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Autore: _crucio_swag_    13/09/2016    2 recensioni
Sesto anno ad Hogwarts. Draco si ritrova a dover ingannare Harry oltre ad uccidere Silente. Sembra facile ma un sentimento mai provato prima a cui neanche il re delle serpi sa dare un nome gli impedirà di portare a termine ciò che il Signore Oscuro gli ha ordinato. Riuscirà a cambiare la sua anima? Riuscirà a distinguere ciò che è giusto da cio che non lo è? Riuscirà a sciogliere il ghiaccio che avvolge i suoi occhi e il suo cuore?
Questa storia non sarà delle più felici ma vi posso assicurare che avrà un bel lietofine.
Genere: Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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                                                       Dal capitolo precedente…
 
                                                     | Harry attraversò di colpo la soglia della porta della Torre di Astronomia e si bloccò improvvisamente,
                                                     | mollando malamente a terra la borsa, lo sguardo pietrificato sulla scena che gli si presentava davanti.
                                                     |
                                                     | Draco si trovava nel grande terrazzo, il corpo rivolto verso il punto in cui la ringhiera di protezione
                                                     | mancava e sotto di essa si estendeva il vuoto.
                                                     | Dritto sul bordo del precipizio, i piedi mezzi poggiati nel legno, mezzi sospesi per aria.
                                                     | Le braccia tese lungo i fianchi e i pugni chiusi.
                                                     |
                                                     | Senza avere il coraggio per avanzare o la forza per indietreggiare…
 
 
 
 


