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Autore: YomiCrazy    11/10/2015    3 recensioni
E se Harry Potter fosse stato una ragazza?
Cosa sarebbe accaduto?
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Harriet è una bambina con un'infanzia molto triste alle spalle.
Costretta ai continui soprusi dagli zii e del prepotente cugino, desidera una vita normale, come ogni bambina della sua età dovrebbe avere.
Ma qualcosa cambierà il giorno del suo undicesimo compleanno.
Qualcosa che non avrebbe mai immaginato potesse essere.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Durante l'infanzia di Harry, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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La stazione della Londra babbana era veramente grande e come sempre, molto frequentata dalle persone che abitavano nella città.
I diversi treni che partivano ed arrivavano facevano molto casino ma ad Harriet non importava, nascosta dietro la garbuglia di valige ammassate sul carrello.
Era il 1° settembre di quell’anno, il suo primo giorno di scuola ad Hogwarts, il suo primo giorno da bambina libera da tutti i soprusi che aveva subito fino a quel momento.
Hagrid camminava accanto a lei, con tutta la sua stazza, proteggendola e sorridendole ogni qualvolta incrociava il suo sguardo.
“Per dinci è già l’ora!”
I due si fermarono sul ponte che permetteva il passaggio pedonale da una banchina all’altra dei treni, dove Hagrid spiegò ad Harriet che doveva andare da Silente, scusandosi per non poterla accompagnare al binario dove sarebbe partito il treno.
“Questo è il tuo biglietto, Harriet, tienitelo stretto è molto importante!”
La bambina prese il biglietto fra le mani, controllando subito il binario da cui sarebbe partito il treno.
Ma qualcosa non quadrò.
“Ma Hagrid…” cominciò leggendo il binario, “Deve esserci un errore. Qui dice binario nove e tre quarti, ma non esiste, giusto?”
Quando si girò in direzione del guardacaccia, quello era già scomparso e lei si ritrovò da sola sul ponte. Sospirò, comunque decisa a trovare quel treno e spinse il carrello pieno di valige verso la banchina.
Arrivata davanti al binario nove, Harriet notò subito come effettivamente, il nove e tre quarti non esisteva. La banchina di destra era assegnata al numero nove, mentre quella di sinistra al numero dieci.
Si guardò intorno, decisa a cercarlo comunque e poi vide un uomo dare indicazioni ad una donna sui diversi binari. Decise così di avvicinarsi e chiedere dove fosse il suo binario, ma la risposta dell’uomo la lasciò sbigottita.
“Il binario nove e tre quarti? Vuoi fare la spiritosa?”
Harriet non poteva credere alle sue orecchie, neanche quell’uomo conosceva quel binario e forse non esisteva davvero, ma le sgrida di una donna ai suoi figli, attirarono la sua attenzione.
“…Pieno zeppo di babbani!”
“Babbani?”
Si chiese Harriet, spingendo il carrello per seguire la signora.
“Il binario nove e tre quarti è di qua!”
Harriet sorrise più convinta, avendo finalmente trovato qualcuno che andava nella sua stessa direzione.
La donna con i figli a seguito si fermò davanti ad una colonna. Uno dei tanti ragazzi dai capelli rossi si mise lungo la linea e subito dopo si mise a correre, sparendo nel muro.
Harriet sgranò gli occhi.
Quel ragazzo era davvero scomparto fra le banchine nove e dieci?
Dopo un piccolo battibecco fra i due gemelli che seguivano la donna, Harriet vide che entrambi ripeterono l’azione fatta dal fratello e sparirono all’interno del muro.
Ancora più stupore. 
“Mi scusi…”
Harriet tentò di chiedere qualcosa, ancora piena d’enfasi da quel che aveva visto.
“Può dirmi come…”
“Come raggiungere il binario?”
La bambina annuì, fissando il muro in cui erano spariti i tre ragazzi.
“Non preoccuparti cara”, cominciò lei sorridendo, “Anche Ron sta ad andando ad Hogwarts per la prima volta!”
La bambina girò il viso e vide un ragazzino dai capelli rossi sorriderle gentilmente. Successivamente la donna cominciò a spiegare ad Harriet come arrivare al binario nove e tre quarti e la piccola ebbe un sussulto al cuore quando si mise in posizione davanti al muro del binario. Era una cosa folle, del tutto folle, ma Harriet decise comunque di farlo, presa dall’enfasi del momento e spinse il carrello verso quella colonna di mattoni, passandoci attraverso senza bloccarla.
Quando cominciò a guardarsi in giro, la prima cosa che vide fu l’Hogwarts Express, il suo treno.
Il cartello con scritto “Binario nove e tre quarti” era posizionato sul muro da cui era passata ed un sorriso di meraviglia si formò sul suo volto.
