Videogiochi > Dark Souls
Segui la storia  |       
Autore: Arbiter Ex    17/05/2016    0 recensioni
Il regno di Boletaria, governato da Re Allant XII, fa fronte alla più grande crisi che l'umanità abbia mai affrontato. L'Antico si è risvegliato, e una densa Nebbia incolore è scesa sulla terra. Da essa, terribili Demoni emergono, rubando le anime degli uomini, e facendole proprie. Chi perde la propria anima perde il senno, e i folli attaccano i sani, mentre imperversa il caos. Presto o tardi la Nebbia ammanterà ogni terra, e l'umanità è soggetta ad una lenta estinzione. Ma Boletaria ha ancora una speranza: un prode guerriero, che ha attraversato la Nebbia. Nella sua lotta non sarà da solo, e di lui verrà raccontata la sua storia, narrata da chi lo ha seguito nella speranza che portasse la fine della Piaga e ristabilisse l'ordine del mondo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Uno dei finali. Decidete quale vi piace di più, tra questi due antipodi complementari. Vi ringrazio tantissimo per il tempo passato insieme (anche se mi piacerebbe sentirvi di più!) e per l'attenzione che avete dato a questa mia piccola storia. Aggiornerò la mia pagina per farvi sapere del prossimo progetto. Intanto, vi auguro una buona lettura.
 

Demon’s Souls:
Le cronache dell’uccisore di Demoni
Un futuro
 
“Come avete fatto a distruggere il mio prezioso demone?”
La momentanea felicità di aver posto fine all’avanzata degli Arcidemoni che Claire e Firion provarono dopo aver sconfitto il Re scemò velocemente al sentire quelle parole. Si rimisero in guardia, spalle contro spalle, pronti ad affrontare la nuova minaccia nonostante i loro corpi implorassero per del riposo. Tuttavia, nessun nemico comparve, ma la voce echeggiò un’altra volta.
“Nessun umano è affamato di anime quanto voi…Spetterà all’Antico decidere…Verrai evocato, se così deve essere…”
Tornò il silenzio. Ancora guardinghi, Claire e Firion abbassarono le armi, rilassando i muscoli tesi e perennemente sfibrati.
“Cos’era? Un altro demone?” chiese Claire, augurandosi che non fosse quello il caso.
Firion sembrò rifletterci qualche momento.
“Credo di aver capito” disse infine.
“Forse, non tutti gli Arcidemoni sono caduti. Hai notato come Allant, il demone che abbiamo combattuto, non ci abbia rivolto nemmeno una volta la parola? E’ possibile che non fosse mai stato in grado di farlo. E’ possibile che fosse solo uno specchio del Re…”
“Stai dicendo che quello che abbiamo ucciso era solo una copia? Un falso?” chiese Claire confusa.
“Vuol dire che è stato il vero Allant a parlarci poco fa? Ma come?”
Firion pensò di nuovo per lunghi momenti silenziosi.
“Per mezzo dell’Antico.”
Il capo di Claire crollò floscio, ed un pesante sospiro la lasciò, intendendo cosa quelle parole implicavano: non era ancora finita, avevano fatto presto a rallegrarsi per la vittoria. Ma la verità era che lei era allo stremo. La disavventura senza fine in cui era rimasta coinvolta non sembrava avere una soluzione. Ad ogni ostacolo superato con sangue, sudore, dolore ed ostinazione, ce n’era subito un altro ancor peggiore, e lei, ormai, era al suo limite.
“Allora, immagino che avremo ancora una belva da abbattere…” disse con sguardo perso e voce spenta.
A Firion bastò un’occhiata di lei in quello stato per capire quanto le venissero a mancare le forze per sostenere ancora quella guerra senza fine contro gli abomini demoniaci. Era comprensibile, dopotutto, per una persona normale come lei, che aveva vissuto l’intera estensione della Piaga tra mille traversie e perdite, non essere più in grado di sopportare quelle condizioni disumane.
Posò le mani sulle sue spalle, strinse per farle alzare di nuovo il viso ed infonderle fiducia.
“No, la nostra lotta ha avuto termine quando quel demone è scomparso. Rimane solo una cosa da fare, per far ritirare la Nebbia: la Fanciulla in Nero addormenterà l’Antico, ed i Demoni svaniranno per sempre.”
“La Fanciulla…addormenterà l’Antico?” chiese lei di nuovo in preda alla confusione, perdendosi negli occhi cremisi dell’altro.
Firion esitò qualche attimo, preparandosi a spiegarle e rivelarle la verità sul mistero che circondava la donna del Nexus.
“Devi sapere che l’Antico, per quanto mi è stato detto, è sempre esistito, sin dall’alba di questo mondo. E’ sempre rimasto dormiente, un’entità sopita ed eterna che, nel sonno, ha sempre accompagnato questa nostra esistenza. Più di un millennio fa, però, venne svegliato: fu un’insaziabile sete di potere a farlo. L’Antico è un pozzo illimitato di assoluta vuotezza, agogna anime per soddisfare una fame inestinguibile, e rilascia la Nebbia ed i suoi Demoni per collezionarle. La Crisi scoppiata mille anni or sono venne superata solo dopo il sacrificio di innumerevoli vite ed anime, e metà del mondo venne cancellata via dalla Nebbia, ma l’Antico fu respinto. Fu allora che il Nexus…‘nacque’, sigillando l’Antico, e con esso i Monumentali, sentinelle a guardia della realtà in rovina…”
Claire ascoltava in silenzio pendendo dalle sue labbra, incantata come una bambina da una favola d’insuperata fantasia. Nella sua mente, riusciva a vedere le immagini di quei terribili tempi andanti, narrate nei libri che aveva letto da piccola, così simili a quelli che viveva lei.
