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Autore: Frytty    19/03/2009    4 recensioni
Novembre.
Una giornata come tante.
Una notte come tante.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve! Perdonatemi ancora una volta per il ritardo ma questa volta giuro che non è dipeso dalla mia volontà XD (se, come no! Ndr.lettori). Sono partita per il Belgio per una settimana per uno scambio culturale organizzato dalla scuola e non me la sono sentita di aggiornare prima di partire perché il capitolo è piuttosto importante e meritava una revisione e giacché non ho potuto portare con me il pc, purtroppo ho dovuto farvi penare un po', cosa che mi dispiace moltissimo :(! In ogni caso sono qui per regalarvi un altro piccolo pezzetto della mia storia, ma prima, passiamo alle recensioni:

eulaulia_17: Beh, in fin dei conti tu, essendo stata l'ultima ad aver commentato, non hai dovuto aspettare poi molto XD. In ogni caso, grazie mille per il complimento e per il commento, spero continuerai a seguirmi e a commentare! ^^

myki: Devo confessarti che a me è successa esattamente la stessa cosa. Ho riletto il capitolo e non ho fatto altro che rileggere quella frase per dieci minuti continui, senza riuscire a pensare ad altro, perché ho cominciato ad avere i tuoi stessi dubbi: in fondo, è vero, non si sceglie chi amare, bensì è qualcosa di naturale. Eppure, ho scritto quella frase di getto, senza pensarci e alla fine, come te, mi sono convinta che come idea non era niente male, perché è come qualcosa di ragionato, come stilare una lista di pro e contro e poi decidere. E poi, proprio perché è una frase estremamente razionale, sa molto Lily XD! Grazie infinite per i tuoi commenti come al solito bellissimi e graditissimi! ^^

ashleys: Benvenuta XD! Ti ringrazio infinitamente per tutti i complimenti e soprattutto per aver recensito, mi fa sempre un enorme piacere ricevere nuovi commenti e scoprire che sempre più persone riescano ad apprezzare la mia storia e il mio modo di scrivere. Grazie davvero e spero che questo capitolo ti piaccia! ^^

DanyCullen: Grazie mille anche a te, come sempre, visto che le tue recensioni sono sempre molto gradite, davvero! Spero che questo capitolo ti piaccia! ^^

Ringrazio, come mio solito, anche tutti i lettori silenziosi che continuano a leggermi e che spero, apprezzino *_*!

Ed ora, ENJOY!

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25. You'll Understand

< Ho avuto un'idea! > Proruppe Sirius, chiudendo di scatto il libro di Divinazione e lanciandolo sul suo letto.
< Che tipo di idea? > Si informò James impegnato nella contemplazione del soffitto.
< Ma sul modo di recuperare quello Specchio, no? >
< Sirius, ne abbiamo già parlato e- > Proruppe Remus esasperato, prima di venire interrotto dall'amico.
< Si, ma le proposte sono sempre valide! >
Remus sbuffò.
< Avanti allora, genio. Illuminaci. >
< Entrare nei sotterranei, è appurato, non è affatto semplice, senza contare la parola d'ordine. Basterà aspettare all'entrata con indosso il Mantello di James, finché qualcuno non entra e sgattaiolare dentro prima che l'entrata si chiuda. >
< Fantastico! E chi pensi faccia le ore piccole? > Rispose sarcastico Remus.
< Ho un piano anche per questo. Potremmo, che so, fare uno scherzo a Mocciosus e poi correre all'ingresso dei sotterranei. Farà pure ritorno al dormitorio, no? >
< Non mi sembra una grande idea. Lo Specchio potrebbe essere in un dormitorio. Forse sarebbe meglio agire di mattina, quando tutti sono a lezione. > Intervenne James.
< Ma così salteremmo una mattinata di lezioni! >
< Credi siano più importanti le lezioni, Remus, dello Specchio, in questo momento? > Si lamentò Sirius.
Remus si rabbuiò. Non era tragico in fondo, perdere una mattinata di lezioni se questo poteva voler dire risolvere il problema di James e Lily.
< D'accordo. Ma cosa ci inventiamo? >
< Possiamo far diffondere da Frank la notizia che siamo malati. > Propose Peter.
< Tutti e cinque? >
< Tutti sanno che sei di salute cagionevole, possiamo raccontare che ci hai contagiati tutti. >
< Non funzionerà mai! >
< Abbi un po' di fiducia, Remus. I Malandrini non hanno mai fallito! > Sorrise Sirius trionfante.
< Quando lo facciamo? > Proruppe James, alzandosi di scatto a mezzo busto sul letto.
< Fra due giorni. > Decise Sirius.
Remus scuoteva la testa, esasperato. Ma come gli era venuto in mente di sedersi nello stesso scompartimento di Sirius Black e James Potter al suo primo anno?

