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Autore: Happy_Pumpkin    16/02/2009    4 recensioni
Una storia di due ragazzi che, dopo anni, si reincontrano ritrovando quei sentimenti che non erano mai riusciti a dimenticare.
Ma ciascuno di loro ha la sua famiglia, la sua vita, i suoi affetti...
Fino a che punto saranno disposti a rinunciare a tutto questo per amore?
Genere: Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ATTO II

Because I want you








Fall into you
Is all I seem to do
When I hit the bottle
Cause I'm afraid to be alone
Tear us in two
Is all it seems to do

As the anger fades
This house is no longer a home
Don't give up on the dream
Don't give up on the wanting
And everything that's true
Don't give up on the dream
Don't give up on the wanting

Because I want you too
Because I want you

Because I want you - Placebo







Quella dannata cravatta non voleva saperne di annodarsi. Maledizione,

più provava a rifare quel nodo più si andava ad ingarbugliare in modo assolutamente insensato.
Sakura lo osservò un istante incrociando le braccia, abbozzando un sorriso bonario, per poi avvicinarglisi con una sorta di circospezione e dirgli sfoderando la sua aria affabile:
“Ti aiuto io Sasuke.”
Il ragazzo si limitò a fare una smorfia per essere costretto, suo malgrado, a lasciare la presa sulla cravatta e alzare appena il collo, voltandosi leggermente così da evitare gli occhi di Sakura la quale, nonostante si fingesse impegnata col nodo, ogni tanto scrutava pensosa l'uomo che amava.
“Sembri nervoso.” osservò infine lei quasi sgranando gli occhi verdi.
“Non lo sono.” replicò asciutto.
La ragazza fece per aggiustare i due lembi della cravatta ma lui si scostò prima, appiattendola contro la camicia con un gesto rapido e poco curato.
“Mah, se lo dici tu – mormorò appallottolando una serie di maglie per poi aggiungere con più decisione – guarda che se vuoi possiamo parl...”
“Ti ho detto che sto bene, Sakura.” la interruppe bruscamente Sasuke.
Lei aprì la bocca, come per dire qualcosa, poi ci ripensò decidendo di afferrare gli ultimi vestiti sul letto e andarsene, chiudendo la porta dietro di sé.
Sasuke rimase da solo, nella camera da letto dove da quasi due anni lui e Sakura consumavano il loro amore.
Amore.
Avvertiva una senso di nausea ripensando a quella parola perché nella sua relazione con Sakura era assolutamente fuori posto; una sorta di ingrediente sbagliato che lasciava un retrogusto amaro.
Affondò sul letto, sedendosi di peso e nascondendo la testa tra le mani, guardando con gli occhi spalancati il pavimento in fine parquet che, quando avevano comprato la casa, Sakura aveva scelto con cura ed entusiasmo.
La loro relazione era per lui una linea indefinita, una sorta di terra straniera priva di un confine chiaro; non era una moglie ma nemmeno una fidanzata, non era un'amica ma nemmeno un'estranea: che cos'era Sakura per lui?
Strinse i denti, assottigliando le labbra e contraendo la mascella: no, decisamente, fidanzarsi con una ragazza per irritata arrendevolezza non era la cosa migliore.
Per nessuno.

