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Autore: DalamarF16    05/10/2015    3 recensioni
Questa storia è il seguito di: "La Recluta". Mentre Steve e Natasha sono impegnati nelle vicende di Captain America The Winter Soldier, Clint è alle prese con il recupero della vista, sempre accompagnato dal fidato Tommy. Il ritorno di tutti i miei personaggi de La Recluta, con l'aggiunta dei nuovi arrivati: Sam Wilson e Bucky, e non è escluso l'arrivo di Coulson. Come procedevano le vite degli altri avengers durante TWS? E come cambieranno le loro vite dopo la caduta dello SHIELD?
ATTENZIONE: Ho messo l'avvertimento spoiler per precauzione, potrei mettere riferimenti alla prima stagione di agents of SHIELD
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America
Note: Cross-over, Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avengers: Rinascita.'
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PERSONAL SPACE: CE L'HO FATTAAAAAA!!! Eccomi è scusate per il ritardissimo! Ebbene sì, è stato un parto lungo e doloroso, ma alla fine sono riuscita a tirar fuori il decimo capitolo. Non è lunghissimo, ma finalmente siamo arrivati al momento fatidico! Io vi ringranzio immensamente tutti per le recensioni, davvero siete fantastici!!
E niente. Momento Marchetta prima di lasciarvi al capitolo: Se siete fan di Matt Murdock (e se non lo siete....diventatelo!!) ho scritto una One Shot, Fever, e una long, Friendship & loyalty, se vi va di passare a darci un'occhiata e dirmi cosa ne pensate.
Niente. Mi son dilungata anche troppo. Buona lettura!


Capitolo 10: Finzione o realtà?

