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Autore: gaccia    14/01/2016    19 recensioni
Sono la figlia di Ron Weasley e Hermione Granger, salvatori del mondo magico. Ho una famiglia numerosa e tutta con la voglia di avventura.
Solo perché non sono loro a essere in pericolo di vita! Il mio ragazzo, Scorpius Malfoy, rischiava di morire ma siamo riusciti a sconfiggere la maledizione. Lui mi ha regalato l'anello di famiglia, io credevo fosse per fidanzarsi ma non si toglie più. Adesso abbiamo solo un anno per scoprire come liberarci di questo anello oppure ci dovremo sposare, pena la morte. Sono troppo giovane per sposarmi! Non sono neanche incinta!
Sono Rose Weasley e questa è la mia storia.
SEQUEL de “LA PUNIZIONE DI SCORPIUS MALFOY”.
Genere: Commedia, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Malfoy, Famiglia Weasley, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'i trasformisti'
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Ciao a tutti!

Eccoci al nuovo capitolo.

Ringrazio chi ha inserito questa storia nelle liste preferite, ricordate o seguite e per chi recensisce spronandomi a continuare e anche chi semplicemente legge.

E ora il capitolo. BUONA LETTURA!


---ooOoo---


Non avrei mai creduto di desiderare di essere orfana.

Era un pensiero cattivo e ingiusto, ma visto quello che stavo subendo da due madri invadenti e invasive, quello fu un pensiero automatico. Che male avevo fatto per dover sopportare tutto questo?

«Coraggio, Rose, entriamo» incitò mia madre davanti alla vetrina dell'atelier dove avremmo dovuto trovare i migliori abiti da cerimonia.

«Mamma, non ti sembra un pochino presto?» chiesi, nella speranza di evitare il problema, almeno nell'immediato.

«Non è troppo presto. Servono fiori, bomboniere, vestiti, addobbi, pranzi, cerimonia... non hai idea cosa sia organizzare il tutto. Le tue nonne ci hanno messo sei mesi per preparare in modo perfetto. Ero quasi intenzionata a scappare da qualche parte e sposarmi in segreto» rispose lei ridendo al ricordo.

«Ma allora se non sopportavi questo stress, perché lo fai subire a me?». Logica inattaccabile, rispondimi a questo!

«Rose, ho detto che sarei scappata, ma non l'ho fatto e quando mi sono trovata alla cerimonia ho apprezzato ogni fiore che era stato origine di interminabili discussioni e il menù del pranzo che mi aveva fatto venire una terribile emicrania. È stata una giornata magnifica e, sebbene non rammenti tutto perfettamente, ne conservo un ricordo prezioso e di questo ringrazio le nonne» mi rispose e, in un certo senso, mi fece vergognare.

Rinunciai a lamentarmi oltre ed entrai nell'antro infernale.


«Buongiorno, signora Malfoy, signora Weasley» salutò deferente madama McClain avanzando verso di noi. «Cosa posso fare per voi?».

«Siamo qui per trovare un abito da sposa per questa splendida ragazza!» esclamò Astoria indicandomi.

«Oh! Un fausto giorno, allora. Occorre trovare qualche cosa di assolutamente adatto e divino» cinguettò la donna battendo le mani, facendo così comparire due commesse in divisa. «Cominciamo subito con le ultime creazioni... prego, da questa parte». Ci indicò una porta e mi trovai in una stanza circolare con parecchi specchi a figura intera, con tantissimi vestiti appesi alle grucce che facevano da tappezzeria su tutte le pareti.

Le commesse cominciarono a far volare alcuni modelli su un'asta fluttuante accanto alla pedana centrale.

«Signorina, si metta lì sopra, diritta, grazie» ordinò madama McClain.

Cosa volevano fare? Perplessa salii sulla pedana e la commessa trasfigurò i miei abiti come il modello che teneva appeso alla gruccia. Magicamente i miei pantaloncini e la mia canottiera comparvero sull'appendiabiti e il vestito crema, tutto tulle e pizzi, comparve addosso a me.

«Merlino! Sono una meringa!» esclamai guardandomi allo specchio che avevo davanti.