Capitolo 20

passi in avanti



Harry, dopo alcuni secondi di esitazione, scattò d’istinto verso di lui. “DRACO, NO! Cosa diavolo stai facendo? Allontanati subito da lì!”
Il Serpeverde sussultò nel sentire la voce di Potter, che gli penetrò nei timpani come quella di Pansy poco prima ma che, a differenza di quella della ragazza, non gli diede fastidio. Solo un momento di panico dato che era convinto di essere solo sulla Torre e che nessuno sarebbe stato lì per impedirgli di fare ciò che era giusto. Senza degnare l’altro ragazzo di uno sguardo parlò per la prima volta dopo quasi un mese, costringendo il Grifondoro a tendere bene le orecchie per decifrare il roco sussurro che usci dalla sue corde vocali inutilizzate da tempo. “Avvicinati di un altro passo e io ne farò uno in avanti”
Il moro allora fermò la sua avanzata, piantandosi sul posto, senza sapere perfettamente il motivo per cui si era sentito in dovere di farlo, qualcosa però gli diceva che il biondo sarebbe stato veramente capace di fare ciò che aveva detto. “Draco, ti prego…” mormorò.
L’altro strinse i pugni in una morsa ferrea, per impedirsi di spostare gli occhi dalle sue scarpe nere a quelli di Potter, sapeva che non sarebbe più riuscito a separarsi da quei due pozzi smeraldini che tanto catturavano la sua attenzione. “Non.chiamarmi.Draco. Io sono un mostro, non sono… Draco” sputò il suo stesso nome con una grande nota di disprezzo nella voce.
“Ehy… c’è qualcosa che non va?” chiese Harry, preoccupato.
L’altro non rispose, continuando a fissare il vuoto sotto di lui.
“Ti prego, dimmi cosa stai cercando di fare” insisté il moro.
Di nuovo il biondo non disse nulla.
“Qual’è il problema?”
Ancora nulla.
Harry perse la pazienza, non riusciva a vederlo soffrire in silenzio senza poter far nulla per aiutarlo e senza sapere il perché di quello strano comportamento che si era portato avanti da quasi un mese. “STO PARLANDO CON TE, CAZZO! RISPONDIMI!”
Malfoy reagì improvvisamente, facendo ammutolire Potter che serrò le labbra mortificato. “Lo so benissimo! Non sono sordo! E se ti da così tanto fastidio che non dica nulla allora semplicemente non parlarmi!”
Il Grifondoro allora si rivolse a lui più gentilmente, per evitare di farlo agitare di nuovo. “Te lo ripeto un’altra volta: Qual’è il problema?”
Draco non si trattenne e alzò la testa verso Harry, inchiodandolo con i suoi occhi di ghiaccio. Se doveva dirgli la verità tanto valeva smettere di fare il codardo, per una volta, e parlargli in faccia. “Il problema sono io, ok?!  Io e la mia stupida missione affidatami dal Signore Oscuro! Io, io, io e poi io! E’ sempre colpa mia! Le persone che mi stanno vicine muoiono!...”
Il Grifondoro aprì e richiuse la bocca un paio di volte, boccheggiando come un pesce fuor d’acqua. Non sapendo cosa dire, allora mormorò soltanto. “Non dire così, Draco…”
Il Serpeverde chiuse gli occhi portando indietro il capo, esasperato, e scuotendo le spalle, poi esplose. “DRACO NIENTE! Porco Godric Harry! Io devo ucciderti capisci, io devo farlo! E devo uccidere anche Silente! Ho salvato la vita a te la prima volta, decidendo di lasciarti andare via, quella notte, nella Stanza Delle Necessità e lui in cambio ha ucciso mia madre, per convincermi a smettere di disobbedire ai suoi ordini! Mi ha lanciato un casino di incantesimi che probabilmente serviranno solo per manovrare ancora di più la mia mente e le mie azioni ma la mia missione non è cambiata di una virgola, io devo ucciderti! Finisce sempre così, è un circolo vizioso, più di una vita non riesci a salvarla, muore uno o altrimenti muore l’altro. Non ce via d’uscita… Non c’è… scelta…”
Si interruppe per riprendere fiato e sta volta parlò più tranquillamente, in un tono così calmo rispetto a quello di pochi secondi prima da essere quasi inquietante. “Harry, forse tu sarai abituato a vedere le persone morire davanti ai tuoi occhi, e non ti invidio nemmeno un po’. Ma io non ci sono ancora abituato nonostante sia tutta l’estate che vedo babbani venire portati a casa mia ed essere torturati, uccisi, solo per divertimento del Signore Oscuro. Perché ogni volta fa più male della precedente. Sembra facile guardare le persone morire, cercare di ucciderle, ma credimi se ti dico che non lo è, non lo è per niente, e tu dovresti saperlo fin troppo bene. Io ho passato la maggior parte della mia vita a fare il figo stronzetto per i corridoi, a essere sempre ammirato da tutti, a essere il leader, lo so di aver sbagliato a comportarmi così e infatti ho cercato di cambiare, di farmi perdonare, ma ora è difficile… impossibile. Ora sono costretto a sottostare agli ordini di qualcun altro, senza potermi ritirare, a meno che non voglia ricevere in cambio perdite e dolore. Ora la mia vita fa schifo. Ora la morte è meglio della vita” concluse tristemente, poi ripuntò lo sguardo in basso.