Il silenzio era quasi irreale e perfino Clint, che per attitudine amava i luoghi dove regnava la quiete iniziava a sentirsi vagamente a disagio.
Lo sguardo dell'arciere andava alternativamente su Natasha, Sam e Steve, mentre la sua mano, ancora appoggiata sulla spalla integra del Soldato D'Inverno, percepiva tutta la tensione di quest'ultimo.
Nat non era meno tesa, e teneva il proprio corpo tra Tommy e Bucky, come per essere pronta a difendere il ragazzino; Clint riusciva ad avvertire anche un minimo di paura proveniente dalla sua migliore amica, e non se ne stupiva. Lui stesso era stato testimone della violenza di quell'arma micidiale, e anche ora, nonostante tutto, temeva che la missione inculcatagli in testa dall'Hydra prendesse il sopravvento alla vista di Steve Rogers. In quel caso, probabilmente quello sarebbe stato l'ultimo giorno di vita per tutti loro. Incrociando lo sguardo della ragazza, cercò di farle arrivare un messaggio tranquillizzante, se lui si fidava (più o meno), allora poteva fidarsi anche lei.
Sam Wilson non era da meno. Era la prima volta che Clint lo vedeva dal vivo (e se doveva ammetterlo non vedeva l'ora di vedere, e magari anche provare, le sue ali, cioè A-L-I! Quell'uomo poteva volare senza armatura!) e tutto in lui gridava il suo passato da soldato... e il fatto che non aveva la più pallida idea di cosa aspettarsi. I suoi occhi erano fissi su Steve, e in essi Clint poteva leggere soltanto preoccupazione. Se fosse rivolta a Steve o all'arma umana seduta sul divano, non riusciva a dirlo.
Steve... bè guardare Steve era come guardare Bucky allo specchio. Si era abituato a vedere il capitano come una persona sempre abbastanza fredda, anche se forse quella non era la parola giusta per descriverlo. Fuori dal tempo, sarebbe stato molto più appropriato. Il suo sguardo era quello che spesso riconosceva negli anziani: erano lì, catapultati in un terzo millennio che non riuscivano pienamente a capire: vivevano, parlavano, usavano cellulari e quant'altro, ma in qualche modo il loro cuore era fermo all'epoca in cui tutto era più semplice, e anche in guerra la cosa peggiore di cui ci si doveva preoccupare era di non incappare in un campo minato, non certo di ritrovarsi colpiti da un missile dotato di GPS lanciato da chissà dove, o da alieni che decidevano di venire a fare le vacanze a New York.
Ora invece vedeva un ragazzo spaventato e insicuro, ed era la stessa cosa che vedeva negli occhi del soldato. I due erano immobili, a malapena respiravano, e semplicemente si guardavano, l'uno il riflesso dell'altro, aspettando che l'altro parlasse, o colpisse...o... probabilmente qualunque cosa sarebbe andata bene.
Quel silenzio e quella tensione non si potevano più sostenere. Clint poteva giurare che avrebbe potuto tagliarne un pezzo e spalmarseli su una fetta di pane per colazione, così prese lui l'iniziativa.
-Nat, Sam, Tommy. Usciamo a fare due passi, forza- e senza dare loro tempo di rispondere, li trascinò tutti nel giardino sul retro.
***
Steve non riusciva a muovere un muscolo.
Avrebbe voluto dire o fare tante cose, e durante il viaggio aveva visto e rivisto quella scena nella propria mente, con tutte le variazioni possibili, compresi gli scenari peggiori in cui si rendeva conto che Bucky era morto davvero e di lui era rimasto solo un corpo martoriato, riprogrammato per uccidere.
Aveva pensato a cosa dire, a cosa fare, e ora era semplicemente pietrificato.
Clint aveva avuto la brillante idea di far uscire tutti dalla casa, e questo probabilmente era un bene, non sapendo cosa sarebbe uscito dal loro incontro.
Bucky era seduto sul divano, la schiena dritta staccata dallo schienale e le mani appoggiate sulle cosce, e lo guardava intensamente, senza muovere un dito. Semplicemente lo guardava con i suoi occhi azzurri puntati su di lui, come in attesa di una sua mossa.
Steve aprì la bocca per parlare, poi la richiuse, rendendosi conto che il vero ostacolo era che non aveva idea di come rivolgersi all'ex amico.
Bucky? James? Soldato? Tutte le opzioni gli sembravano allo stesso tempo buone e pessime, perchè  mentre lo osservava si era reso conto che non si trovava davanti nè al Soldato d'Inverno, ma nemmeno a Bucky. Quello che aveva davanti era una persona nuova, che probabilmente racchiudeva entrambe le personalità, ma allo stesso tempo era anche qualcun altro, completamente estraneo.
-Steve?- Capitan America non era una persona che sobbalzava, non quando aveva l'avversario davanti, eppure la voce dell'uomo, così inaspettata e permeata di uno spettro dell'affetto che Bucky aveva un tempo provato per lui lo aveva preso totalmente in contropiede.
-B... Bucky?-

Quel nome, a furia di sentirlo ripetere, di ripeterselo nella mente, non gli causava più flash da un po', ma quando venne pronunciato da quella voce, la violenza e la vividezza delle immagini lo colpirono con inaudita violenza.
Fino ad allora, i flash erano stati confusi, come se avesse guardato un vecchio film su una televisione ancora più antica che iniziava ad avere qualche problema di funzionamento, ora invece era tutto in HD, e il cambiamento era stato uno shock.
Erano frammenti brevissimi, ma vividi e intensi: lui che giocava a battimuro insieme a un ragazzino biondo, la signora della drogheria vicino a casa che regalava loro caramelle quando andavano a comprare qualcosa per i loro genitori, il cane del signor Schultz, che impazziva e nessuno sapeva perchè... nessuno tranne le due piccole pesti che si divertivano ad attirarlo con un pezzo di salsiccia che probabilmente era andato a male già da diversi giorni. Marachelle a scuola.
Le prime fidanzate (le sue, perchè Steve era troppo piccolo, gracile e timido per attirare l'attenzione delle ragazze), la lotta per essere ammessi nell'esercito.
-Bucky! Che ti succede?-