*°*°*°*

Fu Sakura a suonare al campanello di casa Uzumaki. Per tutto il tragitto non aveva fatto che accennare, con un sorriso che voleva risultare coinvolgente, alla relazione tra Hinata e Naruto.
Loro, e lo aveva ribadito con una certa forza, si erano sposati.
Loro avevano una situazione famigliare stabile.
Sasuke si era limitato a guidare, silenzioso come al solito, finendo per sospirare di tanto in tanto, giusto per dare prova alla fidanzata che non era completamente su di un altro pianeta - cosa da lei sospettata ogni volta che non rispondeva freddamente a una proposta che non fosse di suo gradimento.
Nell'attesa che la porta si aprisse il ragazzo si era posto, una mano in tasca e la testa girata verso il giardino, accanto a Sakura la quale teneva in mano una torta fatta in casa, preparata con l'entusiasmo di chi non sapeva granché di cucina ma ci teneva comunque a presentare qualcosa di perlomeno appetibile.
Venne ad aprire loro Naruto; li accolse con un sorriso entusiasta e andò ad abbracciarli allegro, iniziando a sproloquiare su un insieme di argomenti, ricordi e fatti che Sasuke nemmeno riusciva a comprendere.
Si era trovato completamente impreparato all'abbraccio dell'amico, spiazzato.
E stupido. Sì, si sentiva dannatamente stupido a restare immobile nell'avvertire quella vicinanza che nel corso degli anni aveva a lungo agognato.
Quando il padrone di casa si ritrasse invitandoli ad entrare, facendo una corsetta sul posto e farneticando qualcosa delle pentole sul fuoco, Sasuke si sentì nuovamente libero di respirare, come se lontano dal tocco di Naruto il sangue potesse riprendere a circolare.
Scorse l'amico scappare verso quella che probabilmente doveva essere la cucina e nel salotto, in pochi secondi, apparve Hinata che prese con un inchino la torta per poi invitare entrambi gli ospiti a infilare le ciabatte, sistemate accanto all'entrata.
Sasuke venne investito da un'atmosfera di famiglia; l'odore del cibo, di cibo vero non quello quasi plastificato dei surgelati, l'odore del legno dei mobili ereditati da qualche prozia lontana e, soprattutto, quello dell'armonia. Un'armonia perfetta che si intravedeva nel piccolo salotto dove, un po' imbarazzati, si erano fatti avanti lui e Sakura, guardandosi attorno con l'aria spaesata di bambini in gita.
Che diritto aveva di piombare nella vita di Naruto con la speranza che si ricordasse di quello che era stata la loro amicizia?
Amicizia, non amore. Probabilmente per Naruto era così.
Infine guardò di sfuggita Sakura, la quale fingeva di sorridere e mostrarsi curiosa, quando in realtà lo stava odiando; stava odiando l'uomo scostante che però non poteva fare a meno di amare. Pessimo paradosso.
Hinata ricomparve guidandoli con gentilezza in cucina dove, oltre a Naruto che cercava malamente di girare un'omelette, trovarono un tavolo apparecchiato per quattro persone.
“Non sarà una cena molto pretenziosa ma...” accennò Hinata con le mani intrecciate davanti a sé.
Sakura sorrise, portandosi le braccia dietro la schiena:
“Non preoccuparti! Sarà più che perfetto, in fondo quello che conta è esserci rivisti dopo così tanto tempo!”

Sembra davvero felice.

Notò Sasuke. Ma lo sapeva. Sapeva quello che Sakura provava in realtà.
Naruto, con la lingua pinzata tra le labbra nello sforzo di rovesciare l'omelette sul piatto, per qualche istante si estraniò dalla conversazione finché, riuscendo nell'impresa, non esclamò:
“Fatto! - poi guardò gli astanti e commentò – Non so voi ma io inizio ad aver fame. Direi che possiamo sederci e mangiare, che dite?”
Hinata sorrise, portandosi un dito davanti alle labbra, per poi annuire e invitare a sedersi mentre serviva le porzioni di riso - per colpa del quale Naruto, con spirito eroico di sacrificio, aveva rinunciato al ramen.
Sasuke si sedette di fronte al proprietario che, senza troppi complimenti, aveva iniziato a riempirsi la bocca di cibo bofonchiando qualcosa di tanto in tanto; era come se non mangiasse da anni.
L'Uchiha sorrise; le abitudini erano dure a morire.
Non avrebbe mai dimenticato quella cena: le chiacchiere casuali, i battibecchi tra Naruto e Sakura che, sbraitando di tanto in tanto, lo rimproverava invitandolo a non ingozzarsi, le domande educate sulle rispettive vite...
Ascoltava Naruto tenendo il mento appoggiato alla mano e il gomito puntellato sul tavolo; accennava a dei sorrisi per tutte le espressioni buffe che aveva, anche quando parlava trionfante del suo ristorante di ramen.
A sua volta Naruto si sentiva strano, agitato e allo stesso tempo euforico, perché Sasuke lo guardava. Lo guardava esattamente come quando aveva dodici anni, con un interesse che riservava a lui e lui soltanto, pur facendo fatica a mostrare il suo vero apprezzamento.
E poi, verso la fine della cena, le chiacchiere iniziarono ad affievolirsi; restò solo un piacevole silenzio ed un senso di pace.
Fu Naruto a chiedere, senza rifletterci troppo, rivolgendosi a Sakura:
“Da quanto tempo siete sposati?”
Sasuke e Sakura, entrambi inconsciamente, subito deviarono i loro sguardi verso il pavimento, finché la ragazza non rispose con una certa esitazione tesa:
“A dire la verità non... non siamo sposati.”
Sasuke si rabbuiò.
Naruto accennò ad un sorriso incerto, consapevole di aver fatto una figuraccia, e non seppe cosa rispondere. Non ci riusciva.
Perché da quando erano ragazzini sapeva che Sakura, all'inizio l'oggetto della sua ammirazione, aveva occhi solo per Sasuke; credeva che stando insieme entrambi sarebbero stato felici, una coppia affiatata, forte, nella quale si compensavano a vicenda.
E invece negli occhi di Sakura aveva letto solo tristezza, accanto però ad una forte determinazione che conferiva allo sguardo una fierezza invidiabile. Sì, perché lei avrebbe portato avanti quella relazione anche a costo di sacrifici, anche illudendosi che il loro era un amore perfetto.
D'altronde amava Sasuke persino nei suoi silenzi e nel suo modo di essere distante dagli altri.
Infine la ragazza aggiunse, sorridendo e piegando leggermente la testa con i capelli che ondeggiarono a quel movimento spigliato:
“Ma io non dispero: sono sicura che prima o poi riusciremo a deciderci!”
Oh, lei aveva già deciso da tempo. Era Sasuke che, giorno dopo giorno, temporeggiava chiudendosi nel suo guscio di solitudine.

