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Autore: Asia_n_Lea    29/08/2015    6 recensioni
STORIA AD OCS
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Cosa succederebbe se le Turtles finissero in un mondo diverso dal nostro?
-Skyrim non è un parco giochi, qui o uccidi, o vieni ucciso.-
(Tratto dalla storia)
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Giovani Dovahkiin, ben ritrovate!
So di aver detto di aver sospeso tutte le storie per completare prima In a Leader’s Role a cui ormai mancano gli ultimi capitoli, ma era comunque da molto che non aggiornavo questa e finalmente ci sono riuscita.
Compariranno alcuni OCs, e spero che la troviate interessante.
Ho sentito che Asia ha aperto una nuova interattiva, vi invito ad iscrivervi anche a quella, se vi va!
Vi auguriamo una buona lettura,
Un bacione,
-Asia e Lea ;)
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Le quattro ragazze e i quattro ragazzi continuarono ad incamminarsi sul sentiero di ciottoli, quando proprio all’orizzonte videro un arco d’entrata in pietra, coperto da uno spesso tetto di pagliuzza gialla e sorretto da travi di legno un po’ fradice.
Donnie, passando accanto a dei segnali stradali in legno, tipici del Medioevo, riuscì a leggere la scritta scolorita “Riverwood”, indicandola al fratello al suo fianco, Raph, che la lesse un po’ confuso.
-Benvenuti nella città natale di mio padre, Ralof. - esclamò Rachel, quando ebbero sorpassato l’entrata.
La città sembrava un normale villaggio di buoni contadini, dato che c’era molta gente che andava e veniva, chi dalla segheria sulla sinistra e chi dall’emporio a destra. C’erano anche dei bambini, esattamente tre, che giocavano insieme ad un grosso cane sulla strada principale. Alcune guardie, decisamente troppo poche, sorvegliavano la zona, di tanto in tanto salutando gli abitanti. Sembrava davvero un bel posto.
Ad un certo punto, da lontano, una figura femminile alzò il braccio, scuotendolo in segno di saluto, per poi correre verso il gruppo a salutare.
La sua pelle era di un colore indefinito, che variava tra il rosa e il marroncino chiaro, le orecchie appuntite tipiche degli elfi, gli occhi leggermente tirati e senza pupilla, ma totalmente grigi, ma molto brillanti, il che li rendeva di un argenteo davvero bello. I capelli biondi e sciolti, durante la lenta corsa, le svolazzarono delicatamente in aria, colpendogli le spalle e la schiena. Era davvero carina, e fu soprattutto Donatello a pensarlo.
Appena si avvicinò per salutare, il mutante dalla benda arancione si voltò verso Zoey, domandandole con cortesia e curiosità di chi si trattasse.
- Lei è Annie Occhi d’Argento. Una Bosmer niente male come guerriera. - spiegò Volpe Rossa, sorridendo.
- Bosmer? - chiese confuso Leonardo, piegando la testa da un lato. La situazione si faceva sempre più complicata.
- Esistono tre tipi di elfi a Tamriel. Bosmer, ovvero elfi dei boschi, Altmer, gli elfi alti, e Dunmer, gli scuri. Ovviamente non siamo originari di Skyrim, ma molti di noi sono nati qui, dato che i nostri antenati si sono trasferiti in queste terre tempo fa. -  raccontò Aicha, mentre si passava una mano tra i capelli castani.
Era davvero tutto così strano! I quattro, poveri ragazzi, probabilmente erano stati catapultati in un’altra dimensione parecchio diversa dalla loro. Ormai a questi viaggi spazio-temporanei ci avevano fatto l’abitudine, ma il caldo rifugio in cui vivevano si faceva desiderare troppo, dato quel freddo pungente.
- Salve mio thane, e colleghe.- salutò con dolcezza Annie, abbassando il capo.
- E’ un piacere rivederti! – sorrise Asia in risposta. Le quattro sembravano molto amiche.
- Com’è la situazione qua, Occhi d’Argento? – chiese con decisione Rachel, cercando di mantenere un tono duro ma leggero allo stesso tempo.
