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Autore: Horror_Vacui    01/06/2016    4 recensioni
A seguito della morte di sua madre, Malia lascia Beacon Hills portando con sé un terribile segreto.
Dopo due mesi passati senza avere sue notizie Stiles ha ormai perso le speranze di rivederla, qualcosa però farà incrociare di nuovo le loro strade.
Dal testo:
"Ovunque era sempre stata la sua risposta.
Gli fu inevitabile ripensare alle calde serate estive passate sdraiati sul cofano della Jeep a guardare le stelle e pianificare il futuro. Stiles aveva la sua grandiosa "visione", mentre lei era semplicemente felice di farne parte.
Ovunque, purché insieme."
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Malia Hale, Stiles Stilinski
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fragments [Stalia]'
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hidden truth 1
HIDDEN TRUTH
By Horror_Vacui




Lord, this bitter Earth
Yes, can be so cold
Today you are young
Too soon you're old
But while a voice
Within me cries
I'm sure someone
may answer my call
And this bitter earth
May not, be so bitter after all

(Dinah Washington, Max Richter - This Bitter Earth)

«Melissa! Melissa, ti prego, promettimi che lo salverai»
«Malia, io...»

«Salvalo, ti prego!»
«Va bene... ci proverò»


Si svegliò con l'eco di quelle parole a risuonarle nelle orecchie.
Il sole entrò dalla finestra, le illuminò il viso, ma lei non riuscì a sentirne davvero il calore.
Era fredda, dentro e fuori, una vuota bambola di porcellana dai gelidi occhi di vetro.
Aveva sofferto, amato, lottato e infine perso la guerra con il mondo, ma era troppo stanca per chiedere la rivincita. Non c'era più nulla da conquistare, nulla per cui valesse la pena combattere, aveva deciso di averne abbastanza, si era chiamata fuori dai giochi e tanti saluti.
Sospirò rigirandosi nel letto e con un occhio ancora chiuso gettò un'occhiata al comodino: farmaci, un bicchiere d'acqua vecchia, fazzolettini usati e il cellulare.
Quell'aggeggio infernale non la voleva smettere di vibrare e squillare come una tromba, ma era inutile, non aveva voglia di rispondere.
Non sentiva nulla, immersa in un nebuloso torpore dei sensi.
Sollevò le braccia in alto e vide che le bende avevano già iniziato a colorarsi di rosso, di nuovo. Il gesto le causò una fitta di dolore alle spalle, dove altri cerotti e altre bende nascondevano tagli meno profondi ma più propensi a riaprirsi. Si lasciò sfuggire il sospiro, in fondo non le importava davvero.
Un'auto aveva appena parcheggiato nel vialetto, sentì le ruote raschiare contro la ghiaia, il colpo secco di uno sportello sbattuto e dei passi decisi e pesanti: Braeden non sembrava contenta.
«Ehi, buongiorno» le disse entrando nella sua stanza, come ogni mattina negli ultimi due mesi.