Clint oltre a vederci benissimo aveva un altro pregio: ci sentiva, e come aveva udito Steve alzare il tono di voce, chiamare allarmato l'amico, aveva subito capito che il Soldato d'Inverno aveva appena avuto un altro dei suoi flash. Si rimise in piedi all'istante e rientrò in casa.
-James!- chiamò raggiungendo il divano e accovacciandosi vicino al ragazzo. -James. Avanti. Calmati-
-Che gli succede?- la voce di Steve era un concentrato di preoccupazione e angoscia quasi doloroso da sentire.
-A volte ha dei flash, quando vede o sente qualcosa o qualcuno collegato al passato. E' come se a tratti i ricordi di Bucky lo sommergessero all'improvviso- spiegò l'arciere mentre cercava in qualche modo di far sentire la propria presenza all'ex killer, anche se aveva ormai imparato che era inutile: finchè i flash non fossero passati (o lui non fosse svenuto) non sarebbe tornato al presente.
-Che possiamo fare?-
-Aspettare- fu la secca risposta, forse anche troppo brusca, ma stava cercando di evitare che cadesse dal divano a furia di contorcersi. In qualche modo riuscì a sedersi sul torso del ragazzo, immobilizzandolo in una presa ferrea. -Si calma appena le visioni svaniscono- poi spostò di nuovo l'attenzione -James. Avanti!-

La voce di Clint lo aiutò a riaggrapparsi alla realtà.
Questa volta era stato molto più difficile uscire dai flash. Erano stati troppo vividi, troppo reali e staccarsi gli era costato un grande sforzo mentale, forse perchè una parte di lui voleva vederli, studiarli e assorbirli, ora che finalmente sembravano davvero suoi, davvero reali.
Si era ritrovato alla fine sul divano, l'arciere seduto sul suo petto che cercava evidentemente di tenerlo fermo. Aveva il respiro corto e la testa gli pulsava doloramente, come non gli capitava più da un po'.
-Bucky?- Una mano calda e insicura gli sfiorò il braccio sano, e fu come se un falò avesse sprigionato calore in tutto il suo corpo, ma non un calore fastidioso e ustionante; un calore che sapeva di castagne cotte sulla fiamma viva, di risate e di giochi.
Il peso sul suo petto diminuì e scomparve quando Clint decise che era abbastanza tranquillo da poter essere liberato, e sentì appena che mormorava qualcosa sul tornare in giardino.  Lo guardò allontanarsi prima di voltarsi e trovare la forza di incrociare il suo sguardo con quello del Capitano, una parte di lui terrorizzata al pensiero che gli ordini dell'HYDRA prendessero il sopravvento ancora una volta.
I suoi muscoli si tesero all'improvviso; eccolo, il Soldato d'Inverno, quella parte di lui che era ancora consapevole di trovarsi di fronte alla sua missione e determinata a portarla a termine. Ma Bucky, il Bucky del 1946 era lì, ed era forte come la sua controparte... e finalmente, dopo una breve lotta, riuscì a sopraffare la macchina da guerra.