“Mi dispiace ma… non farlo ti prego…” mormorò il Grifondoro.
“Io sono stufo. – riprese a parlare l’altro ragazzo – Sono stufo di essere una pedina nelle mani di quel gran coglione che mi ritrovo come capo! E c’è un unico modo per mostrargli il mio valore, per vincere su di lui una volta tanto. E quella è morire, così non potrò svolgere la sua missione, così i suoi sforzi per far cadere il mondo sotto il lato Oscuro e per ucciderti saranno stati solamente tempo perso. Così tu riuscirai a sconfiggerlo, come è giusto che sia”
“Draco, io ho bisogno d’aiuto per sconfiggerlo” cercò di convincerlo il Grifondoro.
“Appunto. Ed è questo il massimo che posso fare, Harry. Togliermi dalla faccia della terra, e fare un favore a tutti. Smettere di provocare dolore a chi mi circonda”
“Forse questo vale per gli altri ma... Hai pensato a quanto male e faresti a me, uccidendoti?”
“Non dire sciocchezze, ti ho visto. Ho visto i tuoi occhi quando mi facevi quelle cose… tu mi odi!”
Harry fece una passo in avanti e irrigidì le braccia lungo i fianchi. “Sai perché mi sono comportato così? Perché sono un codardo, imbecille, stronzo… quello che vuoi! Perché non avevo il coraggio di dare la colpa a me stesso e non sono riuscito a capire prima che il gesto del lasciarmi andar via e del preferire perdere tua madre al mio posto era il gesto di coraggio più nobile del mondo. Allora ho scaricato la colpa su di te, perché pensavo fosse stata una tua scelta ingannarmi per mesi, non che fosse stata condizionata da qualcun’altro. Ero convinto che non saremmo più riusciti a risolvere nulla e… avevo paura di perderti… Ho fatto quelle cose orribili per paura. Ho cercato di avvicinarti, di farti MIO, non rendendomi conto della gravità delle mie azioni, la tua distanza mi ha fatto perdere la testa e lo sta facendo tutt’ora…” si interruppe un attimo mordendosi l’interno di una guancia. “Si, Draco, io ti ho odiato… ma l’ho fatto solo perché non mi permettevi di amarti”
Il biondo cominciò a tremare leggermente, un po’ perché era da molto che stava in piedi in equilibrio sul bordo del precipizio, un po’ per le emozioni che le frasi del moro avevano suscitato in lui. “Harry, tu sei tutto quello che mi rimane, tu sei tutto quello per cui sono ancora qui… ed è appunto per questo che non posso permettermi di ucciderti, o perderei anche quel poco che ho. E sarei costretto a vivere qualcosa che non può essere chiamata vita, come ho fatto da un mese fino ad ora. Quindi ti prego, smettila. Lasciami andare. Lasciami fare la cosa giusta, solo un altro passo… non indietro, come ho sempre fatto, ma… avanti…”
“No, aspetta…” sussurrò il Grifondoro bloccando a mezzaria il suo piede che si era già sollevato di un paio di centimetri da terra. “Aspetta” ripeté ancora coprendosi la faccia con le mani e parlando con la voce ovattata dai palmi. “Io mi vergogno di me stesso, non ho avuto il coraggio di ammettere che la colpa era mia e ora guarda in che casino ci ritroviamo, entrambi. Non sono degno di essere chiamato Grifondoro ma ti prego, perdonami…”
Draco sorrise per la prima volta da quando l’aveva fatto (l’ultima) nella Stanza Delle Necessità, prima che il Grifondoro se ne andasse. Un sorriso caldo, un sorriso ampio, un sorriso… vero. Uno di quelli che ti scalda il cuore, e così fu per il ragazzo moro. “Io l’ho già fatto, Harry. Io ti o già perdonato. Ma ciò non significa che abbia perdonato me stesso”. Il sorriso si spense sulle sue labbra alla stessa velocità con cui era nato.
Passarono degli interminabili secondi di silenzio, poi il biondo alzò il viso e indicò il cielo stellato, dove un puntino più piccolo ma più luminoso degli altri risplendeva nel blu scuro della notte. “Te la ricordi, vero?”
Il moro guardò in quella direzione a annuì. “Si. La nostra stella. Il volo sopra al lago nero con Fierobecco”
“Ti guarderò da lassù… Grazie per tutto quello che hai fatto” sussurrò il biondo dopo un po’, con voce tremante, come l’intero suo corpo.
“Draco, resta con me” disse il Grifondoro tendendo una mano verso il Serpeverde.
Il biondo la guardò per alcuni secondi, poi guardò negli occhi il ragazzo a pochi metri da lui, sorrise per l’ultima volta, e scosse la testa. “Harry… vorrei poterti dire che ti amo. Ma non so amare”
Poi fece un passo…
Ma sta volta non sbagliò come aveva sempre fatto, non lo fece all’indentro.
…ma in avanti.
 
