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Autore: itsuselessbitch_    28/10/2015    2 recensioni
Louis Tomlinson è il rappresentante d'istituto, amato da tutte le ragazze e invidiato da tutti i ragazzi. E' gentile, disponibile, sempre vivace e pronto ad aiutare gli altri. Forse è questo che fa innamorare Harry Styles, chiuso in se stesso, solitario e taciturno; nonostante il suo carattere introverso, troverà il coraggio di parlare con lui, fino a diventare amici. Poi, alla Festa d'Autunno, il mondo di Harry verrà ribaltato completamente, cambiando la sua esistenza.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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αλoνε.
(solo)




«E con questo, spero di aver risposto a tutte le vostre domande riguardo ai corsi di recupero programmati per gennaio. Grazie a tutti, potete tornare a scuola, o se avete il permesso, potete rincasare.»


Il rumore degli alunni che si alzano dalle sedie chiacchierando riempie la grande sala conferenze in cui si era tenuta un'altra assemblea scolastica, diretta da Louis Tomlinson, rappresentante d'istituto. Frequenta la quarta superiore, ed è uno dei ragazzi più studiosi e rispettati del liceo. Per questo è stato eletto rappresentante, e non ha mai deluso nessuno. La nostra scuola ha innumerevoli problemi, ma lui, da quando è in carica, sta cercando di risolverli. Tutte le ragazze gli corrono dietro, tutti i ragazzi sono gelosi perché è un rubacuori e non c'è più territorio da marcare per loro. Il suo non è nemmeno un personaggio: è proprio come si presenta nelle assemblee. Gentile, educato, premuroso, sempre con la risposta pronta, disponibile ad aiutare chiunque. C'è una piccola parte della scuola che non lo sopporta, ma questo succede sempre, quando sei famoso. Lui non sembra fregarsene, in ogni caso, perché i suoi sostenitori sono molti di più.

Pare un'entità al di sopra di tutti, un imperatore perfetto. Odio queste persone, venerate da chiunque, messe su un piedistallo. Non sbagliano mai, sanno sempre cosa fare, come risolvere i problemi, e se osi andargli contro i loro mille “fans” ti sbranano. Di solito li disprezzo sempre. Qualcosa dev'essere andato storto, stavolta, perché non so cosa mi stia passando per la mente, ma mentre lo osservo parlare con il suo vice, lo trovo affascinante. Occhi azzurri, labbra sottili, corpo magro, capelli castani arruffati… è davvero il fidanzato che vorrebbero tutte. Non posso fare altro che guardarlo da lontano, purtroppo. Perché sono le donne che devono innamorarsi di lui, non io.

Non Harry Styles.

In realtà, non conosco nemmeno io i miei veri sentimenti, perché nella mia vita non ho mai provato nulla per le altre persone che mi circondavano, vivevano la loro vita, facevano esperienze, si divertivano. Io non so nemmeno cosa voglia dire. Quindi come faccio a definire quello che sento per Louis Tomlinson? Ammirazione, rispetto, infatuazione, cotta? L’ultima sembra una cosa da dodicenne con gli ormoni a palla. Ovviamente penso sia uno dei migliori rappresentanti degli ultimi tre anni, e a quanto detto dai più grandi, anche degli ultimi cinque, e per questo ci vuole davvero un’immensa capacità, quindi è quasi scontato che si rispetti una persona del genere, nonostante magari soggettivamente risulti antipatico. D’altronde i grandi leader non hanno il compito di fare battute esilaranti ai propri elettori, ma quello di far funzionare un’organizzazione. E ripeto, lui ci riesce in modo impeccabile. Eppure questo non risolve il groviglio di pensieri che ho in testa, perché se fosse solo questo sarei uguale ai suoi altri mille sostenitori. Se avessi qualcuno con cui confrontarmi lo chiederei a lui/lei, ma non sono uno che conversa molto né prende confidenza con i compagni di classe. Può essere a mio svantaggio, soprattutto adesso che avrei bisogno di supporto, ma sono sicuro che posso mettere a posto da solo questa faccenda. In effetti, però, qualcuno con cui ho parlato di altro oltre ai compiti e alle verifiche, esiste. Il problema è che questa persona è proprio Louis Tomlinson. Chiedergli come fare a capire i miei sentimenti... Per lui? Pare la trama di un film comico, ma forse se omettessi il soggetto non sarebbe un grosso problema. Come sempre, però, sono quasi certo che non farò nulla, e lascerò scorrere il tempo senza muovere un dito, perché guardandolo, capisco che non ci sarà mai possibilità per me, anche solo immaginandolo in un universo alternativo. Lo capisco da come sorride timidamente alle ragazze che gli fanno complimenti, da come le abbraccia; non c'è posto per nessun altro. Non so neanche cosa mi ha fatto pensare per un attimo che potessi avere un briciolo di speranza.

