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Autore: Eilan21    08/08/2016    10 recensioni
Svezia, 443 dC. Con la morte del re, la successione al trono è incerta. La gloriosa Stirpe del Drago, che ha governato la Svezia per oltre trecento anni, rischia di estinguersi e precipitare il paese in un'era di guerre e anarchia. Tutte le speranze di un popolo sono riposte in Arianrhod, l'ultima erede della casata reale, una bambina di soli quattro anni.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Antichità, Medioevo
Capitoli:
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Dragons





Enid era visibilmente terrorizzata e istintivamente si teneva la pancia con le mani, nel tentativo proteggere quella creaturina non ancora nata. Ainslee era rimasta senza fiato, come se tutta l'aria che aveva nei polmoni le fosse stata strappata via. Fissava scioccata il corpo del fratello steso sul pavimento. Avrebbe voluto correre ad abbracciarlo, voltarlo a faccia in su e guardarlo negli occhi. Non riusciva a credere che fosse morto, non poteva essere vero. Il suo adorato fratello, che solo fino a pochi attimi prima era giovane e pieno di vita.

Avrebbe voluto fare tante cose, ma la paura la spinse a indietreggiare, spingendo Enid dietro di lei. Non era riuscita a proteggere Ciaran, e si sentiva stranamente in colpa, come se davvero avrebbe potuto fare qualcosa per impedire che accadesse. Nella sua mente confusa, e che ancora si rifiutava di accettare del tutto ciò che era appena accaduto, Ainslee sapeva solo una cosa: che se esisteva la minima possibilità di salvare Enid e suo figlio, lo avrebbe fatto, a costo di sacrificare la sua vita.

L'uomo che avevano di fronte – l'assassino – era alto e robusto, con i corti capelli biondi che non addolcivano di un'unghia il volto crudele e segnato da molte cicatrici. Alla cintura portava un nutrito numero di armi, ma evidentemente giudicò superfluo cambiare l'arma con cui aveva ucciso Ciaran per quelle due sciocche ragazzine. Si limitò a pulirla dal sangue passandola sui pantaloni, sottolineando il gesto con un ghigno orrendo.

Poi, quasi in maniera perversamente pietosa, voltò il corpo di Ciaran con il piede.

So cosa stai pensando... cosa gira in quella tua bella testolina. Non ci credi che il tuo fratellino sia morto vero? Mi dispiace, ma io non sbaglio mai un colpo. Se può consolarti non ha sofferto. È il mio lavoro uccidere in fretta.” Sembrava compiaciuto da quella sua abilità, e lei si chiese che razza di mostro si nascondesse dentro quell'uomo.

Ainslee deglutì visibilmente, e quando alla fine trovò il coraggio di spostare lo sguardo sul fratello, incontrò gli occhi azzurri di Ciaran che la fissavano spalancati e senza vita.

Tuttavia in quel momento la sua mente registrò a malapena l'informazione. L'adrenalina che la teneva tesa e vigile, percorrendole il corpo come una scarica continua, non dava spazio alle emozioni. Se avesse ceduto alle emozioni sarebbe morta.

Eppure sembrava che lei e Enid fossero già come morte, condannate inesorabilmente alla stessa fine che aveva colto il povero Ciaran. E tutto questo senza conoscerne la ragione.

Le ragazze indietreggiarono ancora verso il letto di Ainslee, che era posizionato contro il muro. Quando toccarono la parete con la schiena ebbero un sussulto, ma Ainslee era ben decisa a tenere l'amica dietro di sé. Come cercando un'immaginaria via di fuga allargò istintivamente le braccia, e le sue dita sfiorarono il comò, tastando un oggetto a lei familiare. Era il fuso che usava per filare la lana, ed aveva una punta molto tagliente. Con una mossa svelta lo afferrò e lo nascose dietro la veste.

L’assassino si avvicinava lentamente, l'arma in pugno, pregustando la facile impresa che gli si presentava davanti.

Due ragazze indifese e inermi, strette all'angolo, l'unica via di fuga inaccessibile: non pensava che un lavoretto così ben pagato potesse rivelarsi talmente semplice.

Ainslee non sapeva se reagendo avrebbe trovato una via di fuga o avrebbe semplicemente prolungato la sua agonia, ma doveva tentare. Non si sarebbe lasciata uccidere – o peggio - con tanta facilità.

