Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Sophja99    21/09/2016    6 recensioni
Sono ormai passati milioni di anni dal Ragnarok, la terribile sciagura che ha provocato la morte di quasi tutti gli dei e le specie viventi e la distruzione del mondo, seguita dalla sua rinascita. Grazie all'unica coppia di superstiti, Lìf e Lìfprasil, la razza umana ha ripreso a popolare la nuova terra. L'umanità ha proseguito nella sua evoluzione e nelle sue scoperte senza l'intercessione dei pochi dei scampati alla catastrofe, da quando questi decisero di tagliare ogni contatto con gli umani e vivere pacificamente ad Asgard. Con il trascorrerere del tempo gli dei, il Ragnarok e tutto ciò ad essi collegato divennero leggenda e furono quasi dimenticati. Villaggi vennero costruiti, regni fondati e gli uomini continuarono il loro cammino nell'abbandono totale.
È in questo mondo ostile e feroce che cresce e lotta per la sopravvivenza Silye Dahl, abile e indipendente ladra. A diciassette anni ha già perso entrambi i genitori e la speranza di avere una vita meno dura e solitaria della sua. Eppure, basta un giorno e un brusco incontro per mettere in discussione ogni sua certezza e farle credere che forse il suo ruolo nel mondo non è solo quello di una semplice ladruncola.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Capitolo due

La caccia

 

Úlfur si era allontanato più del solito. Era sempre stato un cane molto giocoso e adorava esplorare quel bosco immenso e, soprattutto, cacciarvi con lei. Doveva sempre fare attenzione a non perderlo troppo di vista e di continuare a seguirlo facendo meno rumore possibile per non far fuggire eventuali prede, cosa che le veniva molto bene grazie alle sue doti da ladra.

Nonostante il bosco fosse vastissimo e corressero diverse storie di persone che si erano perse in quell'intrico di rami e piante all'apparenza impenetrabili ed erano morte non trovando la via di uscita, lei non aveva mai avuto problemi nell'orientarsi. La sua casa si trovava quasi ai margini della parte settentrionale del bosco, mentre la direzione per arrivare ai villaggi più vicini era sempre a sud. Con il tempo si era abituata al tragitto e ormai riusciva a farlo anche senza ricorrere all'uso della sua bussola, un altro regalo del padre su cui aveva fatto moltissimo affidamento dopo la sua morte e i primi mesi in cui era andata a vivere in quella capanna trovata per caso mentre stava esplorando il territorio.

Ad ogni modo, sebbene corressero molte leggende e racconti terrificanti su quel bosco, lei ci viveva benissimo. A volte aveva incontrato animali selvaggi e pericolosi come orsi o lupi, ma ne era sempre uscita indenne, poiché sapeva come comportarsi e difendersi in situazioni del genere. Molti vi stavano alla larga anche per il clima rigido. Infatti, per tutto l'inverno e perciò per la maggior parte dell'anno, nevicava abbondantemente, diventando un posto piuttosto ostile in cui cacciare e, soprattutto, vivere. Eppure, a lei piaceva moltissimo quel luogo. A quanto aveva sentito, e bastava vedere gli alberi per averne conferma, quello era il bosco più antico del regno. Oltre a coprire la più larga parte dell'intero territorio di Midgardr, avrebbe anche scampato per miracolo la leggendaria fine del mondo che avrebbe preceduto la rinascita di quello allora conosciuto. Ormai quasi nessuno credeva a queste bazzecole e di certo non lo faceva lei. Aveva ben altro a cui pensare che fantasticare su assurde congetture e catastrofi naturali che potrebbero essere o non essere accadute.

Eppure, che il bosco di Hoddmímir fosse anteriore e in qualche modo più eccezionale e stupefacente degli altri era un dato di fatto. Gli alberi erano più alti e sviluppati del normale, ma uno in particolare aveva riscosso molte chiacchiere. Una volta era riuscita ad arrivare sul punto più alto di una di quelle piante giganti, impiegando quasi mezz'ora nell'arrampicata, e, sbucandone fuori, era rimasta impressionata dal panorama mozzafiato. Il bosco sembrava uno sterminato labirinto di fronde e foglie e su tutto capeggiava un unico, immenso frassino, i cui innumerevoli rami, protesi verso l'alto, parevano voler arrivare a toccare il cielo. Mancavano solo pochi metri e la parte superiore sarebbe entrata in contatto con le nuvole. Era visibile soprattutto da chi si trovava fuori dal bosco ed era stato denominato da tutti l'Albero degli Dei.

Per lei era una fortuna che ogni altro abitante del regno si rifiutasse di mettervi piede per timore dei racconti che circolavano su creature mostruose e feroci che provenivano dal mondo antecedente alla fantomatica catastrofe. Altri parlavano di guardie invisibili che proteggevano quel particolare albero per volere degli dei. Anche i cacciatori più arditi e coraggiosi preferivano rimanere nei boschetti più piccoli e recenti di quello che circondavano diversi villaggi.

Tanto meglio per lei. Lì aveva tutto quello che le serviva.

