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Autore: MattySan    21/10/2016    1 recensioni
Leodore è appena uscito dal carcere dopo l'arresto di Bellwether ma i guai per lui non sono finiti.
L'organizzazione segreta di Bellwether gli dà la caccia e si ritroverà immischiato in loschi affari.
Indagherà sul caso per riuscire a sistemare la questione e ritornare sindaco, tuttavia non sarà solo e dovrà addentrarsi nel profondo di Zootropolis per risolvere il caso.
Una Zootropolis che mostrerà i suoi lati oscuri.
Genere: Malinconico, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Mr. Big, Sindaco Lionheart, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Leo e Bogo erano arrivati sulle strade del centro.
“Ti ricordi esattamente da dove si arriva per i sotterranei?”.
“Prima c’era una banca ma adesso è ridotta a banco postale, c’erano delle scale sotterranee che portavano sottoterra” disse Bogo indicando una via e i due la percorsero.
Arrivarono davanti all’ufficio postale.
“Io chiamo la squadra” disse il bufalo prendendo il cellulare ma Leo lo fermò.
“Aspetta! Meglio non far insospettire nessuno!”.
Bogo rimise in tasca il cellulare e loro si diressero all’interno delle poste, c’era la fila come tutti i giorni ma la gente che stava lì aveva qualcosa di strano, tutti in silenzio e c’era un’atmosfera sinistra, nessuno parlava e le uniche parole che si sentivano erano “Il prossimo!” ed erano dette di fronte a dei grandi pacchi o alcuni più piccoli che la gente stava portando agli sportelli.
Bogo mostrò il tesserino all’amministratore e non appena quest’ultimo vide che si trattava della polizia, ebbe una reazione molto nervosa e cercò di trovare delle scuse per non far entrare lui e Leo, il bufalo non si arrendeva e la sua pazienza si stava esaurendo.
Vista la loro insistenza a entrare negli uffici, improvvisamente Leo vide qualcuno che era in file strappare il suo pacco dal quale uscì qualcosa di luccicante.
“ATTENTO!!” gridò il leone prendendo il bufalo e si buttarono a terra dietro una panchina, il tizio stava per sparare e mancò Bogo di poco.
“Grazie!” disse il bufalo al leone mentre estraeva la pistola.
Tutti dentro stavano scartando i propri pacchi contenenti armi da fuoco, iniziò una sparatoria e Bogo chiamò urgentemente la squadra speciale, i colpi si stavano facendo più violenti e Leo afferrò la pistola di Bogo e sparò velocemente a un estintore, lo schizzo che ne uscì distrasse qualcuno che stava sparando e Bogo ne approfittò per freddarlo.
Ci fu improvvisamente un comunicato della polizia che invitava ad arrendersi e tutti pensando di essere circondati gettarono le armi, in realtà erano solo Nick e Judy che avevano seguito Bogo e Leo tutto il tempo ed erano arrivati al momento giusto.
Bogo poté insieme a loro arrestare quella gente, Leo corse in fretta negli uffici amministrativi per cercare quelle scale e trovò una botola nascosta dietro a un mucchio di scartoffie, l’aprì e vi era una lunga scalinata che scendeva sottoterra.
“Leo!” gridò Bogo mentre il leone stava scendendo.
“Non farlo! Aspettiamo l’arrivo della squadra!” ma il leone era già corso giù e si era portato dietro una mitraglietta che aveva raccolto durante la sparatoria.
La lunga scala portava a dei magazzini sotterranei enormi, vi erano diverse sezioni e anche molte casse contenente armi.
Leo a quel punti capì e non poteva crederci.
Il traffico di armi avveniva con la normale posta, era passato sotto gli occhi di tutti senza che se ne accorgessero e questo lo fece ancora più incazzare.
Più avanti vi erano una serie di porte con delle vetrate, Leo guardò attraverso una di queste e con orrore vide che i suoi sospetti erano giusti: un grande laboratorio probabilmente per sperimentare un nuovo veleno per i predatori esisteva davvero ed era pieno di guardie e scienziati, decise di non perdere tempo e aprì una delle casse trovando della dinamite.
Mentre gli scienziati erano impegnati nel loro lavoro si udì un grande botto che fece allarmare tutti e ogni attività si bloccò, era esploso un pezzo di muro e di fronte ad esso vi era Leodore con la mitraglietta carica.
“Scusate se non ho bussato”.
Il leone iniziò a sparare alle guardie mentre gli scienziati fuggivano, prese di mira anche tutti gli esperimenti e distrusse gran parte del lavoro, gli schizzi di quel liquido maledetto spruzzavano per tutta la stanza mentre Leo gli sparava, ricaricò e finì il lavoro sparando a un barile che esplose e tutta la stanza venne distrutta.
Tutti scappavano di fronte alle fiamme ma improvvisamente, ci fu uno sparo che sfiorò Leo alla guancia e quando lui si voltò, una visione sgradevole si propagò di fronte ai suoi occhi.