La gravità parve fermarsi un paio di secondi, assieme a tutto ciò che lo circondava.
Smise per fino di sentire il vento serale che gli graffiava le guance scoperte, come se anche esso avesse deciso di trattenere il fiato, come stava facendo lui in quel momento.
Poi tutto riprese improvvisamente vita.
Il suo corpo si piegò lentamente in avanti, senza più alcun appoggio sotto i piedi.
Il cuore sembrò bloccarsi, come se avesse già capito che, tempo un paio di secondi, non avrebbe più avuto bisogno di continuare a pompare sangue.
Una sensazione di vuoto allo stomaco lo pervase mentre guardava il prato del giardino di Hogwarts avvicinarsi a lui sempre di più.
O forse era il contrario…
 
Poi la caduta si bloccò a mezzaria facendogli spalancare di colpo gli occhi, che aveva chiuso poco prima per paura.
Guardò i suoi piedi, che penzolavano nel vuoto, poi guardò la sua spalla, in cui una mano con un incisione cicatrizzata: “non devo dire bugie” che spiccava tremendamente sul resto della carnagione scura teneva stretta la stoffa del suo mantello, racchiusa nel pugno.
Infine guardò in alto.
Vide i capelli neri, e gli occhi smeraldo, del ragazzo che lo teneva sospeso tra la vita e la morte.
“Draco, stai fermo immobile!” esclamò Harry mentre, da disteso per terra a pancia in giù, con una mano impediva al biondo di precipitare e con l’altra si teneva ad un pezzo di ringhiera lì vicino, per impedirsi di cadere con lui.
“Harry, no… Lasciami andare…” mormorò il Serpeverde, sapendo che quella era l’unica cosa giusta da fare.
“Mai! Afferra la mia mano!”. Il Grifondoro raddoppiò la stretta sul tessuto per far intendere al biondo cosa volesse.
“Mi dispiace… non posso” sussurrò quello. Le sue braccia cominciavano a scivolare lentamente via dal mantello, che era l’unica cosa che gli impediva di sfracellarsi a terra.
“MUOVITI! Afferra la mia mano cazzo!” urlò il ragazzo moro, esasperato.
Ma il biondo non si mosse, abbassò lo sguardo e continuò a lasciare che il suo corpo scivolasse lentamente via dall’indumento.
Un singhiozzo risuonò sopra di lui. “Draco, ti prego…”
Il Serpeverde alzò il viso giusto in tempo perché una lacrima di Harry lo colpisse sulla guancia, dato che era esattamente sotto di lui.
“Io…” riuscì soltanto a mormorare prima che un suo intero braccio scivolasse fuori dal mantello, facendogli prendere un colpo, e le parole gli si bloccassero in gola.
Lanciò un urlo terrorizzato.
Se ora era ancora appeso lì era solo grazie agli sforzi che stava facendo per tenere il gomito piegato. Questa posizione infatti rallentava lo scorrimento del tessuto della manica su quella sottostante della solita camicia bianca che portava. Ma nelle condizioni in cui si trovava da mesi non è che avesse guadagnato poi così tante forze quindi sapeva che non ce l’avrebbe fatta ancora per molto.
“Ti prego…” ripeté Harry, stringendo i denti per la fatica di tenere l’intero peso del Serpeverde con una sola mano, mentre triplicava la presa sulla stoffa nera e sentiva i piccoli movimenti del ragazzo che scivolava in basso, verso la morte certa, propagarsi fino a lui attraverso l’indumento.
Il braccio di Draco iniziò a tremare terribilmente per lo sforzo di rimanere piegato e sostenere tutto il suo corpo. Si morse forte il labbro inferiore e strizzò gli occhi per cercare di resistere ma ancora non si decise ad afferrare la mano dell’altro ragazzo.
“Fallo per me…” disse Harry in un ultimo, piccolo, sussurro speranzoso.
Con un tremolio finale, più forte degli altri, il gomito del biondo non resse e si raddrizzò improvvisamente, così anche l’ultimo appiglio che lo teneva sospeso, cioè il suo braccio, scivolò dal mantello.
Si sentì precipitare di nuovo e in quel millesimo di secondo prese una decisione: allungò la mano verso l’alto appena in tempo per afferrare il polso di Harry e chiudere le dita attorno ad esso.
Il moro mollò il mantello per ricambiare la stretta, il quale volteggiò lentamente verso il basso trasportato dal vento gelido della notte.
A Draco sfuggì un gemito di dolore quando sentì la mano del Grifondoro premere sul Marchio Nero che, anche se meno di un tempo, faceva lo stesso molto male. “Non lasciarmi” disse comunque, con la voce spezzata, mentre alzava lo sguardo verso di lui.
“Resisti! Aggrappati anche con l’altra mano altrimenti il peso è sbilanciato e non ce la faccio a tirarti su!”
Il Serpeverde eseguì. “Non lasciarmi” ripeté ancora.
“Non lo farò!” lo rassicurò Harry mentre raccoglieva tutte le forze che aveva in corpo e tentava di portare in salvo Draco.
Riuscì a sollevare l’intero corpo del biondo di 5 cm. Poi 10. 20. 25…
Ma il braccio gli cedette improvvisamente e rischiò quasi di mollare il palo della ringhiera su cui si stava tenendo per evitare di precipitare assieme all’altro ragazzo, rimanendo attaccato solamente per il mignolo. Si affrettò a risaldare la presa mentre il Serpeverde sotto di lui oscillava da una parte all’altra per l’improvviso movimento.
“Harry, non lasciarmi!” urlò per l’ennesima volta, con voce terrorizzata dalla paura di cadere, come se l’unica cosa che sapesse dire fosse quella.
E in un certo senso era vero, si stava completamente affidando all’altro ragazzo, che lo teneva sospeso tra la vita e la morte.
Le forze che gli erano rimaste si stavano esaurendo in fretta e sentiva le sue dita allentarsi sul polso di Harry.
“Resisti, ora riprovo!” esclamò il Grifondoro prendendo un paio di respiri profondi per calmarsi dal mini-infarto che aveva appena avuto. Convinse se stesso che era abbastanza forte per riuscirci, quindi si concentrò e gonfiò i muscoli del braccio talmente tanto da far sporgere le vene verso l’esterno. Poi semplicemente tirò e tirò, mentre urlava per scaricare il dolore del crampo che gli stava venendo, e per aiutarsi a ignorare la sensazione che il braccio gli si stesse spezzando.
Dopo quelle che a Harry parvero ore la testa di Draco spuntò finalmente da dietro il pavimento in legno del terrazzo della Torre Di Astronomia, ma non era ancora abbastanza per portarlo in salvo del tutto.
Non seppe nemmeno lui come, ma riuscì a mettersi in ginocchio e di conseguenza a fare più leva per tirare su il Serpeverde.
“Aggrappati al mio maglione!” gli disse portando le mani del biondo sul suo petto.
Draco, allo stremo delle forze, non poté far altro che stringere le dita sul tessuto e sperare che tutto quello finisse in fretta.
Il maglione, ovviamente, si tese di colpo e Harry non riuscì a impedire alla sua schiena di chinarsi un po’ in avanti a causa del peso eccessivo che gravava sul suo petto e di conseguenza sulle sue spalle, ma ormai allo sforzo ci era abituato.
Quando fu abbastanza sicuro di non cadere nel vuoto assieme al biondo e che la presa di lui fosse ben salda sul suo maglione, mollò la ringhiera su cui si stava tenendo da tutto il tempo e poggiò le mani sotto le ascelle di Draco tirandolo verso di sé. Con un ultimo, grande, sforzo issò il ragazzo sopra il grande terrazzo, lontano dal precipizio, e finalmente rilassò i muscoli.
Il Serpeverde rimase un paio di secondi disteso a pancia in giù sul pavimento, poi puntellò i gomiti e si tirò su a sedere con fatica, rimanendo a fissare le travi di legno e mordendosi insistentemente le labbra, con le spalle chinate in avanti in una piega quasi innaturale, a far capire che era distrutto, stremato.
Poi si coprì il viso con entrambe le mani e il suo intero corpo venne scosso da uno strano brivido, seguito poi da un suono strozzato, una specie di singhiozzo.
Prima che Harry potesse formulare una qualsiasi ipotesi su quello che stava succedendo si ritrovò Draco con la sua testa nella spalla e le sue braccia strette attorno.
 
