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Autore: Hoi    24/09/2015    1 recensioni
I fatti narrati si svolgono dopo gli eventi del primo film
“Pronto! Aiuto ho investito una persona. Sono in via...” Dove cazzo ero? Mi guardai attorno nel panico. Non c’era neanche un fottutto cartello. Merda! Ma quella era New York. Una New York mezza distrutta e ancora in piena ricostruzione, ma pur sempre New York. Di certo avrebbero rintracciato la chiamata e sarebbero venuti ad aiutarmi.
“il numero da lei selezionato è inesistente”
“Cosa?!?!?!” Piena di sgomento guardai lo schermo. 118. Idiota! Idiota! Idiota!
Genere: Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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So che non aggiorno da una vita e che nel frattempo sono usciti altri filme e quindi bhé... risulta ormai poco interessante... ma posso assicurare che il periodo che mi si presenta davanti è meno caotico e potrò aggiornare più spesso, sempre ammesso che importi ancora a qualcuno ^^' nel dubbio... ecco un riassunto scrauso per rinfrescare la memoria
RIASSUNTO SCRAUSO
In una notte di pioggia, l’Architetto Francesca Recidivo investe per sbaglio un bel ragazzo, Scott, che finisce a dormire sul divano della sua camera d’albergo. Il mattino dopo Francesca viene attaccata da un chitauro, per qualche benedizione divina si salva, ma finisce in ospedale. Lì incontra nuovamente il bel Scott, che gli fa una romantica dedica sul gesso. Appena ripresa Francesca torna di corsa al lavoro, ma il suo capo/tiranno Tony Stark la convince a presenziare ad una riunione degli Avengers in merito ai fatti accaduti. Lei però all’ultimo improvvisa una romantica fuga con il suo fidanzato Davide che preoccupato per la sua scomparsa l’ha raggiunta dall’Italia, il tutto finisce nuovamente con l’attacco di un chitauro. I due piccioncini vengono quindi messi sotto la custodia degli Avengers, che iniziano a sospettare di loro. Durante il pigiama party però Tony (che in realtà è Loki travestito) da fuori di matto e fa andare fuori di testa anche Bruce. Mentre gli Avengers cercano di calmare Hulk che sta facendo a pezzi la torre, Francesca viene salvata da Scott, che sorpresa delle sorprese, si rivela essere Loki. Loki ammette di averla incantata, facendola sembrare lui agli occhi dei chitauri, che lo vogliono morto. Tanto per non farci mancare niente anche Davide, la Vedova Nera e Iron Man (quello vero), li raggiungono, e dopo un breve scenata di gelosia tra i due fidanzatini, arrivano pure due bei chitauri che come il prezzemolo stanno bene su tutto. La battaglia a quindi inizio, ma non prima che Loki renda inutilizzabili le armi della vedova Nera e l’armatura di Tony, che finisce a terra bloccato sotto al peso dell’acciaio.

Ehm… So che sembra un gran macello… Ma non è poi così male… Giuro!







“Stanno cercando me, credono che io sia Loki… Lui ha fatto una specie di incantesimo”
Davide mi afferrò una mano, spingendomi verso le scale. Vidi distrattamente la Vedova che riponeva la pistola nella fondina e avanzava. Se voleva farsi ammazzare, affrontare disarmata due alieni e un dio vichingo era di certo un ottima idea. Per un attimo esitai, era una stronza, ma lasciarla sola in quella situazione… Mi fermai, non tanto per i sensi di colpa, quanto per il Kitauro urlante che ci bloccava la strada. La bestia allungò il braccio per afferrarmi, ma io fui più veloce e riuscii a schivarlo spostandomi di lato, allontanandomi da Davide. Iniziai a indietreggiare, cercando di prendere tempo, il Kitauro si avventò su di me cercando di schiacciarmi con un pugno. L’aria scricchiolò, ci fu un lampo e il colpo sospeso della bestia si contorse in uno spasmo di dolore. L’alieno cadde a terra gemendo, al suo fianco Davide si reggeva a malapena in piedi. Non sembrava un eroe coi pochi capelli che spuntavano da sotto al berretto scompigliati dall’elettrostatica e il viso bianco. Tremava, anche se non avrei saputo dire se per la paura o per lo sforzo, quello che sapevo era che non si sarebbe mosso da lì per un altro po’. Corsi verso di lui, decisa a trascinarlo via. La Vedova Nera se la sarebbe cavata anche meglio senza di noi.
