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Autore: Mitsunari    14/10/2016    0 recensioni
Ciao! Mi chiamo Fortuna è sono il demone dell'omonimo peccato. Vivo nella Karat, una scuola dove le tre razze, demoni, umani e angeli, convivono pacificamente. Credevo che la mia vita giú all'Inferno fosse monotona -che è una delle ragioni per le quali ho deciso di frequentare la scuola- ma subirà una forte scossa. Tutta una serie di eventi inaspettati mi segneranno per sempre.
Questa è una storia YAOI se non siete fan del genere non leggete!
Per gli altri, invece, buona lettura! o(^O^)o
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È passato un mese e Mailea è tornato tra i corridoi di scuola a tenta sempre di evitarmi.
Ho ancora paura che possa cercare di nuovo di costringermi a diventare il suo compagno, è vero, ma a lui tengo tanto e vorrei poterlo riabbracciare ancora.
È lunedì  e cammino da solo per i corridoi, verso la mensa; Calen è in biblioteca per lavorare ad un progetto scolastico.
Il corridoio era deserto l’unica persona che vedo è Mailea. Lo chiamo e vado verso di lui, ma, come sempre ultimamente, cerca di evitarmi.
“Ti prego, Mailea, non andartene” lo supplico.
Lui si ferma e mi guarda “Cosa vuoi? Devo stare lontano da te, lo sai” dice indifferente.
“Ma io non serbo rancore verso di te” cerco di guardarlo negli occhi ma lui evita il mio sguardo.
“Non provocarmi Milek, voglio essere lasciato in pace, chiaro?” finalmente mi guarda ma i suoi occhi sono freddi e severi, hanno perso quella luce maliziosa che adoravo così tanto.
Abbasso la testa tristemente e annuisco “S-si, chiaro… scusami. Non mi farò più vedere, lo giuro” mi volto per andarmene ma mi fermo un attimo “Voglio solo che tu sappia che… ti voglio bene…” riesco a dire prima di scoppiare in un pianto silenzioso e vado via cercando di mantenere la testa alta.
Mi asciugo le lacrime e vado in mensa. Prendo il mio vassoio e mi siedo da solo ad un tavolo in fondo alla grande stanza rettangolare. Non mangio molto -il cibo della mensa non è proprio il massimo- e dalla mia cartella tiro fuori un block-notes e inizio a sistemare gli appunti presi durante le lezioni di questa mattina.
“Hey?”
Nessuna risposta.
“Hey, dico a te!” sussulto sentendo una voce e mi guardo intorno alla ricerca del mezzo di provenienza di quel rumore e alla fine i miei occhi si posano su un ragazzino, del primo anno circa, magro, corpo esile, bassino. Ha i capelli rossi, gli occhi verdi e il viso, dalla carnagione chiara, costellato di lentiggini.
“Cerchi qualcosa?” gli chiedo dolcemente.
“Posso sedermi qui?” mi guarda supplicante.  
Lo esamino con gli occhi, non è né un demone, né un angelo; cosa ci fa un umano nel padiglione demoniaco?  
“Sicuro di non aver sbagliato mensa?” chiedo perplesso. 
Lui annuisce “Si, è il padiglione demoniaco questo, no?” mi guarda alzando un sopracciglio.
Annuisco “Si, ma gli umani non possono stare qui” spiego. 
Lui incrocia le braccia al petto “Mou~ capisco che voi demoni odiate quelli come me ma mai mi era successo di essere scambiato per un umano completo” gonfia le guance. 
Sbatto le palpebre “Aspetta, non ti seguo…”
“Sono un mezzosangue, da quest’anno fanno entrare anche quelli come me alla Karat, quindi ne vedrai tanti. Ora posso sedermi?” chiede con un po’ d'impazienza.
Sospiro “Prego” lo lascio sedere.
“Come ti chiami?” Chiede mentre inizia a mangiare.
“Nome demoniaco o di scuola?” riporto l’attenzione sui miei appunti.
“Entrambi. Io sono Aerandin, piacere” sorride.
“Fortuna, ma a scuola sono Milek, molto piacere” a mia volta sorrido cordialmente.
Lo vedo tornare serio “Mi discriminerai?” 
“No, non sono come gli altri demoni” lo rassicuro “E poi se avessi voluto discriminarti non ti avrei mai rivolto la parola. Comunque... se vuoi ti porto a fare un giro per la scuola”