- Due ragazzi hanno visto un drago sorvolare il Tumulo delle Cascate tristi, poco fa. Credo che dovremmo parlarli, si trovano alla locanda del Gigante Addormentato. – disse tutto d’un fiato l’elfa, per poi fermarsi solo un secondo e riprendere fiato. – Ma dobbiamo sbrigarci, credo che le guardie sospettino qualcosa dato che molti dei nostri si trovano là alla taverna. Non vorrei che qualche imperiale si insospettisse troppo! – concluse, spiegando in modo chiaro, anzi, perfetto, le circostanze.
- Ottimo. Grazie mille, Annie. Raccogli i nostri soldati che si trovano a Whiterun, intanto andremo a parlare con questi ragazzi. – sorrise la leader, scendendo da cavallo. Adesso appariva più alta di quanto sembrasse.
La ragazza di fronte a lei annuì, felice della nuova missione. Quando Rachel si fu allontanata per legare in luogo sicuro il cavallo, la giovane si lasciò abbracciare dalle tre colleghe.
- Zoey, Aicha, Asia! Era da molto che non vi vedevo. Ehm … avete preso dei prigionieri? – domandò curiosa, per poi spostare gli occhi verso le quattro tartarughe, arrossendo un po’ quando incrociò lo sguardo di Donnie.
- No, tranquilla. Si tratta di semplici innocenti che sfortunatamente si sono ritrovati nel posto sbagliato al momento sbagliato. – sospirò Zoey compatendoli, ma tornando allegra subito dopo.
- A proposito, non ho ben capito che è successo ad Helgen. Davvero un drago ha attaccato la città? – domandò ancora la Bosmer, spalancando gli occhi incredula.
Aicha annuì a favore di tutte e tre le ragazze. – Erano secoli che non si vedeva una di queste creature. E pensare che molti li hanno scambiati per leggende!- commentò, mentre alzava le mani al cielo.
- Davvero strano … - mormorò la bionda, sfregandosi il mento con l’indice della mano destra. Rachel stava tornando, perciò salutò gentilmente le ragazze, mettendosi in cammino verso Whiterun subito dopo.
Il thane, salendo le scale della locanda “Il Gigante Addormentato”, fece segno ai mutanti e alle guerriere di raggiungerla, per poi entrare alla taverna.
L’edificio consisteva in una specie di casa, costruita su un piano solo. Dentro, il pavimento era stato costruito con delle grosse pietre allisciate, mentre le mura erano costituite da travi di legno saldamente strette tra loro. In mezzo alla grande sala, era stato acceso un grande fuoco, su cui era stato sistemato uno spiedo, in modo da essere in grado di offrire cibi caldi ai clienti, mentre più in avanti si trovava il bancone del locandiere, e i tavoli erano sistemati ai lati del salone. Sei erano le camere accessibili, divise l’una dall’altra e munite ciascuna di un letto comodo, guardaroba e forziere, per mantenere la sicurezza dell’ospite.
Attorno ad uno dei tavoli di legno, erano raccolte alcune persone, che commentavano le parole di un ragazzo e una ragazza davvero speciali.
La femmina era alta e snella, la sua pelle era fin troppo pallida, quasi di un color bianco neve, davvero insolita. Possedeva due occhi castani, con sfumature dorate, ma freddi e impassibili come se si fosse trattato di ghiaccio. I capelli, sciolti e lunghi, erano invece di un biondo scuro davvero molto attraente. Stava in piedi vicino al tavolo, appoggiata con la schiena ad uno dei pilastri di legno che reggevano la taverna, mentre teneva le braccia incrociate e una gamba alzata, in modo che la pianta del piede si appoggiasse perfettamente alla piccola colonna. Rispetto al suo compagno, era molto più taciturna, ed interveniva solo poche volte, quando veniva citata nel racconto del ragazzo.
Quest’ultimo era seduto proprio di fianco alla ragazza, e guardava tutti i presenti, senza lasciarsi colpire fin troppo da qualche insulto che gli veniva rivolto. I suoi occhi azzurri, quasi tendenti al celeste, ispezionavano la piccola folla di guerrieri che lo stavano ascoltando. Ogni tanto si arruffava pensieroso la chioma corvina, solcata da un curioso ciuffo bianco. Anche da seduto era evidentemente molto alto, e anche fin troppo magro. Mentre muoveva le labbra, si potevano intravedere due canini stranamente lunghi e arrotondati, simili a quelli di un normale cane da pastore tedesco.
Leonardo e i suoi fratelli osservavano la scena un po’ confusi, ma ammirati al tempo stesso.
