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Autore: _crucio_swag_    02/10/2016    2 recensioni
Sesto anno ad Hogwarts. Draco si ritrova a dover ingannare Harry oltre ad uccidere Silente. Sembra facile ma un sentimento mai provato prima a cui neanche il re delle serpi sa dare un nome gli impedirà di portare a termine ciò che il Signore Oscuro gli ha ordinato. Riuscirà a cambiare la sua anima? Riuscirà a distinguere ciò che è giusto da cio che non lo è? Riuscirà a sciogliere il ghiaccio che avvolge i suoi occhi e il suo cuore?
Questa storia non sarà delle più felici ma vi posso assicurare che avrà un bel lietofine.
Genere: Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Note dell’autrice: Ragazzi davvero scusatemi un casino se ci ho messo una vita ad aggiornare.
Sono stata davvero molto impegnata con la scuola e anche se ho cercato di scrivere appena avevo 5 minuti di tempo libero sono tornata comunque dopo un’era paleozolica.
Penso che d’ora in poi dovrò per forza aggiornare a questa distanza di tempo da un capitolo all’altro perché è davvero molto difficile che riesca a scrivere più veloce di così.
Spero che non per questo smettiate di seguire la storia.
Conto sul fatto che questo capitolo è quasi il doppio più lungo di quello precedente per farmi perdonare. Non mi pareva adatto dividerlo in due parti, altrimenti avrebbe perso un po’ di senso, quindi ne ho fatto uno unico anche se è venuto supermegaenorme.
 
Fatemi solo sapere le parti che vi sono piaciute e quelle che invece non avete trovato adatte.
E spero che l’estrema lunghezza non vi annoi.
 
Grazie a tutti in anticipo e buona lettura!










 

Capitolo 21

fuori controllo

 

Fu un raggio di sole a svegliarlo, che filtrava attraverso la fessura delle tende scarlatte, tirate attorno al suo letto, e lo colpiva dritto sugli occhi, scottandogli la pelle leggera delle palpebre. Strano, dato che erano solamente a fine gennaio, quindi ancora in pieno inverno.
Si spostò appena di lato senza sforzarsi di aprire gli occhi, era domenica e poteva dormire quanto voleva, quando gli giunse alle orecchie un mugolio infastidito. Sollevò le palpebre svogliatamente e si accorse di aver spostato di due millimetri la testa del suo principino, ancora poggiata sul suo petto dalla sera prima.
Sorrise senza volerlo, guardando le chiare ciocche che svolazzavano sulla fronte del biondo mosse dalla leggera brezza del mattino. Probabilmente qualcuno doveva aver aperto le finestre per far circolare l’aria. Sembrava quasi un angelo, Draco, quando dormiva, con il viso rilassato, senza la mascella tesa e il solito ghigno strafottente stampato in faccia.
Dei rumori lo distrassero dallo stato sognante in cui era entrato osservando il ragazzo raggomitolato affianco a sé.
Coprì subito il Serpeverde tirandogli la coperta fin sopra la punta dei capelli, nascondendolo sotto di essa per precauzione, nel caso qualcuno si fosse avvicinato. E fece più che bene.
Una mano si poggiò sul tessuto scarlatto spostandolo di lato e un viso pieno di lentiggini e sormontato da una chioma di capelli rossi fece capolino da dietro.
“Hey… amico… è l’una di domani sera e io voglio mangiare il pollo…” mormorò Ron passandosi una mano sugli occhi, con la voce impastata dal sonno, mentre sbadigliava così tanto che il moro poté vedergli con chiarezza le tonsille.
“Eh?” chiese Harry, che non aveva assolutamente compreso il senso della frase, infilandosi gli occhiali poggiati sul comodino.
“Scusa, ho sbagliato a parlare” il rosso ridacchiò, riuscendo finalmente a puntare lo sguardo sul moro senza dover sbattere gli occhi venti volte, anche se con la vista ancora leggermente sfocata dal sonno. “Volevo dire, sono le dieci e mezza. E a quanto pare siamo rimasti da soli in dormitorio e anche nella Sala Comune non c’è nessuno, gli altri saranno già scesi a fare colazione. E’ meglio che ci muoviamo a raggiungerli oppure addio cibo!”
Harry si portò una mano dritta, sulla fronte, e socchiuse gli occhi per riuscire a guardare in faccia Ron, dato che il sole splendeva nella finestra proprio dietro il suo amico, accecandolo. “Senti… vai tu, io rimango a dormire ancora un po’, ho sonno. Vi raggiungerò per pranzo, tanto è domenica”
Il rosso annuì un paio di volte. “Ok amico, come vuoi…” ma si bloccò di colpo, corrugando la fronte, mentre osservava la strana posizione delle coperte attorno al moro.
Harry, rendendosi conto che probabilmente l’altro aveva visto il bitorzolo sul suo petto, formato dalla testa di Draco, e anche quelli attorno a lui dovuti al corpo dell’altro ragazzo, iniziò a sudare freddo.
“Stai bene? Stai sudando un casino…” commentò Ron ripuntando lo sguardo su di lui e distraendosi un attimo dalla strana posizione delle coperte.
“Tranquillo, ho solo fatto degli incubi” inventò come scusa.
Il rosso si preoccupò subito, sapendo a cosa erano dovuti, solitamente, i brutti sogni del suo migliore amico. “Hai visto Tu-Sai-Chi?! Sta facendo qualcosa di losco?! Siamo in pericolo?! Che cosa…”
Harry gli parlò sopra, sparando la prima cosa che gli venne in mente per calmarlo. “Nono, niente di tutto questo. Era solo uno dei tanti sulla morte di Sirius. Mi tormentano ancora, di notte. Mi manca moltissimo…”
“Oh… ok, mi dispiace. Manca anche a me, era molto simpatico” mormorò Ron, un pelo dispiaciuto per essersi avventato sul suo migliore amico senza pensare prima alle risposte che avrebbe potuto ottenere, rilassando le spalle, finalmente tranquillo.
Ma, come se la scusa dell’incubo si fosse avverata, un mugolio salì da sotto le coperte seguito da una frase che suonò come una specie di “Sto soffocando”. Harry si affrettò a fingere di tossire per camuffare la voce di Draco.
“Scusami, Ron. Ho la tosse, magari dopo chiedo a Hermione qualche incantesimo o pozioncina per curarla” sparò senza pensarci, vedendo la faccia perplessa dell’altro.
Il rosso sembrò rifletterci un po’, per capire se lo stava prendendo in giro o era la verità, ma poi decise di fidarsi del suo migliori amico e, dopo essersi vestito e averlo salutato un ultima volta, uscì dal dormitorio dirigendosi verso la Sala Grande. Quando Harry sentì la porta chiudersi poté finalmente smettere di fingere di tossire e tirare un sospiro di sollievo.
 