“Il Nexus, dove vita e morte si confondono, fu concepito per vincolare l’Antico ed il suo sonno. Ma vi è un altro prigioniero, un altro Demone, intrappolato al suo interno…”
“Vuoi dire che…la Fanciulla…” tentò di dire Claire, non riuscendo a finire poiché non riusciva a crederci. Firion, però, annuì, confermando qualcosa che le sembrò impossibile.
“Anche lei è un Demone” continuò lui.
“Proveniente dalla prima Piaga, uno dei più potenti mai esistiti. Venne imprigionata, con lo scopo di neutralizzare nuovamente l’Antico, qualora si fosse risvegliato. Un millennio dopo, abbastanza per l’umanità per dimenticare ciò che fu,  Re Allant raggiunse il Nexus e si diede all’Antico, destandolo, ed il resto lo sappiamo già. Io…non conosco fino in fondo la verità della Fanciulla, ma sono pronto ad avere fiducia e sperare. Ormai, è tutto ciò che ci resta…”
La speranza era davvero l’ultima cosa che rimaneva. Claire non aveva idea se la fede che provava Firion fosse ben riposta o se la storia che le aveva appena raccontato avesse davvero un senso, ma che fosse vera o meno non faceva differenza. Troppo tardi Claire capì, infatti, che lei non era altro che un incidente, uno scherzo del destino che la vide recitare una parte troppo grande persino per una scena tragica come quella della Piaga. Non aveva più importanza riflettere su interrogativi che, forse, non avrebbero mai trovato risposta, né c’era più spazio per l’esitazione. L’unica cosa che rimaneva era fare ciò che si doveva, nella speranza che bastasse a salvarli.
Claire annuì risoluta, concordando con il Cacciatore e promettendogli, con quel gesto, che gli sarebbe rimasto accanto fino alla fine.
“Grazie.”
Lui sorrise riconoscente e la baciò sulla fronte: lei l’apprezzò molto.
“Sarà il caso di tornare al Nexus: siamo vicini alla fine di questa storia. Prima, però, vorrei occuparmi di Ariona, non posso lasciarlo lì…”
“Vai tu. Io rimarrò qui fino al tuo ritorno” disse Claire, infilando le mani nel suo borsello.
“Qualcosa non va?”
Furono le pagine ingiallite del diario di Claire a rispondergli, rilegate insieme da fili tanto sottili che sembrò incredibile vedere quel libro ancora intero dopo tutto ciò che aveva passato insieme alla sua padrona. Claire se l’imbracciò stretto, dimostrando quanto di sé stessa aveva riposto in quella fragile carta di pergamena.
“Voglio concludere questo viaggio. Ho inchiostro per le ultime righe.”
Firion sogghignò divertito, ma rispettò la decisione della ragazza. Le baciò il dorso della mano e si allontanò verso il montacarichi che li portò alla sala del trono. Attivò il marchingegno e si chiuse dietro le sbarre, premendosi sulle aste metalliche come per separarsi il minimo da lei.
“Tornerò presto” sentì il bisogno di dire.
“Ti aspetterò” rispose lei con un sorriso in volto.
Dopo di ché, lui sparì sotto il pavimento e lei rimase sola.
Contemplò con soddisfazione il silenzio pacifico della sala del trono, accompagnato dal vento gentile che s’insinuava dalla larga breccia nel muro. Percorse la grande sala vuota ascoltando con attenzione l’eco di ogni suo passo, fermandosi sulle macerie di quello che, una volta, doveva essere stato l’elegante trono regale. Si sedette su quei frammenti di pietra levigata e si accomodò con il diario aperto, osservando la meraviglia di Boletaria che si estendeva davanti i suoi occhi e la Nebbia oltre le sue mura. Prese le ultime gocce d’inchiostro e la penna ormai consumata, ne macchiò la punta e, animata ed ispirata come non fu mai, cominciò a scrivere la conclusione del suo diario.
“…Ricordo ancora come l’aria di quel giorno sembrava schiacciarci e opprimerci, piena di polvere e cenere, sotto un cielo grigio e morto, che non avrebbe mai più permesso al sole di scaldarci la pelle col suo tepore. Ricordo i muri abbattuti ed in fiamme delle case ed i frammenti delle braci dei focolari, una volta così accoglienti, ora spazzati via da un vento lugubre, stanco e triste. Ricordo il miasma emesso dai corpi degli uomini che vennero spogliati della loro persona e che persero il senno, divenuti ora dei gusci vuoti, in attesa solo di essere abbattuti da me. Quante vite sono state spezzate? Quanti sentimenti sono stati infranti? Com’è potuto accadere che l’umanità cadesse in un baratro così profondo? Quel giorno, il giorno in cui io ho arreso la mia umanità, ho realmente compreso come il demone fosse riuscito a proliferare così a lungo, e perché noi ci siamo macchiati della perdita della nostra dignità.
E tuttavia, io spero ancora. E’ dentro di me. Cos’è questa spinta che sento dal più profondo, quando mi attornia solo il silenzio della miseria? Perché il mio cuore scalpita e batte al pensiero del sole di domani, se finora ho conosciuto solo il grigiore di dolore e tristezza? Sono forse i miei amici, la mia famiglia, il mio amato? Non lo so, né mi serve saperlo. Ma se è questa speranza, allora lascerò che mi pervada completamente, poiché voglio vedere la luce di quel domani, lo splendore di quel futuro. Non importa ciò che ci accade, cosa diventiamo, o cosa eravamo. Abbiamo sempre quella possibilità, indipendentemente dal nostro passato, possiamo sempre guardare avanti. Possiamo sempre decidere di lottare, sognare, vivere per noi, per coloro che amiamo, per coloro che ameremo. Insieme, possiamo creare un futuro dove saremo veramente liberi, sciolti dalle catene che ci hanno separato. Io vivrò per quel futuro, per i miei cari, per coloro che verranno. Lo vedrò splendere per sempre.
