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Autore: everything88    07/04/2016    3 recensioni
È giusto credere nel destino? Due anime gemelle sono sempre in tempo per superare ogni difficoltà e trovare il modo di stare insieme?
Questa storia è ambientata dopo la fine della sesta stagione.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NOTE DELL'AUTRICE: è passata una vita dall'ultimo capitolo e questo ha rischiato di non vedere proprio la luce, perché più provo a scrivere e più mi rendo conto di non essere in grado di farlo bene. Però, alla fine dei conti, mi sono detta che se qualcosa è venuto fuori, tanto valeva condividerlo con le persone che amano questi personaggi quanto me e che quindi possono darmi dei consigli per cercare di migliorarmi. Quindi basta preamboli e, anche se non so quanto questa possa essere la formula giusta, buona lettura.

 

 

Capitolo 5 - “Stay with me”

 

“Donna, 50 anni, due colpi d'arma da fuoco...”

“Con il lavoro che fai, sai che la gente muore ogni giorno, sai che ogni istante potrebbe essere l'ultimo...”

“Forte emorragia in corso, il battito è debole...”

“Amore perdonami, ti prego non rubarci altro tempo, non fare il mio stesso errore...”

“Sta andando in arresto, la stiamo perdendo...”

“Io non voglio più farti del male, voglio solo amarti... non sei il caos ma l'uomo che voglio avere al mio fianco...”

“Sbrigatevi, preparate la sala operatoria...”

“Gaetano, ATTENTOOOOO!”

 

Confusi frammenti di discorsi, tessere di un mosaico incompleto, come se quei due maledetti proiettili gli avessero perforato la mente, privandolo della facoltà di pensare in maniera logica e consequenziale.
Seduto su quell'ambulanza, accanto ai paramedici che tentavano tutto il possibile per far arrivare Camilla viva in ospedale, le mani e la camicia sporchi di sangue, il commissario non riusciva a smettere di piangere, mentre le ultime parole della donna continuavano a rimbombargli nella testa.

Secondo lei, il destino aveva deciso per l'ennesima volta di impicciarsi per farli incontrare in quella dannata piazza così tanto importante per loro.
Già, il destino.
Lo stesso destino che l'aveva fatta rientrare a Roma da single quando lui abitava ancora a Sondrio ed era sposato con Eva.
Lo stesso destino che l'aveva spinto a credere che anche per lui fosse arrivato il momento di vivere l'amore vero, quello che ti riempie l'esistenza e te la stravolge, e poi gli aveva riso in faccia sbeffeggiandolo per essersi illuso.
Lo stesso destino che aveva scelto che i ricordi di un luogo magico dovessero lasciare spazio a quelli di un teatro dell'orrore.

La prima volta in cui era stato risvegliato dalla carezza del respiro di Camilla sulla sua pelle, Gaetano aveva capito cosa fosse davvero la felicità e, in quel momento, tutto ciò che aveva desiderato era stata la possibilità di preservare quell'incanto, pur di vederlo ripetersi ogni giorno fino a trasformarsi nella più meravigliosa e irrinunciabile delle consuetudini.
Perché l'aveva spaventata? Perché non era stato in grado di tenerla con sé?
E perché l'orgoglio e la paura in quella stupida notte pisana avevano avuto il sopravvento sull'amore che provava per lei?

Gli aveva salvato la vita.
Non aveva esitato nemmeno un solo istante pur di proteggerlo, a prescindere da quello che le sarebbe potuto accadere.
Ma se lui avesse perso il privilegio di specchiarsi nel suo sorriso o di farsi cullare dalla sua voce, tutto ciò sarebbe stato inutile.

 

“Carica a 200! Libera!”

Ti prego amore, non te ne andare, non mi lasciare così.

“Non risponde... carica a 300! Libera!”

Abbiamo perso tanto tempo ma ti supplico, dimmi che vuoi vivere per me... se muori tu, muoio anch'io...

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“Ma che diavolo hai combinato? Perché l'hai messa in pericolo un'altra volta?”

“Calm down, Renzo!”