Forse punto ad una svolta in una vita noiosa e monotona, dove ogni giorno sembra il deja vu del precedente.

Nella mia testa il mondo va avanti come voglio io: in una situazione dove i miei compagni si riuniscono in cerchio per parlare delle gite, anche io ne prendo parte, mi siedo su un banco e faccio battute; quando ad una ragazza cadono i libri, io la aiuto e ne approfitto per flirtare con lei. Durante la ricreazione, sono sempre quello che va in giro e viene salutato da chiunque. Nella realtà, invece, sono solo uno spettatore silenzioso, che assiste senza aprire bocca. Sono quello che all'intervallo rimane da solo in classe, seduto a leggere. Quello che quando vede passare qualcuno, abbassa lo sguardo e fa finta di non esistere. Non credo di avere paura del parere delle persone, né di essere depresso; semplicemente, vivo da sempre in questo modo, e ormai è diventata un'abitudine. Penso che se fosse stato davvero un problema, qualcuno avrebbe cercato di cambiarmi, o almeno darmi dei consigli per essere più estroverso. Se nemmeno i miei genitori ci hanno provato, vuol dire che probabilmente non sono così importante da essere spronato a fare del mio meglio. Potrei provarci io stesso, ma in quanti noterebbero il mio cambiamento? E soprattutto, in quanti lo incoraggerebbero, aiutandomi? Immagino nessuno, ed è questo che mi ferma senza neanche essere partito. Sono pessimista? Molto probabilmente sì, ma è meglio essere realisti che rimanerci male in seguito per aver tentato qualcosa di impossibile.

Nonostante abbia sempre avuto questa mentalità, sento che c'è qualcosa di diverso in me. Il cuore mi sta battendo così forte che penso di avere un infarto. I piedi si muovono da soli dalla parte opposta rispetto all'uscita. Mi accorgo in ritardo che sono vicino al palco delle conferenze. Il solito Harry non si avvicinerebbe mai a Louis Tomlinson con la mano alzata e un sorriso sicuro. Eppure, me lo trovo davanti, e i suoi occhi azzurri mi folgorano. Appena mi vede, mi saluta con un sorriso che disintegra completamente il mio; abbasso la mano, e in quel preciso istante la mente si svuota. Cosa diamine sto facendo? Un secondo prima lo stavo fissando da venti metri di distanza, impegnato in un soliloquio, e adesso riesco benissimo a sentire la sua voce acuta e incredibilmente dolce.

«Ehi, ciao… mi ricordo di te, ma mi sfugge il tuo nome, potresti ripetermelo?» esordisce, girandosi a salutare l'altro ragazzo con cui stava parlando. Vorrei prenderlo a schiaffi. Tomlinson, smettila di essere così gentile con tutti. Potrebbe esserlo perfino con un demone. Sembra fin troppo ingenuo.

«Sono… Harry Styles.» ringrazio il cielo di non aver dimenticato il mio nome.

Louis si dà una pacca sulla fronte. «Scusa, che idiota… Harry! Abbiamo anche parlato da poco, giusto? Spero di non averti offeso, ma con tutti gli studenti di questa scuola, è difficile ricordarsi i nomi....» unisce le mani come se mi stesse pregando. Io scuoto la testa senza aggiungere nient'altro, perché scommetto che entrambi ci stiamo chiedendo perché diavolo mi sono avvicinato.

Accorgendosi del fatto che sono completamente imbambolato a fissarlo, cerca di spronarmi a parlare: «Allora, c'è qualcosa di cui vuoi discutere con me? Qualche problema?» e dicendo questo, mi appoggia una mano sulla spalla. Cerco di non sussultare al suo tocco. Ho bisogno di un lungo respiro per prendere coraggio. Mi si è presentata un'occasione – creata dalla distrazione – e non posso sprecarla stando in silenzio davanti a lui. «Sì, cioè… in realtà, volevo solo farti i complimenti per il tuo, come sempre, brillante discorso.» ci aggiungo un sorriso, ma mi rendo subito conto che mi è uscita un'orribile smorfia. Sento la faccia paralizzata e fuori dal mio controllo. Lui ridacchia e si passa una mano tra i capelli.