L’inchiostro si esaurì su quelle ultime parole. Claire lasciò andare la penna e chiuse il suo diario, accarezzandone la copertina ed il dorso rigido. Improvvisamente, si sentì allegra. Per un motivo che non conosceva, non poté trattenersi dal sorridere. Si alzò dal suo posto e si affacciò sul margine della breccia dietro il trono. Il vento le accarezzava la pelle, scostandole dolcemente i capelli dal viso.
“C’è ancora così tanto da vedere…”
Claire spezzò i fili che legavano insieme le pagine del suo diario. Non più vincolati gli uni agli altri, i fogli furono lanciati in alto, disperdendosi ovunque possibile. Come animati da una meravigliosa magia, ognuno di essi volò via in ogni direzione, trasportato lontano dal vento, oltre l’orizzonte.
“…Non mi fermerò adesso.”
Le sfuggì una lacrima. Non seppe, ne le importò, quanto tempo passò a guardare il cielo dove si librarono i suoi ricordi, il suo passato tra dolore, paura, gioia e felicità. Ammaliata, non dalle nubi grigie, ma dalla luce che nascondevano, lasciò vincere l’emozione.
“Claire?”
La voce di Firion, all’altro capo della sala, la riportò alla realtà. Si asciugò velocemente la scia umida sulla guancia e si voltò verso il Cacciatore. Senza smettere di sorridere, corse da lui, sorprendendolo per la vivacità che trasmetteva. Anche lui fece per andarle incontro, ma, improvvisamente, qualcosa lo fermò. All’inizio barcollò, tenendosi la fronte con una mano e con respiri che si fecero difficili e pesanti. Poi rovinò prono a terra, tossendo sonoramente e dando l’impressione che sarebbe collassato da un momento all’altro. Fu allora che Claire dimenticò la strana spensieratezza di prima ed accorse più veloce al fianco del Cacciatore.
“Firion! Cos’hai?! Che ti succede?!”
Firion diede altri sofferenti colpi di tosse prima di ricomporsi come meglio poteva, drizzando la schiena ma senza tornare in piedi. Visibilmente provato dal malessere che lo aveva sorpreso, parlò con fiato corto.
“Non…non mi rimane molto tempo, Claire…”
“Non dire così. Torniamo al Nexus, vedrai che la Fanciulla ci aiuterà.”
Claire si mise un suo braccio sulle spalle e lo aiutò a rialzarsi. Non seppe perché, ma per quanto spingesse le sembrò di sollevare dei macigni, ed alla fine fu Firion a fare la maggior parte del lavoro. Toccò il Marchio che portava al polso e, in un attimo, erano svaniti.
 
Fu solo una questione di istanti prima che la magia dell’eremo grigio li evocasse nel salone di quell’edificio eterno. La repentinità con cui si materializzarono dal nulla non li aiutò a notare con prontezza l’enorme voragine che si era aperta dove priva stava il pavimento al centro delle Arcipietre. Fu solo per istinto, alla vista del vuoto profondo che s’inabissava sotto di loro, che entrambi si ritrassero in tempo per non cadere il quel pozzo oscuro.
“Ma che diavolo-?!” esclamò Claire col cuore in gola.
“Claire! Firion!”
Dalla loro sinistra arrivarono Yuria col bambino, Thomas, Boldwin e l’Adoratrice. Fecero un cerchio intorno ai due, ed il Collezionista ed il fabbro aiutarono Claire a rimettere Firion in piedi, trattenuto a terra da ferite invisibili.
“Dov’è Ariona?” chiese l’Adoratrice.
Claire sviò lo sguardo, non sapendo come dare la notizia della morte del principe. In fondo, era compito loro proteggerlo tra le mura del Castello, ma il loro fallimento era costata la vita dell’erede al trono, l’ultima speranza di riportare Boletaria al suo splendore dimenticato.
Il silenzio di Claire parlò più di qualunque altra parola, e lacerò con dolore le speranze dei quattro sopravissuti.
“Ariona ci ha chiesto di seguirlo per aiutarlo nella riconquista della sua città…” disse Firion sicuro.
“Ora è lui ad aiutarmi nella mia missione. La sua anima brucia di determinazione, nel mio cuore.”
 “Allora non morirà mai.”
Thomas annuì solennemente agli altri abitanti del Nexus, affermando con fermezza quanto credesse che il principe vivesse ancora nell’anima di Firion. Prima il fabbro, poi la strega e l’adoratrice, concordarono anche loro, scambiandosi sguardi che non volevano cedere al dolore della perdita. 
“Cos’è successo qui?” chiese Claire indicando la voragine davanti a loro. Yuria si sporse facendo attenzione al piccolo tra le mani.
“E’ stato tutto così improvviso! Il Nexus ha tremato come scosso da un terremoto. Parte della statua del soffitto è crollata, distruggendo il pavimento. Per un attimo, sembrava che l’intero edificio sarebbe-”
Un verso profondo quanto il baratro nero da cui proveniva la interruppe con violenza, riflettendosi su ogni parete. Li fece sussultare ed indietreggiare intimoriti, ma Firion, ripresosi, li rassicurò con un gesto deciso. Quel lamento orrendo si ripeté per un tempo che sembrò non avere fine, ma quando finalmente si fermò, nessuno si azzardò a parlare.
