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Autore: _armida    20/12/2015    4 recensioni
La sua lunga gonna di tulle frusciava sul pavimento d'oro del palazzo di Asgard, mentre il ticchettio dei suo sandali produceva un suono cadenzato e regolare.
In lontananza, si udivano ancora i rumori della festa che stava volgendo al termine: i musici stavano rilasciando nell'aria le ultime dolci note e le dame e i cavalieri ballavano le loro ultime danze.
Sorrise nel vedere alla fine del corridoio che stava percorrendo una massiccia porta, anch'essa d'oro, con la superficie interamente coperta da complicati intagli e bassorilievi.
Bussò.
Dopo pochi secondi i pesanti cardini si mossero ed essa si aprì di alcune spanne; due profondi occhi di un verde brillante si scontrarono con i suoi, colore del mare.
Si sorrisero a vicenda.
"Ce ne hai messo di tempo", disse il dio.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Thor, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II: Stoccarda, parte I 

La Bmw nera dell'albergo presso qui era alloggiata si fermò esattamente davanti al museo cittadino. Cassandra sbuffò infastidita: pure il tappeto rosso, avevano messo! Manco fosse stata a Cannes o alla Mostra del Cinema di Venezia.
L'autista scese, aprendole in modo galante la portiera. Gli porse il braccio per aiutarla a scendere. 
Appena le sue Louboutin nere tacco dodici toccarono terra, i fotografi si scatenarono: avevano davanti all'obbiettivo Cassandra Della Rovere, l'artista più ricercata di tutto il globo, l'orfanella che tutti credevano scomparsa insieme ai genitori poco più che neonata, durante una misteriosa spedizione archeologica, la ragazzina che era magicamente ricomparsa otto anni prima. Una storia che sembrava essere stata scritta da Charles Dickens in persona. 
Cassandra sorrise, pensando a quanto fossero effimeri i concetti di verità e menzogna: aveva imparato che era sempre la migliore storia a vincere. Lei stessa ne era un esempio lampante.
 Sorrise, con le labbra rosso fuoco, merito del rossetto Chanel, dello stesso colore dell'abito Ralph Russo che indossava, con la forma leggermente a sirena, lo scollo a barchetta e la schiena scoperta. Portava una pochette di Bulgari nera, molto semplice, con un solo dettaglio: la chiusura gioiello a forma di testa di serpente. Portava i capelli raccolti in un morbido chignon laterale, che lasciava scoperti i lobi delle orecchie, ornati con un paio di orecchini pendenti di Cartier: una cascata di diamanti e rubini.
Fece un cenno di saluto con la mano ai fotografi, poi si diresse a passo spedito verso l'entrata.
Due uscieri le aprirono le due grandi porte di cristallo. Ad attenderla c'era l'assistente del curatore del museo, con un'aria parecchio infastidita; Cassandra l'aveva soprannominata la 'talpa', per via dei suoi spessi occhiali. E anche per il semplice fatto che aveva un grave problema per quanto riguardava il ricordarsi i nomi delle persone. Specialmente se essi erano di scorbutiche assistenti zitelle, la cui vita sociale si limitava al lavoro al museo e al proprio gatto. E nello stressare povere artiste/madri single perchè partecipassero alla presentazione di una vecchia statua appena restaurata.
L'assistente la squadrò molto attentamente, dall'alto al basso, con quella sua solita aria imbronciata. Cassandra non credeva che ce li avesse, i muscoli facciali.