Non fece in tempo a mettersi di nuovo comodo, però, che la coperta si sollevò improvvisamente e una testa bionda emerse da sotto di essa ansimando terribilmente. “Potter…” disse fra un respiro pesante e l’altro. “Stavo… morendo” si poggiò una mano sulla fronte, appena prima dell’attaccatura dei capelli. “Non… c’è aria… lì sotto!”
“Scusami” disse il Grifondoro a bassa voce, sentendosi lievemente colpevole. “Però ripensandoci poteva andare peggio” 
“E come?!”
“Numero uno: Ron avrebbe potuto trovarti e a quel punto erano guai seri. Numero due: avrei potuto scoreggiare… e allora sì che morivi asfissiato!”
“Ma come fai anche solo a pensare ste cose!? Fai proprio schifo! Grazie a Dio che non l’hai mollata!” esclamò Draco quasi isterico.
Il Grifondoro fece per ribattere ma quando spostò di nuovo lo sguardo su di lui si incantò a guardare i lineamenti del suo viso, ancora per metà rilassati dal sonno, così morbidi e delicati. Anche se gli zigomi erano piuttosto spigolosi e c’era ancora una leggera traccia di occhiaie, a causa del dimagrimento improvviso di settimane prima, era pur sempre perfetto. E bellissimo, non poteva più negarlo.
Non riuscì a impedirsi di avvicinarsi a lui e di posare piano le labbra sulla sua fronte, premendole leggermente sulla pelle bianca.
“Lascia che ti porga le mie scuse…” disse in un sussurro appena udibile.
Poi scese un po’ verso il basso, baciandolo tra gli occhi.
Draco chiuse le palpebre, rilassandosi, e il Grifondoro sfiorò con le labbra le sue ciglia chiare, di entrambi gli occhi, per poi spostarsi ancora più in giù e baciarli delicatamente la punta del naso, solleticandogli la pelle e facendogli sollevare gli angoli della bocca in un piccolo sorriso.
Poi scese ancora, sempre con movimenti lenti, e poggiò le labbra appena sotto il suo mento, mentre ancora sorrideva, esercitando una leggera pressione.
Spostò la mano, strisciandola sul materasso fino al polso sinistro del biondo.
“Draco, mi permetti?” chiese, sussurrando piano accanto al suo orecchio. Solleticandolo con il suo caldo respiro.
Il Serpeverde capì subito a cosa si riferiva.
Si passò il labbro sui denti, prendendo un paio di respiri profondi, poi prese coraggio ed annuì, era sempre difficile ricordarsi di quello che era realmente.
Harry fece scivolare gentilmente la manica della felpa verso l’alto, poi, con movimenti lenti e calcolati, sbottonò il polsino e ripeté la stessa operazione con il tessuto della camicia sottostante, scoprendo il suo polso e il Marchio Nero inciso su di esso. Rimase a fissarlo per alcuni minuti, seguendone i contorni con lo sguardo e cercando di decifrarne il disegno.
Draco serrò gli occhi più forte che poteva, non voleva vederlo, non voleva ricordarsi di nuovo il motivo per cui quel simbolo era marchiato sulla sua pelle: la sua missione.
Poi però sentì le calde labbra di Harry poggiarsi su di esso e risalire il polso con piccoli tocchi quasi impercepibili, che lo sfioravano solleticandolo leggermente. E allora la tensione che riempiva l’aria attorno a loro si sciolse, trasportando con se la paura del Serpeverde.
Draco aprì piano gli occhi e li rivolse verso il punto in cui era stato marchiato, facendosi coraggio, ma non vide nulla. Solo una chioma di lucenti capelli neri, chinati sul suo braccio, che oscuravano la vista di tutto quello schifo che si ritrovava addosso. E quella visione non poté far altro che rassicurarlo immensamente. Si sentì, per la prima volta da quando era diventato un Mangiamorte, libero di fare le sue scelte, senza dover sottostare agli ordini di quelli che su di lui avevano il potere. E cominciò seriamente a pensare che, forse, con Harry al suo fianco, poteva davvero riuscirci.
Sempre delicatamente, per non fargli del male, il Grifondoro chiuse il bottone del polsino della camicia e tirò di nuovo giù la manica, poi si avvicino al Serpeverde sussurrando un leggero “Grazie” accanto al suo orecchio.
Draco prese un respiro profondo e sorrise, finalmente, per una volta, calmo.
Fu in quel momento che Harry si ricordò che c’era ancora una cosa che non aveva visto, e che forse era il caso di constatare che fosse come Madama Chips e Silente gliel’avevano descritta.
Sorpassò con metà corpo il busto del ragazzo biondo poggiando il gomito dall’altra parte per tenersi su ed evitare di schiacciarlo, magro com’era. Poi, mentre il Serpeverde continuava a tenere costantemente gli occhi chiusi assaporando i movimenti lenti e delicati del moro, spinse verso l’alto gli indumenti che portava accarezzando la pelle scoperta del suo petto. Pianissimo, sfiorandolo appena, aveva seriamente paura di spezzarli qualche osso dato che, ne era sicuro, senza neanche tanti sforzi sarebbe riuscito facilmente a contare le sue costole.
Tuttavia la sua attenzione non fu catturata subito da ciò che cercava ma da una profonda cicatrice che partiva da sopra l’ombelico e attraversava l’intero ventre andando a finire sotto al pettorale sinistro.
Aveva un’aria tremendamente famigliare e purtroppo capì quasi subito di cosa si trattava.
“Scusami” sussurrò.
Poi si chinò su di essa lasciando piccoli baci per la sua intera lunghezza, e anche qualche lacrima che non riuscì a trattenere e che scivolò sulla pelle chiara congelandola al suo passaggio, per dei momenti, a contrasto con le sue labbra calde. Continuò a sfiorarla per vari minuti, quasi come se così avrebbe potuto cancellarla completamente dal suo corpo, eliminare la traccia del suo scatto d’odio che sarebbe rimasta per sempre, a causa di uno stupido incantesimo di cui non conosceva le conseguenze.
“Scusa” disse ancora, la faccia a pochi centimetri dalla cicatrice, per poi sollevare di poco il viso e cercare con lo sguardo quello che gli interessava.
Malfoy, abbandonato com’era alle sue carezze e ai suoi tocchi leggeri, si rese conto troppo tardi di ciò che giaceva sul suo fianco destro. Si animò di colpo prendendo i vestiti e tirandoli in basso, a coprire di nuovo il suo ventre, proprio mentre Harry gli chiedeva: “Non pensi ci sia qualcosa che dovresti dirmi, Draco?”
Il Serpeverde si tirò su a sedere, subito imitato dal Grifondoro, ma non rispose. Ok, avrebbe comunque dovuto dirglielo prima o poi ma avrebbe di gran lunga preferito aspettare di essere “pronto”.
Deglutì, sentendo lo sguardo di Harry costantemente puntato su di lui, ansioso di sapere, e fu costretto a ricambiare per non sembrare un codardo.
Una volta che ebbe catturato l’attenzione di Draco il moro gli poggiò una mano sul ginocchio scandendo bene e gentilmente ciò che aveva bisogno di sapere. “Dimmi… che cosa è successo la notte della vigilia di Natale… dopo che mi hai lasciato andare?”
Il Serpeverde portò una mano sopra a quella del Grifondoro, che gliela strinse per rassicurarlo, poi prese un respiro profondo e iniziò a raccontare. “Quando sono diventato uno di loro era una notte di fine agosto. C’era un raduno di Mangiamorte, nei sotterranei di casa mia, e mio padre era stato rinchiuso ad Azkaban da poco. Penso per vendetta contro di lui, che si era fatto beccare e ora non poteva più essergli d’aiuto, il Signore Oscuro ha deciso di trasformare me in un mostro tale e quale a ciò che era mio padre, affidandomi una missione da portare a termine. Uccidere Albus Silente e uccidere te…
Già da subito dato mi ha dato dei tempi, Silente entro la fine dell’anno. Tu entro il giorno di Natale. Dopo avermi spiegato come fare per te, ad esempio ingannarti e convincerti ad andare dentro l’Armadio Svanitore, mi ha promesso che se ci fossi riuscito avrebbe anche potuto valutare l’idea si salvare mio padre prima del bacio del dissennatore, altrimenti per mia madre sarebbe stata la fine…
Ho passato intere notti a tentare di aggiustare l’Armadio Svanitore, ho saltato le lezioni, ho smesso di infastidire la gente, avevo compiti ben peggiori da portare a termine. E poi sei arrivato tu, per qualche strano motivo, per qualche strana linea del destino. E hai cambiato tutto. Con il tempo ho conosciuto i tuoi pregi, oltre ai tuoi difetti, che erano l’unica cosa che avevo imparato ad osservare in questi anni.
Ho sconvolto la mia vita, ho messo una pietra sopra al passato…
All’inizio ti ho disprezzato ma poi mi sono reso conto di quanto stessi bene affianco a te e non sono riuscito a fingere, tutto ciò che facevo era reale. Non ci è voluto tanto per capire che senza di te la mia vita non avrebbe avuto senso. E sapevo di doverti odiare, di doverti detestare con tutto il mio cuore, di doverti portare alla morte certa, ma non potevo. Non potevo e basta. C’era qualcosa dentro di me, qualcosa a cui non so dare il nome, che mi ha impedito di fare ciò che mi era stato ordinato quella notte.
Ma poi te ne sei andato e con te anche l’ultimo giorno che avevo a disposizione. Sono venuti a prendermi e mi hanno portato via…
Il Signore Oscuro mi ha minacciato, mi ha dato il compito di ucciderti con le mie stessi mani. La mia missione è diventata doppiamente più complicata…
Ha torturato e ucciso mia madre, per darmi una lezione, per convincermi a non disobbedire mai più, non ho potuto nemmeno salutarla come si deve. Me l’hanno tolta dalle mani prima che mi rendessi conto di quello che stava succedendo. Ha pronunciato uno strano incantesimo e ha parlato di una cosa, Horcrux, mi pare si chiamasse. Poi mi ha lanciato la maledizione mortale, colpendomi su un fianco…
Quando mi sono risvegliato… questa era già qui” concluse con la voce triste e spenta e, notò il Grifondoro, gli occhi lucidi, che si sforzavano di trattenere altre inesauribili lacrime. A volte lo stesso Draco si chiedeva perché non si fossero consumate, perché ogni santa volta uscissero ininterrottamente. Ormai passava più della metà del tempo a piangere e poteva dire di esserci abituato.
Si sollevò cautamente la camicia, una mano tremante, l’altra ancora saldamente stretta in quella di Harry, scoprendo una cicatrice rosso fuoco a forma di saetta, sul suo fianco destro.
Il moro rimase un paio di secondi a fissarla, a bocca aperta. Era sì abituato a vederla, ma su di un altro era completamente diverso… e strano. “Po-posso?” balbettò per tre quarti stupito e per l’altro quarto elettrizzato.
Il biondo annuì e lo lasciò avvicinarsi.
Harry sfiorò la saetta con il pollice. “Ma che..?”
Non fece a tempo a finire la frase.
Sentì la propria cicatrice bruciare dolorosamente, come se stesse andando a fuoco, e una mano gli si chiuse attorno al collo sbattendolo contro la testiera del letto con un tonfo sordo, che risuonò nella stanza in precedenza silenziosa.
 
