Capitolo 2: Banchetto di inizio anno
“Hai finito
di
guardarti intorno? Ti verrà il
torcicollo…”
Jackson inarcò un sopracciglio, osservando il
suo migliore amico con
cipiglio più che scettico: Alastair era seduto di fronte a
lui ad uno dei
numerosi tavoli rettangolari che occupavano la Sala da Pranzo,
illuminata dalle
centinaia di candele che galleggiavano a mezz’aria sopra le
loro teste. Il
ragazzo non la smetteva un attimo di lanciare occhiate impazienti verso
la
porta a doppio battente della stanza, spalancata per far entrare gli
studenti:
non era certo un mistero chi stesse aspettando, ma il gesto bastava
comunque a
fargli venire una specie di mal di mare.
Il ragazzo si
voltò verso l’amico, stringendosi nelle spalle:
“Poco male,
non
sarebbe la prima volta… spero solo che arrivi in tempo,
altrimenti una certa
persona non esiterà ad appiopparle una bella
punizione.”
“Già,
e tu dovrai
andare a salvare Jefferson dalla lingua biforcuta della tua dolce
migliore
amica… ah, eccola lì. Punizione scampata direi,
per questa volta.”
Jackson accennò all’ingresso della
sala con
il capo, facendo voltare Alastair in quella direzione per
l’ennesima volta da
quando avevano preso posto, occupando il loro solito tavolo.
Un sorriso
comparve sul volto di Alastair alla velocità che solo la
presenza di Isabelle
Van Acker poteva comportare, rivolgendo un cenno alla ragazza
affinché li
raggiungesse.
Gli occhi verdi di
Isabelle si soffermarono subito nella loro direzione, avvicinandosi
quasi a
passo di marcia mentre scoccava un’occhiata soddisfatta in
direzione del tavolo
degli insegnanti, come a voler rinfacciare al suo professore prediletto
di non
avergli dato modo di metterla in punizione.
“Eccoti
qua… credo
che tu abbia scampato l’ira del barbagianni per soli tre
minuti… ottimo
tempismo.”
“Mi sono
intrattenuta
a salutare Jude, ma per fortuna ho fatto in tempo… Ciao
Wilkes.”
“Sera
Isabelle… ti
sono mancato? Sai, stavo giusto pensando che forse il motivo per cui
ogni anno
sei felice di tornare a scuola è che non vedi
l’ora di rivedermi.”
“Naturale
Wilkes,
è esattamente per questo che amo tornare qui…
Come hai fatto a non rendertene
conto prima?”
Isabelle
sfoggiò
un sorrisetto ironico mentre prendeva posto accanto ad Alastair,
guadagnandosi
un sorriso da parte di Jackson:
“Ne ho
sempre avuto
il sospetto, ovviamente.”
Jackson le sorrise
amabilmente, facendole rotare gli occhi mentre invece Alastair scoccava
un’occhiataccia in direzione dell’amico,
intimandogli silenziosamente di
smetterla di fare il cretino.
“Jax, so
quanto
ami essere al centro delle conversazioni, ma se permetti cambio
argomento…
Dimmi un po’ Izzy, quando dici – salutare Jude
– intendi che gli hai di nuovo
canticchiato la canzone dei Beatles?”
Alastair rivolse
alla ragazza un’occhiata eloquente, guardandola sfoggiare un
sorriso innocente
che non lasciava alcun dubbio. Il ragazzo sbuffò appena, a
metà tra il
divertito e l’esasperato mentre Jackson inarcava un
sopracciglio, osservando la
ragazza con aria accigliata:
“Hai una
concezione del divertimento molto strana, Isabelle Van Acker.”
“Detto da
te,
Jackson Wilkes, lo prendo un po’ come un
complimento…”
*
Adrianus fece
correre lo sguardo sui tavoli affollati della Sala da Pranzo, valutando
sul
posto dove sedersi… era consapevole che molte ragazzine
più piccole lo stessero
osservando, ma ormai ci era praticamente abituato e non ci fece molto
caso,
sorridendo invece e puntando in direzione di due facce decisamente note: Francisca e Alexandrine
non si accorsero subito
che il ragazzo si stava avvicinando a loro visto che erano intente a
chiacchierare, ma poi la rossa alzò appena lo sguardo,
puntando gli verdi
dritti su di lei e rivolgendogli un sorriso allegro.
