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Autore: neverenough    03/07/2016    2 recensioni
A sconvolgere un’intera esistenza basta poco. Almeno quanto poco basta per stravolgere ogni credenza e ogni percezione della normalità.
Shizuo lo scopre a proprie spese, mentre l’odore della decadenza sembra perseguitarlo, in una lenta e agonizzante litania che ha il solo scopo di portarlo alla follia. Niente sarà più come prima.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Izaya Orihara, Nuovo personaggio, Shizuo Heiwajima, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Note pre-capitolo

Salve!
Ecco a voi il quindicesimo capitolo, probabilmente un capitolo di passaggio più che altro, ma spero vi piaccia!
Non voglio farvi spoiler, ma ho la netta impressione che i prossimi capitoli saranno veramente pesanti e... sto in silenzio c:
Non mi trattengo molto. Penso che il prossimo capitolo lo pubblicherò tra dieci giorni ma se riesco a iniziare e arrivare almeno a metà del diciottesimo capitolo, lo posto anche prima. Se ve lo state chiedendo sì, ho ritrovato parte dell’ispirazione e tempo per scrivere (no, non ho terminato gli esami ma quelli che mi mancano li darò a settembre, anche se mi comporterà un’intera estate passata a studiare çç).
Grazie per chi segue la mia storia e chi recensisce. Apprezzo davvero tanto il vostro supporto, e non potrei mai ringraziarvi abbastanza, davvero.
Ah! Mi scuso anche per eventuali errori. Ho la netta impressione che avrei dovuto leggere e correggere il tutto almeno un’altra volta ^^”
Buona lettura!

Yogurt




Capitolo 15


– Perdona il disturbo – dice Shizuo, avanzando nell’appartamento di Vorona con un borsone sotto braccio.
– No problem – risponde lei, sorridendogli timidamente. – Sono felice.
Shizuo ricambia il sorriso mentre è guidato dentro l’appartamento per vedere le stanze. È senz’altro un appartamento più spazioso di quello del biondo, ed è per questo che hanno optato l’appartamento di lei. È stata una richiesta che Shinra ha inoltrato poco dopo l’attacco di quella notte, e Vorona si è resa immediatamente disponibile. Dopotutto... è dal festival che escono insieme. Sono una coppia per meglio dire e, sebbene sia una cosa prematura (anche troppo), Shinra ha pensato che per l’amico non ci fosse cosa migliore dell’essere sorvegliati dalla propria amata. Shizuo non si è soffermato molto sulle parole del Dottore, evitando così le fantasie perverse che quell’uomo non ha mai tenuto nascoste.
Anche secondo Celty andare da Vorona è una buona idea. A suo dire, entrambi ormai hanno una buona età per mettersi apposto e creare famiglia. Shizuo l’ha bloccata, in totale imbarazzo. – Non abbiamo ancora pensato a quello! Non correre! – le ha detto. Anche se in verità... l’idea di metter su famiglia lo alletta molto. Ma è ancora troppo presto.
Dopo cena e un film alla televisione, i due si apprestano ad andare a dormire. Sebbene Shizuo sia a un livello d’imbarazzo altissimo, non riesce a dire di no quando Vorona gli chiede di dormire insieme, nello stesso letto matrimoniale. Tuttavia mette in chiaro che non ha intenzioni diverse da quelle di dormire, e Vorona accoglie la cosa con una risata lieve e di cuore. – Shizuo-senpai, anche se vorrei fare di nuovo l’amore con te, so che non è il momento adatto.
Shizuo abbassa la testa, completamente rosso in viso. Si sente di nuovo come un adolescente delle superiori che, sebbene conosca il proprio corpo, scopre sempre cose nuove e non sa se esserne lusingato. Comunque, ormai è un uomo e deve comportarsi da tale: ricaccia indietro tutto l’imbarazzo e cerca di tirar fuori una qualche dote di seduttore (non è sicuro di avere una dote simile). Punta i propri occhi in quelli di lei e, seriamente, dice: – Non sono più un tuo senpai, non chiamarmi così. – Si guardano l’uno negli occhi dell’altra, poi iniziano a ridere di gusto.