“Alla presenza del potere del Monumentale, il Nexus rammenta la sua ragione d’essere, ora che la via è stata aperta. L’Antico ti sta chiamando, Cacciatore di Demoni. E’ tempo di scendere nella sua tana.”
La Fanciulla in Nero, comparsa alle loro spalle, ruppe il silenzio attirando su di sé l’attenzione di tutti. Firion, con sguardo fermo di chi sapeva cosa era necessario fare, si rivolse prima a Claire, sussurrandole all’orecchio.
“Non ti costringerò a venire con me…”
“Io non ti permetterò di andare da solo.”
Firion non poté trattenere il suo sorriso, compiaciuto della decisione con cui Claire era solita agire. Non importava quanto le si potesse dire che i suoi intenti erano sbagliati: se era una sua idea, l’avrebbe perseguita fino alla fine. Caparbia, ma mai cocciuta: un aspetto che lo aveva conquistato.
Si girò verso gli ultimi suoi amici e compagni, coloro che, nonostante tutto, non avevano mai smesso di supportarlo e di stargli accanto. Passò lo sguardo su ognuno di loro, facendo specchiare i suoi occhi consapevoli nei loro confusi.
“Il mio compito è quasi concluso. Quando l’Antico sarà respinto, la Nebbia si ritirerà, ed i Demoni svaniranno. Il Nexus mi rilascerà, e voi sarete finalmente liberi di tornare fuori. Non so cosa veramente mi aspetti, e questa potrebbe essere l’ultima volta che ci vediamo. Quindi, voglio che sappiate che… per me, voi significate…grazie” concluse Firion, in mancanza delle parole giuste.
Thomas e Boldwin fecero prima un passo avanti, poi si lanciarono sul giovane cingendolo in un grosso abbraccio, che non riuscì comunque a coprire le sue spalle larghe. L’altro aprì le braccia prendendo entrambi e restituendo il loro stesso calore.
“Ragazzo mio…”
Boldwin strinse più che poté, non volendolo lasciarlo andare. Quando, però, Thomas si staccò, seppe che anche per lui era il momento di separarsi. Poi furono Yuria e l’Adoratrice a dimostrare il loro affetto.
“Hai cambiato la nostra vita” cominciò l’Adoratrice. “Siamo noi quelle riconoscenti.”
“Non voglio che questo sia un addio…”
Yuria sperava veramente che quella non fosse l’ultima volta che parlava con quell’uomo forte, premuroso e gentile, ma una responsabilità che andava ben oltre i suoi desideri pendeva sulle sue spalle, e doveva lasciarlo andare.
“Forse, non lo sarà…”
Firion accarezzò la fronte del bambino che Yuria teneva addormentato tra le braccia. Poi diede loro le spalle e raggiunse la Fanciulla in Nero sul ciglio del pozzo.
“Torneremo sicuramente, insieme” disse Claire agli altri prima di unirsi al Cacciatore. In silenzio, Thomas si augurò che avesse ragione.
Claire si mise di fianco a Firion, entrambi di fronte la Fanciulla in Nero, ad un passo dal cadere nelle profondità nere del Nexus.
“Assisterai anche tu, compagna del Cacciatore?”
“Sono pronta.”
“Allora è deciso…”
Concentrata sull’accompagnare Firion a qualunque costo, Claire non si era nemmeno posta la domanda di come avrebbero fatto a raggiungere l’Antico, che sembrava essere confinato alle fondamenta dell’eremo grigio. Nei pochi attimi che precedettero la loro caduta, si aspettò una qualche straordinaria magia di trasporto.
La Fanciulla in Nero, invece, afferrò i loro polsi e si tirò indietro, facendoli precipitare giù. Lo sconcerto che colpì loro e gli amici rimasti indietro fu tale che non poté trattenere il suo grido, soffocato dalla mancanza di fiato, tolto via per la sorpresa. I secondi che seguirono furono tremendi: un’esperienza orrenda che sembrava non avere fine, attraverso l’intera estensione buia del Nexus, in attesa di quella che poteva essere solo una morte senza perché.
Sentì la forte presa della mano di Firion sulla sua. Nonostante la caduta e l’oscurità, Claire giovò della sicurezza che la stretta le concesse, e sentì già scemare la paura. Dopo non seppe quanto, una luce in fondo a quel pozzo nero l’accecò: il bagliore crebbe d’intensità e la sopraffece, facendole perdere coscienza.
 
Quando si risvegliò, la prima cosa che sentì fu la mano di Firion ancora stretta alla sua. Poi la sabbia, e poi il calore. Con fatica aprì gli occhi, ritrovandosi stesa vicino al Cacciatore incosciente su una duna illuminata da un sole bianco invisibile, in un cielo terso di luce. Si alzò sui gomiti per guardarsi intorno, chiedendosi dove fossero finiti. La sabbia si estendeva per quelle che le sembrarono infinite miglia, mentre rovine di costruzioni di un’altra epoca e rocce dalle forme abiette li circondavano. Sotto la duna dove si risvegliò, vide la Fanciulla in Nero sulla battigia di una spiaggia di cui non vedeva la fine, bagnata da un mare limpido come la nebbia trasparente che indugiava su di esso.
