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Autore: Eilan21    20/09/2016    9 recensioni
Svezia, 443 dC. Con la morte del re, la successione al trono è incerta. La gloriosa Stirpe del Drago, che ha governato la Svezia per oltre trecento anni, rischia di estinguersi e precipitare il paese in un'era di guerre e anarchia. Tutte le speranze di un popolo sono riposte in Arianrhod, l'ultima erede della casata reale, una bambina di soli quattro anni.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Antichità, Medioevo
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Il cammino verso Avalon era reso più agevole da strade comode e larghe – lascito dei romani che avevano dominato l’isola fino a trecento anni addietro – e solo per dormire il cavaliere e la sua regina si fermarono al riparo dei boschi.

Il sole stava tramontando sul loro quinto giorno di viaggio quando giunsero al lago che circondava l’Isola Sacra.

Gareth fermò il cavallo sulla riva, e Arianrhod lo imitò. Lui notò che aveva il volto teso e segnato dalla stanchezza. Ma il suo sguardo era determinato e fiero, e dalle sue labbra non era venuto neppure un lamento; nemmeno quando avevano dovuto percorrere le ultime leghe in fretta, senza potersi riposare se non per quelle poche, indispensabili ore di sonno.

Arianrhod si girò alla sua sinistra, socchiudendo gli occhi per riuscire a scorgere, nella nebbia, il monastero di Ynis Witrin, arroccato sulla cima di una collina che sembrava dominare il lago. Proprio in quel momento le campane cominciarono a suonare, interrompendo l'umido silenzio che permeava la terra, e facendo vibrare l'aria intorno a loro. Non fu una sensazione spiacevole: le campane ebbero un effetto calmante su di lei. Quel posto sembrava fin troppo tetro e silenzioso.

Le campane richiamano i monaci ai Vespri”, commentò Gareth.

Dov'è Avalon?” chiese. “E' lì, dove si trova il monastero?”

No. L'Isola Sacra e il monastero sono adiacenti, ma non si toccano. E mentre gli abitanti dell'Isola possono vedere i monaci, i monaci non possono vedere loro.”

Sei già stato prima sull'Isola?”

Diverse volte.”

E come la raggiungeremo? Dove si trova?”

Gareth fece un gesto con la mano. “E' proprio davanti a te. Solo che non puoi vederla.”

Arianrhod rimase in silenzio, in attesa. Sebbene non avesse capito appieno ciò che Gareth intendesse dire, decise di avere fiducia in lui.

Ma i minuti passavano e, nonostante si avvolgesse nel mantello di stoffa ruvida, l'umidità cominciò a penetrarle nelle ossa, condensandosi in piccole goccioline tra i suoi capelli.

Come arriveremo ad Avalon?”, chiese infine, in tono spazientito. “Non possiamo certo attraversare il lago a nuoto.”

No. A quest’ora sapranno che siamo qui e avranno mandato la barca.”

Sapranno chi? Avrebbe voluto chiedere Arianrhod. E soprattutto... come possono sapere che siamo qui?

Sai, in fondo quasi mi dispiace che questo viaggio finisca” commentò dopo qualche istante, in tono remoto, quasi tra se e se. “E' come se mi lasciassi definitivamente alle spalle quello che avevo creduto di essere. Come se stessi per aprire la porta su un abisso oscuro e misterioso, su un futuro incerto...”

Gareth sentì un nodo serrargli lo stomaco: anche lui avrebbe voluto che il loro viaggio non avesse mai termine, nonostante tutto quello che avevano passato, nonostante tutti i pericoli che avevano corso. Perché da adesso in poi lei sarebbe stata per lui solo la regina: splendida, austera e irraggiungibile. Non sarebbe stata più Arianrhod, la ragazza che aveva imparato a conoscere così profondamente da quando le aveva salvato la vita.

Gareth la osservò assorto, ma lei era persa nelle sue riflessioni, lo sguardo fisso sul lago, e non se ne accorse. Che stesse già pensando a cosa l'aspettava? Ma poteva poi averne davvero un'idea? Probabilmente no, concluse Gareth. La sua forza d'animo e il suo coraggio l'avrebbero sicuramente aiutata nelle prove che l'attendevano, ma prepararla? Questo no, mai.

Come obbedendo a un muto segnale di Gareth, pochi minuti più tardi sulle acque grigie apparve una barca.

Avanzava tanto silenziosamente che all'inizio Arianrhod neppure la notò, scambiandola per un gioco di luci sull'acqua, o il riflesso di un uccello di palude. Era parata di nero e d’argento e avanzava silenziosa, quasi sfiorando la superficie. Quando giunse più vicina, Arianrhod notò che trasportava tre persone: i rematori, due uomini minuti e dalla pelle scura, con il corpo dipinto di azzurro e solo un perizoma di pelle a coprire la loro nudità. Non aveva mai visto uomini come quelli, ma li riconobbe, da ciò che le avevano raccontato, come appartenenti al Piccolo Popolo della Britannia. In effetti, sapeva che erano dei ferventi pagani, e molto legati ad Avalon e ai suoi Misteri.

