli occhi fissi sul pavimento per paura di incrociare lo sguardo di Valiant.
«I tuoi servitori?» lo interruppe il re, quasi schifato «ti permetti di fare gravissime accuse ad un cavaliere basandoti sulla parola dei tuoi servitori?»
Per Ginevra questo fu troppo. Lei non apparteneva a quello stupido mondo, ne tantomeno era una serva.
«Ritengo che dicano il vero.» La frase di Artù frenò Vì dall'andare a spaccare il muso sia a Valiant e ad Uther, ma solo per un attimo.
«Vostra altezza è lecito essere giudicato per le illazioni di due servi?» la frase del cavaliere la fece scattare.
«Voi, brutto...» si fiondò su Valiant, ma non riuscì mai a raggiungerlo perchè venne fermata prontamente da Artù, che l'afferrò saldamente per un braccio
«Avete ucciso una persona! Avete assassinato Ewan!» urlò, mentre lacrime, questa volta di rabbia, le scendevano sulle guance.
Uther chiamò le guardie che immediatamente presero Ginevra, iniziando a trascinarla chissà dove. La ragazza evitò la prigione, o chissà che altro, solo grazie a Valiant che con gentilezza disse che non c'era bisogno che lei pagasse per colpa sua.
Artù fu costretto a chiedere scusa pubblicamente al cavaliere e con questo la riunione della corte finì.


Merlino e Ginevra corsero subito nelle stanze del principe, dove immaginavano che il biondino si fosse rifugiato.
Entrando, trovarono Artù vicino al tavolo. Li osservò solo per un attimo, tornando subito dopo a dargli le spalle.
«Vi avevo creduto» sentenziò, serio «mi ero fidato di voi e invece mi avete solo fatto fare la figura dell'idiota.»
Lì l'unico idiota era suo padre, ma questo Vì evitò di dirlo preferendo rimanere in silenzio.
«Non è andata come previsto» il tentativo di Merlino di consolare il principe fallì miseramente, vista l'occhiata gelida che rivolse loro.
«Non è andata come previsto?» si avvicinò con passo veloce ai suoi servi, mentre anche l'ultima briciola di calma sembrò lasciare il suo corpo «mio padre e l'intera corte reale credono che io sia un codardo. Mi avete umiliato» urlò.
Vì si sentì sprofondare. Credeva che almeno lui sarebbe stato dalla loro parte, che avrebbe capito. E invece si rivelò veramente l'idiota che a Vì era sembrato essere la prima volta che l'aveva visto.
«Umiliato? Un uomo è morto e pensate alla vostra umiliazione? Ma vi sentite?» anche Ginevra stava urlando, incurante di star parlando con un principe.

«Possiamo ancora smascherare Valiant.» intervenne Merlino, mettendo una mano sulla spalla di Vì, per cercare di calmarla.
«Non mi occorrono più i vostri servigi.» dichiarò Artù, senza però avere il coraggio di guardarli in faccia.
«Ci state licenziando?» chiese il giovane mago, incredulo.
«Voglio dei servitori di cui potermi fidare» «Voi potete fidarvi di noi» anche Merlino urlò, non riuscendo più a trattenersi.
«No. Dopo la figura che ho fatto... sparite dalla mia vista» Il giovane mago uscì senza dire una parola, subito seguito da Vì, che non riuscì però a non avere lei l'ultima parola.
«Molto volentieri. Non avrei mai voluto essere la serva di un cretino, anche se quel cretino fosse stato un principe.» Artù non le rispose. 


