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Autore: Ghost Writer TNCS    03/09/2016    3 recensioni
Leona è nata con un potere terribile e straordinario, una forza inarrestabile originata nel cuore più profondo dell’Inferno, capace di sbaragliare qualsiasi avversario. Un mostro.
Alphard non è nemmeno nato: lui è un ibrido, il prototipo di un nuovo tipo di supersoldato. Un esperimento.
Insieme si sono diretti su Shytia, un pianeta devastato dalla guerra civile e ora saldamente nelle mani di criminali senza scrupoli, e lì hanno fondato una gilda: la Brigata delle Bestie Selvagge. Ma hanno bisogno di una grande impresa per riuscire ad emergere, per dimostrare quanto valgono.
Un giorno vengono a sapere che Adolf O’Neill, il fuorilegge che controlla la vicina Traumburg, è entrato in possesso di un antico artefatto dal valore inestimabile. Ucciderlo vorrebbe dire liberare la città, ma anche e soprattutto poter saccheggiare la sua ricchissima collezione.
Prima però dovranno trovare degli alleati: qualcuno abbastanza folle da voler attaccare la roccaforte di O’Neill insieme a loro. Qualcuno che abbia la stoffa di una Bestia Selvaggia.
“Non siamo eroi, ma se avete bisogno di un eroe, chiamateci.”
Domande? Dai un'occhiata a http://tncs.altervista.org/faq/
Genere: Azione, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. Accordo

«Quello che vogliamo è cambiare questa città» affermò Leona, fiera e risoluta. Notando l’espressione poco convinta di Gardo’gan e ipotizzando una certa perplessità anche in Kael – decifrare la sua maschera chitinosa sembrava impossibile –, si convinse ad essere più precisa: «Il nostro primo obiettivo è rubare l’Uovo dei Sindri: rivendendolo, ricaveremmo un mucchio di soldi; mentre lo scopo finale è quello di farci pubblicità dato che nessuno conosce la nostra gilda.»

«Un momento, l’Uovo dei Sindri… Se non sbaglio i Sindri erano due fabbri-alchimisti o qualcosa del genere» rammentò il sauriano, che nel frattempo si era acceso un’altra sigaretta.

«Infatti, due dei più famosi fabbri-alchimisti mai esistiti[10]» confermò il coleotteriano. «Si dice che l’Uovo sia una specie di portale che conduce alla Fucina dei Sindri, dove sono custodite alcune delle loro creazioni più importanti. Mettendolo all’asta credo si possa arrivare anche a uno o duecento milioni di arcos, forse anche di più. Piuttosto avrei un’altra domanda: in che modo questo dovrebbe cambiare la città?»

«Beh, perché l’Uovo ce l’ha Aaron O’Neill, l’uomo che controlla la città.»

L’espressione del rettile palesò tutto il suo stupore e il suo disappunto. «E voi vorreste mettervi contro di lui?»

«Quel tipo è uno stronzo e questa città è uno schifo per colpa sua, faremmo un favore a tutti se lo prendiamo a calci!» affermò Leona.

«Non è questo il punto! Se volete mettervi contro di lui, io me ne vado subito! Sono venuto qui proprio perché non voglio avere problemi! Se avessi voluto combattere contro un supercriminale, sarei rimasto a Wunderburg!»

Fece per andarsene, ma Leona gli mise una mano sul braccio. «No, dai, aspetta…» Lo sguardo del rettile si fece glaciale e questo la convinse a farsi indietro. «Insomma, possiamo farcela. Mi occuperò io dei suoi uomini più forti, davvero. E poi sono stufa di arrangiarmi a riscuotere taglie perché nessuno ci commissiona degli incarichi! E sono ancora più stufa di vedere questa città cadere sempre più in basso! Senza contare che, anche togliendo tutti i costi per le armi e le attrezzature, ci rimarrebbero un mucchio di soldi.»

Gardo’gan soffiò con stizza una nuvoletta di fumo. «Fa’ come ti pare!»

