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Autore: LaNonnina    25/09/2015    4 recensioni
Katerina Iris Cooman King, per gli amici Kick.
Ragazza intraprendente, spavalda e sicura di sè.
L'Uno.
Ragazzo sfacciato, spavaldo e sicuro di sè.
Davvero solo gli opposti si attraggono?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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KICK & CHRIS
Girone di ritorno: 2 - 1

Ebbene sì, ho passato l’intero pomeriggio a fare shopping con mia cugina.

Lo so che potrebbe suonare strano detto da me, ma quel C.d.E. (Coglione di Evans) ha voluto la guerra ed io sono pronta a combattere.

Se ne pentirà amaramente di avermi trattata come una delle tante oche che gli starnazzano attorno.

*
Al Ristorante
45’
Eccoci qui a festeggiare il nuovo lavoro di mio fratello in una pizzeria totally Italian.

Ci siamo tutti.

E con tutti, intendo proprio tutti. Purtroppo.

“Verdure? – Wurstel? – Salsiccia e patatine? – Margherita?” Elenca il cameriere.

“Mia! La Margherita è mia!” Dico a voce alta per attirare la sua attenzione. Il ragazzo la posa gentilmente davanti a me. Lo ringrazio.

Sento una leggera risata alla mia destra. “Sei a dieta per caso?”

Socchiudo gli occhi e respiro a fondo prima di esalare un: “Quale parte dell’accordo non una parola tra noi non ti è chiara?”

Come on! Siamo seduti vicini a tavola, perché non dovremmo fare conversazione?” Protesta quasi piccato.

“Scusa Kick, potresti passarmi l’olio piccante?” Ci interrompe Paul, il migliore amico di mio fratello, seduto davanti a me.

Prendo la boccetta che si trova accanto al mio bicchiere e gliela passo.

Sorride. “Grazie mille.”

“Figurati.”

Il mio vicino, nonostante l’interruzione, pare essere iperattivo e non demorde. “Dai, Perché non mi parli?”

Decido di ignorarlo.

Insiste. “Dai dai dai dai…”

“Perché mi urti.” Sibilo. Afferro forchetta e coltello e inizio a tagliare a spicchi la mia pizza.

Mi fissa, tenendo il bicchiere a mezz’aria. “Ti urto? Ma che linguaggio forbito...”

“Perché mi rompi le palle. Capisci o devo spiegartelo a gesti?” Sbotto continuando a tagliare nervosamente la povera margherita.

Emette un fischio. “Come siamo acide questa sera… Voglie insoddisfatte per caso?” Domanda con un ghigno.

Eh no. Questo punto deve essere mio.

“Effettivamente sì.” Affermo appoggiando le posate. “Una voglia la ho… E non riesco più a resistere…” Continuo, indossando un sorriso malizioso e occhioni da cerbiatta. “Mi impegno sai? Ma proprio non ce la faccio…” Mormoro allungando una mano tra le sue gambe sotto al tavolo. Si irrigidisce all’istante. Avvicino la mia bocca al suo orecchio. “Ecco vedi… Avrei così tanta voglia di…”

“… Di?” Soffia.

Mi allontano di scatto da lui. “Di strangolarti. Ma non posso, non a tavola almeno. Non è educato.”

Afferro un trancio di pizza e lo addento, prima di conversare con l’amica seduta alla mia sinistra.

1 – 0. Goal.
 
*
90’

Quel C.d.E non mi ha più infastidita per il resto della serata… Devo ammettere che un po’ mi dispiace, in fondo è divertente prendersi in giro e sfogarsi l’uno con l’altro. Non che sia costruttivo o utile per far crescere un rapporto, però non si può mica essere sempre carini e coccolosi. No no.
Dopo la pizza ed il caffè, i proprietari del ristorante ci offrono gli amari. Lo so che dovrei rifiutare perché l’alcool mi sconnette il cervello… ma non m’importa. Un liquorino aiuta a digerire, no?

“Ehi, vacci piano con quello, è più forte di quel che sembra.”

Annuso il contenuto del bicchierino e arriccio il naso. Caspita, Evans ha ragione. “Quel che non ammazza ingrassa!” Commento ridendo.

“Tranquilla, al massimo ti porto a casa io, Kick.” Propone Paul con un sorriso dolce.

Gli sorrido a mia volta. “Grazie Paul.” E bevo tutto d’un fiato.

Al massimo ti porto a casa io, Kick.” Sento scimmiottare al mio orecchio a bassa voce.

Giro di scatto la testa verso destra e mi ritrovo un tenero paio di occhi azzurri su una faccia da schiaffi a pochi centimetri dal mio naso. Vorrei chiedere: “Che c’è, Evans, sei geloso?” ma credo di pronunciare un qualcosa di più simile a: “Chescè, Euan, scei jelosho?”