< Non sono molto entusiasta all'idea di saltare un giorno di scuola. Ci sono i M.A.G.O e, insomma, tutti sanno quanto siano impegnativi, non mi sembra il caso di mancare alle lezioni. Potremmo farlo di notte, come ha suggerito Sirius. >
Erano seduti l'uno di fronte all'altra in Biblioteca e discutevano del fantomatico piano organizzato da James e soci per l'indomani, ma Lily sembrava difficile da convincere.
< Ma è per una giusta causa! > Protestò James osservando la sua fidanzata scrivere in fretta.
< Beh, ma è indifferente, no? Di notte o di giorno cosa cambia? > Lily abbandonò la piuma sul tavolo, posò entrambe le braccia sul tavolo e lo guardò.
< Ho pensato che magari lo Specchio potesse trovarsi in dormitorio. Sarebbe più facile così, quando non c'è nessuno. >
< E' un po' insolita come cosa. Possibile che nessuno se ne sia accorto, se fosse davvero come dici tu? >
< Uno specchio è sempre uno specchio. Sarà stato camuffato, oppure bisogna chiederglielo. >
< Chiedere cosa? > Chiese lei, avvicinandosi appena con la testa e abbassando la voce.
< Del futuro. Ovviamente non è uno specchio comune e magari risponde solo a chi ha davvero intenzione di guardarvi dentro, di lasciarsi trascinare. > Rispose James, abbassando la voce a sua volta.
< Magari è davvero così, chissà. Non mi va di mentire alle mie amiche! > Protestò, debolmente.
< Non hai detto a nessuna di loro degli incubi? > Si informò James.
< Si, certo che si, però... insomma, non ne parliamo da un po'. >
< Forse è meglio così. Non si preoccuperanno troppo. > James le sorrise comprensivo, prendendole le mani.
Lily ricambiò il sorriso.
< Vedrai che risolveremo tutto. > Le sussurrò dopo qualche minuto di silenzio.

< Insomma, Sirius! Devi svegliarti! > Remus lo scosse per quella che sembrava essere la quindicesima volta, rosso per la rabbia. Insomma, sembrava essere il più agitato di tutti per via della missione solo due giorni prima, e adesso, esattamente la mattina del grande giorno, continuava a dormire tranquillo, come se niente fosse.
< Novità? > James sbucò dalla porta del Dormitorio. Aveva detto a Lily di aspettarlo in Sala Comune ed era sceso a controllare se fosse già arrivata.
< No, niente! Non si sveglia nemmeno con le cannonate! > Borbottò Remus cominciando a fare avanti e indietro nella stanza.
< SIRIUS! DIAMINE TI VUOI SVEGLIARE, RAZZA DI DECEREBRATO PUZZOLENTE? > Urlò James con tutta il fiato che aveva in corpo.
Seppur lentamente, Sirius si decise ad aprire gli occhi, socchiudendoli per abituarsi alla luce che proveniva dalla finestra, sapientemente aperta da Remus due minuti prima.
< Ehi, ma che diamine succede? > Borbottò, sbuffando.
< Succede che sono le otto e mezzo e devi alzarti. Oggi è il grande giorno, Sirius! >
< Dite sul serio? >
James e Remus si guardarono complici, poi alzarono gli occhi al cielo.
< Si scemo! E adesso muoviti! > James lo spinse letteralmente fuori dal letto e per poco Sirius non capitombolò in direzione della porta del bagno.
< Lily ci aspetta? > Chiese Remus una volta che Sirius si chiuse la porta del bagno alle spalle.
< Si. > Rispose James, sospirando e prendendo posto vicino a lui, sul letto di Sirius.
< Agitato? >
James lo guardò.
< Un po'. > Ammise alla fine, sospirando di nuovo.
< E lei, come sta? >
< Bene... non lo so a dir la verità. Insomma, mi pare piuttosto tesa. >
< Presto si risolverà tutto, vedrai. Siamo arrivati alla fine ormai. > Lo consolò, battendogli una mano sulla spalla.
James gli sorrise triste.
Forse, gli incubi avrebbero smesso di tormentarli, ma era davvero tutto lì?
Se gli incubi fossero finiti, sarebbe stato il futuro a ossessionarli, una volta scoperta la verità e l'origine di quei sogni?