«Ma no! Guarda che belli questi ricami!» disse Astoria.

«Ma sono cipolle!» replicai guardando meglio i disegni attorno allo scollo e sulla balza in fondo alla gonna scampanata.

«Cara, sono boccioli!» mi illuminò la mamma.

«Beh, allora scusami ma sono stati fatti davvero male. Poi questa gonna è ingombrante! Non mi piace». Decisa. L'unica cosa che mi avrebbe salvata dal vestito infernale.

«Allora proviamone un altro» propose Astoria.

Era così facile? Grandioso.

La commessa arrivò con un altro abito e fece il passaggio con quello che avevo addosso. In men che non si dica mi trovai dentro a un vestito stile sirena, con una profonda scollatura e una gonna che mi stringeva sui fianchi e scendeva aderente per poi allargarsi all'altezza del polpaccio.

«Sembro un pesce e qui escono tutti i cuscinetti di cellulite» dissi indicando i miei fianchi. Non sapevo se era più fastidioso lo strizzare o lo strabordare dei miei adipi.

«Direi che sei straripante di fascino» rispose invece mia madre decisamente allegra.

«Desidera qualche cosa da bere?» chiese madama McClain per mettere a mio agio.

«Qualcosina di bello forte... devo sopportare tanto oggi» borbottai facendo cenno di cambiare il vestito.

«Oh! Questo è fantastico!» esclamò Astoria indicando il nuovo vestito che stava arrivando.

Di un beige carico, con una profusione di tulle quasi imbarazzante, aveva un bel bustino con scollatura a cuore e senza spalline. Al gesto secco della commessa, il vestito cambiò ancora e mi trovai con un body tutto stecche, talmente stretto che dopo pochi istanti cominciai ad avere problemi a respirare.

«Ho bisogno di una bombola di ossigeno!» ansimai. «E anche di un pezzo di stoffa in più, qui sopra» aggiunsi, indicando il mio seno che, spinto in su dall'eccessiva strettezza del bustino, sembrava voler uscire e volarsene via per i fatti suoi.

«In effetti questo vestito è decisamente scandaloso. A tuo padre verrebbe un colpo a vederti così».

«Per non parlare di Draco. Si imbarazzerebbe così tanto da non sapere dove guardare» aggiunse Astoria.

«Draco? Imbarazzato? Stiamo parlando dello stesso Malfoy che si sedeva in giro per Hogwarts con la Parkinson sulle ginocchia?» chiese mia madre, lievemente ironica. Oh, oh!

«Fortunatamente si matura, nella vita. Adesso se gli nomini quella... donna, se così si può chiamare, rischi di fargli venire conati di vomito» rispose Astoria, senza sbilanciarsi. Interessante.

«A proposito, che fine ha fatto quella... donna?». Avevo l'impressione che la sospensione sottointendesse altre cose.

«Quello che pensi. Ha sposato un uomo che aveva il triplo dei suoi anni ed era su una sedia a rotelle, e continuava a cambiare autista e addetto alla piscina con ragazzi giovani e prestanti».

«Niente elfi domestici?» ridacchiò mia madre.

Ma come erano maligne queste due!

«Non potrebbero servirle a molto... ti pare» rispose l'altra ridendo.

Io e la commessa che aspettava con un altro abito in mano, non sapevamo dove guardare per rimanere serie. Cosa erano costrette a sentire le mie orecchie vergini! Provai quasi un piacere maligno a chiedere spiegazioni.

«Cosa intende per non servirle gli elfi domestici?».

Le due madri si fermarono di botto e arrossirono. Divertente prenderle in contropiede.

«Ma no... niente» balbettò mia madre.

«Io comunque non respiro più e a Scorpius non piacerebbe questa vista pubblica» conclusi il discorso indicandomi il petto.

Subito la commessa cambiò l'abito e mi trovai con un vestito liscio e scivolato, sembrava quasi un sacco infilato per la testa. Niente ricami, né pizzi.

«Sai cosa mi ricorda? Le suorine che avevano l'asilo nel quartiere dove abitavamo prima di trasferirci» commentò la mamma.

