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Autore: kway831    30/12/2015    2 recensioni
E avevano parlato per tutta la notte. Di guerra, di morte, o semplicemente di sogni.
Era un buon insegnante, Remus. Le aveva spiegato che, quando si sogna, la percezione della realtà diventa illusoria. Una parte di irrazionalità viene trascurata - e allora sì, tutto diventa possibile.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alastor Moody, Nimphadora Tonks, Ordine della Fenice, Remus Lupin | Coppie: Arthur/Molly, Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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La camicia insanguinata di Lupin, il mantello strappato di Sirius. Sulle prime non vide altro.

«Remus, maledizione...» ringhiò Moody, stringendo i denti per il dolore. La gamba bruciava come l'inferno, in corrispondenza della pozza di sangue che andava allargandosi appena più sotto, sul pavimento.
Ma non importava.
Lupin non si muoveva. Teneva gli occhi chiusi e una mano premuta debolmente contro il fianco ferito, mentre l'altra stringeva ormai senza forza la bacchetta. Se non fosse stato per il sangue che gli imbrattava il viso e i vestiti, Moody avrebbe potuto dire che stesse semplicemente dormendo - esattamente come quando, dopo una nottata insonne spesa per i turni di guardia dell'Ordine, si distendeva esausto sul vecchio divano di Grimmauld Place. In quei casi Tonks era solita accoccolarglisi accanto, stando ovviamente ben attenta a non svegliarlo, e facendo guadagnare ad entrambi una splendida strigliata da parte di Moody.
Benedetta ragazza. Grazie al cielo, almeno questa volta, Albus l'aveva tenuta lontana da quello schifo di posto. E dalla guerra. Non era ancora pronta - o forse non era pronto lui, Malocchio, a vederla soffrire in quel modo.

Spostò appena lo sguardo, scoprendo con orrore che Sirius giaceva poco distante. Moody avvertì una fitta al petto nel vedergli i capelli sporchi e arruffati, la bocca leggermente dischiusa e una guancia premuta contro il pavimento gelido. Un lungo graffio gli percorreva lo zigomo.
«Sirius...» rantolò. Il dolore alla gamba gli toglieva il respiro, ma non poteva permettersi di cadere nell'incoscienza. Non in una situazione del genere, almeno. In quarant'anni di carriera da Auror nessuno stramaledetto Mangiamorte aveva ancora avuto la meglio su di lui; e non intendeva certo gettare al vento la propria reputazione per colpa di una manciata di schifosi fantocci di Voldemort, e che diamine!
«Accio... Accio bacchetta...» ringhiò, digrignando i denti per lo sforzo. Sollevò appena lo sguardo nel riprendere fiato, incontrando il soffitto marmoreo del corridoio. Il suo occhio magico era rimasto a fissare i compagni che giacevano a terra.

***

«Molly?» biascicò Tonks per l'ennesima volta.
«Dimmi pure, cara.»
«Perchè non costringi anche Sirius a questa orribile tortura?»
La signora Weasley sospirò piano, rivolgendole una vaga occhiata di compatimento.
«Perchè Sirius è un uomo,» spiegò con enfasi. «non puoi metterlo ai fornelli.»
«Ah, certo.» commentò Tonks, decisamente poco convinta.
Sbuffò, affondando di nuovo le mani nell'impasto morbido dei biscotti. Non le era mai piaciuto cucinare - persino Andromeda aveva gettato la spugna, dopo un paio di arrosti andati letteralmente in fumo. Si poteva dire che la giovane Tonks avesse un talento particolare nell'incenerire ogni piatto e, a detta del vecchio Ted, sembrava andarne piuttosto fiera.
D'altro canto, non aveva mai visto Sirius cucinare. Di sicuro non se la cavava molto meglio di lei - anche se andare peggio doveva essere un'impresa piuttosto ardua - e probabilmente contava semplicemente sull'appoggio tradizionalista di Molly. Che cugino deficiente.
Immaginarsi Remus in cucina, invece, era una fantasia abbastanza piacevole. Be', per le mutande di Merlino! In realtà anche il solo pensare a lui era piacevole: magari mentre rideva, o quando le stringeva una mano...
Affondò di nuovo le mani nell'impasto dei biscotti, e un debole sorriso le affiorò sulle labbra. «Sai dov'è andato Remus?»
La signora Weasley la scrutò a lungo con aria sospettosa, prima di rispondere piano.
«A Londra.» disse, forse un po' sorpresa per la domanda. «È di guardia lì con Sirius e Alastor, come ha deciso Silente.»
«Giusto. Che sbadata.»
Tonks continuava a sorridere dolcemente, smuovendo con cura l'impasto con le mani. Pensare a Remus la metteva decisamente di buonumore. Era così gentile, così carino, così maledettamente solo... Ricordava ancora quando, poco meno di due settimane prima, si erano addormentati entrambi sul divano di Grimmauld Place. Remus l'aveva stretta a sè, nel sonno, e lei si era sentita il cuore battere a mille sotto la maglietta delle Sorelle Stravagarie...