Stava ancora fissando con stupore quel paesaggio spoglio e fantastico insieme, quando un verso dal corpo del Cacciatore la riportò alla realtà. Subito si portò su Firion per svegliarlo, chiamandolo  con apprensione. L’altro si riprese dopo qualche momento, e subito rimase anche lui smarrito alla vista di quell’ambiente.
Prima che si potessero parlare l’un l’altra, una sagoma enorme prese ad emergere dalla nebbia del mare.
L’Antico, una forza eterna della natura ed incomprensibile, incarnata in un corpo d’incomparabili dimensioni, si mostrava ad occhi mortali come un grande albero le cui radici monche erano in realtà fauci. Il suo tronco maestoso cresceva e non aveva fine, estendendosi invece con dita di legno, rami e fronde. Il suo corpo cavo, una culla di anime, restava inesplorato, ma accessibile, oltre i suoi denti di corteccia.
“Antico, vi ho portato ciò che volete. Il vostro nuovo Demone. Avanti,comportatevi a modo…”
La Fanciulla in Nero tese la mano come per ammansire quell’essere già così sorprendentemente passivo, la cui mole senza precedenti si abbassò sempre più fino ad arrivare al cospetto della piccola, misteriosa donna. Adagiandosi sul basso fondale della spiaggia, l’Antico e la sua bocca aspettavano pazientemente.
Claire e Firion rimasero immobili per l’incredulità. Per loro fu quasi impossibile accettare la rivelazione del mistero dell’Antico, un essere che nelle loro menti aveva assunto forme intangibili. Vederlo palesarsi in quel modo ai loro occhi, semplicemente lo spinse ancor più via dalla loro comprensione, ed innumerevoli domande destinate a non avere risposta si affollarono disordinatamente.
La Fanciulla camminò senza fretta da loro, poggiando attentamente i piedi scalzi sulla sabbia cedevole.
“Procediamo nella sua tana.”
Firion si prese un attimo per tornare in piedi e prepararsi all’incontro con l’essenza dell’Antico: Claire era disposta a concedergli tutto il tempo necessario. Gli bastò poco per trovare la determinazione necessaria e muovere i primi passi verso la fine del suo compito. Scivolò dalla duna, increspando la placida acqua marina al suo passaggio.
Claire rivolse un breve sguardo alla Fanciulla: la fissava con i suoi occhi coperti, come se la vista non le fosse stata mai tolta.
“Affrettati. Ha bisogno di te…”
Claire non tardò a seguire il consiglio e si portò velocemente al fianco del Cacciatore, oltre la bocca dell’Antico.
“…Curati della sua anima…”
L’interno dell’Antico sembrava un’intera foresta confinata tra le anguste pareti del Castello di Boletaria. Rampicanti, arbusti, fronde e chiome verdeggianti li circondavano interamente. Nonostante uno stretto sentiero, invaso dall’acqua cristallina, indicasse loro il percorso meno accidentato, trovarono comunque difficoltà a farsi largo tra i lunghi rami contorti, le cui punte graffiavano la pelle. Firion, sebbene si ripromesse di essere prudente, spezzò quelle estensioni fastidiose, facilitando il passaggio anche alla sua compagna. Continuarono così, seguiti solo dal silenzio e dai loro muti pensieri.
“L’Antico ha scelto te. Perseguirai le Anime Demoniache immortali, od obbedirai a quell’ingenuo Monumentale? Qualunque sia la tua scelta, sei il primo a visitarci. Ti do il benvenuto...”
L’eco di quella voce subito portò la mano di Claire all’elsa della sua spada, mentre lei cercava ovunque il vecchio Re che aveva ceduto la sua anima all’Antico. Firion la calmò posando la mano sulla sua, indicandole qualcosa sotto il tetto di foglie che intravedevano alla fine del passaggio: la Nebbia degli Arcidemoni. Claire era riluttante a lasciare la lama, ma il tocco e lo sguardo sereno di Firion le dissero che non c’era niente da temere. Non senza un po’ di nervosismo, Claire permise alla spada di tornare al suo posto. Firion le sorrise quasi spensieratamente, e tenendola per mano la portò davanti al muro di Nebbia. Si scmabiarono espressioni decise, e poi lo attraversarono.
Si ritrovarono in una radura chiusa. L’acqua arrivava alle caviglie, e l’aria ferma sapeva invece della brezza marina di fuori. Un grande albero centrale, i cui rami nascevano dal tronco e si perdevano nell’immensità dell’Antico, ospitava nella sua cavità il cuore di quell’entità antica, tutte le anime rubate ai viventi della superficie. Prima di esso stava il vecchio Re Allant, o almeno, quello che ne rimaneva. L’illuminato uomo, che una volta aveva guidato il suo popolo verso un’epoca prospera di pace duratura e benessere senza precedenti, era ormai ridotto all’ombra nera pece di una storpiatura abominevole. Allant era stato privato della sua forma umana: distrutta dal potere concesso dall’Antico, lasciò il posto ad un mostro deforme e malfermo.
“Di certo avrete visto con i vostri occhi, il dolore e la sofferenza che albergano in questo mondo. Ma combatti il veleno col veleno: Dio è misericordioso, e così creò l’Antico. L’Antico si nutrirà delle nostre anime, e porrà fine alla nostra tragica esistenza!”
