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Autore: BeatrixLovett    06/11/2016    1 recensioni
Scabior la gettò a terra e Beatrix atterrò sulle ginocchia.
La ragazza alzò lentamente la testa per vedere colui che aveva davanti. I suoi occhi non avevano mai visto veramente il mondo, non si erano mai soffermati sullo splendore della natura o sulla bellezza di una persona. Quel naso non aveva mai gradito il profumo della dolcezza. Quelle labbra non si erano mai mosse in un sorriso amabile, in una risata di gioia o in un bacio. Il male era davanti a lei, fatto uomo.
Genere: Dark, Fantasy, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Famiglia Lestrange, Famiglia Malfoy, Mangiamorte | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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Capitolo 11

Fratellanza


 
Beatrix era seduta a gambe incrociate sul divano, avvolta in una coperta, ascoltava il suono della pioggia che picchiava sui vetri delle finestre. Si sentiva protetta, finalmente al sicuro.
Era passata una settimana da quando aveva ritrovato suo fratello. Era felice di essere con lui, ma provava un forte senso di tristezza. Sapere che Hogwarts e il Ministero erano ormai in mano a Voldemort e che l'intero mondo magico era destinato a soccombergli la spaventava. Aveva paura per tutti quelli che conosceva, per le loro famiglie, compresi i suoi stessi parenti, incluso Draco.
Suo fratello entrò nella stanza, interrompendo i suoi pensieri.
Le porse una tazza di cioccolata fumante, Beatrix la prese.
«Tutto bene?» chiese lui, mentre si sedeva accanto a lei sul divano.
«Veramente no... voglio chiederti una cosa...» cominciò a dire la ragazza, avvolgendo la tazza tra le mani, non sapendo bene come iniziare.
«Ti ascolto...»
«E' da quando sono piccola che mi capita di fare dei sogni...» iniziò a spiegare, «...per lo più incubi in cui avvengono cose che si verificano anche nella realtà...»
James appoggiò il bicchiere sul tavolino, tenendo lo sguardo fisso, «Riguardano persone che conosci?» chiese.
«Quasi mai. A volte parlano di cose che non conosco e pronunciano nomi che non ho mai sentito...» Beatrix fece una pausa di riflessione, poi si decise a continuare, «Tempo fa ho sognato Tu-sai-chi,» James voltò la testa guardandola serio, «...torturava Olivander...ed è successo prima che se ne scoprisse la scomparsa.»
«Questi sogni sono nitidi?» la interruppe James, alzandosi e dirigendosi verso lo scaffale al lato della stanza.
La ragazza annuì.
«Sei una delle persone o guardi la scena dall'esterno?» chiese ancora James, facendo scorrere le dita sulle copertine dei libri disposti in fila.
«Dipende »
Il ragazzo si voltò di scatto, «Ne hai parlato con qualcuno?»
Beatrix scosse la testa, un po' spaventata dalla sua reazione. «Sei l'unico al quale ne ho parlato...» rispose.
James sembrò calmarsi. «Hai fatto bene. Questo è un dono. Tu-sai-chi cerca di approfittarsi di persone con simili poteri.» James la cinse per le spalle, «Immagino che non sia facile sopportarlo, visto come stanno andando le cose penso che non vedrai cose piacevoli, ma devi capire che un tale potere può fargli comodo. Lui teme che le persone come te possano intralciare i suoi piani, quindi o le raduna o… » si fermò per un momento, poi proseguì in tono freddo, «…le uccide.» James la guardava molto seriamente, continuando a stingerle le spalle: «Devi promettermi che non ne farai parola con nessuno... perfino io posso essere un pericolo per te, per questo motivo cancellerò questo ricordo dalla mia mente, ma tu prima devi promettermi che non ne farai parola con nessuno!»
Beatrix rimase sbigottita, riponeva la massima fiducia in lui, invece sembrava che James non provasse la stessa cosa per sé stesso.
«Va bene James. Te l'ho prometto.»