*°*°*°*

Naruto era rimasto in cucina a finire di lavare i piatti fischiettando, mentre Hinata e Sakura si erano accoccolate in soggiorno dopo aver fatto il rituale ed irrinunciabile breve giro della casa.
Movimenti circolari con la spugna, una passata sotto l'acqua e finalmente si potevano asciugare: tutto era così ciclico e ripetitivo, eppure trovava sempre il modo di pensare ad altro e rendere tutto meno banale.
Sasuke era rimasto fermo presso l'entrata della stanza; aveva una spalla appoggiata allo stipite della porta e le braccia incrociate. L'Uzumaki sentì la sua presenza e, voltandosi con le mani insaponate, afferrò un asciugamano per poi lanciarlo all'amico commentando:
“Visto che sei lì dammi una mano! Scommetto che io laverò i piatti più veloce di quanto tu li asciughi!”
Sasuke fece una smorfia scettica: “Ne sei davvero convinto?”
“Assolutamente: con me non c'è partita, Sasuke!” esclamò puntandosi il pollice al petto, gonfio d'orgoglio.
L'Uchiha si affiancò a Naruto; i loro corpi erano a pochi centimetri l'uno dall'altro, l'odore di detersivo si mischiava a quello della camicia appena stirata: condividevano esattamente la stessa aria e lo stesso spazio. Nessuno dei due poteva ignorare l'elettricità di quella vicinanza così attraente, aspettata eppure celata dalle rispettive esigenze.
Sasuke però non guardò deliberatamente l'amico, limitandosi a commentare nel prendere tra le mani un piatto ancora gocciolante:
“Certo che sei proprio un bambino, ancora con queste sfide...”
Naruto assottigliò gli occhi, replicando: “E allora tu non accettarle!”
L'interlocutore a quel punto si voltò, guardandolo con aria provocatoria, per poi rispondere quasi scandendo le parole: “E chi l'ha detto che le avrei accettate?”
Sconfitto, Naruto si limitò a sbuffare, lasciando che le labbra di Sasuke si distendessero in un sorriso compiaciuto, ma non esitò a rifilare una gomitata al compagno di lavaggio ricevendo un'occhiata seccata in cambio.
Ma alla fine entrambi non poterono fare a meno di sorridere
in modo quasi istintivo, sorridere per davvero, come non capitava da parecchio tempo.
Borbottando qualcosa il padrone di casa, senza guardare, tese il piatto all'ospite il quale, nel gesto di prenderlo, appoggiò le dita su quelle dell'amico. Involontariamente tutti e due si guardarono, quasi spaventati da quel contatto inaspettato.
Per qualche secondo, come due stupidi, rimasero immobili a fissarsi, con ancora le loro mani così vicine e il piatto che sgocciolava, picchiettando l'acqua sul lavello. Sasuke si riscosse, facendo scivolare le dita sulla superficie ceramica per affrettarsi ad asciugare la stoviglia.
Naruto, turbato, riprese a lavare le ultime pentole, guardando solo di sfuggita il vicino che impassibile svolgeva metodico il suo lavoro.

“Allora baciami.”

Parole che, inevitabilmente, erano ritornate vivide a galleggiare sopra di loro. Parole che aspettavano di essere esaudite.