«In realtà come progetto ha senso» obiettò Kael, che fino a quel momento si era concentrato sullo schermo olografico del suo olo-vice[11] da polso – un piccolo congegno simile nell’aspetto ad un sofisticato orologio, ma con tutte le funzionalità di un computer. «Se riuscissimo a prendere l’Uovo e a sconfiggere O’Neill, otterremmo soldi e prestigio, mentre se il nostro piano non dovesse funzionare, potremmo sempre andarcene senza rimpianti. Per quanto mi riguarda, il punto è questo: convincetemi che potete sconfiggere O’Neill e i suoi, e sarò dei vostri.»

Leona e Alphard si scambiarono uno sguardo, poi a turno si misero a spiegare le loro recenti imprese, fecero un elenco dei mercenari che avevano sconfitto e delle taglie che avevano riscosso. Per dare più credibilità alle loro parole, mostrarono loro anche le rispettive schede come allievi di un’accademia dell’A&N.

L’Atena & Neith era una società che gestiva un gran numero di istituti di formazione militare, per la maggior parte interforze, che preparavano i loro studenti per entrare in eserciti governativi come quelli dell’Impero o della Repubblica, in forze armate indipendenti come la SAF[12], oppure in corpi di polizia come l’ISD[13] o la Polizia Galattica. In ogni caso non erano pochi gli iscritti che, una volta terminati gli studi, sfruttavano le loro nuove conoscenze per seguire altre strade, proprio come la felidiana e l’ibrido.

«Ok, mi avete convinto» concluse Kael. Mentre i due raccontavano, si era premurato di verificare in rete la credibilità delle loro parole, e in effetti tutto quadrava. Forse il loro progetto non era poi così assurdo. «Un’ultima domanda: dove si trova la base della gilda? Avete detto di non voler prendere il controllo della città, ma sicuramente altri cercheranno di approfittarne e sarebbe meglio non trovarsi nel bel mezzo degli scontri.»

«Questo non è un problema: la gilda si trova fuori città, ci vuole il treno per arrivarci.»

Come sempre, il viso chitinoso dell’insetto non tradì la minima emozione. In effetti aveva solo due lunghe fessure quasi verticali che probabilmente proteggevano i suoi occhi, quindi non si capiva nemmeno se avesse naso, bocca o orecchie. Anche le due antenne grigio scuro che aveva sul capo sembravano più che altro delle corna. «Bene, non ho altre domande. Ah, è sottinteso che i guadagni verranno divisi in quattro parti uguali una volta detratte le spese.»

«Naturalmente» annuì subito Leona.

Quasi fossero d’accordo, la felidiana, l’ibrido e il coleotteriano si voltarono verso Gardo’gan.

Il sauriano, che un po’ di malavoglia era rimasto ad ascoltare, sbuffò un’altra nuvoletta di fumo. «Sì, avete detto tante belle cose, ma non sono ancora sicuro che valiate davvero quanto dite.»

«In effetti siamo più forti di quello che vi abbiamo fatto credere» ammise Alphard, l’aria disinvolta di chi è più che consapevole dei propri mezzi.

«Se non vi dispiace, anche io sarei curiosa di vedere come combattete» affermò Leona.

«Possiamo fare un bel due contro due» propose l’ibrido.

«Per me va bene» dichiarò Gardo’gan.

«Temo di non potermi tirare indietro» esalò il coleotteriano.

«Venite» disse Leona alzandosi. «In realtà possiamo combattere dove ci pare, ma è meglio farlo in un posto dove non saremo interrotti.»

Dopo aver pagato le consumazioni, lasciarono il locale e insieme raggiunsero uno spiazzo dall’aria abbandonata distante appena un isolato. Probabilmente in quel punto sarebbe dovuto sorgere un edificio, ma l’inizio della guerra civile aveva reso impossibile i lavori. Il grande rettangolo in terra battuta era occupato per buona parte da detriti, e bastava uno sguardo dell’edificio lì accanto – o meglio a ciò che ne restava – per capire da dove arrivassero tutti quei calcinacci. La città era piena di macchie di distruzione più o meno estese simili a quella.