“E così sei arrivato fino a qui” disse una voce.
Leo guardò meglio e tra le fiamme intravide proprio Bellwether con una magnum in mano.
Lei lo fissava con odio profondo e lo stesso era reciproco.
“Adesso basta con i giochi lurida puttana!” gridò Leo e sparò nella sua direzione ma lei scappò attraverso un corridoio e un sacco di guardie riempierono l’area, Leo era circondato e non aveva via di scampo.
Un fumogeno alle sue spalle salvò la situazione: la squadra speciale era arrivata, Bogo prese il leone e lo portò al sicuro dietro un riparo.
“Ma cosa ti è saltato in mente?”.
“Devo prenderla! Bellwether è laggiù! Lasciami andare per favore!”.
Bogo era testardo all’idea ma annuì e lasciò andare il leone.
“Leo!”.
“Cosa?”.
“VIVA! La voglio viva! Portamela viva!”.
Leo annuì e corse per il corridoio mentre la squadra arrestava i membri dell’organizzazione.
Bellwether si era barricata insieme a qualche membro in una sala, tutti avevano dei fucili e delle pistole puntati verso la porta d’ingresso.
“Sparate a qualsiasi cosa entri da quella fottuta porta! Non mi importa chi è! Avete capito? Voglio che si becchi un proiettile dritto in mezzo a quella testa di ca…” ma la porta esplose e tutti vennero scaraventati a terra.
Leo entrò di corsa e sparò ai membri ancora a terra per evitare che si rialzassero, dopo averli sistemati si avvicinò lentamente a Bellwether che stava tentando di trascinarsi via.
“Basta così, è finita”.
La pecorella gli sputò addosso.
“NO! Non è finito niente! Tu pensi sempre che le cose vadano per il verso giusto? Non stavolta! Mi metteranno dentro? E io uscirò! La povera pecorella soffre di disturbi mentali come la sorella? E andrà curata! Te ne accorgerai Leo! Non ho rinunciato al mio sogno e non lo farò mai! Voi predatori sarete messi al bando, rinchiusi, segregati e tolti dalla circolazione!”.
Leo non la stava ascoltando, estrasse dalla tasca un guanto e dopo averlo indossato, raccolse una pistola da uno dei membri a terra.
“Vedrai! Dopotutto lo sai meglio di me Leo, sono solo affari! E vedrai che spettacolo che sarà al processo! Daranno retta a una povera pecorella vittima di infermità mentale come me ? Ovviamente! Vedrai che show ci sarà al processo!”.
Leo si avvicinò e stava quasi per ridere.
“Si hai ragione, gli affari sono affari ma è giunto il momento che tu ti ritiri dagli affari! E un’ultima cosa che non hai capito mia cara e dolce pecorella…”.
Gli puntò la pistola.
 
“Tu non ci arriverai nemmeno al processo”.
 
Il sorriso di Bellwether sparì.
Leo aveva uno sguardo gelido e senza emozione.
Si udì uno sparo e Bogo corse subito insieme alla squadra verso la stanza.
Bellwether era a terra con un buco in testa, gli occhiali macchiati di sangue come il suo manto candido e soffice.
Leo buttò via la pistola e rimise in tasca il guanto.
“Gli affari sono affari. Niente di personale” disse sottovoce Leo mentre si allontanava.
Bogo arrivò nella stanza di corsa e non appena vide Bellwether senza vita sul pavimento, non poteva credere ai suoi occhi e chiese subito a Leo cosa fosse successo.
“Sono entrato e hanno sparato senza controllo, lei è finita in mezzo e l’hanno beccata in testa” disse freddamente il leone e strinse forte il bufalo.
“Bogo… è finita”.
Bogo annuì e fece immediatamente chiudere la zona, Leo si allontanò e non si voltò più ad osservare il cadavere di Bellwether, quella fu l’ultima volta che la vide.
Successivamente il posto fu distrutto e tutte le armi vennero sequestrate, ogni cosa venne fatta sparire e Leo nel frattempo si impegnò in qualità di sindaco per migliorare i quartieri poveri della città, fece una bella donazione per tutti e anche gli operai incluso Tiger poterono tirare un sospiro di libertà e lavorare meglio, aumentò infatti anche le loro paghe e autorizzò una pulizia della criminalità in quei posti da parte delle forze dell’ordine.
La morte di Bellwether venne archiviata e la sorella Annie venne rilasciata, venne condotta in un istituto psichiatrico per essere curata e Gazelle nel frattempo si era rimessa completamente.
Dopo qualche giorno da questi eventi, Leo si diresse da Mr. Big perché dopo tutto quello che era successo si era dimenticato di ringraziarlo per il suo aiuto prezioso con i 4 azionisti, la verità era però agghiacciante e venne coperta anche dai giornali locali: i 4 erano stati brutalmente uccisi dai sicari di Big contro il volere di Leo.