«No, niente di che, figurati. Comunque grazie mille, sei gentile. Devi tornare in classe, o puoi andare direttamente a casa?» chiede guardandosi intorno. Probabilmente sta controllando se ci sono dei miei compagni. Guardo l'orologio e tiro un sospiro di sollievo. Anche oggi l'inferno è finito.

«Se abbiamo il permesso possiamo uscire. Ah, se devi andare via, ti lascio… scusa se ti sto trattenendo» esclamo preso dall'agitazione. L'ultima cosa che voglio è risultare fastidioso o trattenerlo contro il suo volere. Louis mi ferma con un cenno della mano e sorride. «Non ti preoccupare. Anzi, sono da solo, ti va se facciamo insieme la strada verso scuola?».

Sento il cuore che si ferma. Io e lui? Da soli? Lo fisso con la bocca aperta e gli occhi spalancati. Tento di balbettare un consenso, ma mi escono solo delle sillabe a caso mentre cerco di formulare una frase intelligente nella mia testa. Non ci riesco, il mio cervello si è fuso dopo aver sentito il suo invito. Finalmente riesco a farfugliare un “sì” tremolante, e lui mi rivolge un sorrisone. Questo ragazzo riesce a riempire il vuoto lasciato dalla mia inespressività, è incredibile quanto sia vivace.

Ci avviamo verso l'uscita, mentre lui cerca di attaccare bottone parlando delle attività scolastiche. Io annuisco con un sorrisetto impacciato, mentre lo guardo, e mi rendo conto di quanto sia da ammirare. Più lo penso, però, più sono confuso. Non ho ancora capito i miei sentimenti. Il cuore mi rimbomba nelle orecchie, e a momenti riesco a sentire i miei pensieri. Quando sento il suo silenzio, capisco che forse sta sperando di sentire la mia opinione sul suo discorso. Alzo lo sguardo e la prima cosa che mi viene in mente è forse la più stupida.

«Ho notato che hai molto successo con le ragazze» mentre pronuncio queste parole, mentalmente maledico la mia incapacità di sostenere una conversazione. Louis fa spallucce e pare quasi infastidito dall'argomento. Abbassa lo sguardo e ci mette un po' prima di rispondere. Wow, Harry, sei proprio un genio.

«Dici? Non so, sinceramente è l'ultimo dei miei pensieri. E poi, le ragazze che mi corrono dietro sembrano tutte così superficiali e interessate solo al Louis che, due volte al mese, fa un discorso che si è preparato in precedenza. Ho paura che si siano fatte l'idea sbagliata su di me, e mi credano un dio onnipotente.» sospira malinconico. Rimango incredulo a fissarlo, è stato come ricevere un pugno in piena faccia. Non l'avevo mai pensata così riguardo alla sua vita, e mai avrei immaginato che ci potessero essere lati negativi nell'essere… Louis. Forse anche io faccio parte di quelle “ragazze superficiali”, ma mi limito ad annuire e far finta di capire perfettamente come si sente. «Anche tu sei uno di quelli gelosi del fatto che tutte le ragazze ci provino costantemente con me?» chiede subito dopo, e mi guarda dritto negli occhi. Riesco a reggere poco il suo sguardo, e lo distolgo subito rivolgendo la mia attenzione al cemento sotto ai miei piedi. Nonostante lui si stia confidando in modo così personale, ho paura di rivelargli qualcosa che potrebbe non piacergli affatto. In fondo, non so che cosa ne pensa di questi argomenti delicati.

«Affatto… non mi sono mai sentito geloso di te. O almeno, non per questo motivo.» azzardo, stando sul vago. Non vorrei che arrivasse da solo ad una conclusione. Sto diventando davvero paranoico. Lo sento sbuffare divertito.

«Non sei il primo che me lo dice…»

Continuo a dire cose che gli dicono tutti. Non sono interessante, lo so. Sono uguale a tutti gli altri, ma nella mia testa ero convinto che sarei riuscito a differenziarmi dalla massa. Essere pessimista mi ha sempre difeso da questo tipo di situazione, e appena ho abbassato la guardia, mi è stata data una punizione. Ho osato troppo: dovevo fermarmi dal momento in cui ho alzato la mano per salutarlo. Avrei dovuto… mi rivolgo casualmente verso di lui, e lo vedo che mi sta guardando. Capisco che mi ha chiesto qualcosa, ma ero così assorto nei miei pensieri che non l'ho nemmeno sentito. «Non era per dire che sei noioso, scusa se sono stato così diretto.» esclama agitando le mani. Mi viene spontaneo sorridergli. Come fa ad averlo capito solo vedendomi meditabondo? Riesce ad essere molto empatico, probabilmente. Io non so neanche cosa voglia dire.