«Che dite? Facciamo sul serio ma senza ammazzarci?» propose Leona.

«Altrimenti non avrebbe senso» convenne Gardo’gan. Serrò i pugni, sfoggiando lo sguardo inflessibile del guerriero che era in lui. I suoi muscoli possenti si tesero e tutto il suo corpo crebbe a vista d’occhio, trasformandolo in pochi secondi in un gigante di quasi cinque metri.

«Alphard, tu occupati dell’insettoide» ordinò la felidiana.

«Ricevuto!» esclamò l’ibrido impugnando la spada che teneva nel fodero dietro la schiena. La guaina posta nella zona lombare sfruttava una tasca dimensionale esattamente come quella dei pantaloni della ragazza, quindi poteva contenere l’intera lama in meno di una spanna.

Kael, che nel frattempo si era allontanato di qualche passo, ora impugnava un Woltan C-12 – un vecchio fucile d’assalto dall’aria usurata – e stava cercando una posizione favorevole dove attendere il suo avversario.

Leona osservò il suo compagno che neutralizzava i primi impulsi sparati dal coleotteriano, quindi rivolse la sua attenzione al sauriano. Gli sorrise, incitandolo ad attaccare. «Avanti, fammi vedere di cosa sei capace!»

Gardo’gan si abbassò sulle gambe e scattò in avanti, rapidissimo per uno della sua nuova stazza. Tirò un destro, ma Leona lo schivò con un balzo all’indietro. La felidiana scansò di lato il sinistro del rettile e si preparò a contrattaccare: i loro pugni destri si scontrarono con un botto sordo ed entrambi vennero sbalzati indietro.

Il sauriano si abbassò leggermente e con l’aiuto della coda rimase in equilibrio. Data la sua massa considerevole, era arretrato molto meno della ragazza, eppure questa non poteva considerarla una vittoria: quella bionda era davvero forte come diceva.

«Dai, è questo il meglio che sai fare?» lo stuzzicò Leona. «Vogliamo sconfiggere un supercattivo, non andare a fare una scampagnata!»

Gardo’gan digrignò i denti aguzzi e il suo corpo divenne ancora più grande e robusto. «Te la sei voluta!»

L’enorme pugno si abbatté sulla ragazza, rapido come un fulmine, potente come un tuono. Lo schianto fece tremare l’intera zona, il terreno andò in pezzi e alcuni calcinacci si staccarono dai malandati palazzi limitrofi, innalzando i relativi cumuli di macerie.

Il gigante ritirò la mano, in parte preoccupato di aver esagerato, invece sbarrò gli occhi alla vista della sua avversaria. In realtà non sembrava ferita: si era protetta con un braccio – uno solo! –, tuttavia il colpo era stato talmente violento da farla sprofondare nel suolo fino alle ascelle.

Alphard si voltò e non riuscì a soffocare una risata nel vedere la sua amica in quelle condizioni. «Ma guardati! Se non fosse per le tue tettone, direi che mi sembri un chiodo!»

La ragazza cercò di mascherare il proprio rossore serrando le labbra. Con le braccia si diede la spinta e senza fatica saltò fuori dalla buca. «Pessima mossa, amico.»

Il sauriano espirò dalle narici ampie, seccato per l’arroganza della sua avversaria. Si preparò a colpirla di nuovo, lei però fu più veloce: con un balzo fu alla sua altezza e gli sferrò un pugno alla mascella. In realtà non lo colpì: la sua mano si fermò a pochi centimetri dal viso del rettile, ma l’onda d’urto che ne seguì – alimentata dall’aura della giovane – fu talmente violenta da scaraventarlo a terra.