*°*°*°*

Hinata, seduta sul divano, si teneva le mani in grembo; ascoltava Sakura parlare con entusiasmo del proprio lavoro come dottoressa, avvertendo la passione che aveva per la propria professione e l'amore che nutriva verso i suoi pazienti.
La giovane era una madre per tutti loro; energica, entusiasta, inossidabile.
Istintivamente Hinata strinse più forte le mani tra le pieghe del maglione, come sperando di sentire qualcosa oltre di esse; una vita che difficilmente sarebbe nata.
Abbassò lo sguardo.
Sapeva di avere qualcosa di sbagliato. Sì, in lei doveva esserci un meccanismo guasto che nessuno avrebbe potuto riparare, nemmeno ricevendo tutto l'amore possibile.
“Tutto bene, Hinata? - chiese Sakura piegando il busto verso di lei – Mi sembri un po' pallida...”
Hinata mosse una mano affrettandosi a rispondere:
“Certo, tutto bene. E' che ti ammiro molto Sakura, si vede che ami quello che fai.”
Sakura sorrise: “Grazie... anche se – aggiunse dopo un istante di esitazione – a volte sembra che io non ami abbastanza.”
La ragazza rimase muta, quelle parole dette quasi in un soffio l'avevano profondamente colpita perché si era resa conto, con terrore, che la rispecchiavano.
Amava, eppure sembrava sempre mancare qualcosa.

*°*°*°*

A notte fonda Naruto non riusciva a dormire; aveva continuato a girarsi e rigirarsi nel letto cercando di addormentarsi ma, non riuscendovi, preferì alzarsi e proseguire la sua notte insonne seduto al tavolo della cucina.
indossava ancora il suo cappello portafortuna che, però, si era inevitabilmente tolto per mettersi le mani tra i capelli, scompigliandoseli con irritata disperazione.
No, non sapeva proprio cosa fare.
Malamente appallottolato aveva davanti a sé il biglietto scarabocchiato in tutta fretta da Sasuke, il quale che lo stava aspettando davanti alle scale della Biblioteca Centrale.
Proprio lui, dopo tanti anni, che pretendeva il suo arrivo.
Credeva forse che fosse facile? Prendere la macchina e fiondarsi a braccia aperte verso di lui mentre Hinata, sola, dormiva nella camera con un letto matrimoniale vuoto.
Naruto si passò una mano tra i capelli. Eppure non si trattava di uno qualsiasi, era Sasuke; bastava averlo sfiorato per fargli sentire lo stomaco in subbuglio, la cena che rigirava in una centrifuga di agitazione e... sì, attrazione.
Che lungo il tragitto si sarebbe svelata per quello che era in realtà: amore. Era difficile ammetterlo, rendersi conto che pur essendo sposato aveva la logorante tentazione di lasciar perdere tutto e andare da Sasuke.
Guardò, appese al muro intonacato, le chiavi della macchina: lo stavano chiamando? Probabilmente lo supplicavano di prenderle e decidersi, una buona volta, a porre fine a tutti i suoi dubbi.
Le guardò con le labbra imbronciate per poi figurarsi la sua conclusione ideale: sarebbe andato da Sasuke, avrebbe sentito cos'aveva da dire per poi sbattergli in faccia, senza troppi giri di parole, quello che pensava lui di tutta quell'assurda situazione.
Avrebbe troncato ogni cosa sul nascere; era la cosa migliore, per il bene di Hinata e del suo rapporto con lei.
Ridacchiò soddisfatto quando, alzandosi in piedi, afferrò le chiavi per poi cambiarsi in fretta, prendendo dalla pila di vestiti stirati un paio di jeans e una felpa che si stava infilando alla buona mentre era intento ad uscire di casa.

*°*°*°*

Sasuke era seduto sulle scale in marmo della grande biblioteca, i gomiti appoggiati sulle ginocchia e le mani intrecciate che andavano a coprirgli parzialmente le labbra assottigliate dalla tensione.
Era una scommessa dannosa la sua.
Se Naruto avesse deciso di ignorare il biglietto probabilmente ogni rapporto con lui si sarebbe ridotto ad una serie di saluti convenzionali. Avrebbe preso le distanze con dignitoso decoro, perché significava che il matrimonio con Hinata era intoccabile; non voleva distruggere niente della sua vita.
Se invece l'amico lo avesse raggiunto... beh, nemmeno lui lo sapeva.
Aveva agito seguendo solo il suo istinto abbandonandosi all'impulsività - impulsività che detestava; era la parte peggiore del suo carattere e, spesso, gli faceva commettere atti di cui pentirsi.
Il ragazzo stava immobile, ignorando persino il freddo pungente della notte, illuminato dagli alti lampioni che rendevano quella zona meno solitaria.
Lanciò un'occhiata all'orologio vicino al campanile: le quattro di notte; era più di un'ora che aspettava, ormai non si sentiva nemmeno più le gambe.
Si alzò in piedi; Naruto non sarebbe venuto.
Che stupido: come avrebbe potuto anche lontanamente pensare che lui sarebbe stato disposto ad accantonare la sua relazione con Hinata soltanto per vederlo?
Ma, quando fece per scendere le scale, fu costretto ad arrestarsi, rimanendo con le mani infilate nelle tasche del giaccone e il mento nascosto dal bavero alto.
C'era Naruto davanti a lui, con il respiro ancora affannato per la corsa e il busto leggermente piegato in avanti facendo appoggio sulle ginocchia.
Quando i loro occhi si incrociarono l'amico si rialzò, accennando con aria convinta:
“Sasuke, io...”
Le parole gli morirono in bocca perché l'interpellato, muto, si era incamminato verso di lui, tirando fuori le mani dalle tasche senza smettere di fissarlo.
Indagatore, severo, attraente.