Braeden Reed, la sanguinaria mercenaria dei licantropi, ridotta a semplice infermiera. In altre circostanze forse avrebbe sorriso pensandola in uniforme blu e sabot bianchi.
«Ho trovato questo docciaschiuma, dovrebbe essere meno aggressivo di quello che abbiamo usato l'ultima volta, contenta?» disse mostrandole la confezione con entusiasmo.
Contenta? No, non riusciva a esserlo, ma accennò un mezzo sorriso per non deluderla e la seguì in bagno.
Le prime volte era stato strano, spiacevole, ma ormai avevano entrambe fatto l'abitudine e la doccia mattutina era una routine meccanica simile a tante altre. Lei si toglieva i vestiti, Braeden le toglieva le bende, puliva con pazienza ogni ferita, lavava i capelli e poi la riavvolgeva nelle garze come una mummia in vacanza alle Hawaii.
«Sai, stavo pensando che potremmo andare nel bosco oggi» disse, finendo di fasciarle la gamba sinistra.
«A far cosa?»
«Una passeggiata. Ti farà bene respirare un po' d'aria pulita, questa casa ormai puzza di ospedale»
«Non mi va» disse secca.
«Malia, ascolta...»
«Ti ho detto che non mi va, non insistere, ti prego» la voce le tremò come la corda di un violino pizzicata da mani inesperte.
Ufficialmente si trovava in Arizona, ospite di Marion Tate, sorella di suo padre e, se avesse incontrato qualcuno, non era nelle condizioni di spiegare perché fosse ancora a Beacon Hills, fasciata dalle spalle alle ginocchia, con tanto di badante al seguito.
Braeden si alzò in piedi e la guardò per pochi attimi, negli occhi un pensiero che non riuscì a decifrare.
«Hai fame?» disse tranquilla, come se quello scambio di battute non fosse mai avvenuto.
Malia passò in rassegna tutti i cibi che le venivano in mente, ma il suo stomaco non ne voleva sapere di collaborare e per ogni pietanza le restituiva un vago senso di nausea.
«Sì, certo» rispose però svelta e si alzò precedendo l'amica in cucina.
«Cosa vuoi mangiare?» le chiese Braeden mentre lei si sedeva al tavolo con movimenti lenti e controllati.
Saltare i pasti era fuori discussione, doveva fare la brava per non perdere gli attimi di solitudine che si era conquistata a fatica. Era in stato di semi-libertà per "buona condotta", ma sapeva che agli occhi di suo padre e dell'amica mercenaria era ancora il coyote mannaro fuori controllo. Un passo falso e le sarebbero stati di nuovo addosso come guardie carcerarie.
«Latte e cereali, vanno bene quelli con le scagliette che hai comprato ieri»
Braeden prese una ciotola, la riempì per metà di cereali, vi versò una generosa quantità di latte freddo - come piaceva a Malia – e poi gliela piazzò sotto il naso.
«Mi aspetto di trovarla vuota al mio ritorno» disse minacciosa, un sopracciglio così alzato da perdersi quasi nell'attaccatura dei capelli.