Gardo’gan, gli occhi sbarrati rivolti al cielo, rimase immobile per qualche istante, incredulo, poi avvertì l’acuta scarica di dolore. Ma chi diavolo era quella felidiana?!

Con un mezzo grugnito si rimise in piedi: non si sarebbe arreso tanto facilmente.

Tornò all’attacco, attento e determinato, tuttavia non servì a niente. Dopo un minuto era nuovamente a terra, ammutolito. Era tornato alla sua stazza originale e il suo respiro era accelerato. La sua pelle non riportava ferite, ma questo solo perché la sua avversaria non aveva utilizzato nessun’arma.

La felidiana entrò nel suo campo visivo, un sorrisetto compiaciuto dipinto sul viso. Non era riuscito a farle nemmeno un graffio.

«Allora, contento?» gli chiese porgendogli la mano.

«Sei proprio un mostro» rispose il rettile accettando l’aiuto.

«Cercherò di prenderlo come un complimento» commentò Leona tirandolo su senza particolare sforzo.

Poteva sembrare strano, ma dopo quella scazzottata sembravano già un po’ più in confidenza.

Si voltarono per raggiungere gli altri due combattenti, ma Alphard e Kael si stavano già dirigendo verso di loro.

«Allora, com’è andata?» chiese subito la felidiana.

«Mi ha distrutto la spada, però l’ho battuto tre volte» dichiarò l’ibrido scostando i soliti ciuffi e sfoggiando un sorriso trionfante.

«In realtà la seconda volta avrei vinto io» obiettò il coleotteriano. «E comunque abbiamo compagnia» aggiunse indicando alle sue spalle con il pollice della mano superiore destra.

Leona e Gardo’gan si spostarono per vedere meglio e subito individuarono una dozzina di persone dirette verso di loro. Non sembravano molto amichevoli.

«Voi!» esclamò quello che doveva essere il capobanda. Aveva i capelli tinti di blu e biondo platino, simili a fiamme, e sulle braccia facevano bella mostra dei tatuaggi tribali che richiamavano le linee aguzze dei suoi occhiali da sole. «Siete nel nostro territorio!»

«È colpa mia, non lo sapevo» ammise Leona facendo due passi avanti. «Ce ne andiamo subito.»

«Non così in fretta!» ribatté l’uomo. «È lei la felidiana?» chiese ad uno dei suoi uomini, un giovane minotauro.

La ragazza lo riconobbe subito come il criminale che aveva cercato di derubare il negozio di Horst, e anche il rapinatore diede prova di non essersi scordato di lei.

«Bene, in tal caso abbiamo due buone ragioni per darvi una lezione» affermò l’umano. «Dimostreremo a tutti di cosa sono capaci i Folgoratori di Traumburg!» aggiunse a gran voce, scatenando il feroce entusiasmo dei suoi subordinati.

Gardo’gan, per niente intimorito, sfoggiò una delle sue numerose espressioni poco amichevoli. «Li affrontiamo?»

Leona sospirò, quasi con rassegnazione. «No.» Si batté il pugno sul palmo. «Li distruggiamo.»



Note dell’autore

Grazie per aver iniziato a leggere la mia storia, tra due settimane (metà settembre) pubblicherò un nuovo capitolo ;D

IMPORTANTE: questa storia è ancora in fase di beta, quindi lasciate un commento e aiutatemi a renderla ancora migliore! ^.^

Ogni suggerimento può essere utile (e soprattutto alimenta la mia voglia di scrivere XD)!

A presto!


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[10] Nella mitologia norrena, Brokk ed Eitri/Sindri hanno creato Draupnir (l’anello di Odino), Mjöllnir (il martello di Thor) e altri oggetti magici destinati agli dei.

[11] Contrazione di olographic device, che in inglese significa dispositivo olografico.

[12] Shared Armed Force, Forza Armata Condivisa (pronunciato “shaf”).

[13] Interplanetary Security Department, Dipartimento per la Sicurezza Interplanetaria.

   
 
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