La guardò, trovandola ben più ridicola del solito con quell'abito nero lungo fino a terra. Evidentemente, visto quanto lo portava male, era la prima volta che ne indossava uno. E, molto probabilmente, era la prima volta che si truccava. 'Truccarsi però è una parola grossa', pensò Cassandra, cercando di trattenere con tutte le sue forze una risata. Sembrava più un esperimento genetico andato male: un misto tra uno spaventapasseri e uno di quei clown dei film dell'orrore. Le mancava solo l'accetta in mano...
"Signorina Della Rovere", la salutò a denti stretti.
"Mia cara", disse Cassandra dandole i soliti due baci di circostanza sulle guance. Le sorrise molto falsamente, facendole capire quanto questo non rispecchiasse affatto quello che stava pensando. "Hai un aspetto fantastico, stasera. Era ora che ti togliessi gli scarponi e quegli abiti maschili perennemente infangati". 
In quel momento avrebbe tanto voluto che lì con lei ci fosse stato Tony Stark, si sarebbe fatti di quelle risate... Probabilmente, l'avrebbero presa in giro per tutta la notte.
Cassandra aveva conosciuto Tony cinque anni prima, alla sua prima mostra a New York. La sera dell'inaugurazione c'era stato un party e, ubriachi fradici entrambi, erano finiti a letto insieme. Da quel giorno erano diventati amici e compagni di bravate. Riuscivano persino a scherzare sulla loro notte insieme. Anche le bambine lo adoravano.
Mentre lei pensava a Stark, l'assistente la guardò con istinti omicidi. 
Ci pensò il curatore del museo, un arzillo vecchietto che, teoricamente, aveva passato da un bel pezzo l'età del pensionamento, ad alleggerire l'atmosfera. "Cassandra, bambina mia, come stai?"
"Signor Schmidt, salve", disse lei, con un largo sorriso, questa volta vero. "Tutto bene e lei?"
Il curatore del museo era stato un grandissimo amico e confidente, per i suoi genitori. O almeno, così le avevano detto. Lei lo aveva preso subito in simpatia e provava un sincero affetto nei suoi confronti.
"I soliti acciacchi dell'età", rispose massaggiandosi la schiena. Prese la ragazza a braccetto, portandola a fare un giro turistico per l'ampio salone dove i vari invitati, vestiti elegantemente, conversavano allegramente. Vi erano parecchi reperti appartenuti a diversi popoli nordici esposti. Ma il pezzo forte, era senz'altro la pesante statua di granito a forma di toro, che troneggiava al centro del salone. Era stata da poco restaurata grazie ad una generosa donazione della fondazione Della Rovere, creata qualche decennio prima dai genitori di Cassandra, per la conservazione di reperti e beni archeologici.
"Magnifico, vero?", le disse il signor Schmidt, con gli occhi lucidi dall'emozione.
Cassandra nascose una risatina mettendosi una mano davanti alla bocca: la sensibilità del curatore verso i reperti conservati nel proprio museo la faceva sempre sorridere. Si chiese se anche suo padre, o sua madre, si emozionassero così di fronte alle loro scoperte. Provava sempre un moto di malinconia a pensare a loro: tutto quello che le  era rimasto era il suo medaglione, le testimonianze di alcuni conoscenti e una manciata di foto.
"Il restauro è venuto molto bene", commentò. 
Mentre ammirava l'antica scultura, l'orchestra prese ad intonare la Cavalcata delle Valchirie, di Wagner. Non c'era niente di più azzeccato di quell'aria classica.
A Cassandra ricordava molto gli antichi canti norreni, quelli che i guerrieri intonavano sui campi di battaglia, per infondere coraggio, o dopo, durante i banchetti per festeggiare le vittorie. 
Fece un sorriso malinconico.
Si congedò dal curatore del museo, dirigendosi verso il piano bar. 
Ordinò un Long Island, il suo cocktail preferito.

***
 
Qualche ora più tardi...

