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Autore: Chainblack    11/01/2016    4 recensioni
Una raccolta di Fanfiction scritte in collaborazione con Whitemushroom, dove raccontiamo storie alternative sui vari personaggi dell'universo di Dissidia - Final Fantasy e sui loro punti di vista secondo la nostra visione delle loro avventure.
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Personaggio: Gidan Tribal
Genere: Missing Moments
Rating: Verde
Avvertenza: Capitolo di chiusura della saga. Un tentato epilogo per Destiny Odyssey.


Ciò che va, ciò che resta, ciò che vive

La prima cosa che vedo, non appena sveglio, è un verde bosco rigoglioso. Non credevo di stare dormendo, ma a quanto pare i miei sensi sono intorpiditi.
Potrebbero essere passati solo alcuni giorni. Forse mesi, o addirittura anni. Chissà?
E' stato un viaggio così lungo e assurdo che è sembrato un sogno; potrei essermi immaginato tutto, appisolatomi sotto un albero.
Potrebbe essere tutto frutto della mia mente assopita, eppure in cuor mio sento che non è così. So che non è così.
Mi guardo in giro, ma non c'è più nessuno.
Non c'è Bartz e il suo sorriso spensierato.
Non c'è lo strepitare di Tidus e la timida figura di Terra.
Non vi è la fiera figura del Guerriero della Luce né quel musone di Squall.
E nemmeno gli altri, non c'è più nessuno. Ho condiviso tanto con loro, gioie, dolori e paure. E ora siamo tutti divisi, probabilmente in maniera definitiva.
Ma perché essere tristi? Ognuno è tornato dai propri cari. Ora saranno lì, a sorridere e a divertirsi. Forse sorriderà anche Squall.
E anche io ho un luogo in cui tornare; forse più di uno.
Ma il destino ha voluto che mi trovassi qui, in questa foresta che conosco fin troppo bene. Evidentemente c'è qualcuno che ha bisogno di me!
Ed esattamente come per Cosmos, io non nego mai un aiuto a chi lo necessita. Sopratutto se si tratta di qualche graziosa donzella.
Seguendo le indicazioni, passo dopo passo, giungo rapidamente a destinazione.
Che nostalgia, questo posto è sempre lo stesso, come fosse congelato nel tempo.
Non sarà grande come Lindblum, maestoso come Alexandria o bello come Burmesia, ma il piccolo e umile Villaggio dei Maghi Neri rimane un'oasi di pace incontaminata.
Certo, il nome adesso sembra poco appropriato: di maghi neri ne sono rimasti ben pochi. Hanno tutti smesso di funzionare, poco a poco, e si sono placidamente spenti nel corso di un anno.
Il villaggio è popolato quasi unicamente da Jenoma, che hanno tenuto fede alla loro promessa di prendersi cura del paesino, una volta cessate le funzioni vitali dei maghi.
Anche il mio vecchio amico ora riposa silenziosamente, qui da qualche parte. Ma da lassù sono convinto che osservi questo posto con un sorriso.
Mi faccio strada lungo il villaggio, passando oltre la locanda e l'emporio, e dando un'occhiata alla stalla dove il piccolo Bobby Cowel è oramai divenuto un chocobo grosso e prestante, oltre che decisamente più puzzolente.
Lì, in fondo al villaggio, vi è il piccolo cimitero, dove i maghi neri vengono seppelliti.
Ed è esattamente lì che mi aspettavo di trovarla. E' sempre stato il suo posto preferito fin da quando la ho portata qui, la prima volta.
Si sentiva a contatto con i maghi neri che le avevano tenuto compagnia in quel tempo, anche dopo la loro morte. Sono felice che questo suo tratto non sia andato perduto.
Mi porto avanti a passo lento, e quando sono abbastanza vicino, si accorge finalmente di me.
Voltandosi, riesco a percepire la sua espressione di stupore. Il suo volto è un miscuglio di emozioni, completamente diverso da come quando l'avevo conosciuta.
Il guscio vuoto senza anima ora era felice di vedermi, ma una lacrima tradiva la sua commozione.
- Gidan...! - sussurra lei - Sei tornato! -
- Ciao, Mikoto -
Mi abbraccia; sento il suo calore. Quello di una persona cara che avevo purtroppo dimenticato.
Durante la guerra, la mia mente aveva rimosso non solo la sua figura, ma anche tutti gli altri.
Il sorriso di Garnet, il goffo ma buon Steiner, la vivace Eiko, l'orgogliosa Freya, il cupo Amarant e la golosa Quina.
Li avevo dimenticati tutti, ma ora sono tornati. Non capisco come sia stato possibile; i miei ricordi di loro sono ciò che ho di più prezioso.
Sarà bene andare a trovare un po' tutti, e chiedere scusa. Riesco già a sentire gli insulti di Steiner, rimproverandomi di essermi assentato troppo a lungo e di aver fatto preoccupare la principessa.
Mikoto mi chiede di sedermi accanto a lei; sembrava essere successo qualcosa di importante quel giorno.
