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Autore: Scarlett_Brooks_39    19/08/2016    1 recensioni
Sentivo urla non tanto lontane, urla che conoscevo molto bene.
Urla disperate, che imploravano aiuto.
Aiuto.
E poi il nulla.
Quelle grida venivano ovattate dal suono dell'acqua e poi venivano strozzate dalle fauci dell'assassino.
Partecipante al contest "Survivors: una serie di sfortunati eventi" indetto da meryl watase sul forum di EFP
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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The Lone Survivor

Capitolo 3

 

Cinque anni dopo

 

Half Moon Bay si trova al centro del triangolo rosso, così denominato perché ospita una grande quantità di leoni marini e foche, che hanno spinto numerosi squali bianchi ad aggirarsi in quelle acque in cerca di cibo. Alcune volte, capita che essi scambino dei surfisti per i loro piatti preferiti, in quanto si somiglino nella forma.

Beh, sono pronta a diminuire le statistiche, uccidendo uno di loro.

Non ho giurato guerra a tutta la loro specie, dopo ciò che è successo qui, cinque anni fa, ma solo ad uno.

Dopo essermi ripresa, solo fisicamente intendo, iniziai ad informarmi su tutto ciò che riguardava questo posto, come le correnti, i suoi abitanti e le sue insenature. Imparai ogni cosa che c'è da sapere sugli squali, lessi ogni saggio pubblicato sia da grandi biologi, che da semplici appassionati.

Per battere il tuo nemico, devi conoscerlo.

Per farlo come volevo io, devi conoscerlo molto.

 

 

Il mio piano era semplice: attirarlo verso una zona riparata, non in mare aperto, colpirlo ed ucciderlo. Per farlo, dovevo prima di tutto dirigermi in una zona piuttosto riparata, dove saremmo stati solo io e lui. Scelsi una piccola laguna, non molto distante dalla zona del massacro, avvolta nel verde.

Davvero un magnifico posto per la mia vendetta.

Avevo con me un'attrezzatura specifica: fiocine, coltelli, arpioni, un cannocchiale ed anche una tenda, se le cose fossero andate per le lunghe. Mi accampai e poi iniziai a mettere in atto il mio scrupoloso piano.

Mi provocai un taglio sul polso, centrando la vena dalla quale sarebbe sgorgato più sangue e poi la immersi nell'acqua salata dell'oceano. Secondo molti studi, gli squali hanno un senso specifico che riesce a far percepire loro il sangue, anche se diluito in decine di litri d'acqua. Non era detto che sarebbe arrivato subito, ma io avevo tutto il tempo del mondo e l'avrei atteso fino al mio ultimo respiro. Dopo qualche ora il radar trasmettitore segnalò la presenza di uno squalo, indicandolo con un pallino rosso.

Sapevo che pesce dovevo prendere: quello con la cicatrice sulla pinna caudale, che ero stata felice di regalargli cinque anni fa.

Presi il cannocchiale per controllare, ma purtroppo non era lui.

Aspettai ancora, fin quando non passarono cinque, sei, sette ore ed il radar segnalò ben dieci pallini rossi. Mi ero portata anche una sacca di sangue del mio stesso gruppo, in caso le cose fossero andate diversamente da come le immaginavo. Ogni tanto diluivo un po' di sangue, per ribadire il concetto, insomma, e per attirarlo più velocemente.

L'attesa si stava facendo pesante.

Forse la mia si chiamava ossessione, ma sentivo dentro di me che una volta ucciso quel mostro, mi sarei sentita in pace con me stessa.

Venne la sera e poi la notte, così decisi di accamparmi e dormire un po', per mantenermi in forze. Un combattimento notturno non era sconsigliato, quel bastardo avrebbe potuto sorprendermi sfruttando la sua vista eccezionale e non ero lì per fare la fine della poveretta nel film omonimo 'Lo Squalo' di Steven Spielberg.

Ero qui perché avevo voglia di ucciderlo.

