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Autore: Rohhh    01/10/2016    1 recensioni
A chi non è mai capitato di sentirsi troppo diverso da qualcuno e non provare ad andare oltre quelle apparenze? Ashley ha 21 anni, è una studentessa universitaria seria e posata, ha due sorellastre e una madre che sente troppo diversa da lei. In vacanza dal padre conosce Matt, il figlio della sua nuova compagna, ribelle e criptico, lui con la propria madre ci parla appena. Quell'incontro cambierà il modo di vedere le cose di entrambi e farà capire loro che non è mai troppo tardi per recuperare un rapporto o per stringerne di nuovi con chi non ci aspettavamo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 27

 

«Piove, ancora» mormorò cupa Ashley, rannicchiata da sola per terra su di un cuscino, con le braccia attorno alle ginocchia e la fronte poggiata sulla vetrata della veranda, sulla quale avevano iniziato a schiantarsi sempre più forte dei goccioloni.

D'un tratto fece una smorfia di dolore e si passò una mano sull'addome, producendo un leggerissimo gemito strozzato.

Le era appena venuto il ciclo e non sapeva se fosse quella la causa o l'orrido cielo grigiastro che scatenava la sua metereopatia più acuta o i soliti pensieri deprimenti che faceva spesso, o più probabilmente la somma di tutte e tre le cose, ma si sentiva davvero di merda, fisicamente ma soprattutto moralmente. Non c'era altro termine per descrivere quanto giù si sentisse in quel momento.

Si strinse ancora di più le gambe e sospirò, il vetro si appannò ma Ashley cancellò subito con la mano le tracce della condensa e vide riapparire il riflesso del suo viso, che si fondeva con l'ambiente esterno.

Guardò i suoi occhi spenti e la sua bocca inespressiva e odiò l'immagine di sé che ne risultava.

Solo il giorno prima si era ripetuta di essere forte, di farcela ad affrontare le difficoltà che l'attendevano e adesso invece aveva voglia solo di stare accucciata a terra in un angolo, con l'umore a pezzi, a fissare il grigiore esterno, lo stesso colore che si portava dentro.

Si sentiva impotente, frustrata e senza volontà di fare nulla.

Lunatica, ecco cos'era diventata e per quanto si sforzasse di porsi buoni propositi e obiettivi per il futuro, un giorno non era mai come un altro e tutto ciò che sembrava realizzabile la sera, il mattino dopo appariva impossibile. Aveva ancora molto da lavorare sulla sua determinazione e fermezza.

Era domenica e la casa era silenziosa, suo padre e Monica dormivano ancora dopo una settimana di lavoro e levatacce mattutine, Matt era uscito con i suoi amici la sera prima, visto che ultimamente passava la maggior parte del tempo con lei e aveva ricevuto diverse lamentele e simpatiche minacce sul fatto che li stesse trascurando e di sicuro giaceva immerso in un sonno profondo. Lei al contrario era stata svegliata dai dolorini alla pancia e dall'irrequietezza e non era più riuscita a prendere sonno, così aveva pensato bene di alzarsi, vestirsi e ammirare quel paesaggio spettrale.

Proprio un bel modo di iniziare un giorno che, in teoria, dovrebbe essere festoso e spensierato.

Si allungò le maniche della felpa fin sopra il dorso delle mani e si portò le braccia sul ventre, come conforto.

Una mezzora dopo udì dei passi farsi più vicini, ma non si degnò nemmeno di guardare chi fosse.

«Ashley, che ci fai qui? Ho visto la tua camera ancora con le imposte chiuse ma tu non eri più a letto – Matt l'aveva scorta per terra e, senza alzare la voce per non svegliare gli altri, si avvicinò alla ragazza, che però rispose solo con un mugolio flebile – si può sapere che hai? Stai male per caso?» le chiese preoccupato, piegandosi sulle ginocchia per guardarla meglio e posandole una mano sulla fronte per accertarsi che non scottasse.

«Non ho la febbre, sto solo un po'.. così...diciamo» cercò di rassicurarlo senza successo, Matt rimase infatti a osservarla dubbioso e non intenzionato a mollare finchè non avesse capito cosa la turbasse.