< Allora Peter, tutto chiaro? Tu resti qui e fai da guardia, in caso dovesse entrare qualcuno. Hai lo specchio di Sirius, io ho l'altro. Non esitare ad avvertirci in caso di pericolo, ok? > James, Sirius, Remus e Lily, nascosti sotto il Mantello dell'Invisibilità di James, stavano facendo a Peter le ultime raccomandazioni.
< Grazie. Ne avremo bisogno. > Gli sussurrò Sirius in risposta, abbandonandolo all'ingresso per i sotterranei.
I ragazzi avanzarono silenziosi ed invisibili verso l'ingresso della Sala Comune dei Serpeverde.
< Come facciamo ora con la parola d'ordine? > Sussurrò Sirius.
Remus estrasse la bacchetta dalla veste e mormorò alcune parole incomprensibili.
I serpenti si mossero, come animati, fino a lasciare libero il passaggio.
< E questa dove l'hai imparata? >
< Io studio, Sirius. Cosa che non fai tu. >
La Sala Comune delle Serpi in fondo, non era così diversa da quella dei Grifondoro. Un largo divano nero, troneggiava al centro della stanza, più in là due poltrone, esattamente accanto al caminetto, spento. Qualche arazzo alle pareti e gli immancabili quadri dalle figure in movimento. La Sala era vuota eccetto per un bambino, probabilmente del primo anno, profondamente addormentato sul divano, raggomitolato come un gatto, la bocca leggermente aperta.
Non fu difficile accedere ai Dormitori, perfettamente divisi in maschile e femminile. Si diressero subito verso la zona maschile, spingendo la porta di legno, sbirciando la mappa per controllare che nessuno avesse deciso di dar buca alle lezioni come stavano facendo loro.
Via libera.
Entrarono liberandosi del Mantello e sospirando. Poteva essere stato relativamente semplice fino a quel momento, tuttavia la parte difficile arrivava ora.
I Dormitori erano divisi per anno e controllarli tutti avrebbe richiesto più tempo del previsto forse. Certo, avrebbero anche potuto fare a meno di presentarsi a pranzo, in fondo erano malati e considerati tali da studenti e professori, grazie all'aiuto di Frank, ma qualcuno avrebbe potuto decidere di studiare subito dopo mangiato e allora, si sarebbe sicuramente recato in Dormitorio per recuperare i libri che gli occorrevano.
Dovevano sbrigarsi.
< Beh, non c'è molto da controllare in effetti. > Affermò Sirius, sbirciando sotto qualche maglia abbandonata a terra.
< Almeno questo dormitorio è abbastanza ordinato. > Proruppe Remus.
Lily rimase immobile al centro della stanza, non riuscendo a fare altro se non a girare gli occhi da un lato e dall'altro, seguendo i movimenti dei suoi compagni.
Non poteva non ammetterlo: aveva paura.
Paura di essere scoperta, paura di quello che avrebbero potuto trovarsi di fronte di lì a poco magari, paura di non avere il coraggio di mantenere la sua promessa, quella di sbirciare nel suo futuro, anche se questo voleva dire soffrire.
James le si avvicinò, prendendole la mano.
Lei si voltò a guardarlo.
Non c'era bisogno di chiederglielo. I suoi occhi parlavano al suo posto.
< Va tutto bene, Lily. Non avere paura. > James la guardò rassicurante, stringendole le dita.
Lily ricambiò appena la stretta, cercando di sorridere.
< Beh, qui non c'è niente. Forse dovremmo salire a controllare gli altri. > Propose Remus, già con la mano sul pomello della porta.
Nascosti sotto il Mantello continuarono a salire, aprirono una nuova porta: quella del secondo anno.
Lily veniva guidata automaticamente da James. Se fosse stato per lei, le gambe, ne era sicura, non l'avrebbero retta.
Aveva solo voglia di piangere e nemmeno lei capiva il perché.
Non la disturbava più di tanto il fatto di star mancando un'intera giornata di lezioni, né il fatto che avevano violato la privacy di altri studenti. Ma forse, non era così importante trovare quel dannato Specchio, non sarebbe servito, le avrebbe fatto del male, gli avrebbe fatto del male, ad entrambi e allora, forse era meglio tenersi quegli incubi. Era meglio vedere quei volti anonimi che sprofondare all'improvviso nella certezza.
Ma non riusciva nemmeno ad andarsene e non riusciva a parlare. Le parole le si erano bloccate in gola e non avevano intenzione di emergere. Avrebbe sprecato solo fiato se avesse tentato di convincere quella testa calda del suo ragazzo.
Se ci pensava, faceva ancora un certo effetto, parlare del " suo ragazzo ", dopo sei anni di litigi. Era assurdo.
La voce di James la riscosse e si voltò a guardarlo mentre le abbandonava la mano alla ricerca dello specchietto che era sicuro aver sentito caldo nella tasca dei pantaloni.
Lo aprì veloce, scoprendovi il volto ansioso di Peter.
< Peter, cos'è successo? >
< Ci sono dei ragazzi che stanno per entrare. >
< Sapresti dirci di che anno sono? > Si intromise Remus, avvicinandosi allo Specchio.
< Sono molto più piccoli di noi. Secondo anno, direi. >
James richiuse lo specchietto, guardandosi intorno, allarmato.
< E noi, in che dormitorio siamo? > Chiese a Remus, allarmato.
< Secondo... >
< Cazzo! Conviene nasconderci e alla svelta anche! > Sirius agitato si portò una mano tra i capelli, pettinandoli all'indietro, nervoso.
Si guardarono intorno alla ricerca di un buon posto dove nascondersi: sotto i letti era escluso, entrando li avrebbero sicuramente visti e con tutte le cianfrusaglie che c'erano, era capace che i marmocchi cercassero proprio qualcosa finita lì sotto, gli armadi erano troppo stretti per contenerli tutti e non sapevano quanto ci avrebbero messo per trovare quello che cercavano e potevano rischiare, in casi estremi, di morire per soffocamento.
Potevano però nascondersi sotto il Mantello e iniziare a scendere le scale, o magari a salirle, in modo da arrivare in un nuovo dormitorio, di un altro anno.
Avevano già iniziato ad avviarsi verso le scale, quando James lo vide.
Più che vederlo, lo percepì.
Si voltò.
Era coperto da un telone color ocra, quasi invisibile ai colori delle pareti, e ne sporgeva un piccolo piede di metallo, alla base.
Era sicuro che se avesse tirato giù la stoffa, avrebbe ritrovato lo Specchio che aveva visto in sogno, quando delirava in Infermeria.
< James, avanti! Cosa stai facendo? > Gli sussurrò Lily, mantenendo la voce ferma, aspettandolo impaziente, tendendogli la mano.
< Lily... è lui. >
< Lui, cosa? >
< Lo Specchio Lily. E' qui. > James rientrò nella stanza.
< Ma non possiamo stare qui! Stanno per arrivare! > Eppure lo seguì.
< Ragazzi! Che state combinando? Stanno arrivando, se ci scoprissero, sarebbero guai! > Anche Remus e Sirius ritornarono nella stanza, bloccando la porta con un incantesimo. Nel caso fossero riusciti a sfondarla, almeno avrebbero fatto in tempo a nascondersi sotto il Mantello.
Sirius ripose la Mappa nella tasca posteriore dei pantaloni della divisa e si diresse verso James e Lily, fermi di fronte a quello che secondo James, era lo Specchio.
< Ragazzi, stiamo correndo un rischio enorme a rimanere qui. > Remus incrociò le braccia al petto.
< Sei sicuro James? > Mormorò appena Sirius.
James annuì appena.
Non c'era stato bisogno di spiegare nulla.
James guardò per un momento Lily e tirò via la stoffa, che scivolò via con un fruscio come di vapore.
E James non seppe cosa accadde in quel momento.