“Dov'è mia madre? Come sta? Cosa stavate facendo?”
 

Due furie e un guardiano.

Dal momento in cui aveva trovato la forza di fare quella telefonata, poco dopo aver lasciato andare la mano della sua professoressa e averla vista sparire tra le corsie, Gaetano sapeva che si sarebbe ritrovato alla stregua di Ercole contro Cerbero. Del resto, però, non aveva avuto cuore di dare la notizia direttamente a Livietta, preferendo che il padre le fosse vicino in quel terribile momento. E a quel punto, vista la disperazione che poteva leggere negli occhi della ragazza, di sicuro la premura si era rivelata più che necessaria, e ringraziava il cielo che potesse contare anche sul supporto del marito.
 

“La stanno operando. Ha perso molto sangue ed è andata in arresto cardiaco ma sono riusciti a riprenderla per i capelli. Sono dentro da quasi un'ora, io... io non so altro!”
 

Il commissario lasciò cadere la testa tra le mani e ricominciò a piangere, distrutto da un dolore lancinante che non accennava a dargli tregua.
 

“Ma non ti è bastato che a causa tua mia figlia sia stata legata e imbavagliata da due balordi? Non ti è bastato che pochi mesi fa Camilla sia stata investita? Perché continui sempre a metterla in mezzo a situazioni che non la riguardano? Se penso che l'ho anche spinta verso di te, io davvero non... non sapevo nemmeno che tu fossi qui, e voi eravate già tornati a giocare a Starsky & Hutch!”

“Renzo, enough! Sorry, so che sei sconvolto, ma lo è anche lui. Almeno fagli dire che è successo!”

“George ha ragione, papà. Anch'io sono disperata e piena di rabbia verso chi le ha fatto questo ma è inutile che ci facciamo la guerra tra noi. Per favore, Gaetano, spiegaci, perché io davvero così non ce la faccio!”
 

Ancora lacrime, mentre gli occhi gonfi di uno scricciolo di donna incontravano quelli di un uomo che non avrebbe mai voluto doverla rendere partecipe di una simile sofferenza.
 

“Non stavamo indagando insieme. Io sono appena tornato a Torino, devo riprendere servizio domani. Ero andato semplicemente a fare una passeggiata e l'ho incontrata per caso. Mi ha fermato, abbiamo cominciato a parlare e poi è stata una frazione di secondo. Quella macchina è arrivata all'improvviso, lei ha urlato il mio nome e mi ha spinto via. L'ho vista cadere in un attimo, io non... non ho nemmeno avuto il tempo di respirare. Livietta mi dispiace, non faccio altro che chiedermi se avrei potuto fare di più!”

“È chiaro, qualcuno ce l'ha con te e se la prende con mia... con Camilla! Maledetto il giorno in cui sei entrato nelle vostre vite! Ti riempi la bocca di dichiarazioni d'amore, e poi non riesci nemmeno a tenerla al sicuro! Te lo giuro, se le dovesse succedere qualcosa, io...”
 

In quel momento l'espressione di Gaetano cambiò repentinamente e al dolore si sostituì un moto di rabbia che lo spinse ad alzarsi di scatto dalla sedia.
 

“Renzo, adesso basta!
Mi sento uno schifo e non mi perdonerò mai per quello che le è capitato, ma la tua paura non ti permette di trattarmi così.
In passato sono stato scorretto con te, non lo nego! Ma se hai perso Camilla è solo colpa tua, perché se non l'avessi tradita in un modo così squallido per la seconda volta, lei non ti avrebbe mai lasciato. E sì, quando l'ho conosciuta era una donna sposata, ma questo non mi ha impedito di perdere la testa per lei sin dal primo sguardo. E proprio perché la amo, darei qualsiasi cosa per essere su quel letto al posto suo.”

 

Per un attimo la voce si ruppe, perché il pensiero della sua professoressa in bilico tra la vita e la morte era qualcosa che lo annientava e la disperazione stava già ricominciando ad essere più forte di ogni possibile risentimento nei confronti della sua nemesi storica. Con grande difficoltà, Gaetano cercò di riprendere la parola.
 