Non ci posso credere. Mi si è già impastata la lingua. Sticazzi.

Lui prova a trattenersi dal ridere contraendo la faccia in una serie di smorfie. “Kick vs alcool. Zero – uno.”

Kick, se sei sbronza non giochi. Così finisci in panchina.

Cerco di ricompormi e di riappropriarmi della capacità di parola. Lo guardo dritto negli occhi. “O forse ho solo recitato…”

“Per metterti in ridicolo? Beh, ci sei riuscita benissimo.” Conclude.

1 – 1. Pareggio.

Boccheggio. Da quando i ruoli si sono invertiti? Da quando lui rigira la frittata contro di me? Qualcuno doveva impedirmi di bere, accidenti, ho perso lucidità.

Kick, ammettilo, non è colpa dell’alcool, è lui. Solo lui riesce a tenerti testa e a risponderti a tono, fatti due domande. Sarebbe così tremendo perdere?

Sì.

Coscienza, nessuno può chiudermi il becco. Soprattutto lui.

Mi rivolgo al migliore amico di mio fratello con il tono di voce più dolce, con un pizzico di cannella ed ogni cosa bella: “Senti, Paul… quell’invito per un passaggio, è ancora valido?”

Paul mi guarda estasiato.

Sento su di me anche lo sguardo di quel C.d.E., ma non oso voltarmi.

Improvvisamente sei diventata stronza come Evans, lo sai vero?
Taci coscienza. Tutto è lecito in amore e in guerra.
E in quale delle due ci troviamo ora?
Non lo so.
O non lo vuoi ammettere?
Lo ammetto: sono una stronza.
*

All’aperto
Supplementari

Dopo essere tutti usciti dal ristorante, ci salutiamo con la promessa di organizzare una rimpatriata al più presto. C’è aria di matrimonio tra Jane e Peter, chissà, ormai stanno insieme da anni. Mio fratello invece farà serata con un paio di amici per cui mi ritrovo a minacciare Mike, di modo che me lo riporti vivo a casa, domani… Dico poi al bro di stare tranquillo, dato che su di me veglia l’angelo Paul.

“La mia macchina è laggiù, Kick, se vuoi vado a prenderla.” Propone. “Quei tacchi non sembrano per niente comodi…”

È proprio un angelo. Lo guardo con i lucciconi negli occhi: “Sarebbe bellissimo, grazie!”

“Okay” Dice ridendo.

Non appena si allontana, l’altro si avvicina con una strana espressione del viso.

“Sei una stronza.” Afferma lapidario.

Sbuffo. “Ho imparato da te, Evans.”

“Non puoi andare a casa con lui.” Prega in un soffio.

Pianto i miei occhi dritti nei suoi, velenosa. Non può guardarmi così, non mi importa se non è giusto. Lui mi ha umiliata e ora non ha il diritto di avanzare alcun tipo di pretesa.

“Soldato, ma chi ti credi di essere per dirmi quello che posso o non posso fare?”

Tira un angolo della bocca verso l’alto, infastidito. “Non lo dico per te, ma per Paul. È davvero interessato e si vede. Non si merita di essere preso in giro.”

“Anche le ragazze che ti porti a letto tu non dovrebbero essere prese in giro.” Rispondo secca.

“Ma io vado solo con quelle che non sono davvero interessate a me.”

Che idiota.

“Che eroe...”

“Sono più responsabili di quanto sembrano.” Aggiunge.

“Anche io sono stata responsabile. Non ci sono nemmeno venuta a letto con te.” Ribatto soddisfatta voltandomi a guardare l’auto di Paul che si sta fermando davanti a noi.

Il mio taxista mi rivolge un gran sorriso e sento scattare la serratura automatica. Mi preparo a fare il giro dell’auto e salire ma Evans mi afferra per un polso.

“Smettila.” Scandisce deciso costringendomi a guardarlo. “Non mi permetterei mai di giocare con i sentimenti di una donna.”

Ah sì?

“Con me l’hai fatto.” Mormoro sciogliendomi dalla sua presa.

2 – 1.

Evans prova ad allungare di nuovo la mano in cerca della mia, ma sto già salendo in macchina.

“Andiamo Paul.” E sembra quasi una supplica.
 
Questa è la vittoria più triste che io abbia mai ottenuto.








***
Oggi è il 25 Settembre 2015, il primo capitolo è stato postato il 6 Settembre 2013.
Vi chiedo infinitamente scusa, anche se sono stata davvero meschina.
Spero vi fossero mancati un po' Kick e Chris, a me sì, anche se non pensavo avrebbero preso questa piega...
Mi siete mancati tanto anche voi.
Un abbraccio,
LaNonnina.
  
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