Parla, muoviti.

Naruto sentiva quella voce interiore. Eccome. Ma aveva deciso istintivamente di accantonarla, troppo occupato a fissare il compagno d'infanzia venirgli incontro a passi sempre più veloci.
E poi... sentì le sue braccia cingerlo con forza, senza esitazione, come se avesse potuto divincolarsi e scappargli via.
Sasuke lo stava abbracciando; con disperazione, senza nemmeno averlo guardato, appoggiando quasi la guancia gelata contro la sua - bollente per la corsa appena fatta dalla macchina parcheggiata troppo lontana.
Sentì il suo respiro sull'orecchio arrivare a smuovergli i capelli mentre la presa non accennava a cambiare o a lasciargli spazi.
Perché Sasuke si comportava così?
Perché doveva egoisticamente rovinargli tutti i propositi con i quali era arrivato?
E poi finalmente sentì la voce roca, leggermente soffocata contro il suo collo.
“Non ce la faccio a stare lontano da te, Naruto. Ci ho provato ma è impossibile.”
Era una confessione piena di dolore, imbevuta di un amaro senso di colpa che non poteva essere in alcun modo ingerito.
Sentiva rabbia tra quelle parole, rabbia e frustrazione, intensa e devastante. Ma allo stesso tempo emergeva, nonostante volesse finire soffocata tra gli altri sentimenti, passione.
Una passione che lo stava divorando e che la lontananza degli anni non aveva fatto che rendere più disperata, bisognosa anche solo di un semplice contatto.
Naruto, senza nemmeno rendersene conto, lo abbracciò a sua volta, stringendo con le mani le pieghe di quel cappotto freddo che aveva assorbito l'odore di camicia stirata.
“Lo so.”
Perché si era tormentato allo stesso modo; perché anche adesso, nonostante la sua coscienza gli dicesse di andarsene, non riusciva a staccarsi dall'abbraccio: no, non poteva proprio allontanarsi da quel corpo gelido.
Sasuke però, quasi con freddezza, alla fine si scostò, fissando Naruto come per volerlo scrutare fin dentro l'anima.
Disse semplicemente, scandendo le parole con voce profonda e terribilmente sensuale:
“Mi devi ancora un bacio.”
Naruto, la bocca che faticava ad aprirsi, si scostò per poi fissarlo replicando:
“E cosa ti fa pensare che...”
“Non era a te che piacevano le sfide? – chiese Sasuke con fare provocatorio per poi aggiungere, prima che l'interlocutore potesse ribattere – Avanti, prova a rispondere alla domanda che mi hai fatto quattordici anni fa.”
Lo guardava con aria di sufficienza, altezzoso e severo come al solito.
Naruto corrucciò le labbra, gonfiando la bocca spazientito, ma sapeva bene a cosa l'amico si riferisse.
Eppure, fingendo di non capire, chiese:
“Quale domanda?”
“Lo sai.” Fu la risposta secca di Sasuke.
Boccheggiò un istante.
Poi, di fronte allo sguardo insistente dell'amico, puntò gli occhi in alto facendo finta di essere scocciato; infine si decise a parlare, risultando però troppo emozionato per poter anche solo sembrare vagamente arrabbiato:
“Io e te...”
“Si?” lo incalzò Sasuke con il volto impassibile.
Naruto lo fissò, questa volta dando prova di una serietà sconvolgente: “Io e te ci amiamo?”
La domanda che entrambi avevano lasciato in sospeso.
“E quattordici anni dopo hai ancora bisogno di trovare una risposta?”
La risposta evitata e, sì, temuta.
“Ora non più – rispose dando a Sasuke una leggera spinta sulla spalla – per colpa tua.”
E Sasuke, vittorioso, sorrise.
“Allora baciami.”
Quella volta non c'erano Hinata o Sakura, non c'era una casa - confortevole nido protetto - e non c'era nemmeno il legame della famiglia. Solo loro due, nella notte, in un luogo qualsiasi della città.
Si baciarono. Con imbarazzo, indugiando con le labbra parzialmente dischiuse a pochi centimetri le une dalle altre, sfiorando i rispettivi timori; erano incerti, impacciati, confusi e con il ventre chiuso dalla morsa dell'agitazione.
Si sentivano entrambi nuovamente adolescenti, dimenticando tutto ciò che comportava la loro età: ventisei anni e, come se fossero stati innamorati per la prima volta, si scambiavano il loro primo bacio. Forse in modo goffo ma più che legittimo: perché non dovevano pensare alle donne che a casa, sole, li attendevano.
Non dovevano pensarci o sarebbero stati soffocati dal senso di colpa, un senso di colpa ingiusto visto che era dettato da amore.
In quel momento erano tornati nei campi del paese che tutti e due avevano lasciato, con la possibilità finalmente di poter portare avanti la storia lasciata in sospeso da tanti - troppi - anni.

