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Autore: _crucio_swag_    26/08/2016    2 recensioni
Sesto anno ad Hogwarts. Draco si ritrova a dover ingannare Harry oltre ad uccidere Silente. Sembra facile ma un sentimento mai provato prima a cui neanche il re delle serpi sa dare un nome gli impedirà di portare a termine ciò che il Signore Oscuro gli ha ordinato. Riuscirà a cambiare la sua anima? Riuscirà a distinguere ciò che è giusto da cio che non lo è? Riuscirà a sciogliere il ghiaccio che avvolge i suoi occhi e il suo cuore?
Questa storia non sarà delle più felici ma vi posso assicurare che avrà un bel lietofine.
Genere: Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Capitolo 17

crollare in terra



Una ragazza dai capelli biondo scuro, di Tassorosso, a guardarla più o meno dell’età di Harry, passeggiava tranquilla per i corridoi del secondo piano il giorno della fine delle vacanze natalizie. Partita dall’infermeria ora si fermava accanto alla porta dell’aula di Incantesimi dove i suoi amici la stavano aspettando.
Ed eccoli che partivano con gli abbracci e le solite frasi dolci del tipo “Bentornata!” “Come stai?” e altre cose gentili del genere. Normali, quando torni da loro dopo quasi due settimane che te ne stai chiusa in infermeria.
“Mi dispiace molto che tu abbia dovuto startene qui per tutte le vacanze natalizie, Lis. Ma sono felice che tu sia guarita. Ora come ti senti?” chiese uno dei migliori amici di Potter, oltre che della ragazza, Ernie Macmillan per l’esattezza.
“Sto benissimo, come nuova! Ci hanno messo del tempo ma alla fine sono riusciti a trovare il contro-incantesimo per la fattura che mi avevano lanciato” rispose la bionda. “Non preoccuparti per le vacanze Ernie. Tanto quest’anno non sarei comunque potuta tornare a casa perché, poco prima che voi partiste, ho ricevuto una lettera dai miei genitori in cui dicevano che non avrebbero avuto tempo per festeggiare il Natale, quest’anno, dato che stanno ristrutturando l’intera casa”
Un’altra ragazza, che rispondeva al nome di Cristal, parlò. “Allora Madama Chips ha finalmente capito qual’era la fattura?”
“Certamente, altrimenti mi troverei ancora sul letto dell’infermeria con entrambe le gambe mollicce e senza ossa. Non chiedermi come si chiama la fattura però, me lo aveva detto ma penso che nemmeno quella sapientona Grifondoro, Hermione Granger penso si chiami, se non sbaglio, riuscirebbe a memorizzarne il nome”
Hermione era conosciuta un po’ da tutta la scuola, non come Harry Potter ovviamente, ma quasi. Come si faceva a dimenticarsi di una che, ad ogni santissima lezione, alzava la mano minimo venti volte per rispondere alle domande dei professori?
Lis si bloccò un attimo, uno sguardo perso nel vuoto misto tra il confuso e lo sconvolto stampato in volto, mentre con la mano destra si arricciava una ciocca di capelli lisci sfuggita all’acconciatura, in maniera piuttosto nervosa.
“C’è qualcosa che non va?” chiese il quarto e ultimo ragazzo del gruppetto di Tassorosso: Jack.
“Nulla, solamente… sono solo un po’, come dire… impressionata. In senso negativo”
“Da cosa di preciso?” domandò Ernie.
“Non sono una di quelle persone che si sconvolge facilmente ma vi giuro che ciò che è accaduto ieri in infermeria faceva piuttosto impressione”
“Cosa è successo?” chiese impaziente Jack.
Tutti tesero le orecchie curiosi di sapere.
“Allora, praticamente. Io me ne stavo tranquilla seduta sul lettino, del resto non potevo alzarmi, leggendo un libro, quando il professor Piton entra improvvisamente nella stanza e deposita un corpo in una delle brande. A quel punto io, attirata dai rumori, ho aperto leggermente la tendina per sbirciare fuori e ho visto che il ragazzo portato dentro dal professore era completamente bagnato e sanguinante. Aveva il volto sfigurato e coperto di tagli, e penso fosse così anche per tutto il resto del corpo ma non sono sicura, aveva comunque i vestiti addosso. Ma il punto non è questo. Il punto è che il giorno dopo, quando gli avevano ripulito il viso e ricucito i tagli l’ho visto in faccia per la prima volta. Era pur sempre svenuto sì, ma comunque aveva un aria molto famigliare e sono sicura di averlo già visto da qualche altra parte”
“Pensi che sia morto?” chiese ingenuamente Cristal.
“Ma ti pare? Ha appena detto che era svenuto e poi pensi che sarebbero così irresponsabili da lasciare un cadavere sul letto dell’infermeria? Che schifo, Dio! Pensa prima di parlare!” ribatté Jack al posto di Lis.
“Scusa, non ci avevo pensato…”
“Ecco appunto!”
“Descrivi il suo aspetto fisico” disse prontamente Ernie interrompendo il battibecco e senza stare tanto a girare attorno alla faccenda ragazzo-schifosamente-sfigurato-e-coperto-di-sangue, cosa che invece i suoi amici pareva stessero facendo visto le loro facce disgustate.
“Beh, non sono sicura ma mi pare fosse alto, esageratamente magro, biondo. Ma non biondo scuro, più color platino, tipo. Poi non so dirti con esattezza perché da disteso e ad occhi chiusi è difficile vederlo chiaramente” rispose Lis.
“Mmh-mmh…” mugugno l’altro “E per caso c’era qualche elemento che indicava a che Casa appartenesse?”
“Serpeverde. Si, sono sicura, aveva una cravatta di Serpeverde!”
Ernie ci rifletté un po’ su ma era praticamente impossibile scoprire l’identità di una persona con così pochi elementi a disposizione. “Non è che per caso ti ricordi dove potresti averlo già visto? Basta anche una risposta vaga se proprio non ti viene in mente”
La ragazza corrugò la fronte in un’espressione di assoluta concentrazione. Poi, dopo quella che parve un eternità, il suo viso si illuminò improvvisamente “Forse… mi pare… Harry Potter! Ommioddio sì! Sono praticamente certa di averlo visto litigare con Potter minimo quarantamila volte negli anni scorsi!”
Il povero Ernie non poté fare a meno di irrigidirsi e sgranare leggermente gli occhi per la sorpresa. “Malfoy” disse soltanto. Certo non pensava che uno come quel presuntuoso Serpeverde avrebbe potuto ridursi nelle condizioni descritte poco prima dalla sua amica. Era talmente abituato a vederlo come il principe di tutto e di tutti che immaginarselo mentre veniva affatturato o picchiato gli veniva estremamente difficile.
“Voi avete idea di chi può averlo conciato in quel modo? Certamente non può essersi auto ridotto così” osservò Cristal.
“Non ne ho idea. Forse è meglio se torniamo alla Sala Comune” disse Jack, e con quella frase chiuse definitivamente l’argomento.
Il gruppetto di amici si avviò tranquillo verso il seminterrato discutendo allegramente delle vacanze natalizie trascorse.
Nessuno però si accorse del ragazzo moro, occhi verdi, occhiali tondi e inconfondibile cicatrice a forma di saetta sulla fronte che, da dietro l’angolo, aveva sentito l’intera conversazione.
 