Shizuo si sente improvvisamente alleggerito, e anche il dolore al fianco sembra scemare per un po’. La ferita si sta rigenerando grazie alle capacità sconosciute del corpo di Shizuo, ma brucia senza sosta, quasi a ricordare al proprietario che è ancora lì e che non sono passate nemmeno ventiquattro ore da quando ha sognato a occhi aperti.
Le risate iniziano a scemare ed eccolo di nuovo, un peso sul petto che annuncia dolore e disperazione: il fetore è lì, sta arrivando. Lo sa bene, ormai lo intuisce facilmente.
Il tempo sembra quasi fermarsi e un brivido freddo gli attraversa la schiena quando si sfiora la ferita bendata. Questo dolore, quel dolore che ha provato quando si è colpito da solo o il bruciore insistente che lo sta accompagnato per tutta la giornata... Izaya era autolesionista. Quando si feriva, provava le stesse emozioni? Perché andava cercando una cosa tanto fastidiosa?
Il peso sul petto aumenta e Shizuo si sente soppresso e portato a fondo. Perché si sta sentendo così se nemmeno un minuto prima era sereno e stava ridendo?
Due mani piccole e calde si poggiano sulle sue guancie, e il biondo sembra tornare alla realtà. Alza lo sguardo sulle mani che gli circondano il volto, credendo di trovarvi il volto dai lineamenti affilati ma delicati di Vorona. Tuttavia, davanti a sé si presentano degli occhi celesti privi di qualsiasi vitalità e un viso maschile riconoscibile tra mille. Izaya è fermo e lo guarda senza vederlo. Non vi è alcuna espressione su quel viso pallido, e l’immagine che da’ sembra potersi sgretolare da un momento all’altro.
Shizuo è paralizzato, mentre una paura viscerale lo percuote da dentro, dando come risultato una rigidezza peggiore di quella di un blocco di marmo. Perché Izaya è lì, davanti ai suoi occhi? Perché lo sta toccando in una maniera tanto indecente? Tra loro non vi è mai stato rapporto diverso da quello d’inimicizia e quindi non si sono mai toccati. Appena sfiorati, nei casi più disperati durante le loro lotte. E questo tocco... non lo vuole. È freddo, privo di calore e qualsiasi altra qualità che un tocco del genere dovrebbe avere.
Il terrore si fa’ sempre più opprimente in Shizuo mentre vede il volto di Izaya avvicinarsi al proprio lentamente eppure troppo velocemente. Che sta facendo!? Perché si sta comportando così? Come dovrebbe reagire? Mentre il biondo sente il panico fluirgli in tutto il corpo e la distanza tra i visi diminuisce, sa che potrebbe crollare facilmente da un momento all’altro. Perché la situazione è letteralmente fuori controllo e anche il suo livello di sopportazione è al limite. Se Izaya si sta avvicinando tanto, può voler dire solo una cosa. Ha intenzione di baciarlo!?
La realizzazione lo terrorizza ancora di più, tanto che il petto inizia a fargli male e lo stomaco gli si stringe in un'altra stretta dolorosa. Non vuole. Un contatto del genere è inammissibile, tuttavia non riesce a muoversi e più cerca di sforzarsi, più sembra che il suo corpo sia inchiodato al pavimento e immobilizzato da una forza inumana che supera quella dell’uomo più forzuto di Ikebukuro. Come? Non c’è risposta e, anche se ci fosse, al momento è l’ultimo pensiero di Shizuo.
Ed eccolo, quel un soffio in cui le loro labbra si potrebbero sfiorare. Ma Shizuo non vuole avvertirlo. Perché se quello è l’addio che Izaya gli sta dando, allora è meglio che si fermi prima di farlo. Il biondo avverte il suo respiro entrare nelle proprie narici e, alla constatazione che è gelato e sa di morte, vorrebbe poter scappare a gambe levate il più lontano possibile. Spera di poterci riuscire per davvero ma al momento solo una delle sue speranze è esaudita: non vi è altro tocco oltre a quello delle mani sul viso di Shizuo e del respiro del comatoso nelle narici del mostro.