Merlino e Vì si separarono quasi subito. La ragazza si rinchiuse in camera sprofondando la testa sotto il cuscino, mentre il giovane mago all'insaputa di Ginevra andò a trovare il drago.
«Dove sei?» chiese il ragazzo, non vedendo la bestia «sono venuto a dirti che qualunque sia il mio destino, qualunque cosa pensi che io debba fare... hai scelto la persona sbagliata» urlò, nonostante non fosse sicuro che il drago lo stesse ascoltando.
«Tutto qui?» in risposta solo silenzio
«Addio.» fece per andarsene, ma una voce lo fermò.
«Se fosse così facile sfuggire al proprio destino...» il drago si accucciò sulla roccia davanti a lui, osservandolo.
«Il mio destino è proteggere qualcuno che prova odio per me?» urlò, in preda alla rabbia «E che mi dici di Ginevra? Anche lei ha bisogno di risposte. Avrà pure una famiglia da qualche parte.»
La bestia si alzò sulle zampe anteriori, guardando dall'alto il giovane mago. «I vostri destini sono legati. Forza, saggezza e amore... serviranno tutti e tre, mio caro Merlino. Presto lo capirai.»
Il giovane mago strinse la torcia che aveva in mano, indispettito
«Fantastico. Quello che ci voleva era un altro enigma.» «Che le vostre strade corrono insieme non è che la verità.» «E questo che vuol dire?» chiese il ragazzo, esasperato dalle parole del drago.
«Sappilo giovane mago, questa non è la fine. E' soltanto l'inizio.» Con quell'ultima frase, la bestia decise che il discorso era terminato.
Spiccò il volo, sparendo dalla vista di un confuso Merlino.


«No, no, no, NO!» Vì si svegliò urlando.
Si era appisolata senza accorgersene e aveva fatto di nuovo lo stesso incubo.
Valiant che uccideva Artù.
Si asciugò la fronte madida di sudore mettendosi a sedere sul suo piccolo letto, nel momento in cui Merlino entrò nella stanza. La ragazza lo osservò stralunata, visto che in mano reggeva a stento un grosso cane di pietra.
Spiegò velocemente a Ginevra il suo piano: avrebbe risvegliato i serpenti quando tutti avrebbero potuti vederli, incastrando così il cavaliere.
La statua del cane gli serviva per esercitarsi con l'incantesimo. Vì lo abbracciò felice. Grazie a lui avrebbero potuto salvare quel cretino reale. O così credettero per un po'.
Passarono ore, ma il giovane mago non era ancora riuscito ad animale il cane. Dopo il millesimo tentativo andato a vuoto Vì si ritrovò a premersi il cuscino sulla faccia, esasperata.
Entrambi guardarono fuori dalla finestra. Il sole ormai era calato da un pezzo. Il tempo che rimaneva era molto poco. Non voleva farlo, ma sentiva di doverci provare.
«Mer tu intanto continua ad esercitarti, io tenterò di parlare con quell'idiota di Artù» dichiarò e senza aspettare una risposta dal mago, uscì a passo spedito diretta nelle stanze del principe.


La grande porta di legno era aperta, così Vì potè entrare senza bussare. Artù, in piedi davanti al camino, la guardò solo un secondo per vedere chi fosse.
Nessuno sembrò trovare le parole per un paio di minuti. Alla fine fu la serva ad interrompere quell'estenuante silenzio.
«Vi chiedo scusa per quello che vi ho detto prima» fece un passo verso di lui, rimanendo però a debita distanza.
Che fosse un cretino continuava a pensarlo, ma sapeva di aver sbagliato a parlargli in quel modo. Aveva solo peggiorato la situazione.
«Non combattete contro Valiant domani, vi prego» continuò Vì, dopo che lui non rispose «userà la magia e vi ucciderà!» avanzò ancora, questa volta fermandosi vicina a lui.
«Lo so.» il principe teneva gli occhi fissi sulle fiamme del camino, rifiutandosi di guardarla.
«E allora ritiratevi! Che diavolo state aspettando?» «Non riesci proprio a capire Ginevra vero?» fu il suo turno di fare un passo verso di lei.
Vì riuscì finalmente a guardarlo negli occhi, cercando di non pensare al poco spazio tra loro.
«Non posso ritirarmi. Il popolo si aspetta che combatta. Come potrò condurre degli uomini in battaglia se passo per codardo?» «Se morirete non condurrete nessun uomo! E morirete se combattete» gli urlò in faccia Vì.
«Allora morirò» lo sguardo di Artù si posò nuovamente sul camino, per evitare di vedere la sua serva in quello stato. Senza quasi accorgersene infatti la ragazza aveva iniziato a piangere.
«Come potete parlare così?» si passò una mano sul viso, asciugandosi stizzita le lacrime che quel giorno sembravano non smettere mai di scendere.
«Basta Ginevra. Non ho altra scelta» le dette le spalle, avviandosi verso la sua camera «Ormai ho deciso.»
A Vì non rimase altro che uscire dalla stanza, sforzandosi di non tornare indietro per prenderlo a schiaffi fino a farlo ragionare.


