Arthur Weasley
Cinque
minuti più tardi un allegro “Buongiorno, mamma!” la salutò dal primo
pianerottolo.
“Buongiorno
tesoro! Hai dormito bene?”
Un
bambinetto dall’aria vispa la raggiunse per darle un bacio sulla guancia. “Non
molto, mamma. Ho sentito Charlie parlare nel sonno.”
“Io
non parlavo nel sonno!” protestò un secondo ragazzino che, a sua volta, aveva
raggiunto la madre per darle il bacio del buongiorno.
“Invece
sì!”
“Invece
no!”
“Suvvia,
ragazzi, non cominciate a litigare.” Si rivolse al bambino più piccolo. “Non
c’è niente di male a parlare nel sonno, Charlie.” Poi si voltò verso Bill. “E
non penso proprio che tu non abbia dormito bene solo perché Charlie parlava.
Dico bene, Bill?”
Bill
divenne paonazzo e abbassò il capo. “Scherzavo, mammina.”
“Ma
certo che scherzavi.” Molly scompigliò i capelli al suo primogenito mentre rivolgeva
un sorriso incoraggiante a Charlie che aveva messo il broncio per l’accusa
ingiusta del fratello. “Su ragazzi, sedetevi che la colazione è quasi pronta.”
I
due bambini non se lo fecero ripetere due volte. Mentre Molly disponeva in
tavola pane tostato, bacon e altre leccornie, due bambinetti identici di tre
anni si catapultarono letteralmente giù dalle scale inseguiti da un ragazzino
di sei che esibiva un’aria indispettita.
“Mamma!
Fred e George hanno preso le mie ciabatte e non vogliono dirmi dove le hanno
nascoste!”
I
due gemelli cercavano di trattenere un sorrisetto furbo che tentava di far
capolino sul loro viso tondo e infantile.
“Non
è vero, mamma. Io e George non abbiamo preso nulla.”
“Assolutamente nulla.”
I
gemelli scossero la testa all’unisono. Bastò un’occhiata di Molly per far
crollare la loro espressione sicura.
“E
va bene. Le tue ciabatte sono sotto il letto di Fred, Percy.” George si arrese
per primo mentre Fred, a malincuore, fu costretto ad annuire.
Molly
li guardò soddisfatta avendo ottenuto, così presto, la confessione desiderata.
Quei due erano davvero delle pesti in miniatura, ogni giorno ne inventavano una
nuova.
“Bene,
ragazzi. Ora che siamo apposto facciamo tutti colazione.” Un pianto a dirotto catturò
l’attenzione di Molly mentre tutti i bambini si tapparono le orecchie con le
mani.
“Ancora?”
“Ma
perché piange sempre?”
Molly
tornò veloce in cucina dopo aver recuperato il suo ultimo figlio di appena 11
mesi.
“Oh,
ragazzi! Quante storie! Frignavate molto anche voi all’età di Ron. È affamato
anche lui, poverino.”
“Ma
ha sempre fame quello!” si lagnò Fred.
“Giusto.”
gli fece eco George.
“Ragazzi,
basta e mangiate ora. Oggi voglio che mi promettiate di essere bravi perché ho
bisogno di tutti voi. Ve lo ricordate che è un giorno speciale, vero?”
“Certo,
oggi è il compleanno di papà!” Percy intervenne senza esitazioni.
“E
stasera gli faremo una bella festa e gli daremo il bel regalo che gli abbiamo
comprato. D’accordo?”
Gli
occhi di tutti i bambini si accesero di entusiasmo mentre annuivano convinti.
Anche Ron pareva aver compreso le parole di Molly e aveva smesso di piangere.
O, forse, aveva solo bisogno di essere coccolato.
“Buon
compleanno, papà!” Cinque voci festanti accolsero l’ingresso del signor Weasley
che si ritrovò sommerso da bambini che volevano a tutti i costi essere presi in
braccio per primi.