Shizuo non è in grado di spiegare cosa sta succedendo. Izaya per un qualche motivo si è fermato a un millesimo di centimetro dalle sue labbra e, sebbene sappia che è troppo presto, è felice che si sia fermato. Ed è in questo istante che capisce che no, non c’è nulla di cui essere felici o sollevati, poiché il fetore che si fa’ largo nelle sue narici non è nient’altro che il respiro di Izaya: anche se non sa bene per quale motivo lo intuisce, è sicuro che quello sia il fetore della morte. Sembra quasi che il suo arcinemico voglia fargli assaggiare parte della zuppa che lui sta mangiando ormai da mesi. Sembra portare racchiusa in sé una tacita promessa di degrado: Shizuo non potrà mai salvarsi da questo girone infernale in cui è caduto e Izaya lo porterà sempre più in basso, nei meandri di quegli abissi che sembrano odorare solo di morte e putrefazione...

Si sveglia urlando, in una stanza poco familiare e in un letto che non è il proprio. Si sente intrappolato, il respiro affannato e il corpo sudato. Gli occhi bruciano e quel tanfo persiste ancora. Non si rende conto di tremare, ma avverte il proprio cuore impazzito pompare furioso nel petto, tanto da far male. Annaspa, si agita nel letto e più si muove, più si sente costretto e immobilizzato. Nel buio della stanza è convinto che Izaya sia ancora lì, a osservarlo con quegli occhi ormai ciechi e tentando di ammazzarlo di crepacuore.
Quando sente qualcosa afferrargli un braccio, poco sopra il gomito, urla di terrore, rivoltandosi sul letto e cadendo a terra di faccia. La ferita sul fianco inizia a pulsare dolorosamente mentre avverte la stoffa delle bende bagnarsi di un liquido. Tutte sensazioni fastidiose, pensa, mentre fatica a rimettersi dritto e ad aprire gli occhi.
La luce invade improvvisamente la stanza e dei passi frettolosi si avvicinano a Shizuo, ormai in ginocchio con il fiato corto e un ghigno di dolore dipinto sul viso. È confuso e il panico è ancora vivo. Prima di vedere Vorona entrare nel suo campo visivo e toccarlo, Shizuo capisce che in questo sogno c’è qualcosa di diverso dagli altri. Non sa dire cosa, ma ha una strana sensazione addosso e l’urgenza di correre. È costretto a tenere a freno i propri impulsi e a guardare la proprietaria di casa negli occhi. È visibilmente agitata nonostante cerchi di restare calma. Forse ha anche detto qualcosa, ma non l’ha sentita. – Scusami – dice infine il biondo, abbassando lo sguardo sulle mani tremanti. – Ho... avuto un altro incubo. – Non la guarda in volto, ancora troppo in panico per avere la certezza che quella sia Vorona e non Izaya. Il suo subconscio gli ha fatto confondere il passato con un sogno, andando a modificare le azioni che entrambi si sono trovati a compiere prima di andare a letto. Glieli ha fatti ripercorrere per trasformarli nel peggiore dei suoi incubi. Ma non si ferma lì: il fetore è ancora fermo sotto le sue narici ed è più forte che mai. Non sembra intenzionato a svanire come capita di solito, e quella sensazione che gli stringe alla bocca dello stomaco lo convince a pensare che no, non è ancora finita. – Devo vederlo... – sussurra infine, prendendo abbastanza forza e coraggio che alzare il volto e mettersi in piedi.
Sente lo sguardo dubbioso di Vorona indagare sul suo petto nudo e sudato. – Shizuo-se... – si blocca di colpo e, quando Shizuo alza lo sguardo su di lei, la vede ferma un momento, con una mano sulla bocca e il viso pallido che inizia a diventare rosso. – Uhm, Shizuo, – si corregge – è notte fonda e credo che a quest’ora il Dottor Kishitani stia dormendo.
– Nessun dubbio su questo – ribatte il biondo ritrovando la calma, avvicinandosi ai borsoni che ha portato ed estraendo una camicia bianca. Se la sta abbottonando quando avverte le braccia della ragazza circondargli la vita e la testa poggiarsi sulla sua schiena, poco sotto le scapole.
– Di cosa hai paura?