Stava morendo forse. Era debole, le gambe gli tremavano, avrebbe voluto piegarsi in ginocchio, ma sapeva che avrebbe dovuto resistere, che poteva ancora vincere.
Il rumore familiare delle fiamme che crepitavano nel camino, lo distrassero per un attimo, costringendolo a voltare lo sguardo in quella direzione. La poltrona accanto al fuoco, il piccolo divano rosso di fronte ad un piccolo tavolino di vetro, qualche foglio sparso qua e là e un piccolo pagliaccetto di gomma abbandonato a terra. Aveva voglia di piangere.
Aveva i pugni serrati, la bacchetta stretta in uno di essi, ed era in guardia, lo sguardo vigile. Accanto a lui una scala che conduceva presumibilmente ai piani superiori.
Dietro di lui una luce forte, proveniente da un'altra stanza.
Guardò in alto, verso la scala e per un attimo quello che vide, gli offuscò la vista.
Una familiare cascata di capelli rossi, che lo osservava, gli occhi rossi di pianto, che stringeva quello che da lontano sembrava un piccolo fagottino ma che James si rese conto essere un bambino di circa un anno, i capelli nerissimi,
come i miei, si ritrovò a pensare.
Avvertiva una strana fitta allo stomaco, come di qualcosa che aveva paura a pronunciare. Aveva paura.
Guardò nuovamente verso la donna in alto,
Lily..., e avrebbe detto qualcosa se solo un rumore forte, come di qualcosa che sbatteva, non lo avesse distratto.
Si voltò verso la fonte del rumore, in tempo perché una risata gli occupasse la mente, rimbombasse nella piccola ma confortevole stanza.
Ed era incredibile il volto della Morte in quel momento: gli occhi rossi, la pelle pallida, il corpo snello, coperto da una veste nera, il braccio semi alzato che reggeva la bacchetta, le mani dalle dita lunghe, sottili.
Trattenne il fiato, lanciando ancora uno sguardo a Lily e al piccolo fagottino che stringeva tra le braccia, cullandolo, cercando di calmare il suo pianto disperato, ma lei non lo guardò.