I suoi occhi s'illuminano “Davvero lo faresti? Grazie” felice.
Sorrido ancora, contento di averlo reso felice “Su, andiamo. Abbiamo una mezzoretta prima della fine della pausa pranzo”  ripongo le mie cose nella mia cartella e insieme ci alziamo, buttiamo i nostri vassoi, poi usciamo dalla mensa.
Lo porto in giro mostrandogli la parte centrale del nostro padiglione, dove c’erano le aule, la mensa, la biblioteca e le stanze per le varie attività extrascolastiche.
Gli devi vedere i dormitori e infine lo portai in cortile.
“Vedi quei due edifici lì in fondo? Quello grigio, più vicino a noi, è il padiglione degli umani, quello bianco in lontananza, invece, e quello degli angeli” gli spiegai indicando gli oggetti interessati “Siccome tu hai anche sangue umano puoi entrare a fare visita ai tuoi simili, invece il padiglione angelico è off-limits” dico com una punta d’ironia “Se violi le regole finisci in sospensione o in isolamento, a seconda di ciò che fai”
“Come mai le regole sono così ferree?” chiede innocentemente.
“Per mantenere la pace” sospiro un po’ e in quel momento mi viene in mente Nieninque “Le altre regole le conosci, si?” gli chiedo.
Annuisce “Si, grazie… Milek” sorride timidamente.
Faccio lo stesso “Vieni, su, torniamo dentro o perderemo le lezioni” 
Andiamo ognuno nella propria classe. Dopo le lezioni mi dirigo in cortile per raggiungere Calen. Mi guardo intorno e vedo un sacco di persone, molte delle quali sono mezzosangue, a conferma di ciò che aveva detto Aerandin. Non ci do molto peso e mi posiziono davanti alla grande fontana in stile neoclassico al centro del cortile.
In pochi attimi sono assorto nei miei pensieri ma vengo richiamato all'attenzione da qualcosa, o meglio, qualcuno.
Mi volto e noto un ragazzino. È molto magro, gracilino e alto poco più di me -quindi è comunque basso, siccome io ho l’altezza pari a quella di un elfo irlandese-. Non l'ho mai visto in giro, quindi è sicuramente del primo anno.
Lui si volta a guardarmi, probabilmente si è accorto che lo stavo fissando e resto folgorato. Ha i lineamenti morbidi, perfetti, la pelle pallida come la neve. Ha i capelli ricci, biondi e due occhioni rossi cremisi e innocenti, ma in netto contrasto con la bellezza armonica del suo aspetto. Mi sorride dolcemente ma non posso fare a meno di smettere di guardarlo.
Sento che c’è qualcosa di strano in lui, ma non riesco a capire cosa sia.
Il ragazzo si allontana e dopo pochi istanti arriva Calen.
“Hey, Milek? Milek!” mi richiama all’attenzione sventolandomi una mano davanti agli occhi.
Sussulto “A-ah, Calen, sei tu, scusami ero distratto” 
“Qualcosa non va?” mi chiede preoccupato; sarà anche un demone ma è dolcissimo.
“No va tutto bene” gli sorrido “Com’è andato il progetto?” curioso.
“Noioso, come al solito” sospira “Ma c’è una cosa interessante. Tu sai che mi occupo dell’orientamento e ho notato che quest’anno le iscrizioni sono aumentate vertiginosamente. E ci sono molti…”
“Molti mezzosangue” finisco io la frase e lui annuisce in accordo.
“Aspetta… come lo sai?” chiede un attimo dopo perplesso.
“Ne ho conosciuto uno, si chiama Aerandin e sto iniziando a sentire le loro auree” spiegò, era strano per me, non ero abituato ad avere contatti con i mezzosangue “Poi… c’è un ragazzo strano… è un mezzosangue, su questo non c’è dubbio, ma non è come gli altri” 
“Mmh… non so che dirti” fa spallucce “Ma comunque, più tardi porto le matricole in giro per la scuola, se quel ragazzo è presente e riesco a scoprire qualcosa t'informo, okay?” mi sorride.
Annuisco e lo ringrazio per poi descrivergli il soggetto.
“Capelli biondi? È strano per un demone” osserva sorpreso.