*°*°*°*

Sasuke era rientrato in casa solo all'alba. Lo sentiva, aveva ancora l'odore di Naruto addosso, l'odore della stanza d'albergo in cui erano andati, l'odore delle lenzuola e dello sperma; nonostante la doccia il senso di colpa non voleva saperne di andare via, scivolando insieme al bagnoschiuma.
Lasciò le chiavi nella ciotola di porcellana regalata a Natale dalla madre di Sakura e salì le scale, abbandonando il giaccone sulla poltrona. Si sbottonò i polsini per poi entrare nella camera da letto buia, trattenendo quasi il respiro.
Infine si slacciò la cintura, dando le spalle a Sakura che era girata e sembrava non averlo sentito.
Ma quando si sedette sul letto, con le mani sul bottone della camicia, sentì la voce della fidanzata farsi strada tra l'oscurità:
“Dove sei stato Sasuke?”
“In giro.” rispose lui laconico.
A quelle parole Sakura si alzò a sedere, voltandosi verso di lui e stringendo le coperte che andarono quasi a farle da scudo:
“Che stai dicendo? Come puoi di punto in bianco prendere e andartene?!”
La sua voce aveva un tono chiaramente accusatorio e per niente intimorito.
Sasuke sospirò, continuando impassibile a sbottonarsi la camicia, per poi limitarsi a dire - quasi con un certo affetto:
“Torna a dormire, Sakura.”
Avrebbe voluto scusarsi con lei, evitare di arrivare a farle questo, ma non ci riusciva; doveva evidentemente essere vittima del suo stesso carattere chiuso che gli impediva di parlare a chiare lettere.
La ragazza dilatò le narici, cercando di riflettere, di afferrare sciocche spiegazioni che fluttuavano nella sua mente senza che fossero abbastanza forti per piantarsi nel terreno della logica.
Perché la spiegazione era una ed una soltanto e lei non avrebbe mai potuto accettarla: farlo significava distruggere con le sue stesse mani la vita che lei da tempo aveva cercato di costruirsi.
Impulsivamente si avvicinò a Sasuke, cingendolo da dietro e appoggiando una mano sul suo petto, impedendogli così di sfilare un altro bottone. Lui fissò quella mano, più piccola della sua, più piccola di quella di Naruto - la mano che voleva fermarlo e intromettersi nel rapporto con l'uomo che amava.
Intromettersi?
Quasi con voce sofferta Sakura chiese:
“Dove hai lasciato la cravatta?”
Non c'era accusa, solo una dolorosa constatazione. L'oggetto in questione non era al collo di Sasuke e il fatto che lui stesse in silenzio, mordendosi le labbra, dimostrava che non era nemmeno in casa.
Quella cravatta era stata lasciata da qualche parte sulla moquette di un albergo, scivolata senza troppa cura dalla poltrona su cui era stata malamente gettata.
Sakura non si sarebbe mai pentita abbastanza di quella domanda istintiva, perché il suo cuore, che tanto faticosamente aveva retto agli sbalzi d'umore di Sasuke, si stava sgretolando, accoltellato brutalmente da chi amava.
Il ragazzo prese quella mano, sentendola sussultare alla sua stretta che non era per nulla forte, e la scostò lasciando che quasi cadesse sul materasso, come se si abbandonasse all'inerzia della gravità. Non rispose, sfilandosi la camicia rimanendo così in mutande; si sentiva troppo esposto agli occhi di Sakura: aveva paura, una paura primordiale che lei sentisse la presenza di Naruto sulla sua pelle.
Aveva paura che annusasse l'odore del peccato che gli si era incollato addosso; ma lei non fece altre domande: silenziosa e quasi digrignando i denti per la tensione Sakura scivolò tra le coperte, rifiutandosi però di dare le spalle a Sasuke.
Rimase invece con gli occhi aperti, scrutando nel buio il suo corpo dalla muscolatura asciutta delinearsi nella penombra, desiderosa di sfiorare i capelli d'ossidiana.
Lo ammirò nei suoi movimenti, innamorata e triste, come se volesse catturare ogni istante, ogni gesto, per paura che potesse dimenticarsene. Lo vide indossare una maglietta bianca, mantenendo la solita espressione fredda e distante, e sospirò quando Sasuke si sedette coricandosi dandole le spalle.
Quelle spalle a volte incurvate ma che riuscivano sempre a trasmetterle un senso di forza e sicurezza.
E poi, inaspettatamente, il suo ragazzo voltò leggermente lo sguardo per dirle:
“Riposati. Sarai rimasta sveglia tutta la notte ad aspettarmi.”
Un tono distaccato, privo di affetto, ma che in realtà era il solo modo che l'Uchiha conoscesse per coprire la premura insita tra quelle parole.
Sasuke teneva a lei, anche se non quanto la giovane Haruno sperava.