«Dove vai?» chiese più per educazione che per reale interesse, troppo concentrata a mandare giù la colazione senza sputarla.
«Ho un appuntamento con un cliente, a quanto pare un lavoretto facile» rispose l'altra stringendo la cinghia del fodero della pistola sotto il giubotto di pelle.
«Sarò nelle vicinanze, quindi chiamami se ti dovesse servire qualcosa, okay?»
Nelle vicinanze. Malia sollevò la testa e la guardò dritta in faccia.
«Tranquilla, non mi vedrà nessuno, a quest'ora saranno tutti a scuola»
«Va bene» disse dopo un attimo di esitazione: non aveva voglia di discutere.
Quando l'amica chiuse la porta, Malia lasciò il cucchiaio. In fondo Braeden le aveva detto di mangiare tutto, ma non aveva specificato in quanto tempo.


You are a memory
i was calling
for the last time
we'd been here before
they found pictures in the snow
i could tell your eyes
looked beneath the blue
i woke underneath the trees
for the first time

(Message To Bears - You Are a Memory)


Non c'erano clienti da incontrare, nè lavoretti da sbrigare, doveva parlare con Deaton e doveva farlo subito, prima che Scott iniziasse il suo turno.
Parcheggiò l'auto in una stradina secondaria e si diresse a piedi alla clinica veterinaria, guardandosi intorno di tanto in tanto per essere sicura che nessuno la stesse seguendo.
La porta cigolò sui cardini e il campanello trillò stridulo annunciando la sua presenza. La sala d'aspetto era vuota e non c'era nessuno dietro il bancone.
«Arrivo» disse Deaton dall'altra stanza.
Fu sorpreso di vederla e allo stesso tempo preoccupato.
Perché?
«Ehi, tutto bene? È successo qualcosa?» le chiese sottovoce.
«Si tratta di Malia, non sta migliorando, anzi peggiora ogni giorno di più e...»
L'uomo tossicchiò e sgranò gli occhi facendo cenno di no con la testa.
«Non è il momento di fare il druido enigmatico, ci serve una soluzione e anche in fretta. Sta dimagrendo a vista d'occhio. Alan, mi ascolti?»
Il trambusto proveniente dall'altra stanza le fece intendere che non erano soli, mentre la faccia sconsolata e il sospiro di Deaton le urlarono "allarme rosso".
«Di cosa state parlando?» disse Stiles spalancando la porta della saletta operatoria.
La raggiunse in poche falcate, seguito a ruota da Scott e Lydia.
Fantastico. Le uniche tre persone che non avrebbe voluto incontrare erano tutte lì, proprio alla clinica, proprio nel momento in cui anche lei aveva deciso di far visita a Deaton.
Doveva aver fatto qualcosa di dannatamente ingiusto perché il karma le si rivoltasse contro in quel modo...
«Niente che ti, anzi, che
vi riguardi quindi restatene fuori» si giocò la carta dell'aggressività.
«E perché mai dovrebbe riguardare te o lui?» disse Stiles facendo un cenno verso il druido.
«Dimmi dov'è Malia, subito» il tono e lo sguardo volevano essere minacciosi, ma lei era abituata a trattare con criminali, licantropi e famiglie di cacciatori, quindi...
«Sembri un chihuahua con la rabbia» disse con tono di sufficienza.
«Vaffanculo!»
«Stiles, basta!» intervenne Scott, trattenendolo per una spalla prima che le si avvicinasse troppo.
Scott McCall, il pacifico alfa adolescente di un branco di ragazzini. A volte provava pena per lui, costretto a tenere a bada i suoi amici e le loro pessime decisioni. A quel pensiero, lo sguardo cadde subito sull'unica persona che non aveva ancora aperto bocca; era in piedi dietro Scott e la fissava con i suoi grandi occhi lacrimosi, la faccia sconvolta e impaurita di chi ha appena visto un fantasma. Tanto per cambiare. Non ricordava di averle mai visto fare un'espressione diversa, ma forse era perché si erano incontrate solo in momenti di pericolo.
Braeden ci mise poco a fare due più due.
