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Autore: Novelist Nemesi    26/03/2009    0 recensioni
Ho deciso di migliorare questa storia, nel senso di aggiungere finalmente il famoso "a capo" dato che era una cosa orrenda tenerlo com'era. Questa è la mia prima fan fiction su Death Note, e ha ue seguiti: Murder Case Before Halloween, seguto da Remember My Name. La protagonista esce dal mio immaginario e si trasferisce alla Wammy's House. Ho notato che è piaciuta a diverse persoe e ne sono davvero contenta! Scusate per l'oscenità di prima, senza andare a capo, ma non avevo ancora scaricato NVU!
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, L, Mello, Near, Watari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era un edificio abbastanza moderno e, a vederlo, anche accogliente. Aveva un grande giardino, un cancello ben curato che lasciava intravedere chiaramente i bambini che giocavano allegri sul prato verde. Accanto al cancello, il cartello dorato con scritto sopra Wammy’s House. Era un orfanotrofio speciale doveva venivano mandati gli orfani dotati di una particolare intelligenza e, oltre a studiare le materie ordinarie e fondamentali, venivano istruiti per migliorare nelle loro specialità. La ragazza era un po’ spaventata a entrare in quell’edificio, accompagnata dal signor Quillsh Wammy, fondatore dell’istituto. Si erano incontrati per caso, per uno spiacevole caso. Lei era per la strada, piena di brutte ferite dopo aver subito maltrattamenti da dei banditi per un portafoglio che non aveva. Viveva di stenti, andando a recuperare il cibo nella pattumiera, mai si sarebbe abbassata a chiedere l’elemosina a qualcuno. Non sapeva nulla dei suoi genitori, non sapeva dov’era nata. L’unica informazione su sé stessa era una collana con scritto sopra il suo nome, Hayley Lorraine, decorato con particolari ghirigorì stile Rococò. L’aveva sempre avuta con sé, anche quando la stavano per uccidere, e proprio in quel momento arrivò Wammy, arrivato per caso accorgendosi del piccolo trambusto nella grande città, o forse chissà, se ne stavano accorgendo tutti ma nessuno la voleva aiutare, essendo una squallida orfanella. Ora era lì, davanti a quel cancello, bagagli in mano e sguardo ansioso, impaurito. Quillsh le stava accanto, vestito in modo informale, cappello in mano, a fissare quella esile ragazza con un piccolo sorriso.

-Sono tutti nella tua stessa situazione, Hayley. Non ti giudicheranno male- disse lui, per tranquillizzarla.

La ragazza fece un impercettibile cenno con la testa e, senza guardare in faccia Wammy, fece un piccolo passo verso la sua nuova casa. Appena entrò sentì tutti gli sguardi puntati addosso, ma stavolta erano sguardi diversi: incuriositi, divertiti, di certo non i soliti sguardi di disprezzo. Ma era comunque nervosa, per qualche strana ragione. Credeva di essere immune a certi sentimenti.

Strinse nella mano la collana e seguì a passo svelto Wammy, che era già all’interno dell’orfanotrofio.

Si sentirono poi dei lamenti di bambini, insieme alla risata di un ragazzo. I bambini fecero capolino da un angolo della casa, seguiti da un ragazzo biondo, avrà avuto qualche anno in più rispetto a loro, i capelli lunghi fino al collo, che mangiava una barretta di cioccolato. La ragazza, come Quillsh, non fecero in tempo a dire nulla, perché arrivò un signore con gli occhiali a fare la predica al biondino.

-Roger, io non gli ho fatto niente, cercavano di rubarmi la cioccolata. Me la sono solo ripresa-

-Sono più piccoli di te, Mello. Non puoi passare subito alle maniere forti, a prescindere dalle motivazione che scatena tale reazione. Chiedi scusa-

La ragazza distolse a quel punto l’attenzione alla scena per dedicarsi a Wammy che procedeva verso un’altra sala, intento a mostrarle la struttura della sua nuova casa. Passarono per la cucina, per la sala da pranzo, per i corridoi che portavano ad alcune camere, destinate ai bambini più piccoli. Lei doveva andare per il primo piano, dove vi erano ragazzi più o meno della sua età.

-Puoi sistemarti, mentre attendi il pranzo- disse Wammy mentre la faceva accomodare nella sua stanza, un’ampia stanza vuota, c’era solo il letto, l’armadio, lo scrittoio con la sedia e la finestra. Sembrava davvero troppo grande per lei.

-Grazie…- disse debolmente Hayley posando le valigie sul letto.