Nel bosco di Hoddmímir si trovavano anche innumerevoli specie di erbe medicinali che spesso raccoglieva per tenersi pronta nel caso si ammalasse di una delle tante malattie che poteva prendere stando a contatto con la gente che derubava o anche solo per il freddo. I nomi delle piante e le loro facoltà curative le venivano in mente in modo del tutto naturale. Non sapeva da dove provenissero tutte queste sue conoscenze, dato che Arild aveva appreso solo quelle necessarie a curare le malattie più diffuse, come il mirtillo, l'iperico e il vischio bianco.

Affrettò il passo, ma dovette fermarsi di colpo. Diversi rumori provenivano da qualche metro di distanza e comprese che doveva trattarsi di Úlfur. Infatti, dopo pochi minuti di attesa, quello rispuntò da dietro un albero trotterellando felice con in bocca una lepre. Lei gli sorrise e lo accarezzò mentre il cane appoggiava il corpo della sua preda a terra. Silye lo prese e lo depose nella sacca che si era portata.

«Bravissimo. Ora tocca a me portare a casa qualcosa.»

Si rialzò stringendo forte l'arco nella mano sinistra, mentre con la destra prendeva una freccia dalla faretra che aveva in spalla, posizionandola sul punto preciso in cui andava messa la punta. Quindi si guardò intorno e, assicurando arco e freccia su una mano, con l'altra si piegò e afferrò un sasso abbastanza grande. Si allontanò di qualche passo per scegliere l'albero da cui provenivano maggiori cinguettii e movimenti e lì lo tirò con tutta la forza del braccio. Non riuscì a sentirlo sbattere contro le foglie e ricadere perché il rumore venne coperto dai suoni delle decine di ali sbattute e uccelli diversi che si alzarono in volo. Subito imbracciò l'arco e, miratone uno, lo perforò con il dardo. Sorrise, soddisfatta. Quello ricadde a terra e Úlfur scattò per andarlo a prendere.

Poteva fare ancora in tempo a beccarne un altro se si sbrigava e rapidamente sfilò un'altra freccia dalla custodia, puntando al primo che vide. Riuscì a trafiggergli un'ala. Non lo aveva del tutto centrato, ma questo bastava per impedirgli di volare via.

Úlfur tornò con il primo uccello, un tordo. La freccia era ancora inserita nel corpo dell'animale. La sfilò e la ripose nella faretra. Avrebbe ripensato a ripulirla dal sangue una volta tornata a casa.

Quindi, si misero alla ricerca del secondo uccello, che le era sembrato essere una beccaccia. Non le capitava spesso di prenderla, poiché era molto veloce. Infatti, era riuscita ad acchiapparla per un pelo. Pochi millimetri più a destra e l'avrebbe certamente mancata. Si diressero nel punto in cui Silye l'aveva vista sparire e ebbe la conferma che vi fosse dalla freccia tesa verso l'alto.

L'animale emetteva versi di dolore e Silye, dopo aver ripreso l'arma, tirò fuori un pugnale che teneva nella tracolla. Voleva terminare velocemente la sofferenza della povera bestia. Appoggiò la lama dove sapeva si trovasse il suo cuore e con un movimento rapido penetrò all'interno, lacerando tutto ciò che si trovava sulla traiettoria del pugnale. L'uccello smise di agitarsi e opporre resistenza di colpo. Fece fuoriuscire il coltello e lo ripose nella borsa, insieme al corpo della beccaccia.

Quindi, guardò il cane. «Contento?» domandò, come quello iniziò a scondinzolare. «Io non ancora.»

Non le bastavano due piccoli uccellini. Voleva assicurarsi più cibo, soprattutto con il tempo che sembrava presagire giornate molto fredde. Ormai l'inverno era arrivato da un pezzo e negli ultimi giorni era già scesa molta neve, nonostante quella mattina fosse più soleggiata del solito, per quanto potesse esserla in quelle terre, e gran parte degli strati che si erano creati si stavano sciogliendo molto lentamente. Afferrò un'altra freccia e gironzolò per il bosco alla ricerca della sua prossima preda, seguita fedelmente da Úlfur, che si metteva sull'attenti ogni volta che riusciva a captare qualcosa.

Sentì il leggero rumore del legno calpestato e si appostò dietro ad alcuni cespugli per vedere da dove provenisse. C'era un cervo. Un maestoso cervo adulto, impegnato a mangiucchiare alcune erbe che spuntavano tra i pochi mucchietti di neve rimasti. Le corna erano enormi, svettanti. Non poteva farsi scappare questa opportunità. Imbracciò l'arco con azioni lente. Tese la freccia e la indirizzò su un punto tra il collo e il cuore. In questo modo avrebbe reso la sua morte rapida e quasi indolore.

Stava per scoccare il dardo quando dei rumori forti e improvvisi fecero scattare l'animale. Tentò di prenderlo ugualmente anche nella fuga, ma era troppo veloce e la freccia si andò a conficcare nel tronco di un albero dietro. Si rialzò e tirò l'arco nel cespuglio in un gesto di rabbia. Represse a fatica uno strillo, mettendosi una mano nella bocca. Cercò di calmarsi e riprese l'arma di legno. Uscì da dietro il nascondiglio di alberi e cespugli per vedere cosa avesse provocato la fuga del cervo e rimase stupita nel trovarsi davanti un uomo.

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Sophja99