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Autore: vause91    25/07/2015    4 recensioni
Questa fanfiction ha come personaggi Taylor Schilling e Laura Prepon, e in maniera minore anche Natasha Lyonne ed altri attori legati alla serie. E' più che altro una fantasia ormai diffusa quella di vedere nelle Laylor un rapporto che vada oltre alla semplice relazione professionale.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Alex Vause
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO II. Rules

 

Ogni giorno dobbiamo confrontarci con la nostra società. E, ahimè, la società in cui vivo accetta ancora gli eterosessuali... Scherzi a parte. Ci sono delle regole. Non possiamo eludere le regole, fottercene di esse. Ci sono. Dobbiamo rispettarle. Tutti. Tranne Tash, ovviamente.

"Ehi amica, buongiorno! Com'è?! Ascolta, non è che avresti voglia di passare in centrale qui ad Albany... Facevo un giro con la moto e niente, sai come sono le cose Tay...insomma. Dai, ti aspetto qui eh?"

Questo fu il messaggio in segreteria che trovai, erano le 5.38 del mattino. Montai immediatamente in macchina, e dopo un paio d'ore ero con Tash. Io fuori dalle righe, lei dentro. Senza chiedere che diavolo fosse successo, allungai alla guardia la mazzetta desiderata, e filammo via di lì senza dirci troppe parole.

"Scusa, Tay... Mi è sfuggita di mano la situazione."
"Spero che non c'entri più Yael questa volta..."
La vidi che impegnò tutto il suo cervello per cercare una scusa diversa. Poi disse: "No no."
Non voleva aggiungere altro ed era chiaro. Quando avesse voluto, mi avrebbe parlato lei.

Quando arrivai in studio erano le 10. L'appuntamento con gli altri era alle 11.
Decisi di ripassare il copione, visto che la metà delle battute me le inventavo sul momento e dovevamo interrompere perchè Laura scoppiava sempre a ridere. 

Ogni tanto facevamo un gioco. Quando c'era una ripresa singola di una delle due, ma l'altra era di fronte, giocavamo a distrarci, a farci le linguacce. Un giorno, Laura si passò la lingua sul labbro superiore mentre io dovevo fare una scena in cui ero incazzata nera con lei per avermi buttata in prigione. Credo sia per quello che ho sottolineato così tanto la parola "fucking"...anche se era seguita da "hate you". Stavo per svenire.

Salii le scale una ad una, e ad ogni passo pensavo a quanto sarebbe stato bello vederla, quella mattina. Avevo deciso che per un po’ avrei lasciato perdere tutte quelle attenzioni. Laura meritava il suo spazio. Non potevo continuare ad umiliarmi in quel modo, tra regali, sorrisi e rotture di palle varie. Non avevo chances. L'unica che le vedeva ero io. Da oggi avrei cercato di mantenere un rapporto professionale con Laura, cercando magari di costruire insieme una bella amicizia.

Arrivata su, andai dritta nel mio camerino per posare tutte le borse. La porta cigolò nell’aprirsi.

“Ehi, Pipes.”

La guardai, con uno sguardo che era un misto di sonno e stupore.

“Laura.. Cosa ci fai qui? Ho sbagliato camerino?”

“Non sono Laura… Io sono Alex Vause.”

Così dicendo, si avvicinò a me lentamente, con uno dei suoi sorrisi migliori stampati sul viso. Si fermò a pochi centimetri dalle mie labbra. I suoi occhi erano dentro ai miei.

“Sei impazzita..?” bisbigliai, cercando di velare l’infinito desiderio che mi causava il suo corpo a quella distanza.

“No… Anzi. Volevo darti la possibilità di nominarmi, come ho fatto io con te al processo. Ho detto il tuo nome. Adesso voglio che tu dica il mio.”

Le sue mani iniziarono a scorrere lungo i miei fianchi. Ero sconvolta da quello che stava accadendo, e soprattutto mi dava fastidio questo suo “scambio” di ruolo e di personalità improvvisi. Era veramente Alex Vause. Mi stava toccando come lei. Mi stava desiderando come lei. Ma io… Io era Laura che volevo. La Laura docile, timida e ingenua che avevo conosciuto. La ragazza che passa le sue giornate a leggere romanzi inglesi, saggi filosofici. La ragazza a cui piace il Bellini, non il Margarita. Così tirai fuori tutto il mio coraggio, e la fermai.

“Laura… Così no.”

“Quante volte devo ripetertelo?” Mi strinse i polsi con le sue mani, appoggiandomi dolcemente al muro. La sua lingua sfiorò il mio labbro inferiore. “Mi sei mancata.”

“Alex non avrebbe mai usato tutta questa dolcezza con me… Sono Taylor. E tu sei Laura. E sei qui davanti a me, e mi stai baciando. Non c’è niente di male in questo. Vieni qui…”

Cercai di liberare i miei polsi dalla sua presa, ma non c’era verso. Mi fissava negli occhi, che d’improvviso si riempirono di lacrime. La sua forza su di me si indebolì. Le presi le mani. Le baciai i palmi, e poi le nocche.

D’improvviso, mi scostò di colpo e uscì dalla stanza, piangendo.

“Laura!” gridai, ma di lei non rimaneva che una porta spalancata.

   
 
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