Il Serpeverde si lasciò andare.
Come aveva fatto quella notte nella foresta.
Smise di far cadere le lacrime dentro la sua anima vuota e iniziò a singhiozzare.
Non gli importava se così si stava rendendo ancor più ridicolo di quello che già sembrava, sapeva che Harry l’avrebbe capito e gli sarebbe stato accanto per tutto il tempo.
Si abbandonò ad un pianto liberatorio sulla spalla del ragazzo, sulla spalla dell’unico motivo per cui aveva accettato di continuare a vivere.
Si aggrappò alle sue vesti come un bambino fa con sua madre, quando deve farsi consolare, e le strinse con tutta l’energia che aveva, quasi come se così avrebbe potuto impedirgli di allontanarsi.
Aveva bisogno di lui, era l’unica cosa preziosa che gli rimaneva e non aveva intenzione di lasciarla andare nemmeno per un secondo.
 
Harry lo attirò a sé, circondandolo con le sue calde braccia. Una mano immersa nei capelli biondo platino e l’altra ad accarezzargli lentamente la schiena, per rassicurarlo. Proteggendo la sua esile figura, la sua pelle pallida, le sue ossa scarne.
 
E Draco si sentì di nuovo a casa, come non lo era stato per mesi.
I piccoli frantumi di lui si riunirono, eliminando il dolore, eliminando il mostro che era e che, promise a se stesso, non sarebbe stato mai più.
Harry era la colla.
Lui il vaso in pezzi.
E tutti sapevano che ci sarebbe voluto tempo per riattaccarli tutti, ma ciò non voleva dire che era impossibile, non con l’altro ragazzo al suo fianco.
D’istinto strinse il braccio di Harry in una morsa strettissima, con tutta la forza che gli rimaneva in corpo, fin quasi a slogarsi le dita.
E gliene fu grato quando il moro, nonostante il dolore, nonostante non se lo sentisse più perché gli stava bloccando la circolazione, lo lasciò fare.
Perché quel gesto poteva significare solo una cosa: VITA
E anche Potter ne era consapevole.
Ciò che era successo a Draco non era una cosa risolvibile con la magia, i piccoli pezzi in cui era stato frantumato, alcuni per colpa sua, non potevano essere riparati con un colpo di bacchetta.
Bisognava usare la maniera babbana, rimettere insieme pezzo per pezzo, lentamente, con pazienza.
E il vaso sarebbe tornato come prima.
E la soddisfazione di essere riusciti a ripararlo mille volte più grande di quella di un incantesimo pronunciato correttamente.
 
Draco sentì il suo cuore ripartire a battere e rimbombargli nel cervello come non gli succedeva da tempo.
Lo sentì riiniziare a pompare sangue in tutto il corpo, scorrere bollente nelle vene.
Sentì il suono regolare dei suoi respiri.
Sentì che, finalmente, era vivo.
 