“Perdonami, ma non credo proprio di potertelo permettere”
Loki si mise davanti a me, afferrandomi il braccio. Cercai di divincolarmi, triando con tutte le mie forze, per arrivare da Davide. Per qualche assurdo motivo ero profondamente convinta che se solo fossi riuscita a sfiorarlo, sarei stata in salvo. Forse anche Davide ebbe lo stesso pensiero, perché fu lui ad afferrarmi, per un lungo istante lo tenni stretto, ma il gesso mi concesse solo una fragile presa e la forza sovrumana di Loki fece il resto.
Fui strappata via appena in tempo per non essere trascinata dall’altra parte della stanza con Davide. Impotente vidi il ragazzo che amavo cadere a terra. Non si era nemmeno rimessa in piedi quella bestia, che già lo afferrava, lanciandolo contro la parete.
Un grido di dolore mi sfuggì dalle labbra. Lo avrebbe ucciso, perché ormai sapeva che era pericoloso, perché aveva tentato di proteggermi.
Gli occhi si riempirono di lacrime, mentre Loki mi allontanava da loro.
“Ammetto che sono un po’ deluso, avrei sperato che fossi tu ad essere più che un semplice umana, ma in fondo non fa alcuna differenza.”
La voce di Loki era tranquilla, rinfrancante, gentile.
La torre tremò. Loki mi lasciò andare ed io caddi a terra. Mentre ancora il mio mondo vibrava, minacciando il collasso alzai gli occhi su di lui e lo vidi sorridere. Lo sapeva. Sapeva che avevo bisogno del suo aiuto se volevo sopravvivere e purtroppo lo sapevo anche io.
“Cosa vuoi da me?”
Il terremotò si fermò, ma non mi rialzai. Fu lui a inginocchiarsi. Con un braccio pigramente appoggiato al ginocchio mi guardava dall’alto in basso.
“Tu mi incuriosisci, lo ammetto. È disarmante il modo in cui riesci a sopravvivere, nonostante la tua spiccata mancanza di qualunque dono.”
Fece una pausa, ma io non raccolsi la provocazione. L’insulto mi scivolò addosso.
“Non sei intelligente, né sveglia, non hai una grande forza… e sei ingenua, terribilmente ingenua. In tutta sincerità sono solo curioso di vedere se ti salverai”
Una macchiolina rossa invase il mio campo visivo, attirando la mia attenzione. La Vedova Nera stava schivando i colpi del kitauro, era rapida e non sembrava affatto in difficoltà, ma non riusciva a contrattaccare. Non avevo idea di cosa avesse in mente, ma non sembrava stesse funzionando.
In un impeto d’ira il Kitauro si avventò su di lei, istintivamente voltai lo sguardo per non vedere cosa le stesse capitando, sfortunatamente mi imbattei in qualcosa di peggiore: il viso rilassato di Loki. Avrei voluto insultarlo, gridargli in faccia il mio odio o maledirlo, ma le parole mi si bloccarono in gola e la mia vista iniziò ad annebbiarsi. Mi alzai di scatto. Non mi importava se lui mi credeva debole, non volevo comunque dargli ragione. Prima che potesse alzarsi mi allontanai. Non ero stupida, mi rendevo conto che più mi allontanavo da lui più mi esponevo a rischi. In qualche modo lui mi teneva al sicuro… o meglio, sapeva dove stare durante una battaglia.
I tacchi della Vedova Nera stridirono sul pavimento. Mi voltai di scatto verso quel rumore, lei stava bene ed era vicina, pericolosamente vicina. Improvvisamente l’idea che mi ritenesse ancora una nemica si insinuò nel mio cervello e si diffuse in tutto il mio corpo, trasformandosi in tremito. Feci un passo indietro, cercando di capire le sue intenzioni e non mi accorsi del chitauro che nel tentativo di schiacciarla con un pugno, quasi mi colpì. Il mio corpo si paralizzò per il terrore, mentre la belva fissava i suoi occhi nei miei. Non si può dire che io sia intuitiva, ma quando i nostri sguardi si incontrarono, io ebbi la certezza che in lui ci fosse qualcosa di diverso. Non per sembrare razzista… ma davvero… avete provato a guardare un chitauro? Sono tutti maledettamente uguali. Lui non faceva eccezione. Era identico a quello che mi aveva aggredita sulla Torre dei Vendicatori a quello del caffè. Era identico ad ogni maledetto alieno arrivato a New York, eppure quando ci guardammo negli occhi io fui certa non poteva essere un semplice alieno.