< Lily devi scappare, non puoi stare lì. >
< Cosa credete stia vedendo? > Mormorò Remus al suo fianco.
< Qualunque cosa sia, non dev'essere piacevole. >
< Stanno arrivando! Cosa facciamo? > I passi appena fuori della porta, erano diventati improvvisamente più chiari.
< Nascondiamoci sotto il Mantello, svelti! > Si rannicchiarono intorno a James, svenuto, mentre Sirius faceva scorrere il mantello su ognuno di loro, controllando che non rimanesse nessuna parte fuori dalla stoffa.
< Stramaledetta porta! Ha sempre fatto così, Francis? > Borbottò uno dei ragazzini, alquanto infastidito prorompendo nella stanza e guardandosi intorno prima di iniziare a frugare nel suo baule.
Remus e Sirius cercavano di non respirare e Lily faceva del suo meglio per non urlare, nonostante il cuore le battesse a mille e un brutto presentimento si stava insinuando in lei.
< Lily devi scappare... devi... > Mormorò nuovamente James e come se fosse scattato un allarme, Sirius, Remus e Lily si voltarono verso di lui, rannicchiato sul pavimento, il cuore a mille, mentre trattenevano il fiato. Poi il loro sguardo ritornò ai due ragazzini nella stanza.
< Non ti sembra di aver sentito qualcosa? > Chiese uno dei due all'altro, bloccandosi improvvisamente.
< Cosa? >
< Sono sicuro di aver sentito qualcosa, come qualcuno che parlava. > Gli sguardi di Sirius e Remus si incrociarono preoccupati.
< Scherzi? Io non ho sentito un bel niente. Non è che ti stai rammollendo? >
< Ti dico che ho sentito qualcosa! > Protestò l'altro, scattando in piedi e cominciando a misurare la stanza a grandi passi.
< Ma se non c'è nessuno! > L'altro, intanto, continuava imperterrito nella ricerca del libro di Pozioni per la lezione del pomeriggio.
Jason, questo il nome dell'altro ragazzo, continuò a girovagare nella stanza, bloccandosi poi improvvisamente di fronte allo Specchio.
< E questo da dove salta fuori? >
< Cosa? >
< Questo... specchio, da dove salta fuori? > Ripeté mentre Francis alzava lo sguardo e puntava gli occhi nella direzione indicata dal compagno.
< Beh, è solo uno specchio, ce l'avranno portato stamattina... > Fece spallucce e continuò a cercare.
Jason provò a specchiarvisi, non vedendo nient'altro se non la sua figura snella, riflessa sulla superficie liscia.
< Eppure... il tutto mi sembra strano. >
< A dir la verità, sei tu che mi sembri strano Jason. Sicuro di stare bene? >
< Sto benissimo. Piuttosto, hai fatto? Ho fame. >
< Eccolo, finalmente! Forza, scendiamo! Ho fame anch'io! > I due lasciarono la stanza velocemente e i loro passi si confusero giù per le scale.
Sirius sospirò di sollievo, sollevando il Mantello e piegandolo accuratamente.
< Ce la siamo scampata per un pelo. > Anche Remus sospirò.
Lily aveva solo voglia di piangere mentre ritornava con lo sguardo su James.

