Film > Le 5 Leggende
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Autore: Roiben    06/11/2016    2 recensioni
Ancora poco, solo qualche metro, e infine sarà libero.
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«Tu chi sei?»
«Boogeyman, e tu?»
«Katherine»
Genere: Angst, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emily Jane Pitchiner, Kozmotis 'Pitch' Pitchiner, Nuovo personaggio, Pitch
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Strada Verso Casa'
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capitolo 2 – Incontri




È già mattina quando infine si risveglia (o forse sarebbe più corretto dire “riprende coscienza”), una mattina dal colore lattiginoso. Gli basta un'occhiata distratta all'intorno per comprenderne il motivo: durante la notte ha nevicato e ora le strade, i tetti delle case e i rami degli alberi sono ricoperti da una spessa coltre candida e fredda.


Un po' di neve è ricaduta anche su di lui e ora, sarebbe pronto a scommetterci, deve avere l'aspetto di un maledettissimo elfo denutrito e con un attacco di dissenteria. Meraviglioso! E fa addirittura più freddo della sera precedente.


«Risveglio eccellente» sibila contrariato fra sé.


Fa un tentativo per rimettersi nuovamente in piedi e poter proseguire il cammino, ma quella mattina pare proprio che le gambe non intendano reggerlo. Non sembra, dopo tutto, che il breve riposo gli abbia giovato. Probabilmente sarebbe più saggio trovare un rifugio momentaneo, al riparo e al caldo, o di questo passo finirà col trasformarsi in una statua di ghiaccio e, in tutta franchezza, i suoi primi mille anni sulla terra, bloccato in un sonno fittizio all'interno di una stupida caverna, gli sono bastati per il resto della propria esistenza, grazie tante.


Mentre cerca di ritrovare una posizione più comoda fra le radici dell'albero, le sue orecchie captano nuovi suoni: schiamazzi, per la precisione. Solleva un sopracciglio, perplesso, e porta la sua attenzione sulla strada a pochi passi. Un gemito di sconforto sboccia dalla sua bocca: bambini, ovviamente intenzionati a sfruttare la mattinata di sole per giocare in mezzo alla neve.


«Voglio morire» borbotta, chiudendo gli occhi deciso più che mai a ignorare ciò che gli accade intorno.


Come però accade da un po' di anni a questa parte, non pare proprio che la fortuna voglia stare dalla sua parte. Qualcosa, oltre alle risate allegre e ai rumori fastidiosi dei loro giochi, pungola insistentemente la sua attenzione. Tutta la sua ostinata volontà non è sufficiente a distrarlo. Alla fine si vede costretto ad arrendersi e riaprire gli occhi per sincerarsi della natura del disturbo.


Una bambina, tanto per cambiare” riflette acido. La differenza è che questa bambina in particolare non si trova insieme agli altri per divertirsi, ma è invece ferma poco prima del limitare della foresta in cui si trova lui e, all'apparenza, i suoi occhi stanno guardando dalla sua parte. Questa ultima opzione, tuttavia, è piuttosto improbabile: nessun essere umano dovrebbe essere in grado di vederlo né sentirlo.


Reclina un poco la testa di lato, incuriosito dal bizzarro comportamento di quella bambina. Poi lei fa qualche incerto passo nella sua direzione e lui, suo malgrado, si irrigidisce e rimane in guardia.


Ha lunghi capelli neri e grandi occhi verdi, all'interno dei quali può facilmente scorgere una lucetta curiosa. Quando è ormai a una manciata di passi dal suo albero, la sua piccola bocca rosea si stiracchia in un esitante sorriso.


«Ciao».


Al suono improvviso e cristallino della sua voce, lui sussulta e sgrana gli occhi, ma non risponde (o forse, più probabilmente, non riesce a farlo). Lei però non sembra prendersela per il mancato saluto. Invece fa un altro passettino avanti, si ferma e stringe le mani nella sciarpa soffice e calda che porta attorno al collo.


«Tu chi sei?» torna alla carica, evidentemente decisa a non lasciarsi scoraggiare.


Le sue iridi dorate sono sempre più grandi, come due minuscoli soli, mentre la sorpresa lo costringe ancora all'immobilità e al silenzio.


Si fissano a lungo a vicenda; lui ancora congelato sotto l'albero, lei con il sorriso che pian piano si smorza.


«Boogeyman» mormora con un filo di voce, rispondendo infine alla domanda della bambina. «E tu?» chiede a sua volta in un soffio, ancora troppo sconvolto per darsi un tono.


«Katherine» esclama, un rinnovato sorriso che torna a esplodere sul suo giovane volto arrossato dall'aria fredda.


Lui scuote la testa, confuso. “Katherine” soppesa fra sé. E può vederlo, perfino sentirlo, e non sembra avere nessun tipo di timore in sua presenza. Qualcosa non va, c'è qualcosa di profondamente sbagliato in tutta quella situazione, qualche dettaglio che però non è in grado di afferrare, ora come ora.


Solleva incerto gli occhi e ritrova la piccola figura di Katherine ancora lì, proprio di fronte a lui, intenta a osservarlo con innata curiosità e... Che cos'è quella lieve ombra che scorge in fondo al suo sguardo verde? Preoccupazione?




"La curiosità è una piantina delicata che ha bisogno soprattutto di libertà." (Albert Einstein)






  
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