La terza persona, che stava accanto a loro a prua, era una donna. Indossava una veste scura, austera, e portava i lunghi capelli sciolti.

Una Sacerdotessa, pensò Arianrhod sgranando gli occhi, ma non disse nulla.

Quando la grande barca toccò la riva sabbiosa, sempre senza fare il minimo rumore, i due rematori scesero e la tennero ferma, prendendo entrambi un capo della fune che era legata ad essa. Sembrava stessero loro dicendo di salire, ma Arianrhod era talmente attonita che aspettò che fosse Gareth per primo a smontare da cavallo e condurlo per le briglie sulla barca. La sacerdotessa non si era mossa dal posto in cui si trovava, né aveva fatto loro alcun cenno di saluto o di riconoscimento. Arianrhod pensò che fosse molto strano. Erano davvero così insoliti i costumi presso gli abitanti di Avalon?

Gareth le tese la mano per aiutarla a scendere da cavallo. Non che lei ne avesse bisogno, ma sembrava talmente intimorita da quello spettacolo, che il cavaliere temeva sarebbe rimasta per sempre in groppa all'animale, lo sguardo spalancato dalla sorpresa e dal timore. Anche il cavallo di Arianrhod fu condotto a bordo e lei salì, sedendosi accanto a Gareth. La sacerdotessa sembrava ancora inconsapevole della loro presenza, come se fosse in uno stato di estrema concentrazione.

Le nebbie cominciarono ad avvilupparli, sempre più spesse e dense, rendendo impossibile vedere alcunché. Arianrhod comprese che si trattava delle nebbie magiche, che proteggevano e nascondevano alla vista l’Isola Sacra.

La barca avanzò silenziosa fino a circa metà del lago, poi si arrestò bruscamente. La Sacerdotessa non aveva detto una parola fino a quel momento. D’improvviso trasse un profondo respiro e rimase immobile nella tensione della magia. Nonostante la sua statura minuta, in quel momento la donna apparve alta e maestosa, e d’istinto Arianrhod si aggrappò al braccio di Gareth, atterrita. Lui le sorrise per rassicurarla e la giovane lasciò immediatamente la presa, vergognandosi della sua debolezza.

La Sacerdotessa tese le braccia verso il cielo, con le palme rivolte all'insù, quindi le riabbassò con un gesto secco. Improvvisamente la nebbia calò, e il monastero cristiano scomparve alla vista, repentinamente celato. La barca continuò a procedere.

Ad Arianrhod apparvero finalmente le rive di Avalon. Erano acque calme, quiete, illuminate dai raggi del sole morente che le rendeva scintillanti. Moltissimi uccelli acquatici nuotavano al pelo dell'acqua o su di essa. La visione più maestosa, che subito colpì il suo sguardo, fu la collina sacra, sulla cui cima sorgeva il Tor, un immenso cerchio di pietre di un bianco abbagliante. Tutto intorno alla collina si avvolgeva un grande sentiero. Gareth le aveva parlato a lungo di Avalon e ora le sembrava incredibile trovarsi davanti agli occhi tutte le meraviglie che lui le aveva descritto.

Era talmente rapita da quella visione che, quando la barca toccò la riva, ebbe un sussulto. La sacerdotessa scese, seguita da Arianrhod e da Gareth, subito dietro di lei. I rematori si occuparono dei cavalli.

Vennero loro incontro alcune donne, abbigliate di scuro e con una mezzaluna azzurra tatuata sulla fronte.

Una di loro si staccò dal gruppo e venne loro incontro. Gareth le si inchinò e altrettanto fece Arianrhod, intuendo chi potesse essere la donna.

Non c’è bisogno che vi inchiniate a me, Regina”, disse la Sacerdotessa. “Siete una mia pari.”

Voi siete…?”, mormorò Arianrhod.

Sì, io sono Viviana, Somma Sacerdotessa di Avalon e Dama del Lago. E voi siete la benvenuta qui, Regina di Svezia.”

E’ un onore per me conoscervi”. La giovane si accorse che, nonostante fosse molto più piccola di lei, che la sovrastava con la sua statura, la profonda saggezza e la calma regalità di Viviana avevano il potere di metterla in soggezione.

Siete una nostra ospite. Sarete molto stanca, Raven vi accompagnerà al vostro alloggio e provvederà alle vostre necessità”, disse facendo un cenno a una giovane donna.

Domani potremo parlare tranquillamente, e sicuramente ci sarà molto di cui discutere. Vi avverto però che Raven ha fatto voto di silenzio, per cui non vi risponderà.”