James si sentiva così impotente che avrebbe davvero voluto correre su per le scale, scuotere Lily per le spalle e farla fuggire, ma non riusciva a muoversi.
< Lily, va'! Non puoi stare lì! > Urlò e sembrò funzionare perché la donna abbassò lo sguardo su di lui e annuì, gli occhi che minacciavano di ricominciare a piangere. Si voltò, sparendo pochi attimi dopo in una stanza.
Quando la luce verde lo accecò, seppe di essere morto.

Quando si risvegliò non era nel dormitorio del secondo anno dei Serpeverde, ma in Sala Comune.
< Ehi, ti sei svegliato finalmente. > Una voce dolce, appena impastata dal sonno, gli permise di guardarsi intorno fino ad individuare la figura accoccolata ai suoi piedi che gli sorrideva.
< Lily... ma... > Non seppe proseguire, come se le parole gli fossero morte in gola.
< Cosa? > Chiese lei interrogativa mentre si rialzava per farsi spazio accanto a lui.
< Niente, credevo di essere nel dormitorio dei Serpeverde... >
< James è l'una di notte. > Lily gli sorrise comprensiva.
< Ho dormito davvero così tanto? >
Lei annuì.
Rimasero in silenzio per un po'.
< Hai... insomma, visto qualcosa? > Gli chiese, abbassando lo sguardo e torturandosi le mani.
James sapeva benissimo di non poter mentire, per lo meno non a lei. Infondo, avrebbe dovuto vedere anche lei la stessa cosa.
< Credo... credo di si. L'hai visto anche tu, no? >
Lily ci mise un po' per rispondere.
< In realtà... no. >
< No? > James si alzò a mezzo busto, scostandole i capelli dal viso per poterla osservare meglio, lo sguardo corrucciato.
< No. > Ma Lily non aveva alcuna intenzione di alzare lo sguardo per incrociare il suo.
< Ma com'è possibile? I nostri sogni dovevano essere collegati. >
< Non lo so. > Era arrabbiata e non sapeva nemmeno lei il perché.
Forse avrebbe solo voluto che tutto si fosse svolto esattamente come le altre volte: avrebbero visto insieme, le stesse cose e forse sarebbe stato doloroso ma l'ignoranza in cui era sprofondata la metteva a disagio.
< Cosa c'è? > Le chiese James, cercando di sorridere, accarezzandole piano una guancia con un dito.
Lily non rispose.
< Avresti preferito vedere, no? > Le chiese, brusco.
Alzò gli occhi verdi fino ad incrociare lo sguardo arrabbiato e deluso del suo ragazzo.
< Avrei solo voluto che fosse andato esattamente come le altre volte. Non te ne sto facendo una colpa, James. > Rispose.
< Non avrei permesso che entrassi con me in questo incubo. Non questa volta. >
< Perché no? Ho deciso di vedere il futuro, accettandone tutte le conseguenze! Ne ho sopportati tanti, avrei sopportato anche questo! > Protestò, le guance che le si tingevano di rosso per la rabbia.
< Questa volta sarebbe stato diverso. Più doloroso. >
< Non importa! Avevo deciso di vedere, James! >
James scosse la testa, chiudendo gli occhi e sospirando.
< Non capisci, Lily. Avrei chiuso volentieri gli occhi se solo avessi potuto. Il destino non può essere cambiato, lo sai, è inutile ripeterlo, eppure... > Si passò una mano sugli occhi.
Lily notò che stava piangendo.
< Eppure fa così male, Lily, fa così male che non puoi neanche immaginarlo. > Continuò, la voce spezzata dalle lacrime che gli stavano solcando già le guance.
Lily non aveva improvvisamente più voglia di discutere.
Non aveva mai visto James piangere e quella visione la stravolse così tanto che abbassò lo sguardo, gli occhi appena lucidi.
< Avresti preferito non vedere. > Riprese James dopo attimi infiniti di silenzio.
< Non hai intenzione di raccontarmi cosa hai visto, vero? >
< No. > Le rispose.
Quando Lily riabbassò lo sguardo, appena imbronciata, non resistette e l'attirò verso di sé, abbracciandola. Le accarezzò i capelli.