Invece di tornare da Merlino, andò diretta nelle stanze di Morgana.
Bussò piano e aspettò con il cuore in gola di ricevere risposta. Sebbene avesse avuto una prima impressione positiva su Morgana, non era mai riuscita a parlarci ancora. In qualche modo le metteva soggezione, sia per il suo aspetto che per il suo rango.
«Avanti» entrando, la ragazza non potè non notare l'occhiata disorientata che aveva la figliastra di Uther. Indossava un bellissimo abito viola ed era stupenda come sempre, ma aveva l'aria spaventata.
«State bene?» chiese Vì, rimanendo vicino alla porta.
«Certo, solo un incubo.» Morgana le sorrise dolcemente, avvicinandosi «Sei la serva di Artù giusto?» Vì annuì, dispiaciuta dallo stato della ragazza.
«Si, mi chiamo Ginevra mia signora. Mi spiace che abbiate avuto un incubo. Vi capisco, anche io ultimamente ne faccio molti» «In questo caso prova a sentire Gaius. A me dà pozioni che mi aiutano a dormire. Comunque volevi dirmi qualcosa?» Vì annuì di nuovo, toccandosi nervosamente una ciocca dei lunghi capelli neri.
«Ecco riguardo al fatto a cui avete assistito prima nel salone» «Tu e l'altro servo di Artù dicevate il vero? Riguardo a Valiant?» la interruppe Morgana, osservandola curiosa.
«Si. Ho provato a supplicare Artù di non combattere domani, ma...» «Ma lui non ti ha voluta ascoltare» la ragazza nobile sospirò, spostandosi vicino alla finestra «Ad ogni modo anche io ti credo.»
Vì la guardò sorpresa. Morgana era proprio come se l'aspettava. Sembrava incarnare tutto quello lei che aveva sempre voluto essere.
Bella, elegante, austera, ma anche buona e giusta.
«Per favore, provate a parlare con il principe. Magari a voi darà retta!» La figliastra del re tornò ad avvicinarsi a lei, prendendole delicatamente le mani. «Ci proverò Ginevra. Andrò subito da lui» si sorrisero, per poi salutarsi. 