Le parole del Re aprirono ferite insanabili nell’anima di Claire. La sua vita era stata rovinata, quella di sua sorella era stata portata via; la Piaga aveva seminato morte ovunque, frantumando relazioni e sentimenti, mietendo anime innocenti e condannadole ad un buio eterno; i pochi sopravvissuti erano stati costretti a regredire ad animali impauriti, venendo privati anch’essi di una vita degna di essere vissuta. Claire scopriva ora che tutto ciò che era stata la Piaga, tutto il dolore, tutta la disperazione che aveva vissuto, non era stato causato da un essere semidivino venuto a castigarli per i loro peccati o chissà quale altra diavoleria incredibile. La fine della vita come la conosceva, la morte di Serah, della famiglia di Firion, di Thomas, di Boldwin, di Yuria, dei suoi amici e di innumerevoli altri, tutte erano state causate da un solo uomo, uno che decise di condannare tutti insieme a lui.
La mano tese nuovamente all’elsa della spada. Firion notò quel movimento. Pensò di fermarla di nuovo, ma sentì di non poterlo fare: anche lui provò il forte desiderio di farla pagare a quel mostro.
“Sei stato un folle. Un uomo come te che aveva tutto ciò che si potesse desiderare: il potere di un re, l’amore di un figlio come Ariona, la fiducia del popolo di Boletaria…Hai voltato le spalle a tutti, e per cosa? Per crogiolarti nel tuo dolore?”
Claire allontanò la mano dalla spada, e le sue parole sorpresero sia Firion che il Re.
“Sei una sciocca. Non capisci? Nessuno desidera continuare…”
“Mia sorella lo voleva. I miei amici lo vogliono. Invece di comportarti da codardo, avresti dovuto trovare la forza di vivere, per Ariona e per noi.”
“Non accetterò moralismi da una bambina. Tutto ciò che conta, è che l’Antico ci salverà dal nostro orrendo destino. Nessuno merita di vivere in questo putrido mondo…”
Allant era irragiungibile ad ogni aiuto e ragionamento: la corruzione che aveva ghermito la sua anima era troppo estesa. Firion si fece avanti ed estrasse lo spadone. Quando fu sulla deformità, affondò la lama, rapida ed indolore. Il Re divenne una nuvola di luce, che si concentrò pienamente nel petto del Cacciatore, immobile sulla spada piantata a terra. Il cuore dell’Antico, indifeso, attendeva solo di essere messo a riposo.
“Quindi, è così che finisce…” pensò Claire malinconica.
 “La missione è conclusa.”
La Fanciulla in Nero comparve dietro di loro, superando il varco dove priva stava la Nebbia.
“Uccisore di Demoni, torna al mondo di sopra. Il Nexus rilascerà la tua anima. Io addormenterò di nuovo l’Antico, e cadremo in un sonno senza fine. E’ così che deve essere…”
Rivolse brevi cenni ad entrambi: Firion era fermo e dava le spalle, Claire desiderò per un momento che ci fosse qualcosa che potesse fare per lei. La donna in abiti neri abbandonò il bastone e posò le mani sulla sfera bianca, in attesa che il Cacciatore e la sua compagna lasciassero quel luogo.
“Vi ringrazio…Alfine, avrò compiuto il mio dovere…”
Fu in quel momento che Firion sembrò rianimarsi. Lasciò il suo spadone lì dove rimase conficcato e si avvicinò alla Fanciulla a passi pesanti. Prima che lei potesse parlare, la colpì con uno schiaffo tanto forte da lanciarla ai limiti della radura, dove la donna corvina rotolò malamente e svenne.
Claire faticò a recepire ciò che videro i suoi occhi e per un attimo restò inebetita e senza parole.
“Firion, no! Perché…?”
 “Claire, il mio…il mio tempo è scaduto…C’è una cosa che devi sapere…”
Firion aveva un aspetto preoccupante: oltre l’evidente corruzione che consumava il suo corpo, sembrava che ogni pesante respiro potesse essere l’ultimo, mentre vacillava sulle gambe tremanti. Claire fece per raggiungerlo, ma lui alzò la mano in un gesto categorico che non le permise di avvicinarsi.
“Io non sono stato sincero con te. Mi odierai per questo…ma è quello a cui miravo da tanto tempo…”
“Di cosa parli? N-Non capisco…”
“Io ho causato il tuo dolore. Io ti ho fatto diventare ciò che sei. Se non fosse per me, tu e Serah sareste ancora insieme, e tu non avresti dovuto vivere quest’incubo…”
“Non dire così! Non hai nulla di cui incolparti, è solo grazie a te se io-”
“Claire, ho causato io la morte di Serah!”
La ragazza sentì il cuore fermarsi. Cercò un segno della falsità di quelle parole negli occhi di Firion, ma la loro angosciata luce rossa confermò quella verità straziante.
“Cosa?” chiese con un fil di voce.
“All’inizio, pensavo che la mia missione fosse uccidere tutti i Demoni. Hanno ucciso la mia famiglia, non m’interessava cosa potesse succedermi: accettai la proposta del Monumentale, nonostante sapessi delle conseguenze. Ma sono stato ingannato. I Demoni non hanno libero arbitrio, ed in cambio della mia lotta, mi hanno portato via la libertà. Ora non posso neanche morire per mia mano…Per liberare il mondo dal veleno dei Demoni, non avevo alternative che affidarmi alla lama di qualcuno abbastanza determinato, qualcuno che avesse la forza necessaria di abbattere un demone senza esitazione: la tua. Usando Serah, ho potuto darti un motivo per combattere, dei nemici da odiare, un obiettivo da raggiungere…”
“No, non è possibile!” esclamò Claire, non volendo credere ad una sola parola.
“Miralda rapì Serah! La portò oltre il cancello della Cittadella, la barriera era impenetrabile!”
Nonostante la gravità della sua rivelazione e dei sentimenti della ragazza, Firion continuò con tono pacato.
“Claire...” cominciò, scuotendo la testa alla tragicità delle sue stesse azioni.