Quando l’uomo le fu abbastanza vicino scattò, piantandogli con forza il fuso nel punto più vulnerabile del viso che riuscì a trovare. Quando la punta gli lacerò la pelle, l’assassino si mise a urlare come un animale ferito, cadendo a terra e dibattendosi come una furia per il dolore. Il sangue caldo dell'uomo schizzò sulla veste chiara di Ainslee, mentre lei restava qualche secondo con il fuso in mano, prima di scagliarlo a terra. La ferita che gli aveva inferto gli attraversava metà del viso e si aggiungeva alle molteplici cicatrici che l’uomo già portava sul volto, segni inconfondibili della sua professione di mercenario assassino.

Ainslee approfittò di quell’attimo per fuggire trascinando con sé una Enid scioccata dalla vista del sangue, mentre le mani dell’uomo ferito cercavano di ghermirle alla cieca.

Senza quasi riprendere fiato corse giù per le scale, tenendo l'amica per mano, temendo che, se non l'avesse tenuta vicina, sarebbe potuta svenire da un momento all'altro. In fondo alle scale ebbe un tuffo al cuore, e si fermò come paralizzata. Ai piedi della scalinata giaceva sua madre in una pozza di sangue, con una profonda ferita al petto. Nonostante il pericolo che incombeva su di loro, Ainslee fece il gesto di chinarsi per carezzare i capelli macchiati di sangue di Gwenael. Enid dovette intuire dove fossero diretti i pensieri dell'amica, e questa volta fu lei a strattonarla per trascinarla via.

Tua madre non avrebbe voluto che ti facessi ammazzare!” le gridò. “Non possiamo fare niente per lei adesso, e se restiamo qui quell'assassino ci farà a pezzi!”

Il trambusto che si udiva dal piano di sopra indicava che l'uomo, ancora in preda al dolore e al furore, stava cominciando a reagire, e presto, anche se mezzo accecato dal sangue, le avrebbe inseguite.

Ainslee non rispose all'appello di Enid, ma sembrò averlo capito; sembrò che le parole dell'amica avessero penetrato il suo bozzolo di confusione e dolore. Incespicando nella fretta di correre fuori, le due ragazze si trovarono nel cortile esterno della fattoria.

Enid fece per correre via, ma teneva ancora nella propria mano quella di Ainslee, che improvvisamente le fece resistenza.

Andiamo!” gridò Enid esasperata, temendo che Ainslee stesse di nuovo agendo irrazionalmente, come era capitato pochi secondi prima.

Ma questa volta Ainslee era lucidissima.

No, ascoltami e non protestare” disse tenendo l'amica, che tremava leggermente, ferma per le spalle. “Quest'uomo cerca me, o qualcuno della mia famiglia. È venuto fin qui apposta. Se scappiamo insieme ci prenderà; il villaggio è troppo distante perché possiamo raggiungerlo e chiedere aiuto prima che lui raggiunga noi.”

Ainslee...”

Ma se tu ora scappi da sola, non ti darà fastidio” continuò imperterrita la ragazza. “E potrai correre a chiedere aiuto... avverti tuo fratello... Owainn mi aiuterà.”

E tu che farai? Qui, da sola con quell'assassino?”

Cercherò di resistere, o di nascondermi, finché Owainn e gli altri non arriveranno ad aiutarmi. Ora va'! Metti in salvo te e il tuo bambino! Ho già perso mia madre e mio fratello... se per colpa mia dovessi morire anche tu non potrei vivere con questo peso.”

Enid annuì, insicura. Cominciò a correre, incerta, voltandosi ogni momento.

Va', ho detto! Corri!”

Resisti” le gridò Enid di rimando, con gli occhi pieni di lacrime. “Nasconditi! Arriveremo presto, te lo prometto! Radunerò l'intero villaggio, se necessario.”

Finalmente si decise e cominciò a correre lungo la strada che portava al villaggio, senza più voltarsi indietro.

Ainslee non rimase ad osservarla scomparire alla vista, non ne aveva il tempo. Aveva gli occhi asciutti e il cuore pesante come un macigno, ma non aveva il tempo di fermarsi a piangere il massacro della sua famiglia, o avrebbe condiviso la loro stessa sorte.

Fece un respiro profondo e decise che la sua unica possibilità di salvezza era cercare suo padre, che a quell'ora sarebbe dovuto essere a lavorare nella sua officina. Forse l'assassino non l'aveva trovato, forse era ancora vivo, e in quel caso avrebbe potuto aiutarla.

Evitando di rientrare in casa, scelse di attraversare il cortile e poi l'orto, facendo il giro della fattoria. Con in mente ancora il viso di sua madre come lo aveva visto poco prima, Ainslee raggiunse la fucina di suo padre e si precipitò dentro, chiamandolo a gran voce.