Non riuscì a chiudere occhio quella notte. Continuava meccanicamente ad accarezzare i capelli di Lily, addormentatasi pochi minuti prima, stretta nel suo abbraccio.
Lo sguardo fisso sulle ceneri nel caminetto, continuava a chiedersi cosa sarebbe successo a Lily e a quel piccolo fagottino che reggeva tra le braccia.
Sarebbe morta anche lei?
Il solo pensiero era come una freccia acuminata che gli attraversava l'intero essere, fino al cuore, fibra per fibra e che faceva male.
Lily non meritava quella fine.
Forse era colpa sua.
Se quel bambino era davvero loro, si erano forse sposati?
Oppure avevano preso strade diverse e lui era lì solo per proteggerla, per proteggerli?
Ma se erano insieme, se davvero avevano avuto intenzione di costruire una vita insieme, avrebbe dovuto lottare di più.
Le immagini parlavano chiaro ora, limpide come acqua.
E lui non era stato capace di difendere la sua famiglia, le persone alle quali teneva, alle quali voleva bene.
Aveva lottato?
In fondo non ricordava nulla di uno scontro.
Era stato un vigliacco, ecco cos'era stato e nonostante suonasse strano pensare al tutto come ad un evento passato, come ad un sogno che in sé non racchiudeva alcuna verità, quando invece quello era il suo futuro, non poteva non pensare al volto disperato di Lily, una Lily più adulta, coscienziosa, esperta del mondo ma pur sempre la sua Lily, e a quel bambino che si agitava invano nelle sue braccia, che urlava disperato, che piangeva.
Quelle urla erano ancora più esasperanti e dolorose da ricordare.
Il pianto di una creatura innocente che non meritava di soffrire.
D'altra parte però, forse era troppo pessimista.

< Da quanto sei sveglio? > Gli domandò Lily qualche ora dopo, liberandosi appena dal suo abbraccio e stiracchiandosi.
James sorrise dolce. Era così bella...
< Non ho dormito. Ho vegliato su di te. > E si rabbuiò appena.
< Di cosa hai paura? > Gli chiese, accoccolandosi meglio nelle sue braccia.
< Di stare lontano da te. Ho paura che ti portino via. > Ed in un certo senso era vero.
Lily sorrise appena.
< Non scapperò allora. >
< Non puoi esserne sicura. Il tuo destino è già scritto. > Le rispose, stringendola e accarezzandole i capelli mentre cominciava a piangere.
Non sapeva.
E non avrebbe dovuto sapere. Fin quando non sarebbe accaduto.

< James! Eravamo così preoccupati ieri! Poi Lily ci ha detto che ci avrebbe pensato lei e così noi siamo andati a dormire. Come stai? > Sirius sembrava più agitato del solito quando vide rientrare James in dormitorio, due profonde occhiaie nere che gli cerchiavano grottescamente gli occhi scuri.
< Male, Sirius. Sono stanco. >
E Sirius si rese conto che non scherzava.
< Cos'è successo? Cosa hai visto? > Anche il tono di Sirius si fece all'improvviso più serio, mentre torturava le lenzuola nella sua posizione a mezzo busto, al centro del letto.
< Non ho voglia di parlarne, Sirius se non ti dispiace. Voglio solo pensare. > James si lasciò cadere sul letto mentre Remus e Peter lo osservavano, semi svegli da sotto le loro calde coperte.
Erano preoccupati quanto Sirius ma non intendevano metterlo sotto pressione. Aveva ragione in fondo. Aveva bisogno solo di riposare e magari di ripensare all'accaduto.

Era stanco ma aveva paura di addormentarsi. Questa volta gli incubi che lo avrebbero tormentato sarebbero stati ben diversi da quelli visti nei mesi precedenti. Adesso tutti quei volti un tempo anonimi, avevano dei nomi.
E tremava.

COMMENTATE?!? ^^

   
 
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