“Oh,
ragazzi! Grazie, grazie mille!” si accovacciò all’altezza dei suoi figli
e cercò di abbracciarli tutti in una sola volta. I bambini risero felici mentre
Molly, con in braccio il piccolo Ron, li guardava serena.
“Mi
avete fatto davvero una bella sorpresa, ragazzi!”
Mentre
i bambini lo scortavano al tavolo, Molly gli si avvicinò e gli schioccò un
sonoro bacio sulla guancia. “Tanti auguri, Arthur.”
“Grazie,
cara. Sei davvero un tesoro.” Arthur solleticò la guanciotta rosea di Ron. “E
questo piccolino come sta?”
“Bene,
oggi è stato più buono del solito. Ha mangiato in abbondanza direi.”
“Papà,
dai. Sbrigati a sederti che così incominciamo la festa!” Charlie era sempre il
più ansioso di festeggiare.
Fu
una serata davvero speciale. Mangiarono di tutto, dal pasticcio di carne con
patate al dolce preferito di Arthur: torta al cioccolato ricoperta di glassa
alle fragole. Il regalo che Molly aveva comprato per Arthur fu perfetto. Un
nuovo mantello color blu notte che gli stava alla perfezione, senza contare il
biglietto di auguri gigante preparato da tutti i suoi figli.
“Grazie
bambini. È bellissimo, davvero!”
“Hai
visto come ti ho disegnato bene, papà?” chiese Bill orgoglioso del suo operato.
“Sei
stato bravissimo, Bill. È molto somigliante.”
“Io
ti ho colorato, papà.” Aggiunse Charlie anche lui in cerca di complimenti che
non si fecero attendere.
“Hai
decisamente del talento artistico, Charlie.”
“E
la scritta ti piace, papà? L’ho fatta io!” Anche Percy si unì ai fratelli.
“Certo,
Perce. Hai un’ottima scrittura, davvero!”
Percy
gonfiò fiero il petto.
“E
voi cosa avete fatto?” Arthur guardò prima Fred e poi George che stavano seduti
uno sulla sua gamba destra e uno sulla sinistra.
“Noi
abbiamo fatto i coriandoli dello sfondo, papà.” spiegò Fred.
“Perché
tra un po’ è anche carnevale.” puntualizzò George.
“E
sono davvero i più bei coriandoli che io abbia mai visto!” I due gemelli lo
abbracciarono, felici.
“Bene,
bambini. Ora io e la mamma vi accompagnamo a letto. È stata davvero una
bellissima festa.”
Un
chiacchiericcio soddisfatto andò pian piano scemando mentre tutti i bambini si
addormentavano nelle loro camere.
Molly
si apprestò a raggiungere Arthur a letto dopo aver messo Ron nel lettino.
“Si
è addormentato. Forse riusciremo a dormire un po’ prima che si svegli di
nuovo.”
Molly
si rifugiò nell’abbraccio protettivo di Arthur.
“Grazie,
Molly. È stato un magnifico compleanno. Sei una madre meravigliosa e una moglie
splendida.” La baciò teneramente sulle labbra.
“Te
lo dovevamo, Arthur. Tu sei speciale per tutti noi. Non saprei davvero cosa
fare senza di te.”
“Lo
stesso vale per me.”
Rimasero
per un attimo in silenzio consapevoli del fatto che quel compleanno festeggiato
tutti insieme era davvero un regalo unico. Erano entrambi sopravvissuti ad una
terribile guerra.
“Devo
dirti una cosa, Arthur.” La voce di Molly era poco più che un sussurro.
“Dimmi.”
“Beh,
ecco… vedi… tu… io… cioè… noi…”
Arthur
la guardò stupito e in un attimo capì. Molly era sempre stata una donna molto
concreta, decisa, forte. Le uniche volte che si era ritrovata in difficoltà
erano state quando doveva comunicargli una gravidanza.
“Davvero?”
Molly
annuì. Sapeva che Arthur aveva capito.
“E
questa volta sarà una femmina” gli sussurrò.
Gli
occhi di Arthur brillarono di gioia. Quello era decisamente il regalo migliore
del mondo.