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Autore: Fjorleif    05/09/2015    12 recensioni
STORIA INTERATTIVA// posti ancora disponibili //. I fatti sono ambientati durante la guerra dell'Anello e la trama investe talvolta le vicende di personaggi minori, pur mantenendo i punti salienti della storia.
Dal primo capitolo:
Che cosa rimaneva della pace che un tempo regnava in quelle terre verdeggianti e altere? Che cosa della superba magnificenza delle sconfinate praterie e delle immense distese d'erba?
Eppure Éomer ricordava un tempo non troppo remoto in cui qualsiasi Eorlingas poteva attraversare in sicurezza le terre del Mark, senza avvertire la minaccia degli Uruk proveniente da Ovest, o la presenza inquietante del Male che cresceva ad Est.
Dal quarto capitolo:
Ma ciò che più sarebbe mancato al suo cuore sarebbe stato il mare, instancabile moto delle sue passioni e infallibile rimedio per ogni male che affliggeva il suo animo. Dove avrebbe trovato la forza di prendere importanti decisioni e a chi avrebbe confidato ogni sua preoccupazione? Per tutta la vita si era rivolta ai profondi flutti blu ponendo loro i suoi interrogativi e ogni volta aveva ricevuto una risposta, sussurrata dal fragore delle onde, sagge consigliere e complici amiche.
-Namaarie.- Disse in un sussurro. -Il mio cuore dormirà finché non ti rivedrà ancora.-
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Legolas, Lothirìel
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Questa fiction vuole essere un esperimento "interattivo" per coinvolgere più possibile tutti quegli ammiratori dell'Universo di Tolkien che vorrebbero vedere sè stessi o un proprio personaggio inserito nella Terra di Mezzo e che interagisce con i personaggi presenti. Da lettrice, mi è sempre capitato di volermi immergere nel mondo di cui stavo leggendo e che mi appassionava e penso che ciascuno di noi debba avere la possibilità di far parte di ciò che gli piace. Per maggiori informazioni, dare un'occhiata all'introduzione nel capitolo I.


Ed eccomi di nuovo fra voi! Pensavate di esservi liberati di me, eh?! Spiacente di deludervi, ma per un po' invaderò ancora le vostre letture (e spero i vostri cuori) con i miei aggiornamenti.
A proposito, sono arrivata in Cina e sono sana e salva (come, del resto, avete potuto constatare). Martedì inizieranno le lezioni, ma conto di trovare del tempo per scrivere. Avete dovuto aspettare un po' per questo capitolo perchè mi serviva un po' di tempo per ambientarmi, trovare l'ispirazione e, soprattutto, poter usare una connessione decente (normalmente di giorno fa schifo, ma HEY! Qui sono le 2 di notte AHAHAHAHAH).
Benebenebenebenebenebenebene! Ora mi dileguo e vi lascio al capitolo (lo so, sembro sotto effetto di droghe, ma è solo il tè verde!).
Baccccci! Leggete e commentate!!! :-D




6.Incontri

L'alba rischiarava da poco le lande sperdute del Mark e la fioca luce del primo sole illuminava le immense distese di erba fresca di rugiada quando i tre congiunti raggiunsero la meta del loro peregrinare. Dapprima intravidero la piccola torre di guardia della remota contea a nord di Edoras, poi, con l'avanzare del chiarore mattutino, scorsero anche la piccola palizzata di legno che racchiudeva poche dozzine di abitazioni. Queste non si potevano propriamente definire case, poiché agli occhi di un uomo di alto rango parevano più capanne di legno e paglia; non vi era in esse alcuna traccia dello splendore e della maestosità dell'architettura Númenóreana del regno di Gondor.
Del resto, gli uomini di Rohan si erano insediati soltanto in tempi relativamente recenti in quella zona e, proprio per questo, non erano mai venuti a contatto con l'antica civiltà dei Dunedain. La loro cultura era da sempre indissolubilmente legata ai cavalli, animali possenti e fieri, proprio come i loro cavalieri. Per un Rohirrim, guardare uno stallone in corsa equivaleva a libertà e il rapporto che si instaurava fra destriero e padrone era difficilmente comprensibile dalle altre genti che abitavano la Terra di Mezzo, ad eccezione degli elfi, che da sempre erano a stretto contatto con la natura e le sue creature.