Quello a cui stava assistendo era qualcosa di decisamente al di fuori delle sue capacità di comprensione: quando si erano guardati negli occhi, l'espressione del suo migliore amico era improvvisamente cambiata: le sue pupille si erano ristrette e la sua espressione aveva perduto quel po' di calore a favore della freddezza spietata di Washington.
Il suo corpo si era visibilmente teso, pronto a combattere, e Steve reagì di conseguenza, preparandosi a sua volta a difendersi.
E poi era stato come guardare un film. C'era una lotta in corso all'interno di quel corpo, come due coscienze ugualmente presenti che si scontravano, l'una che cercava di sedare l'altra, e Steve sapeva che dall'esito di quella guerra silenziosa sarebbe dipeso il futuro suo e dei suoi amici.
-Steve...- E alla fine, all'improvviso, Bucky era lì, gli occhi caldi, la fronte imperlata di sudore e il respiro di nuovo affannoso, ma c'era. Avrebbe potuto riconoscerlo ovunque. Bucky.
-Ehi, Buck...- trovò il coraggio di sussurrare dopo quelli che sembrarono ere di interminabile silenzio.
E non ci fu bisogno di altre parole.
Finalmente sul volto dell'altro si formò quel mezzo sorriso da canaglia che era il suo tratto distintivo. Certo, era incerto e insicuro, ma era lì, e per adesso, a Steve bastava.
-Tutto ok?- sussurrò ancora, sfiorandogli appena il braccio sano con la propria mano.
-Mi...scoppia la testa- fu la risposta che ottenne, debole e tremante, come se il suono stesso della propria voce fosse sufficiente ad aumentare l'emicrania. -Quei... flash... mi... hanno scombussolato-
James cercò di mettersi seduto, ma Steve lo afferrò per una spalla e lo spinse di nuovo contro i cuscini del divano.
-Sta giù. Aspetta che passi, ok?-
Bucky annuì stancamente, una mano che andava a coprirsi la fronte imperlata di sudore. Steve rimase in silenzio, aspettando che avesse una cera migliore prima di parlare di nuovo, cogliendo l'occasione per riordinare le idee. C'erano così tante cose che avrebbe voluto dirgli, chiedergli e fare,  ma si erano tutte mescolate nel suo cervello nell'istante in cui aveva rivisto quel sorriso famigliare.
Alla fine, fu l'altro a parlare, sollevandolo dall'imbarazzo.
-Sono... reali?-
-Che cosa?-
-Le cose... che vedo. Clint... dice che lo sono. Io... non lo so-
-Ti va.. di scoprirlo?- all'improvviso, Bucky non era l'unico insicuro nella stanza. Se davvero fossero stati ricordi impiantati? Immagini generiche in qualche modo generate nei laboratori dell'HYDRA basate su quello che dicevano i fascicoli della città di New York su di loro.

Steve gli stava chiedendo se gli andava di scoprire se le immagini che gli avevano trafitto il cervello nelle ultime settimane erano vere o erano delle mere invenzione.
Era meglio sapere la verità o vivere nell'illusione di essere davvero James Barnes?
Dentro di sè, qualcosa gli diceva che la risposta doveva essere scontata, ma dall'altra la prospettiva di sapere con certezza lo spaventava: che cosa sarebbe successo se avesse scoperto che era tutto falso? Cosa ne sarebbe stato di lui?
Da un certo punto di vista, la speranza di essere stato un tempo il migliore amico di Steve era rassicurante, perchè se non altro gli dava l'illusione di essere stato qualcuno, di avere avuto un passato e, di conseguenza, di poter avere un futuro che non comprendesse missioni, omicidi e ordini da eseguire senza poter obiettare.
Si cullò in quella prospettiva, quella di vivere per sempre nell'illusione, solo per qualche manciata di secondi: James Barnes non era un codardo, perciò si ritrovò ad annuire e a chiedere come avrebbero potuto scoprirlo.
-Perchè non mi racconti qualcosa? Quello... che fa meno male. Sapevo tutto di te, forse posso aiutarti-
Steve gli stava offrendo un'altra via d'uscita, una seconda possibilità di rimanere nell'incertezza. Tra i flash, c'erano anche momenti passati in solitudine o con i suoi genitori. Avrebbe potuto raccontargli uno di quelli, magari Steve non avrebbe saputo rispondergli e la cosa sarebbe finita lì.
Ma, ancora una volta, scelse la via più difficile, quella che poteva essere la più dolorosa.
E così raccontò di quando aveva bussato alla sua porta con dei fumetti e le liquirizie dopo un pestaggio che aveva lasciato Steve ferito nell'orgoglio, oltre che nel viso... e si ritrovò a pregare con tutte le sue forze che l'altro confermasse.