 
*****
 

Voci e pettegolezzi in corridoio, che tra l’altro lui stesso aveva origliato.
Ecco cosa l’aveva spinto a presentarsi lì, in infermeria, allo scandaloso orario delle 7 di una domenica mattina, munito come sempre di mappa del malandrino e mantello dell’invisibilità. Avrebbe seriamente voluto dormire e dimenticarsi almeno per quelle poche ore di come si era comportato ma aveva una ragione più che valida per trovarsi lì in quel momento.
O forse a ripensaci anche no, non capiva nemmeno lui il perché era immobile e invisibile davanti alla porta dell’infermeria ad attendere come un deficiente non sapeva nemmeno lui cosa. Come sempre, da bravo Grifondoro, faceva le cose senza pensarci.
Magari voleva scusarsi, chiarire o semplicemente dire qualcosa anche se, sempre se le voci che Draco era vivo e vegeto – forse più vegetale che vegeto ma quelli erano solamente dettagli – erano vere, ci sarebbero state comunque poche possibilità di riuscire a combinare qualcosa. Tra le migliori opzioni ce n’erano due: o che sarebbe uscito dall’infermeria a gambe levate, con un braccio spaccato, un occhio nero e un Serpeverde biondo ancora in tunica da infermeria che gli correva dietro con istinti omicidi, oppure che sarebbe rimasto a fissare per ore quella sottospecie di ragazzo, perché, messo male com’era, “ragazzo-vero-e-proprio” non lo si poteva chiamare, fino a farsi crescere la barba per venti volte di fila nell’attesa che si svegliasse.
Impaziente di vederlo, anche solo da lontano, sospirò e si inginocchio a terra per riuscire a scorgere qualcosa dal buco della serratura della porta.
Vide che Albus Silente e Madama Chips stavano in piedi al centro perfetto dell’infermeria, ai loro lati solo lettini vuoti, eccetto uno, situato alla sinistra e dietro l’infermiera. Adagiato sopra c’era la sagoma di un ragazzo dai capelli biondo platino. A guardarlo distrattamente si sarebbe detto morto da quanto era pallido e immobile al suo posto ma Harry era praticamente sicuro di vedere il suo petto alzarsi e abbassarsi impercettibilmente attraverso il leggero lenzuolo bianco posato sopra di lui.
Non riuscì a impedire alle sue labbra di sollevarsi in un ampio sorriso, grazie a Godric era vivo!
Le voci di Silente e di Madama Chips lo distrassero dai suoi sospiri di sollievo. Per la seconda volta in due giorni si mise calmo e nascosto sotto il mantello a origliare conversazioni altrui.
“Buongiorno Signor preside!” lo salutò l’infermiera.
“Salve Chippy! Mi chiami pure Albus, o Silly se le piace di più”
Madama Chips parve divertita. “Come preferisce” disse, ma poi tornò subito con lo sguardo serio e professionale che aveva in precedenza. “Mi dispiace disturbarla ma ho dovuto convocarla qui per una questione molto importante riguardante il ragazzo”
“Riguardante Draco, intende?”
 