Raven la prese gentilmente per un braccio e cominciò a condurla via. Arianrhod si voltò verso Gareth che era rimasto dove si trovava. Avrebbe tanto voluto chiamarlo, dirgli di non lasciarla sola… ma poi cosa avrebbero pensato le Sacerdotesse?

Gareth la seguì con lo sguardo, quasi dolorosamente, finché un sacerdote si avvicinò per condurlo alla casa degli apprendisti druidi, dove avrebbe alloggiato.


Raven la condusse silenziosamente verso l'interno dell'isola. Arianrhod vide molti edifici diversi, da cui entravano e uscivano druidi, sacerdotesse e alcune giovani donne che sembravano essere novizie. Avrebbe voluto chiedere spiegazioni a Raven, ma ogni volta si mordeva la lingua, ricordando a se stessa che la sacerdotessa non le avrebbe risposto. Attraversarono un frutteto pieno di meli, ognuno carico di quei deliziosi frutti dalla sfumatura rossastra. Ancora una volta Arianrhod sgranò gli occhi per la meraviglia.

Appena superato il meleto, vi era una piccola costruzione, bassa e più piccola delle altre che aveva visto fin'ora. Forse si trattava di un edificio riservato agli ospiti di riguardo.

In silenzio, Raven portò una veste pulita ad Arianrhod e l’acqua per lavarsi. La giovane indirizzò a Raven un muto ringraziamento. La Sacerdotessa chinò il capo, poi la lasciò sola. Nella casa già ardeva un bel fuoco e su un tavolino davanti ad esso, era imbandita una cena frugale a base di pane, carne e birra. Arianrhod sospirò di gioia a quella vista: poter mangiare con tranquillità, godendo del tepore del fuoco, le sembrava un sogno insperato.

Mentre aspettava con pazienza che i capelli appena lavati si asciugassero al calore del focolare, si concentrò sulla sua attuale situazione e su ciò che l'attendeva.

Arianrhod si sentiva spossata, come se ogni osso del corpo le dolesse. Ma più dei patimenti del fisico, la colpirono quelli dell’animo. Non se ne era resa conto finché non si era trovata separata da lui, ma Gareth era divenuto, in poco tempo, un punto di riferimento nella sua vita altrimenti stravolta e alla deriva come una barca nel mare in tempesta. La sua voce dolce e rassicurante, i suoi espressivi occhi grigi, la sicurezza del suo tocco… la sua vicinanza in quei giorni di viaggio aveva risvegliato in lei sensazioni mai provate prima. Sensazioni che nessun altro uomo le aveva mai provocato.

Senza la sua solida presenza rassicurante si sentiva stranamente sola e vulnerabile. Qualcuno avrebbe potuto dire che una giovane capace di uccidere due assassini addestrati non poteva certo considerarsi vulnerabile, ma il peso che le sue appena rivelate origini le facevano gravare sulle spalle sembrava schiacciarla.

Lei Regina di Svezia! Come poteva lei reggere un simile destino, quando fino a pochi giorni prima era stata solo Ainslee, la figlia di un fabbro? Cosa volevano che facesse? Che si riprendesse il suo trono, ciò che le spettava di diritto? Ma in quale modo sarebbe stata in grado di riuscire in una simile impresa?

Come avrebbe voluto risvegliarsi il mattino seguente nel suo letto, nella fattoria dei suoi genitori…

Eachann e Gwenael erano morti a causa di quello che lei era, e perseverare nel conseguimento del suo destino le sembrava un’offesa alla loro memoria.

Ma se avesse rinunciato, non sarebbe stata un’offesa altrettanto grande nei confronti di quegli altri genitori, quelli che l’avevano messa al mondo ma non avevano potuto allevarla? Non doveva la propria fedeltà anche a loro, e alla stirpe regale che lei rappresentava?

Il fuoco si stava lentamente spegnendo nel camino, quando Arianrhod sentì che le palpebre minacciavano di chiudersi. Il letto, invitantemente preparato, le ricordava che erano giorni che dormiva per terra, all’aperto. Faticosamente, si sdraiò sul comodo giaciglio tirandosi le coperte fin sopra la testa. Si addormentò immediatamente, di un sonno pesante e senza sogni.



Angolo Autrice: Ed eccoci arrivati infine ad Avalon e al crossover preannunciato, quello con alcuni personaggi arturiani nella versione della Bradley. Ho cercato di introdurre, senza dilungarmi troppo, la famosa leggenda inglese dell'isola di Avalon, sulla quale si narra tra l'altro che giaccia Artù addormentato, il quale si risveglierà quando l'Inghilterra avrà bisogno di lui. Ma ovviamente Artù è ancora di là da venire all'epoca della nostra storia! :)

Che dire... spero che il capitolo, pur se di passaggio, vi sia piaciuto. Grazie a tutti!

Alla prossima,

Eilan



   
 
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