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Autore: AndThenWeKiss    22/03/2016    1 recensioni
Dawn è una sedicenne che si è trasferita in una delle scuola più prestigiose del Canada. Arrivata a scuola, fa conoscenza con Mike e Zoey, con cui stringe un rapporto d'amicizia, mentre proverà ad avvicinarsi ad un ragazzo di nome Scott.
La ragazza inizierà ad essere vittima di strani fenomeni-non paranormali- che metteranno a rischio la sua vita, e alla fine scoprirà il vero responsabile, che trama vendetta contro la sua famiglia da parecchi anni, servendosi di persone vicine a Dawn per i suoi scopi malvagi.
Note Autore: Hola! Intanto ci tenevo a precisare che il primo capitolo è principalmente di introduzione, le cose inizieranno a movimentarsi dal secondo.
La storia la scrissi tempo fa(2012, all'incirca) su una mia pagina ed è scritta in modo pessimo, quindi ho deciso di riprenderla, modificare la trama e di riscriverla in modo più corretto.
Spero vi piaccia, baci.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Capitolo 10:

 

Il buio ci impediva di vedere, era interrotto dalle fette di luce prodotte dai cellulari di Zoey e Scott, puntati rispettivamente in giro per la stanza e sul foglio di carta.
Vidi Scott mordersi il labbro grazie alla luce che arrivava sul suo viso e sentii la presa sulla mia mano aumentare, come se volesse strapparmela, feci un gemito di dolore.
-Dawn...
Mi sussurrò, probabilmente sia per non farsi sentire dalla madre di Charlotte e Tina e sia per il dispiacere che gli ha arrecato leggere il foglio.
Gli feci cenno col capo per invitarlo a parlare, ma probabilmente non lo notò a causa del buio: la sua torcia si era spenta e quella di Zoey era puntata contro tutt'altra parte.
-Che c'è?
Sussurrai di rimando, l'orecchio teso a cogliere ogni minimo rumore che potesse provenire dalla stanza esterna. Accese di nuovo la torcia e illuminò il foglio di carta scritto in mano.
C'era un titolo scritto in rosso, il resto era scritto a mano e in colore nero, la calligrafia era in corsivo e molto elegante: sembrava scritta a computer.

In fondo c'era tre spazi dedicati alle firme: era un atto di proprietà e una delle firme era quella del proprietario della terra/proprietà da vendere, l'altra dell'acquirente e una del notaio.
Lessi con attenzione le firme, una era scritta abbastanza male ed era di un certo signor Wallis, l'altra di una certa signora O'Halloran, conosciuta comunemente come Blaineley.
In questo atto, il padre di Scott cedeva alla docente di inglese della nostra scuola, tutte le proprietà in suo possesso, tra cui la fattoria.
-Perché proprio a lei? Perché senza dirmi niente?
Continuò a sussurrare tra le lacrime, gli strinsi la mano cercando di calmarlo.
Il mio sguardo guizzò su Zoey, impegnata a ispezionare un ritratto impolverato.
Si avvicinò a me illuminò il ritratto con la torcia del telefono, passai un dito sullo spesso strato di polvere e mi pulii sulla camicia, l'altra mano continuava a stringere quella di Scott, che teneva lo sguardo basso.
Nella foto c'era una famiglia, un classico ritratto di famiglia.
Il primo a sinistra era un uomo barbuto, i capelli sembravano sporchi e gli occhi erano celesti. Non sembrava particolarmente alto ed era in carne. Indossava una camicia a quadri rossi e blu, si intravedevano dei jeans consumati. La sua mano era grossa e le nocche pelose, stava poggiata sulla spalla di una bambina, lo sguardo dritto verso l'obbiettivo e il sorriso praticamente assente.
I capelli erano castani e legati a treccia, gli occhi erano celesti. Indossava una maglietta fucsia e si vedeva una cinta nera.
Accanto a lei c'era una bambina con i capelli neri, la pelle pallida e gli occhi celesti. Aveva una maglia verde con un orsetto di peluche ricamato, in mano ne stringeva uno reale.
Sopra la sua spalla c'era una mano smaltata che apparteneva ad una donna: i suoi capelli erano biondo scuro, gli occhi celesti e indossava un abito rosa confetto coordinato ai vari gioielli che indossava.
Erano il padre di Scott, Charlotte, Tina e la professoressa Mildred-o Blaineley, per gli amici-.
Notai che sulla cornice c'era intagliata la scritta “Perfect Family”.
La cosa era strana, a tratti inquietante. Necessitavamo tutti dei chiarimenti, solo per curiosità. A parte Scott, a lui erano dovuti quei chiarimenti: si parlava pur di sempre di suo padre, il suo odiato padre.
In quell'istante, avvertii un'energia negativa diffondersi nella stanza quasi quanto si diffondeva l'odore di lacca per capelli che Anne Maria si spruzzava in classe. Quest'energia, almeno da quanto vedevo, era di colori rosso e nero.
In quel preciso istante, Mike aprii bocca.
-E così hai due madri, eh?
Domandò rivolto a Scott, il tono era provocatorio e c'era solo voglia di litigare.
Scott non rispose, lo fulminò con lo sguardo e basta.