Ma il suo tentativo apparve immediatamente infruttuoso: suo padre giaceva a terra, anch'egli trapassato dalla ferita di una spada. Il fuoco nella fornace ardeva ancora, e le fiamme lambivano il crogiolo pieno di metallo fuso che Eachann aveva preparato poco prima. Nella mano aperta e senza vita, il vecchio fabbro ancora stringeva le pinze di metallo che usava per non bruciarsi col fuoco.

Ainslee stava per cedere alla disperazione. Sentiva che le forze che l'avevano sorretta fino a quel momento, quelle stesse forze che le avevano permesso di squarciare la faccia ripugnante di quel bastardo assassino, che le avevano dato il coraggio di mettere in salvo Enid anche a scapito della sua vita, che l'avevano spinta a non cedere al dolore e a non gettarsi piangente sui corpi dei suoi genitori e di Ciaran, la stavano abbandonando. La velleità di salvarsi stava venendo meno. E per quale motivo poi avrebbe dovuto salvarsi? Cosa le restava per cui combattere? Poteva semplicemente lasciarsi cadere a terra e raggomitolarsi accanto al cadavere del padre, per essere protetta da lui nella morte, come aveva sempre fatto in vita. Poteva vivere di quest'illusione, aspettare che l'uomo l'avesse trovata e lasciare che finisse il lavoro per il quale era venuto. Aveva reagito per proteggere Enid e il suo bambino, ma ora... perché non avrebbe semplicemente potuto attendere la morte?

Ma poi qualcosa in lei si ribellò: era simile a un richiamo ancestrale, come se qualcosa nel suo sangue, scorrendo nel suo corpo, la chiamasse all'azione. Quel coraggio che in fondo era sempre stato presente in lei, la rese di nuovo lucida, vigile e pronta all'azione. Non poteva farsi massacrare senza reagire, non poteva lasciare che l'assassino della sua famiglia avesse l'ultima parola anche su di lei. Se proprio doveva morire, non lo avrebbe fatto raggomitolata su un pavimento.

Distogliendo finalmente lo sguardo dal corpo massacrato di Eachann, Ainslee si guardò intorno.

Alle pareti della fucina erano appese in bella mostra diverse spade e, senza pensarci troppo, scelse una delle più leggere, una che aveva visto creare da suo padre poco tempo prima, e che aveva ammirato fin dal momento in cui era uscita dalla fornace. Gli fece fare una breve rotazione per saggiarne il bilanciamento: era perfetta come quando Eachann gliel'aveva fatta provare, ammonendola di fare attenzione, perché quella era una spada vera e non di legno.

Inghiottendo a vuoto per scacciare il nodo che aveva in gola, Ainslee uscì fuori con circospezione, ma la sua prudenza si rivelò del tutto inutile. Tre uomini robusti le si pararono di fronte. Due di loro le erano sconosciuti, ma il viso del terzo era inconfondibile: l'avrebbe riconosciuto ovunque anche senza il marchio che gli aveva impresso nella carne con un fuso da lana.

Ah sei qui! Finalmente ti abbiamo trovata e ora la pagherai, puttana!”, ringhiò l’uomo che aveva cercato di ucciderla. La ferita ancora aperta che gli deturpava il viso lo rendeva ancora più ripugnante. Il sangue, che ora si era quasi del tutto fermato, gli macchiava metà del volto e il collo, facendolo assomigliare a un mostro venuto dagli inferi. Era evidente che Ainslee gli aveva fatto più danno di quanto avesse creduto al momento, quando aveva colpito con la forza della rabbia e della disperazione. La lacerazione gli apriva in modo frastagliato l'intero lato del viso, dallo zigomo al mento, e il suo occhio sinistro era chiuso. Ainslee ignorava se fosse perché lo aveva anche accecato o perché non riusciva ad aprirlo a causa del sangue raggrumato. Una cosa però la sapeva con certezza: quell'uomo gliel'avrebbe fatta pagare cara. Molto cara.

Sarà divertente ucciderti, ma ancor più lo sarà prenderti come quella sgualdrina che sei!”, continuò l’uomo in preda a un furore selvaggio. Sembrava aver perso completamente la gelida sicurezza che aveva ostentato poco prima.

Quello dei tre che sembrava il capo lo frenò. “Adesso basta, Ond. Non farti prendere dalla rabbia. Dobbiamo finire la ragazza in fretta”.

Poi si rivolse a lei. “Non serve a niente che impugni quella spada, ti uccideremo comunque, e tu lo sai. Se la posi subito farò in modo che Ond non ti tocchi neanche con un dito e ti accorderò una morte veloce. Ma se insisterai a sfidarci lascerò che Ond faccia quello che vuole di te, e lui non è particolarmente gentile con le fanciulle tenere e delicate come te. Glielo devo, dopo come lo hai ridotto”.