«Chi sono le suorine?».

«Sono delle religiose che si sono votate in castità al Signore. Religione Cattolica» spiegò a Astoria.

«Allora sarebbe un abito adatto per il matrimonio: casta e pura verso l'altare» sospirò la madre di Scorpius agitando le braccia come a dipingere la scena. Raccapricciante.

«Appunto. Io non sono una suora, e mi rifiuto di vestirmi come tale» risposi e feci cenno alla commessa di cambiare modello.


Quello successivo, quello dopo ancora, e l'altro e poi ancora. In tutti c'era qualche cosa che non andava. Il colore giallo chiaro che la faceva sembrare un limone, la gonna con lo spacco da essere indecente, il corpetto troppo stretto da impedire la respirazione o troppo largo da sembrare già incinta senza neanche aver fatto sesso. Il colletto altissimo da sembrare la gorgiera della regina Elisabetta prima, la scollatura profonda da passeggiatrice (per essere gentili) oppure accollata da soffocamento. Colori dal bianco abbacinante dove era necessario mettersi gli occhiali, a tutta una serie di colori pastello da rendere smorti anche i miei capelli rossi che facevano a pugni con tutto.

I pizzi troppo trasparenti o troppo pesanti. I cristalli applicati in ordine sparso, da sembrare un lampadario come quello della bisnonna che faceva bella mostra nella sala di casa. Tulle, tulle, nuvole di tulle da sentirsi in un bozzolo. Insomma, una catastrofe.

Era quasi mezzogiorno, io ero esausta e non avevano ancora trovato niente di decente.

«Che carino questo» disse Astoria mentre guardava l'ennesimo vestito.

Certo che queste due avevano una resistenza invidiabile. Io non riuscivo più a stare in piedi e loro erano pimpanti e arzille come appena sveglie. Avevo molti dubbi invece, sul loro gusto in fatto di vestiti da sposa. Continuavano a gioire, fare urletti e apprezzamenti su tutto quello che mettevo, che in generale era orribile oppure, semplicemente non mi piaceva.

E dire che, almeno Astoria, mi sembrava una donna di gran gusto.

«Qui abbiamo un altro abito... guardi i ricami e le perle applicate...» fece la commessa, cambiando il mio abito per l'ennesima volta. Madama McClain era già andata a servire qualcun altro. Lei sì che era fuggita da quella follia appena avuto il sentore della durata delle prove.

«Sentite, ho una proposta» urlai, poi, visto che non mi ascoltavano, tirai fuori la bacchetta e declamai a voce alta: «Aresto momentum» bloccando all'istante le tre donne attorno a me e facendo cessare il cicaleccio.

Tolsi subito l'incantesimo e, visto il momento di silenzio che si stava prolungando, esposi la mia idea. «Visto che questa è una sartoria, che ne dite se mettiamo insieme le parti di vestiti che piacevano di più?».

Le due donne erano entusiaste, ma più di tutti lo era la commessa che esalò un sospiro di sollievo.

«Cosa hai in mente?» chiese mia madre.

«Pensavo alla gonna del vestito stile impero, molto scivolato, scollatura a cuore, corpino in pizzo e quelle maniche sino al gomito che poi si aprono a corolla fino al polso. Che ne dite?».

«Guarda questo macramé! Potrebbe andare bene?» propose Astoria con una pezza di pizzo ecrù in mano.

«E questo ricamo? Magari alcuni cristalli intorno allo scollo e alle maniche» fece eco la mamma.

In pochi secondi il mio vestito immaginario, semplice e di effetto, ridiventava una gonfia meringa con crema. Scossi la testa sconsolata e con la bacchetta disegnai per aria l'immagine del vestito che avevo in mente. Aggiunsi qualche cristallo, per far contenta mia madre e il macramé in onore di Astoria. Il risultato era stupendo, importante ed etereo.

Con un gesto invitai tutte a guardare in alto. «Questo è quello che voglio. Prendete pure le misure e fate questo modello» ordinai.

Trasferii il disegno su un foglio in modo che la sartoria potesse seguire il modello e, ubbidiente, mi feci prendere le misure dal metro automatico.