«Niente ancora eh» Vì era appena entrata nella sua camera e aveva trovato Merlino ancora alle prese con la statua del cane. Lui non le rispose, guardandola sconsolato.
Passarono la notte a tentare di far funzionare l'incantesimo, fino a quando non si addormentarono. Merlino era seduto sul pavimento, con la schiena appoggiata ad una poltroncina ed aveva la testa letteralmete spiaccicata sul libro di magia, mentre la ragazza era sdraiata all'incontrario nel letto, con il cuscino sulla faccia.
Vennero svegliati dai raggi solari che filtravano dalla finestra.
«Merda. Merlino, Merlino sveglia!» urlò Vì, quando si rese conto che era mattino.
«Se Morgana non è riuscita a fermare Artù, la finale sarà già iniziata. Corro a vedere» esclamò con tono concitato Ginevra, mentre Merlino tornava a provare l'incantesimo.
La ragazza si lavò al volo il viso nell'acqua fredda della piccola bacinella ed uscì correndo, con i capelli arruffati e gli stessi vestiti del giorno prima, i pantaloni marroni e la camicia bianca con le maniche arrotolate fino ai gomiti.
Sentiva i polmoni scoppiare, ma rallentò solo quando si trovò alla staccionata.
Morgana aveva fallito. I due stavano già duellando.
Notò, con orrore, che vestiva esattamente come nel suo sogno. Si guardò intorno, ma di Gaius nessuna traccia. Vide però Morgana seduta accanto ad Uther, che le rivolse un'occhiata dispiaciuta. Il suo incubo stava diventando realtà e lei non sapeva come impedirlo.
«Eccomi. Ce l'ho fatta!» sussultò spaventata quando Merlino apparì all'improvviso alle sue spalle. Rimasero a guardare lo scontro con il fiato sospeso.
Artù se la stava cavando molto bene, tanto da riuscire a far volare via l'elmo di Valiant.
«Si!» urlò Vì, agitando il braccio sinistro in aria. Il principe, con un gesto nobile, si tolse a sua volta l'elmo.
«Idiota» grugnì la ragazza, riabbassando l'arto. Merlino le dette ragione.
Lo scontro andò avanti duramente, fino a quando Artù non perse sia la spada che lo scudo, ritrovandosi così disarmato.
«Vai Mer!» sussurrò Vì ansiosa al giovane mago, che iniziò subito a formulare l'incantesimo.
Grazie a Merlino tutti videro i serpenti dello scudo prendere vita. Dopodichè si susseguirono attimi di panico. Valiant infatti urlò agli animali di uccidere Artù, ma Morgana lanciò al volo una spada, presa da un cavaliere, al principe che decapitò i serpenti ed uccise il cavaliere.
Ginevra e Merlino si dettero il cinque e si abbracciarono contenti e sollevati.  L'erede di Camelot lasciò dall'arena, dopo aver dato una pacca al mago e sorriso alla ragazza.