Harry, da fuori, si agitò sul posto aprendo bene le orecchie e sforzandosi di prestare doppia attenzione alla conversazione che stava origliando. Dato anche il fatto che i due sembravano parlare a voce più bassa del solito, magari per non svegliare il Serpeverde.
 
“Si” affermò l’infermeria indicando con un cenno della testa la brandina dietro di lei.
“Il professor Piton mi ha già comunicato tutto ciò che è venuto a sapere riguardante l’incidente che è successo pochi giorni fa ma sono comunque curioso di ascoltare ciò che ha da dire” disse calmo, scrutando Madama Chips con i suoi occhi azzurro acquosi da dietro i soliti occhiali a mezzaluna.
“Le comunico innanzitutto che se fosse stato per me il ragazzo in questo momento si troverebbe in posti molto meno accoglienti, ma ho preferito parlare con lei della questione prima di prendere decisioni troppo affrettate che potrebbero risultare ingiuste o compromettenti. Beh, se ha tempo partirò dall’inizio altrimenti arrivo dritta al punto”
“Faccia pure con calma Cippy, ho tempo da perdere” la rassicurò Silente.
“Molto bene. Allora, come le avrà già comunicato il professor Piton, il ragazzo è stato ritrovato l’altro ieri, appena dopo pranzo, nei servizi maschili al terzo piano. Severus sostiene di aver trovato il bagno parzialmente allagato a causa del rubinetto rotto, completamente staccato dalla propria sede, e il ragazzo steso a terra in una pozza di sangue. Ha descritto le sue ferite come lacerazioni innaturali della pelle e ha assicurato di non sapere da quale incantesimo, fattura o nel caso peggiore pozione fossero state provocate. Nonostante afferma di non aver trovato nessuno nel bagno, oltre a Draco Malfoy, ha escluso subito la possibilità che il ragazzo si fosse inferto da solo tali ferite. Infatti non è possibile scavare così a fondo e lacerare in più punti la pelle senza svenire prima. Neanche l’essere umano più bravo a resistere al dolore ne sarebbe stato capace: è un riflesso del corpo perdere i sensi quando questo diventa insopportabile. Fortunatamente il professore è arrivato appena in tempo per rallentare la fuoriuscita del sangue e ricucire parzialmente le ferite. Pochi secondi e il ragazzo sarebbe morto dissanguato. Dopodiché ha dovuto per forza portarlo da me per completare le cure. Ho fatto tutto ciò che potevo, solamente… temo che rimarranno comunque parecchie cicatrici su di lui. Ma penso che tutto questo già lo sapesse, in realtà il motivo per cui l’ho fatta venire qui è un altro…”
 
Harry smise per un momento di ascoltare Madama Chips troppo stupido dalla frase “Nonostante afferma di non aver trovato nessuno nel bagno, oltre a Draco Malfoy…”
Ero uno scherzo?
Piton aveva mentito per salvare il culo a lui?
Lui che odiava profondamente e a cui cercava di togliere punti per qualsiasi stupidaggine? Lui a cui amava dare una punizione alla prima occasione?
Eppure era sicuro che Severus avesse visto sia lui sia Hermione nel bagno, ci aveva addirittura parlato!
Ecco spiegato il perché non si era ritrovato sommerso di castighi su castighi in quei giorni, gli sembrava molto strano infatti.
Ma comunque, per quale assurda motivazione non aveva rivelato che era stato lui a ridurre Draco in quelle condizioni?
C’era forse un motivo particolare?
Per il momento lasciò perdere i mille punti interrogativi che gli gironzolavano in testa e riprese ad origliare la conversazione.
 
Madama Chips stava ancora parlando. “…c’è un problema piuttosto grave Albus. Mentre medicavo le varie ferite ho scoperto l’esistenza di una macchia di quello che sembrava inchiostro nero, sull’avambraccio sinistro del ragazzo. Ho provato a cancellarla in qualunque modo possibile ma alla fine ho potuto costatare che non è inchiostro ne nessun’altra sostanza. Sembra quasi una specie di incisione nella pelle stessa, come se fosse vero e proprio tessuto cellulare. E’ quando ho ripulito tutte le ferite che ricoprivano i suoi polsi che ho scoperto l’esistenza del marchio nero su di lui. All’inizio non volevo crederci, semplicemente perché non ce lo si aspetta da un ragazzo così giovane, ma alle fine devo comunicarle che Draco è veramente un Mangiamorte. D’altra parte cos’altro poteva essere visto l’identità del padre? Inoltre, sicuramente Tu-Sa-Chi gli avrà affidato una missione da portare a termine e lo sa anche lei che non possiamo permetterci di tenere Mangiamorte all’interno delle mura di questo castello. La cosa giusta sarebbe mandarlo ad Azkaban, dove siamo sicuri non combinerà nulla di male. Però, come ho già detto, ho preferito parlarne con lei prima di riempire Hogwarts di dissennattori per niente”
Silente annuì distrattamente. “La ringrazio per averlo fatto. Mi dica, non l’ha detto a nessun’altro vero?”
“Solo al professor Piton per la verità, anzi, l’ha scoperto da solo” rispose lei.
“Molto bene…” commentò il preside tra sé e sé.
Madama Chips riprese a parlare. “Albus, devi sapere che c’è anche un’altra cosa che ho trovato sospetta e pericolosa, forse anche più del marchio nero. Ci sono chiari segni dell’utilizzo di maledizioni senza perdono sul corpo del ragazzo”
“Che tipo di maledizioni, di preciso?” chiese il mago mentre si arricciava la lunga barba con una dito.
“L’Avada kedavra signor preside. Il ragazzo ha un taglio già quasi completamente cicatrizzato sul fianco destro a forma di saetta. Chiaro segno del fatto che è riuscito a sopravvivere alla maledizione mortale, nessun’altro incantesimo lascia segni simili sulla pelle. Posso assicurare che sia quasi completamente identica a quella di Harry Potter”
 