Prima ancora di tentare di riaprire gli occhi e a riprendersi sentì delle forti dita stringersi attorno alla sua gola e bloccare l’aria che stava cercando di buttare fuori.
Il dolore alla nuca era fortissimo e gli annebbiava un po’ la visuale, ma Harry riuscì comunque a vedere la scena a dir poco terrificante che gli si presentava davanti.
Draco stava inginocchiato sopra al moro, le gambe divaricate, e una sua mano circondava il collo del povero ragazzo. La prima a cosa a cui fece caso fu il braccio, che sembrava aver perso la sua solita debolezza, con le vene che ora pulsavano terribilmente e le dita che si stringevano e si allentavano a tratti più forte, a tratti meno, al ritmo delle pulsazioni, impedendo qualsiasi microscopico passaggio d’aria.
Non si rese subito conto dei danni che stava subendo, intontito com’era da quell’avvenimento improvviso, così la seconda cosa che fece fu guardarlo in faccia. E fu quando non si ritrovò fissato da un paio di iridi di ghiaccio – ma da due perfidi occhi che ardevano di un accesso rosso fuoco in cui all’interno brillavano delle fessure nere verticali, il tutto accompagnato da un’espressione di puro odio e un ghigno crudele stampato in volto – che tornò improvvisamente alla realtà. E fu certo di averli già visti da vicino, quegli occhi.
D’istinto si portò entrambe le mani al collo strattonando come riusciva quelle dell’altro ragazzo per cercare di allentare la presa, ma più si muoveva più quello la rafforzava. Allora alzò un piede e tirò un calcio allo stomaco di Draco, ma quello non parve accorgersi di nulla, non si mosse nemmeno di un millimetro e continuò a stringere, lo sguardo dritto in quello di Harry.
Il Grifondoro boccheggiò un paio di volte, attirato dal bisogno di prendere una boccata d’aria, ma le dita erano troppo strette attorno alla sua gola
“Smettila…” riuscì a sussurrare, non seppe nemmeno lui come. Si sentiva le corde vocali stritolate in una morsa dolorosa e le unghie del biondo piantate in profondità sulla carne.
Gli occhi di Draco cambiarono per un millesimo di secondo da rossi ad azzurro-grigi, talmente velocemente che il moro credette di esserlo immaginato, poi ritornarono malvagi come in precedenza.
Il viso di Harry divenne dapprima rosso, poi, man mano che passava il tempo, cominciò ad avvicinarsi ad un colore violaceo a causa della mancanza di ossigeno.
Continuò a scalciare e strattonare la mano che gli stringeva il collo, con il solo risultato che la vista gli si oscurasse parzialmente e perdesse anche quel poco di energia che gli era rimasta. La cicatrice gli bruciava terribilmente, e l’immagine di Voldemort che lo guardava con odio era sovrapposta contemporaneamente a quella di Draco nella realtà.
Era praticamente sicuro di sapere cosa stesse succedendo al biondo, l’aveva avvisato Silente il giorno prima – riuscì a pensare con quel poco di lucidità che gli rimaneva.
Ben presto però non riuscì più a formulare alcun pensiero sensato, sentì solo dolore e nient’altro, che andava a diminuire secondo per secondo sostituito da una strana sensazione di intontimento e dal bisogno sempre più forte d’ossigeno.
Non poté impedire ai suoi arti di afflosciarsi sul materasso, stremati. Tento più volte di sollevarli in qualche modo, di reagire alla stretta del biondo, ma essi non rispondevano minimamente ai suoi comandi.
Si abbandonò a se stesso, pochi altri secondi e sicuramente sarebbe morto, e fece solo un'unica cosa. Guardò negli occhi l’altro ragazzo e con uno sforzo sovrumano sussurrò un leggero e debole “Draco…”. O almeno gli parve di averlo detto, non sapeva se ci era riuscito realmente.
Le iridi del ragazzo biondo tornarono improvvisamente color ghiaccio e le dita attorno al suo collo si raddrizzarono di colpo, lasciandolo libero.
Harry spalancò la bocca e trasse dentro una grande boccata d’aria che entrò finalmente nei polmoni e ne uscì con un suono strozzato, il viso cominciò a ritornare al suo colore normale. Sentiva ancora tutte e cinque le dita del Serpeverde premere sulla sua gola, come se fossero ancora lì, e la fronte andare letteralmente a fuoco, come se la testa dovesse esplodergli da un momento all’altro.
Draco rimase immobile per alcuni secondi, le labbra schiuse in un’espressione di totale confusione mentre osservava la scena di fronte a lui, ancora inginocchiato a gambe divaricate sopra al Grifondoro. Poi si rese conto di ciò che aveva quasi fatto e saltò al indietro, spostando affannosamente lo sguardo dalle sue mani, con i palmi aperti perfettamente davanti al proprio naso e le dita tese, al petto del ragazzo moro che si muoveva convulsamente su e giù cercando di recuperare l’ossigeno perso. Non ci badò nemmeno alla forte fitta al fianco destro, occupato com’era a incolparsi per ciò che aveva fatto, o perlomeno, per ciò che il suo corpo e la sua mente avevano fatto da soli, senza il suo controllo.
Harry portò i gomiti all’indietro e dopo essersi spinto un po’ verso l’alto poggiò la schiena alla testiera del letto, lasciando penzolare il capo dall’altra parte. Avvicinò una mano al viso per tastare la pelle scoperta del collo e gemette di dolore quando sfiorò un punto appena sotto il mento in cui dei lividi violacei avevano già cominciato a formarsi. “Perché l’hai fatto?” chiese con voce flebile.
Draco, ancora immobile dall’altra parte della stanza, parlò in automatico, con un tono freddo e distaccato. “Lui può controllarmi… ti vuole morto. Devi stare lontano da me, altrimenti ti farò del male. Non so resistergli”
Harry capì subito a chi si riferiva grazie alle spiegazioni di Silente della sera prima. Lo perdonò subito, dopotutto non era colpa sua ma di quel bastardo che aveva ucciso i suoi genitori rendendo la sua vita e quella dell’altro ragazzo un vero e proprio inferno. “Ci sei... – prese l’ennesimo respiro profondo – appena riuscito” concluse. “Come hai fatto?”
“Io… non lo so. All’inizio ho cercato di smettere ma lui continuava a controllare il mio corpo. Però alla fine hai detto il mio nome, e non so come ma sono riuscito a riprendere coscienza di me stesso, per alcuni istanti, e ad allontanarmi”
Harry rifletté un attimo. Se Draco ce l’aveva fatta a resistere, dato che gli aveva spiegato Silente stesso che non possedeva un amore che lo aiutava, voleva per forza dire che provava un qualcosa verso di lui che gli aveva permesso di riprendere il controllo di se stesso. Magari una qualche microscopica forma di amore? Speranzoso, decise di chiederlo al ragazzo stesso. “Draco…” il biondo alzò lo sguardo su di lui “Che cosa hai provato quando ho detto il tuo nome?”
Il biondo si mordicchiò distrattamente un labbro, con un’espressione colpevole stampata in volto. “Non… non ne ho idea. Era strano… non avevo mai provato una sensazione del genere prima d’ora… credo”
Harry non riuscì a trattenere un piccolo sorriso e senza pensarci si alzò in piedi, poggiando i piedi nudi sul pavimento, oltre il letto, e fermandosi con il corpo rivolto verso il biondo, ad alcuni metri di distanza da lui. La cicatrice aveva smesso di bruciare poco dopo aver interrotto il contatto e a quanto pareva i lividi sul collo non erano così gravi da non permettergli di muovere il resto del corpo. E poi c’era qualcosa, che lo costringeva ad osare di più, per capire i sentimenti dell’altro ragazzo. “Draco, vieni qui” gli disse.
Il Serpeverde fece d’istinto un passo in avanti ma poi si fermò, riflettendo. “E’ meglio che non mi avvicini, potrei farti del male… e non voglio”
Il Grifondoro sospirò piano e sorrise. “Sta a te decidere. Vieni qui… se vuoi”
Draco esitò un attimo, ma poi non si trattenne e si diresse verso di lui con passi leggeri, fermandosi a circa un metro di distanza.
“Avvicinati” mormorò Harry.
Il biondo avanzò di un passo.
“Ancora”
Altro passo…
“Ancora”
Il Serpeverde sfiorò il corpo di Harry con il suo, i nasi a pochi centimetri uno dall’altro, gli occhi di ghiaccio puntati nei suoi di smeraldo, vicini come non lo erano stati da troppo tempo. “E ora?” chiese, in tono infantile.
“Sta a te decidere” fu la risposta del moro. “Hai scelto di venire fin qui, io non ti ho obbligato”
Draco socchiuse le palpebre e annusò l’aria vicino al viso di Harry, inspirando profondamente… poi allungò una mano, immergendola lentamente nei folti capelli neri del Grifondoro, accanto all’orecchio, in modo da non sfiorare il collo ancora probabilmente doloroso.
“Penso che farò questo” sussurrò, prima di avvicinare il viso a quello del moro e poggiare piano le labbra sulle sue, fermandosi poco dopo, come per ottenere il permesso di continuare.
Il Grifondoro si sciolse sotto al suo tocco, sentì improvvisamente la solita sensazione di debolezza e le gambe tremanti. Si avvicinò quel poco che bastava per aumentare la pressione fra le loro bocche, dandogli la conferma per andare avanti, poi aspettò di vedere cosa facesse.
Draco gli poggiò la mano libera sul petto, sentendo per dei momenti il battito del suo cuore sotto al palmo, e lo spinse lievemente verso la parete, avanzando piano per non farlo inciampare, poi, dopo che ebbe udito il leggero tonfo della schiena di Potter sulla parete, si lasciò andare, agendo d’istinto, senza attendere alcun permesso, sta volta.
Strinse le dita attorno ai capelli corvini di Harry, tirandoli verso l’esterno e provocandogli quel poco di dolore che bastò per fargli piegare la testa di lato, nella posizione adatta per avventarsi sulle sue labbra.
Il Grifondoro non si scostò, anzi ricambiò il bacio, conficcando le unghie sui fianchi di Draco per provocarlo, godendosi ogni briciolo di dolore, perché gli faceva capire che quello che stava succedendo non era un sogno ma era tutto perfettamente reale, e magnifico.
Il Serpeverde, desideroso di osare di più, premette la mano sul collo di Harry pizzicandogli la morbida pelle con il palmo, non troppo forte ovviamente, facendo aderire l’intera sua testa al muro. Poi si staccò dalle sue labbra avvicinandosi al suo orecchio.
Il moro rabbrividì sentendo il fiato di Draco scaldargli il collo e non poté fare a meno di piantare le unghie ancora più a fondo sui suoi fianchi.
“Potter, è meglio per te se non mi provochi” sussurrò in tono suadente il biondo per poi poggiare le labbra accanto al suo orecchio.
Un brivido percorse interamente il Grifondoro, dalle dita dei piedi fino alla punta dei capelli. Ok, doveva ammetterlo, forse il Serpeverde aveva appena trovato il suo punto debole anche se doveva ammettere che quando giocava con i lembi di pelle del suo collo era quasi allo stesso livello. “Ora ritorniamo a chiamarci per cognome Malfoy?” chiese, per distrarlo. Sapeva che se il biondo avesse continuato a stuzzicarlo in quel modo non sarebbe resistito ancora per molto.
Ma il comportamento di Harry di certo non sfuggì all’attenta osservazione di Draco, che ribatté subito. “Non cercare di fregarmi bello. Io ti avevo avvisato…” Poi gli morse piano la pelle appena dietro l’orecchio facendolo impazzire letteralmente.
Il Grifondoro dovette ricorrere a tutta la sua forza di volontà per non bucargli i fianchi a forza di spingere le unghie ancora più in profondità, ma non riuscì a fare a meno di inarcare il capo all’indietro in un chiaro invito ad andare avanti. Serrò gli occhi, prima solamente socchiusi, voleva sentire… voleva percepire con tutti gli altri sensi il corpo del Serpeverde premuto sul suo, le sua mani, le sue labbra.
“Ti piace, eh?” sussurrò Draco accarezzando con il naso l’attaccatura dei suoi capelli.
“No…” rispose Harry, – un po’ per farlo incavolare un po’ perché seriamente non sarebbe riuscito ad impedirsi di saltargli addosso se avesse continuato ancora. E poi aveva paura di fare la figura della bambinetta viziata che perdeva la testa per un nonnulla – la voce roca dal desiderio però lo tradì.
Il biondo allora ghignò malefico e percorse l’intero lobo dell’orecchio di Harry con la punta della lingua, solleticandolo.
Il Grifondoro gemette di piacere scostando appena in tempo le mani dai fianchi di Draco e chiudendole a pugno, stritolando, per fortuna, l’aria, aveva rischiato seriamente di fargli male.
Scoppiò a ridere subito dopo, per motivi che all’inizio non furono chiari nemmeno a lui stesso, guadagnandosi un’occhiataccia dal biondo.
 
Insomma dai… era o non era una situazione assurda? Voglio dire, due ragazzi dello stesso sesso, che si erano “odiati” per anni, così diversi uno dall’altro ma allo stesso tempo così uguali…
Erano successe troppe cose strane, troppi cambiamenti bruschi e nonostante questo erano entrambi vivi e vegeti, ma soprattutto felici insieme e si divertivano a fare a gara a chi faceva impazzire di più l’altro.
Era molto strano… sì! Però non avrebbe potuto farne a meno. Se c’era anche solo una cosa che lo spingeva a continuare ad andare avanti, beh, quella era il fragile ma allo stesso tempo forte ragazzo che ora si ritrovava schiacciato addosso.
E non c’erano altre opzioni a parte il fatto che lo amasse veramente, ma non era ancora riuscito ad ammetterlo a se stesso.
Continuava a sperare sul fatto che tutto quello fosse solo un periodo di passaggio, anche se doveva ammettere che avrebbe voluto non finisse mai. Oppure che il loro comportamento fosse dovuto solo al desiderio di scaricare la tensione in qualche modo e di avere una persona su cui fare affidamento.
Ma nulla di tutto quello che provava quando stava al suo fianco poteva essere paragonato a semplice desiderio.
C’era molto di più. E di certo non si trattava di uno stupido “legame” e di due stupide cicatrici create da un ancora più stupido essere crudele senza cervello.
Finalmente Harry cominciava ad ammettere a se stesso che forse lo amava.
 