“Si, anzi è quasi impossibile. Anche se ha sangue umano, i mezzosangue passano almeno metà della loro vita nell'Inferno, quindi la feccia di quel posto gli avrebbe reso i capelli neri anche se nascesse biondo. Anche i tuoi stanno diventando scuri” 
“Si, lo so” sospira “E pensare che scendo giù all’Inferno solo una volta al mese” 
“Su, ora andiamo al bar” cambio discorso per distrarlo “Voglio una cioccolata calda” lo prendo per mano e lo trascino fino al bar. 
Ci sediamo ad un tavolo e prendiamo entrambi una cioccolata fondente con panna. Inizio a berla ma dopo un po’ noto che Calen mi fissa.
“Qualcosa non va?” gli chiedo preoccupato piegando carinamente la testa di lato.
Lui arrossisce “N-no, niente… Solo stavo pensando che tra un po’ farò la muta e non so se resterò un sottomesso o diventerò un dominante… ma nel caso ho già chiesto a Superbia di prepararmi al meglio”
“Cambierai tanto?” chiedo triste.
A volte i demoni con la muta cambiano radicalmente e non voglio che ciò accada a lui. Non voglio perderlo, è il mio migliore amico, l'unico.
“Non lo so, Fortuna. Sono confuso anch’io” poi mi stringe dolcemente una mano “Anche se dovessi cambiare, resterai mio amico?”
Annuisco “Certo Calen, a meno che non sia tu stesso a cacciarmi” 
“Io tengo tanto a te, non potrei mai farlo. Vorrei tanto che tu fossi il mio compagno, ma so che non c’è spazio per me nel tuo cuore”
A quella confessione sgrano gli occhi e piombo in una totale confusione “C-Calen… i-io… non lo so… tu sei importante per me, ma non so se voglio essere il tuo compagno…” gli sussurro triste; so di averlo distrutto e sto per piangere.
Lui sospira e si alza “Lo so… scusami…”
“Calen… io… mi dispiace… ti prego non andartene” lo supplico.
Lui mi sorride con una velata tristezza “Devo andare, ho l’orientamento. Dopo ti raggiungo in camera appena ho finito, okay? E non preoccuparti di ciò che ho detto, potrebbe anche essere soltanto un'attrazione momentanea” mi bacia sulla guancia per rassicurarmi.
Annuisco lentamente “A-a dopo…” lo saluto esitante.
Lui se ne va, io finisco la mia cioccolata, pago per entrambi e torno in camera mia. Mi siedo sul letto e mi metto a pensare. Scoppio a piangere, ero troppo confuso. 
L’unica persona che vorrei avere accanto ora è Nieninque. Provo un sentimento forte per lui, ma ogni rapporto tra noi è proibito.
Come se Nieninque mi avesse sentito, lo vedo apparire davanti a me. 
“Che succede?! Perché piangi?” mi chiede preoccupato e subito si siede accanto a me abbracciandomi forte.
Affondo il viso sulla clavicola e continuo a piangere. Lui mi accarezza i capelli “Su, dimmi, non mi piace quando piangi” 
Alzo velocemente il viso e lo bacio. Lui ricambia ma il nostro è un bacio amaro.
Lascio entrare la sua lingua nella mia bocca e inizio a rincorrerla con la mia. Ci stacchiamo quando entrambi  abbiamo bisogno di fiato.
“Credevo che non volessi…” sussurra.
“Infatti sono ancora confuso, ma… con te mi sento bene, mi batte forte il cuore e non m'importa se le tue ali sono bianche o nere… io… credo di amarti Nieninque…” lo guardo terrorizzato dal silenzio che si crea subito dopo.
Lui arrossisce terribilmente “A-a-a-anche… i-io t-ti a-a-a-amo” balbetta.
Lo abbraccio forte “Che carino che sei~!” lo spupazzo.
Lui ride e mi bacia ancora facendomi sbilanciare e cadere sul letto. Questa volta i nostri baci sono dolci e appassionati. Ci stacchiamo e lo guardo con occhi desiderosi, lui ricambia il mio sguardo ma si limita ad accarezzarmi dolcemente il viso.
Mi sporgo nella carezza “Nieninque… ti prego, ti desidero…” mugolo ansimando; ho le gote arrossate.
“Anch’io ti desidero, da morire… ma è ancora presto, voglio che tu sia sicuro” dice premuroso e si stende accanto a me.
Lo abbraccio accoccolandomi “Nieninque… posso chiederti come ti sei innamorato di me?”
Lui arrossisce “È successo all'assemblea di apertura del primo anno…” inizia.