Il Grifondoro, ancora fuori dalla porta, sgranò gli occhi per la sorpresa e la mascella gli cadde letteralmente verso il basso.
 
“Interessante…” commentò Silente “E, mi dica. Cosa intende con quel: quasi completamente identica?”
“E’ una ferita ancora fresca. Sicuramente non risale a più di un mese fa quindi non è ancora completamente cicatrizzata come invece è quella di Potter” ammise convinta l’infermiera.
“Grazie mille per le tue informazioni Cippy, mi saranno estremamente utili. C’è qualcos’altro che vorresti dirmi?”
“No, credo di aver detto tutto Albus. Solamente, lei pensa sia il caso di contattare Azkaban?”
Il preside alzò una mano e la poggiò sulla spalla dell’infermiera stringendo lievemente la presa.
 
Da quel che poté notare Harry, il viso di quest’ultima si trasformo in una maschera di indifferenza e confusione, lo sguardo perso nel vuoto e nessuna espressione a incorniciarli il volto, tipo quando vieni Obliviato.
 
“Io penso che quel ragazzo non abbia alcuna colpa, è solo una pedina nelle mani di Voldemort, – l’infermiera rabbrividì al suono di quel nome – non ha scelta. Cerchi di avere pietà e soprattutto di portare pazienza” concluse Silente con il suo solito sorriso calmo e rassicurante per poi togliere la mano dalla spalla di Madama Chips. “Che cosa dovevi dirmi Cippy?” chiese poi, come se fosse appena arrivato lì e la conversazione non fosse ancora cominciata.
“Oh, buongiorno Albus! Scusi il disturbo, le ho chiesto di venire qui solamente per avvisarla che il ragazzo sta meglio. Si è già svegliato due volte e quasi sicuramente domattina verrà dimesso dall’infermeria e si presenterà alle lezioni. E’ stato il professor Piton a portarlo qui sostenendo di averlo trovato da solo, steso sul pavimento del bagno maschile del primo piano, con numerose ferite e lacerazioni della pelle. Lui ha fatto tutto il possibile per salvarlo e io ho completato l’azione, purtroppo devo informarla che rimarranno comunque numerose cicatrici sul corpo del ragazzo. Non è stato possibile farle scomparire del tutto”
Silente annuì. “Per caso sa altre informazioni o c’è qualcos’altro che vorrebbe dirmi?”
“Nulla Albus, questo è tutto” rispose decisa Madama Chips.
“Molto bene, la ringrazio sinceramente”
“Si figuri!”
Silente fece una delle sue solite risate leggere e misteriose poi si voltò verso la porta pronto ad uscire. Si fermò solo un secondo prima di abbassare la maniglia per salutare l’infermiera “Arrivederci Cippy! Spero di rincontrarla presto, è sempre un piacere chiacchierare con lei!”
“Il piacere è tutto mio Albus!” esclamò quella lasciando per un momento intravedere l’accenno di un sorriso dietro lo sguardo altrimenti serio e professionale.
Il Preside aprì la porta con un ultimo cenno del capo per poi richiudersela con più delicatezza possibile alle spalle, per non svegliare Draco.

Harry intanto si era appiattito contro il muro, sempre coperto dal mantello dell’invisibilità.

Silente fece un passo verso il corridoio che portava al suo ufficio ma subito dopo si bloccò, girandosi dritto nel punto in cui si trovava il Grifondoro. Socchiuse gli occhi e sembrò scrutare proprio Harry da dietro i suoi occhiali a mezzaluna. Misteriosamente si aprì in un sorrisone da un orecchia all’altra “Ah, mio caro. Non va bene origliare le conversazioni altrui. Ti prego di tenere per te ciò che hai sentito…” sussurrò ridacchiando.
Il moro rimase un po’ sbigottito da quel comportamento.
Silente era sempre pieno di misteri. Beh… ormai l’aveva capito visto che erano praticamente 6 anni che stava in sua compagnia. Però si stupiva comunque ogni volta.
Prima sembrava avesse cancellato un pezzo della memoria dell’infermiera solo poggiandoli una mano sulla spalla e ora gli sorrideva, gli parlava e sembrava vederlo anche attraverso il mantello dell’invisibilità.
Bah… era incredibile il potere di quel mago!
Harry, non sapendo cosa fare, per sicurezza ricambiò il sorriso.
Dopo aver messo una mano in tasca il preside sospirò estraendone un piccolo incarto color giallo accesso: una Frizlemon babbana per l’esattezza. “Oh, Draco… Povero, povero ragazzo…” mormorò distrattamente per poi infilarsi la caramella in bocca e avviarsi allegramente per il corridoio fischiettando un motivetto felice…
 