“Vorrei che non si fosse messa in mezzo. Vorrei addirittura che non mi avesse mai amato, se questo fosse servito ad evitare ciò che è successo oggi. Se vuoi continuare a prendertela con me, sei libero di farlo, ma io non sprecherò più nemmeno un secondo a litigare con te mentre là fuori quel bastardo è a piede libero”.

“Gae.. Gaetano, aspetta. Scusami. Ti credo, e conosco abbastanza bene Camilla da sapere quanto sia generosa ma purtroppo a volte anche incosciente. Non ho la minima intenzione di rappresentare ancora un ostacolo per voi, tanto meno in questo momento, e comunque io e lei ci siamo già chiariti mesi fa. Il punto è che là dentro c'è la donna che ho amato di più in tutta la mia vita, la madre di mia figlia. Io non posso... non voglio perderla!”

 

E anche la rabbia di Renzo si sciolse in un pianto raccolto e contenuto dall'inevitabile abbraccio della figlia.

 

“Scusami anche tu, anzi scusatemi tutti, ma ho i nervi a pezzi e finché non avrò tra le mani chi ha fatto questo, non riuscirò a darmi pac... dottore, come sta Camilla?”

 

Il medico si parò improvvisamente davanti a loro con uno sguardo che non lasciava trasparire la benché minima emozione.

 

“Lei è un familiare della Signora Baudino?”

 

Gaetano esitò nel dare una risposta. Quella stupida domanda tornava ogni volta ad infierire su di lui, rigirando il coltello in una piaga già fin troppo profonda.

“Io sono...”

“Senta, io sono il marito e sì, il signore è un familiare, lo siamo tutti. Cosa ci dice dottore?” , lo interruppe Renzo, e per la prima volta sentirgli usare quella qualifica nei confronti di Camilla non provocò nel commissario la voglia di prenderlo a pugni.

“La prognosi è ancora riservata. Abbiamo dovuto stabilizzarla ma un proiettile ha perforato un polmone e si è posizionato vicino al cuore. Dobbiamo operarla per rimuoverlo, l'intervento è molto delicato.”

“Ma ce la farà, vero?” , chiese Gaetano con un filo di voce.

“Faremo tutto ciò che è in nostro potere, scusate ma io adesso devo rientrare.”

 

Il dottore chiuse la porta dietro di sé, e mentre Livia trovava un rifugio silenzioso tra le braccia di George, i due uomini si guardarono per un istante interminabile denso di terrore e speranza comuni.

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Qualche ora prima...

 

Lo aveva proprio davanti agli occhi, riusciva a capire quanto fosse rapito dalle parole di quella donna che sicuramente stava facendo di tutto per convincerlo a cambiare idea.
Non poteva sentirli, ma lo sguardo di lui tradiva un amore smisurato, di quelli che nessun tipo di emozione negativa è realmente in grado di controbilanciare.
Non avrebbe mai creduto di poter avere nelle sue mani la vita di qualcuno, era una sensazione che non riusciva a definire in maniera univoca, un misto di ansia e adrenalina.
Doveva agire, e doveva farlo subito, prima che la razionalità avesse la meglio sull'odio che nutriva nei suoi riguardi.
Prese la pistola dalla borsa, la puntò in quella direzione e senza pensarci un attimo sparò per due volte.
Sperava di riuscire a trovare finalmente la pace e invece la vide cadere a terra e sentì il cuore fermarsi. Sì allontanò senza guardarsi indietro, le mani e i piedi che conducevano la macchina in perfetta autonomia e dentro un gelo insostenibile che bloccava il respiro.

Perché ti sei messa in mezzo? Non eri tu a dover morire!

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“Sì, Carmen, siamo ancora qui, stiamo aspettando notizie. Grazie ancora per aver tenuto anche la piccola, appena so qualcosa ti telefono. Ciao, a presto.”

 

Renzo chiuse la comunicazione e si affrettò a rassicurare la figlia: “Tutto ok, Livietta, i bambini hanno mangiato e adesso dormono”.