 

-Parlo con te!
Esclamò Mike, le braccia conserte e la testa pronta ad indicare Scott con un cenno del capo e la voce normale, a volte anche più alta del dovuto.
Inarcai un sopracciglio, sorpresa, poi strinsi la mano di Scott infondendogli tutta la mia positività.
-Stai zitto.
Ringhiò Scott a denti stretti. Quattro.
-Altrimenti?
Continuò Mike, ridacchiando.
-Ragazzi calmatevi, dai.
Sam si era messo in mezzo ai due pronto a dividerli, il suo sguardo incrociava quello di Mike. Tre.
-Altrimenti ti prendo a pugni.
Continuò Scott. La sua rabbia era piu forte della mia calma, e vorrei ben vedere. Due.
-Non ne hai il coraggio. Anche perché se poi ti facessi male, andresti a piangere dalla mamma. Hai anche l'imbarazzo della scelta.
Gli occhi di Scott diventarono rossi quasi quanto i suoi capelli. Uno.
-Mike, piantala subito!
Lo rimproverò Zoey, probabilmente dimenticandosi del disturbo di Mike. Zero.
Non lo vidi nemmeno partire, vidi solamente Sam che ruzzolava ai piedi di Dakota e Scott affondare un pugno sul viso di Mike, facendolo cadere a terra. Continuò a percuoterlo sul viso, Zoey e Dakota iniziarono a gridare, io e Sam tirammo rispettivamente Scott e Mike dalle magliette e da sotto Scott-che bello saper descrivere certe parti-, ma era tutto inutile: il mio ragazzo era molto resistente, e per avere maggiore comodità, smise di percuotere Mike e mi prese la mano, poi mi spintonò via, contro uno scaffale.
Mi caddero contro scatole, souvenir e soprammobili di ogni tipo, il fracasso che si era creato era pari a quello che avrebbero fatto dieci elefanti urlanti inseguiti dai topi, quindi potete immaginare quanto fosse gradevole e “silenzioso”.
Di certo questa è la definizione perfetta di “basso profilo”.
Non seppi cosa fecero Mike e Scott in quel momento, non ero svenuta, ma mi sentivo molto debole.
Sentii la porta aprirsi, probabilmente Blaineley era stata attirata dal fracasso prodotto da tutti noi e si era spaventata.
La immaginavo già con il suo abitino di qualche colore uguale a quello dei suoi gioielli che brandiva un coltello totalmente spaventata.
-Cosa ci fate voi qui?!
Gridò spaventata, be', almeno sul suo umore c'ero andata vicina.
-Ci scusi professoressa...
Sussurrò Zoey imbarazzata.
-Scusarvi? Vi siete nascosti nel mio sgabuzzino e mi avete distrutto tutto!
Ringhiò la donna.
-Il fatto, professoressa è che...
Dakota interruppe Zoey.
-Il fatto è che le sue bambine predilette hanno distrutto il mio telefono e siamo venuti qui per il risarcimento.
Che bella scusa: una massa di studenti per il risarcimento di una persona sola. Brava Dakota.
-Certo, così se non ve lo avrebbero dato avreste picchiato le mie bambine?!
Alzò la voce, udii un coro di “no”, “assolutamente no” ecc.
-Primo, secondo poi hai tanti soldi e tanti telefoni.
Continuò calma la professoressa.
-Non è questo il punto! E comunque ai miei followers di twitter ho scritto di scrivermi su uno dei miei tre iphones di riserva.
Alla faccia.
-Ora uscite, e vi ritroverete con una media in inglese da far paura, letteralmente!

 