 
*****
 
 
E come tutte le mattine in cui le vacanze finiscono e iniziano di nuovo le lezioni Harry si svegliò con un pensiero fisso nella mente: Fanculo a tutto e a tutti!
No, seriamente… non aveva già abbastanza rogne di suo essendo il Ragazzo-Sopravvissuto? Doveva mettercisi pure la sua stupida faccia?
Si, anche se in quel modo sembrava un deficiente, se la prese proprio con la sua faccia.
Se la prese con i suoi occhi gonfi scavati da profonde occhiaie viola.
Se la prese con la sua pelle che aveva assunto un colorito stanco e verdastro da farlo sembrare praticamente un ventenne.
Se la prese con i suoi cazzo di capelli neri che non ne volevano sapere di starsene buoni al suo posto e gli si spalmavano sulla faccia come serpentelli indemoniati.
Se la prese con i suoi occhiali che quel giorno sembravano attirare la povere come una calamita e che aveva già ripulito cinque volte da 10 minuti prima, quando si era svegliato.
Era scazzato in una maniera assurda perché quella notte non era riuscito a chiudere occhio.
Insomma… lui! Lui che dormiva sempre come un sasso! Lui che riusciva a battere pure Ron!
Se c’era una cacchio di cosa che amava fare e soprattutto che poteva permettersi di fare era dormire, e invece no, gli incubi lo avevano tormentato per tutta la notte tenendolo sveglio e in guardia.
E il mancato sonno l’aveva fatto diventare isterico.
Dovette letteralmente mordersi la mano, chiusa a pugno, per impedirsi di spaccare lo specchio a cazzotti quando vide in che condizioni era.
Cosa per niente normale… insomma, Harry Potter che si lamentava del suo aspetto esteriore? Non era mai successo. Ma quella mattina era talmente di malumore che era uno svago mandare affanculo pure se stesso e lo specchio.
Ah, dimenticavo… se la prese pure con i suoi pantaloni che non si decidevano a chiudersi dato che li aveva infilati storti, con le tasche dietro sul davanti. “Ma perché i pantaloni devono essere sempre così schizzinosi?” pensò mentre con un lamento isterico se li sfilava per poi buttarsi sul letto con entrambi i piedi nudi poggiati sulla testiera, e il bacino inarcato verso l’alto in modo da fare meno fatica possibile per infilarseli di nuovo.
I suoi compagni di dormitorio si fermarono a guardarlo, sconvolti, litigare con qualunque cosa gli capitasse tra le mani e urlare isterico appena qualcosa non gli andava a genio.
 
“Harry, per le mutande di Merlino! Cosa ti è successo alla faccia?” esclamò Hermione, gli occhi leggermente sgranati, mentre il moro scendeva le scale del dormitorio con Ron subito dietro.
Potter si limitò ad alzare uno sguardo inceneritore su di lei. “Credimi, non è giornata…” mormorò soltanto, la voce così bassa da essere inquietante.
Quasi si poteva vedere il fumo uscire dalle sue orecchie.
“Che ti prende fratello?” sbottò Ron.
Hermione gli rivolse un occhiataccia come ad avvisarlo che se non voleva ritrovarsi coperto di lividi di prima mattina era meglio utilizzare un po’ di delicatezza con Harry, dato il malumore che gli si leggeva in faccia più che chiaramente.
Ron aggrottò le sopracciglia confuso, del resto lui non sapeva nulla della storia Potter ha quasi ucciso Malfoy, (che era appunto quella che aveva tenuto il povero Prescelto sveglio per tutta la notte) ma lo sguardo della ragazza lo convinse abbastanza da fargli serrare le labbra di colpo.
A quel punto prese parola Hermione. “Se vuoi ti do una mano Harry” mormorò cauta.
Il ragazzo alzò le spalle, indifferente, con un muso lungo da Hogwarts fino a Londra
Chi tace acconsente” pensò Hermione ricordandosi di quel detto babbano che gli avevano insegnato i genitori quando era ancora piccola. Estrasse la bacchetta e con due semplici incantesimi – uno per domare i capelli, che usava spesso anche lei, e l’altro per migliorare l’umore – il viso di Harry tornò quello sereno di sempre. Le sue spalle si rilassarono e la mascella prima rigida si ammorbidì ridando al ragazzo la sua solita espressione amichevole.
“Va meglio?” chiese timorosa.
“Hermione sei un genio! Grazie! Va molto meglio!” esclamò il moro aprendosi in uno dei suoi soliti sorrisi tutto denti.
La ragazza cominciò ad auto complimentarsi mentalmente, come faceva ogni volta che un incantesimo o una pozione gli veniva divinamente, in pratica sempre.
“Dovevi sentirti fratello! Sembravi un principino viziato e isterico prima, quando ti sei incazzato con i pantaloni perché gli avevi infilati storti e non avevi voglia di rimetterteli!” riprese a parlare Ron dopo essersi accertato che non si sarebbe trovato steso sul pavimento e coperto di lividi provocati dal suo stesso amico, come gli aveva fatto notare con un’occhiata Hermione, poco prima.
“Shhh… Non serve che scendi nei dettagli grazie!” commentò a bassa voce Harry dopo che tutte le teste, in Sala Comune, si erano voltate verso di loro stupite per ciò che il rosso aveva detto.
 