«E' stata una gran fatica, vero Hermione cara? Però, grazie alla nostra perseveranza ce l'abbiamo fatta».

«Hai ragione, Astoria, sono davvero esausta, ma ci siamo riuscite».

Per poco la mia mascella non rotolò sul pavimento. Non riuscivo a credere alle mie orecchie, io avevo sopportato stoicamente tutta la mattina sino a mezzogiorno passato, con i crampi allo stomaco per la fame, e loro si prendevano il merito?

Presi un grosso respiro. Non era il caso di dare in escandescenze. Questa mattinata era già stata sufficientemente stressante.

«Che ne dite di andare a mangiare prima di tornare a casa?» chiesi e la mia proposta venne subito recepita ed accettata.


Il piccolo ristorante che si apriva sulla piazza, davanti alla gelateria di Fortebraccio, era discreto e con un menù ottimo. Non erano piatti eccessivamente ricercati, ma sembravano decisamente buoni, da quelli che passavano accanto al tavolo.

«Questa mattina mi sono proprio divertita. È stato come tornare indietro nel tempo» disse Astoria con aria ridente e rilassata. Certo che si era divertita. Aveva svolazzato da un lato all'altro del camerino e ammirato tutti i vestiti per poi riposarsi sulle comode poltroncine e sorbire il tè e i biscottini offerti da madama McClain.

«Hai ragione. Ricordo ancora quanto era stancante cercare il vestito e tutto il resto. Non mi è sembrato così pesante oggi» rincarò mia madre. Ci credo! Non era lei che è rimasta in piedi per ore a mettere e togliere chilometri di stoffa.

Mi premetti le dita sulle tempie. Mi stava venendo una grande emicrania.

Mi limitai a sorridere e feci un commento sulla bellezza del posto, poi ordinai il pranzo e quando arrivarono i piatti, iniziai a mangiare senza partecipare alla conversazione. Non riuscivo a concentrarmi su niente altro che non fosse il mio letto. Un bel riposino era quello che mi serviva.

Dopo il dolce, mi sentii decisamente meglio. Ero pronta per tornare a casa. Avrei parlato con Scorpius verso sera.

«Cosa ne dite di fare due passi nella Londra babbana? Mia madre ha ricevuto un invito per l'inaugurazione di un centro benessere in un albergo di lusso in centro. C'erano anche quattro buoni per trattamenti, magari potrebbe essere divertente» propose mia madre e Astoria accolse con entusiasmo.

«Chi potremmo chiamare come quarta?» chiese.

«Pensavo di invitare mia cognata Ginny, la moglie di Harry Potter».

«Perfetto, così conoscerò un'altra donna della famiglia Weasley. Sai, non frequentiamo tante persone... con quello che è successo venti anni fa» rispose Astoria.

Sicuramente si riferiva alla fine della guerra magica. Suo marito era stato un alleato di Voldemort e, sebbene la sua famiglia avesse finito per salvare Harry, il nome Malfoy non era più stato in auge come prima. Scorpius sembrava subire meno i rovesci di fortuna. Era ben inserito a scuola e non erano poi tanti quelli che gli rinfacciavano le origini da Mangiamorte.

Dopo aver chiamato la zia Ginny, la mamma ci accompagnò in questo nuovo centro benessere. Essendo cresciuta tra i babbani, pur adorando il mondo magico, aveva voluto mantenere anche le peculiarità dell'altro mondo, imparando a gestirsi come adulta anche in quel contesto. Dopo aver preso un taxi, ci trovammo prestissimo a destinazione.

La facciata dell’hotel era pretenziosa ma efficiente. Si sentiva il profumo del lusso discreto e di classe. Sentii un sospiro estasiato provenire dalla mia sinistra.

«So che mi piacerà. Lo sento» mormorò Astoria, rapita.

«Entriamo» esortò mia madre, marciando davanti alla truppa come un generale alle grandi manovre.


L’ambiente era raffinato, lussuoso ma distinto, senza ostentazioni.