Era tutto così bello, così magico.
 
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Harriet fissava fuori dal finestrino la strada percorsa dal treno.
Aveva trovato una comoda cabina vuota in cui sedersi, per pensare a tutto quello che era successo e immaginarsi tutto quello che doveva ancora accadere.
Era felice, sorrideva.
Come mai aveva fatto in vita sua.
“Scusa…”
Il bambino dalla faccia simpatica e dai corti capelli rossi, sbucò dalla porta della cabina, fissandola.
“Ti dispiace? Il treno è pieno…”
“Oh, vieni pure.”
Harriet gli sorrise, ricordando di averlo visto sul binario della Londra babbana. Il ragazzino gli sorrise sedendosi, per poi cominciare a parlare.
“Comunque sono Ron. Ron Weasley.”
“Io sono Harriet. Harriet Potter.”
Dopo aver detto il suo nome, Ron sgranò gli occhi per poi allargare la bocca. Aveva avuto la stessa medesima reazione di tutte le persone che l’avevano conosciuta.
“Ma… Ma allora è vero! Hai davvero la… cicatrice?”
Harriet sorrise, alzando la frangetta da sopra la fronte, mostrandogli la ferita infertole da piccola.
“Oh, si.”
“Cavolo.”
Harriet sorrise alla reazione del bambino, simile ma diversa da tutte quelle che aveva visto.
La situazione si animò quando un carrello spinto da una signora, si fermò davanti la porta della cabina.
“Qualcosa dal carrello cari?”
Ron rispose negativamente, mostrando un panino.
Harriet fissò la faccia del ragazzino e poi le miriadi di dolciumi presenti sul carrello.
Voleva farsi un amico e così decise.
“Prendiamo tutto.”
Infilò la manina nella borsetta che teneva al collo e prese alcuni galeoni contenuti in essa. Ron ne fu prima stupito e subito dopo contento.
 
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Harriet leggeva i vari nomi presenti sulle scatole dei dolciumi, guardando Ron che mangiava qualsiasi cosa tenesse a tiro.
Il bambino spiegò alcune cose sulle gelatine a tutti gusti più uno ed Harriet si schifò al sentire alcuni nomi dei cibi usati per fare quelle caramelle.
“George giura che ne ha trovata uno al gusto di caccole!”
Harriet impallidì all’affermazione dell’amico e si tolse la caramella dalla bocca, evitando il triste destino che era toccato al fratello del rosso.
Successivamente alle caramelle, la piccola prese una scatolina blu con scritto Ciocco rane.
Ron gli spiegò velocemente che non erano rane vere, ma solo un incantesimo e che all’interno di ognuna di esse vi era una figurina con una strega od un mago famoso.
“Ho trovato Silente!”
“Ah, io ne avrò circa sei di lui…”
Harriet posò la scatolina sul sedile e poi spostò lo sguardo sul topolino che Ron teneva sulle gambe.
“Ah, lui è Crosta. Mio fratello mi ha insegnato a farlo diventare giallo. Vuoi vedere?”
La bambina sorrise a Ron ed annuì, sperando di vedere qualcosa di magico.
Il piccolo prese la bacchetta schiarendosi la voce, ma prima che potesse dir qualcosa, una bambina si fermò davanti alla loro cabina.
“Qualcuno ha visto un rospo? Un bambino di nome Neville l’ha perso.”
“No.”
Harriet fissò la bambina e sorrise al modo buffo in cui portava i capelli. Sembravano un cespuglio a differenza dei suoi, lunghi e lisci.
“Oh, state facendo magia! Vediamo allora.”
Harriet spostò di nuovo il viso sul topo, mentre Ron si schiariva ancora la voce.
“Per il sole splendete, per il fior di corallo, stupido topo diventa giallo!”
L’unica cosa che Ron ottenne davvero, fu lo squittio dell’animale. Harriet alzò un sopracciglio, delusa dalla non riuscita dell’incanto.
“Sei sicuro che sia un vero incantesimo? Beh, non funziona direi.”
Ron si girò con una faccia sorpresa verso Harriet, che rispose ridendo a l’espressione sul viso di lei.
“Naturalmente anche io ho provato a farne alcuni semplici…” ricominciò la bambina, entrando nella cabina per poi sedersi difronte a loro, “… e mi sono riusciti sempre.”
Tirò fuori la bacchetta dal mantello e guardò la faccia di Harriet.
“Per esempio… Hoculus Reparo!”
Il pezzettino di scotch che teneva uniti gli occhiali di Harriet, sparì come per magia e la plastica che univa le lenti si sistemò. La mora ne rimase davvero sorpresa, quella bambina aveva appena riparato i suoi occhiali con la magia!