“MA CHE PROBLEMI HAI?!” esclamò Draco, esasperato, dopo parecchi minuti che il Grifondoro rideva come un matto, riscuotendolo dai suoi pensieri.
“Mi fai impazzire!” rispose Harry senza pensarci.
Il biondo non poté fare a meno di sorridere e puntare lo sguardo sul pomo d’Adamo del suo Harry, che si muoveva a ritmo della risata. Sta volta non si trattenne come aveva fatto la sera prima. Strinse ancor di più il palmo della mano sul collo dell’altro ragazzo, sentendo le vibrazioni, e morse la pelle appena sopra la sua gola per poi scoppiare a ridere assieme a lui senza nessun motivo.
“Non dirlo a me…” sussurrò in un momento di stallo in cui Harry rideva talmente tanto da far strozzare la risata in gola senza produrre più alcun suono, con le lacrime agli occhi e le mani a tenersi lo stomaco dolorante dallo sforzo di trattenersi. Questa da Draco non se l’aspettava proprio. Un Malfoy che ammetteva le sue debolezze… soprattutto quelle più imbarazzanti! Era un evento irripetibile!
Harry portò una mano in avanti immergendola nei capelli platino, sulla nuca del ragazzo, per poi avvicinarlo a sé e avventarsi sulle sue labbra, cominciando una danza lenta ma allo stesso tempo movimentata di baci e piccoli morsi interrotta di tanto in tanto da risate senza senso.
A guardarli da fuori si sarebbe scommesso che avessero bevuto parecchio… e non due o tre bicchieri.
“Mi piaci”
Draco lo disse senza rifletterci, a insaputa di entrambi, nel momento in cui si separarono un paio di secondi per riprendere fiato. L’unica cosa di cui era certo era che aveva davvero sentito il bisogno di rivelarlo.
Fu solo un sussurro appena udibile ma rimbombò nella testa di Harry in un modo che non avrebbe mai ritenuto possibile, facendolo praticamente morire di gioia. Non gli diede il tempo di aggiungere altro o semplicemente di prendere un respiro: lo attirò a se, ribaltando i posti e sbattendolo contro il muro, prendendo il comando della situazione, dimostrandogli meglio che poteva che anche lui ricambiava i suoi sentimenti. Non sarebbe riuscito a dirglielo a voce, euforico com’era, sapeva che gli sarebbe uscito solo un ridicolo urletto eccitato.
Forse in alcuni momenti Draco poteva sembrare stupido ma non lo era per niente. Capì subito ciò che il moro gli voleva comunicare con quei gesti e si sentì improvvisamente leggero, invaso da una strana ma bellissima sensazione, qualcosa che non aveva mai provato precedentemente se non poche ore prima, quando Harry aveva detto il suo nome dandogli la forza di resistere all’intrusione del Signore Oscuro nella sua testa.
Rimase in silenzio, ad ascoltare i loro cuori che battevano all’unisono, come uno solo di unico e grande.
Era sicuro di non essere certo di nulla, eccetto una.
Quello era un inizio.
Di cosa?... Non lo sapeva nemmeno lui.
 
 
Draco morse piano il labbro inferiore del Grifondoro per poi staccarsi da lui, senza nessun motivo apparente.
Il moro corrugò la fronte, rivolgendogli uno sguardo interrogativo per quello strano gesto. Poi il suo viso assunse un’espressione preoccupata quando notò che gli occhi del biondo erano leggermente annebbiati, la pelle aveva assunto uno strano colorito verde e sembrava faticare a reggersi in piedi.
“Harry… tienimi…” sussurrò, appunto, pochi secondi dopo, prima di crollare tra le braccia del Grifondoro senza riuscire più a sostenere il suo peso.
“Draco, che ti prende?!” esclamò l’altro ragazzo afferrandolo per i fianchi in modo da impedirgli di accasciarsi a terra.
“Ho fame… e mi fa male la testa…” disse solamente quello, con voce debole.
“Molto bene, ieri ti avevo avvisato, andiamo da Dobby a saccheggiare le cucine” E dopo essersi vestito decentemente e aver recuperato la bacchetta Harry gli lanciò un incantesimo energizzante per evitare di portarselo in braccio per sette piani, più i sotterranei.


*****

 
Fecero il solletico alla pera del grande dipinto di un cesto di frutta, situato su un corridoio abbastanza frequentato dei sotterranei, per poi controllare che nessuno li avesse visti ed entrare finalmente nelle famose cucine di Hogwarts che tutti sognavano di vedere o più che altro di “saccheggiare” – ma che nessuno era mai riuscito a trovare a eccezione di chi possedeva una certa mappa del malandrino, che ne indicava la posizione, e un certo mantello dell’invisibilità, per non farsi scoprire dai professori che giravano sempre da quelle parti, appunto per accertarsi che nessuno facesse quello che Draco e Harry stavano facendo proprio in quel momento.
La solita sala attraversata da quattro grandi tavoli li accolse, assieme al rumore di un leggero zampettìo di piedi nudi sul pavimento in piastrelle. L’elfo domestico Dobby aveva sentito dei rumori ed era subito accorso a vedere di cosa si trattasse.
Essendo basso, ci mise un po’ per avanzare abbastanza da scorgere la testa del Grifondoro sbucare da sopra il margine di un tavolo, ma appena lo vide corse verso di lui urlando euforico: “Dobby felice! Dobby felice di rivedere il suo amico Harry Potter!”.
L’elfo fece per aggrapparsi ai pantaloni del moro quando notò che non era solo, ma in piedi accanto ad un altro ragazzo. Alzò lo sguardo per vedere in faccia “il secondo” e quando scorse il volto pallido e i capelli color platino di Draco saltò all’indietro impaurito, affrettandosi subito dopo a camuffare quel gesto educatamente, sfiorando con la punta delle lunghe orecchie il pavimento, in un perfetto inchino ai piedi del Serpeverde. “Sa-salve… Do-dobby f-felice di vedere a-anche Ex-P-Pa-padroncino Malfoy” balbettò mentre tutto il suo corpicino iniziava a tremare. Gli aveva sempre fatto paura quel ragazzo, dalla prima volta che l’aveva incontrato, per non parlare di suo padre...
Il biondo sembrò scocciato anche solo dal fatto di dover compiere il movimento di chinare la testa verso il basso per guardare in faccia l’elfo domestico. “Ciao schia… -Dobby” si corresse in tono sprezzante. Non gli era ancora andata giù la storia di quella volta che si era liberato grazie ad uno stupido inganno ed un calzino puzzolente di Potter, e faticava ancora tremendamente a non chiamarlo “schiavo” quelle poche volte che lo incrociava per i corridoi. Suo padre gliel’aveva fatto odiare per metà e per il resto gli stava tremendamente antipatico perché se ne era andato da casa sua. Si, è vero che avevano altre dozzine di elfi domestici ma lui era… come dire… diverso. Faceva le cose con più sentimento, non c’era bisogno di finire di ordinargli una cosa che lui aveva già capito il suo compito alle prime parole e soprattutto lo svolgeva, anche se per una differenza quasi invisibile, meglio di tutti gli altri.
Harry gli tirò una gomitata su un fianco colpendolo su una costola scarna e facendolo piegare leggermente di lato, con una smorfia di dolore e un mugolio infastidito. Si affrettò a sorridere a Dobby per non riceverne altre, prima finiva quell’incontro schifoso prima poteva iniziare a mangiare ed evitare di sfracellarsi altre ossa.
Fu con quel movimento brusco che l’elfo notò che una mano di Harry era saldamente stretta in quella di Draco, e non per trattenerlo o con cattiveria, ma con gentilezza. Spostò gli occhioni grandi e lucidi da uno all’altro un paio di volte, poi si rivolse direttamente al Grifondoro indicando le loro mani “Scusi signorino Harry, lei e Malfoy siete diventati amici? A Dobby, guardandovi, viene da pensare così”
I due ragazzi si resero conto solo allora di starsi ancora tenendo per mano da prima che avessero attraversato il ritratto. Guardarono le proprie dita intrecciate, poi si guardarono negli occhi per alcuni secondi e infine si staccarono mettendo un passo di distanza tra di loro, imbarazzati.
“Signorino, non deve vergognarsi a dire la verità. Dobby sa mantenere benissimo segreti, Dobby è stato un elfo domestico una volta”
Harry risvolse lo sguardo verso l’elfo si grattò la testa a disagio. “Si ok, è vero. Lui è il mio nuovo… – si bloccò di colpo, per parecchi istanti, mentre la parola “ragazzo” si insinuava nella sua mente facendolo sentire immensamente fuori posto in quel momento.
Draco, vedendo che era improvvisamente ammutolito e aveva cominciato a deglutire a vuoto, gli posò una mano sulla spalla e concluse la frase per lui. “… sono il suo nuovo amico”
Bastò che il Serpeverde lo sfiorasse appena per farlo tornare con i piedi per terra e perché smettesse di sentirsi profondamente a disagio. Lo ringraziò mentalmente per non avergli fatto fare una figuraccia davanti al suo piccolo amichetto.
L’elfo li guardò estasiato per dei momenti, poi scoppiò letteralmente dall’emozione, aggrappandosi alla gamba del Grifondoro e cominciando ad urlare. “Dobby molto più felice ora! Dobby felicissimo! Dobby non credere alle sue orecchie, signorini Harry e Malfoy amici essere notizia più bella che potesse sentire!”
Il moro lo prese in braccio sussurrandogli gentilmente. “Deve rimanere un segreto però. Le persone ci prenderebbero per matti se lo scoprissero, penso che tu conosca la rivalità che c’è sempre stata fra noi negli anni precedenti. Me lo prometti?”
“Dobby promette signore! E’ il minimo che Dobby può fare dopo aver avuto l’onore di ricevere notizia così stupenda!” esclamò eccitato gettando le braccia al collo di Harry, che, stranamente, non si corrucciò nemmeno in chissà quale smorfia di dolore: a quanto pareva il biondo non gli aveva provocato poi così tanti danni e i pochi lividi comparsi sarebbero guariti abbastanza in fretta. Comunque approfittò di quel momento per sussurrare qualcosa all’orecchio dell’elfo, che sfortunatamente Draco non riuscì a comprendere.
Infatti, pochi secondi dopo, Dobby saltò addosso al biondo abbracciando felicemente pure lui.
Il ragazzo, semplicemente terrorizzato, iniziò a saltellare di qua di là e a girare in tondo come una trottola mentre sventolava le mani per aria strillando cose del tipo: Cos’e questa cosa?” oppure “Potter toglimelo subito di dosso!”. Continuò a correre in giro come un deficiente minacciando Dio Salazar di uccidere tutti gli elfi domestici presenti sulla terra finché Dobby riuscì finalmente a dire ciò che doveva, in un intervallo di tempo in cui le urla di Draco oppure le risate scatenate di Potter, che se la rideva di gusto in un angolo della sala, non coprivano il suono della sua vocina leggera.
“Harry Potter ha detto A Dobby di dirle una cosa, la prego mi ascolti!” esclamò tirando una ciocca di capelli del Serpeverde per attirare la sua attenzione.
Il biondo si immobilizzò immediatamente, tendendo le orecchie per essere sicuro di aver capito bene. “Dimmi” disse all’elfo, lasciando perdere per un momento il panico nel ritrovarsi una bestiolina schifosa appiccicata addosso e decidendo di starlo a sentire.
La creatura si avvicinò piano al suo orecchio sussurrando “Signorino Harry ha detto che le vuole un mondo di bene…”
Saltò a terra subito dopo, senza dargli il tempo di aggiungere nulla, e corse di nuovo verso il Grifondoro che si complimentò con lui e lo ringraziò per poi chiedergli gentilmente di preparare tutte le cose più sostanziose da mangiare che poteva, per lui e Draco, lasciando, per alcuni minuti, il biondo impalato sul posto con uno stupido sorriso ebete stampato in faccia e le guance tutte rosse.
L’elfo annuì onorato di poter fare un favore ad Harry e se ne andò zampettando verso le cucine.
Il Grifondoro, invece, andò a sedersi accanto al camino che dominava la grande sala. Poggiò la schiena sul muro di mattoni, tiepidi perché il fuoco ardeva talmente tanto che il calore si era propagato fino a quel punto, e si lasciò scivolare per terra, lasciando riposare gli occhi.
Appena fu abbastanza sicuro che il rossore che gli imporporava le guance si fosse alleviato quel poco da non renderlo estremamente ridicolo, Draco lo raggiunse e si sedette davanti a lui, leggermente girato dalla sua parte, rimanendo a fissare per dei momenti i riflessi ondeggianti creati dal fuoco che si specchiava sui lucenti capelli neri e che, grazie ai colori accesi, si abbinava perfettamente alla divisa da Grifondoro del ragazzo.
Quando Harry si accorse dello sguardo di un certo biondo, costantemente puntato su di lui, allungò le mani in avanti e lo prese delicatamente per i fianchi, trascinandolo fino a sé. Poi fece aderire il proprio petto sulla sua schiena e lo abbracciò da dietro con le sue possenti e calde braccia, che Draco tanto adorava.
Il biondo lasciò andare il collo all’indietro, poggiando la nuca sulla sua spalla e guardandolo dal basso verso l’alto, con la mascella del moro a pochi centimetri dal naso. “Pensi veramente quello che hai detto a Dobby di riferirmi?”
“E come potrei non farlo…” rispose Harry chinandosi un po’ verso sinistra e rubando un bacio a fior di labbra al Serpeverde, che sorrise subito dopo, con la solita, strana, ma bellissima sensazione di “giusto” che gli stringeva gentilmente il petto ogni volta che stava accanto al Grifondoro.
“Davvero, meno di un mese fa non avrei mai immaginato di potertelo dire ma… anche io ti voglio bene, Harry” sussurrò pianissimo, voleva essere sicuro che solo il ragazzo su cui era raggomitolato l’avrebbe sentito, anche se erano perfettamente soli in quella stanza.
Harry gli accarezzò piano i capelli, iniziando a giocherellare con le ciocche bionde. “Dopo passeremo per la tua Sala Comune a prendere qualcosa di pulito da metterti addosso, se vuoi. Ma ora è meglio che ti rilassi principino… potrebbe volerci del tempo prima che sia pronto…”
Draco chiuse gli occhi.
 