-Verrò a chiamarti tra poco- disse Quillsh chiudendo la porta lievemente.

Si ritrovò sola, a sistemare le proprie cose, come fosse un robot. Si divertì però a sistemare quei pochi vestiti per colore e occasione, si divertì a sistemare il letto, a guardare la sua stanza cambiare poco a poco. Uscì un momento per guardare da sola l’edificio, ambientarsi. Fece qualche passo e notò che la stanza accanto alla sua aveva la porta semiaperta, e riuscì a scorgervi delle pareti completamente vuote, bianche, e si poteva vedere per terra un piccolo schermo di un computer acceso. Posò poi lo sguardo sulla targhetta alla porta, ma venne chiamata dalla voce di Wammy che l’avvertiva che era ora di mangiare. Per la prima volta avrebbe mangiato con chissà quanti ragazzi… Le venne una tremenda ansia. Avanzò comunque, scendendo le scale, come in trance, persa in chissà quali pensieri. Inciampò, addirittura. Arrivò nella sala da pranzo, dove si erano già tutti accomodati. Lei si attorcigliò i capelli, arrossendo, non sapendo dove andare, e dietro le spalle si ritrovò Wammy che le indicò un posto vuoto, l’unico posto vuoto. Si diresse immediatamente lì, senza pensare a chi era seduta vicino, almeno finchè non si sedette. Il suo vicino aveva i capelli bianchi e aveva il suo stesso vizio di arricciarseli, era vestito tutto di bianco e una gamba era accovacciata. Non sorrideva, sembrava stesse pensando a qualcosa di molto importante.

-Ciao… Posso sedermi qui?- poteva giurare di aver avuto l’impressione di parlare a un bambolotto. Non parlava, la guardava e basta, e si arricciava un ciocca della sua chioma bianca. Le fece solo cenno di assenso e lei si accomodò. Davanti a lei, ci fece caso una volta seduta, c’era il biondino che mangiava cioccolata, ancora cioccolata, chissà se era la stessa barretta di prima. Sembrava abbastanza nervoso, guardava quasi con astio la persona che aveva di fronte, cioè il bambino bianco. Erano davvero l’uno l’opposto dell’altro: bianco e nero, compostezza e inverso, indifferenza e.. Nervosismo anche il solo vederlo. Arrivò un ragazzino a sedersi vicino al biondo che poco prima la ragazza lo aveva sentito rispondere al nome di Mello, ma questi posò velocemente una mano sulla sedia dicendo che era occupato.

-Tanto non verrà. Deve risolvere il caso del piromane di Mosca-

-Non è vero, l’ha già risolto. Per una volta che viene qua, verrà sicuramente, Near. C’è la torta alle fragole che a lui piace tanto, non può mancare- rispose Mello con aria sprezzante.

Proprio in quel momento fece la sua comparsa Wammy, che si sedette accanto a Mello. Il ragazzo mollò la presa alla sedia con aria rassegnata, non osando protestare davanti al proprietario dell’orfanotrofio.

-Non verrà, vero?- chiese Mello a Wammy

-E’ nella sua stanza a risolvere un complicato caso di New York. Credo che si farà portare i pasti in camera-

Hayley avrebbe tanto voluto sapere di chi stavano parlando, ma era la ragazza nuova, non voleva essere indiscreta. E poi, un po’ si vergognava, grazie agli sguardi incuriositi di Mello e del ragazzo accanto che a quanto pareva si chiamava Near

-Wammy, chi è questa?- chiese Mello

-Hayley Lorraine-

-La ragazza nuova?-

-Esatto-

A quel punto Mello sorrise divertito, addentando la sua barretta di cioccolato –Chiamami Mello, Hayley. Benvenuta-

Wammy pensò invece a presentare l’altro ragazzo –Lui è Near. Non farci caso, è un tipo un po’ chiuso-

Near guardò Hayley con la stessa espressione seria –Io sono Near-

-Io sono Hayley…- Disse debolmente la ragazza

-Hayley è il tuo vero nome?- chiese Mello

-Sì…- rispose lei

-Wow… Wammy, perché lei può dire il suo vero nome?-

-Date le circostanze, Mello- rispose Wammy –Non le abbiamo ancora trovato uno pseudonimo-

-Bè, dovresti muoverti, Wammy- rispose Mello ridendo

Suonò il cercapersone di Wammy –Oh… Lui. Devo portargli il pasto. Bene, ragazzi, vi lascio soli- e saprì, con un carrello pieno di dolci.

  
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