Sentirono un rumore alla porta ed entrambi si voltarono di scatto.
«Che giorno è oggi?»
«Grace! » Beatrix si alzò di colpo, correndo verso l'amica e stringendola in un abbraccio.
La ragazza si appoggiava al muro, debole, aveva gli occhi stanchi e segnati dalle occhiaie, i capelli arruffati, ma c'è l'aveva fatta. Aveva sconfitto la febbre e da adesso in poi avrebbe pensato solo a rimettersi in forze.
«Come ti senti? » le chiese James, aiutandola a raggiungere il divano, facendola sedere.
«Meglio, però...» fece una pausa, preoccupando i due. «...ho una gran fame! »
Beatrix e James sorrisero sollevati.
La ripresa non fu semplice. Esteriormente Grace sembrava migliorare, ma non era più la ragazza di prima. Era ancora profondamente scossa per Elaine. I ragazzi cercavano di non lasciarla mai sola, ma ogni tanto capitava che scoppiasse a piangere improvvisamente.

Un pomeriggio James li radunò in salotto.
«Qualche giorno fa Grace mi ha chiesto quali fossero le tecniche di combattimento degli auror e mi ha fatto pensare che non avete mai fatto vera e propria pratica. Ho pensato di proporvi di fare un po' di esercizio ovviamente se vi va...»
I ragazzi scoppiarono in un'esultazione generale.
«Sarebbe bellissimo, James.» rispose Beatrix, entusiasta. «Però come facciamo con la magia? Fin'ora abbiamo evitato di usarla per non essere rintracciati dal Ministero!»
James sorrise, «Hai ragione. Ma in questa casa c'è ancora una stanza che non avete visto, creata appositamente per questo scopo... ma perché spiegarvelo? Scendiamo subito, così la vedrete!» dicendo questo si voltò e cominciò a scendere una scala che portava alla cantina. I ragazzi lo seguirono, fermandosi, poco dopo, davanti ad una porta arrugginita. James girò le chiavi nella toppa e spalancò la porta. Il seminterrato era un’unica grande stanza illuminata da diversi candelabri, c'era un grosso armadio disposto lungo una parete e dalla vetrinetta si poteva vedere una collezione di piccole armi, dai coltelli alle pistole.
«Come mai tieni queste armi babbane? Non basta la magia agli auror?»
«E' solo una mia passione» rispose brevemente James, forse infastidito dalla domanda impertinente di Erik.
Al centro della stanza c’era un fantoccio, e nel momento in cui James chiuse la porta, prese vita e fece un inchino.
«Che ne pensate?» domandò James, compiaciuto delle espressioni meravigliate dei ragazzi, mentre guardavano il frutto del suo lavoro.
«E’ una stanza straordinaria!» esclamò Cloe.
«Allora, volete iniziare? »