Non saprei come spiegarlo… non erano gli occhi di una belva quelli che stavo guardando, c’era una tale risolutezza e determinazione in quello sguardo che avevo visto raramente in vita mia. Non mi sembrò di aver davanti una belva o un mostro, mi sentii davanti ad un Capitano, uno Steve Rogers alieno, un essere formato per la guerra, a qualcuno che avrebbe fatto qualunque cosa per raggiungere il suo obiettivo e il suo obiettivo ero io.
Pregai con tutte le mie forze che non mi riconoscesse, che non capisse. Non so se le mie preghiere non furono ascoltate o se semplicemente non fosse in grado di distinguermi dalla Vedova Nera, so che chiuse una mano sulla mia testa e mi strinse tanto da non farmi respirare. Iniziai a tremare tanto violentemente da perdere la cognizione di ciò che avevo attorno. Ero certa che il panico avesse avuto la meglio e che sarei morta, tanto che il primo respiro che riuscii a prendere mi sembrò qualcosa d’innaturale. Iniziai a tossire violentemente, aggrappandomi al pavimento. In qualche modo ero caduta a terra. Il chitauro era ancora lì accanto a me sul pavimento e tremava. Con qualche istante di ritardo capii che non ero io a tremare, ma l’intera torre. Un sonoro schianto mi fece voltare. Il lampadario era crollato a terra, dietro alle scintille, Davide si reggeva in piedi a stento, aggrappato allo stipite della porta. Prima ancora che il mio cervello realizzasse cosa stava succedendo, il mio corpo iniziò a strisciare verso la scrivania. Solo quando ci fui sotto ricominciai lentamente a ragionare. La torre stava per collassare. Ormai questa era una certezza. Per quanto fosse maledettamente a prova di terremoto, quella struttura ormai era sotto attacco da troppo tempo, non poteva reggere all’infinito. Le menzogne, Loki, i chitauri, niente di tutto questo aveva davvero importanza, non davanti alla prospettiva di un collasso della struttura. Dovevo impedirlo. Dovevo far finire quella follia. Era una mia responsabilità e se non ce l’avessi fatta sarei morta e avrei trascinato con me migliaia di persone.
Mi aggrappai alla scrivania che si stava lentamente spostando, cercando in quel precario supporto l’aiuto per rimettermi in piedi. Riuscii a trovare l’equilibrio, quindi la lasciai, con il patetico risultato di finire nuovamente a terra, accompagnata da un cassetto, a cui avevo tentato di aggrapparmi in extremis. La cancelleria si riversò tutta attorno a me, mentre un paio di forbici mancavano per un soffio la mia unica mano buona. Quel paio di forbici mi sembrarono un messaggio divino. Non avevo idea di come si usasse una pistola, o di come si combattesse un dio, ma le forbici le sapevo usare. Con la forza della disperazione le afferrai e iniziai ad incidere il gesso. Riversai su quel gesso tutto l’odio che provavo. Non era stato l’inizio di tutto, ma era senza dubbio il simbolo della mia stupidità, ingenuità, debolezza ed ero davvero, davvero incazzata. Notai a malapena un ombra farsi grande su di me e poi scomparire. Nella mia follia, non importava se il chitauro mi avrebbe afferrata e uccisa, importava solo che riuscissi a togliere quel maledetto gesso.
Quando alla fine riuscii a liberare l’arto era passato parecchio tempo, la torre aveva smesso di tremare. La Vedova stava tenendo di nuovo a bada il chitauro e io ero distrutta. Anche senza gesso la mia mano era violacea e continuava ad essere scossa da fitte. In quelle condizioni mi era di peso, ma non importava. Avevo perso parecchio tempo. Con tutta probabilità mi ero fatta salvare dalla Vedova Nera, ma anche questo non importava. Era decisamente tempo che facessi qualcosa di intelligente e per quanto pensassi l’unica alternativa che avevo era Loki.
La vedova Nera aveva portato il suo avversario a debita distanza e Davide arrancava dall’altra parte della stanza, cercando di allontanarsi dal suo malandato assalitore. L’armatura di Ironman era ancora immobile a terra, non avevo idea delle condizioni in cui era il signor Stark, ma non potevo credere che potesse stare bene e contemporaneamente zitto. Inspirai profondamente e superai l’armatura. Dovevo ignorarle tutti loro, proprio come faceva lui.
Era in piedi tranquillo, in mezzo a tutto quel caos. Osservava distrattamente la battaglia che si articolava attorno a lui. Eppure, nonostante vi fosse così vicino, Loki e il caos sembravano in due mondi separati. Lui era l’occhio del ciclone e non potei fare a meno di pregare che non fosse per via di un incantesimo. Mi fermai davanti a lui, ma non si voltò. Era impossibile che non mi avesse notata. Lo si vedeva da come dominava la scena che ci stava tenendo tutti sott’occhio. Ci sorvegliava, per assicurarsi che le cose andassero come aveva programmato.