“Finsi. La barriera non è mai stato un ostacolo per me. Non appena seppi di tua sorella, oltrepassai la porta e la trovai svenuta nella piazza principale, tra i resti del suo carro. Rintracciai Miralda, feci un accordo con lei riguardo la salvaguardia sua e del bambino. Tenendola lontana da te, ti avrei dato un motivo per spingerti avanti. Dopo la sua morte, ho fatto in modo che concentrassi il tuo odio sui Demoni, in attesa di questo momento…”
Il silenzio angosciò Claire tanto quanto Firion, che nonostante tutta la forza che possedeva, resse a malapena lo sguardo disperato della ragazza.
“Tutto questo tempo…mi hai mentito?”
Firion annuì. Allargò le braccia, e portò una mano sul petto.
“Usa il tuo odio. Fai perire il mostro che ti ha portato via tua sorella. Mira al cuore, o potrebbe non servire-!”
Firion tossì sangue nero e si piegò in due per un dolore che solo lui poteva comprendere, cadendo pesantemente sulle ginocchia. Claire lasciò la spada e si lanciò su di lui, incurante dell’acqua e della verità del Cacciatore, cingendolo per dargli un conforto che sapeva non lo avrebbe salvato.
“Cosa fai? Non vuoi vendicare tua sorella? Non vuoi punire chi ti ha mentito così tanto? Io non merito un futuro con te. Finché vi sarà anche solo un demone su questa terra, il tuo futuro sarà in pericolo. Uccidimi…” rantolò lui.
“Serah è con me. Ti amo, voglio averti vicino, come puoi dire un cosa simile?!”
Claire si strinse a lui e pianse sulla sua spalla, non volendolo lasciarlo andare. Le pareti della radura fecero eco dei suoi lamenti, fallendo nel replicare il suo dolore. Firion le mise un braccio intorno le spalle, con l’altro raccolse la spada di Claire.
“Non ho dimenticato la mia promessa.”
Firion si staccò da lei, che lo guardò affranta, e le fece stringere la lama nella mano.
“Io sarò…al tuo fianco per sempre…”
Claire esitò momenti infiniti. Attese abbastanza per sentire la sua anima contorcersi di sofferenza. Sentì, infine, il cuore spezzarsi, quando la sua spada trapassò quello di Firion.
Si abbandonò con lui sul basso specchio d’acqua, poggiando la testa sul suo petto. Improvvisamente, dal suo corpo, una piccola sfera luminosa emerse davanti ai suoi occhi.
“La sua anima ha trovato pace…”
Claire issò il busto per vedere la Fanciulla. La donna in nero camminò da loro e s’inginocchiò davanti a lei, entrambe sul corpo di Firion.
“Prendi l’anima di questo buon Cacciatore. Io renderò omaggio a questa sua forma per l’eternità, porterò con me il testamento di ciò che è stato.”
Claire prese attentamente l’anima tra le mani: la posò sul petto, dove svanì con un ultimo bagliore.
“Addio, compagna del Cacciatore. Torna al mondo di sopra, e vivi.”
Claire uscì dal corpo dell’Antico, lasciandosi indietro la Fanciulla. Vide l’enorme entità ritirarsi lentamente nella Nebbia da cui venne, come se fosse sempre stato solo una fantasia.
 
Claire aprì gli occhi. Non ricordava bene cosa fosse successo, ma si ritrovò in luogo impossibile: ovunque era bianco, e soffice, e caldo, come nuvole e vento. Si guardò intorno, curiosa, ma non spaventata. Ad un tratto, vide una figura poco lontano da lei: acuendo la vista, capì che era Hadrian. Lo vide sorriderle, e poi camminare via. Ne comparve un’altra: era il Cavaliere della Torre, l’uomo che era un tempo. Anche lui le sorrise prima di allontanarsi. Di colpo, Claire vide comparire tantissime persone, le loro espressioni serene. Sulla sua testa volò una splendida creatura alata, che svanì all’orizzonte infinito. Pian piano, ognuna di quelle presenze se ne andò, in viaggio forse. Tra le ultime che rimasero, riconobbe Miralda, Rue, Wren, l’Accolito, Freke, Sant’Urbain, Astraea, Ariona, ed il Re. Tutti le diedero sorrisi eloquenti, prima di unirsi al chiarore di quel luogo. Due ultime figure l’attendevano a poca distanza: una era di spalle, l’altra si rivelò essere Serah. La sorella venne verso di lei con passi spensierati, annuì consapevole, e poi scomparve alle sue spalle. Claire rimase sola con l’ultima anima: benché fosse di spalle, lo riconobbe subito.
Firion si voltò e la salutò con il suo caldo sorriso. Era come quando lo incontrò la prima volta, l’uomo di cui s’innamorò. Le venne incontro, e prima che si potessero toccare, lui si unì al vento amorevole, abbracciandola ed alzandosi verso il cielo.
“Insieme…per sempre…”
Claire alzò il capo e chiuse gli occhi, lasciandosi accarezzare dalla brezza.