«Beh – alziamo entrambi la testa per guardare la facciata principale della scuola – è stato un piacere, Harry. Devi prendere il treno per tornare a casa?» chiede lui.

Annuisco, vorrei aggiungere qualcosa di simpatico, ma riesco solo ad indicare la strada che porta alla stazione. Louis mi dà una pacca sulla spalla e geme affranto. «Purtroppo per me non è ancora finita… devo lasciare un resoconto dell'assemblea di oggi. Mi raccomando, se ci incontriamo per i corridoi, non esitare a fermarmi per fare quattro chiacchiere, ok? Ciao, ci vediamo!» e dicendo così, si avvia verso l'entrata, sparendo in poco tempo. Rimango là finché non lo vedo in cima alle scale.

Riesco a fatica a distogliere lo sguardo e raggiungere la stazione dei treni. C'è qualcosa che mi attrae ancora alla scuola, solitamente impensabile; mentre cammino, rifletto sulla nostra conversazione, e come per ogni circostanza, nella mia testa si materializza un Harry sicuro di sé, sagace, divertente e mai noioso, che riesce a mantenere viva la chiacchierata fino all'ultimo secondo, grazie al suo umorismo e alla sua spontaneità.

Ovviamente non raggiungerò mai quel traguardo. Dubito anche che riuscirò a fermarlo per parlare, come se ci conoscessimo da tanti anni. Alzo il capo per un attimo, sono circondato da altri studenti divisi in vari gruppetti che ridono e schiamazzano. Riabbasso la testa, ed è come se quelle persone sparissero.

Giorno dopo giorno, ognuno di noi vive una grande bugia: amici, parenti, sconosciuti intorno a noi ci fanno credere di essere parte integrante del mondo, di poterlo cambiare, di poter fare la differenza, di esistere per seguire il destino scelto da noi stessi; parliamo, ridiamo, scherziamo insieme perché abbiamo paura di scoprire la verità. Purtroppo però, è inevitabile scontrarsi con essa. Appena smettiamo di interagire uno con l'altro, ci rendiamo conto di essere solo un minuscolo tassello di un Universo troppo ampio. E scopriamo la verità.

Siamo soli.

αλoνε


Sono passati cinque giorni da quando io e Louis abbiamo passeggiato insieme. Non riesco a togliermelo dalla testa, neanche mentre cerco di prestare attenzione all'insegnante che spiega filosofia. Le parole vorticano nella mia mente, si mescolano insieme, ricominciano da capo, le lettere si scambiano, ma la conversazione rimane identica. Non riesco a migliorarla in nessun modo, perché non avrei saputo dire niente di diverso da quello che effettivamente ho detto. Anche se mi preparassi un discorso immaginando le sue risposte, riuscirei ad essere prevedibile e uguale a tutti quelli che lo fermano per fargli i complimenti.

«Scusi il disturbo, professoressa».

La Collins si blocca di colpo e gira di scatto la testa verso la porta dell'aula. E' già pronta a sgridare chi l'ha interrotta, con il dito alzato e la voce rauca, ma nel momento in cui riconosce il disturbatore, la voglia di fare la ramanzina sparisce, rimpiazzata da un sorriso compiaciuto. «Oh, caro Louis! Dimmi pure.»

Non l'avevo mai sentita usare un tono così dolce con uno dei suoi studenti. Un attimo, faccio ripartire la sua voce nella mia testa. Cos'ha detto? Louis? Alzo subito la testa e lo trovo appoggiato all'uscio della classe. Ridacchia e si passa una mano tra i capelli, poi si avvicina all'insegnante per comunicarle qualcosa che non arriva al mio orecchio a causa del brusio che si è creato. Alcune ragazze stanno commentando la sua bellezza, e i ragazzi sbuffano stizziti. Louis ha finito di parlare, la Collins annuisce e si schiarisce la gola prima di parlare.

«Dopo l'assemblea di ieri, alcune classi hanno richiesto un confronto diretto con Louis per parlare delle varie problematiche. Perciò c'è bisogno che uno di voi vada con lui a rappresentare la vostra classe. So che qui dovete ancora eleggerlo, quindi, chi vuole andarci?» annuncia spostando lo sguardo da uno studente all'altro. Venti mani si alzano contemporaneamente, qualcuno esclama anche “Io!” per attirare l'attenzione, e agita il braccio. Tutti i presenti nell'aula sanno perfettamente le vere intenzioni di quelle venti persone, cioè saltare la lezione. La Collins sembra spazientita mentre cerca qualcuno di affidabile. I suoi occhi si fermano pericolosamente su di me. Non io, non io, non io. Preferisco sorbirmi due ore di filosofia, piuttosto che andare a “rappresentare” - stando in silenzio - la mia classe.