“Ha-harry… non la-lasciarmi…” ripeté il biondo per l’ennesima volta, le parole divise da singhiozzi, le guance bagnate da lacrime di vita. “Non… farlo ma-mai più… ok?”
“Okay” rispose l’altro ragazzo sollevandogli il mento con due dita e alzando gli angoli della bocca, scoprendo lentamente dente per dente, aprendosi nel sorriso più bello che Draco avesse mai visto.
“Mi… perdoni?” chiese piano, in un sussurro appena udibile. Come se avesse paura di sentire la risposta.
“L’ho già fatto” rispose il Grifondoro lasciando un piccolo bacio sulla fronte del biondo prima di fargli riposare la testa sul suo petto.
 
Non seppero per quanto tempo rimasero lì, magari un ora, forse due.
Ma il tempo non contava.
Perché nessuno dei due avrebbe voluto essere in altro posto in quel momento.
E ogni secondo che passava si perdonavano a vicenda, sempre di più.
E perdonavano anche loro stessi.
 
 
“Senti, Draco, ehm… Io ora dovrei tornare nel mio dormitorio” disse ad un certo punto Harry, in un sussurro, per non disturbare troppo l’altro ragazzo. Non è che avesse molta voglia di beccarsi una punizione per aver ignorato il coprifuoco quindi prima o poi avrebbero dovuto lasciarlo.
Il Serpeverde si animò di colpo, si era quasi addormentato sul Grifondoro, a causa delle sue carezze rilassanti. Per fortuna l’aveva svegliato quando era ancora in dormi veglia altrimenti sai che figura avrebbe fatto. “Oh sì, scusa… non volevo…” biascicò tristemente.
A Harry vederlo così, magro, leggermente rosso dall’imbarazzo, con il viso ancora mezzo addormentato, fece tenerezza. La voce di Draco si insinuò nella sua mente: “Non lasciarmi…” e un idea a dir poco assurda nacque in lui. Tanto valeva tentare, caso mai l’altro avrebbe risposto di no e pazienza.
“Senti, mi chiedevo… tu non sei mai stato nei dormitori di Grifondoro giusto?”
“Ehm… no, solo nella Sala Comune, penso”
“Bene e ecco… hai sonno?”
“No” disse il biondo, sicuro. Poi non riuscì a trattenersi e si stropicciò gli occhi sbadigliando. “Ok, forse sì” ammise ridacchiando.
Ma il moro non ci badò più di tanto e continuò con la sua idea assurda “Hmm-hmm… e devi sapere che i letti nel dormitorio di Grifondoro sono larghi, non dico che siano matrimoniali, però ci stanno tranquillamente due persone…” si interruppe imbarazzato.
Il Serpeverde alzò un sopracciglio, incredulo da quello che pensava che il moro stesse per dire.
Harry fece un respiro profondo, poi si decise a continuare. “Ecco, mi chiedevo se… tipiacerebbevenireadormireconmestanotte?” concluse tutto d’un fiato.
“Eh?” sbottò Draco corrugando la fronte.
“Ti ho chiesto se… ti piacerebbe venire a dormire con me, stanotte?” ripeté scandendo bene le parole e arrossendo terribilmente subito dopo. Per fortuna sulla sua carnagione scura non è che si notasse così tanto.
Il Serpeverde avvampò mentre il suo battito cardiaco accelerava di brutto. “Po-potter…” riuscì soltanto a balbettare, sulla sua pelle pallida il rossore si vedeva eccome, invece. “Che… cosa v-vuoi… fare?”
Il Grifondoro, capendo che l’altro aveva pensato male, si schiaffò una mano sulla fronte. “Mioddio Draco! No! Non intendo…! Insomma, ho detto dormire non quello che pensi tu! Dormire… capisci… ronf-ronf… con tutti i vestiti addosso!”
Draco rimase senza parole riuscendo a mormorare solo un leggero “Oh…”
Harry invece restò un po’ di tempo a guardare le sue guance rosse, era carino quando si imbarazzava, poi, per non metterlo ancora di più a disagio si decise a fare qualcosa. Si alzò in piedi e porse la mano pure al Serpeverde, che la accetto ancora rosso in viso.
“Allora?” chiese il Grifondoro, impaziente di conoscere la risposta.
“Oh! Ehm, si… giusto. Beh, penso che… si potrebbe fare”
Il moro, felice che avesse accettato, sorrise timidamente.
“Ma, non è che è leggermente proibito entrare nei dormitori di gente di altre Case? E poi cosa direbbe Weasley se mi vedesse?”
“Tesoro, esiste qualcosa chiamato mantello dell’invisibilità!” esclamò Harry, convinto, salvo poi rendersi conto di quello che aveva appena detto. Insomma, ok, era in tono ironico e tutto ma l’aveva comunque chiamato “tesoro”. TESORO! DRACO! Voleva scomparire…
Per nascondere l’imbarazzo si girò dall’altra parte e prese la sua borsa, che aveva lasciato malamente a terra appena arrivato, dove teneva sempre mantello, mappa, orecchie oblunghe e qualche altro scherzo dei gemelli Weasley (potevano sempre servire), e se la mise a tracolla estraendone l’oggetto che gli interessava.
Draco non riuscì a impedire ad un sorriso ebete di formarsi sul suo viso all’espressione “tesoro”, per fortuna l’altro ragazzo era girato e non lo poteva vedere.
“Ecco, tieni” disse ad un certo punto Harry mentre porgeva al biondo il mantello “Non è che per caso avresti un orologio?” Lui aveva scordato il suo, probabilmente era rimasto nel dormitorio o nella Sala Comune.
Draco afferrò il pezzo di stoffa, con una faccia preoccupatissima, posandoselo momentaneamente sulle spalle e cominciando a tastarsi dappertutto, gli occhi sgranati e il respiro leggermente affannato.
“Ehi, che ti prende?”
“Io… mi sa che l’orologio è caduto assieme al mantello... Cavolo! Era d’argento, apparteneva a mio bisnonno!”. Fortunatamente lo trovò subito dopo infilando una mano nella tasca dei pantaloni e tirò un sospiro di sollievo sollevando il coperchio tondo e guardando il quadrante. “Mancano 10 minuti alle 11” disse.
Fu il turno di Harry di agitarsi. “Oh cavolo! Il coprifuoco è alle undici! Dici che ce la facciamo in tempo?”
“Potter, guarda che siamo sulla Torre Di Astronomia mica nei sotterranei, se te ne sei accorto. Ci vogliono due minuti a scendere le scale fino al settimo piano!” gli fece notare arricciando il labbro superiore e sbuffando teatralmente, con aria di superiorità.
“Vedo che non sei cambiato di una virgola” commentò Harry, sarcastico. Ma dopo rise comunque per la sua stessa stupidità, imitato subito dal biondo. “Beh dai, infilati il mantello. Così potrai entrare senza che nessuno ti veda”
Il Serpeverde eseguì continuando a ridere come un matto.
“Andiamo?” chiese dopo che il biondo ebbe finito di sistemarsi.
“Andiamo” rispose una voce apparentemente proveniente dal nulla, di fianco a lui.
“Senti, quanto pesi esattamente?”
“Perché questa domanda? Comunque… peserei 64 kg ma…” tese le braccia all’infuori e girò i palmi verso l’alto e poi verso il basso, osservandosi gli arti rinsecchiti. “Si, ecco…” mormorò soltanto, convinto che il moro avesse capito, anche se non poteva vederlo.
Harry si mordicchiò distrattamente un labbro, annuendo tristemente. “Hai fame?”
“Oh, no. Al momento no. Ho solo sonno” rispose il biondo.
Il Grifondoro a quel punto fece un sorrisetto malizioso, alzando un sopracciglio. Poi, dopo aver localizzato l’esatta posizione del Serpeverde, grazie alla sua voce, si lanciò su di lui e se lo caricò sopra, come se fosse una pecorella. Lo prese per i fianchi, il ventre del biondo poggiato sulla sua spalla e le braccia a penzoloni dietro di lui. “Domani non credere di scamparla, andiamo da Dobby a svuotare le intere cucine di Hogwarts e ti faccio ingoiare cibo a forza, a costo di lanciarti la Imperius se non esegui i miei ordini!” esclamò scherzosamente.
L’altro scoppiò a ridere e Harry sentì le vibrazioni della sua risata sulle spalle, dio se lo faceva impazzire! “Potter… io non eseguo i tuoi ordini! Sei tu che esegui i miei, casomai! Quindi ti ordino di mettermi giù!” strillò isterico mentre tirava una pacca amichevole sulla schiena del moro.
“Sogna!” rispose quello rafforzando la presa sui suoi fianchi e cominciando a saltellare giù per le scale in una specie di galoppo continuo. Le risate di entrambi interrotte ogni qual volta passava da un gradino all’altro, sobbalzando.
“Non sei proprio capace di trattenerti dal mostrare la tua forza estrema, eh?” chiese Draco mentre continuavano a scendere.
“Sei solo invidioso! E poi, dimmi dove saresti adesso senza la mia forza estrema!” ribatté il Grifondoro.
Il Serpeverde la diede per una volta vinta ad Harry. “Hai ragione, e ti ringrazio…” disse ma poi si bloccò, probabilmente pensando a qualcosa di diabolico da aggiungere. “Io però ho altre qualità, ad esempio la mia fighezza assoluta, che tu puoi solo immaginare. Mi dispiace per te, dev’essere difficile vivere così!” sussurrò maligno con un finto tono dispiaciuto.
“Seh!” sbottò il moro roteando gli occhi.
“Dimmi, ti guardi mai allo specchio la mattina e ti chiedi perché sei così brutto e così stupido?”
“Quello sei tu che guardi il tuo riflesso!”
Il Serpeverde gli tirò una pacca sulla schiena, sentendosi ferito nell’orgoglio e non sapendo come ribattere. L’altro ragazzo non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere.
 