«Ninfadora Tonks.» disse la signora Weasley dopo averla osservata per un lungo istante in silenzio. «Conosco quella faccia.»
La giovane Metamorphomaga, con ancora le mani affondate nell'impasto e un lieve sorriso stanco sul volto, sospirò. «Quale faccia?»
«Quella da ragazza innamorata persa.» rispose dolcemente la signora Weasley.
Tonks trasalì.
«Nient'affatto!» negò risoluta, quasi indignata, scuotendo rapidamente il capo. «Perchè dovresti pensare che io sia... No. Insomma, è assurdo!»
«Certo, cara, certo.»
Seguì un silenzio a dir poco imbarazzante. Questa volta toccò alla signora Weasley sorridere con aria dolce, mentre Tonks iniziava ad avvertire le proprie guance farsi paonazze. Forse anche i capelli, ora che ci pensava.
Diede una rapida occhiata all'orologio, nella vana speranza di trovare un argomento di conversazione quantomeno vagamente interessante.
«Uhm... accidenti, sono già le cinque e ventisette?»
«Su, cara. Sputa il rospo.»
«Lo sapevi che secondo l'Aritmanzia Orientale il ventisette è un numero fortunato?»
«Tonks...»
«Persino l'imperatore cinese Miong-san Tredicesimo durante il ventisettesimo mese della sua dinastia fece costruire un tempio dedicato a...»
«Ti piace, non è vero?» chiese tranquillamente la signora Weasley.
Finalmente cadde il silenzio, e Tonks sembrò afflosciarsi su sè stessa. Sospirò.
«E va bene.» ammise infine con un mezzo sorriso. «Un po'. Insomma... è dolce, premuroso, gentile, e...»
«Oh, ragazza mia, ti sei innamorata!» annunciò la signora Weasley stringendola all'improvviso in un abbraccio stritolatore. Tonks, soffocata fra le braccia della donna, maledisse mentalmente Miong-san Tredicesimo per non aver fatto nulla di più interessante in vita sua: evidentemente una stupida superstizione non era il modo giusto di convincere la signora Weasley a desistere da un argomento tanto appassionante quanto la vita sentimentale di una giovane Auror imbranata.
«Allora, signorina mia.» continuò la signora Weasley con un sorriso complice, sciogliendo la stretta. Tonks ne approfittò per riprendere fiato. «Raccontami tutto. Chi è il fortunato?»
«Lui non... non lo sa. Non ancora, almeno.» spiegò debolmente. La signora Weasley scoppiò in una risatina acuta, il che fece sentire Tonks ancora più stupida.
«Cosa ho detto di sbagliato?» chiese incerta la giovane, arrossendo impacciata.
«Nulla cara, nulla.» rispose la signora Weasley, asciugandosi le lacrime agli occhi con un lembo del grembiule da cucina. «Oh, ma devi dirglielo. Altrimenti come farete a concludere qualcosa?»
«Concludere... cosa?!?»
«Come "cosa"?» la signora Weasley sembrava ancora più sorpresa di lei. «Un bel matrimonio, ad esempio!»
Tonks aprì la bocca per replicare, accigliata, ma la richiuse subito. Volse gli occhi verso la finestra. Il sorriso della signora Weasley si spense.

Un'imponente ariete scivolò tra le tendine ricamate, atterrando con uno sbuffo di fumo argenteo sul pavimento. Avanzò a fatica, dissolvendosi di tanto in tanto, per poi ricomparire splendente e rigida. Nella cucina della Tana cadde il silenzio.
«Attacco al Ministero.» disse la voce roca di Alastor Moody in un rantolo affaticato. «Fuori pericolo. Feriti. Chiedo aiuto» e scomparve.

 
   
 
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