Prompt:
A volte Rapunzel ha paura che a Eugene Fitzherbert
manchino i vecchi tempi in cui era Flynn Rider.
Da: Soly Dea
Era
maledettamente
evidente che la vita di corte gli stava stretta, Rapunzel se ne era
accorta
ormai da tempo.
L’etichetta
non faceva
proprio per Eugene, nonostante il giovane cercasse di adattarsi meglio
che
poteva. Le regole imposte non erano per lui e, ogni tanto, i severi
istitutori
subivano qualche tiro mancino ed erano vittima di qualche innocente
scherzo messo
a punto dal futuro principe.
Ma
se da una parte
Rapunzel lo rimproverava e ogni volta si faceva promettere dal
fidanzato –
ahimè, invano – che non avrebbe più
messo le rane nel letto del maestro di
galateo, dall’altra era facile preda dei sensi di colpa e non
riusciva proprio
a biasimarlo. In fondo, si diceva la principessa, Eugene aveva vestito
i panni
dell’avventuriero Flynn Ryder per così tanto tempo
e con così tanto piacere,
che adesso quel palazzo in cui si ritrovava a vivere doveva apparire ai
suoi occhi
come una sorta di prigione. Dorata e piena di confort, certo, ma pur
sempre una
prigione!
Chissà,
magari a Eugene
mancavano i vecchi tempi in cui era il più ricercato e anche
il più amato ladro
del Regno…
Rapunzel
aveva paura.
Temeva che un giorno, svegliandosi, non avrebbe più trovato
accanto a sé il suo
amato. Temeva che avrebbe rinunciato a stare con lei e a sposarla, per
riprendere la vecchia identità di Flynn Ryder,
“l’audace briccone niente male
con le signore”, come egli stesso amava definirsi.
“No,
no, no!”.
La
principessa scosse il
capo, cercando di scacciare via l’immagine del suo
Eugene circondato da
donne molto più avvenenti ed esperte di lei.
Prese
aria e si avvicinò
verso la finestra, per gettare uno sguardo al meraviglioso giardino che
cingeva
il castello. Proprio lì sotto, scorse Eugene che passeggiava
accompagnato da
Maximus e da un bambino che gli saltellava intorno, chiedendogli
probabilmente
di raccontargli chissà quale rocambolesca avventura.
Rapunzel
trasalì tutto
ad un tratto e schiuse le labbra in un inaspettato sorriso. Ma certo!
Perché
non ci aveva pensato prima?
Si
volse e corse via,
sfrecciando per i corridoi del castello sotto gli occhi scandalizzati e
divertiti della servitù. Uscì dal portone
principale, rincorsa da una trafelata
guardia, e s’immerse nelle vie cittadine, salutando di tanto
in tanto coloro
che, riconoscendola, le rivolgevano un sorriso o una riverenza.
“Ecco,
sono arrivata!”
si disse tutto ad un tratto, fermandosi
davanti l’entrata di una piccola locanda dal nome che
conosceva molto bene: Il
Bell’Anatroccolo II.
- Principessa, ma cosa ci facciamo qui? – le chiese la
guardia che l’aveva
accompagnata e che già impugnava la lancia, tremando come
una foglia.
Rapunzel
trattenne una
risata e la guardò divertita.
- Puoi anche aspettare fuori, se vuoi – gli disse.
- Siete sicura, principessa?
- Certo.
E
senza attendere una
risposta (la guardia era talmente spaventata che per poco non svenne!)
aprì la
porta e scomparve all’interno della taverna.
Venne
subito investita
da un forte odore di vino e sudore e dalle grida allegre dei
commensali.
Zigzagò fra i tavoli, ridendo e canticchiando allegramente
quel motivetto che
tanto tempo prima aveva avuto l’onore e il piacere di
cantare, chiedendo
permesso e sbracciandosi per attirare l’attenzione del suo
caro amico.
Quando,
infine, tutti
quegli uomini la videro avanzare verso il piano rialzato dove Uncino si
stava
esibendo, tacquero all’unisono e il silenzio calò
greve, interrotto solo da
qualche bisbiglio sommesso.
- Principessa, cosa ci fate voi qui? – le chiese
l’omone al pianoforte,
interrompendo il brano e balzando in piedi. Il suo uncino
d’oro scintillò alla
fioca luce che penetrava nella bettola.
- Non volevo disturbare la tua esibizione – rispose.