«Styles, perché non ci vai tu?» mi sorride, e per un attimo vedo della malizia nel suo viso. Boccheggio, non posso rifiutare, so bene che la sua domanda è retorica, e non ha intenzione di negoziare con me. Mi alzo con la testa china e raggiungo Louis che mi saluta a bassa voce. Rivolgo un ultimo sguardo verso i miei compagni, che in questo momento mi stanno disprezzando più del solito.

«Torniamo a noi!» dichiara la professoressa, mentre chiudo la porta dietro di me.

Prendo un grande respiro, e tento di stare calmo. Dopo cinque giorni, siamo di nuovo vicini, soli, e pronti a camminare insieme. Non ho un discorso pronto, ma potrebbe andare peggio, quindi non sono così poco fiducioso. «Non parliamo da un po', eh? Come va?» inizia subito Louis, guardando davanti a sé.

Scendiamo le scale per raggiungere l'aula magna della scuola, dove di solito si tengono le assemblee meno affollate. Quelle d'istituto, invece, si tengono nella palestra esterna della scuola. Io cerco di essere disinvolto, accenno una risatina che però esce come un colpo di tosse. Iniziamo proprio bene, penso, ma lui sembra non essersi accorto di nulla. «Tutto bene, grazie. Tu sei sopravvissuto al massacro di ieri, a quanto vedo… ma ti aspetta anche oggi, con le varie classi.» affermo, e mi sorprendo della lunghezza della mia frase. Credo sia un evento da segnare sul calendario; pare stupito anche lui, infatti prima di parlare mi guarda con un'espressione meravigliata. Mi viene quasi da ridere, ma mi trattengo.

«Già, ma è sopportabile. In fondo, ho deciso di candidarmi io, e ho voglia di fare un lavoro eccellente. Comunque sono contento che l'insegnante abbia scelto te. Non che io non gradisca i tuoi compagni, ma… ti trovo molto più simpatico. Acqua in bocca, però!» esclama facendo l'occhiolino. Sento il respiro che mi si blocca in gola. Spero di non essere diventato rosso in viso, perché sento improvvisamente caldo. Distolgo lo sguardo facendo finta di niente, ma dentro di me sto scoppiando. Sento una strana sensazione nel petto, un misto tra felicità, confusione e ansia.

«Beh, grazie… anche se non faccio nulla per esserlo… non credo nemmeno sia così, ma ti ringrazio davvero. Sei il primo che me lo dice.» mormoro senza guardarlo. Sono più concentrato nel fissare i gradini. Ci troviamo di fronte alla porta dell'aula magna, e io inizio a tremare dal nervosismo. Avverto già gli occhi di tutti rivolti verso di me. Poi neanche me ne accorgo, perché sento una mano che mi si poggia sulla spalla. Mi giro verso Louis che, prima di aprire la porta, si avvicina al mio orecchio e sussurra: «Andrà bene, tranquillo. Non ti mangiano.» e sorride.

Rimango immobile sull'uscio mentre lui mi supera salutando gli studenti seduti. In tutto sono circa dieci, ognuno che rappresenta una classe. A quanto pare, manco solo io, in questo momento non solo fisicamente, ma anche mentalmente, perché mi si è spento il cervello. E' come se avessi ancora il suo viso vicino, le sua labbra quasi appoggiate all'orecchio. Sono davvero sicuro di essere diventato rosso, stavolta, ma era inevitabile.

«Harry, stiamo per iniziare, ti dispiace sederti?».

Mi risveglio al suono della voce di Louis. Annuisco bruscamente e raggiungo un posto in ultima fila, con la testa bassa. Lo sento ridacchiare, poi inizia. Fa un breve discorso dove riassume la discussione del giorno prima, poi chiede interventi da parte dei rappresentanti. Non c'è posto nella mia testa per i problemi della 3B. Non c'è posto per nient'altro che lui. Spero di non fissarlo per tutto il tempo, ma non credo di farcela a trattenermi. Sarà solo per questa volta, giuro a me stesso.


λετ ιτ γo


SPAZIO AUTRICE
Salve a tutti!
Sono itsuselessbitch_, l'autrice di questa nuova storia larry, che spero vi sia piaciuta per adesso!
Lasciatemi qualche recensione se vi va, per farmi sapere cosa ne pensate :)
Grazie mille per aver letto, ci vediamo al prossimo capitolo che cercherò di pubblicare appena possibile.
Bye bye~


 
  
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