«Ho solo le mie.. cose.. ecco, tutto nella norma insomma» confessò allora Ashley, girandosi dall'altra parte, con un leggero imbarazzo nella voce. Matt notò solo allora le sue braccia strette sulla pancia e capì immediatamente.

«Oh, scusami – le disse, poi le sollevò il viso per il mento, vide i suoi occhi tristi, e si domandò se fosse per il malessere o se stesse covando una sofferenza diversa, si accigliò impensierito – però non mi piace che stai qui per terra, sù vieni con me» le ordinò, ed Ashley capì che non avrebbe accettato un rifiuto perchè si sentì prendere in braccio di peso e non potè fare altro che aggrapparsi al suo collo e farsi condurre da lui.

Matt si sedette sul divano con lei addosso, e se la strinse al petto. «Non si sta più comodi qui?» le domandò, Ashley sorrise e lo guardò, i suoi occhi acquistarono istantaneamente luce, bastavano la sua vicinanza e i suoi gesti per raddrizzare anche la giornata più nera.

Sentì il suo braccio che la cingeva protettivo, una sua mano le stava carezzando la pancia per provare a darle sollievo, e rabbrividì al pensiero di tutte quelle attenzioni per lei.

«Va molto meglio, adesso» lo rassicurò, dandogli un bacio.

«Cos'è che ti turba Ashley?» le chiese senza girarci troppo attorno.

Sapeva che quella domanda sarebbe arrivata, non poteva esserne sicura al cento per cento, ma aveva il sospetto che Matt si sentisse in parte responsabile ogni volta che lei faceva trasparire angoscia o tristezza e causa dei suoi sbalzi di umore ed Ashley non poteva negare che fosse così, almeno per una buona percentuale. Parlargliene, però, non avrebbe cambiato il risultato e avrebbe forse avuto l'effetto di peggiorare quell'agonia.

Scosse la testa e prese a giocare con la stoffa della maglietta di Matt.

«Niente di che, è una di quelle classiche giornate 'no', in cui sembra tutto un disastro irreparabile e ti senti un fallimento su tutti i fronti, a te non capita mai?» gli chiese.

«Se mi capita? Lo fa continuamente, sono più che abituato a questa sensazione, direi» rise di sé stesso.

«E cosa fai di solito per fartelo passare?» gli domandò curiosa, lei in quei momenti si lasciava sopraffare dai brutti pensieri passivamente.

«Non me lo faccio passare, semplicemente – le illustrò, Ashley lo fissò meravigliata, non riusciva a credere che la soluzione fosse crogiolarsi nella depressione e nelle negatività e rimase in ascolto in attesa di un ulteriore chiarimento – mi spiego meglio, il dolore, la rabbia, l'insofferenza esistono e sono sentimenti esattamente come altri, se li ignorassi, fingendo che tutto vada bene, non farei altro che metterli da parte, soffocarli e farli crescere a dismisura fino a esplodere, allora io me li vivo, mi incazzo, mi dò dell'idiota, analizzo tutti i motivi che mi fanno sentire in un determinato modo e poi cerco di farli fluire, mi sfogo, faccio qualcosa, esco, suono, perchè sono consapevole che nemmeno il più schifoso dei momenti durerà per sempre, è così, tutto cambia in continuazione, anche noi, non saremo gli stessi di adesso mai più».

'Cambierò anche io, è inevitabile' pensò Ashley, le parole di Matt l'avevano colpita nel profondo e anche spaventata se doveva essere sincera, il senso drastico del 'non essere mai più quelli che siamo ora' le aveva fatto sentire una fitta al cuore.

Cambiamento era la parola che più le girava nella testa in quel periodo e la ossessionava e lui aveva azzeccato il suo problema in pieno, come sempre. Non doveva scappare, doveva avere fiducia in ciò che sarebbe mutato, doveva accettarlo ma senza farsi trascinare totalmente e soccombere e anche se i momenti di scoraggiamento sarebbero tornati, non li avrebbe dovuti temere, li avrebbe dovuti vivere come parte di quella ruota frenetica che era la vita.

«Non sapevo ci fosse anche della saggezza lì dentro» lo prese in giro, picchiettandogli in testa.

«Forse ti preferisco depressa, sai? - fece Matt, fingendosi offeso, poi la luce del sole li raggiunse, illuminando e accendendo i colori attorno a loro e su di loro, con sempre maggiore intensità – visto? Il sole è già tornato, usciamo fuori, ti va?» le propose, aprendosi in un ampio sorriso.