 
 
Ed ecco che neanche un’ora dopo si trovava nell’aula di Difesa contro le arti Oscure, con Hermione affianco, e Ron vicino a Neville sul banco davanti, mentre ascoltava le solite prediche del professor Piton su quanto i Grifondoro fossero stupidi, e i Serpeverde si sforzavano di trattenere le risate.
Se ne stava con il gomito sinistro piantato nel banco e la testa mollemente appoggiata al pugno chiuso, l’altra mano ormai rimasta senza unghie a forza di masticarle, il piede che da sotto batteva insistentemente a terra e lo sguardo costantemente puntato su una certa testa biondo platino di un certo Serpeverde.
Hermione non poté fare a meno di notarlo, così gli sventolò una mano davanti alla faccia per aiutarlo a rimanere attento quando all’agguato c’era un Piton pronto a togliere punti alla prima occasione. Harry però non le badò nemmeno, si limito a spostarsi più in là, verso l’esterno del banco, togliendo finalmente la mano dell’amica dalla sua visuale e ricominciando a fissare Malfoy. Hermione sospirò, rinunciandoci.
Secondo le voci che aveva sentito in giro – aveva battuto il suo record di origliare conversazioni altrui solo in quei tre giorni – Draco era stato dimesso dall’infermeria la sera precedente e ovviamente si era presentato a lezione quella mattina. E Harry non aveva ancora staccato gli occhi da lui nemmeno per un secondo, semplicemente lo fissava in silenzio. Adorava rimanere ad osservarlo anche se gli piaceva un po’ meno – anzi, per niente, perché lo faceva sentire ancora più in colpa – il suo sguardo triste e vuoto, i suoi occhi spenti, il suo corpo completamente immobile da quando erano entrati in aula, la schiena ingobbita e i gomiti poggiati sulle ginocchia. Insomma, era abituato a vederlo sempre seduto diritto con il mento in alto e lo sguardo fiero, come un vero aristocratico, mentre parlava spavaldamente con i suoi odiosi amici raccontandogli di quando fosse astuto, intelligente, bravo, figo e tutte quelle cagate da Serpeverde. E invece, seriamente, non l’aveva mai visto aprire bocca quel giorno, se non in Sala Grande per addentare un angolo di una brioches alla crema che poi comunque aveva messo giù subito dopo lasciando il piatto colmo di cibo e il suo stomaco vuoto. Che proprio vuoto non si poteva dire dato che sembrava contenere un peso insopportabile, ma a cui ormai ci aveva fatto l’abitudine a forza di soffrire e soffrire e soffrire ancora. Comunque fosse, ecco il motivo per cui Harry non aveva ancora ricevuto castighi o anche di peggio. Gli unici che sapevano che era stato lui a ridurre Draco in quelle condizioni non avevano voluto aprir bocca, compreso il biondo, da qui in realtà di sarebbe aspettato una vendetta alla prima occasione.
Troppo immerso nei suoi pensieri non si accorse di aver cominciato a battere più forte il piede a terra attirando l’attenzione di un po’ tutti, compreso il professore che aveva appena concluso la sua infinita predica.
Una voce lenta e strascicata lo fece tornare alla realtà. “Signor Potter, vedo che non ha ascoltato nulla di quello che ho appena finito di dire. Ho raccomandato ai Grifondoro di imparare a prestare la dovuta attenzione agli insegnamenti dei più intelligenti – “Tipo io” pensò mentalmente Severus – e lei come sempre non ha compreso un accidenti. Mi dica, trova irresistibile il desiderio di distinguersi sempre dalla massa?”
“Io… veramente non…” mugugnò quello ma venne subito interrotto dal professore.
“5 punti in meno a Grifondoro per non aver capito che era una domanda retorica, Signor Potter!”
“Ma…” commentò quello, indignato.
“Altri 5 punti in meno per aver osato aprire bocca di nuovo! Desidera perderne altri?”
Harry si limitò ad abbassare lo sguardo per impedirsi di alzare gli occhi al cielo. “Santo Godric, non so… fra poco mi toglie punti anche perché respiro!” penso tra sé e sé scuotendo la testa.
“Molto bene. – riprese a parlare Piton, Dio quanto adorava rompere a quell’insolente Grifondoro! Era una soddisfazione immensa. – Prima delle vacanze natalizie vi ho avvisato che alla ripresa delle lezioni, cioè oggi, ci sarebbe stato il test pratico sui Patronus. Se siete capaci bene, altrimenti vi arrangiate. Avete avuto più di tre settimane per prepararvi e io vi avevo spiegato come riuscire a fare l’incantesimo, nei minimi dettagli. Probabilmente non riusciremo a interrogare tutti oggi, ma state tranquilli, la prossima volta ci occuperemo di chi manca”
Più o meno tutti nella classe, compresi tre quarti dei Serpeverde, – cosa piuttosto strana dato che Piton tendeva sempre ad avvantaggiarli in qualsiasi modo a lui possibile – trattennero il fiato attendendo che il professore annunciasse il primo interrogato. Alcuni, tra cui Neville, cominciarono a mordersi nervosamente le labbra e a torturarsi le mani.
Hermione sembrava l’unica di apparentemente calma ma in realtà dentro di lei ribolliva una certa quantità di agitazione, non era mai stata un asso in quell’incantesimo e temeva più di ogni altra cosa fallire davanti a tutti.
Harry invece non era poi così tanto agitato, dato che il Patronus era l’incantesimo di Difesa contro le arti Oscure che li veniva meglio in assoluto. Ma forse quella sua calma era in realtà rassegnazione perché era sicuro che Piton l’avrebbe chiamato per primo, nella speranza di metterlo in ridicolo davanti a tutto il resto degli studenti. Infatti si stupì non poco quando il professore riprese a parlare.
“Signor Malfoy, venga pure qui accanto a me dove ha più spazzo per muoversi. Sono certo che lei saprà dare l’esempio a tutto il resto della classe, per questo l’ho chiamato per primo” disse in tono orgoglioso, lasciando intravedere un accenno di… sorriso? Dietro alla sua solita faccia estremamente odiosa.
Draco si alzò obbediente, senza fare un piega, in viso la solita espressione triste, e si incamminò verso la cattedra. Sembrava avesse una specie di fitta al fianco, notò Harry, quando lo vide piegarsi per un momento di lato, strizzando impercettibilmente gli occhi in una microscopica smorfia di dolore.
Quando arrivò accanto a Piton estrasse la bacchetta e la puntò davanti a se, attendendo il consenso per iniziare.