Va tutto bene.

Forza, Sakura, se continui a ripeterlo prima o poi diventa vero.

*°*°*°*

Di solito Naruto entrava in casa canticchiando allegramente oppure chiacchierando ad alta voce con Hinata che rideva contenta, arrossendo quando lui notava i fiori che lei aveva lasciato al mattino sul tavolo prima di raggiungerlo a lavoro. Tante piccole abitudini che adorava perché sentiva il calore di quella famiglia che lui non aveva mai avuto.
Ma non quella volta; quella volta doveva sentirsi ladro e colpevole, senza che avesse la possibilità di tornare indietro.
Si svestì nel soggiorno, andando in punta di piedi fino alla camera da letto; maledisse la porta cigolante che da mesi si riprometteva di riparare.
Hinata gli dava le spalle e non si era minimamente mossa; la sua respirazione, scandita e regolare, continuava con il torace che pacatamente si dilatava. Naruto la guardò sentendo le viscere contrarsi: scrutò i suoi capelli corvini che le accarezzavano le guance pallide, le mani diafane appoggiate morbidamente al cuscino e le braccia abbandonate sul materasso che sapeva di bucato.
Cercando di limitare l'irruenza dei suoi movimenti il ragazzo si coricò, dopo essersi infilato in fretta una maglia larga e un paio di pantaloncini che quasi arrivavano al ginocchio, per poi rimanere qualche istante seduto, indeciso sul da farsi.
Sospirò, accennando ad un sorriso pieno di affetto, un sorriso tutto per Hinata ma che lei non avrebbe mai potuto vedere.
Così, con un'accortezza che non gli era propria, Naruto posò un bacio sulla nuca della moglie, inspirando l'odore dello shampoo che impregnava i suoi capelli; un odore leggero, di una dolcezza fresca, che rispecchiava quella ragazza che, in fondo, sentiva di amare.
Sussurrò un buonanotte così fievole da sembrare un sospiro, infine si coricò coprendosi fino alle orecchie in modo da rannicchiarsi al pari di un bambino.
Accidenti, non aveva il cappello addosso; alzò le spalle: aveva troppo sonno per alzarsi ed andare a prenderlo.
Hinata tentò di aprire gli occhi con il solo risultato di vedere tutto offuscato ma, infine, le lacrime lottarono con le ciglia riuscendo così a districarsi e a scendere sul volto.
Piangendo era difficile vedere cosa si aveva davanti.
Ed era anche difficile, nel silenzio della notte, soffocare i singhiozzi e il proprio dolore.




Sproloqui di una zucca


Ho una confessione da fare: all'inizio del manga io detestavo Sakura, la giudicavo infantile, inutile, e leziosamente appiccicata a Sasuke. Ma mano a mano ho imparato a rivalutarla: perché è maturata, dimostrandosi tenace e determinata, divenendo oltretutto più forte.
Ed è questa la Sakura che intendo io nella storia... che non è disposta a cedere nelle sue intenzioni e lotta per mandare avanti il suo difficile rapporto con Sasuke. Perché, ammettiamolo, Sasuke è un carattere davvero ostico... per come sono fatta io lo avrei mandato a stendere già da molto tempo... U_U
Hinata invece sembra debole ma il suo unico problema è che non ha fiducia in sé stessa e Naruto, che non è proprio sveglissimo per quanto riguarda i sentimenti altrui, credo che nei suoi confronti nutra più un senso di protezione, affetto, ma non amore.
Sasuke e Naruto... beh... sono loro, c'é poco da dire!
Adoro l'idea di un amore che si è mantenuto saldo nel corso degli anni per poi mostrarsi in tutta la sua forza quando i due si incontrano, pur compromettendo tutto.
Basta, ho "parlato" anche troppo, mi spiace solo che questa storia risulterà abbastanza breve ma, secondo me, era la cosa migliore.
Al prossimo e ultimo atto, con la conclusione di questa avvincente (?) riflessione (?) sull'amore (?!)