Shizuo ha un tremito che non riesce a controllare e s’irrigidisce, pensando alla domanda. Da dove è venuto quello strano desiderio di vedere la pulce nel cuore della notte? Ha avuto un incubo, esattamente come tanti altri. L’hanno terrorizzato, portandogli il fetore alle narici; gli hanno fatto crescere astio nei confronti di quel corpo immobile nel letto, spingendolo a limitare le visite a poche volte e a pochi minuti, senza però rinunciare a esse. Ma in questo momento... di cosa ha paura? – Non lo so – risponde, mentre il suo corpo inizia di nuovo a tremare. L’adrenalina e il terrore cieco scorrono ancora nelle sue vene, e fatica a restare fermo. – Io...
– Era un incubo come gli altri Shizuo. Calmati. Il tuo cuore sta battendo a mille – dice Vorona, cercando di tranquillizzarlo. Si è trovata solo due volte in questa situazione, e farlo ragionare si è rilevata sempre la scelta migliore per fargli prendere coscienza della realtà.
– No... – sussurra Shizuo, continuando a tremare. – Quest’incubo non era come tutti gli altri... – Vorona scioglie momentaneamente il suo abbraccio mentre lui si volta per guardarla dritto negli occhi. – Solitamente lui e... la morte sono...separati. La morte lo reclama e lui non lo impedisce. A-adesso invece – Shizuo trema ancora, mentre sente le gambe quasi cedere sotto il suo peso. – La morte veniva da Izaya... era già dentro di lui – realizza. Il fiato gli si mozza e la gola si secca mentre cade in ginocchio. – Non è possibile – sussurra portandosi la mano tra i capelli biondi. – Lui non può morire... lui è Izaya...
Lo squillare di un telefono interrompe le parole di Shizuo e il flusso dei pensieri di entrambi.

Shizuo era stanco morto. Difficile da credere, ma quel giorno non una singola cosa era andata per il verso giusto. A lavoro aveva dovuto inseguire troppo a lungo un tizio che doveva dei soldi, prima che questi finisse sotto un’auto. Allora è stato costretto a disperdersi prima di attirare troppi sguardi indagatori. Ma le cose non erano terminate lì e Shizuo non aveva davvero intenzione di ripercorrerle una per una. Aveva bisogno di rilassarsi e probabilmente, anche se si fosse ripresentata quella pulce pestifera davanti ai suoi occhi, non l’avrebbe rincorsa. Non quella sera dopo una giornata del genere.
Si era fermato sopra una panchina, nel parco principale di Ikebukuro. Stava tornando a casa, ma aveva bisogno di sedersi un po’ prima di continuare per la propria strada. Aveva voglia di una sigaretta e così, alla fioca luce bianca di un lampione, si sedette su di una panchina di ferro. Era un luogo isolato e nessuno sarebbe andato a disturbarlo lì. Difficilmente qualcuno lo avrebbe trovato e preferiva così.
Aveva appena sfilato una sigaretta dal pacchetto semi-vuoto quando un braccio si portò avanti e prese una sigaretta a propria volta. Shizuo fu preso alla sprovvista, ma l’odore familiare lo aveva congelato sul posto. – Izaya – ringhiò mentre il nominato scavalcava la panchina e si sedeva accanto al biondo.
– Break! – disse questi, ponendo le mani a formare una ‘T’ mentre guardava l’altro. – Non sono venuto qua per litigare Shizu-chan. Ma una sigaretta non sarebbe male in questo momento, e non mi va di spendere soldi per comprarne un pacchetto intero.
– Come se i soldi ti mancassero – ringhiò ancora Shizuo, afferrando l’accendino dalla tasca e accendendosi la sigaretta. Doveva calmarsi o non sarebbe riuscito ad arrivare a casa se non stremato. Non aveva voglia di rincorrerlo e ammazzarlo. Avrebbe rimandato quel momento.
– Infatti potrei comprarmi un intero distributore di sigarette se volessi – ribatté petulante Izaya, portandosi il bastoncino alle labbra e poi avvicinandosi alla sigaretta accesa di Shizuo, che pendeva dalle labbra di questi. Il moro accese la propria sigaretta con quella del biondo e questi lasciò correre, concedendoglielo nonostante tale vicinanza lo irritasse. Una volta che anche l’altra sigaretta fu accesa, Izaya ne assorbì un bel po’ prima di gettare fuori il fumo tossendo. – Wow, sono fortissime. Non ho più l’abitudine di fumare – disse, gli occhi lucidi mentre tentava di nasconderli da Shizuo.