La testa di Dobby sparì oltre il margine della porta avviandosi silenziosamente verso le cucine sorridente, come poche volte lo era stata, per ciò che aveva visto e sentito. L’unione del padroncino Harry e Malfoy era il regalo più grande che gli potessero fare, forse anche più di quando il Grifondoro l’aveva liberato donandogli quel semplice calzino grigio che ancora conservava divinamente, come un tesoro…
 

*****

 
“Finalmente!” esclamò Harry mentre entrava nel dormitorio e si dirigeva verso il proprio letto, sfinito e con le braccia doloranti per aver percorso sette piani assieme ad uno mezzo moribondo dalla fame – che di tanto in tanto era costretto a sostenere, per non ritrovarsi a dover raschiare dal pavimento sangue di ragazzo spiaccicato – e interi pacchi di dolci tra le mani.
Impiegò non meno di 5 minuti per mollare sul materasso tutte le cose che aveva tra le braccia, alcune perfino pizzicate sotto alle ascelle in modo da evitare che cadessero, svuotare il contenuto della borsa, le numerose tasche sia dei pantaloni che del mantello, e infine raddrizzare la felpa che aveva arrotolato in modo da contenere ancora più cibo di quello che già aveva.
Si girò verso Draco per dirgli che poteva iniziare a mangiare ma non lo trovò perché quello, appena l’ultimo pacchetto di tutti i gusti più uno era atterrato sulle coperte, si era lanciato sul cibo con uno sguardo famelico quasi inquietante ed era già bello che disteso sul letto con una brioches alla crema in mano.
Nonostante si capisse da kilometri che stava praticamente per morire dalla fame il biondo iniziò a morderla con lentezza quasi snervante.
Harry roteò gli occhi ridacchiando poi si lanciò sul materasso a molle, facendo accidentalmente saltare in aria il biondo di parecchi centimetri, afferrando una ciambella e un panino alla marmellata, con una mano, e un barattolo di nutella, con l’altra – probabilmente, se qualcuno l’avesse visto, avrebbe giurato che primo: avesse 20 dita per mano, e secondo: non mangiasse da tipo un secolo.
Draco riatterrò sul materasso sbattendo dolorosamente i denti per l’impatto e rischiando di mordersi la lingua, oltre a sporcarsi la divisa appena messa con la crema. –            Era entrato per 5 minuti nella sua Sala Comune, dopo che Dobby e gli altri elfi gli avevano preparato alcuni dolci per loro, il tempo minimo per farsi una doccia veloce, infilarsi una divisa pulita e andarsene. Fortunatamente non aveva trovato nessuno ad intralciarli la strada. Ma non è che potesse scamparla ancora per molto, sapeva che quando avrebbe dovuto salutare Harry e ritornarsene dai suoi “amici” Serpeverde, lo avrebbero sommerso di domande noiosissime a cui non aveva per niente voglia di rispondere dato che sarebbe stato costretto a inventare scuse – Lanciò uno sguardo di fuoco al Grifondoro esclamando: “Potter, se lo rifai un’altra volta giuro che ti ammazzo!”
“Calmati principino. Fai meglio a tacere e a mangiare altrimenti tra poco svieni per davvero. E vedi di muoverti altrimenti finisco tutto io, non mi faccio problemi sai!”. Non resisteva, gli piaceva troppo provocarlo!
Il biondo lo guardò dall’alto al basso arricciando il labbro superiore in una smorfia di superiorità. “Almeno io il cibo me lo gusto, non mi abbuffo come un porco cosa che invece fai tu! Ah ma aspetta… dimenticavo… probabilmente hai preso da tuo padre!”
Harry sgranò gli occhi sorpreso. “Come hai fatto a…?”
Draco lo interruppe ghignando. “Parli nel sonno: la prego! Professore la smetta! Gnegnegnegne… Mio padre non era un maiale, mio padre era un grand’uomo! Gnegnegne…” Era talmente immerso nell’imitazione di Potter che non si rese conto che, dato che stava gesticolando animatamente, la crema del suo brioches si stava per rovesciare completamente sui suoi pulitissimi pantaloni neri, appena indossati. Infatti cadde pochi secondi dopo mentre era occupato ad imitare un Harry che si contorceva per cercare di resistere all’incantesimo Legilimens di Piton, quando, l’anno prima, aveva tentato inutilmente di insegnarli quel po’ di Occlumanzia che avrebbe impedito a Voldemort di entrare nella sua testa.
Ma con i riflessi da cercatore, e soprattutto da cercatore affamato, che aveva Il Grifondoro, fortunatamente riuscì a salvargli gli indumenti. Allungò una mano in avanti e la crema cadde perfettamente sul suo palmo pochi secondi prima di spiaccicarsi sul tessuto. Da perfetto golosone qual’era non gli passò nemmeno lontanamente per la testa il pensiero di usare un pezzo di carta per pulirsi oppure di lavarsi le mani, no… non ne sprecò nemmeno un goccio e se la divorò tutta.
“Aforo Doffy!” esclamò con la voce impastata di cibo guadagnandosi l’ennesimo sguardo inceneritore e disgustato da parte del biondo.
“Non capisco come ti possa piacere così tanto quello stupido elfo!” esclamò Malfoy mentre addentava gli ultimi pezzi di brioches – dopo che gli parve passato il tempo necessario per far capire al Grifondoro, con il solo utilizzo dello sguardo, quanto fosse schifoso il modo in cui si abbuffava come se non ci fosse un domani – e scrutava la distesa di dolci attorno a lui decidendo accuratamente quale avrebbe avuto l’onore di finire tra i suoi perfetti denti bianchi. Si stava quasi sforzando di mangiare ancora, stranamente non aveva più molta fame come pochi minuti prima ma sicuramente questo era dovuto al fatto che, a forza di non mangiare per settimane, il suo stomaco si era abituato a ricevere quella piccola quantità di cibo che era la pozione con i principi nutritivi ed ora faticava a digerire così di colpo una porzione molto più grande. Alla fine optò per una merendina qualunque, promettendosi di non mangiare altro, altrimenti avrebbe sicuramente vomitato.
Harry mandò giù uno degli ultimi bocconi del panino alla marmellata, dopo che aveva già finito la ciambella, e puntò uno sguardo accusatorio su Draco. “Ammetti che Dobby ti piace!”
“A me piaci tu, stupido Sfregiato!” si ritrovò a pensare il biondo, arrossendo lievemente subito dopo. Per non farlo notare ghignò e fece pure per ribattere quando il moro gli premette un dito su un fianco trasformando il sorrisetto malefico in una risata.
“Se non lo ammetti continuo a farti il solletico fino alla morte!” esclamò il Grifondoro.
Dato che stava faticando seriamente a respirare e per di più non aveva idea di come riuscisse ancora a tenere in mano la merendina gliela diede vinta: “Ok, lo ammetto! Quell’elfo mi è sempre stato simpatico ma qualche deficiente l’ha liberato e ho dovuto accontentarmi di altre stupide bestioline schifose che mi giravano per casa!”
Anche se per esprimersi non aveva usato i termini migliori Harry accettò comunque la risposta, era pur sempre un passo in avanti rispetto a prima. “Draco, quello era il suo sogno da una vita. Guarda com’è felice adesso che è libero” cercò di farlo ragionare.
“Magari lo è lui ma io lo sono un po’ meno…” disse il biondo un pelo scocciato, ma poi sorrise gentilmente. “Era davvero bravo quell’elfo, con questo non voglio dire che gli altri fossero tanto peggio, dopotutto sono tutti ugualmente costretti ad eseguire gli ordini, però… lui faceva e comprendeva di più e meglio i lavori che gli assegnavamo… non so se mi sono spiegato…”
Il moro annuì e ricambiò il sorriso mentre finiva il panino e apriva la nutella, svitando il tappo e staccando la carta protettiva sottostante. Rimase un attimo a guardarsi in torno, alternando un’occhiata ad un pezzo di pane vuoto, posto all’interno di un sacchetto, al barattolo che reggeva tra le dita.
Ma non aveva voglia di starci molto a pensare, lui era così, agiva senza prendere decisioni e non si faceva mai troppo problemi. Alzò le spalle, indifferente, e tuffò una mano dentro alla confezione estraendone un dito perfettamente ricoperto di nutella.
Draco si schiaffò un mano sulla fronte e poggiò la sua merendina sul comodino, per evitare che gli cadesse spiaccicandosi sul letto da quanto era sconvolto. “Potter! Fai schifo!” esclamò disgustato.
L’altro finse di non aver sentito, finì con calma di leccare per bene tutta la crema al cioccolato che ricopriva il suo indice e solo dopo si rivolse al biondo, alzando un sopracciglio e un angolo della bocca in un’espressione al contempo soddisfatta e fottutamente sexy. “Avanti Draco… se non ti lecchi le dita non c’è neanche divertimento…” sussurrò in una maniera talmente suadente da far aumentare di colpo il battito cardiaco del Serpeverde, che serrò le labbra, deglutendo, senza dire una parola.
Mentre Harry ripeteva l’operazione, apparentemente ignorandolo, il biondo – si maledì mentalmente un milione di volta ma non fu abbastanza – non riuscì ad impedirsi di rimanere ad ammirarlo con uno sguardo inebetito mente quello, con movimenti estremamente sensuali, si leccava le dita.
Tentò di riportare l’attenzione sulla merendina che non molto prima stava mangiucchiando distrattamente ma quando sentì lo sguardo di Harry puntarsi per un momento su di lui veramente non riuscì a controllarsi. Lo osservò a suo volta.
Il moro si passò la punta della lingua sulle labbra lentamente, in maniera quasi snervante, sporcando un angolo della bocca di cioccolata – Sembrava facesse apposta per far impazzire Draco.
Il biondo si ritrovò perfino a desiderare di trovarsi al posto del barattolo.
Sbatté le palpebre un paio di volte, per ricomporsi e connettersi al mondo reale, ma non ce la fece più di tanto. L’unica cosa che riuscì a fare fu indicarsi impacciatamente una punto sulla propria guancia e balbettare con voce stranamente roca “Ha-harry… hai un… di nutella”
Per tutta risposta l’altro lo ignorò, rimanendo immobile, se non per tuffare l’ennesima volta una mano nel barattolo, gli occhi costantemente inchiodati in quelli di Draco.
Se la portò lentamente alla bocca, apposta per vedere in che modo l’altro ragazzo avrebbe reagito.
Draco si morse un labbro senza accorgersene, guardandolo.
10 secondi di distanza dal dito alla bocca…
Il biondo si mosse a disagio sul letto.
Meno 5... 4…
Deglutì rumorosamente, tentando invano di allargare il colletto della camicia, l’aria era diventata improvvisamente soffocante. Ma le dita gli tremavano talmente tanto che non riuscì a smuoverlo di un millimetro.
3… 2...
Basta, per lui era decisamente troppo!
Non riuscì a resistere alla tentazione di saltargli addosso e perse il controllo.
1…
Un momento prima che la nutella sfiorasse le labbra del moro una lingua si frappose tra di esse, pensando lei a compiere il lavoro che avrebbe dovuto fare quella di Harry.
Il Grifondoro rise soddisfatto sentendo l’aria gelida sul dito una volta che le labbra di Draco si furono staccate da esso, aveva previsto praticamente tutte le mosse dell’altro. “E poi dici che il porco sono io!” esclamò divertito.
Draco si mosse di scatto. Prese la sua testa fra le mani, immergendole nei folti capelli neri e avvicinando la bocca al suo orecchio sussurrando “Tu mi farai impazzire… stupido Potter!...”
Al leggero fiato del biondo a contatto con il suo orecchio un brivido caldo lo percorse. “… come se tu non l’avessi già fatto fare a me…” commentò senza pensarci.
Il Serpeverde sorrise. “Ti ho detto che sei sporco qui – accarezzò con il pollice un punto accanto a quello interessato – perché non mi hai ascoltato?” Senza attendere risposta sfiorò l’angolo della bocca di Harry con la punta della lingua, facendo sparire la piccola macchiolina.
Il Grifondoro parlò solo allora “Perché sapevo e volevo che lo face…”
Non fece a tempo a finire la frase: un paio di labbra si poggiarono sulle sue, spegnendogli le parole in gola, e una lingua gli si infilò in bocca cominciando a giocherellare con la sua, intrecciandosi ad essa e rincorrendola, mentre Harry ricambiava il bacio.
Draco lo prese per le spalle e lo spinse verso il basso, in modo che la testa del moro non fosse più poggiata sulla testiera del letto ma sul cuscino, ritrovandosi così a cavalcioni sul suo petto. Premette una mano sulla mascella dell’altro ragazzo spingendo l’intera sua intera testa a fondo nel morbido tessuto, poi si chinò sopra di lui, avventandosi sulle sue labbra.
I capelli color platino del biondo si sparsero sulla fronte di Harry facendogli il solletico. Allacciò la schiena del Serpeverde, in quel momento parallela al suo corpo steso sul letto, con una mano, attirandolo ancor di più verso di sé. Voleva sentire il suo corpo premuto su quello dell’altro ragazzo.
Il biondo lo accontentò avvicinandosi di più e facendo scorrere le proprie mani sui fianchi di Harry, verso il basso, fino a trovare il lembo del maglione di Grifondoro e infilarci sotto, forse volontariamente, l’intero avambraccio. Percorse con il pollice il petto del ragazzo, seguendo la forma dei suoi addominali con il solo utilizzo del senso del tatto, senza nemmeno guardare ciò che stava facendo dato che la sua faccia era incollata a quella del moro. Si rese conto in quel momento che tante, forse troppe volte, aveva sognato di poter toccare così il corpo del famoso Harry Potter.
Quando si staccarono un momento, per riprendere fiato, il biondo non poté fare a meno di lanciare uno dei suoi soliti commentini stupidi “Che schifo… sai da nutella!” esclamò in un sussurro appena udibile, mentre portava una ciocca dei capelli del moro dietro al suo orecchio.
“Tu vedi di ingrassare un po’, la cosa che fa veramente schifo è toccare un ragazzo solo pelle e ossa!” gli rispose a tono.
Si guardarono un momento negli occhi, sorridendo, e fecero per annullare di nuovo le distanze tra di loro quando il rumore di una maniglia della porta che si abbassava risuonò nel dormitorio di Grifondoro…
 