PS: Special K, per chi non lo sapesse, è il nome di una droga, la Ketamina. Non sono i fiocchi di mais come ha sostenuto quel geniaccio di mia sorella... ( "Nessuna esitazione, nessun ritardo, tu compari proprio come i cereali..." mi sembra un po' forzato anche per musicisti che sono riusciti a scrivere di gente impiccata agli alberi... =_=')

ladynena: Carissima, è bellissimo vedere un tuo commento anche in questa fiction!! Parto col ringraziarti per tutti i complimenti sul capitolo scritto, sono contenta che tu abbia apprezzato non solo la grammatica ma anche l'ambiente in sé e i personaggi: ci tenevo particolarmente a quest'aspetto perché volevo soprattutto mettere in luce i loro rapporti e riflettere su questa sorta di quadrato (°_°) amoroso...
E, d'ora in poi, credo che conierò il termine mini-long fiction visto che ho trovato qualcuno che apprezza il genere!XD
Ma ora passiamo all'aspetto musicale: meraviglioso, anche tu ami i Placebo?! Lo ammetto, pure iio li preferisco rispetto ai Muse, nonostante abbia letto delle meravigliose slash tra Brian Molko e Matthew Bellamy °ç°... ehm... ok, tralasciamo... dei Placebo mi piacciono in particolar modo i testi delle canzoni e la voce dell'egregio signor Molko, più unica che rara.
Bene, dopo averti annoiato con queste mie considerazioni, sperando di non averti fatta addormentare sulla tastiera, ti mando un grande bacio, al prossimo capitolo!!

sasusakuxxx: Il bello dei concorsi è proprio questo: conosci degli scrittori che magari prima non avresti potuto notare. E a me è successo con la tua fiction! Ho visto la tua recensione e gongolavo felice davanti al computer perché la mia storia ti ha interessato nonostante non fosse esattamente il tuo genere ma in particolar modo perché hai apprezzato la fiction in sé. Secondo me infatti è una pecca dello yaoi in sé l'assenza totale delle ragazze: questo è comunque normale, i manga sono per la maggior parte su questo genere e spesso ben pochi riescono ad uscire dal classico rapporto tra uke e seme, invece ritengo che una presenza femminile quando si tratta di fanfiction possa dare degli spunti interessanti.
Quoto pienamente anche quanto dici riguardo le naruxhina... risultano smielate probabilmente per come sono ritratti i personaggi: lei la pulzella indifesa e lui il suo principe, insomma è tutto molto semplicistico. Vabbé evito di dilungarmi troppo altrimenti ne uscirei con righe e righe di dibattiti XD Comunque è proprio questo, nella mia storia, il rapporto tra Naruto e Hinata: un amore quasi di necessità, almeno per Naruto, e molto fragile, sempre ad un passo dal rompersi.
Grazie mille per i complimenti (e, credimi, la tua recensione era tutt'altro che senza senso) e al prossimo capitolo di questa storia probabilmente non sasusakurosa...

ryanforever: Ciao! Forse non te lo ricorderai, o forse sì (io spesso sono vittima di gravi attacchi di dimenticanza acuta XD), tempo fa avevi recensito una mia one-shot shuonen-ai tra Naruto e Itachi, quindi sono stata contenta nel vedere che hai recensito questa fiction. Spero che, per quanto sia breve, possa continuare ad interessarti, anche perché sono soddisfatta che risulti affascinante l'idea di questo rapporto un po' clandestino ma comunque fortissimo tra Sasuke e Naruto. Un bacione e alla prossima!

Hiko_chan: Leggere anche il tuo commento mi ha fatto veramente felice! Che bello ritrovare una tua recensione! Grazie davvero ^//^. Sono sollevata che i caratteri e i sentimenti tra Naruto e Sasuke risultino ben delineati, mi sono davvero impegnata per tutta la fiction a cercare di far risultare i personaggi il più vivi possibile, sperando che risultino IC.
Che peccato, per un po' non avrai internet, ti capisco, da me ci sono giorni nei quali l'ADSL va e viene (sarà perché abito in un paesino tra i colli torinesi?...), ma non preoccuparti, commenta quando avrai la possibilità, la fiction sarà qui ad aspettarti... caspita, questa frase ha un retrogusto horror...
E ora... tu adori Special K?.... Magnifico! Anche a me piace tantissimo, nonostante il terzo album sia quello che io abbia apprezzato meno dei Placebo...
Cosa dire, aspetterò paziente una tua recensione, nel frattempo ti saluto con un bacione, al prossimo capitolo!

Grazie a chi ha letto e ha chi ha inserito la fiction tra i preferiti:


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