“Signor Malfoy, cominci pure. Mostri alla classe il modo corretto per eseguire l’incantesimo”
Gli occhi più o meno di tutti si puntarono sul Serpeverde, ma nessuno lo stava osservando attentamente, eccetto il moro. Dopotutto era stato lui ad insegnarli a fare i Patronus poche settimane prima e sperava con tutto se stesso di aver fatto un buon lavoro. Ma si promise di non contarci troppo, l’ultima volta Draco stesso gli aveva detto che per evocare il cervo aveva pensato a lui, ma molto probabilmente i ricordi collegati a lui erano più che tristi, orrendi si oserebbe dire.
Draco chiuse gli occhi per concentrarsi, le gambe che tremavano leggermente per l’agitazione, poi cercò di pensare ad un ricordo felice. Non ne aveva nessuno, a parte Harry. Rievocò nella mente le immagini del loro primo bacio, quello nella foresta, quando lui stesso gli aveva insegnato a fare l’incantesimo che stava tentando in quel momento, poi quello del bacio nella Stanza Delle Necessità, sicuramente più soddisfacente e intenso del primo. Si immerse nei ricordi talmente tanto che gli parve quasi di sentire le sensazioni che aveva provato quella sera, di nuovo, sulla sua pelle.
“Expecto Patronum” disse e si stupì di ritrovarsi la voce roca e spenta. Da quanto tempo non parlava esattamente?
Una nebbiolina azzurrina scaturì dalla sua bacchetta cominciando ad addensarsi sempre di più, illuminando l’aula quasi completamente buia, come amava tenerla il professore.
Si ricordò la sensazione delle sue labbra sulla pelle del collo di Harry, il calore che emanava il corpo dell’altro ragazzo premuto sul suo, il formicolio nello stomaco, le gambe molli, i capelli neri che gli solleticavano la fronte…
La nebbiolina sospesa in aria si richiuse su se stessa lasciando intravedere la sagoma di quattro possenti zoccoli.
Il moro, nel frattempo, si era immobilizzato a fissarlo. Non sapeva spiegarselo ma anche lui stava rivivendo tutte le emozioni e sensazioni di quella notte, con uno strano formicolio alla cicatrice, e sembravano estremamente reali. Dovette ammettere che gli mancavano, Draco gli mancava, fin troppo.
Il Serpeverde sentì quasi come se stesse accadendo in quel momento le mani di Harry cingergli i fianchi e scorrere lente verso il basso fino ad incontrare la pelle scoperta della schiena e accarezzarla piano…
Proprio quando l’incantesimo stava per riuscire non fu capace di impedire al ricordo di cambiare improvvisamente tramutandosi nel peggiore che aveva. Le carezze che un momento prima sentiva sulla pelle si tramutarono in graffi e unghie conficcate in profondità.
La nebbiolina svanì di colpo ricacciandosi all’interno della bacchetta.
Il respiro di Harry si appesantì improvvisamente al pensiero di ciò che lui stesso gli aveva fatto.
Il ricordo degli occhi pieni di odio del Grifondoro a pochi centimetri dai suoi si fece strada più vivido che mai nella mente del biondo che fu costretto a sbarrarli di colpo e a sbattere le palpebre parecchie volte prima di riuscire a mandare via quell’immagine spaventosa. Aveva paura. Aveva tanta, troppa paura di Harry.
Non riuscì a impedire al suo sguardo di posarsi involontariamente sulla figura del moro, che sapeva bene essere seduto in quel posto accanto alla Mezzosangue dall’intera lezione. Indietreggiò di un paio di passi, il respiro pesante e affannato, quando lo trovò a fissarlo dritto negli occhi.
“Non me lo aspettavo da lei, Signor Malfoy!” esclamò Piton che ci era rimasto estremamente male perché il suo cocco non era riuscito a eseguire correttamente l’incantesimo.
Ma ne Harry ne Draco lo sentirono o per lo meno non se ne curarono minimamente.
Il Grifondoro abbasso lo sguardo, puntandolo su un punto imprecisato della superficie del suo banco, e strinse il pugno talmente forte da far gonfiare le vene di tutto il braccio e rischiare di slogarsi le dita. Trasse un respiro profondo ma nei polmoni non gli entrò nemmeno un filo d’aria con il risultato che dalla sua gola uscì solo un verso strozzato.
Ed ecco che succedeva ciò che più aveva temuto: Draco stava male per colpa sua.
Avrebbe voluto che tutto ciò che stava accadendo non fosse reale ma in realtà lo era, lo era eccome.
Il senso di colpa lo travolse più forte che mai.
Una sola, singola lacrima gli scivolò sulla guancia mentre si posava la mano libera su una coscia stringendo talmente tanto da allargare il buco dei Jeans strappati che indossava.
Hermione gli poggiò una mano sulla spalla, ma lui non la sentì minimamente. “Harry, che ti prende?” chiese preoccupata.
Non seppe neanche come riuscì a rispondergli dato che era praticamente sicuro che dentro di lui non fosse rimasto nemmeno un pizzico di ossigeno. “Non lo so…scusami…” mormorò con la voce strozzata, gli occhi verdi e vitrei ancora puntati sul banco come se vedessero qualcosa che tutti gli altri non potevano vedere. Rimase a fissare il vuoto con i muscoli irrigiditi per un paio di minuti.
Gli sguardi di tutta la classe erano puntati interrogativi su di lui eccetto quello di Draco, che si trovava ancora immobile accanto al professore, il corpo rigido, i pugni stretti lungo i fianchi, il petto bloccato come se non riuscisse a respirare, gli occhi vitrei e inespressivi, nella stessa identica situazione di Harry.
L’unica a notare veramente la somiglianza dei comportamenti dei due ragazzi fu Hermione ma non fece in tempo a formulare alcuna ipotesi.
Il Grifondoro si alzò di colpo colpendo il banco con il fianco e rischiando di mandarlo a sbattere addosso a Neville che si chinò in avanti appena in tempo per non prenderselo sulla schiena.
Nello stesso identico istante Draco alzò la testa prima chinata verso il basso.
Harry sembrò non rendersi conto di niente. Si mosse verso il fondo dell’aula, dove si trovava la porta di entrata, in un modo che ricordò molto quello di un robot, sempre con il solito viso inespressivo.
Poi non aspettò che qualcuno lo fermasse e gli dicesse di tornare indietro o gli chiedesse spiegazioni, semplicemente aprì la porta e se la richiuse alle spalle con un tonfo.
Non riuscì più a reggersi in piedi e crollò a terra nel bel mezzo del corridoio.
 