Ben presto i tre varcarono le fragili porte che davano accesso alla città: quelle fortificazioni non avrebbero retto un attacco da parte degli orchi, nemmeno se questi fossero stati in minor numero rispetto agli abitanti.
Nel riconoscere il principe di Edoras coi suoi nobili cugini, la sentinella di guardia si piegò in un profondo inchino pieno di riverenza e li fece passare.
-Sapete dove posso trovare la fanciulla Brihtfyr?- Domandò Théodred con voce gentile, ricevendo un cenno della mano come risposta. Con un balzo smontò agilmente da cavallo e, afferrate le redini, proseguì conducendo a piedi l'animale. Lo stesso fecero Éomer ed Éowyn, seguendo il cugino in silenzio e facendo col capo un segno di saluto rivolto alla guardia.
Éowyn era fuori di sé dall'emozione: per la prima volta dopo tanti anni aveva finalmente avuto la possibilità di allontanarsi dalla capitale e di visitare un posto nuovo. Piena di curiosità, osservava qua e là lo svolgersi delle prime faccende quotidiane; vide un fornaio entrare ed uscire dalla sua modesta bottega con pesantissimi sacchi di farina sulle spalle e una donna anziana dare granaglie a polli e galline che razzolavano in un piccolo cortile recintato. La vita in quella contea le appariva assai diversa da quella a cui era abituata: non riusciva a scorgere servitori, né nobili consiglieri o dame delicate.
Improvvisamente lo sguardo di Théodred saettò fulmineo verso una casupola dismessa in fondo al viale altrettanto malconcio. Dalla porticina scricchiolante aveva appena fatto capolino una chioma rosso fuoco e, con essa, anche la sua proprietaria in tutta la sua grazia. I tre non tardarono a riconoscere in essa Brihtfyr e le si avvicinarono a passo svelto sollevando la mano in un lieve movimento. Anche la fanciulla impiegò ben poco tempo per capire di chi si trattasse e, piena di gioia e di stupore, corse incontro ai signori di Rohan lasciando cadere i panni che fino a pochi istanti prima stava reggendo.
Il principe di Edoras l'accolse tra le sue braccia, stringendola al petto possente e baciandole amorevolmente i capelli.
-Mia amata Brihtfyr!- Esclamò pieno di emozione. -Il mio cuore è stato a lungo in pena per te, ma ora che ti vedo, ogni traccia di malinconia e inquietudine è scomparsa.-
-Perdonami, Théodred, se non ho potuto attendere il tuo arrivo, ma quando la piccola Mildryd è venuta a cercarmi, ho temuto il peggio.- Gli occhi della giovane erano languidi d'amore e si perdevano in quelli di colui verso il quale aveva riversato tutta l'intensità del suo sentimento.
-Non ha importanza.- Rispose lui carezzandole delicatamente le guance arrossate dall'emozione e dall'aria fredda del mattino. -Ma ora dicci cos'è accaduto e perché sei stata costretta a fare ritorno al tuo villaggio così precipitosamente.-
Brihtfyr fece accomodare i preziosi ospiti appena giunti e offrì loro del latte caldo appena munto. In seguito, quando si furono rifocillati davanti al fuoco scoppiettante, spiegò nel dettaglio cos'era accaduto. Il piccolo centro abitato si trovava alle pendici della catena montuosa e il clima da sempre era stato particolarmente rigido. Quell'inverno un'enorme quantità di neve si era riversata sulle basse vette che circondavano la piccola contea, chiudendola in un freddo e bianco abbraccio. Col primo giungere della primavera, queste si erano sciolte, facendole cadere rovinosamente a valle e causando problemi di varia natura. Una di queste slavine aveva travolto il piccolo ripostiglio dove la madre di Brihtfyr era solita lavorare e tessere la lana, unica fonte di sostentamento della famiglia; poco dopo, inoltre, la donna si era ammalata a causa del clima gelido ed era stata costretta a letto da una forte febbre che non accennava a diminuire. Ora, aveva detto la fulva fanciulla, sua madre stava meglio e anche il ripostiglio era stato risistemato, ma il suo aiuto era stato indispensabile.