In effetti da
quella angolazione Adrianus non si accorse che Alexandrine aveva
assestato un
bel calcio all’amica sotto al tavolo, facendola quasi
sobbalzare oltre ad
imprecare sottovoce, proprio mentre il ragazzo le raggiungeva
sorridendo:
“Buonasera
ragazze… come state?”
“Ciao
Steb… molto
bene, grazie. Ti siedi con noi?”
Sentendo la voce familiare del ragazzo Francisca si
voltò di scatto,
rivolgendogli un gran sorriso mentre lui annuiva, prendendo posto
accanto a
lei.
La castana rivolse
un’occhiata omicida in direzione di Alexa, che sorrise
innocentemente e
chiedendole silenziosamente scusa per il calcio mentre Adrianus parlava:
“Vedo che
avete
imparato la lezione… niente punizione,
quest’anno.”
“Nossignore,
non
daremo soddisfazione al barbagianni!”
Francisca assunse
un’espressione risoluta, come se credesse fermamente in
quello che diceva prima
che Adrianus si lanciasse un’occhiata fugace alle spalle,
parlando a bassa
voce:
“Ti sta
fissando,
credo abbia sentito…”
“CHE?” Frankie
sgranò gli occhi con aria allarmata prima
di voltarsi quasi di scatto, facendo ridacchiare l’amico
mentre invece
Alexandrine sorrideva appena, alzando gli occhi al cielo:
“Rilassati
Frankie, Steb ti sta prendendo in giro.”
“Dannato…
cretino!
Mi hai fatto prendere un infarto.”
Frankie
sbuffò, guardando male il ragazzo e assestandogli una pacca
sulla spalla,
cercando di sembrare offesa anche se come al solito le risate di
Adrianus
glielo resero impossibile, sciogliendo inesorabilmente le sue labbra in
un
sorriso:
“Sei
veramente un
idiota, Adrianus.”
“Sempre in
vena di
complimenti, Frankie… Tranquilla, lo so che provi moltissimo
affetto nei miei
confronti.”
Adrianus sfoggiò un
gran sorriso, strizzando l’occhio alla ragazza mentre la Sala
si affollava
rapidamente e i tavoli venivano occupati.
“Io non ne
sarei
tanto sicura, simpaticone… Piuttosto, come mai stasera sei
qui con noi e non al
tavolo dei Vip?”
Francisca
inarcò
un sopracciglio, sfoggiando un sorrisetto leggermente scettico che fece
sbuffare debolmente Adrianus:
“Ve
l’ho già detto
molte volte ragazze, non fermatevi alle apparenze. Alastair non
è arrogante, è
solo piuttosto riservato e non gli piace avere molti amici…
Quanto a Jackson
beh, Jax è Jax. E poi sapete cosa penso, a me piace stare un
po’ con tutti…
perché soffermarsi sempre sulle stesse due, tre
persone?”
“Beh,
contento tu…
Non capisco proprio come fai ad essere amico loro, ma
tralasciamo… piuttosto,
sapete qualcosa dei compagni nuovi? Sono piuttosto curiosa a
riguardo.”
Alexandrine sfoggiò un sorriso, muovendosi
sulla sedia con impazienza: se da un alto la prospettiva di riprendere
le
lezioni non la entusiasmava, dall’altro non vedeva
l’ora di conoscere qualche
compagno nuovo.
“Non ne so
nulla,
temo… ma stando a quanto ha detto Alastair, avremmo un paio
di facce nuove in
classe, quest’anno.”
“In tal caso
speriamo che Shafiq abbia ragione, anche se non brilla per simpatia ai
miei
occhi…”
Frankie sorrise,
prendendo il calice di cristallo pieno di succo di zucca fino a
metà e
sollevandolo leggermente, quasi a voler brindare all’ultimo
anno scolastico
imminente:
“Sperando di
avere
davanti un anno per niente noioso… cin-cin!”
Adrianus e
Alexandrine si aggregarono al brindisi e Frankie sorrise mentre i tre
calici
tintinnavano alla luce delle candele, non potendo prevedere che
quell’innocente,
spontanea speranza avrebbe avuto fondo in un modo che nessuno di loro
avrebbe
mai potuto immaginare.
*
“Aspettate…
ha
detto Selwyn?”
“Selwyn-Holt.”
Isabelle corresse Alastair quasi
d’istinto, osservando attentamente la ragazza dagli
eccentrici capelli a
caschetto che era stata appena presentata dal Preside Hamilton.