Ashley non potè rifiutare,uscì in giardino, respirando a pieni polmoni il piacevole profumo di terra umida che rimaneva subito dopo un temporale, l'aria frizzante che solleticava il naso e ritemprava i muscoli, il sole che si insinuava prepotente tra le nuvole diradate, la metafora della rinascita, e si sentì rinvigorita, si stiracchiò e sollevò il viso al cielo, spostando tutti i capelli all'indietro per lasciarsi invadere pienamente da quelle nuove vibrazioni.

Poi osservò Matt che, con la schiena poggiata al muro, la guardava soddisfatto, illuminato anch'esso da quell'ondata di colori e gli si lanciò tra le braccia, baciandolo.

Monica e Gregory si erano appena alzati, avevano preferito rimanersene un po' a letto, approfittando della domenica e di quell'aria fresca ma non troppo, che rendeva così gradevole attardarsi tra le lenzuola. I primi raggi di sole li avevano convinti ad abbandonare quell'atmosfera da sogno per dare inizio alla giornata e Monica aveva riordinato i suoi capelli folti, indossato una vestaglia e spostato la lunga tenda che celava la finestra, per poi spalancare le imposte, e abituare gli occhi alla luminosità esterna.

E fu dopo averli riaperti che li vide, suo figlio insieme ad Ashley, avvinghiati a baciarsi, proprio sotto la loro finestra.

Non fu una sorpresa sconcertante, ma solo la conferma visiva a ciò che aveva ormai da tempo intuito.

Rimase qualche secondo immobile a osservarli: si comportavano come se attorno a loro non esistesse nient'altro, le loro labbra si cercavano senza sosta e si stuzzicavano con una estrema confidenza, come se si conoscessero da una vita, le loro mani si desideravano, scorrendo sui visi, tra i capelli, lungo i fianchi, alternavano ai baci dei lunghi abbracci, e notò con quanta delicatezza e protezione la mano di Matt si depositava sui capelli di Ashley e manteneva la sua testa poggiata sulla sua spalla come a volerla sentire solo sua, e con quanta dolcezza Ashley aveva incrociato le sue braccia attorno alla schiena di lui, abbandonandosi a quel contatto. Entrambi avevano gli occhi socchiusi ma quando li aprivano per guardarsi si illuminavano più di quanto potesse fare il sole ed entrambi sorridevano.

Non aveva mai visto suo figlio, di solito freddo e poco incline a dimostrare le emozioni col contatto fisico, così capace di gesti colmi di amore e cura nei confronti di qualcuno e adesso, dopo quella scena, non avrebbe esitato ad affermare che quei due erano proprio innamorati.

Le apparvero così belli, presi da quell'amore a tal punto da non essersi accorti di trovarsi sotto la loro finestra, esposti e indifesi, incoscienti e imprudenti come solo quel sentimento fa diventare quando esplode e non lo si può più contenere e non importa dove ci si trovi e quanti rischi si corrano, il bisogno di stringersi e di sentirsi uniti diventa vitale e più importante di tutto.

Le sue labbra si piegarono involontariamente in un sorriso e Gregory si accorse di quel particolare. Monica era rimasta come ipnotizzata alla finestra e sembrava rapita da un qualche spettacolo e così provò a chiamarla, mentre indossava gli occhiali da vista per correggere la sua miopia e mettere a fuoco quella visione.

«Monica, che ti prende? Cosa hai da guardare?» la riscosse, avvicinandosi pericolosamente a lei e di conseguenza alla finestra.

Monica sobbalzò, non poteva permettere che Gregory scoprisse in maniera così diretta cosa stava succedendo e per la salvezza dei suoi nervi e anche dei due sconsiderati là sotto, si mise in azione come un angelo custode, arrestò l'incedere del suo compagno e gli impedì di raggiungere la finestra, serrando nuovamente le tende.

«Ma niente, è tutto così splendido quando torna il sole dopo un diluvio che mi ero incantata a fissare la natura – disse, posizionando le mani sul suo petto e spingendolo con decisione indietro – adesso che ne dici se scendiamo a fare colazione? Avanti, andiamo!» gli prese poi la mano e lo tirò a sé verso l'uscita della stanza.