-Mi auguro con tutto il cuore che tua madre possa tornare al più presto in salute e ricominciare a filare la lana.- Disse Éowyn sinceramente preoccupata per la madre dell'amica.
-Sono fiduciosa.- Rispose quella. -Sta già molto meglio rispetto a quando sono arrivata.- Avvicinò le candide mani alle fiamme allegre.
Il camino emanava un piacevole tepore che invadeva l'intera stanza e il rumore della legna che bruciava lenta creava un'atmosfera calma e rilassata, nella quale ciascuno dei presenti si sentiva a proprio agio.
Éomer, taciturno ed immerso nei suoi pensieri, alzò lo sguardo osservando le condizioni precarie in cui verteva l'abitazione. Quella povera gente aveva bisogno di una sistemazione e maggiore protezione, cosa che, osservò con amarezza, al momento Rohan non poteva fornire loro. Avrebbe dato la sua vita senza timore, né ripensamento per poter proteggere la sua gente, ma la sua vita non sarebbe bastata ad allontanare tutto il male che ormai regnava incontrastato espandendosi a macchia d'olio.
-Cosa farai ora?- La voce di Théodred ruppe il silenzio che aleggiava nel piccolo ambiente chiuso. -Vorresti tornare a Edoras insieme a noi?-
-Penso di poter tornare.- Affermò la dama con convinzione. -Ora Mildryd può badare da sola a mia madre.-
-Desidero partire oggi stesso, se per te va bene.- Proseguì il nobile principe. -A lungo sono mancato da casa e pare che anche la salute di mio padre verta in condizioni precarie.-
-Re Theoden è sotto l'influsso di quel viscido serpente e il suo veleno lo fa avvizzire ogni giorno di più sotto il peso del Male.- Puntualizzò Éowyn con parole cariche di rancore e risentimento. Se solo le fosse stato concesso di brandire un'arma, avrebbe mozzato la testa di quell'infido malfattore con un colpo netto, ma egli era nelle grazie del re e, per di più, era molto astuto.
-Partiremo prima del calare del sole.- Dichiarò Théodred alzandosi dalla sedia ed avvicinandosi all'unica finestra che rischiarava la stanza. Fuori aveva iniziato a nevicare lievemente e i fiocchi leggeri cadevano coprendo la terra di un candido e soffice manto. Fissò le iridi chiare su quel paesaggio desolato e, sospirando, giurò a sé stesso che, una volta re, avrebbe fatto tornare Rohan al suo antico splendore.





Il sole era quasi tramontato, dipingendo il cielo di vividi colori. I quattro compagni erano ormai lontani dal villaggio e si erano da poco inoltrati in un piccolo boschetto silenzioso nel quale scorreva un ruscelletto gorgogliante.
Ad un tratto, la quiete fu rotta da un verso gutturale e dal sibilo di una freccia che mancò di poco il bel volto austero del poderoso Éomer. Questi, in preda alla furia più cieca, si voltò di scatto verso l'antro da cui era giunto il dardo e vide chiaramente un Orco celarsi nel fitto delle fronde, reggendo una balestra. Allarmati, i quattro tirarono con forza le redini del cavalli facendoli fermare, pronti per rendere il ben servito all'immonda creatura. Tuttavia, un altro verso simile al precedente, ma più acuto e più distante, squarciò l'aria.
Il mostro guardò per un istante i Rohirrim con sguardo carico d'odio, sebbene, com'era consuetudine per gli esemplari della sua razza, i suoi occhi fossero spenti e privi di espressione, come se la fiamma dell'essenza vitale non bruciasse dentro di loro; esitò per qualche brevissimo istante e, infine, si precipitò nella direzione da cui era provenuto l'urlo, seguito, a poca distanza, dai quattro a cavallo.