 

La ragazza abbozzò un sorriso ma l'effetto positivo di quelle parole durò il tempo di un battito di ciglia. Il tempo passava inesorabile e l'agitazione continuava a mettere a dura prova i nervi di tutti. Fu allora che la tensione fu interrotta dal sopraggiungere di una voce.

 

“Il Dottor Berardi?”

 

Due uomini. Un volto amico, incapace di nascondere una grande preoccupazione e l'altro sconosciuto ma facilmente associabile alla carica che ricopriva.

 

“Sono io!” , rispose Gaetano alzandosi di scatto e avvicinandosi al suo interlocutore.

“Salve Dottore, io sono il suo sostituto: vice questore Sabatini. Sono qui con Torre perché dobbiamo farle qualche domanda, la prego di seguirci in commissariato”.

“Collega, come può sicuramente immaginare, ho tutte le intenzioni per collaborare al meglio con voi; anzi, considerato che domani rientro in servizio, vorrei essere io a seguire l'indagine, ma ades-”

“No, Berardi, forse non ha capito” , lo bloccò Sabatini, mentre lo sguardo di Torre non faceva presagire niente di buono. “Il questore ha deciso di esonerarla da questo caso. Considerato che lei è un funzionario di polizia e che la Signora Baudino è un'insegnante incensurata, sappiamo praticamente con certezza non solo che il vero destinatario dell'attentato era lei, ma che è troppo coinvolto da tutta la situazione che si è venuta a creare, quindi il mio incarico verrà prolungato e il caso sarà di mia competenza.”

“Ma che diavolo vuol dire troppo coinvolto? Ci hanno sparato addosso. Ho visto quella donna crollare a terra in un lago di sangue. È ovvio che sono coinvolto, ma non vuol dire che non sono in grado di fare il mio lavoro”.

“Berardi, le voci corrono. Sappiamo che la professoressa è ben più di una conoscente per lei e oltretutto c'è ancora in circolazione qualcuno che vuole fargliela pagare, quindi il nostro compito è proteggerla fino a che non scopriremo di chi si tratta”.

“Certo, e se mi tagliate fuori dalle indagini pensate di fare prima a trovare il colpevole? Senta Dottore, io non voglio prevaricarla, ma mi permetta di lavorare insieme a lei, è tutto quello che le chiedo”.

“Qui non c'è da trattare, commissario. Deve solo venire con noi e renderci la sua testimonianza, dopo di che organizzeremo un servizio di scorta che la sorvegli in ogni suo spostamento. Andiamo.”

 

Gaetano guardò negli occhi Torre, che se avesse potuto avrebbe zittito il superiore decantandogli tutte le qualità del migliore capo con cui gli fosse mai capitato di lavorare, ma soprattutto del caro amico del quale non faceva fatica a percepire il dolore e il senso di impotenza. Qualche istante di impasse, e poi con tono rassegnato si rivolse di nuovo al sostituto.

 

“Va bene, ma almeno prima mi permetta di sapere come sta Camilla”.

“Capisco il suo stato d'animo, ma non c'è tempo da perdere; più aspettiamo e più facciamo il gioco dell'attentatore”.

“Lo so, ma io...”

 

E fu in quel momento che le porte si aprirono di nuovo e tutti i presenti diressero lo sguardo verso il medico come se attendessero la profezia di un oracolo. A prendere la parola, inaspettatamente, fu Livia.

 

“Allora dottore, come sta mia madre?”

 

 

NOTA DELL'AUTRICE: un altro cliffhanger per un capitolo che, come vi avevo preannunciato, non mi ha convinta del tutto, perché non sono brava a far trasparire la sofferenza nel modo in cui vorrei che venisse fuori. Comunque, arrivati a questo punto, ci sono un po'di domande rimaste in sospeso: la nostra prof ce la farà? Chi ce l'avrà così tanto con Gaetano? E il nostro commissario accetterà di essere messo in panchina? Se dopo “tutta 'sta roba brutta” vi interessa ancora saperlo (PAZZI! :D), l'appuntamento è con il prossimo capitolo. 

   
 
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