In qualche modo ero contenta di essere stata sepolta sotto i cimeli della famiglia Wallis/O'Halloran: mi ero risparmiata un'insufficienza e la sgridata della prof.
Ovviamente ci avevo guadagnato una bella botta in testa e il fatto che stavo per svenire, io e la mia fortuna.
Udii Scott dire qualcosa tipo “aspetti prof”, ma lei fu irremovibile e li cacciò tutti, abbandonandomi sotto i soprammobili.
-Riguardo a voi, piccole mocciose, ripulite tutto. A voi penserò una volta finito.
Udii la porta chiudersi con poca grazia e vidi la luce penetrare tra le fessure.
Volevo chiudere gli occhi, ma il discorso preso da Charlotte mi convinse a restare sveglia.
-Io non ne posso più di quella.
Sussurrò alla sorella, probabilmente nel frattempo stavano togliendo le scatole.
-Basta Charlotte.
Le rispose Tina con tono triste, la voce rotta dalle lacrime.
-Basta? Ci hanno mandate addirittura nel carcere di massima sicurezza di Toronto, ti rendi conto?!
Anche la sua voce era triste.
-Abbiamo ucciso...
Rispose Tina.
Incredibile come le apparenze potessero ingannare: Charlotte sembrava la più fragile, quella timida e vittima di scherzi e torture, Tina il contrario. Probabilmente mi sbagliavo, eppure il mio sesto senso...
-Abbiamo ucciso, ok, ma non ci hanno mai volute. Sempre con questa scusa dei “Disturbi Mentali”.
-Forse hanno ragione, magari abbiamo davvero qualcosa che non va...Come le spieghi tutte le avvertenze che ci dà la mamma? Non toccate questo, non fate quest'altro, nessuno può venire in casa.
Tina continuava a sussurrare e a parlare con voce triste.
-Noi siamo sanissime! E' mamma che ha qualcosa che non va.
Sbottò Charlotte, la immaginavo con i pugni stretti.
-E che pensi di fare?
Domandò Tina.
In quel momento Charlotte sollevò la scatola che copriva il mio viso e vidi un ghigno formarsi sul suo volto.
Perché avevo una brutta situazione?
-E riguardo all'omicidio, gli abbiamo fatto anche un favore.
Charlotte si voltò verso di me e il suo viso adirato si trasformò in una smorfia di terrore, poi sospirò.
-Ecco dov'eri finita.
-Dobbiamo farla uscire.
Aggiunse Tina, che si era avvicinata. Le due spostarono le scatole e i cimeli, aiutandomi a rialzarmi.
Udimmo il rumore die tacchi avvicinarsi verso la porta, le due mi nascosero, appunto, dietro la porta. Pessima scelta.
Blaineley la spalancò come una furia, sbattendomela contro il naso e facendomelo sanguinare. Trattenni il dolore e la voglia di urlare.
-Io sto uscendo, guai a voi se quando torno non avete sistemato! Sappiate che siete in punizione per aver invitato gente in casa, specialmente quello Scott. Se ha scoperto tutto?!
Non riuscivo a capire se fosse arrabbiata, agitata o entrambe le cose.
-Scoprire cosa?
Domandò Tina con voce stanca.
-Come cosa?! Scoprire che ho una storia con suo padre, che voi siete le sue amate sorelline, che il padre ha venduto a me la fattoria e che a breve io la rivenderò e con il ricavato sapete cosa facciamo? Andiamo tutti e quattro via di qui. Vi ricordate o devo farvi un post-it?
Probabilmente Tina lo aveva chiesto a posta, era un modo gentile per farmi sapere la verità: non avvertivo tracce di dimenticanza in lei.

 

-E Scott?
Domandò Charlotte.
-Scott, come vi ho già detto, resterà con la madre e con la sorellina che volevate uccidere e far saltare in aria per puro svago. Anzi, dato nemmeno, dato che poi potrebbero denunciare il mio tesoruccio per i maltrattamenti che ha inferto alla moglie, uccideremo anche quelle due streghe e quel contadino del figlio.
Non so nemmeno da dove mi fosse uscita tutta quella rabbia, seppi solamente che calciai la porta e guardai male Blaineley, che invece mi guardava in modo schifato per via del sangue secco sul naso.
-Voi due...
Sussurrò la prof rivolta alle figlie, puntando contro di loro un indice accusatorio.
-No. Lei. Mi fa schifo.
Sussurrai mettendomi davanti alle due gemelle.
-Certo biondina, peccato che ora il numero di testimoni da uccidere sia aumentato.
Mi rispose con una naturalezza che mi fece rabbrividire.
Si voltò.
-Ciao ciao.
Cantilenò, poi uscì e aprì la porta principale, chiudendola con pochissima delicatezza.
Mi ero cacciata in un guaio, non potevo stare zitta?
Dovevo avvisare Scott, e anche in fretta.
-Ti accompagniamo noi.
Disse Charlotte, io annuii.
L'auto di Blaineley si allontanò a grande velocità, noi uscimmo da casa in quel preciso istante e andammo nel vicolo dove le ragazze avevano pensato il loro primo inganno, poi riconobbi che la stanza dove eravamo state non era altro che il ripostiglio dove giacevano Scott, Mike e Zoey.
Parcheggiato infondo al vicolo, c'erano due motorini.
-Vostra madre vi lascia guidare?
Domandai inarcando un sopracciglio.
-No. Ma come credi che ci fossimo arrivate a casa di Scott?
Tina salì sul motorino, io mi misi dietro di lei e strinsi forte la sua vita. Le due partirono a gran velocità, non avevo nemmeno il caso e i capelli svolazzavano in libertà: era come essere a bordo di un cavallo motorizzato e più pericoloso.
Attraversammo il parco, non c'era nessun volto familiare, o meglio, il volto familiare di Scott.
Probabilmente stava tornando a casa sua, quindi sussurrai a Tina di andare verso le campagne.
Era una corsa contro il tempo, dovevamo avvertire Scott e mettere in salvo lui, sua madre e sua sorella, e dovevamo sbrigarci.  

   
 
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