James si posizionò al centro della stanza, accanto al manichino, mentre i ragazzi si disposero in cerchio attorno a lui.
«Un buon auror deve tenere a mente cinque punti fondamentali...» cominciò a spiegare, «...rispettare e far rispettare la legge, avere una strategia, difendersi e sopravvivere. Ora, visti i recenti avvenimenti, il primo punto possiamo anche saltarlo perché non combatteremo contro maghi e streghe che si possono definire rispettosi della legge. Ciò a cui daremo importanza da questo momento sarà: strategia, attacco e difesa.»
Jenny alzò la mano e James gli diede la parola, «Mi sono sempre chiesta… ma gli auror le usano le maledizioni senza perdono?»
Tutti spostarono lo sguardo da Jenny a James, in attesa di una risposta.
«Sono vietate dal Ministero della Magia, ma in caso di estrema necessità sì. Non esistono contro-incantesimi per quelle. E se non vuoi morire certe volte sei costretto ad usarle» rispose James, poi cambiò argomento: «Ma andiamo per gradi... se veniste feriti, conoscete qualche incantesimo di cura?»
«C'è anapneo che libera le vie respiratorie e innerva per far riprendere i sensi dopo uno schiantesimo... » cominciò Cloe cercando, come al suo solito, di fare la saputella.
«Oltre a innerva esiste anche reinnerva che ha lo stesso effetto, da usare se colpiti da un altro tipo di fattura» aggiunse Erik.
«Epismendo aggiusta le ossa rotta e guarisce tagli e ferite.» disse Grace.
«Emendo preceduto dal nome latino cura la parte del corpo indicata anche dalla bacchetta...» continuò Cloe.
James sorrise compiaciuto e alzò le mani per farli fermare.
«Molto bene! Un auror non deve sapere solo come attaccare, ma anche come difendersi e curarsi. Ora passiamo alla parte divertente, provate a sferrare qualche attacco contro i fantocci e fate attenzione alle luci perché potrebbero spegnersi da un momento all’altro.»
Davanti a loro erano comparsi altri manichini che presero vita all'improvviso, quello davanti a Beatrix lanciò un incantesimo che per poco non la colpì.
«Quando combattete dovete concentravi al massimo, nulla deve distrarvi.» chiarì James, passando tra di loro e spesso fermandosi per correggerli quando sbagliavano o per spiegargli una tecnica.
«Usate troppi incantesimi poco potenti, provate a confondere e nello stesso tempo a colpire l'avversario, non perdete tempo con fatture ridicole, non servirà a niente far crescere i denti al vostro nemico!»
«Erik, usa diffindo se vuoi indebolirlo!»
«Grace, tieni la bacchetta più alta per lanciare l'experlliarmus. »
«Prova con locomotor mortis per bloccargli le gambe e farlo cadere. Colpo secco del polso.» disse a Beatrix, prendendole la mano con la bacchetta e insegnandole il movimento.
Il manichino cadde a terra e la ragazza lo puntò con la bacchetta, improvvisamente pensò alla maledizione cruciatus, al formicolio al braccio, alla sensazione di controllo e di piacere che aveva provato quando l' aveva lanciato a Bellatrix. Era tentata... ma a cosa sarebbe servito? Un fantoccio non provava dolore.
Nel frattempo, com' era stato annunciato, la luce si spense e temendo di colpire i suoi amici rinunciò a lanciare lo schiantesimo. Quell'esitazione le costò un volo all'indietro e un doloroso atterraggio sulla schiena.
Le luci si riaccesero e si ritrovarono tutti a terra.
«Questo vuol dire che avete a cuore la salute dei vostri compagni, il che è un bene certo, ma se avrete dei Mangiamorte davanti a voi, non si preoccuperanno certo di chi colpiscono. Non dovete avere ripensamenti. Tenete sotto tiro il vostro nemico e colpitelo subito, anche in maniera sleale, anche di spalle. Loro non se ne farebbero di problemi.»
I ragazzi, sbalorditi, guardarono l'uomo.
«James...» prese parola Beatrix, tirandosi su da terra, «Cosa vuoi dire? »
«Avete capito bene. Dovete usare la magia oscura, se volete che sia un duello ad armi pari» rispose lui.
«Stai scherzando?» domandò Erik, raccogliendo la propria bacchetta dal pavimento.
«Perché no? Il Ministero non bada più a sbattere ad Azkaban chi le usa. La sua unica preoccupazione in questo momento è di sbarazzarsi dei mezzosangue.» rispose James, incrociando le braccia e guardando serio Erik.
«E allora se è così facile perché non hai ucciso il Ministro della Magia quando lo avevi davanti?» continuò il ragazzo, ricambiando lo sguardo di sfida e sospetto.
«Non vuoi proprio capire, eh? Non dovete sottovalutare la strategia, è questa che vi manca. Se io non avessi avuto un piano sarei morto con voi. Credi che quel camino al Ministero fosse rimasto acceso per miracolo? No, ho usato una maledizione senza perdono su Yaxley per necessità, per uscire da lì. Il Ministro può anche tenersi la sua vita, per quel poco che vale» terminò James, «Soddisfatto?»
Ci fu un lungo silenzio.
Grace intervenne: «Io mi fido di James. Voglio che continui ad insegnarci, così quando verrà il momento saremo pronti a spaccare il culo a quei Mangiamorte del cavolo e ci riprenderemo Hogwarts!»
«Per Hogwarts! » risposero tutti in coro.
«E per Silente!» aggiunse Helena.