Per stavolta l'avevano scampata, ma Monica pensò che quel discorso che doveva fare ai due ragazzi non poteva più essere rimandato, mica poteva fare sempre la supereroina, pronta in qualunque istante a tirarli fuori dai guai!

Sapeva quanto Gregory tenesse a sua figlia e quanto fosse iperprotettivo e onestamente non riusciva a valutare se il fatto che la controparte amorosa di Ashley fosse Matt, ovvero il figlio della sua compagna, potesse essere un fattore negativo o positivo.

Monica sapeva con certezza che Gregory aveva stima di Matt, più di una volta glielo aveva fatto presente già dai tempi in cui lei stessa era in conflitto col figlio, e temeva che, proprio per questo motivo, potesse prendere come una sorta di tradimento il suo essersi invaghito di sua figlia e a tutto ciò si aggiungeva l'aggravante che i due folli si ostinavano testardamente a tenere tutto segreto quando ormai persino i muri avevano capito la verità.

Possibile che la distanza facesse loro così paura al punto da rinunciare a stare insieme, uscire allo scoperto e ufficializzare finalmente la loro unione?

In ogni caso, di fatto, finchè Gregory sarebbe stato all'oscuro di tutto, dovevano necessariamente darsi una regolata, visto che per forza di cose condividevano lo stesso tetto, e il rischio di alterare gli equilibri perfetti nella loro famiglia era troppo elevato.

 

A fine pranzo, Gregory fu costretto ad abbandonare la tavola di fretta per recarsi a un evento musicale in un paese vicino e Monica approfittò di quell'occasione per intavolare quella conversazione delicata.

Con nonchalance preparò il caffè e lo servì,come faceva sempre, tenendo d'occhio i due ragazzi, che ignari del suo fine, chiacchieravano normalmente, appollaiati sugli sgabelli.

Continuò con le solite, quotidiane azioni tipiche del post- pranzo, poi prese un lungo respiro e decise che fosse giunto il momento giusto per parlare. Tergiversare era inutile, bisognava andare diretti al punto, una bella doccia fredda li avrebbe svegliati per bene, o per meglio dire traumatizzati.

«E comunque la prossima volta state più attenti quando decidete di amoreggiare in veranda, all'aria aperta!» li spiazzò mentre, senza nemmeno guardarli e simulando indifferenza, sparecchiava la tavola e trasportava bicchieri e piatti nel lavandino della cucina.

L'ampio campo visivo di cui era dotata le permise di intravedere le reazioni dei due ragazzi sebbene avesse il viso chino sulle stoviglie e, come aveva facilmente previsto, erano state differenti.

Ashley aveva sussultato vistosamente e le sue guance si erano subito colorate di rosso per l'imbarazzo al pensiero che Monica, o peggio ancora suo padre, li avessero visti baciarsi, al contrario di Matt, il quale non si era scomposto di una virgola, se si escludeva una leggera espressione accigliata, ma dovuta più alla previsione che da quell'affermazione sarebbe venuta fuori una gran rottura di scatole che da un'effettiva paura o pudore. Non era avvezzo a dover rendere conto degli affari propri agli altri, soprattutto se si trattava di comportamenti che non nuocevano a nessuno e assolutamente naturali, come baciare la ragazza che gli piaceva.

«Ma.. mio padre...» balbettò Ashley con un soffio di voce, aveva gli occhi sgranati per il timore di ciò che poteva sentirsi dire.

«Tranquilla, non ha visto nulla, grazie al cielo l'ho fermato prima che si affacciasse» la tranquillizzò, ma Ashley si portò comunque entrambe le mani davanti alla bocca in segno di paura, alla sola idea che ci fosse andata davvero così vicina stavolta.

Tirò un mezzo sospiro di sollievo, alla fine: tra i due mali meglio il minore e, se proprio qualcuno doveva scoprire la prova evidente della loro relazione, meglio Monica, che già aveva intuito da un pezzo che tra i due c'era più che una semplice amicizia e pareva averla presa bene e accettata, piuttosto che Gregory, totalmente ignaro, alla quale quella visione sarebbe precipitata addosso come un televisore dal decimo piano di un palazzo.