Ci dirigemmo al bancone, sbirciando in giro per ammirare l’arredamento della hall.

«Certo» esordì l’impiegata «Venite pure da questa parte. La Spa si trova proprio qui dietro» e ci condusse lungo un corridoio illuminato sino a una porta che si apriva in un ampio salone ricoperto tutto di marmo. In mezzo alle colonne corinzie, una grande vasca piena d'acqua azzurra e invitante, faceva da specchio alle volte impreziosite da mosaici dorati.

Parecchi lettini erano posizionati intorno alla vasca, distribuiti a gruppi in modo da creare dei veri salottini di conversazione.

Una ragazza sorridente, abbigliata con un camice bianco di ordinanza e la targhetta con il nome Cloe, ci accolse gentilmente, mentre la nostra accompagnatrice consegnava i coupon e tornava alla reception.

«Avete un trattamento completo... signore, posso consigliarvi un massaggio? Abbiamo sauna e vasche idromassaggio. Se volete abbiamo diverse tecniche di rilassamento orientali... avete delle preferenze?».

L'elenco presentato insieme alla brochure mi aveva confuso la testa ancora di più. Per me era così nuovo tutto quell'ambiente che guardai smarrita le tre donne che, in teoria, ne sapevano più di me.

«Sauna e massaggio, per cominciare» rispose Astoria.

«Da questa parte, allora».

Ci condusse agli spogliatoi dove lasciammo i vestiti e coperte con teli e piccole spugne per il viso, fummo accompagnate in una stanza circolare con tre gradoni dove sedersi. Pochi istanti dopo iniziammo a sudare copiosamente per il calore che c'era.

«Rilassante» sospirò zia Ginny, coricata su un gradone con gocce che scendeva dalla pelle.

Beh, rilassante... mi mancava il fiato, ero bagnata fradicia tanto che avevo gli occhi che bruciavano dal sudore e mi sentivo talmente fiacca da essere sull'ordine dello svenimento. Il cuore mi galoppava talmente che pareva voler uscire.

«Quanto dobbiamo restare qui?» chiesi impaziente.

«Dieci minuti, non di più» rispose mia madre, appoggiandosi e chiudendo gli occhi.

«Poi ci gettiamo nella neve?». Avevo letto qualcosa del genere, sulla Finlandia.

«Non credo ci sia la neve qui» mi corresse Astoria.

Qualsiasi cosa ma io volevo acqua fresca.

Non mi sembra vero quando pochi minuti dopo, passiamo in una vasca più fredda, per poi asciugarci, pronte per il massaggio.

Per ora, più che coccolata, mi sono sentita traumatizzata da caldo e freddo.


Mi trovai insieme a zia Ginny in una saletta con due lettini sui quali coricarsi per i massaggi. Mia madre e Astoria avevano scelto di andare in coppia in un'altra saletta. Avevo quasi paura pensare a quello che potevano confidarsi e complottare per questo matrimonio. Già quello che era successo nella giornata faceva parte degli incubi. La cosa poteva solo peggiorare.

«Buon pomeriggio, signore. Sono Amy e lei è Jane. Ci occuperemo di voi oggi» si presentò un'ombra alle nostre spalle, per poi mettersi al mio fianco.

Un brivido mi scosse dal profondo. Era un nome femminile, ma la sua voce era tutto tranne portatrice di cromosoma XX. Era profonda, roca, maschile... ricordava quella di Hagrid a Hogwarts.

Mi voltai leggermente e notai parecchia peluria sugli avambracci taurini e sul labbro superiore. Mio Dio! Sembrava un uomo.

Accanto a me, sentii zia Ginny singhiozzare. O stava per mettersi a ridere o si era spaventata. Io, per quanto mi riguardava, ero propensa alla seconda ipotesi: quella massaggiatrice aveva due mani che sembravano pale e mi avrebbe spezzata come un rametto di vischio strappato dal cespuglio.

«Ma che bella ragazzina... bellissima schiena, perfetta... morbida ed elastica... è un po' contratta... è tesa?». La donna barbuta borbottava baritonale, continuava a parlare come un continuo ronzio nelle orecchie. Dovevo rispondere oppure erano commenti retorici?