L'Orco li condusse in una radura, dove quello che videro fu sconcertante: un solo guerriero era attorniato da un gruppo di sei Orchi, mentre alcune fetide carcasse giacevano già a terra, bagnando l'erba fresca con il loro sudicio sangue scuro. Ma ciò che più apparì sorprendente ai compagni fu l'identità del giustiziere d'Orchi, che altri non era se non una splendida dama dai lunghi capelli setosi e dai tratti delicati e armoniosi.
In poco tempo la fanciulla si liberò anche dei rimanenti  avversari, recidendo le loro teste senza pietà alcuna, gli occhi luminosi carichi di disprezzo.
Éowyn spalancò le iridi chiare guardando con meraviglia e ammirazione il coraggio e la forza di quella giovane guerriera, che affrontava senza paura quei mostruosi nemici. Un fuoco si accese nel suo petto e, per un istante, fu tentata di scendere da cavallo per darle ausilio, pur non essendo in possesso di una spada.
Dopo essersi accertata che la sua vita non era più in pericolo, la combattente si guardò intorno e notò di essere in presenza di sconosciuti, stavolta appartenenti alla sua razza. Incerta sull'agire, rinfoderò la spada e fissò i quattro in silenzio, in attesa che parlassero per primi.
E così fu. Éomer scese per primo da cavallo e si avvicinò alla fanciulla con aria sospettosa; ancora stentava a credere a ciò che le sue iridi avevano veduto: una donna non avrebbe mai potuto possedere una tale abilità in battaglia, a meno che non si trattasse di un sortilegio.
-Dimmi chi sei e per quale motivo sei in possesso di una spada, pur indossando vesti da donna.- Disse in tono imperativo.
-Non è mia consuetudine rivelare chi sono se prima il mio interlocutore non manifesta la sua identità.- Ribatté lei prontamente.
Per un istante Éomer rimase impietrito di fronte alla spigliatezza della sua risposta. Al suo posto, intervenne dunque Théodred, ancora in sella al suo destriero.
-Sono Théodred, figlio di Théoden, re di Rohan. Questa è Brithfyr, figlia di Brithsige, e questi sono i miei cugini, Éomer ed Éowyn, figli di Éomund. Ci siamo imbattuti nell'orrenda creatura che hai liberato dal peso immondo della sua vita e siamo rimasti sorpresi nel vedere che una fanciulla, da sola, ha potuto tenere testa a così tanti nemici ed uscire vincitrice dallo scontro. Per questo motivo, e per accertarci che anche tu non sia un nemico, vorremmo conoscere il tuo nome.- Le parole gentili del principe avrebbero persuaso qualunque creatura di animo gentile a mettere da parte ogni timore e rispondere.
L'incantevole dama esitò per qualche istante. Il suo cuore era combattuto: da un parte, avrebbe potuto trovare dei nuovi compagni, dopo che la sua strada si era divisa da quella del suo precedente accompagnatore; dall'altra, tuttavia, rivelare la sua vera identità avrebbe potuto essere un rischio, poiché non era ancora tanto lontana da Dol Amroth per sentirsi al sicuro.
-Il mio nome è Earfinde e sono diretta a Nord. La mia casa si trova a Sud, in un paese lontano da questo, per distanza e per aspetto.- Disse infine, decidendo di celare chi fosse per il momento. Dopotutto, quello che aveva detto non poteva essere totalmente considerato una menzogna. Il nome Earfinde le era stato donato da Talyon e in lingua elfica significava “capelli di mare”, alludendo al suo luogo di origine, alle leggere onde che attraversavano la sua chioma e all'amore sconfinato che provava per i maestosi flutti blu, dimora di Ulmo. Inoltre la sua terra si trovava davvero a Sud, benché avesse deciso di non rivelarne il nome.