- State scherzando? Non disturbate affatto! Dobbiamo ringraziare solo
voi e
Eugene se è stato possibile aprire Il
bell’Anatroccolo II – Uncino scese
dal piano rialzato e la guardò dall’alto della sua
stazza – ma cosa vi ha
spinto qui, diteci.
Rapunzel
sorrise.
- Bene, ho bisogno del vostro aiuto, di tutti voi! Si tratta di Eugene
e vorrei
che rintracciaste delle persone per me...
E
nell’intimità della
taverna, spiegò il suo piano a quelli che, ormai, erano
diventati i suoi più
cari amici.
-
Ma dove mi stai portando? – le chiese Eugene, stando attento
a non inciampare
e resistendo con tutto le sue forze al desiderio di sbirciare dalla
benda che
gli copriva gli occhi.
-
È una sorpresa, non temere! – rispose Rapunzel,
trascinandolo con entusiasmo
– e sono certa che ti piacerà...
-
Vuoi forse farlo sul prato al chiaro di luna?
-
Eugene!!
Per
fortuna che era
bendato, altrimenti l’avrebbe vista diventare rossa come un
peperone! Anche se,
pensandoci bene, una parte di lei si era lasciata sedurre da
quell’idea così
trasgressiva e aveva iniziato a prenderla seriamente in
considerazione...
- Di chi sono queste voci? – chiese ad un tratto il giovane,
richiamandola da
quei pensieri poco casti.
Rapunzel
sorrise e
aumentò il passo.
- Stai per scoprirlo, vieni! – e lo trascinò con
entrambe le mani – coraggio!
- AAAHHH!
- Oh cielo, perdonami Eugene! Ti sei fatto male?
Presa
com’era dall’entusiasmo,
non si era accorta che il sentiero che stavano seguendo curvava tutto
ad un
tratto, così Eugene aveva finito per inciampare nelle pietre
che ne decoravano
i bordi.
- Va tutto bene, tranquilla – le rispose, rimettendosi in
piedi con un po’ di
fatica – spero di non cadere più, però.
Non è stato piacevole!
- Perdonami...
- Ma dove siamo? Sento che le voci sono più vicine!
Rapunzel
lo prese di
nuovo per mano e, facendo più attenzione, lo condusse fino
alla fine del
sentiero, dove un gruppo nutrito di ragazzini capitanati da Uncino e
qualche
altro amico attendeva in silenzio intorno ad un falò.
- Rapunzel, è il crepitio del fuoco quello che sento?
– chiese a quel punto
Eugene, che già si vedeva in fiamme.
- Sì, ma siamo arrivati. Ora ti tolgo la benda...
La
principessa si alzò
sulle punte e restò ferma ad ammirare compiaciuta
l’arabesco di espressioni che
si dipinsero sul viso dell’uomo che amava. Stupore,
incredulità, felicità,
nostalgia, malinconia... erano solo alcune fra le emozioni che
attraversarono
lo sguardo strabuzzato di Eugene.
- FLYNN!!! – i bambini gridarono in coro, saltandogli
letteralmente addosso e
buttandolo a terra, fra le risa divertite di Rapunzel e degli altri.
- Non ci posso credere! – urlò Eugene e
guardò quei monelli uno ad uno, con
commozione – Carlton, Friedrich, Daphne, Kayla, Leon... ci
siete tutti! – e
poi, rivolgendo gli occhi alla sua principessa, aggiunse – ma
come hai fatto a
trovarli?
Rapunzel
gli indirizzò
un occhiolino e con il capo accenno a Uncino e agli altri.
- Grazie all’aiuto di qualche amico – gli si
avvicinò e lo aiutò ad alzarsi,
cingendogli il collo con le braccia e stringendolo in un forte e caldo
abbraccio.
- Hai fatto tutto questo per me?
- Non volevo che perdessi le cose belle della tua vecchia vita
– rispose la
principessa, per poi staccarsi e guardarlo in quegli occhi di cui si
era
pazzamente innamorata – adesso potrai tornare ad essere Flynn
Ryder, l’audace
briccone che racconta storie incredibili ai suoi piccoli amici...
- Oh Rapunzel...
Eugene
la strinse a sé e
fra gli sguardi imbarazzati degli adulti e quelli divertiti e
ammiccanti dei
più piccoli, baciò la sua Rapunzel.