«Ehm... è tanto che fai questo lavoro?» chiesi, tanto per fare conversazione.

«Prima facevo il giardiniere» rispose.

Il? Nello stesso momento in cui mi facevo quella domanda, le sue dita affondarono nelle scapole strappandomi un gemito. Oddio! Non sono un vaso di terriccio!

«Sei contratta... adesso ci penso io» borbottava ancora.

Non so se era una promessa... mi sembrava più una minaccia.

Mentre zia Ginny si stava rilassando sotto le mani delicate e sapienti della sua massaggiatrice, alta e flessuosa come un giunco, io ero alle prese con le mosse da lottatore di sumo della mia Amy. Secondo me era un uomo che aveva cercato di diventare donna, ma devo ammettere che anche Scorpius era più carino nei panni di Shaula, ed era tutto dire!

Sentii degli strani rumori alle mie spalle, oltre alle pale che smanettavano senza pietà i miei poveri muscoli polverizzati. Qui si rischiavano anche le ossa! Speravo solo che non volesse salire su di me per camminarmi sulla schiena. Avevo letto da qualche parte che in alcune culture era uso questo genere di massaggio, ma fatto da questa specie di valchiria, era meglio evitare!

Non so quanto tempo rimasi sotto le sue grinfie, ma qualunque fosse il lasso di tempo, era comunque troppo.

Per essere una giornata rilassante… mai più. Non avrei più seguito mia madre nelle sue avventure, qualsiasi cosa fosse successa!

Cominciò a darmi dei colpetti energici alla schiena. Energici… più che energici!

Non sapevo più neanche a che santo votarmi per salvare la pelle. E la mia bacchetta era tra le mani della mia esimia madre. In balia di questa aratrice.

Addio, Scorpius. Ti ho amato tanto, speravo di passare altro tempo con te, ma, come leggerai sul mio necrologio, qui giace l’unica strega uccisa a causa di un massaggio troppo energico fatto da una babbana. Pensai. Poteva anche essere una barzelletta. Albus e Roxy avrebbero riso alle lacrime e Fred e Lily gli avrebbero fatto compagnia.

Forse l’unico a cui sarei mancata era Hugo. Ero comunque la sua adorata sorellina!

«Ecco fatto». Altra manata aperta tra le scapole. «Abbiamo finito!».

La donna barbuta non fece in tempo a finire la frase che ero già scattata a sedere per poi allontanarmi cautamente dalla sua ragguardevole mole.

In effetti, paragonarla a un lottatore di sumo, non avevo sbagliato di molto.


Non appena feci qualche passo, mi sentii stranamente leggera.

«Si sente bene?» chiese ancora, squadrandomi con aria preoccupata. Anche zia Ginny mi guardava, pronta a intervenire.

Cominciai a roteare spalle e collo, a muovere cautamente il mio corpo bistrattato e…

«Sì. Sto decisamente bene» mormorai incredula.

Ero stata sbattuta come un materasso con il battipanni e, a parte un leggero indolenzimento, mi sentivo in formissima. Ero sbalordita e incredula.

«Sono contenta. Era il mio primo massaggio. Avevo paura di causare traumi» confessò candidamente, mentre io sbiancavo dalla paura e dal sollievo per il mancato danno.

«Ehm… è stata bravissima. Lo consiglieremo alle nostre amiche» assicurai, facendomi guadagnare un enorme giallognolo sorriso storto della massaggiatrice.

Nella mia mente già spuntavo un elenco delle compagne di Hogwarts più antipatiche da fargli subire questa tortura. Nella vita bisogna essere creativi!


«Tesoro, come va?» esordì mia madre avvolta nell'accappatoio, mollemente sdraiata sul lettino a fianco della grande vasca. Accanto a lei, Astoria stava sfogliando una rivista, commentando alcune foto statiche. Erano davvero diverse rispetto alle nostre mobili.

«Rose, dovresti vedere questi abiti. Che sciatteria queste donne! E dire che si definiscono star» commentò lei, indicando un riquadro.