“Per tutte le cavallette!”
Harriet si risistemò gli occhiali sul naso e vide l’espressione della bambina di fronte a lei cambiare in stupore.
“Tu sei Harriet Potter! Io sono Hermione Granger e tu…”
Hermione si girò verso Ron, fissandolo con vero e proprio disgusto.
“Io sono Ron. Ron Weasley.”
Hermione guardò ancora con disgusto il rosso, sussurrando un Piacere che fece sorridere Harriet.
“Comunque, vi conviene indossare le vostre divise, credo che manchi poco all’arrivo.”
Harriet annuì guardandola alzarsi per andarsene, ma prima di sparire, si girò ancora una volta verso di loro, dicendo a Ron di essere sporco sul naso.
Harriet rise ancora mentre il rosso si puliva, pensando al tono di scherno usato da Hermione.
 
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La sera era giunta e con lei anche il treno era arrivato a destinazione.
Harriet scese dal treno sentendo la voce di Hagrid urlare al primo anno di seguirlo e fu contenta di rivedere l’omone tanto gentile.
Il guardiacaccia la salutò e lei contraccambiò sorridendo, per poi seguirlo assieme a tutti i bambini del primo anno verso delle barche.
La vista che si presentò sugli occhiali della bambina era stupenda. Un maestoso castello si ergeva su delle montagne, con i tetti a punta e le finestre illuminate, la luna risplendeva alta nel cielo colorando l’acqua su cui tutti stavano viaggiando, sgranando gli occhi alla vista della bellissima scuola. Harriet sorrise e Ron con lei, incapaci di staccare gli occhi da quella visione.
 
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Scesi dalle barche, tutti gli studenti del primo anno vennero guidati all’entrata di Hogwarts e prima di passare per il portone, una donna li fermò sulle scale, dando un caloroso benvenuto a tutti.
“Dunque…” cominciò unendo le mani, “Fra qualche minuto varcherete questa soglia e vi unirete ai vostri compagni, ma prima che prendiate posto, verrete smistati nelle vostre case.
Sono Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde.
Per il tempo che starete qui, la vostra casa sarà la vostra famiglia.
I trionfi che otterrete le faranno guadagnare punti ed ogni violazione delle regole le farà perdere punti.
Alla fine dell’anno alla casa con più punti verrà affidata la coppa delle case.”
“Oscar!”
Il discorso della signora venne interrotto bruscamente da un bambino cicciotello che acchiappò un rospo che saltellava davanti a loro. Tutti i bambini risero ed Harriet notò l’espressione della signora mutare in un rimprovero.
“Mi scusi…”
Cercò di dire il bambino, tornando fra tutti loro.
“La cerimonia dello smistamento comincerà fra pochissimo.”
Continuò ritornato il silenzio la donna, girandosi poi sui tacchi per raggiungere il portone.
“E’ vero allora, quello che dicevano sul treno.”
La voce di un bambino catturò l’attenzione di Harriet che subito capì parlasse di lei.
Il biondino era appoggiato al corrimano delle scale e la guardava con un’aria di sufficienza e altezzosità. Ciò che Harriet notò furono i suoi bellissimi occhi azzurri. Di quell’azzurro che puoi solo sognare.
“Harriet Potter è venuta ad Hogwarts.”
Il vociferare fra i bambini cominciò a farsi largo nell’entrata e tutti parlavano unicamente di lei, della bambina sopravvissuta.
Il bambino continuò a parlare, presentando due suoi amici, Tiger e Goyle e poi si avvicinò a lei, sorridendole.
“Io sono Malfoy, Draco Malfoy.”
Se non fosse stato per il ridere di Ron, Harriet pensava di perdersi davvero in quegli occhietti così vispi e tentatori.
“Capelli rossi, una vecchia toga di seconda mano, devi essere un Weasley.”
Ron fece una piccola smorfia, abbassando lo sguardo, mentre Draco ricominciava a darle attenzioni.
“Scoprirai che alcune famiglie sono migliori di altre. Non vorrai fare amicizia con le persone sbagliate.”
Harriet fissava il biondino sprizzare cattiveria nei confronti di Ron. Per quanto poteva essere carino, ciò che aveva detto era davvero ingiusto e le lasciò un gusto amaro in bocca.
“Posso aiutarti io.”
Draco tese la mano verso di lei, come a chiederle amicizia, ma Harriet fissò con disgusto quella mano e poi alzò il viso verso di lui.
“So riconoscere da sola le persone sbagliate, grazie.”
Draco la fissò sbalordito, ma non ebbe tempo di dire nulla. La donna che aveva parlato all’inizio era tornata ed aveva avvertito che tutto era pronto per riceverli.