La lama delle forbici era fredda, strinsi il manico con forza, per darmi coraggio.
“Sei una tale delusione”
Loki si voltò lentamente. Il suo sguardo trasudava disprezzo. Non so cosa avesse creduto, o cosa si aspettasse da me, io non ero un eroe, ero solo una ragazza con delle forbici, per questo per quanto sapessi che non aveva senso, alzai la mano e mirai a quello sguardo deluso.
Non mi avvicinai nemmeno al suo volto. A metà strada Loki mi afferrò il polso. Quella goffa pugnalata rimase a mezz’aria.
“Pensi davvero di potermi nuocere con questo… giocattolo?”
Scoppiò a ridere, stringendo il mio polso con più forza. Il braccio iniziò a farmi male, ma ero ancora determinata ad eseguire il mio piano. L’unico maledetto braccio che avevo iniziò a pulsarmi dal dolore. Iniziai a strattonare con forza, cercando di liberarmi, ma più tentavo, più la stretta si serrava. In preda al dolore le dita si aprirono e le forbici caddero. Mi lasciò andare. Istintivamente mi afferrai il polso. Una mossa decisamente stupida visto che l’altra mano era persino messa peggio. Nonostante il dolore, ero orgogliosa di me stessa.
“Tu… Ti sei liberata del gesso” La voce di Loki appariva incerta e divertita.
Per un attimo sorrisi, poi incontrai i suoi occhi. Il suo sguardo era tutt’altro che divertito. Fece un passo in avanti, costringendomi ad arretrare. Alle sue spalle l’ombra del Kitauro divenne più grande, ma io non riuscii a capire cosa stesse facendo. I miei occhi erano incastrati nello sguardo pieno d’odio di Loki.
“Tu… piccola ingenua. Credevi davvero di potermi ingannare? Di poter ingannare ME?”
La voce di Loki tremava dalla rabbia. Con un gesto secco, strappò il frammento di gesso incollato con lo scotch al suo mantello.
Attaccare addosso a Loki la formula magica che aveva scritto sul mio gesso, non era certo il piano più geniale che si potesse escogitare, lo ammento… in effetti era più uno di quei piani che possono venire in mente solo ad un bambino… o a Giovanni Muciaccia… Ma sul serio, sfido chiunque a tirare fuori qualcosa di meglio col poco che avevo.
Loki si chinò verso di me.
“Mi hai deluso”
La sua voce era piena di disgusto e mi sentii male. Aprii la bocca, ma le parole mi morirono in gola. Per questo le forzai e gli risposi. Ormai mi ero ripresa. Ero uscita dallo stato di panico e catalessi che mi aveva assalita e non intendevo ricaderci. Dovevo essere la testa calda di sempre se volevo uscirne.
“Tu… hai decisamente degli standard troppo alti”
Per un attimo lui mi fissò in silenzio. Non so se volesse uccidermi, di certo stava per dire qualcosa, ma io oramai ero partita, così ignorai lui e la lotta alle sue spalle. Non mi sarei fermata facilmente.
“Sì, lo ammetto. Ho sconfitto due chitauri, ho evitato il crollo di questa torre più di una volta e tenuto testa ad un dio nordico, ma non tutto nello stesso tempo! Erano suddivisi, ok? Sapevo su cosa concentrarmi. Non puoi passare da livello uno al boss finale. Non sono pronta e poi…  Io non devo essere pronta. Io sono un Architetto, non un Supereroe e comunque ho fatto meglio del signor Stark.”
Non avevo dubbi che dentro alla sua gabbia di metallo, il signor Stark stesse brontolando a più non posso. Mi avrebbe stressato l’anima appena ne fosse stato in grado, cercai di non pensarci, avevo altro su cui concentrarmi. Tipo il dio che avevo davanti.
“Non sei totalmente in errore. Se i più grandi eroi dalla terra non possono nulla contro di me… cosa mai potresti fare tu?”
Un sorriso ebete mi illuminò il volto. Finalmente ci eravamo capiti.
“Questo gioco non poteva durare, non ne sei all’altezza. Sarà meglio che ti incida questo marchio in fronte e prosegua col mio piano”
Il mio sorriso si spense mentre fissavo il pezzetto di gesso brillare nella mano alzata di Loki. Non ci eravamo capiti. Non ci eravamo capiti per niente. Feci un passo indietro, cercando di raccogliere le forze per mettermi a correre, poi mi fermai.