Ashley fece scivolare via dal viso le mani, riacquistando un barlume di calma, poi portò lo sguardo su Matt, che fresco come un fiore, continuava placido a giocherellare con un cucchiaino, tracciando cerchi immaginari dentro la tazzina, con il volto sorretto scompostamente da una mano.

Quanto invidiava la sua capacità di prendere con filosofia e imperturbabilità certe situazioni che a lei invece procuravano estremo disagio, amava quella sua aria da ' non me ne frega un accidente' che sfoggiava spesso in modo sfacciato e sicuro, senza tenere in considerazione il giudizio o peggio ancora il pregiudizio degli altri.

Sobbalzò, distratta, quando sentì una mano sulla sua spalla «Tranquilla Ashley, non dirò niente a tuo padre, non l'ho fatto tempo fa, a maggior ragione non lo farò adesso – era Monica che, prevedendo quella sua preoccupazione, aveva deciso di rassicurarla e garantirle il suo silenzio – spetta a voi il compito di informarlo, quando e se riterrete opportuno, ovviamente» sottolineò, marcando quelle ultime parole, poi passò oltre e si accomodò su uno sgabello insieme a loro, sorseggiando una meritata tazza di caffè e rilassandosi dopo aver finito di riordinare la cucina.

La sua domanda non ottenne risposta, però, facendo piombare la stanza in un sinistro gelo, Monica attese qualche altro secondo, poi allontanò la tazzina dalle labbra e sollevò contemporaneamente lo sguardo verso i due ragazzi che, con gli occhi rivolti in direzioni opposte, trasmettevano il chiaro messaggio di non voler proseguire oltre in quel discorso scomodo.

Emise un sonoro sospiro di rassegnazione, poi si asciugò con garbo le labbra con un tovagliolo, evitando di far sbavare il suo rossetto, steso in modo impeccabile.

Aveva promesso a Nathan di aiutare quei due a far chiarezza sul loro rapporto ma si mettevano proprio d'impegno a renderlo impossibile e non poteva mica costringerli ad ammettere che si amavano e che dovevano portare avanti quella storia. Con quei pochi giorni a disposizione, poi.

«Vi raccomando almeno di usare un minimo di discrezione per evitare spiacevoli incidenti, per esempio fate molta attenzione a dove vi appartate, o chiudetevi a chiave quando dormite assieme» disse, poi inforcò i suoi occhiali da lettura e prese a sfogliare distrattamente le offerte di un volantino pubblicitario, ma fu costretta a interrompere la lettura perchè la voce di suo figlio iniziò a colorarsi del suo solito tono di sfida.

«E chi ti ha detto che dormiamo insieme, ci hai spiati?» la provocò, quella intromissione nella sua sfera privata lo stava cominciando a infastidire parecchio.

«Senti Matt, odio doverlo ripetere e risultare noiosa e scontata, ma sono stata ventenne anche io – vide il figlio alzare gli occhi al cielo e sbuffare annoiato, evidentemente aveva già immaginato che quella conversazione sarebbe andata a parare lì e quel suo atteggiamento ribelle la spinse ad alzare di più la voce – non ho bisogno di spiarvi per sapere come funzionano certe cose, siete giovani, vi piacete e probabilmente siete anche innamorati» concluse decisa, e finalmente vide morire sulla faccia di suo figlio quella sua espressione di sufficienza e sicurezza e lo osservò vacillare sotto il peso di quei sentimenti così potenti da avere la meglio persino su di lui.

I suoi occhi si smarrirono, notò che come saette veloci si erano spostati per una frazione di secondo a guardare Ashley, come se avessero un bisogno disperato di cercare delle conferme in lei, nel suo viso, nella piega delle sue labbra, nello sguardo o in un gesto, ma la trovarono paralizzata, non osava né parlare, né alzare gli occhi dalle sue mani che, tremanti sopra il tavolo, non avevano rintracciato niente di meglio che un fazzoletto di carta da torturare per sfogare quell'improvviso panico che la aveva colta.

E no, lei gli occhi non li spostò, non ne ebbe il coraggio, perchè aveva paura che se avesse incontrato quelli di Matt e ci avesse letto dentro indifferenza o freddezza, si sarebbe sentita morire e non era pronta. Aveva creduto di esserlo, ma non lo era affatto.