Entrati nella sala più grande che Harriet avesse mai visto, lo stupore fece da padrone nelle emozioni. Hermione spiegò che il cielo era solo una magia, una finzione, in quanto scritto nella storia di Hogwarts che lei, ovviamente, aveva letto.
La sala era sostenuta da grandi e decorate arcate, al suo interno vi erano quattro lunghissimi tavoli davanti cui vi erano seduti gli studenti degli anni superiori ed alla fine della sala, un unico tavolo dove sedevano persone più grandi.
Un cappello malconcio era sistemato su una piccola sedia e la donna ci si fermò proprio davanti, indicando a tutti loro di fermarsi ed aspettare.
Un vecchietto si alzò dal lungo tavolo e prese parola, spiegando due semplici cose.
Harriet comprese che la foresta fuori dal castello era proibita e che nessuno poteva andarci, mentre il corridoio della  parte destra del terzo piano non doveva essere visitato.
Finito di parlare, si sedette e la donna ricominciò il suo discorso.
Disse che uno ad uno tutti loro sarebbero stati chiamati e, dopo aver indossato il cappello parlante, sarebbero stati smistati nelle rispettive case.
La prima ad essere chiamata fu Hermione, che si avvicinò allo sgabello con preoccupazione.
“E’ matta quella là.”
Harriet fissò male l’amico alle parole appena pronunciate e poi tornò a guardare la bambina.
Il cappello, appena toccò la testa di essa, cominciò a parlare, per poi urlare a gran voce Grifondoro!.
La bambina scese veloce e contenta dalla sedia, acclamata dal tavolo della rispettiva casata.
Il secondo ad essere chiamato fu Draco Malfoy, che, con la sua solita aria di sufficienza, si avvicinò alla donna.
Harriet lo guardò bene, meravigliandosi degli splendidi capelli biondo platino che aveva.
Il cappello non venne neanche appoggiato sulla testa del bambino che subito urlò Serpeverde!.
Un sorriso si dipinse sul volto del ragazzino, che si avviò verso il rispettivo tavolo.
“Tutti i maghi e le streghe cattive appartenevano alla casata dei Serpeverde.”
Harriet sembrò pensarci all’affermazione di Ron e continuò a fissare il biondino mentre la donna chiamava un’altra bambina.
Se davvero quello che diceva Ron era giusto, anche quel ragazzino sarebbe diventato cattivo. Harriet ci rimase male, mentre girava lo sguardo verso il tavolo dietro cui sedevano i professori.
Uno in particolare, notò, lo fissava senza battere ciglio e la cicatrice, dopo undici anni, ricominciò a farle male.
Ron si preoccupò subito e lei lo tranquillizzò, sentendo che l’ennesima bambina veniva smista in Tassorosso.
Il ragazzino chiamato successivamente, fu Ron ed Harriet lo guardò avvicinarsi al cappello con preoccupazione.
Quando quello venne poggiato sulla testa del ragazzo, subito lo riconobbe e poco dopo, urlò Grifondoro!, lasciando il ragazzo correre verso tutti i fratelli presenti in quella casata.
Quando il suo nome venne chiamato, Harriet rimase basita dal comportamento del vecchietto che all’inizio aveva parlato, ebbe.
Lo riconobbe, era Albus Silente, lo aveva trovato qualche ora prima sul treno e mentre tutta la sala taceva, lei raggiungeva il posto sulla sedia.
Anche Hagrid la guardava e mentre il cappello si avvicinava alla sua testa, la preoccupazione trasalì.
L’oggetto magico subito cominciò a parlare, dicendo che lei era una scelta complicata, aveva molte potenzialità ma sembrava uno smistamento difficile.
Harriet cominciò a bisbigliare di non finir in Serpeverde ed il cappello subito le rispose che quella sarebbe stata una scelta giusta per lei ma Harriet continuava a pregarlo di metterla ovunque ma non in Serpeverde e così fu.
Il cappello urlò a gran voce Grifondoro! E la casata a cui era stata assegnata applaudì a gran voce, intonando un motivetto molto carino.
La ragazza raggiunse il tavolo della casata e tutti la salutarono felici, mentre lei si sedeva.
Girò solo una volta lo sguardo verso Silente e vide come lui alzava la coppa in suo segno. La bambina sorrise e finalmente si sentì a casa.
Per lei stava iniziando un nuovo anno, una nuova vita, avrebbe avuto tanti amici, tanto divertimento e sarebbe stato tutto perfetto.
O almeno è questo quello che credeva.
 
Note: Eccovi il terzo capitolo, il tanto desiderato incontro con Malfoy!
Spero vi sia piaciuto, ringrazio chiunque leggerà e vorrà lasciare un commento.
  
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