- Posso giurarvi che quello che ho visto era un vero drago. Nero come la notte e grande come la Gola del Mondo. E’ riuscito addirittura ad oscurare il sole con le sue ali, possibile che voi stolti non l’abbiate neanche lontanamente notato?!? – sbottò il corvino, alzando le mani e facendole ricadere sulla superficie piana del tavolo strette a pugno, facendo sobbalzare il boccale di birra posto a pochi centimetri dalle sue braccia.
- Raven, secondo me hai esagerato con la skooma. Solo un folle direbbe queste cose. – intervenne un essere massiccio. Si trattava di un Orsimer, meglio chiamati come Orchi, nelle terre di Skyrim. La sua pelle era grigia, tendente al verdognolo. Si notava perfettamente che uno dei suoi due occhi neri era mancante, mentre le braccia erano solcate da lunghe cicatrici, ricordo di profonde ferite di battaglia. Era davvero terrificante, data la sua barba rossa malconcia e i pochi capelli del medesimo colore, solo un po’ più sul ruggine, legati dietro la testa in un codino corto.
- Ti faccio notare che non è lui a star bevendo come un ubriacone, Orco. – sibilò la bionda lì davanti, trattenendo un sorrisetto divertito.
- Sta’ zitta, lurida mezzosangue! Non è a te che si riferiva! – ruggì un secondo Orsimer, scattando in piedi per fronteggiare la giovane donna. Era leggermente più piccolo del primo, ma gli rassomigliava molto.
Quest’ultima non ci mise molto ad estrarre dalla cintura un grosso pugnale argentato ma dall’elsa dorata, puntandola alla gola dell’enorme Orco.
- Ripetilo, Shuzra, e poi vedremo se uscirai di qui con la testa ancora su quel tuo piccolo collo. – lo minacciò la bionda, facendolo sussultare, mentre la sua pinta di birra cadeva a terra.
- Calma Helen, non c’è bisogno di fare così. – disse un ragazzo dai capelli corti e castani e gli occhi di un insolito rosso scuro. Si trattava di un quindicenne Bretone, ovvero un umano non proveniente da Skyrim.
Rachel fece subito un passo avanti, schiarendosi la voce con foga per attirare l’attenzione di tutti. La piccola folla si girò subito a guardarla. Helen strinse gli occhi, riconoscendola, e lasciò che sul suo viso comparisse un piccolo sorriso.
- Il nostro caro Kenta Occhi di Fuoco dice il giusto. – esclamò con calma la ragazza, mentre l’altra ritirava lentamente il pugnale, rivolgendo all’Orco Shuzra un’occhiataccia che venne subito ricambiata. – Ma Naeris e il suo compagno hanno ragione. Un drago ha attaccato Helgen, questa mattina, ma non ho notato dove si stesse dirigendo. – continuò, facendo qualche altro passo e poi fermandosi a pochi metri dal tavolo. – Ho quindi bisogno di una nuova armata. Deve trattarsi della migliore, la più forte, la più spietata. Insieme noi uccideremo quel drago e riporteremo la pace a Skyrim. Ci chiameremo Manti Bruciati, e per una volta … - la leader si fermò un attimo, riflettendo sul fatto di essere giusta o meno con le parole che stava per dire. - … Manto della Tempesta, Neutrali ed Imperiali si alleeranno per quella che potrebbe essere la più importante delle missioni. Allora, chi è con me?- annunciò infine, con tono sicuro ed orgoglioso.
I ragazzi e le ragazze presenti intorno al tavolo si scambiarono per qualche secondo delle occhiate insicure, ma neanche un attimo dopo, tutti iniziarono a urlare “Io”, e ad alzare le mani al cielo, desiderosi di avventura, pericolo ed adrenalina, come dei veri eroi.
Dietro di loro, Leonardo, Raffaello, Donatello e Michelangelo si lasciarono sfuggire un sorriso. Dimenticarono per un attimo i loro letti caldi alla tana e le nuove tecnologie, in quella dimensione evidentemente mancanti, e non fecero che esultare insieme agli altri.
- Okay … - sussurrò divertita Asia, sognando le nuove missioni. - … Sarà decisamente molto divertente. – concluse poi, per unirsi ai presenti intorno al tavolo di legno.
 
 
 
 
 
   
 
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