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Autore: evelyn80    04/11/2015    8 recensioni
Dopo aver espresso il desiderio di poter salvare Boromir dalla sua triste fine, Marian si ritrova catapultata nella Terra di Mezzo grazie ad un gioiello magico che la sua famiglia si tramanda di generazione in generazione. Si unirà così alla Compagnia dell'Anello per poter portare a termine la sua missione. Scoprirà presto, però, che salvare Boromir non è l'unica prova che la attende.
Ispirata in parte al libro ed in parte al film, la mia prima fan fiction sul Signore Degli Anelli.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boromir, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La mia Terra di Mezzo'
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Epilogo

 

"Ahi! Mamma! Rinion mi ha tirato i capelli!"
L’urlo mi costrinse ad alzare gli occhi di scatto dalla pergamena che stavo leggendo. Un bambino ed una bambina stavano giocando vicino alla fontana.
"Galasrinion!” esclamai, irata, “smetti immediatamente di dare fastidio a tua cugina!"
"Ma io non ho fatto niente, mamma! Finduilas dice le bugie!" rispose risentito il maschietto.
La bimba si portò una mano al viso per nascondere un sorrisetto divertito. Il movimento non sfuggì agli occhi vigili di Éowyn.
"Finduilas?! Vieni immediatamente qui!” sbottò la Principessa d’Ithilien. “Hai mentito, non è vero? Ormai riconosco quello sguardo!"
La piccola, di cinque anni, con i capelli color dell’oro come quelli della madre e gli occhi grigio-verdi ereditati dal padre, Faramir, corse via ridendo. Il bambino – mio figlio – di sei anni, una versione in miniatura di Boromir, si mise a rincorrerla. Finduilas andò a nascondersi dietro il tronco dell’Albero Bianco e Galasrinion la inseguì, mettendosi poi a girare intorno alla pianta per cercare di prenderla.
Il gioco si interruppe solo quando arrivarono altri due bambini, entrambi di nove anni, tutti e due armati di spade di legno: Eldarion ed Elboron; rispettivamente i primogeniti di Arwen ed Éowyn.
La bambina, che portava il nome di sua nonna materna, corse subito a rifugiarsi alle spalle del fratello maggiore che puntò l’arma giocattolo contro il cuginetto, imitato dall’amico.
Mio figlio fu costretto a fermarsi contemplando, con sguardo allo stesso tempo spaventato ed ammirato, le piccole lame di quercia. Poi retrocedette di un passo nella mia direzione dicendo agli altri due:
"Tanto, la mia mamma mi ha detto che un giorno mi regalerà la sua spada Hoskiart! Vero, mamma? Quando potrò averla?"
Alzai nuovamente gli occhi dall’ultima missiva di Pipino che mandava saluti e notizie dalla Contea.
"Quando sarai più grande" gli risposi, vaga.
"Allora posso averne almeno una di legno anch’io?" insisté il bimbo, in tono petulante.
"Dobbiamo chiederlo a tuo padre, prima" replicai, nel tentativo di zittirlo.
Proprio in quel mentre le porte del Palazzo dei Re si spalancarono. Ne uscì Elessar che, con un braccio, sosteneva sua moglie Arwen – grandemente appesantita dalla sua terza gravidanza ormai giunta quasi a termine – mentre, con l’altro, reggeva la sua secondogenita di tre anni, Nerwen. Dietro di loro venivano Boromir e Faramir.
Il Re accompagnò la Regina fino alla panca di pietra dove, quest’ultima, si mise a sedere tra a me ed Éowyn, accasciandosi sulla seduta con un sospiro che parve quasi più un gemito.
"Come stai, mia cara?" le chiese la Principessa d’Ithilien, aiutandola a sistemarsi meglio la lunga gonna dell’abito sotto al sedere.
"Non ne posso più…” le rispose l’Elfa, ansimando. “Non vedo l’ora di sgravarmi di questo peso!"
Nel frattempo Aragorn si era messo Nerwen a cavalluccio, portandola fin sotto le fronde dell’Albero Bianco. La piccola allungava le manine grassocce verso l’alto, tentando di afferrarne i fiori e ridendo a più non posso perché, al contempo, il padre le faceva il solletico alle gambe. I dieci anni che erano trascorsi dall’incoronazione non sembravano aver inciso minimamente sul Re: ormai alla soglia del secolo, aveva ancora l’aspetto di un quarantacinquenne.
Finduilas, al vedere quella scena, corse da Faramir pregando di essere sollevata allo stesso modo. Il Principe che, come tutti i padri, aveva un debole per la figlia, la accontentò, prendendola sulle spalle e raggiungendo Aragorn sotto l’Albero.
Eldarion ed Elboron si erano messi a duellare con le loro piccole spade giocattolo e Galasrinion non riusciva quasi a distogliere lo sguardo da loro. Solo quando Boromir mi raggiunse, mettendosi seduto sulla lunga panca al mio fianco, si riscosse avvicinandosi al padre.
"Papà, papà! Posso avere anch’io una spada di legno?" chiese implorante.
"Sei ancora troppo piccolo!" rispose il Sovrintendente, fingendo una severità che, in realtà, non riusciva a mantenere con il figlio.
"Avanti, Boromir!" si intromise Faramir, sorridendo, "io avevo la sua età quando nostro padre mi regalò la mia prima spada di legno!"
Boromir sospirò ed infine sorrise: "D’accordo” acconsentì. “Da qualche parte, nel vecchio ripostiglio, deve esserci ancora la mia vecchia spada giocattolo. Domani chiederemo a Garamond di andarla a cercare."
"Evviva!" Galasrinion esclamò di gioia, per poi correre subito a dare la notizia a suo cugino ed all’amico.
Lo seguii con lo sguardo, sorridendo, prima di tornare a leggere la lettera dell’Hobbit.
"Che cosa dice di bello il nostro amico Peregrino?" chiese mio marito, chinandosi verso di me ed appoggiando la tempia alla mia, per leggere sulla pergamena.
"Oh, le solite cose da Hobbit…” gli risposi con un sospiro ed un sorriso. “Sai com’è fatto, no?"
"Sì…" 
Rimase per un attimo in silenzio, continuando a leggere, poi all’improvviso si raddrizzò voltandosi nella mia direzione. Sentendo il suo sguardo fisso su di me mi girai verso di lui. Con un tuffo al cuore mi resi conto che il suo viso era serio.
"Sei felice…?" mi chiese, quasi con cautela.
"Certo, Boromir!" risposi con un lieve sorriso, tranquillizzandomi. "Oggi più di ieri e meno di domani! Lo sai, te l’ho già detto molte volte."
"Hai mai pensato… alla possibilità di tornare a casa tua?" aggiunse lentamente, sfiorando la “Stella di Fëanor” con la punta delle dita.
Poggiai l’indice sulle sue labbra, lasciando vagare lo sguardo su ciò mi circondava: mio figlio, i miei nipoti, i miei cognati ed i miei amici più cari. Poi, dopo averlo baciato delicatamente, gli risposi:
"Io sono a casa, Boromir."

 
Fine


Spazio autrice: Salve a tutti! Adesso sì, che è veramente finita questa storia! Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuta! Ringrazio ancora infinitamente tutti quelli che hanno letto e leggeranno in futuro questa storia! Ed una menzione speciale, ovviamente, a chi a recensito, sia la vecchia che la nuova versione! Un bacione grande grande a tutti voi!
Evelyn
  
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