“Hai capito
quello
che intendo… Phoebe non ci aveva detto di avere una cugina
che avrebbe studiato
qui!”
Alastair inarcò un
sopracciglio, osservando Camila a sua volta mentre invece Jackson
restava in silenzio,
chiedendosi se l’assenza di Phoebe non avesse a che fare con
quella ragazza che
aveva il suo stesso cognome, o quasi.
“Questo
perché
Phoebe non ha cugine.”
Isabelle scrutò Camila
per un istante prima di alzarsi in piedi, mandando momentaneamente a
quel paese
le buone maniere e avviandosi a passo deciso verso le porte della Sala
da
Pranzo: Phoebe non si era presentata a cena e non si era quasi fatta
sentire
per tutto l’ultimo periodo… si era già
chiesta se ci fosse qualcosa che non
andava, e quell’inaspettata coincidenza sul cognome di quella
ragazza la
convinceva ben poco.
“Non ha
cugine? E
allora quella chi diamine è? Forse una sua lontana
parente…” Alastair
si accigliò, voltandosi verso
Jackson come a voler sentire la sua opinione a riguardo… ma
l’amico rimase in
silenzio, osservando Camila guardarsi intorno con genuina e sincera
curiosità,
scrutando con i grandi occhi truccatissimi i volti dei suoi nuovi
compagni di
scuola.
“Si,
forse… ma
qualcosa mi dice che le cose non stanno così. E stando a
come ha reagito
Isabelle, credo di non essere l’unico.”
*
“Mi sento
orribilmente
osservato…”
“Di che ti
stupisci, siamo “quelli nuovi” … ovvero,
uno dei maggiori argomenti di
conversazione, almeno per questa sera.”
Mathieu si strinse
nelle spalle con noncuranza, mentre invece Etienne sospirò,
guardandosi intorno
e invidiando l’amico più che mai: non gli sarebbe
dispiaciuto essere in grado
si stare così tranquillo… In effetti Mathieu
sembrava molto rilassato mentre si
gustava la cena, a sua detta ottima nonostante “quello strano
piatto di pasta
che aveva avuto la sfortuna di assaggiare”.
“Rilassati
ET, non
siamo fenomeni da baraccone… dopodomani nessuno
parlerà più di noi, è la
norma.”
Mathieu
guardò
l’amico annuire, sperando di essere riuscito a convincerlo:
sapeva che non era
molto tranquillo riguardo al suo trasferimento alla
Cimmeria… non tanto perché
non fosse in grado di fare amicizia con il prossimo, quando
più perché temeva
di dover rispondere a domande scomode, come quelle inerente alla sua
espulsione
e alla sua presenza lì.
“Spero che
tu
abbia ragione Mat… Beauxbatons mi mancherà, ma
tanto vale adattarsi.”
“Il
Consiglio ti
ha espulso, quindi non credo che quella scuola meriti troppi rimpianti
da parte
tua… E poi tuo fratello dice che questa scuola è
fantastica, di che ti
preoccupi?”
Mathieu
sfoggiò un
sorriso che Etienne finalmente ricambiò, riprendendo a
mangiare mentre intorno
a loro tutti li imitavano, chiacchierando.
“Che ne
pensi
della ragazza, comunque? Quella che è arrivata oggi, come
noi.”
“Camila? A
primo
impatto mi sembra… un tipo. Insomma, basta guardarne
l’aspetto…”
“Non
è l’abito a
fare il monaco, Mat…”
“Forse, ma
non
dimenticare che l’abbigliamento, i capelli e il trucco per
quanto riguarda le mademoiselles
sono manifestazioni del
proprio essere… Pertanto credo che nostra nuova compagna
americana, o come qui
li chiamano, yankee, sia proprio un bel tipo. Ma immagino che avremmo
presto
modo di vedere chi di noi ha ragione.”
Mathieu sorrise
mentre prendeva il suo calice per bere un sorso d’acqua,
facendo roteare
istintivamente lo sguardo all’amico:
“Come
vuoi… ma non
bisogna sempre prendere tutto come una sfida!”
“Che ci vuoi
fare,
avere ragione non mi dispiace. Piuttosto, mi passi quel vassoio con la
torta di
mele? Ho urgente bisogno di zuccheri in previsione
dell’inizio delle lezioni…”
*
“Perché
non me
l’hai detto?”