– Principiante.
– Preferisco essere tale piuttosto che rovinare i miei polmoni.
– Smettila. Non sono in vena di sopportare la tua petulanza. Hai avuto la tua sigaretta. Adesso sparisci – ribatté senza alzare la voce, mantenendo un tono neutro e naturale.
– Non hai mai sopportato la mia petulanza.
Shizuo lo guardò storto, in una minaccia silenziosa. – Che cosa vuoi?
Izaya ricambiò lo sguardo per poco, prima di scrollare le spalle e prendere un’altra boccata dalla sigaretta. Il biondo lo imitò. – Ero venuto al parco per riflettere. Poi ho trovato te e ho pensato che eri la persona che cercavo per palare un po’ del più e del meno.
– Da quando sarei una persona con cui vuoi parlare?
Il moro sorrise, uno di quei sorrisini affilati e falsi. Shizuo sentì la vena della tempia iniziare a pulsare e represse qualsiasi istinto di prendere l’acerrimo nemico a calci. – Hai ragione. Non mi piace parlare con te – disse infine, riportando il biondo con i piedi per terra. Il sorriso non vi era più sulle sue labbra e, per una volta, Izaya sembrava aver abbassato momentaneamente la guardia riguardo ai propri sentimenti: qualcosa lo preoccupava e lo turbava, questo apparve chiaro anche a Shizuo che non si era mai fermato un secondo per provare a leggere le emozioni sul viso di quella pulce. Non che questi glielo avrebbe comunque concesso. – Tuttavia, stasera ero in vena, considerando che sono stato in giro a raccogliere informazioni su una tua vecchia conoscenza.
Shizuo lo fulminò ancora. – Chi ti ha chiesto di farlo?
– Un cliente, un tizio molto strano. Credo che anche lui sia una tua vecchia conoscenza, anche se dubito che ti circondi di quel genere di persone.
– Di cosa stai parlando?
Izaya scosse la mano libera in aria. – Devo rispettare la privacy dei miei clienti. Anche sotto tortura non potrei dirti nulla.
– Tch. Allora non dire niente dal principio. Idiota.
– Ma così non sarebbe divertente, non pensi Shizu-chan?
Il silenzio iniziò a regnare tra di loro e, per quanto strano, nessuno dei due attentava la vita dell’altro. Ovviamente momenti come questi vi erano stati anche in passato, tuttavia si trattava solo di momentanea tregua che poteva derivare dall’essere a scuola, dal trovarsi davanti un grosso Simon che li tratteneva e li costringeva a mangiare sushi (ai tempi delle superiori), o dalla stanchezza dopo aver raso al suolo metà segnaletica e distributori di Ikebukuro. Quelli erano i rari casi in cui si erano tollerati, ma le parole scambiate non erano mai piacevoli e consistevano principalmente in insulti. Le volte in cui Izaya abbassava le difese erano pochissime e solitamente era cosciente solo per metà. Shizuo si è sempre maledetto per la sua tendenza a non ferire persone che non potevano completamente difendersi, nonostante praticamente chiunque poteva sembrare un gattino indifeso di fronte alla potenza dell’uomo più forte di Ikebukuro. Ma almeno provavano a difendersi, e questo lo aiutava a sentirsi meno in colpa.
– Hai mai desiderato di voler proteggere qualcuno? – chiese a un certo punto Izaya, facendolo scendere dai propri pensieri. Aveva lo sguardo fisso davanti a sé, ma sembrava che non stesse guardando nulla in particolare. – Voler proteggere al punto di voler spezzare anche lei o te stesso?
– Smettila con questi tuoi giochetti, sai già che non ci casco – ribatté irritato, prendendo un altro lungo respiro dalla sigaretta, ridotta quasi al filtro.
Il moro lo guardò di traverso, in uno sguardo tra l’offeso e l’irritato. – Non sto giocando. Pensavo di essere stato chiaro: non ho intenzione di attaccar briga. Non stasera.