Ainslee rabbrividì, ma cercò di non dare a vedere quanto fosse spaventata. Le dita le tremavano mentre stringeva ancora più forte l’elsa della spada.

Come io l’ho ridotto?”, disse con la rabbia nella voce, “voi avete ucciso mio padre, mia madre e mio fratello… e se proprio devo morire, non morirò senza combattere!”

Senti, senti”, rise il capo del gruppo, “la ragazzina ha fegato. Peggio per te… Ond puoi prenderti la puttanella e quello che le farai non mi riguarda”.

Il grosso guerriero sfregiato sogghignò di soddisfazione, mentre già pregustava la facile preda che aveva davanti.

E' la fine, pensò Ainslee guardando Ond avanzare verso di lei. Cercò di visualizzare i corpi di Eachann, Gwenael e Ciaran perché le dessero la rabbia necessaria ad affrontare il suo temibile avversario.

Quando l’assassino la raggiunse e fece per afferrarla, Ainslee si chinò velocemente sgusciando sotto il suo grosso corpo, e calò la spada sul tendine della caviglia, recidendolo di netto.

Ond si accasciò a terra urlando e per poco Ainslee non finì travolta dal suo peso. Riuscì a spostarsi in tempo e, guardando negli occhi l’uomo sotto di lei con un odio di cui non si credeva capace, gli calò la spada sulla gola con tutta la rabbia che aveva in corpo. Il mercenario agonizzò per pochi secondi, mentre copioso il sangue gli sgorgava dal collo e gli riempiva la bocca, poi morì.

Gli altri due uomini, che erano rimasti tranquillamente a distanza, pronti a godersi lo spettacolo, rimasero come paralizzati quando si accorsero di ciò che in pochi attimi era invece accaduto.

Sui loro volti si leggeva lo stupore di vedere una ragazza che sembrava del tutto indifesa combattere come un soldato addestrato e avere la meglio su un mercenario grosso il doppio di lei.

Anche se aveva battuto Ond sfruttando l’effetto sorpresa, Ainslee non si illudeva di riuscire a sopravvivere quando gli altri due l’avessero attaccata contemporaneamente. Sapeva che l'avrebbero uccisa.

Non appena si furono ripresi dallo shock iniziale, i mercenari si lanciarono su di lei urlando. Ainslee seppe di non avere scampo. Avrebbe comunque resistito quanto avesse potuto e sarebbe morta combattendo.

Si stava preparando all’impatto delle lame avversarie sulla sua, quando udì un grido di guerra e, simile a uno spirito apparso dal nulla, un cavaliere sconosciuto si avventò contro i due assassini brandendo una grossa spada.

Quelli, colti di sorpresa e disorientati, reagirono con lentezza al nuovo attacco. Il cavaliere tenne impegnato il più grosso dei due, mentre Ainslee si avventò sul più piccolo. Sfruttando la sua abilità nel prevedere le mosse dell’avversario, la ragazza schivò un attacco diretto e rientrò subito, piantando la spada nello stomaco del mercenario e affondandola con tutte le sue forze. L’uomo si accasciò a terra con un’espressione di sorpresa negli occhi, proprio mentre il cavaliere finiva il suo avversario con una tecnica meno raffinata ma più potente di quella di Ainslee.

Per un momento la ragazza e il cavaliere stettero in silenzio, con il respiro corto e le spade ancora in pugno. Ainslee si guardava la veste e le mani imbrattate di sangue con espressione attonita, come se si rendesse pienamente conto solo in quel momento che la sua famiglia era stata massacrata e che lei aveva appena ucciso due uomini.

State bene?”, le chiese improvvisamente il cavaliere.

Ainslee annuì, ma era pallida come una morta, e subito dopo cominciò a scivolare a terra priva di sensi. Il cavaliere fece appena in tempo ad afferrarla prima che toccasse il suolo.



Nota dell'autrice: Ed eccoci qui, con un capitolo un tantino cruento, lo ammetto, e che infatti non è stato facile da scrivere. E ora chi sarà questo misterioso cavaliere giunto appena in tempo per salvare la situazione? Non voglio anticipare nulla, tranne che sarà un personaggio importante nella storia. Ringrazio tutti quanti come sempre, e vi anticipo che, causa ferie, non so se il prossimo aggiornamento arriverà proprio puntualissimo, nel caso scusatemi fin da ora.

Alla prossima,

Eilan


   
 
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