Arrivarono davanti al ritratto della Signora Grassa in meno di 3 minuti e Harry rimise a terra Draco, che ora aveva il mantello messo addosso in una maniera assurda, con mezze gambe che spuntavano fuori e i capelli completamente spettinati.
Allora il moro si inginocchiò ai suoi piedi sistemandogli il pezzo di stoffa, in modo da coprirlo interamente.
Il biondo arrossì un pochino per tutta quella gentilezza, per fortuna era invisibile e l’altro non poteva vederlo.
“Draco, seguimi” disse Harry sorridendo, poi si rivolse al ritratto e pronunciò la parola d’ordine. La Signora Grassa, dopo un po’ di lamenti sul fatto che fosse tardissimo e altre cose del genere li lasciò finalmente passare.
Appena entrarono trovarono Hermione, da sola, seduta su un divanetto, lo sguardo triste e pensieroso, mentre si torturava le mani in grembo. Quando però vide Harry entrare, apparentemente da solo, saltò in piedi e gli rivolse uno sguardo interrogativo come per chiedere cosa fosse successo.
Il ragazzo sorrise e alzò un pollice verso di lei.
Hermione non gli si avvicinò nemmeno, semplicemente – Harry non aveva idea di come facesse – capì subito ciò che il suo amico gli voleva comunicare con quel gesto e si risedette sulla poltrona aprendo un librone sulle ginocchia, lettura leggera, come la chiamava lei, finalmente tranquilla e felice per lui.
“Senti, Herm. Ron dov’è?” chiese il moro un momento prima di prendere le scale per il dormitorio maschile.
“Quello dorme già da un pezzo, come tutti gli altri, penso. Sono l’unica rimasta in Sala Comune, come vedi”
Harry annuì. “Grazie!”
Hermione gli sorrise. “Figurati. Buonanotte!”
“Notte!” ricambiò il moro avviandosi verso il suo dormitorio con l’altro ragazzo invisibile subito dietro di lui.  
Aprì leggermente la porta, per non farla cigolare, e dopo aver infilato dentro la testa e controllato che stessero tutti dormento, il russare di Ron gli fu di fondamentale aiuto, parlò pianissimo, in modo da farsi sentire solamente da Draco. “Ora entra lentamente, facendo attenzione a non fare rumore, e siediti sul mio letto. Aspetta che io tiri le tendine e poi puoi toglierti il mantello dell’invisibilità, tanto attraverso quelle nessuno ti può vedere”
“Va bene” gli rispose quello, camminando nella Stanza a passo felpato e raggiungendo il letto del Grifondoro senza il minimo rumorino. Harry lo imitò subito dopo tirando le tende scarlatte e il biondo poté finalmente togliersi il mantello.
Il moro si chinò un attimo nel cassetto del suo comodino, estraendone una felpa che di solito usava per dormire dato che teneva un po’ più caldo del maglione che portava in quel momento, che molto probabilmente avrebbe dovuto buttare perché ad altezza del petto c’erano dei grossi buchi formati dalle dita di Draco, quando poco prima si era aggrappato all’indumento per non cadere nel vuoto.
“Vuoi qualcosa? Fa freddo con solo la camicia che porti” constatò Harry, porgendo una sua felpa anche al biondo.
Quello la guardò fingendo uno sguardo schifato. “Oh, no grazie. Sto bene così”
“Non fare il difficile! Caso mai avessi freddo, mettitela!” sussurrò poggiandola ai piedi del letto in modo che fosse alla sua portata, se si fosse svegliato di notte, mezzo congelato.
Poi, senza farsi troppi problemi, diede le spalle a Draco togliendosi il maglione e la maglietta sottostante, rimanendo per dei momenti a petto nudo.
Il biondo fece per commentare qualcosa di pungente, come era suo solito fare, ma si bloccò senza riuscire a impedirsi di rimanere a fissarlo, e di accarezzare con lo sguardo la sua intera schiena, la pelle abbronzata, le spalle larghe, i muscoli leggermente scolpiti. Sentì uno strano formicolio nelle mani e dovette serrarle a pugno per impedirsi di allungarle verso la carne scoperta del ragazzo e risalire la sua intera spina dorsale. Si incantò talmente tanto che dovette ammettere che ci rimase un po’ male quando il moro si rimise la felpa, gli piaceva fin troppo rimanere ad ammirarlo.
Quando Harry si girò di nuovo verso di lui, sollevando le coperte per infilarcisi sotto, lo ritrovò ancora a fissarlo con uno sguardo ebete e sognante.
“Che hai da guardare?” chiese il Grifondoro aggrottando le sopracciglia.
Il Serpeverde avvampò, affrettandosi a distogliere lo sguardo. “Oh, ehm… nulla. Solamente, è una situazione assurda”
Harry ridacchiò fra sé e sé distendendosi sul letto e poggiando la mano sulla testa e il gomito sul cuscino, in modo da non guardarlo con il viso storto. “Beh, di certo non si può definire normale”
Il biondo lo imitò e si coprì con le coperte, poi si voltò di spalle e si spinse al bordo del letto, più lontano possibile dall’altro ragazzo. “Non provare ad avvicinarti” gli disse.
Il moro si portò una mano alla bocca cercando di trattenersi dallo scoppiare a ridere, tanto l’altro, in quella posizione, non poteva vederlo. Si capiva da lontano chilometri che mentiva solamente per credersi superiore. “Se è quello che vuoi… Ai tuoi ordini, principino”
L’altro si girò scocciato a pancia in su, portandosi una mano chiusa a pugno davanti al naso e tenendo l’altra dietro alla nuca, come se stesse prendendo il sole. “Primo: non chiamarmi principino – alzò il pollice, come se stesse contando – Secondo: Ecco bravo, sei tu che esegui i miei ordini e non io, come ti ho già detto – alzò un altro dito – E terzo: Buonanotte Potter!”
Harry non ascoltò nemmeno l’ultima parte della frase e continuò con quello che aveva da dire. “E come dovrei chiamarti allora?”
“Beh, principino non mi piace, sa da checca isterica…”
“Ma allora è perfetto come nome!” lo interruppe Harry.
“Assolutamente no! Io non sono isterico e non sono una… comunque si dice omosessuale, Potter!” esclamò con una vocetta, appunto, isterica, ma continuando a tenere basso il volume della voce per non svegliare gli altri.
Il moro alzò un angolo della bocca in un ghignetto bastardo alla rivelazione di Draco. Anche se lo sapeva già, dato che si erano baciati più volte, sentirselo dire in faccia era ancor più convincente. “E cosa cambia? Sentiamo…”
“Che checca isterica è più adatto a te, non a me!” ribatté il biondo arricciando il naso in una smorfia di superiorità che a Harry ricordò molto quella di Hermione quando un incantesimo difficile le veniva giusto.
“Ma vai a cagare…” commentò, senza un tono cattivo.
“Mi dispiace deluderti, ma ci sono già andato stamattina” rispose pronto l’altro ragazzo.
“Interessante…” mormorò Harry senza riuscire ad impedirsi di scoppiare a ridere, il motivo non lo sapeva nemmeno lui. Stare vicino a Draco gli faceva sempre quello strano effetto.
Lo sguardo di Malfoy non poté che fermarsi sul suo pomo d’Adamo che si muoveva a ritmo della risata rischiando di eliminare anche quel minimo di forza di volontà che stava utilizzando, in quel momento, per impedirsi di saltargli addosso letteralmente.
Per fortuna il moro si tirò su le coperte fino al naso poco dopo. Poi sussurrò da sotto di esse. “Buonanotte Draco”
“Notte Harry” ricambiò quello, voltandosi di nuovo di schiena e immergendo la faccia nel morbido cuscino rosso che, solo ora se ne rendeva conto, sapeva da Harry Potter.
 