-Vedo che sei da sola e senza un cavallo, Earfinde. La notte si avvicina e nell'oscurità potresti incontrare altri pericoli e non è detto che tu ne esca ancora una volta indenne.- Osservò saggiamente Théodred. -I miei occhi mi dicono che sei di nobile stirpe e il tuo volto e la grazia del tuo parlare mi inducono a credere alla mia supposizione. Sarei onorato se tu potessi essere ospite del Palazzo d'Oro di Edoras, dove i pellegrini beneficiano del nostro rispetto e della nostra protezione.-
A queste parole, Lothíriel spalancò gli occhi, piena di meraviglia. Meduseld, questo era il nome della dimora dei signori di Rohan; a lungo aveva sperato di vederlo e a lungo aveva fantasticato sullo splendore dei suoi porticati e la ricchezza delle sue decorazioni e dei suoi arazzi che dipingevano la storia degli Eorlingas. Decise, dunque, di accettare l'invito, sentendosi più al sicuro fra le mura di un castello piuttosto che nel fitto della foresta.
-Sarei felice e onorata di poter trascorrere la notte al riparo dai pericoli e dal freddo. Le mie membra non sono abituate al clima rigido di queste radure selvagge e temo più per la mia salute che per la mia incolumità.- Accennò un sorriso, sentendosi improvvisamente a suo agio in presenza di una creatura gentile e magnanima quale era Théodred.
Questo sorrise a sua volta, facendo un lieve cenno di assenso col capo.
-Molto bene. Cavalcherai con mio cugino, Éomer, dal momento che già io e Brihtfyr graviamo sul dorso di Brego.-
La fanciulla fissò lo sguardo carico di disappunto sull'uomo col quale avrebbe condiviso il destriero. Le parole del Rohirrim erano sembrate dure e scortesi alle sue orecchie, come uno stridio improvviso che rompe la quieta bellezza del silenzio. La luce, ormai rarefatta, che filtrava attraverso le fronde degli alberi non permetteva di distinguere nitidamente i particolari delle sagome, tuttavia il cavaliere le parve di bell'aspetto. Era fiero e possente e gli occhi attenti fissavano instancabili qualsiasi cosa lo circondasse. I tratti duri e belli ricordavano la ferocia di una creatura selvaggia e indomita e nel suo sguardo sprezzante si scorgeva il coraggio di un guerriero pronto a dare la vita per la sua gente e i suoi ideali.
Si avvicinò a lui, che nel frattempo era rimontato a cavallo e la osservava impassibile, e, titubante, gli porse la mano. Questi la afferrò con forza e, con poca grazia, la sollevò senza sforzo alcuno.
Sempre più indispettita, Lothíriel emise un verso di stizza, stingendo nervosamente la stoffa preziosa della sua gonna.
-Vi conviene aggrapparvi, donna del Sud, se non volete capitolare appena partiamo.- La apostrofò lui, facendo salire la sua irritazione.
La giovane non ebbe neppure il tempo di ribattere, poiché Zoccofuoco era già partito al galoppo e si dirigeva a gran velocità verso Edoras, dimora dei figli di Eorl.



Spazio Autrice: Per chi di voi fosse giunto in fondo, avete visto che sorpresina?! AHAHAH! Dite la verità che non ve lo aspettavate! Per eventuali errori di battitura o di distrazione chiedo venia, abbiate pietà, sono davvero le due di notte e io non vedevo l'ora di pubblicare il capitolo che ho appena finito di scrivere. E' ancora "caldo di forno" e spero tanto che vi sia piaciuto.
Abbiamo finalmente incontrato Brihtfyr, cara ragazza, e rammento che è opera di leila91 (che invito a leggere il capitolo e a dirmi cosa ne pensa del suo personaggio).
Chiunque di voi avesse voglia di lasciarmi una piccola recensione, scrivendomi delle impressioni sul capitolo, avrà la mia eterna gratitudine e il mio amore incondizionato (Più di questo, ahimè, non posso darvi!).
Un abbraccio e un saluto dalla grigissima Pechino (che le Paludi Morte le fanno un baffo! xD). Schezo, ovviamente: Pechino è bellissima.
A presto!
Fjorleif.


 
   
 
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