«Ora possiamo continuare?» domandò Cloe girandosi verso James.
«Va bene...» rispose lui, «...dividetevi in coppie, facciamo uno contro uno!»
Beatrix guardò istintivamente verso Grace e notò che anche lei la guardava.
«Mi concedi l’onore di questo duello?»
«Con piacere, Beatrix. L'onore è tutto mio!» rispose l'amica facendole l'occhiolino.
Le due ridacchiarono.

«Procederemo con una coppia alla volta. Così possiamo studiare i movimenti di ciascuno. Chi vuole andare per primo?»
Beatrix e Grace si lanciarono uno sguardo d'intesa e in silenzio raggiunsero il centro della stanza, mettendosi l'una di fronte all'altra.
«Al mio via...1...»
Ciascuna stringeva nel pugno la propria bacchetta, pronte in posizione d' attacco.
«...2... »
Si guardavano sorridendosi.
«...3...via!»

«Stupeficium! » strepitò Beatrix.
Grace che era già pronta, respinse abilmente la fattura con un' incantesimo scudo. «Petrificus Totalus!»
Beatrix si spostò di lato, evitando l'incantesimo dell'avversaria. «Confringo!»
Grace si abbassò e la fattura passò oltre colpendo uno dei manichini che esplose scatenando lo stesso effetto a quelli vicini.
«Incarceramus!»
Questa volta Beatrix non schivò in tempo, cadde a terra legata stretta da delle corde. Questo le ricordò molto la notte di Halloween quando si erano scontrate contro Bellatrix e Grace era riuscita a bloccarla ma, come quella notte, Grace esultò non accorgendosi che nel frattempo Beatrix si era liberata con un incantesimo tagliuzzante.
Le parti s'invertirono. Grace capitombolò a terra, colpita dalla fattura dell'amica.
«Experlliarmus » gridò Beatrix per disarmare l'avversaria, ma quest'ultima si era sollevata frettolosamente in ginocchio, rispondendo all'attacco con la stessa fattura. I due incantesimi si scontrarono con un boato, uno dei due avrebbe vinto sull'altro e si sarebbe scoperto chi era la più forte tra le due.
Beatrix si rese conto che non aveva mai preso sul serio le capacità dell’amica, l’aveva sempre considerata una sorella minore da difendere, ma ora che erano arrivate a quel punto capiva che si era sbagliata. Grace era forte, lo era sempre stata, ne aveva superate così tante. Non era possibile che fosse il contrario.
La bacchetta le volò via dalla mano e Grace raggiante l'afferrò con un salto.