Monica capì che se solo invece i loro sguardi si fossero incrociati, forse avrebbero finalmente compreso quanto amore avevano da darsi ma soprattutto da dirsi e invece si chiudevano in quel mutismo incomprensibile.

Non si era sbagliata e nemmeno Nathan, che a volte riusciva ad essere davvero stronzo e irritante, ma con i sentimenti ci aveva sempre visto giusto, grazie anche in parte all'animo da artista che si ritrovava e che lo faceva partire avvantaggiato nel decifrarli.

«Non vi sto facendo una predica, vi sto solo dicendo di non comportarvi da incoscienti e di essere cauti, non siete da soli, fino a prova contraria vivete qui con noi per adesso, non vi sto vietando nulla, non ne avrei l'autorità, siete adulti e vaccinati, ma abbiate almeno del buon senso, vista la situazione – cercò di smorzare i toni per toglierli da quel pesante silenzio, si sfilò gli occhiali, massaggiandosi la base del naso e mise da parte il volantino pubblicitario – ah, e siate responsabili, sono ancora troppo giovane per diventare nonna!» raccomandò loro, alzandosi dallo sgabello e premurandosi di scongelare qualcosa per la cena.

«Cazzo, mamma, capisco che ti sia persa quella parte della mia vita, ma non ho più 16 anni da un pezzo, credo di essere in possesso delle nozioni di base, so come non mettere incinta una ragazza, o vuoi farmi una lezioncina con le api e i fiori?» ribattè senza mezzi termini Matt, indeciso tra incazzarsi sul serio o scoppiare a ridere per l'assurdità di quel dialogo.

«Beh, sei cresciuto con tuo padre, io qualche dubbio lo avrei, ad essere sincera!» rispose a tono Monica, nonostante il disagio Ashley non riuscì a trattenere una risatina, che soffocò a stento con la mano.

Per un attimo le sembrò di tornare indietro nel tempo, quando sua mamma diventava quasi asfissiante con lei e Phoebe per metterle in guardia dal ripetere gli errori che aveva fatto in gioventù e le esortava a parlare apertamente di qualunque dubbio o di raccontarle le loro esperienze per poter dar loro dei consigli, cosa che Ashley si era sempre ben guardata dal fare a causa del suo carattere troppo riservato e chiuso.

In fondo i genitori non potevano fare a meno di amare i figli e cercare di proteggerli da sbagli che ben conoscevano per averli provati in prima persona, anche suo padre era così, e lei non avrebbe mai voluto per nessuna ragione dargli un dolore o una delusione. E se quella mattina al posto di Monica si fosse trovato lui, forse sarebbe rimasto ferito per aver dovuto fare quella scoperta così, e non se lo meritava, solo che era difficile essere sinceri con gli altri, quando non lo si è con sé stessi e con la persona amata, e lei di questo era consapevole, ma non riusciva a cambiare le cose.

Accarezzò un braccio di Matt dolcemente e gli si rivolse, sorridendogli «Dai, tua madre ha ragione – lo calmò, portando poi la mano giù a trovare la sua, stringendogliela forte sotto il tavolo e quel tocco ebbe il potere di annientare tutta la sua irruenza e di mitigarlo, poi portò l'attenzione su Monica – saremo prudenti, non voglio che mio padre soffra o si prenda un colpo, capisco benissimo la situazione» la tranquillizzò, aveva inquadrato perfettamente ciò che la donna voleva dire, una loro distrazione avrebbe potuto causare incomprensioni, screzi e persino mettere in pericolo il rapporto tra Monica e Gregory e lei quello non se lo sarebbe mai potuto perdonare.

Monica sorrise alla ragazza, di certo molto più mansueta e ragionevole di suo figlio, Matt si limitò a sbuffare e si arrese alle sue parole.

«Certo che tra te e Gregory ce la mettete proprio tutta per metterci in imbarazzo! Non avete pensato a un altro passatempo, magari? Che ne so, il giardinaggio, il collezionismo, la lettura? - disse piccato, in un ultimo guizzo di fastidio, poi saltò giù dalla sedia, si caricò sulle spalle il basso e si apprestò a uscire – io vado a suonare con i miei amici, ci vediamo dopo» avvisò scocciato, avvicinò il viso di Ashley al suo e le depositò un bacio leggero sulle labbra per salutarla, proprio davanti a Monica, si staccò da lei e buttò un'ultima occhiata pungente a sua madre. Ormai sapeva di loro, nascondersi e fingere era inutile e anche stancante.