Shizuo rise tra sé e sé senza abbassare la guardia. – Chiunque tu abbia incontrato, deve averti turbato a tal punto da spingerti a non voler fare giochetti.
– Ma a quanto pare non sono sempre e solo io che ha intenzione di attaccare briga.
– Forse. – Shizuo spostò lo sguardo, sospirando alla sigaretta ormai finita. – Se volessi proteggere qualcuno, spezzerei anche me stesso. Ma perché dovrei spezzare quel qualcuno che voglio proteggere?
– I motivi sono tanti, Shizu-chan. Se ne potrebbero trovare a decine – ribatté Izaya, spostando lo sguardo sul biondo.
– Si tratta di una donna, vero?
– Non ho mai detto il sesso di quel qualcuno. La mia è solo una supposizione.
– Ogni supposizione ha qualcosa di vero al suo interno, o un’intenzione non ancora manifestata – disse Shizuo, piegandosi fino a poggiare i gomiti sulle proprie ginocchia mentre lascia cadere la sigaretta a terra. – Hai detto: ‘spezzare anche lei o te stesso’. – Vide con la coda dell’occhio Izaya spostare la testa di lato e mordersi le labbra. A quanto pare quello era un particolare che si era lasciato sfuggire involontariamente. – In ogni caso, per quanti motivi potrebbero esserci per spezzare quella persona, puoi sempre scegliere di non farlo. Se la scelta spetta a te che vuoi proteggerla, allora già sai cosa fare – spiegò tranquillamente e fu il primo (e sicuramente l’unico) a pensare che stava dimostrando la propria maturità di fronte una persona che, se le cose sarebbero potute andare diversamente, sarebbe stato un kohai di cui prendersi cura. – Se sai già cosa fare, non complicarti la vita da solo.
– Hai ragione, ma mi piace complicare la vita delle persone – ridacchiò Izaya, in una breve risata che a Shizuo parve reale, ma allo stesso tempo finta e troppo studiata per non sembrare tale.
– Purtroppo lo so a mie spese – ringhiò Shizuo, alzandosi dal proprio posto.
Izaya rise ancora brevemente, rilassato. – Se invece non toccasse a me proteggere quella persona?
– Che cosa stai insinuando? Se vuoi proteggere qualcuno lo fai e basta, a prescindere da chi debba o meno proteggerla. – Shizuo lo guardò di nuovo, cercando un qualsiasi indizio di un suo qualche giochetto di cui era maestro.
Tuttavia sul volto di Izaya sembrava esserci una nuova consapevolezza, e il suo sguardo sembrava quello di un bambino troppo cresciuto che ha appena scoperto un nuovo aspetto della vita. – Uhm, non avrei mai immaginato che una conversazione con te potesse essere istruttiva – disse infine alzando lo sguardo su di lui. Non ci volle molto prima che il muro di cui si era circondato si risollevasse e mostrasse di nuovo la sua strafottenza, con tanto di sguardo affilato di chi non promette nulla di buono. Un brivido passò lungo la spina dorsale di Shizuo. La pulce doveva essere bipolare: nessuno cambiava così velocemente il proprio atteggiamento di punto in bianco. Ma si stava parlando di quella pulce pestifera di Izaya, e con lui tutto era possibile. Non eri mai sicuro di cosa poterti aspettare.
Shizuo non volle rischiare: – Ti sei preso una sigaretta e ti ho dato un consiglio, adesso vedi di non far vedere la tua brutta faccia per Ikebukuro per almeno un anno! – sbottò.
Izaya lo guardò con un ghigno, piegando la testa da un lato con fare derisorio. – Shizu-chan, non sentirti importante. Ti stai sopravvalutando, sai? Un anno è troppo per una misera sigaretta e un consiglio – disse tranquillamente, poi si portò l’indice sul mento fingendo di starci pensando. – Facciamo che questa sera non ti procurerò alcuna ferita?
– Bastardo – ringhiò Shizuo. Doveva immaginarlo: non appena quella pulce aveva fatto la sua comparsa, i suoi piani di riposo e tranquillità erano sfumati nel nulla.

   
 
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