Solo a quel punto il leone si rese conto di chi aveva davanti e improvvisamente tutta la sua fiducia nel Don calò drasticamente, si allontanò con orrore dal suo ufficio.
“Anche tu sei uguale a me dopotutto” gli disse Big da lontano.
Ma con decisione, Leo ruggì.
“NO!”.
Si allontanò dalla villa e trovò Manchas ad attenderlo.
“Avrei una richiesta, posso diventare il suo Chauffeur signor Lionheart?”.
“Te lo ha chiesto Big?”.
“No è stata un’idea mia e Big l’ha approvata con molto piacere”.
Leo posò una mano sulla spalla di Manchas e fece un cenno.
“Accetto” disse e Manchas lo portò felicemente al municipio.
Ma le sorprese non erano finite.
Quello stesso pomeriggio ricevette Gazelle ed era stranamente più felice del solito.
“Ehi tutto bene?” gli chiese ma lei gli fece cenno di stare zitto.
“C’era un’altra cosa che volevo dirti quel giorno in ospedale ma avevo troppa paura, adesso non ne ho più e…”.
“Sono successe un sacco di cose ma tu mi sempre stata accanto, sei stata una grande amica”.
“Solo un’amica?”.
“Che vuoi dire?”.
“Leo… la verità è che io ti amo! Si, ti amo dai impazzire Leo!” e lo baciò con passione, lui ricambiò e volle che quel momento durasse per sempre.
“Anche io ti amo Gazelle, ti ho amata dal primo momento che ti ho vista e quella canzone era per te, non sapevo se tu mi ricambiassi ma ora lo so” e felicemente l’abbracciò e la baciò ancora.
Avevano ancora tante cose da fare ma erano troppo felici in quel momento.
Improvvisamente la porta dell’ufficio si spalancò e Anni entrò correndo come una pazza.
“LEODORE! CAROGNA MALEDETTA SEI STATO TU! HAI AMMAZZATO TU MIA SORELLA!” gridò istericamente mentre lo puntava con un dito, a lui tutto ciò non fece ne caldo ne freddo ma si era innervosito dato che non poteva permettere di farsi insultare di fronte a Gazelle.
“PUOI PRENDERE IN GIRO TUTTI MA NON ME! Non è stato un caso, mia sorella l’hai ammazzata tu! SEI STATO TU! La odiavi così tanto!” gridò ancora e Leo era imbestialito.
“ADESSO BASTA!” gridò e l’afferrò per un braccio ma Gazelle lo fermò.
“Dai Leo fermati! Non farlo!”.
Leo la lasciò andare e due infermieri corsero a prenderla.
“Mi dispiace signor Lionheart! Ha voluto vederla a tutti i costi ma poi ci è sfuggita quando stavamo salendo le scale, la riportiamo subito al’istituto” disse uno di loro.
“Riportatecela e tenetela sotto osservazione” disse Leo freddamente.
Annie scalciava e si dimenava mentre veniva portata via e Leo chiuse la porta.
Gazelle lo guardò.
“Quella lì è matta” disse lui quasi ridendo.
Gazelle però nutriva dei piccoli dubbi.
“Quello che ha detto è vero?”.
Leo la guardò di scatto, tentò di nascondere il suo sguardo gelido ma non ci riuscì.
“Gazelle ti amo anche io ma nei miei affari voglio assoluta privacy”.
“Ma è vero?”.
“Ti ho detto che non voglio che tu faccia domande sui miei affari”.
“Ma lei ha detto…”.
“Mai domande sui miei affari…”.
“Ma io volevo solo sapere se…”.
BASTA!” gridò Leo sbattendo un colpo sulla scrivania.
Gazelle si zittì e lui si grattò la testa, si voltò ancora verso di lei e la guardò.
Annuì.
“Va bene ma solo questa volta! Te lo concedo perché ti amo” gli disse.
Lei non volle credere che lui avesse potuto commettere quel crimine ma ripeté la domanda.
“Allora è vero?”.
Ci fu un silenzio di tomba, lei lo guardava e non ci voleva credere.
Lui la guardava con uno sguardo impassibile e penetrante.
“No” disse il leone.
Lei era felicissima e lo abbracciò forte.
“Per un attimo avevo pensato male ma sono certa che non faresti mai niente di simile” disse lei e poi lo lasciò lavorare e uscì dalla stanza, si sarebbero incontrati più tardi in serata.
Leo la guardò uscire e non poté far altro che pensare a lei.
Si diresse verso la grande vetrata.
Guardò Zootropolis.
La sua Zootropolis.
Ora era di nuovo tutto nelle sua mani.
Tutti gli avvenimenti successi in quei giorni era come se non esistessero più, ora c’erano solo lui e la sua Gazelle.
Guardò ancora fuori dalla vetrata e rimase rapito come sempre dallo spettacolo.
Sospirò.
E adesso poteva ricominciare a vivere.
  
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