 
Diversi anni dopo
 
Su una bassa collinetta in vista delle lontane rovine della capitale, la vecchia Boletaria, il villaggio nato dallo sforzo congiunto dei sopravvissuti alla Piaga si espandeva sempre più. Furono cinque cittadini del regno caduto a dare vita all’insediamento: all’inizio consisteva in un paio di abitazioni e qualche recinto di bestiame, ma col passare del tempo e con l’arrivo di nuovi sopravvissuti pronti ad aiutare, presto si formò una comunità, basata su supporto reciproco e collaborazione. I capi del villaggio, nonostante la loro nomea, data dagli individui a cui diedero una nuova casa, non pretesero mai privilegi particolari, e s’impegarono al fianco dei loro nuovi compagni. Erano Thomas, che gestiva i magazzini di oggettistica e provviste; Boldwin il fabbro, che mise parzialmente da parte la forgiatura di armi per concedersi ad un artigianato più utile alla comunità; Yuria, in possesso di un talento quasi soprannaturale per la medicina; Sofia, impegnata con l’educazione dei più piccoli; ed infine Claire, capo organizzativo di agricoltura ed allevamento. I cinque portarono nuova speranza a chi credeva che non potesse essercene ancora, offrendo qualcosa di più della semplice sopreavvivenza.
Tra le larghe vie del villaggio che cresceva costantemente, il capo Claire, in abiti semplici, camminava rilassata verso la bottega del vecchio Boldwin, ingrigito dagli anni ma eterno come la pietra. Alle sue spalle comparvero due bambini, un maschio e una femmina, che correvano e giocavano senza badare all’occhio attento della donna. Entrambi sfoggiavano chiome argentee come l’aurora, tanto diverse da quella rosea della madre che molti avevano difficoltà nel trovare una parentela.
I due piccoli corsero spediti verso l’anziano occhialuto seduto all’icundine della sua bottega, intento a modellarre diversi pezzi metallici. Boldwin abbandonò immediatamente il suo lavoro non appena vide i due ragazzini saltragli al collo, facendolo quasi cadere dallo sgabello.
“Ciao, nonno Boldwin!” dissero in coro. Lui li abbracciò entrambi, ridendo felicemente.
“Buongiorno, Boldwin” lo salutò Claire. “Instancabile come sempre, vedo.”
“Ehi, io sarò vecchio…” cominciò il fabbro rivolgendo uno sguardo determinato ai due bambini.
“…ma non c’è nessuno più forte di me!”
Tornò a ridere e passò le mani tra i capelli dei due nipoti, che risero insieme a lui.
“Allora? Dove porti questi due discoletti, eh?” chiese l’artigiano a Claire.
“Al confine settentrionale. Oggi è il compleanno di Maria: volevo farle vedere qualcosa di speciale.”
Boldwin annuì, capendo perfettamente a cosa si riferiva.
“Non tardate oltre, allora. Ti coprirò se qualcuno chiederà di te. Ora lasciatemi lavorare, pulci ingrate!”
Boldwin si sporse avanti scherzosamente, ma bastò a far volare via i bambini divertiti e spaventati. I due capi si salutarono, ed il fabbro tornò a lavoro con un sorriso impresso sulle labbra.
Lungo il cammino per il confine a nord, Claire ed i suoi figli incontrarono e salutarono molti degli abitanti, tra chi era affeccendato e chi si godeva un po’ di meritato riposo. Prima di attraversare il confine, sul punto più alto del villaggio, trovarono Thomas, con in mano voluminosi registri legati insieme.
“Salute Claire! E ciao ai piccoli Frioniel e Maria!”
“Salve, Thomas.”
“E’ sempre un piacere vedervi. Forse è anche complice la vista di ciò che abbiamo costruito insieme in questi ultimi anni…”
Thomas sviò lo sguardo perdendosi tra le strade e le case della sua nuova terra illuminate dal sole. Claire lo seguì. Si vedeva tutto: i campi pronti alla raccolta, la scuola di Sofia, i magazzini, la bottega medica di Yuria, la forgia di Boldwin, e tutte le persone che avevano conosciuto in quegli anni.
“Più guardo e più mi convinco che sia tutto merito suo…”
“Lo è…”
Thomas indugiò pochi altri momenti. Poi si sistemò i tanti fogli tra le braccia e prese ad allontanarsi.
“Andate da lui, immagino. Beh, vi lascio proseguire, allora. Ho tanto da fare. A più tardi!”
“Ciao, Thomas!” dissero i bambini agitando le mani. Claire si limitò a guardarlo scendere al centro del villaggio. Poi prese per mano i due e li portò oltre il confine. Raggiunsero la cima della collina, lontani dalla vivacità che li aspettava di sotto. Davanti a loro stava una grande statua, di un uomo fiero che brandiva un’arma incredibile, lo sguardo fermo e pronto alla battaglia. Fu Boldwin a costruirla: gli ci volle molto tempo, ma il risultato fu ineguagliabile. Sia Frioniel che Maria rimasero affascinati dalla scultura, e subito si avvicinarono per ammirarla meglio. Sul pedistallo lessero un’incisione: “Il protettore del nostro futuro, il cui passato non dimenticheremo mai”.
“Mamma, è lui l’eroe di cui ci hai sempre parlato? Quello che ha salvato il mondo dai mostri malvagi?” chiese Maria.
“E’ lui nostro padre?” chiese Frioniel.
“Sì, è lui.”
Claire si sedette davanti la statua, invitando i suoi figli a fare lo stesso. Tutti e tre contemplarono il monumento, tentando di carpire la forza che quel potente Cacciatore una volta effondeva.
“Non ti manca? Perché se n’è andato senza che lo conoscessimo?”
Claire sogghignò a quelle parole.
“Vostro padre è più vicino di quanto pensiate. Veglierà sempre sul nostro futuro, come quando ha dato sé stesso perché noi vivessimo…Non è così, Firion?”
Tornarono assorti ad ammirare il monumento splendido, perdendosi tra le nuvole dell’azzurro cielo terso oltre esso.
...Per sempre…
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Dark Souls / Vai alla pagina dell'autore: Arbiter Ex