«E tu che ci fai qui?» chiese a bruciapelo. Gli occhi dei presenti balzarono tutti su Lydia, che si passò una mano tra i capelli a disagio. Bingo.
«Io... io sto avendo delle visioni.»
«Che tipo di visioni?»
Lydia tentennò, guardò Scott e dopo aver ricevuto il suo silenzioso assenso si decise a parlare.
«All'inizio erano confuse, c'era del sangue e odore di disinfettante, ma erano flash che avevo all'improvviso, di giorno. Stanotte però ho fatto un sogno, o meglio, un incubo. Aprivo la porta del bagno e c'era una persona immersa nella vasca piena di acqua e... sangue» la voce le tremò sull'ultima parola e di nuovo gli occhi le si riempirono di lacrime.
Deaton scoccò a Braeden un'occhiata carica di sottintesi, su tutti una richiesta che lei non poteva soddisfare. Malia si sarebbe svegliata dal suo sonno e le avrebbe tranciato le gambe di netto.
Stiles sbuffò impaziente e provò a divincolarsi senza successo dalla stretta dell'amico.
«Quella persona era Malia. Malia, immersa nel suo sangue, capisci? Dimmi dov'è e cosa le è successo, dannazione!»
«Braeden, ti prego, siamo preoccupati per lei. Abbiamo incontrato suo padre stamattina, ha detto che Malia sta bene» disse Scott.
«Perfetto, la fonte mi sembra attendibile» a quelle parole, Stiles diede altri strattoni per liberarsi.
«Non prenderci per il culo, stronza!»
«Ehi, peluche, modera i toni»
«Ha mentito, il battito del suo cuore era troppo veloce. E ora tu dici che sta peggiorando, quindi per favore, dimmi cosa è successo» continuò Scott ignorando l'amico.
E Deaton rincarò la dose «Ha ragione lui, ormai il danno è fatto, è giusto che sappiano la verità»
«Cazzo, Alan! Lei si fida di te, come puoi tradirla così? E tu sta' zitto!» disse rivolta a Stiles, prima che la aggredisse di nuovo a parole.
«Non la sto tradendo, la sto aiutando. Deve risolvere questa situazione, non può più rimandare»
Guardò Deaton come se fosse un alieno verde appena atterrato sul pianeta.
«Stai dicendo sul serio?»
«Sì» rispose, la mascella rigida e le narici dilatate.
«Sì?! E cosa avresti fatto se non fossi arrivata io? Avresti raccontato ogni cosa, ogni dettaglio?»
«No, non ogni cosa, ma avrei iniziato a spiegare loro cosa è accaduto!»
«Spiegare cosa?! Forse tu non ti rendi conto...»
«Morirà!» il mite druido di Beacon Hills urlò così forte da far tremare le pareti della stanza, o forse fu il messaggio a travolgerli tutti con la sua potenza.
«Morirà,» ripetè «se le ferite non guariranno entro qualche giorno, inizieranno ad infettarsi e allora non ci sarà niente che possiamo fare per lei. Il suo sistema immunitario si sta normalizzando, è sempre più vicino a quello di un semplice essere umano e sono certo che è destinato a scendere ancora. Ho dalla mia parte i risultati delle sue analisi del sangue e la statistica» prese una piccola cartella gialla dalla scrivania e gliela porse «Ecco, controlla tu stessa».
Braeden allungò la mano, ma Stiles fu più veloce, strappò i fogli dalle mani di Deaton e li lesse avidamente, come se quel gesto potesse avvicinarlo in qualche modo a Malia.
Nel frattempo gli altri due ragazzi la imploravano con lo sguardo.
«Non ti sto chiedendo il permesso. Se non glielo dirai tu, lo farò io».
Cara Braden, ti devi arrendere...
Chissà, forse un giorno Malia l'avrebbe perdonata.
«E va bene!» sbuffò, odiava perdere. «A casa sua. È rimasta a casa tutto il tempo».
Stiles abbandonò le analisi sul bancone e corse fuori dicendo «Lo sapevo, dannazione!»
«Aveva un piano per intrufolarsi di nascosto a casa di Malia, sai per cercare indizi» spiegò Scott.
«Già, lui ha sempre un piano» aggiunse Lydia, proprio mentre la Jeep accelerava sgommando davanti alla clinica.