“Tu non ti stai comportando con onore”
Lui mi guardò divertito, ma nuovamente non gli lascia tempo per replicare.
“La prima volta che ci siamo incontrati mi hai dato la tua parola che ti saresti comportato con onore. Lo so, ok? La gente mente e tu… bé tu di minchiate me ne hai raccontate un sacco… Ma a quella ci ho creduto molto più delle altre e… non so molte cose sull’onore è vero, ma per ora mi sembra che le tue azioni siano state mirate a salvarti e ad indirizzare la guerra in una certa direzione. Questo invece… Ormai hai raggiunto il tuo obiettivo quindi, questa sarebbe una cattiveria gratuita e di certo non onorevole.”
Lui mi guardava. I suoi occhi erano freddi e ostili. Non si fidava di me era chiaro, come era chiaro che stessi cercando di salvarmi. Sì, era vero. Volevo salvarmi, ma questo non significava che non pensassi davvero le cose che avevo detto.
“Credi davvero di trovare salvezza in questo modo? Sono stato io a distruggere questa città. Credi che non abbia il coraggio di far del male ad una singola donna?”
La verità era che non avevo idea di chi fosse, o di cosa fosse capace. Sapevo che mi aveva curato le ferite al viso, che probabilmente l’aveva fatto solo per darmi una probabilità in più di sopravvivere per non far fallire il suo piano. Sapevo che la prima volta che l’avevo visto lui era fradicio di pioggia, mi era sembrato solo e triste e io avevo abboccato. Mi aveva solo presa in giro, eppure…
“Io non so nulla di guerra. Non so cosa sia successo. Non so perché l’hai fatto. Non so se lo volevi o meno. Ma… Non mi sei sembrato così… Spietato. Mi sei sembrato determinato” e solo e disperato, ma queste ultime considerazioni me le tenni per me, a nessuno piace guardare in faccia la realtà.
Senza alcun preavviso quella piccola luce scomparve, inghiottita da un enorme mano azzurra. I lineamenti sottili di Loki si distorsero in una smorfia di dolore e sorpresa. Il chirauro stava stritolando la sua mano, probabilmente incidendovi il marchio che sarebbe stato destinato a me. Non sapevo se i chitauri avessero capito cos’era successo o se semplicemente avevo avuto fortuna, le mie gambe decisero prima del mio cervello e io mi ritrovai a correre verso l’ascensore. Non riusciva a capire cosa stesse succedendo attorno a me, vedevo soltanto la strada che mi divideva dell’ascensore.
Contro ogni logica ed ogni buon senso mi fermai. Diedi un’occhiata alle mie spalle e vidi Loki che cercava di liberarsi. Per un attimo esitai, poi afferrai la gamba metallica del mio capo ed iniziai a tirare.
Con uno stridio insopportabile l’armatura iniziò a strisciare lentamente sul pavimento. Ero riuscita a trascinarla solo di qualche centimetro prima di fermarmi. Il braccio mi esplodeva di dolore, ma la mia mente non poteva fare a meno di pensare a quel povero pavimento di marmo, che avevo fatto importare direttamente da Carrara. Una mano mi afferrò la spalla ed io sobbalzai terrorizzata. Il viso sporco di polvere e sangue di Davide mi apparve davanti e io fui talmente sollevata che i miei occhi si riempirono di lacrime. Senza dire nulla Davide prese l’altra gamba e ricominciammo a trascinare il mio capo verso l’ascensore. In un attimo eravamo dentro l’ascensore. Il dolore al braccio mi fece girare la testa e prima che me ne accorgessi mi trovai seduta a terra accanto all’armatura. Per un assurdo istante chiusi gli occhi, cercando di far fermare il mondo attorno a me, quando li riaprii il caos era ancora ovunque. Davide, con la mano appoggiata alla pulsantiera, si sporgeva fuori dalle porte gridando qualcosa. Cercai di concentrarmi su quello che diceva, ma prima che ci riuscissi un tacco cozzò violentemente contro l’armatura di Stark. Un altro tacco lo seguì in rapida successione, portandosi dietro il sottile profilo della Vedova Nera, che senza un minimo di decenza se ne stava in piedi sopra al corpo inerme del mio capo. Per un attimo la guardai, intenzionata ad insultarla, ma le porte si chiusero, facendo apparire la battaglia solo un brusio lontano e io mi persi in quella tranquillità apparente.
  
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