Il Long Island era finito presto, troppo presto per i parametri di Cassandra. Non ne aveva ordinati altri: quello non era di certo un ambiente nel quale poter bere a volontà senza avere addosso gli occhi malevoli degli altri invitati. Era un evento ufficiale e c'erano troppi esponenti dell'alta società. Poi bere in solitudine era proprio triste. Avrebbe potuto trovarsi un accompagnatore, però. Pensarci prima no?
Chiacchierò un po' del più e del meno con altri invitati, sorseggiando un bicchiere di champagne. 
Stava parlando con un attraente rampollo di una qualche famiglia di banchieri svizzeri quando l'Iphone, ben nascosto dalla borsetta e quindi lontano il più possibile da eventuali tentazioni, si mise a squillare.
Cassandra soffocò un imprecazione mordendosi la lingua: perchè quell'aggeggio doveva mettersi a suonare proprio sul più bello?
Lo estrasse dalla pochette, osservando chi fosse a chiamarla a quell'ora. Si preoccupò quando lesse che era il numero di casa propria.
Si congedò a malincuore. 
"Zita, cosa succede?". La sua voce era parecchio preoccupata: era l'una di notte!
"Le bambine vogliono che tu le dia la buonanotte"
"Zita, cosa? Non riesco a sentire niente con l'orchestra che sta suonando a tutto volume la Sinfonia numero 40 di Mozart. Manco ad un concerto rock usano questo volume..."
La babysitter le ripetè nuovamente le stesse parole, ma il risultato fu comunque lo stesso.
Spazientita, Cassandra si mise a salire l'ampia scalinata in marmo, dirigendosi verso i bagni con la speranza di riuscire a sentire qualcosa.
Probabilmente sarebbe andata diversamente se, invece di prestare attenzione solamente a Zita dall'altro capo del telefono, avesse fatto caso all'elegante uomo con cappotto nero e sciarpa dorata che scendeva le scale. Lo urtò leggermente con una spalla, senza neanche fermarsi o fare un cenno di scusa. Probabilmente, non se n'era neanche accorta.
L'uomo di fermò un attimo, osservandola salire velocemente. Gli ricordava una persona che aveva conosciuto molto tempo prima... Scosse la testa, sorridendo impercettibilmente: non era lei. Non poteva essere lei. Tornò immediatamente serio, continuando a scendere la scalinata: aveva un compito da portare a termine.

"Zita, ora mi senti?". Dall'elegante bagno riservato solo al personale di servizio -e in cui Cassandra non si sarebbe dovuta trovare-, non si udiva quasi per niente l'orchestra suonare. Vi era solo una piacevole musica di sottofondo.
"Sì, ti sento"
"E' successo qualcosa?", chiese preoccupata.
"Le bambine volevano che le dessi la buonanotte", rispose Zita.
"Ma è l'una di notte!", sbottò Cassandra.
"Lo so, ma non la smettono di fare capricci: è dalle nove che sto provando a metterle a letto". La voce della babysitter appariva stanca: non era facile tenere a bada quelle due piccole pesti quando ci si mettevano. Erano quasi più testarde della madre...
"Passamele", disse Cassandra. Prese un bel respiro: non era giusto prendersela con Zita, o con le bambine, se lei non era lì con loro. La sua espressione, inizialmente tesa e severa, si rilassò.
"Ciao, mamma", le sentì dire all'unisono.
Sulle sue labbra si formò un dolce sorriso. "Non dovevate essere a dormire già da un bel pezzo, voi due?"
"Non riuscivamo a dormire senza che tu ci dessi la buonanotte", disse Adele.
Cassandra quasi si emozionò a sentire quanto fossero dolci le sue bambine.
"E poi Zita non è brava a dare la buonanotte", borbottò Celeste, facendo ridere sua mamma.
"Zita ha tante altre qualità", disse lei, in tono pacato. 
"Come sta andando la festa?". Ad Adele piaceva tanto ascoltare i resoconti di sua madre sulle sue serate. Una volta grande sarebbe andata anche lei a quei balli e avrebbe trovato il suo principe azzurro, proprio come nelle favole...
"Tutto bene, bambina mia. Poi domani ti racconto tutto nel dettaglio".
Sentì Celeste borbottare nuovamente qualcosa, ma non riuscì a capire cosa. 
"Ora è tardi, andate subito a dormire. Buonanott..."
Delle urla, provenienti dal salone del ricevimento, la fecero bloccare. Rumore di passi concitati e lamenti. Che cosa stava succedendo?
Istintivamente Cassandra portò una mano al proprio medaglione, nascosto sotto l'elegante abito da sera.
"Mamma, cosa succede?", chiese preoccupata Adele. Avevano sentito anche loro dall'altro capo del telefono.
"Niente, solo l'orchestra che si sta scatenando", mentì spudoratamente.
Nel frattempo, le urla aumentarono.
"Cosa sta succedendo?", disse Zita, con un tono quasi isterico. 
Cassandra alzò gli occhi al cielo: sperava che le reggesse il gioco, almeno fino a quando ci fossero state lì le bambine.
"Zita, togli il vivavoce. E manda immediatamente le bambine a letto"
Attese alcuni secondi mentre la babysitter chiamava una delle governanti perchè portasse a letto le gemelle.
"Si può sapere cosa sta succedendo?"
Le urla erano sempre più alte.
"Zita, io non lo so", disse  Cassandra, a metà tra il preoccupato e lo spaventato. "Devo andare a vedere"
"No, resta lì", urlò la balia. "Resta lì al sicuro"
"Non mi succederà niente. So difendermi.", ribattè, con un tono molto sicuro.
"E alle tue figlie non ci pensi? Hanno solo te"
Cassandra sbuffò. Perchè quando voleva fare qualcosa di stupido e pericoloso la gente andava sempre a parare sull'argomento 'gemelle'? 
"Ci sentiamo più tardi", disse alla fine. Schiacciò il tastino rosso, prima che Zita avesse il tempo di dire qualcos'altro.