 

La mattina seguente fui svegliata dal radar che segnalava un'altra presenza. Presi il cannocchiale per controllare, anche se ormai non ci speravo più.

Invece, con mia grande gioia, era proprio lui.

La sua cicatrice ne dava la prova, era il momento di agire.

Saltai in piedi, mi agganciai la tuta extra flessibile e resistente, fatta per le escursioni in mare aperto e presi l' arbalete, o anche detto fucile subacqueo, capace di poter sparare un colpo fino a sette metri di distanza, silenziosamente ma non indolore. Utilizzando il mirino, scoccai la freccia e lo colpii.

Il suo lamento mi portò indietro a cinque anni fa, quando lo colpii sugli occhi, fece finta di sparire e poi attaccò a sorpresa Jess.

Canaglia!

La laguna offriva tanti punti d'attacco e quindi mi diressi verso un piccolo promontorio che mi permetteva di trovarmi proprio davanti a lui.

“Io ti ucciderò!”- gridai più a me stessa che a lui, per ricordarmi il mio obiettivo. Per metà agonizzante, mi suscitò un po' di pena, ma fu solo un attimo, perché non potevo perdonare ciò che aveva fatto, ciò che aveva distrutto.

Non potevo, non ci riuscivo.

L'attimo dopo ero su di lui, con un balzo, colpendolo alle branchie con un arpione a cinque punte da mano, che mi faceva vagamente somigliare a Wolwerine. Il bestione emise un rantolo di dolore.

“Ti faccio male, eh? Pensa a quanto ne hai fatto tu a me, mostro! Direi che è l'ora di finirla qui, tu che ne pensi?”- affondai l'arpione sinistro nell'altra branchia, provocando un altro verso terrorizzante. Tutto quello mi trasmetteva soddisfazione e libertà, era come se ad ogni passo più vicino alla sua morte la mia anima si alleggerisse, si liberasse di un peso.

Sentivo il perdono scorrere nelle mie vene, misto all'adrenalina e ad uno strano panico del quale non capivo il motivo.

Il bestione però voleva difendersi, e con le sue ultime forze rimaste mi azzannò un piede, provocandomi un dolore lancinante. Grazie all'arpione, riuscii a colpirlo sul muso e dopo quattro o cinque volte, dovette rinunciare alla presa, dovette lasciarmi andare. Accasciato su uno scoglio, aveva il respiro pesante e sarebbe morto dopo pochi minuti.

Lo guardai dritto negli occhi, neri come la notte e come la sua anima da predatore assassino.

“Tu mi hai portato via ciò che avevo di più caro al mondo, spero che capirai perché mi sono permessa di renderti il favore.”

Lui sembrò, in uno strano modo, capire ciò le gli avevo appena detto e mi rispose con l'espressione più terrificante che abbia mai visto, quella che dominerà i miei incubi più terrificanti. In altri momenti mi sarei sentita spaventata, ma in quel momento, forse spinta dall'adrenalina, mantenni la voce ferma e cercai di essere mille volte più terrificante di lui.

“Hai sbagliato a lasciarmi vivere quel giorno, cinque anni fa. Avresti dovuto uccidermi, ma non l'hai fatto. Qui può esserci solo una sopravvissuta e quella sono io.”

Pochi secondi dopo, fui spettatrice del suo ultimo respiro.

 

 

Tornai a casa, lontana da Half Moon Bay. Non raccontai a nessuno ciò che avevo fatto, lo tenni per me. So che non sarà il modo di rendere giustizia a voi, amiche mie, ma dovevo dirvi cosa era successo. Vorrei solo il vostro perdono, nient'altro. In ogni caso, io sono la sopravvissuta e questo marchio rimarrà su di me per sempre, non so se in bene o in male, ma vi rimarrà ed io non potrò farci niente, solo conviverci ed iniziare ad accettarlo.

 

Io sono la sopravvissuta.

Io sono la sopravvissuta.

  
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