*flashback*

POV. Nieninque

Sono con la mia nuova classe e ci stiamo dirigendo al padiglione centrale, quello umano.
Dobbiamo incontrarci con tutti gli altri studenti del primo anno per la lettura del regolamento e ricevere i nuovi nomi; questo è l’unico momento in cui le tre razze s'incontrano.
Entriamo nell'auditorium, ci disponiamo in file e aspettiamo che il preside faccia il suo discorso.
Mi guardo intorno e tra i demoni noto un ragazzino. Ha i capelli neri, la pelle avorio, gli occhi color rugiada e un cuoricino esile. Resto folgorato dalla sua bellezza quasi divina ma cerco di scacciare quei pensieri.
Quando sale sul palchetto per ricevere il nuovo nome, scopro che si chiama Fortuna. Da quel momento quel nome e quel volto sarebbero diventati la mia unica ragione di vita.

*fine flashback*

POV. Fortuna

“È così che ti ho notato. Poi sono diventato il tuo Stalker” ridacchia.
Rido anch’io “Maniaco” lo schernisco “Ma è anche per questo che ti amo” lo bacio a stampo.
Mi stringe per i fianchi “Ti amo anch’io” sorride e inizia a coccolarmi. Mi lascio crogiolare dalle sue coccole ma poi sentiamo bussare.
“Aspettavi qualcuno?” mi chiede un po’ corrucciato.
“Sarà Calen” ipotizzo poi inizio a spingerlo via “Devi andare, non puoi farti vedere qui” 
Lui mugola qualcosa d'incoerente e si alza “Posso tornare stanotte?” fa gli occhi dolci.
“No, resta Calen a dormire, credo…” esito “Ci vediamo domani” lo bacio a stampo “Vai su”
Lui annuisce “A domani” sorride. Detto questo se ne va dalla finestra.
Vado ad aprire la porta e Calen mi guarda stranamente.
“C-Calen… cos'hai?” spaventato. 
Lui continua a fissarmi, poi improvvisamente azzera la distanza tra di noi e mi bacia. Sgrano gli occhi ma non cerco di fermarlo, l'ho già rifiutato e non voglio ulteriormente ferirlo, tengo troppo a lui, è l’unico che non mi ha abbandonato a me stesso e, soprattutto, non voglio che finisca come con Mailea.
  
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