Scese con la massima cautela la grande scalinata di marmo. Il salone, ora, sembrava essere immerso in un surreale silenzio. Le grida e la confusione di poco prima si erano spostate all'esterno del museo.
Cassandra cercava di fare meno rumore possibile, ma le Louboutin la tradivano ad ogni singolo passo.
Ed ogni passo era un imprecazione trattenuta.
Non sapeva cosa aspettarsi una volta arrivata in fondo. Doveva prestare cautela.
Dovette utilizzare tutta la sua forza di volontà per vincere l'impulso di togliersi il proprio ciondolo dal collo ed utilizzarlo.
Quando mise piede nel salone, dove fino a pochi attimi prima la gente conversava allegramente e l'orchestra intonava rilassanti note, esso era deserto. C'erano molti vetri a terra, probabilmente di bicchieri rotti, inoltre vi erano anche altri oggetti, lasciati cadere a terra nella foga di uscire e nel panico generale che si era creato.
Guardò in direzione della grande statua a forma di toro: con orrore notò che vi era un corpo riverso su di essa, in posizione supina. Gli mancava un occhio e, dall'orbita vuota, colava sangue misto a materia celebrale.
Il corpo era di uno degli invitati con cui aveva conversato durante la serata. Uno scienziato dello S.H.I.E.L.D, le pareva di ricordare. Le si era presentato ma, ovviamente, lei non ne rammentava il nome.
Una voce, seguita da un silenzio surreale, la fece voltare verso l'uscita. Le pareva di conoscere quella voce.
Contro ogni logica e buon senso, Cassandra si diresse verso il portone ed uscì.

Tutta la gente che c'era all'interno del museo si era riversata fuori. E ora se ne stava là, nel freddo piazzale, in ginocchio.
A Cassandra sembravano tanti piccoli schiavi, privi di volontà. Si guardò in giro, chiedendosi il perchè di quello strano atteggiamento.
Una voce, diretta e sicura, intimò ai pochi coraggiosi ancora in piedi di mettersi in ginocchio.
Cassandra conosceva molto bene quella voce.
Ne seguì la direzione: una decina di metri, davanti a lei vi era un uomo di spalle, aveva un mantello scuro e uno scettro in oro che emetteva una strana luce bluastra in mano. Portava uno strano elmo dorato, con due appariscenti corna, anch'esse dorate.
Dallo stupore, la pochette Bulgari le cadde di mano, cadendo al suolo e aprendosi. Il rossetto di Chanel uscì, cominciando a rotolare nella direzione dell'uomo di spalle.
Gli urtò il tacco dello stivale, portandolo a girarsi nella sua direzione.
Gli occhi verdi dell'uomo si scontrarono con quelli color del mare di Cassandra.
"Loki...", le sfuggì dalle labbra.


Nda
Bene, eccoci qua al punto di contatto tra la storia di Cassandra e il film The Avengers. Lentamente, tutti i misteri si sveleranno (forse).
Ps: Probabilmente questo è l'ultimo capitolo che pubblicherò prima di Natale, quindi volevo augurare a tutti i lettori buone feste :D

   
 
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