Monica rimase da sola con Ashley, udì il rumore della porta che si chiudeva e sospirò.

«Mi dispiace di avervi messo a disagio, tesoro, ma devi cercare di capirmi, lo faccio anche per voi – le parlò usando un tono delicato e amorevole – sono dalla vostra parte e sinceramente pensarti accanto a mio figlio mi rende felice, sei una ragazza splendida Ashley e non potrei desiderare di meglio per lui – si avvicinò a lei e le accarezzò una guancia come fosse sua figlia – ma finchè Gregory non saprà nulla siete una mina vagante e non voglio che poi diventi tutto più difficile e tragico, se dovesse scoprirlo in modo traumatico» le spiegò, Ashley provò una gioia grandissima a quelle parole, ma non potè evitare di rabbuiarsi in viso.

Che senso aveva parlare con suo padre se tanto erano destinati a separarsi?

«Io però tra pochi giorni parto e non ci sarà più motivo per preoccuparsi» confessò amaramente, poi si allontanò e sparì velocemente in camera sua, lasciando bruscamente Monica e impedendole di bloccarla per continuare quel discorso. La donna si accasciò mestamente su una sedia, non sapeva davvero cosa inventarsi ma sperò almeno di avere evitato un incidente diplomatico in casa.

 

Matt giunse alle prove più scazzato del solito, per via della recentissima discussione con sua madre. Odiava dover rendere conto della sua vita privata e non vedeva l'ora di lavorare per poter ottenere la sua indipendenza. Non era un insensibile o uno stupido, capiva alla perfezione che si stavano comportando scorrettamente a non dire nulla, rischiando di essere scoperti da un momento all'altro, ma dovevano anche cercare di comprendere in che razza di situazione schifosa si trovassero, costretti a dirsi addio e a separarsi, ognuno perso in città diverse, in mezzo a mille impegni e problemi differenti e incerti sul futuro.

«Matt che hai? Litigato con la tua ragazza?» chiese Dylan, vedendolo scuro in volto e stranamente silenzioso, mentre armeggiava con i cavi dell'amplificatore.

«No – rispose Matt, senza fare commenti sul termine 'ragazza' che il suo amico aveva utilizzato dandolo per scontato e che in fondo era quello che Ashley sarebbe stata per lui se solo il loro rapporto non avesse una scadenza fissata a circa dieci giorni – mia madre ha fatto la rompiscatole oggi» precisò subito dopo.

«Ah, lo sai che mi sto sentendo con la cugina di Ashley?» intervenne Michael, facendo capolino da dietro i piatti della batteria.

«Quale delle due?» domandò Matt, ancora chinato sul suo basso.

«Annie, la ricciolina, è carina e sembra una tipa tosta, mi piace!» disse, allontanando i lunghi capelli neri dal viso.

«Beh, sono contento per te» commentò Matt, senza tanta voglia di approfondire la questione al momento. Voleva solo suonare e sfogarsi per un attimo.

Finite le prove Matt avvicinò Mandy, si ricordò di doverle ancora dare una risposta.

«Per quella faccenda, ricordi? - le chiese riferendosi a Jenny, Mandy annuì vigorosamente con la testa, facendo ondeggiare i suoi ricci scuri – ne ho parlato con Ashley e anche lei è d'accordo, accetteremo le sue scuse, se questo può servirle per ricominciare» la informò, il volto della ragazza si accese, prese le mani di Matt nelle sue e cominciò a stritolargliele.

«Oh, grazie ragazzi, ve ne sono grata e anche Jenny lo sarà, se vi va bene, domani sera siamo tutti in spiaggia, potete fare un salto! Io lo dirò a Jenny e ci possiamo incontrare!» gli propose, Matt sorrise ed annuì, poi la salutò e si diresse a casa.

Bussò alla porta di Ashley per informarla di Jenny e la trovò seduta sul letto con un libro sulle gambe.

«Scusa se ti disturbo, faccio in un attimo»le disse Matt, pensando di essere di intralcio.

«Non mi disturbi, puoi restare» e gli fece cenno di sedersi accanto a lei, battendo una mano sul letto.