«Questo per voi era un duello?» domandò James, scuro in volto, «E' un gioco per voi? »
«Veramente a me sembra che...» s'azzardò a dire Jenny, ma venne interrotta bruscamente dall'uomo.
«Grace con me» ordinò James.
Nessuno osò replicare.
Questa volta il duello durò pochissimo. James rallentò Grace e la disarmò in un attimo.
«Beatrix, tocca a te.» la chiamò suo fratello, con la stessa freddezza di poco prima.
Lei lo raggiunse, mettendosi in guardia.
James era veloce e spietato. Le lanciava incantesimi non verbali uno dopo l'altro, senza darle tempo di attaccare, la ragazza poteva solo parare i colpi. Stava cominciando ad innervosirsi e ad un tratto sentì riemergere in lei la voglia di lanciare la maledizione cruciatus. Sapeva che non doveva nemmeno passarle per la testa di usarla, non poteva. Ma uno strano sentimento si era impossessato di lei e la maledizione scaturì all'improvviso dalla sua bacchetta contro il fratello. Lui rispose. Le due magie si scontrarono.
“Devi voler provocare dolore” sentì dire la voce di Bellatrix, nella sua testa. Beatrix si riscosse, riprese il controllo del proprio braccio e ritirò l'incantesimo. La fattura del fratello la colpì e lei cadde a terra stringendo i denti.
Il dolore le si espandeva in tutto il corpo, bollente come fuoco. La ragazza tentò di mascherare il dolore, tirandosi su velocemente, ancora agonizzante, vide che suo fratello parlava, ma non riusciva a sentire cosa diceva. Sperava solo che i suoi amici non avessero capito che cosa l'aveva colpita altrimenti avrebbero perso ogni fiducia in lui.
«Per oggi basta così, riprenderemo domani...Beatrix tu rimani, vorrei parlarti...»
La ragazza guardò i suoi amici uscire uno per uno dalla stanza e quando se ne furono andati rimase ad osservare la porta arrugginita, chiusa. Non riusciva a guardare suo fratello in faccia, era ancora scossa.
«Perché Beatrix? »
Dal suo tono di voce sembrava deluso, dispiaciuto, arrabbiato, sconvolto. Tutto perché lei si era arresa al desiderio di usare una maledizione proprio su di lui, su suo fratello.
«Perché hai ritirato la maledizione?»
Beatrix alzò il viso, scioccata. «Scusa?»
«Stavi vincendo, dovevi solo metterci più... come posso dire? Sadismo! Pensa a Bellatrix, puoi... »
«Spero tu stia scherzando James!» urlò Beatrix, fuori di sé vedendo il suo sorriso soddisfatto, «Ti volevo colpire con una maledizione senza perdono! Non è già orribile da pensare di farlo ad uno sconosciuto? Volevo lanciarla a te!»
«E allora? Solo così puoi fare pratica!»
«Hai detto di usare una maledizione solo in caso estremo!»
«Lo era! In uno scontro simile contro un Mangiamorte, non riusciresti mai a vincere. Lo devi uccidere tu o sarà lui a farlo... lo so che è brutto da dire, ma tu e i tuoi amici dovete imparare ad uccidere... altrimenti sarà molto difficile sopravvivere...»
Beatrix non staccava gli occhi dallo sguardo del fratello, incredula che parlasse seriamente.
«Sapevo che tu eri l'unica... sapevo che non mi avresti deluso... ti ho attaccato in quel modo per fartelo fare...» disse James prendendola per il braccio.
Beatrix indietreggiò spaventata. «C-c-cosa hai fatto?»
«Preferisci usare quelle inutili fatture, quindi? Preferisci morire?»
La ragazza cercò di ricacciare indietro le lacrime e parlò mantenendo la voce bassa e ferma, «Tu non sei così... il James che ricordo non voleva avere niente a che fare con la magia oscura...»
Il viso del fratello si deformò in un espressione di disprezzo, mentre stringeva la presa sul suo braccio.
«Il James che ricordi è morto, non si avvicina lontanamente a chi sono oggi.»
«No» sussurrò lei.
«Come mi vuoi vedere allora? Debole?» James la tirò facendola avvicinare al muro, «E' così che mi vuoi vedere?» urlò, indicando un punto in alto.
La ragazza tremava, spaventata dal suo atteggiamento. Guardò il punto indicato, non sapendo che altro fare. La parete era ricoperta da quadri che non aveva notato a causa della poca luce. Uno in particolare dominava su tutti gli altri, raffigurava due giovani, un uomo e una donna. James, aveva i capelli più corti e guardava teneramente la giovane che teneva per la vita, lei aveva lunghi capelli neri, la pelle olivastra e gli occhi di un azzurro chiarissimo, assomigliava ad una principessa indiana.