Tell me this
Does any of this love exist
Or is it just a fire
Keeping out the cold
Fear of the unknown
Turning us to coal

Oh those lips
The heavy way we used to kiss
We'd set the world alight
Live years within a night
And memories never lie
Tell me that I'm right, tell me that I'm right

(Whitaker - My own)


La storia della zia in Arizona non l'aveva convinto fin dall'inizio.
Malia non aveva mai neanche accennato all'esistenza di parenti lontani, eppure molte volte aveva parlato di voler lasciare Beacon Hills, soprattutto quando una nuova minaccia si profilava all'orizzonte. "Dovremmo andarcene da qui, tutti quanti", "Va bene, ma dove?", "Ovunque!".
Ovunque era sempre stata la sua risposta.
Gli fu inevitabile ripensare alle calde serate estive passate sdraiati sul cofano della Jeep a guardare le stelle e pianificare il futuro. Stiles aveva la sua grandiosa "visione", mentre lei era semplicemente felice di farne parte.
Ovunque, purché insieme.
Malia era un'anima spezzata e Stiles aveva percepito la fragilità nascosta dietro la brutale aggressività del coyote. Ripensò ai suoi occhi, al mezzo sorriso che dedicava solo a lui e per poco non bruciò la frizione cambiando marcia. Avrebbe riso vedendolo, lo avrebbe preso in giro ma senza schernirlo davvero. Era sempre stata fiera di lui, anche del suo lato peggiore.
Sbuffò e sbattè le palpebre un paio di volte.
Calma, Stiles.
Non aveva bisogno di restare concentrato sulla strada, conosceva il percorso a memoria, ma quando giunse davanti alla piccola svolta che portava sul vialetto di casa Tate, il cuore gli schizzò in gola e fu costretto a inchiodare. I battiti impazziti gli tolsero il respiro e rimbombarono nelle orecchie, le mani divennero gelide e sudate e sentì una scossa all'altezza dello stomaco.
Era in ansia. Qualunque cosa le fosse successa non poteva che essere colpa sua, ne era certo.
I pochi momenti di pace vissuti da Malia iniziavano e finivano con lui, lo sapeva perché era stata lei a rivelarglielo una notte, poco prima di addormentarsi fra le sue braccia.
D'istinto tirò un pugno al volante e il dolore alla mano gli fece riprendere il controllo.
Calma, Stiles.
Abbassò il finestrino e prese una lunga boccata d'aria: era ora di andare.
Tra la strada principale e la casa di Malia c'era una stradina sterrata e in salita, il tratto era breve ma a lui sembrò lungo come la via verso il patibolo.
Parcheggiò vicino all veranda, forse un po' troppo, scese dall'auto e si diresse alla porta. Mandò giù il fiotto di veleno che gli si era riversato in bocca e alzò l'indice per suonare il campanello, poi però si bloccò in quella posizione.
Aveva agito senza riflettere e l'intuizione geniale era arrivata proprio lì, nel momento in cui le sue dita stavano per incontrare la plastica ingiallita.
Malia non voleva vederlo, aveva fatto di tutto per tenerlo a distanza e il signor Tate lo aveva anche avvisato quella sera in ospedale, che stupido!
Si passò una mano tra i capelli, in disordine come le sue idee.
Il presagio di Lydia, le parole di Braeden, quelle di Deaton, tutto si confuse in una gigantesca esplosione e l'onda d'urto generata spinse in avanti la sua mano indecisa.
Driiiin!
Era fatta, aveva suonato il dannato campanello.
Deglutì, mentre le gambe iniziavano a cedere sotto una potente scarica di adrenalina. Era pronto a veder comparire un coyote mannaro infuriato e deciso a sgozzarlo, ma non ricevette risposta.
Riprovò un'altra volta e poi un'altra ancora. Che fosse già successo l'irreparabile di cui parlava Deaton?
Mandò al diavolo l'ansia, afferrò la maniglia e aprì la porta fiondandosi letteralmente dentro.
La prima cosa che lo investì fu l'odore pungente di disinfettante. Gettò un'occhiata al salotto vuoto e poi alla cucina e la vide... ma non era lei.
Seduta a tavola, teneva in mano un cucchiaio con cui rimestava, indolente, la strana poltiglia dentro la ciotola che aveva davanti. Era magra, riuscì a notarlo nonostante i vestiti larghi e informi, il volto sciupato era incorniciato dai capelli scuri, lunghi quasi come quando si erano conosciuti.
Sembrava impossibile, ma non lo aveva visto o forse non le interessava.
Si mosse nella sua direzione con estrema lentezza, come se fosse di nuovo il coyote da non lasciarsi scappare.
«Hai fatto in fretta» disse Malia con voce roca quando fu a pochi passi da lei.
Stiles non sapeva cosa dire, nè cosa fare, sentiva solo gli occhi bruciare.
«Brae, non essere arrabbiata. Ho quasi finito i cereali, ma non...» le parole le morirono in gola quando alzò gli occhi su di lui.

- - - - -

Dedico questa storia a Giulia (Doomsday_) e a tutte le fan della Stalia Italian Fanpage :)

La storia è divisa in due parti, la seconda parte sarà pubblicata domani.
Grazie per essere arrivati fin qui, se vi va lasciate una recensione per farmi sapere cosa ne pensate ^^  
   
 
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