Matt le obbedì e la raggiunse. «Ho parlato con Mandy per quella cosa di Jenny e, se ti va bene, possiamo fare domani sera, sono tutti in spaggia e nel frattempo possiamo fare un giro anche noi, ti va?» le parlò mentre prendeva posto al suo fianco.

«Si, certo, non c'è problema!» sorrise Ashley.

«Mia madre oggi ha proprio esagerato con tutte quelle paranoie» cominciò dopo un minuto di silenzio, incrociando le braccia dietro la nuca. Proprio non riusciva a digerire quello che era successo.

«Non essere troppo duro con lei, io posso capirla, ha paura che si possa rovinare qualcosa e che possiamo combinare danni, in fondo metterci in imbarazzo è il loro compito, forse ti è nuovo perchè non hai avuto molto a che fare con una madre, ma ti assicuro che la mia, per quanto abbia una mentalità molto aperta e moderna, ha esagerato spesso con me e mia sorella, e la piccola subirà lo stesso destino!» scoppiò a ridere a quel pensiero e alla piccola July tra qualche anno e adolescente. Tra il suo caratterino e quello di Nancy, ci sarebbero state scintille di sicuro.

Matt rimase assorto ad ascoltarla, capì che non aveva ancora terminato.

«Loro hanno solo paura che possiamo fare qualcosa di cui ci pentiremo, sai quante volte da ragazzina ho sofferto pensando di essere solo il frutto di un errore tra i miei genitori e per quanto loro mi abbiamo sempre amato incondizionatamente, talvolta non riuscivo a fare a meno di ricordarmi che fossi solo uno sbaglio, qualcosa di capitato ma non voluto. Forse tu non puoi capirlo perchè, in fondo, i tuoi si erano sposati e probabilmente sei stato cercato e desiderato, ma ti garantisco che non è stata una bella sensazione» abbassò lo sguardo, ma Matt la costrinse immediatamente ad alzarlo e a incrociare il suo.

«Ma tu non sei un errore Ashley, per me sei la cosa più bella e giusta del mondo, magari tutti gli sbagli fossero meravigliosi come te! - il cuore di Ashley accelerò, dischiuse le labbra per lo stupore e Matt ne approfittò per baciarla – meno male che i tuoi sono stati poco attenti 21 anni fa, se questo è stato il risultato!» aggiunse, facendola ridere di gusto.

«Dai, smettila di prendermi in giro!» lo colpì con un cuscino per nascondere l'emozione che aveva provocato in lei.

«Ma io sono sincero, sei proprio stronza allora, mi tratti malissimo!» si lamentò scherzando e parando i leggeri colpi che Ashley gli stava infliggendo.

Si fermarono dopo un po', col fiato corto per le risate.

«Senti, posso restare qui, stanotte?» le chiese, all'improvviso.

Ashley non si aspettava quella domanda, balbettò appena «Ma.. non ricordi, io stasera non posso fare... insomma..» cercò di spiegargli, visibilmente a disagio.

«Certo che mi ricordo – si affrettò a toglierla dall'impiccio Matt – ma non posso voler semplicemente stare con te, guardare la tv e poi addormentarci insieme?» le spiegò con una spontaneità disarmante.

«Sì, ovvio che puoi, mi piacerebbe tanto!» rispose timidamente, stringendosi tra le spalle.

Matt era tutto quello che avrebbe mai voluto avere accanto, e ogni giorno di più le stava dimostrando quanto tenesse a lei e quanto tra loro esistesse ormai un legame forte e questa cosa la faceva scoppiare di felicità e nello stesso tempo la spaventava a morte.

«Non ti stai dimenticando di una cosa?» lo richiamò all'attenzione, parandosi di fronte a lui con le mani sui fianchi.

Matt la guardò perplesso e confuso, poi un'illuminazione amara gli attraversò la mente.

Con un tono misto fra il rassegnato e lo scocciato si premurò di risponderle.

«Ok, chiuderemo a chiave quella dannata porta!» e si avviò a farlo, mentre Ashley scoppiava a ridere e di nascosto scorgeva un sorriso anche in lui che, nonostante la sua ribellione e nonostante non lo avrebbe mai ammesso, aveva colto appieno il senso delle parole di sua madre.

 

 

 

  
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