Steve ricordava perfettamente non solo quel giorno, ma anche la rissa del giorno prima. Era stato un pestaggio diverso dagli altri, più umiliante perchè non riguardava l'America o un qualche ideale in cui già credeva.
Aveva da poco perso anche suo padre, e lui e sua madre stavano ancora cercando di riprendersi dal lutto, ed era stata una cattiva battuta su di lei a scatenare in lui l'ira che lo aveva portato ad attaccare per primo. Alla beffa di averle prese di santa ragione (il che non era poi una gran novità in effetti) si era aggiunta anche l'umiliazione, ben più dolorosa, di non essere riuscito a difendere la loro dignità.
La doppia sconfitta aveva bruciato così tanto nel suo petto che non era riuscito nemmeno a guardare negli occhi Bucky quella sera. Era corso a casa e si era chiuso in camera sua.
Il mattino dopo sua madre era uscita quando ancora era buio, ben prima dell'ora di inizio della scuola, e con quella scusa lui non si era mosso dal letto. Bucky si era presentato nel primo pomeriggio, appena finite le lezioni, ed era rimasto con lui fino all'ora di cena.
Quando si erano separati, Steve stava molto meglio.
-Il giorno dopo avevamo entrambi mal di pancia- ricordò quando Bucky finì di raccontare -Mia madre non era tornata a casa per cena e abbiamo deciso di farci da mangiare da soli. Non c'era niente in casa, quindi abbiamo deciso che sarebbe stata una buona idea mischiare il latte con le liquirizie per condirci la pasta-
Bucky riuscì a ridere.
-Non esattamente una buona idea...- commentò.
-Per niente-

Erano reali.
La testa aveva ripreso improvvisamente a girargli, questa volta per il sollievo.
I suoi ricordi erano reali.
Era stato una persona normale.
Aveva avuto una vita, degli amici, non era stato sempre un assassino.
E all'improvviso si ritrovò seduto, completamente circondato dalle braccia di Steve, che lo stavano stringendo con tutta la sua forza.
I suoi muscoli si tesero per un millisecondo, prima che riuscisse finalmente a contraccambiare.
Il sollievo era tanto che si sentì quasi mancare. Forse per lui c'era ancora speranza.
-Chi sono?- trovò il coraggio di chiedere quando finalmente il Capitano riuscì a lasciarlo andare, rilassando piano piano le sue braccia, come se il stesse lottando contro il suo istinto, come se avesse paura che se avesse interrotto il contatto lui sarebbe sparito di nuovo nel nulla e non l'avrebbe più rivisto. Non gli importava se a ogni parola di Steve sarebbero arrivati nuovi flash. Sarebbe stato disposto a morirci se questo voleva dire conoscere la verità su sè stesso.
Fu l'inizio di una lunga giornata.
I due si chiusero in una delle stanze, quella che Clint gli aveva assegnato e che di solito condividevano (L'arciere infatti aveva escluso la possibilità di farlo dormire da solo o con Tommy nel caso in cui avesse deciso di fuggire o, peggio, attaccarli). Si stesero sul letto del Soldato d'Inverno (come avevano sempre fatto, ma solo Steve ne aveva memoria, anche se il gesto era venuto spontaneo a entrambe le parti) e insieme ricomposero il puzzle della sua vita che l'HYDRA aveva non solo frantumato in mille pezzi, ma che si era anche divertita a nascondere sotto strati e strati di nuove istruzioni da eseguire.
***
-Cosa sapete dirmi di Stark?-
Mentre i due supersoldati erano in casa a cercare di trovare un senso in tutta quella faccenda, Natasha e Sam erano usciti nel giardino posteriore per ricevere notizie dal mondo americano.
-Sappiamo solo che sta cercando il Soldato d'Inverno. Vuole vendetta per i suoi genitori- rispose Tommy in tono tranquillo, anche se la tensione delle sue spalle e i pugni stretti tradivano quanto la cosa lo facesse infuriare.
Natasha non era poi molto sorpresa dall'atteggiamento del ragazzino: lui stesso aveva perso il padre e non in maniera molto diversa rispetto a Tony. Certo, Clint non era stato mandato a ucciderlo specificatamente, l'uomo aveva solo avuto la sfortuna di trovarsi al momento sbagliato nel posto sbagliato, e aveva pagato con la vita; tuttavia, la russa riusciva a capire quale fosse il pensiero di Tommy: anche lui era stato furioso con Clint, almeno fino a quando non era venuto a conoscenza della verità: l'arciere non l'avrebbe mai ucciso se avesse avuto il controllo delle proprie azioni, e non capiva perchè Stark non riuscisse ad arrivare alla stessa conclusione.
-E' comprensibile- Clint cercò di calmarlo -Anche tu eri arrabbiato con tuo padre. Tony ancora non sa chi sia il Soldato d'Inverno o il perchè abbia compiuto quell'azione...-
-Ma anche se glielo dicessimo, capirebbe?- non potè fare a meno di pensare ad alta voce Wilson, polverizzando le parole rassicuranti delle due spie.
-Potrebbe o no- rispose la donna, perchè effettivamente Tony era difficile da prevedere, ed era per questo motivo che Fury inizialmente l'aveva scartato per il progetto Avengers: Stark poteva essere molto comprensivo, ma allo stesso tempo, e con le stesse probabilità, anche senza scrupoli, ed era praticamente impossibile sapere quale strada avrebbe percorso.
-Dobbiamo proteggerlo- dichiarò Clint. Nat gli sorrise, sapendo quanto l'argomento pungesse l'amico sul vivo, e lei non potè fare altro che annuire. Era sostanzialmente d'accordo, a patto che non si rivelasse tutto un piano per ucciderli, ovviamente.
Aveva studiato bene l'uomo finchè erano stati in casa, e la sua tensione e la sua paura non l'avevano lasciata indifferente, soprattutto perchè era la prima volta che vedeva un'emozione su quel volto.
Anche l'idea che fosse tutta una trappola in realtà non è che la convincesse molto, perchè in tutti quei decenni mai si era comportato così. Lui non era una spia.
Infiltrarsi, recitare, conquistare affetti e fiducia con le menzogne: quello era il campo in cui si era specializzata Natasha. Certo, tutto era volto principalmente all'omicidio e alla raccolta di informazioni, ma era un processo articolato, che non si imparava in un paio di giorni o con la programmazione celebrale.
No, lui era sempre stato il killer perfetto: arriva, ammazza e scappa. Se li avesse voluti morti, sarebbero già morti. Inoltre, anche se il ragazzo ogni tanto poteva commettere azioni discutibili (tipo risparmiarle la vita e farla ammettere nello SHIELD), Natasha si fidava del suo istinto, e se Clint era riuscito a conviverci senza farsi ammazzare (il che effettivamente la diceva molto lunga, a ben pensarci) probabilmente quella che avevano di fronte era la verità. Si voltò e guardò quello che, tra loro, era il più scettico, nonostante avesse accettato di seguire Capitan America nella sua ricerca.
-Sam?-