Prima di domandarle che cosa fosse successo nel mondo mentre non c'ero, mi sembra opportuno capire come se la passa.
- Ancora qui ad onorare i morti? - le chiedo.
- Oggi si è spento Numero 33 - mi dice lei - Devo pregare affinché la sua anima trovi riposo.
Osservo il suo volto chiaramente dispiaciuto. Mi si stringe un nodo alla gola.
- Tutto bene? -
- Sì... - mi fa lei, poco convinta - Beh, forse. Numero 33 mi ha insegnato a cucire, sai? Ora so come ricamare e fare sciarpe e indumenti caldi per l'inverno -
Le do una pacca sulla spalla.
- Beh, io lo trovo fantastico - sorrido - Avrai sicuramente un bel ricordo di lui -
- Sì, ma volevo ricamargli qualcosa... - bisbiglia con un filo di voce - E oggi si è spento... -
Le lascio qualche minuto di tempo per riflettere. Una cosa che i Jenoma hanno acquisito, assieme all'anima, è l'affetto per gli altri.
Più la guardo, più mi sembra umana. E ora si trova a fare i conti con il dolore per la perdita di qualcuno di caro.
Non c'è scampo dalla propria coscienza.
- Credi che sia giusto, fratello? - mi chiede, improvvisamente - E' giusto che la gente muoia? Non sarebbe più bello se nessuno fosse costretto ad andarsene? -
Una frase profonda, e che in qualche modo mi evoca un ricordo amaro.
E' difficile lasciare andare qualcuno che si ama, lo capisco bene. Credo di sentirmi in dovere di dirle qualcosa.
- Mikoto, ti racconterò una storia - le faccio, catturando subito il suo interesse - E' la storia di un Dio. Una divinità grande, potente, e malvagia. Era il Dio del Caos e della Distruzione, e bramava la fine del mondo -
Lei rabbrividisce.
- Non doveva essere un bel Dio... -
- No, no di certo! - continuo - Ma una sua peculiarità era il fatto di essere immortale. Vivette così a lungo, che la sua origine risaliva a prima dell'alba dei tempi. E col passare del tempo scatenò guerre e conflitti tremendi, il tutto alla ricerca di uno scopo -
Mikoto aggrottò la fronte. Non il miglior protagonista di sempre, per una storia, lo devo ammettere.
- Però... - le dico, alzando l'indice - Il Dio era solo. Non aveva amici, e tutti coloro che combattevano per lui provavano solo timore nei suoi confronti. E la sua lunga, lunga vita passava senza che il Dio conoscesse l'amore e l'amicizia -
Lei abbassò lo sguardo.
- E continuò a seminare il caos? -
- No, poiché, un bel giorno, un gruppo di eroi scelti dalla Dea dell'Ordine e della Pace arrivò per fermarlo - dissi, con una punta di orgoglio - Erano tutti abili guerrieri, ma se c'era qualcosa di davvero speciale in loro, era il loro forte senso di amicizia. Avevano affrontato un lungo e difficile viaggio assieme, e gli uni con gli altri avevano superato ogni avversità -
Sul suo volto si accennò un sorriso.
- E lo sconfissero? -
- Altroché! Gli diedero una bella lezione! - ridacchiai - E lo fecero tutti insieme. Il mondo era tornato alla pace, e i guerrieri furono costretti a lasciarsi. Ognuno di loro doveva tornare a casa, dai loro cari, e sapevano che non si sarebbero mai più rivisti -
Mikoto rimise un broncio triste, ma sapevo che non sarebbe durato a lungo.
- Ma sai cosa? Nessuno di loro era triste -
- Ma come è possibile? - chiede lei, colpita - Hai detto che erano amici, e che sarebbero stati costretti a lasciarsi per sempre...! -
- Certo, ma sapevano che la loro lontananza non avrebbe mai fatto sbiadire la loro amicizia, perché il vero affetto trascende cose come la distanza - le spiego, carezzandole il capo - Capisci cosa voglio dirti? Ogni vita ha un termine. Così come per quelle brevi dei maghi neri, anche le nostre, più longeve, termineranno. Ciò che conta è saperle arricchire, e vivere con pienezza e senza rimpianti. E, al momento della fine, ci addormenteremo col sorriso sulle labbra -
Indirizzo il suo sguardo verso la schiera di tombe davanti a noi, ognuna con un numero sopra.
- Sono assolutamente convinto che Numero 33 sia stato felice di condividere con te qualche preziosa esperienza, e ora ti osserva sorridendo da lassù. Non dimenticarti di lui, e allora sì che non morirà mai -
Mikoto annuisce e si asciuga una lacrima solitaria dalla guancia.
- Grazie, fratello - dice in tono sereno - Ti cucirò qualcosa -
- Oh, mi farebbe piacere, magari qualcosa per tenere al caldo la coda -
Già, niente dura in eterno. Ho imparato molto anche io da tutta questa vicenda.
Non li dimenticherò, e loro non dimenticheranno me.
Trovare persone con cui condividere la propria esistenza.
Non è forse il bello della vita?
   
 
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