Un tonfo risuonò contemporaneamente dentro l’aula.
Tutti gli studenti distolsero lo sguardo dalla soglia della porta, dove pochi secondi prima stava il Ragazzo-Sopravvissuto, per girarsi verso il rumore.
Draco, ancora fermo nello stesso identico punto di prima, era crollato in terra.
 
Quella fu la prima volta in cui non si dimenticarono del legame avvenuto tra loro.
Perché c’era molto di più di PAURA o DOLORE che gli teneva uniti.
Erano così diversi…
Eppure così simili.









 

Note dell'autrice: Di nuovo scusatemi per il ritardo!
Lo so, all'inizio di questa fanfiction avevo promesso che avrei pubblicato a ogni due massimo tre giorni di distanza ma non mi è stato possibile, sopratutto a causa del motivo dell'altra volta. Infatti stiamo ancora ristrutturando casa, ma abbiamo quasi finito dai.
Comunque sia, in questi ultimi periodi i capitoli che scrivo sono parecchio più lunghi di quelli che scrivevo all'inizio della fanfiction. Ho preferito metterci di più e farli più lunghi e dettagliati che dividerli in tanti piccoli pezzi.
Quindi portate pazienza ma penso che da oggi comincierò a pubblicare ogni cinque giorni circa, se ci riesco.

Ringrazio tutti quanti: chi ha messo la storia tra le preferite, seguite e ricordate e anche chi legge in silenzio.
Un grazie particolare va a chi recensisce! Vi amo!

Poi, tornando alla storia.
Finalmente i nostri protagonisti hanno avvuto l'ennesimo accenno di un legame e sta volta se ne sono ricordati! Sicuramente tra loro cambierà qualcosa ma vi avviso che ci vorrà comunque ancora un po' di tempo.
Harry ha già passato la sua fase di crisi e anche Draco si oserebbe dire ma invece...
Muahahaha, vederete cosa succederà nei prossimi capitoli!

Un bacione a tutti, miei Drarrysti preferiti! <3
(Anche se la mia Drarrysta preferita rimane una e una soltanto e se in questo momento sta leggendo sa che sto parlando di lei! C.G.)

   
 
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