Sam Wilson aveva visto letteralmente di tutto da quando lavorava agli affari dei veterani e, per questo, sapeva riconoscere un disturbo da stress post traumatico quando ne vedeva uno.
Tuttavia, non sapeva se poteva catalogare l'intera faccenda sotto quel nome, perchè non aveva idea di quello che era successo al Soldato D'Inverno. Le loro erano solo ipotesi, e certo, Clint poco prima li aveva informati di quel poco che James gli aveva raccontato in quei giorni, e se era anche solo un decimo della verità, trauma era una parola che nemmeno si avvicinava a quello che gli avevano fatto.
Ma Natasha non gli stava chiedendo cosa ne pensasse perchè tra tutti era lui l'esperto di reduci di guerra; glielo stava chiedendo perchè era quello che fin da subito aveva cercato di mantenere basse le aspettative di Steve.
-Di sicuro è passato attraverso un trauma di un qualche tipo- rispose a bassa voce -E se i ricordi sono veri, allora non è che una vittima degli eventi, e sono con voi. Ma al minimo cenno di minaccia, gli sparo in fronte-
-Magari passiamo prima al metterlo ko, ok?-
Sam sorrise a Tommy. Il ragazzino gli piaceva.
-Va bene-

PERSONAL SPACE: Grazie di aver letto! Cosa succederà? Stark sarà comprensivo? Riusciranno i nostri eroi a ricongiungersi con Coulson? Al prossimo capitolo!!
PS: Come sempre non mordo i recensori, promesso!

   
 
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