Beatrix sentì allentare la presa sul braccio fino a che si sentì libera, spostò lo sguardo su James, sembrava che si fosse calmato guardando il quadro.
«Si chiamava Aiyana, nella sua lingua significa fiore eterno…» la voce gli si incrinò, fece una pausa, per poi continuare: «Era una delle ultime discendenti di una antica tribù indiana, non era di sangue magico, ma possedeva il dono della resurrezione» James strinse i pugni, «Lui la cercava» affondò le unghie nel palmo della mano, «Io lavoravo al Ministero della Magia e già a quei tempi le cose stavano iniziando ad andare male. Scoprii di lei perché era ricercata, davano mille galeoni di ricompensa a chi l'avesse trovata. Era accusata di aver ucciso una famiglia di maghi.»
«Una sera andando al pub, ho sentito degli uomini parlare, era uno dei primi gruppi di Ghermidori, si vantavano di avere delle ottime tracce sulla ragazza. Dato che ero a corto di soldi e la ricompensa mi sarebbe stata utile, decisi di seguirli e riuscii a raggiungerla prima di loro. Quando la trovai capì che una creatura del genere non poteva che essere innocente così la portai via.
Riuscimmo a far perdere le nostre tracce, la nascosi fuori dalla Gran Bretagna, nel sud della Francia, le diedi un tetto e una nuova identità. Fu allora che mi confidò del suo potere, di ciò che Voldemort aveva fatto alla sua famiglia e del vero motivo per cui era ricercata. Passavano i giorni e per me era il momento di lasciarla, ma giorno dopo giorno diventava sempre più difficile e rimandavo continuamente la mia partenza. Non potevo farlo, lei sarebbe stata di nuovo sola e in pericolo. Mi chiese di restare.»
James alzò una mano verso il quadro e l'appoggiò sul viso della donna.
«Era così bella. Quando la guardavo provavo speranza nel genere umano, se solo tutte le persone avessero avuto in corpo anche solo un briciolo della bontà che aveva lei.» L'uomo tolse la mano dal quadro e continuò a parlare guardando il dipinto, «Non so in che modo, ma i Mangiamorte scoprirono dove eravamo ed entrarono in Francia. Presto, troppo presto. Dovevamo scappare, ma mi disse che aspettava un bambino.»
Beatrix vide lacrime silenziose scivolare dalle guance del fratello, «Non potevamo smaterializzarci, non potevo spostarla con la magia, non in quelle condizioni. Non poteva affrontare un viaggio così lungo e stancante. Inoltre non potevamo nemmeno usare i mezzi babbani perché saremmo stati ancora più rintracciabili. Così ci spostammo nella foresta, lontano da tutto e da tutti, ricoprì la casa d' incantesimi di protezione. Tagliammo ogni amicizia che avevamo per non rischiare di essere traditi. L’unica relazione che conservammo fu quella con il dottore che seguiva Aiyana nella gravidanza.» James tirò un pugno al manichino accanto facendolo cadere a terra, si mise le mani sulla fronte, «Una sera andai nel suo studio e lo trovai impiccato. Mi smaterializzai subito, tornando alla casa. Al mio arrivo le difese della casa erano crollate e la casa era in fiamme... Aiyana corse fuori e io la raggiunsi, i Mangiamorte ci accerchiarono. Mi disarmarono della mia bacchetta e in un attimo mi ritrovai a terra...»
James sollevò lo sguardo verso la sorella che lo guardava, «Vuoi sapere perché sono ancora vivo? Perchè V... Tu-sai-chi voleva che io vedessi... quando ordinò a Greyback di ucciderla... che questa sarebbe stata la mia punizione, la mia condanna per tutta la vita...»

James crollò sulle ginocchia, in preda al pianto.
Non c'era niente da dire. Nessuna parola poteva confortare un tale dolore.
Beatrix afferrò suo fratello e lo strinse forte, entrambi nascosero il viso nella spalla dell'altro e stettero così fino a quando furono versate tutte le lacrime.
 
   
 
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