 

Un leggero, continuo, ticchettio svegliò Harry nel pieno della notte.
Attese un attimo, per riuscire a sollevare le palpebre ancora pesanti dal sonno, e si guardò in torno.
Un raggio di luna filtrava attraverso il piccolo spiraglio che aveva lasciato poche ore prima, quando aveva tirato le tende scarlatte del suo letto, e illuminava una testa biondo platino facendola risplendere nel buio.
All’inizio pensò fosse solo un effetto ottico causato dal sonno, il fatto che vedesse il corpo del Serpeverde tremare terribilmente, ma dopo parecchi minuti che lo fissava si convinse che non era vero.
E il rumorino continuo era quello di lui che batteva i denti.
Si sollevò su un gomito così da riuscire a sorpassare con lo sguardo la schiena di Draco.
Aveva gli occhi aperti a fissare il nulla e le dita strette attorno al tessuto del cuscino, come ad aiutarsi con quel gesto a resistere al fretto. Notò anche un cappuccio grigio sbucare da sotto le coperte, tirate su fino alle orecchie, e lo identificò come quello della felpa che gli aveva proposto di mettersi, la sera precedente. Poté constatarlo quando guardando ai piedi del letto non trovò nulla.
Quindi il biondo l’aveva indossata e nonostante quello aveva ancora freddo. Di certo non poteva biasimarlo, magro com’era e quindi con solo uno strato così povero di carne a ricoprire le ossa era ovvio che soffriva molto di più di quanto avrebbe potuto farlo invece Harry o qualsiasi altro studente.
Dato che doveva essere ancora notte fonda, e il Grifondoro non voleva che stesse a congelarsi per ore, lo chiamò. Anche se non sapeva esattamente come avrebbe potuto risolvere la questione, magari facendogli infilare felpe su felpe.
“Draco” sussurrò piano.
L’altro ragazzo sussultò leggermente, non aspettandoselo, girandosi poi dalla sua parte ma continuando comunque a tremare come una foglia. “Harry, sei sveglio?”
“Si, mi ha svegliato il tuo battere i denti continuo”
“Scusami” mormorò il biondo continuando a fissare il contorno della figura del moro, al buio non poteva vedere di più.
“Non fa niente. Vuoi qualcos’altro da metterti addosso? Hai freddo?”
Il Serpeverde attese un attimo prima di parlare. “Senti… posso ritirare quello che ho detto prima?”
“Cioè?” chiese il Grifondoro.
“Di non provare ad avvicinarti a me”
“Se è quello che vuoi… Ai tuoi ordini principino” Harry sorrise e i suoi occhi luccicarono al buio per un momento, accesi da una strana luce.
Draco ridacchiò tra sé e sé, scosse la testa divertito e ricambiò il sorriso. Non aveva voglia di ribattere adesso come adesso, e poi doveva ammettere che non gli dispiaceva quel soprannome se a chiamarlo così era Harry. Lo diceva con un tale affetto da far diventare quasi carino sentirselo dire.
Si puntellò sui gomiti e strisciò fino all’altro ragazzo, raggomitolandosi affianco a lui, poggiando la testa sul suo petto e avvicinando una mano chiusa a pugno vicino al proprio viso. In una posizione che ad Harry ricordò molto quella di un bambino piccolo.
Il Grifondoro, disteso a pancia in su, gli circondò la schiena con una mano, avvolgendolo nel suo abbraccio sotto alle coperte. Con l’altra invece gli accarezzò i capelli, giocando con le ciocche, accanto al orecchio, distrattamente, in un gesto ripetitivo, finché quello smise di tremare, finalmente caldo e a suo agio.
Draco sprofondò pian piano nel sonno, rilassandosi con i battiti del cuore di Harry che gli arrivavano alle orecchie, e il suo respiro regolare che spostava leggermente la sua testa bionda, ogni qualvolta il suo petto si alzava o si abbassava.
Quasi non se ne rese conto, in dormiveglia com’era in quel momento – forse più dormi che veglia – ma dalla sua bocca uscirono quattro semplici parole, in un sussurro appena udibile. “Harry, insegnami ad amare”
E quella fu l’ultima cosa che sentirono entrambi, prima di addormentarsi definitivamente, uno tra le braccia dell’altro…
 
 
 
 










 

Note dell'autrice: Che dire... finalmente Draco e Harry hanno fatto pace!
Spero che il modo in cui si sono perdonati, ammettendo i propri sbagli, vi sia piaciuto e non vi abbia annoiato.
E poi... il mio intento era quello di farvi cadere una piccola lacrimuccia all'inizio e magari un sorriso verso la fine.
Fatemi sapere se ci sono riuscita!

Non aggiungo altro a parte il fatto che manca ancora abbastanza per la fine della storia e succederanno comunque altri casini vari, dato che l'anno scolastico è a mala pena a metà e la missione di Draco è sempre la stessa.

Vi dico solamente un'aultima cosa.
Non so se riuscirò a pubblicare con la stessa regolarità e velocità di prima perchè con l'inizio della scuola il tempo per scrivere diminuirà notevolmente, penso. Adesso sono ancora ai primi giorni ma vediamo fra poco...

Alla prossima! (che spero sinceramente non sarà fra troppo tempo)

   
 
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