 
I due ragazzi saltarono uno da un lato e uno dall’altro del letto, separandosi. E appena in tempo!
Ron e Neville fecero il loro ingresso nel dormitorio meno di un secondo dopo.
Quest’ultimo si rivolse al moro “Harry. Ciao! Se hai tempo vorrei parlarti di una cos…” la voce gli si spense in gola appena notò che non era da solo.
Ron sbiancò – piuttosto sorpreso e un pelo sconvolto, si era quasi completamente dimenticato del nuovo amichetto di Harry – e arrossì – per la rabbia nel vedere Malfoy accanto al suo migliore amico – talmente velocemente che Draco avrebbe pensato che gli sarebbe rimasta la faccia di due colori.
E il moro non poteva biasimare nessuno dei suoi amici. Oltre al fatto che loro due di cognome facevano uno Potter e l’altro Malfoy, e quindi erano nemici praticamente naturali, in quel momento erano entrambi imbarazzati, mezzi distesi su letto, con il respiro affannato per la foga con cui si erano baciati, i vestiti stropicciati e i capelli completamente spettinati. Cosa che, se si considerava solamente Harry, era piuttosto normale, ma non era assolutamente lo stesso per Draco. Senza contare che gli occhiali del moro erano poggiati storti sul suo naso.
E dai… era ovvio che chiunque, anche i meno pervertiti, avrebbero sospettato che stavano facendo ciò che, appunto, era stato interrotto dall’arrivo di due Grifondoro.
I due ragazzi si sedettero più composti nel letto, prendendo le distanze uno dall’altro, e si ricomposero come poterono. Lisciando i vestiti, passandosi una mano tra i capelli e prendendo un paio di respiri profondi per calmarsi.
“Ha-harry…?” chiamò Ron con una vocetta stridula e sconvolta.
“Ehm… si, scusami. Ho preso un colpo quando sei entrato, e per questo che ho il fiatone” inventò come scusa. Immaginando già la domanda che il rosso gli avrebbe rivolto non appena si fosse calmato abbastanza per far uscire una frase sensata dalle sue corde vocali.
Ron si limito ad annuire più volte, con gli occhi ancora leggermente sgranati.
Potter si grattò la testa a disagio e cercò in qualche modo di spiegare meglio la situazione, soprattutto a Neville, che se ne stava immobile a bocca spalancata con un grosso libro di Erbologia sopra ai piedi, che gli era caduto di mano alla vista del biondo e di cui nemmeno si era accorto. “Ehm… sicuramente penso tu non sappia che lui è il mio nuovo amico da… un po’ di tempo diciamo. Abbiamo fatto pace parecchi mesi fa, ormai, ma non volevamo che si sapesse molto in giro perché pensiamo che le persone, dopo averci visto litigare per anni, non la prenderebbero poi così bene. Capisci?”
Neville annuì e senza muovere minimamente un altro muscolo facciale, cioè rimanendo con la bocca spalancata a fissare Draco, si chinò a terra e raccolse il grosso libro che poi, indietreggiando con lo sguardo sempre puntato sul biondo, posò sul proprio comodino.
Il viso di Ron, nel frattempo, aveva assunto una tonalità violacea e un grado di incazzatura tale da coprire perfettamente tutte le lentiggini sul suo naso, che era aumentata quando aveva visto la distesa di dolci sparsi sul letto. Insomma… di solito era con lui che Harry saccheggiava le cucine! Non con quello stronzo insolente altrimenti chiamato Malfoy!
“Mi avevi detto che saresti rimasto a dormire non che saresti andato a chiamare una serpe schifosa con cui fare colazione e per di più senza di me!”
“Piacere di rivederti Weasley!” esclamò Draco sentendo perfettamente le offese rivolte a lui e buttando in mezzo all’esclamazione un kilo e mezzo di sarcasmo, com’era suo solito fare.
Il rosso assottigliò gli occhi guardando verso di lui con disprezzo “Il piacere è tutto tuo Malfoy!” gli ringhiò contro.
Sapendo che faceva meglio a non reagire o controbattere, anche se la tentazione era fortissima, il biondo arricciò il naso e alzò le spalle per poi mettersi più comodo possibile nel letto, mentre si portava una mano davanti alla faccia osservandosi le unghie disinteressato.
Il moro invece abbassò lo sguardo sentendosi colpevole, era convinto che fra poco avrebbe visto del fumo uscire dalle orecchie del rosso. “Ron, mi dispiace…” mormorò.
Un fastidioso silenzio calò nella stanza interrotto solo dal rumore del baule di Neville che si chiudeva, dopo che, per non restare immobile a far niente come stava invece facendo il resto di loro, aveva sfruttato il tempo per mettere un po’ di ordine fra le sue cose altrimenti costantemente buttate per aria.
 