“Ciao
Isabelle… mi
chiedevo quanto ci avresti messo.”
Phoebe sfoggiò un sorriso ironico, senza
nemmeno alzarsi in piedi per guardare
l’amica in faccia: rimase stesa sul letto, osservando il
soffitto con la divisa
addosso.
Le parve come di
sentire Isabelle sospirare prima che la porta della camera si
chiudesse,
facendo calare nuovamente il buio nella stanza anche se per poco, visto
che
Isabella accese un paio di candele con un colpo di bacchetta.
“Phoebe,
dico
davvero… Lo sapevi?”
“Certo che
lo
sapevo Izzy, altrimenti sarei scesa per cena, non credi? Allora,
dimmi… com’è
la mia sorellina, simpatica?”
Phoebe sorrise,
tirandosi a sedere e incrociando finalmente lo sguardo
dell’amica, che era in
piedi accanto al suo letto e la osservava attentamente quasi con aria
preoccupata… Si sentiva quasi onorata, era raro vedere
Isabelle Van Acker agitata
e perdere la sua posa composta e impassibile.
“Ok,
senti… Perché
non mi racconti per bene cosa sta succedendo?”
“Non vuoi
cenare?”
"No, non ho
fame…
e finché possiamo parlare, meglio approfittarne. Sul serio
Bibi, se non ne
parli con me cin chi dovresti farlo?”
Isabelle sedette
sul letto accanto a lei e l’amica la osservò,
rilassandosi leggermente
sentendosi chiamare con il suo infantile soprannome…
guardando Isabelle si
trattenne dal farle notare che nemmeno lei era completamente incera,
che c’era
sempre qualcosa che le divideva… Ma non le andava proprio di
discutere e si
limitò a sorridere, stringendosi nelle spalle:
“Che vuoi
cheti
dica, Izzy… è andata così, sembra che
quest’anno ci saranno due Selwyn alla
Cimmeria… E anche se non la conosco, sono sicura che Camila
si guadagnerà
l’affetto e la stima di molti.”
Il tono della
ragazza era fermo, ma con una punta di amarezza che non
sfuggì alle orecchie di
Isabelle, che dopo aver esitato per un attimo allungò una
mano per metterla su
quella dell’amica:
“Non lo so,
Bibi…
ma comunque vadano le cose io sarò sempre con te. Anche se
Camila dovesse
essere una sottospecie di adorabile angelo, o in caso contrario
l’incarnazione
della Regina cattiva di Biancaneve.”
“Non so di
chi
parli, ma ti prendo in parola… grazie Belle. Come mai tutte
queste dolci
parole, stasera? In genere sei pressoché un blocco di
ghiaccio.”
“Quando
serve mi
sciolgo, Phoebe… ormai dovresti saperlo.”
*
Jude si
lasciò
cadere sul letto, sollevato che quella serata fosse finalmente finita:
non
andava matto per il Banchetto di inizio anno, quando Hamilton si
dilungava in
infiniti discorsi e venivano presentati i nuovi studenti…
Provava quasi un
pizzico di emopatia per loro, visto che solo un paio d’anni
prima era stato al
loro posto.
La mano di Jude
andò ai suoi capelli neri, scostandoli dal volto come faceva
praticamente solo
quando era da solo: il ciuffo di capelli neri gli copriva quasi sempre
parte
del volto, nonché l’occhio destro che scaturiva
reazioni perplesse in tutti
quello che lo vedevano: era chiarissimo e quasi opaco…
sembrava fosse cieco, ma
in realtà Jude ci vedeva benissimo da entrambi gli occhi.
Un debole
sorrisetto comparve sul volto affilato del ragazzo mentre si sfiorava i
capelli
neri con la mano, chiedendosi se non fosse il caso di tingerli di verde
acido,
come spesso faceva quando era as scuola… suo padre avrebbe
di certo storto il
naso vedendolo e anche i professori non ne erano mai troppo contenti,
ma lui lo
trovava divertente.
Già, i suoi
adorati professori… la faccia di Jefferson era stata molto
eloquente quando
aveva messo piede in Sala da Pranzo, fulminandolo a dir poco con lo
sguardo e
di certo rammaricandosi di non poterlo mettere in punizione: nonostante
avesse
incrociato Isabelle sulle scale, era comunque arrivato prima delle
19.30… anzi,
forse avrebbe dovuto ringraziarla per avergli suggerito di muoversi, ma
difficilmente l’avrebbe fatto e lo sapevano entrambi.