Bah. Mi sdraiai sul lettino con un gran sospiro. Era stata una giornata estenuante. Se questa mattina mi era sembrata faticosa, il pomeriggio non era stato tanto più rilassante. Avevo fatto la sauna, un massaggio che, sebbene lo avessi gradito, ne avevo sentito i vantaggi solo dopo.

Un cameriere arrivò portando quattro bicchieri pieni di liquido rosso-arancionato che somigliava tanto al mio colore dei capelli.

«Un frullato depurativo» annunciò posando i quattro calici sul tavolino accanto a noi.

Certo che ci trattavano proprio bene.

Presi il beverone con una certa titubanza e provai a sorseggiarlo. Non appena le mie labbra toccarono il liquido, sentii il solito caldo sapore e spalancai gli occhi stupita, guardando le altre donne che avevano la mia stessa reazione.

Sebbene il colore non fosse il solito, all'interno dei bicchieri c'era una normalissima burrobirra. Ma cosa ci faceva questa bevanda nel mondo dei babbani?

«Ma come...» borbotta mia madre, lasciando in sospeso la frase prima di comprometterci, soprattutto perché accanto a noi si siede una persona che subito non riconosco.


«Buona giornata, signore» disse l'uomo totalmente coperto da un accappatoio.

Mi voltai di scatto verso questa figura. Chi era? Cosa voleva da loro?

«Bevete pure. Sicuramente meglio di quella brodaglia che vi volevano propinare. Personalmente sono più favorevole a qualche cosa di più forte, ma anche la cara vecchia dolce e calda burrobirra, da le sue soddisfazioni». Sorrisi. Questa voce l'avevo già sentita.

Nello stesso momento in cui capivo chi c'era sotto l'accappatoio, entrò nella sala anche un altro personaggio, ammantato con l'accappatoio, ma più coraggioso e incurante nel farsi riconoscere.

Con un gran sorriso si diresse verso di noi.

«Scorpius! Ma perché non ti sei nascosto? Non ci si riesce più a divertire con te!» si lamentò l'incappucciato, mentre io gli toglievo la copertura dicendo.

«Smettila, Blaike».

«Signorina, un po' di contegno, non può mettermi le mani addosso in luogo pubblico» protestò.

«Non sicuramente a te... a lui sì» ribattei io, alzandomi e abbracciando il mio ragazzo.

Ero così felice di vederlo, dopo una giornata simile!

«Cari, ci avete seguite?» chiese Astoria, sorridendo benevolmente.

«Io no di sicuro. Volevo vedere questa Spa di cui mi hanno parlato tanto bene... ma non mi ha impressionato. Era lui che continuava a tormentarmi» disse Zabini ghignando, facendo poi l'imitazione di un ragazzo effeminato e parlando in falsetto. «Devo andare da lei. Mi manca la mia Rosie. Chissà cosa subirà oggi!» per poi tornare con il tono normale. «Secondo me voleva essere sicuro che non fossi scappata per paura».

In effetti ero stata tentata.

«Ma figurati! Si è divertita tantissimo!» replicò convinta Astoria, mia madre annuì e io sbuffai e roteai gli occhi verso l'alto. Convinte loro!


---ooOoo---


angolino mio:

giornata decisamente no per la povera Rose. Ha subito le prove dei vestiti ed è stata ripiegata come una bustina da te da una massaggiatrice trans. E Scorpius sapeva a cosa andava incontro ed era preoccupato. Certo che farsi accompagnare da Zabini...

spero che questo capitolo vi abbia divertito. Alcune cose erano carine ma mi sono arenata e ci ho messo più tempo del previsto per finirlo. Comunque dal prossimo capitolo ritorneremo nel pieno della storia.


Ringrazio anche le ragazze che hanno recensito, ma di cui non userò il nick in questa storia in quanto li ho già usati nella precedente e non potrei cambiare, grazie a EmyliRavenclaw (nella storia precedente, la strega assassina), Babyramone (commessa magiestetista), La Divoralibri (soprannome di Molly jr).


Grazie ancora per l'attenzione e per i numerosi commenti.

Alla prossima settimana

baciotti


  
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