Intanto fra gli altri avveniva una specie di gioco di sguardi.
Il rosso teneva il suo costantemente puntato su Malfoy ma di tanto in tanto lo spostava pure su Harry per lanciarli uno sguardo inceneritore, in modo da fargli capire quanto fosse contrario alla sua scelta di aver fatto venire lì il biondo o anche semplicemente di essere arrivato fino a quel punto provando a fare amicizia con lui. Erano passati mesi, ormai, da quando Harry aveva dato la notizia Ron e a Hermione di essere diventato suo amico, ma ancora il rosso non riusciva ad accettarlo. Se lui e il moro si parlavano ancora era solo perché da quell’episodio Potter non si era più fatto vedere in giro con Malfoy, o almeno non quando c’era lui nei paraggi. E poi… non era così stupido come sembrava, sapeva che c’era qualcos’altro sotto anche se non aveva idea di cosa si trattasse.
Il biondo, invece, alternava un periodo più lungo a contemplarsi le unghie e a uno più corto ad ammirare i lineamenti perfetti di Harry e, quando Pel-Di-Carota guardava verso Potter, lui ne approfittava per rivolgerli un ghigno sprezzante fintantoché non lo vedeva.
Harry invece si torturava le mani in grembo con un’espressione triste e colpevole, mentre, ogni tanto, di sfuggita, rivolgeva lo sguardo verso Neville nella speranza che guardasse dalla sua parte e gli desse qualche consiglio per uscire da quella situazione lievemente imbarazzante. Nel frattempo dentro di lui avveniva una battaglia sentimentale del tipo: Chi ha più bisogno di me: Draco o Ron? A Draco serve il mio supporto, con la vita difficile che ha avuto e la ancor più complicata missione, ma è anche vero che è praticamente da tutto l’anno che ignoro il mio migliore amico di sempre. Se fossi al posto suo non mi sentirei per niente bene e forse reagirei anche peggio di lui in questo momento.
 
Non potendone più Harry si schiarì la gola e interruppe il fastidioso silenzio che era calato sui ragazzi, gli occhi di tutti si puntarono su di lui, pensando che dovesse parlare di qualcosa. Non se l’aspettava, non aveva preparato nulla da dire e così sparò la prima cosa che gli venne in mente “Beh ragazzi… mi farebbe piacere se mi aiutaste a finire le cose da mangiare. Abbiamo preso un po’ troppi dolci e non ce la faremo mai a finirli tutti in due”
Ron alzò un sopracciglio, guardandolo male, con un piccolo ghigno sbilenco, ma poi si avvicinò al letto e senza troppi permessi ci si buttò sopra, sedendosi a gambe incrociate davanti ad Harry e facendo saltare in aria, per la seconda volta in poche ore, Draco, che dovette ricorrere a tutta la sua forza di volontà per non imprecare contro di lui ad alta voce, a mente lo fece eccome. Riprese la merendina che aveva lasciato sul comodino, prima che gli altri due Grifondoro-rompiballe interrompessero ciò che lui e Harry stavano facendo, e riprese a mangiucchiarla distrattamente.
Ron sorrise compiaciuto mentre il viso di Malfoy si corrucciava in una smorfia arrabbiata, l’aveva fatto apposta per dargli fastidio. Poi afferrò una cioccorana e una ciambella ricoperta di glassa alla fragola e se le ficcò in bocca, cominciando ad abbuffarsi peggio di Potter poco prima.
“Probabilmente quello è uno dei pochi motivi per cui sono diventati migliori amici, entrambi porci fino al midollo!” pensò Draco fra sé e sé mentre cercava di ignorarlo più che poteva.
Ron, vedendo che il biondo non gli prestava attenzione, iniziò a masticare rumorosamente, aprendo e chiudendo ampiamente la bocca, in modo che chiunque potesse scorgere la disgustosa sbobba di ciambella masticata al suo interno. “Grafie Harry! Afefo molfissima fame fai! Questa mattina fono arrifato troffo tardi e non ho neanche potuto fare il tris della colafione!” esclamò con la bocca impastata rischiando di far cadere pezzettini di cibo sul letto.
Grazie a Salazar Draco non fu l’unico a deglutire schifato, a lui si aggiunsero pure Harry e Neville, che nel frattempo, su invito del moro, si era avvicinato un po’ al gruppetto.
“Di niente Ron, ma per favore cerca di mangiare più lentamente. Sei abbastanza disgustoso se fai così…” commentò Potter.
Il Serpeverde rivolse un sorrisetto soddisfatto verso il rosso che incrociò le braccia al petto mettendo su un broncio a dir poco infantile, doppiamente più infuriato di prima.
“Uno a zero per il suo ragazzo!” pensò Draco, salvo poi ricordarsi che non lo era ancora, ma gli era venuto spontaneo come pensiero. Normale, forse, quando ci si bacia per più o meno tre volte in metà giornata.
Anche se il rosso smise di fare il maleducato per provocare Malfoy riprese comunque ad abbuffarsi meno di 5 minuti dopo, lanciando occhiatacce verso Harry di tanto in tanto.
“Hey Neville, che ci fai ancora in piedi? Siediti pure!” disse ad un certo punto il moro, cercando di evitare che iniziasse una battaglia di sguardi inceneritori fra lui e il suo migliore amico.
Il quarto ragazzo avanzò ancora un pochino ma, dato che il lato su cui erano seduti Ron e Harry era già occupato, dovette per forza dirigersi verso quello del Serpeverde, che però aveva le lunghe gambe distese su tutta la lunghezza del materasso. “Po-potresti spostarle u-un pochino… ge-gentilmente?” balbettò Neville, timido e abbastanza terrorizzato da Malfoy, indicando il posto in cui aveva intenzione di sedersi. Gli succedeva così quando si trovava vicino ad un qualsiasi Serpeverde. Eccetto uno… ora che ci pensava.
Draco fece il gentile, secondo i suoi standard ovviamente, e eseguì sbuffando ciò che gli era stato chiesto, mettendosi a gambe incrociate, con la schiena poggiata alla testiera.
Neville lo ringraziò con un sorriso da un orecchio all’altro invece lui gli rivolse solamente uno sguardo, non cattivo, ma estremamente freddo, che spense di colpo il sorriso sulle labbra dell’altro e lo fece sbiancare.
Il Serpeverde alzò le spalle e girò la testa all’altra parte, riprendendo a mangiucchiare la merendina. E poi dicevano che la caratteristica dei Grifondoro era il coraggio! Pff!
“Allora, direi… Draco, non è che potresti presentarti a Neville? Le uniche volte che ha sentito parlare di te è stato attraverso di me, che ovviamente negli anni precedenti non è che dicevo cose positive sulla tua persona”
Il biondo annuì obbediente e si rivolse direttamente a Neville “Beh, allora. Mi chiamo Draco Malfoy… ma chiamami solo Draco per favore, lo preferisco. – Harry si stupì che non avesse chiesto di chiamarlo Malfoy, gli anni precedenti era la prima cosa che diceva di lui stesso, il suo cognome, si sentiva fiero di portarlo. Doveva essere davvero cambiato anche solo per pensare una cosa del genere. – Penso tu sappia già che sono del vostro stesso anno e cioè ne ho 16 di età. Tanto per ricordartelo: sono quello che rompeva perennemente le palle a lezione di Cura Delle Creature Magiche ma ho diminuito le prese in giro quando l’artiglio di uno stupido ippogrifo mi ha praticamente aperto il braccio” si fermò un attimo per pensare a qualcos’altro da dire, poi riprese “Non chiedetemi come sono diventato amico di questo deficiente! – esclamò in tono gentile sfiorando con una mano la spalla di Harry, accanto a sé, e facendolo sorridere apertamente – Non basterebbe una vita per raccontare ciò che è successo, veramente! E poi non saprei cos’altro raccontarvi… nel caso interessasse a qualcuno i miei migliori amici sono Theodore Nott e Astoria Grengrass. Pansy, anche se voi da fuori vedete che mi sta sempre appiccicata come una sanguisuga, credetemi se vi dico che mi sta immensamente sul cazzo! Tiger e Goyle me li tengo stretti perché anche se sono stupidi ogni tanto fanno comodo e poi… Beh, una volta il mio migliore amico era Blaise Zabini ma diciamo pure che non lo è più. Sono sorti dei… problemi fra di noi… ecco”
Al sentir nominare il nome di quest’ultimo Serpeverde gli occhi di Neville scintillarono in modo strano, nessuno però parve accorgersene. “Che tipo di problemi?” chiese, senza più quel tono impaurito di prima. Era incredibile come quel ragazzo prendeva coraggio se scoprire o fare una certa cosa gli interessava veramente. Bastava solo pensare a Erbologia.
Mentre Draco si sforzò di non lasciar trasparire il suo imbarazzo Harry non si trattenne e cominciò a ridere per la reale risposta a quella domanda. Si ricordava fin troppo bene di quella volta, nella Sala Comune di Serpeverde, in cui Zabini ci aveva provato apertamente con Draco. Se non la prendeva come una cosa divertente però, poteva ancora sentire la gelosia scorrergli nelle vene e rischiava di arrabbiarsi seriamente. Non aveva parlato molto con il biondo di quella storia, decise che gli avrebbe chiesto più particolari quando fossero stati di nuovo soli.
Il biondo si schiaffò una mano sulla fronte, scuotendo la testa. Ecco, ora non poteva più rispondere con una scusa seria dato che il moro era appena scoppiato a ridere rivelando, ovviamente, la comicità – anche se a Draco faceva quasi piangere – della storia. Avrebbe per forza dovuto dire la verità a quello sfigato Grifondoro che nemmeno conosceva bene.
Ridacchiando, per non disperarsi, cercò di raccontarla nel modo più breve possibile “Diciamo che… in qualche modo… sono venuto a sapere che Blaise aveva… una bella cottarella per me, ecco”
Harry si portò una mano davanti alla bocca cercando di trattenersi, anche se piuttosto imbarazzato perché la cottarella per Malfoy ce l’aveva lui, in quel momento, ma quella storia gli faceva comunque ridere.
Anche Ron, che stava fingendo di non interessarsi minimamente a ciò che il biondo stava dicendo, apposta per fargli capire la sua contrarietà alla storia Draco-Harry-amici, scoppiò in una risata fragorosa tenendosi le mani sulla pancia per cercare di fermarsi in qualche modo. “Miseriaccia! Avrei voluto vedervi insieme! La coppia di frocetti di Hogwarts!”
Il Serpeverde strinse i pugni fortissimo, immaginando che in mezzo ad essi ci fosse il collo del rosso, cercando di trattenersi dal fargli seriamente male. “Pel-Di-Carota, è meglio per te se taci. Brutto cogl…”
Harry fermò appena in tempo il litigio universale che sarebbe venuto a crearsi nel caso il Serpeverde avesse finito la frase, tirandogli l’ennesima gomitata sulle costole.
Neville invece sorrise con uno strano sguardo inebetito. “Ma vuoi dire che… Zabini è omosessuale?!”
“A quanto pare…” rispose il biondo.
Potter fu l’unico ad accorgersi che le punte delle orecchie di Neville erano avvampate improvvisamente e senza volerlo sorrise maligno.
Per evitare di arrossire del tutto, Longbottom afferrò timidamente un pacchetto di tutti i gusti + 1 e dopo aver optato per una di colore rosa, che gli ispirava più fiducia delle altre, se la infilò in bocca ancora felice per la scoperta. La sputò subito dopo, facendola volare dall’altra parte della stanza. “Che schifo!” esclamò passandosi le mani sulla lingua.
“A che gusto era?” chiese Harry ridendo.
“Piscio di topo! Perché sempre a me?”
Grazie alla perenne sfortuna di Neville la rivalità tra i componenti delle due Case sembrò sparire per dei momenti e trasformarsi in risate, a cui partecipò pure Malfoy, stavolta.
Longbottom aspettò che tutti si calmassero e che il dolore allo stomaco per il troppo ridere passasse almeno in parte per parlare “Harry, Ron… scusate ma è meglio che vada in Sala Comune a finire il tema di Difesa Contro Le Arti Oscure, 4 rotoli di pergamena sugli avvincini! Piton è pazzo, per fortuna gli avevamo già fatti al terzo anno e la maggior parte delle cose già le sappiamo! Lo so che è ancora mattina, ma domani fa presto ad arrivare e penso che sappiate già che quella materia non è il mio forte…” si alzò dal letto, poi rivolse lo sguardo verso il Serpeverde, facendo un piccolo sorrisino “Malf… Draco, è stato un piacere!”
Il biondo sollevò a mala pena un angolo della bocca. Ma era pur sempre un passo avanti rispetto a prima.
“Va bene Neville, non importa. Ma fammi un favore. Prima di andare non è che potresti prenderti qualcosa da mangiare? C’è troppa roba altrimenti!” gli disse il moro.
Il ragazzo accettò volentieri e dopo aver afferrato un pacchettino con una torta alla frutta, un paio di ciambelle e la scatola già aperta di tutti i gusti + 1, salutò tutti un ultima volta e si avviò verso la Sala Comune.
Prima che si richiudesse la porta alle spalle Harry però lo fermò di nuovo, ricordandosi improvvisamente di un particolare. “Neville, senti… appena entrato non avevi accennato al fatto di volermi parlare di qualcosa?”
Il ragazzo si fermò un attimo, sorridendo timidamente “Magari un'altra volta eh? Quando hai più tempo…” rispose, poi gli voltò le spalle e se ne andò.
 