In serata si tenne la festa in onore di Artù.
Controvoglia Vì partecipò alla festa con quello che poteva considerare un vero amico e Gaius. L'ultima cosa che voleva, invece di riposarsi nel suo ormai amato letto, era di partecipare ad una festa reale e vedere quell'idiota di Artù gongolarsi con tutti e circondarsi di ragazze. Non che le importasse qualcosa di quello sbruffone, solo che preferiva passare il suo tempo in altro modo.
Comunque Merlino l'aveva trascinata lì, così si era fatta un bagno, messa l'abito lungo color crema e aveva legato all'indietro alcune ciocche di capelli, lasciando il resto della chioma libera di scendere lungo la schiena. Aveva anche ricordato a Gaius lo specchio, non potendone più di non poter mai vedere come stava.
«Ma guardate! Lui si prende tutto l'onore e le ragazze» esclamò il giovane mago sbuffando, mentre osservava Artù.
«E pensare che è tutto merito vostro» commentò Gaius facendo ridere Vì, per poi allontanarsi e lasciare i due ragazzi soli.
«Ti è venuto in mente qualcosa del tuo passato?» chiese Merlino a Ginevra, mentre osservavano i nobili divertirsi.
«No, niente.» Odiava mentirgli, ma non si sentiva pronta a rivelargli una cosa così grande come quella di poter venire dal futuro, o addirittura da un altro mondo . Sempre se la sua teoria era giusta.
Il mago stava per dire qualcos'altro, ma fortunatamente venne interrotto dal principe di Camelot, che si avvicinò a loro con passo spedito.
«Sapete cosa sostiene Morgana? Che è stata lei a salvarmi!» commentò irritato, mettendosi in mezzo ai suoi servi.
«Senza la spada che vi ha lanciato lady Morgana sareste morto» ricordò Vì, sorridendogli ironica. In risposta ricevette un'occhiataccia.
«Ginevra stai zitta o mi renderai tutto più difficile» «Tutto cosa renderà più difficile?» chiese Merlino, curioso.
«Il mio voler chiedervi scusa. Ho fatto uno sbaglio a licenziarvi.» I due servi si chinarono un po' in avanti, per potersi guardare in faccia. Entrambi avevano l'espressione stupita dipinta in volto.
«Beh offriteci da bere e siamo pari. E' da giorni che non prendo una bella sbronza.» I ragazzi sgranarono gli occhi, sconvolti.
«Ginevra! Una donna non beve fino ad ubriacarsi. Ma dove sei cresciuta? Nella foresta?» La schernì Artù e Vì si sforzò di non fargli una linguaccia. «E poi non posso offrire da bere ai miei servitori davanti a tutti.»
«I vostri servitori?» chiese il giovane mago, incredulo.
«Beh si ho cambiato idea.»
Che palle fu il primo pensiero della mora, ma per qualche oscuro motivo si ritrovò a sorridere.
«La mia stanza è da sistemare, i miei abiti devono essere lavati, la mia armatura deve essere riparata, i miei stivali puliti...» Vì aveva aperto la bocca, sconcertata «la mia spada va lucidata, i miei cani portati a passeggio, il mio camino spazzato, il mio letto cambiato e c'è da pulire le mie stalle.»
Ginevra scappò. Letteralmente.
Si mise a camminare a passo spedito verso il punto più lontano da quell'idiota, che sentì ridere sguaiatamente.
«Ginevra!» venne fermata da una sorridente Morgana e dalla sua serva.
«Salve Morgana! Ciao Gwen» ricambiò il sorriso ad entrambe, contenta di vedere volti femminili.
«Come avrai notato non sono riuscita a far ritirare Artù, ma almeno l'ho aiutato passandogli la spada!» «Oh si. Poco fa Artù è venuto a lamentarsi del fatto che voi dicevate di averlo salvato» Morgana strinse gli occhi, irritata dal suo fratellastro «e io gli ho fatto gentilmente notare che le cose erano andate proprio così.»
La dolce risata cristallina delle due donne riempì le orecchie di Vì.
«Immagino la sua risposta» commentò la figlia di Uther, dando una veloce occhiata alle spalle di Ginevra.
«Si è limitato a lanciarmi un'occhiataccia.» Morgana rise di nuovo e poi insieme a Gwen si ritirò nelle sue stanze, dopo aver salutato la mora e averle augurato la buonanotte.
Anche Vì se ne andò presto, avviandosi stanca verso l'alloggi di Gaius, lasciando Merlino alla festa.
«Ehi, Ginevra!» si sentì chiamare lungo il corridoio, poco prima di arrivare a quella che ormai considerava casa.
«Cosa ci fate qui?» chiese la ragazza voltandosi.
Non si era sbagliata. Aveva infatti capito di chi si trattasse solo dalla voce.
«Prima mi ero dimenticato di avvisarti» esclamò la figura, avvicinandosi rapidamente a lei «Domattina a svolgere i compiti che vi ho assegnato ci penserà Merlino. Tu dovrai solamente svegliarmi e farmi trovare pronta la colazione. Dopodichè andremo ad allenarci.»
Sul viso di Vì comparve un sincero e luminoso sorriso. «Ve ne siete ricordato!» commentò felice.
Anche il principe sorrise, tornando però subito composto «Ti comunico che sarà massacrante e che presto implorerai di smettere. Ma io te lo impedirò.»
La ragazza annuì, continuando a ridere. Era troppo contenta in quel momento per sentirsi spaventata.
La risata di Vì si spense dopo poco per lasciar posto all'imbarazzo, quando notò che lui la stava osservando in silenzio.
«Allora a domani. Buonanotte Artù.» esclamò sentendo le guance bruciare, mentre spostava lo sguardo verso la porta di legno che conduceva agli alloggi.
Il principe sembrò risvegliarsi scuotendo piano la testa, trattenendo a stento uno sbadiglio
«Buonanotte Ginevra.» si allontanò velocemente, permettendo così alla ragazza di raggiungere l'alloggio.
Quella notte Vì si addormentò con il sorriso sulle labbra, facendo sogni sereni.




Angolo dell'autrice:


Sono quasi le due di notte e sto morendo di sonno.
Non riesco a raggiungere altro.
Spero che il capitolo vi piaccia. Alla prossima settimana.
Un bacio,
yukiko.


  
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