Il ragazzo
sbuffò debolmente
filandosi le scarpe con un calcio e facendole volare attraverso la
stanza,
evitando come al solito di curarsene prima di rigirarsi nel letto,
mettendosi
su un fianco per poter guardare fuori dalla finestra.
Non avevano ancora
ricevuto alcuna istruzione, non quella sera… ma
probabilmente già dal giorno
dopo le cose sarebbero andate diversamente.
Nel buio della
stanza Jude sorrise con aria quasi soddisfatta, sicuro che
quell’anno sarebbe
stato a dir poco memorabile… Di certo, più
entusiasmante rispetto a quello
precedente, visto che la sua posizione all’interno della
Night School era
mutata.
*
“Nemmeno a
te
hanno fatto sapere nulla?”
“No,
niente… potrei
chiedere ad Isabelle, ma dubito che per lei sia andata
diversamente.”
Alastair si
fermò
nel corridoio buio, davanti alla porta dipinta di bianco della sua
camera.
Jackson si voltò verso di lui, annuendo mentre infilava le
mani nelle tasche
dei pantaloni blu:
“Lascia
stare, al
limite ne parleremo domattina… E poi non dovresti andare da
lei adesso, c’è il
coprifuoco… Cosa direbbe tuo padre se sapesse che non tieni
conto delle regole,
Shafiq?”
“Dubito che
gli
importi quello che faccio, se si tratta di infrangere banali
regole… almeno non
finché non faccio niente di grave da essere degno
dell’attenzione del Consiglio.
Ma non fingere di non sapere come arrivo al Dormitorio delle ragazze
Jax, sai
che la falsa ignoranza non mi piace.”
Alastair rivolse
all’amico un’occhiata scettica mentre apriva la
porta della sua camera, facendo
ridacchiare Jackson che gli fece l’occhiolino prima di girare
sui tacchi e
allontanarsi nel corridoio:
“Lo so, non
preoccuparti… buonanotte Shafiq, sogni
d’oro.”
*
Camila, seduta a
gambe incrociate sul suo nuovo letto, stava leggendo il fascicolo che
le
avevano lasciato sopra al comodino… Non aveva degnato di
troppa attenzione l’orario,
soffermandosi invece sul regolamento della Cimmeria Academy: si era
aspettata
il solito, banale regolamento scolastico… e invece si era
trovata stupita di
ciò che leggeva, realizzando che quella scuola aveva regole
alquanto originali.
E così
c’era una
sottospecie di società segreta, alla Cimmeria…
tutti sapevano che c’era, ma nessuno
era a conoscenza dei suoi membri, almeno non con certezza.
Quasi senza
rendersene conto Camila sorrise: forse il suo ultimo anno di scuola non
sarebbe
stato molto noioso, infondo…
Chissà se
Phoebe,
sua sorella, faceva parte di quel gruppo…
Se era
così,
dubitava fortemente che le avrebbero permesso di entraci: aveva come la
sensazione
che sua sorella non avesse preso benissimo il fatto che avrebbero
dovuto condividere
lo stesso tetto… di certo non moriva dalla voglia di averla
tra i piedi anche
durante quegli incontri, di qualunque cosa si trattasse.
La ragazza si
lasciò cadere sul letto, sbuffando e puntando lo sguardo sul
soffitto: dicevano
che quella scuola era piuttosto tosta, sul fronte lezioni e
compiti… probabilmente
Ilvermorny le sarebbe mancata, insieme al clima molto diverso da quello
umido
dell’Inghilterra.
Camila
lasciò il regolamento
della scuola sul comodino, chiedendosi come sarebbe andato il primo
giorno di
lezioni… era un po’ nervosa in effetti, ma sperava
di non combinare pasticci e
che tutto andasse per il meglio.
Chissà come
sarebbe stato l’approccio con la sua sorellastra, che era
praticamente un’estranea
ai suoi occhi… qualcosa le diceva che erano molto diverse e
che non sarebbe
stato facile relazionarsi a Phoebe, ma almeno ci avrebbe provato. In un
modo o
nell’altro erano comunque sorelle… non le sembrava
corretto ignorare il legame
di sangue che le legava, anche se probabilmente Phoebe non era dello
stesso
avviso.