 
Gli occhi di Ron e Harry si puntarono contemporaneamente su Draco, appena la porta si chiuse, che nel frattempo aveva finalmente finito la sua merendina.
Il biondo interpretò lo sguardo di Potter come un invito a dire qualcosa mentre quello di Weasley come un invito a imitare Neville e levare le tende. Scelse la seconda opzione, non poteva sopportare un minuto di più in quella stanza assieme al rosso.
“Ok, ho capito. Ora me ne vado” disse mentre, piuttosto svogliatamente, si alzava in piedi e si spolverava l’intera divisa come se ci fossero stati granelli di povere da scacciare via, era perfetta come sempre, e si passava la mano tra i capelli per farli appiattire nuovamente all’indietro, dopo che Harry glieli aveva arruffati come piaceva a lui mentre lo baciava.
“Oh ehm… va bene. Grazie di essere venuto” biascicò Harry, sorridendogli timidamente.
L’altro ricambiò il sorriso.
Ron, intanto, aveva assunto una faccia del tipo: finalmente-si-leva-dai-coglioni, e se sorrideva anche lui era per altri ovvi motivi. Per sbaglio, o forse volontariamente, disse ad alta voce ciò che stava pensando in quel momento “Mi chiedo come facciate ad essere amici, voi due… E’ una cosa completamente assurda!”
“Si, l’ho pensato anche io molte volte” commentò Draco, guadagnandosi un pizzico di simpatia da parte del rosso. Per una volta erano d’accordo su qualcosa.
Harry annuì per confermare che anche lui la pensava ugualmente.
“Beh, dimostratemi che lo siete veramente…” riprese a parlare Ron.
Il moro si mosse di scatto. “Che siamo cosa…?!” chiese arrossendo lievemente.
“… amici” concluse il rosso.
Si alzò dal letto, allontanandosi di un paio di passi da esso. “Ah ok…” mormorò “Scusami ma, come dovremmo fare di preci…?”
Non fece in tempo a finire la frase perché la stoffa di un maglione di Serpeverde soffocò le sua parole e lui si ritrovò la faccia immersa nella spalla di Draco e il corpo circondato dalle sua braccia.
Questo comportamento lo stupì non poco, di solito era lui quello che faceva il primo passo, quello che lo teneva tra le braccia, quello che gli lasciava poggiare la testa sulla sua spalla e piangere, ora invece era l’esatto contrario.
Ed era anche molto strano.
In quel momento si sentiva, per la prima volta, “piccolo” e in qualche modo “protetto”, e doveva ammettere che adorava quella sensazione.
Ripensandoci bene, forse gli era già capitato…
 
***(FLASHBACK)***
Era nella Stanza Della Necessità, di fianco un armadio svanitore e tutt’intorno mucchi di strani oggetti accatastati tra loro. Davanti a lui solo il ragazzo biondo che tanto adorava.
Draco, continuando a sostenerlo lo staccò dal muro e lo poggiò delicatamente a terra, ora era lui a essere più alto del moro.
Si separarono un attimo, giusto il tempo per riprendere fiato.
Poi Harry lo abbracciò sul collo tirandolo in basso, verso di se, e continuando a baciarlo. Gli piaceva la sensazione delle labbra fredde del biondo sulle sue e gli piaceva sentirsi più piccolo di lui. Vederlo lì, in tutta la sua altezza, e stargli affianco, gli dava un senso di sicurezza totale.
***(FINE FLASHBACK)***
 
Harry ricambio l’abbraccio, raggomitolandosi sul suo petto e stringendo lievemente la stoffa del maglione con le dita.
Draco gli accarezzò lentamente la testa, con una mano, e il moro chiuse gli occhi.
Sarebbe rimasto in quella posizione a vita se la voce dello stesso Serpeverde non l’avesse riportato con i piedi a terra. Si staccò dal biondo di malavoglia.
“Ti basta come dimostrazione Weasley?!” gli ringhiò contro Malfoy rimanendo ad ammirare la faccia leggermente sconvolta di Ron mentre, come un disco incantato, annuiva ininterrottamente a bocca spalancata.
“Molto bene” ghignò Draco. “Ora devo andare ma, Harry… se non ti dispiace mi tengo questa” Afferrò il barattolo di nutella già finito per metà, dal moro, poco prima, e svitò il coperchio.
“Da quando ti piace così tanto la cioccolata?”
“Da oggi” rispose l’altro con una maliziosa alzata di sopracciglia mentre estraeva un dito coperto di nutella e se lo portava alla bocca facendogli l’occhiolino.
“Vedo che hai imparato in fretta e bene” disse Harry ridacchiando.
Nessuno sembrava accorgersi della presenza di Ron che, intanto, spostava lo sguardo da uno all’altro, più che sorpreso da quello scambio di battute amichevoli tra i due. Però doveva ammettere che gli dava fastidio non sapere di preciso cosa ci fosse sotto a quei dialoghi.
“Si, stando tra i maiali si finisce per prendere da essi determinati comportamenti e diventare tu stesso uno di loro. Vuoi forse dirmi che non è vero?”
Non sapendo come ribattere, Harry, rivolto di schiena verso il letto, allungò una mano all’indietro afferrando la prima cosa che gli capitò tra le mani, che si rivelò essere un pacchetto di biscotti al cacao, e glielo lanciò contro. “Fanculo!” esclamò fingendo un tono gentile.
Draco lo afferrò prontamente con la mano libera facendolo roteare per dei momenti tra le dita “Lo prendo come un segno d’assenso” disse avvicinandosi alla porta e aprendola “A proposito, ho smesso di giocare a Quidditch da mezzo annetto ormai ma questo non vuol dire che non mi ricordi più come si fa a catturare un boccino, anzi, potrei insegnarti alcuni trucchetti del mestiere. Facci un pensierino Potter. Ci vediamo in giro!”
“Ci vediamo!” ripeté Harry scuotendo la testa per l’infinità cavolate che aveva appena detto l’altro ragazzo.
Con un ultimo sorrisetto maligno, Draco si chiuse la porta alle spalle.
 
 
Potter si girò di nuovo verso il suo letto e si accorse solo in quel momento che Ron aveva una faccia confusa e lo guardava storto, esigendo di avere una risposta, come chiunque si sarebbe aspettato dopo tutto quel tempo che Harry gli nascondeva parecchie cose. Era ovvio che prima o poi avrebbe cominciato a notare qualche strano particolare tra i comportamenti abituali del suo migliore amico.
La voce di Hermione si insinuò nella mente del moro, ricordandogli ciò di cui avrebbe voluto non occuparsi mai: “Dovresti raccontare a Ron questa storia. Lo so che sembra stupido ma non lo è, ha già cominciato a sospettare che tu gli stia nascondendo qualcosa di importante e in questi ultimi periodi ne sta solamente avendo le conferme”
E quello era il momento perfetto per dirgli la verità. Soli, in dormitorio, senza orecchie indiscrete che potevano ascoltare i discorsi personali che Harry doveva intraprendere.
Sospirò, massaggiandosi per dei momenti la radice del naso e pensando a come iniziare il tutto.
“Senti Ron…” mormorò, sedendosi il più comodo possibile sul letto e prendendo un paio di respiri profondi prima di puntare gli occhi dritti in quelli azzurro chiaro di Ron, che ricambiò lo sguardo, aprendo bene le orecchie, pronto ad ascoltare quello che aveva da dire.
“Sono sicuro che tu abbia già cominciato a sospettare che io, e forse anche Hermione, ti stiamo nascondendo qualcosa. Ed è vero, lei sa già tutto, ma le ho chiesto di non dirti niente perché non avevo il coraggio di affrontare la realtà che anche tu conoscessi la verità su di me... Ma sei il mio migliore amico, e penso che per te sia davvero arrivata l’ora di sapere… anche se potresti non prenderla bene…”
 
 






 
   
 
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