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Autore: _crucio_swag_    10/11/2016    3 recensioni
Sesto anno ad Hogwarts. Draco si ritrova a dover ingannare Harry oltre ad uccidere Silente. Sembra facile ma un sentimento mai provato prima a cui neanche il re delle serpi sa dare un nome gli impedirà di portare a termine ciò che il Signore Oscuro gli ha ordinato. Riuscirà a cambiare la sua anima? Riuscirà a distinguere ciò che è giusto da cio che non lo è? Riuscirà a sciogliere il ghiaccio che avvolge i suoi occhi e il suo cuore?
Questa storia non sarà delle più felici ma vi posso assicurare che avrà un bel lietofine.
Genere: Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Note dell’autrice: Finalmente sono tornata!
Ovviamente mi scuso se ci ho messo così tanto, ma temo proprio che più velocemente di così non riuscirò a postare d’ora in poi. Spero che ciò non sia un grosso problema, quasi sicuramente ognuno di voi saprà già quanto la scuola porti via tempo e riuscirà a capirmi.
 
Non posso far altro che lasciarvi al capitolo e sperare che vi piaccia.
Vi consiglio di rileggervi quelli precedenti se non avete bene in mente l’intera storia perché si riprenderanno parti passate.
Ultima cosa: Fatemi sapere se sono riuscita a smettere di farvi odiare un personaggio che prima consideravate molto probabilmente fastidioso.
 
Buona lettura!
 
P.S.  Alla storia manca ancora tantino perché finisca. Sorry se vi dà fastidio che sia così lunga e vada avanti così lentamente.

 










Capitolo 22

Verità

 

Blaise Zabini.
Carnagione scura. Capelli altrettanto, tirati indietro, verso la nuca. Occhi di un blu talmente scuro da sembrare nero, sempre freddi, che non lasciano trapassare alcuna emozione eccetto quando c’è bisogno di sedurre qualcuno.
Spalle larghe, piuttosto alto, fisico asciutto ma non troppo, portamento impeccabile da perfetto Purosangue.
Vestiti costosi, indossati perfettamente, da cui non si riesce a scorgere una piega nemmeno con la lente di ingrandimento.
 
Conosciuto come l’ex migliore amico del re delle serpi.
Colui a cui miliardi di ragazze cercavano di rifilare un filtro d’amore e piangevano quando fallivano miseramente, ma a cui nessuna era mai stata capace di parlare faccia a faccia a causa della sua estrema freddezza.
Comunque fosse Blaise non le considerava nemmeno, tanto sapeva che prima o poi si sarebbero stancate e l’avrebbero lasciato in pace a cercare il compagno che desiderava. Del suo stesso sesso. Punto.
 
Come aveva scoperto di essere omosessuale?
Non gli era ancora molto chiaro ma… così si nasce, no? Almeno, lui la pensava così.
L’unica cosa di cui era davvero certo era che quella sua preferenza non aveva avuto modo di svilupparsi prima che partisse per Hogwarts. O forse era già presente in una qualche minuscola forma ma la paura che i mille discorsi di suo padre sul fatto che, se avesse scoperto che gli piacevano gli uomini, gli avrebbe seriamente amputato le gambe, avevano tenuto notevolmente a bada i suoi sentimenti. E dato che era certo che sarebbe stato capace di farlo – e una magia può darti degli arti finti, magari, ma non potrà mai sostituire perfettamente un paio di veri – aveva preferito non provare nemmeno a considerare l’opzione di avere preferenze diverse dalla gente normale.
E poi dai… ammettiamo anche che lo attirassero di più le donne, come Salazar si fa a restare eteri con un biondo supersexy come migliore amico? E inoltre mezzo gay pure lui?
Si perché… insomma: conosceva Draco da 6 anni ormai – senza considerare quelli in cui da piccoli giocavano insieme ogni qualvolta i reciproci genitori si trovavano per scambiare due pettegolezzi sulle ultime babbanate fastidiose – e anche se quello negava l’evidenza ogni santissima volta l’aveva capito da tempo che completamente etero non lo era. Fino a pochi mesi prima era stato il suo migliore amico, l’unico a cui Malfoy lasciasse vedere il vero se stesso, togliendosi la spessa maschera che altrimenti portava sempre, in modo da proteggersi e mostrarsi superiore, più forte. Poteva sicuramente dire di conoscerlo come il palmo della mano.
Tornando alla domanda precedente… c’è una sola risposta: Se in te c’è quella minima forma di attrazione verso gli uomini, di cui si parlava prima, è semplicemente impossibile.
 
Cambiando discorso, sapeva anche molte altre cose su Draco:
-Tanto per cominciare il biondo aveva sempre eccelso in Pozioni, ma non era mai stato tanto bravo con gli incantesimi. Se la cavava, certo, ma spesso capitava che gli venissero con qualche imperfezione.
E chissà perché Zabini aveva delle strane immagini sfocate, come ricordi che erano stati cancellati ma che premevano per tornare in superficie, di lui e Malfoy che si baciavano, all’interno di un locale dalle pareti in legno. E poi c’era una frase sussurrata: “Ti amo Draco” che aveva il bruttissimo presentimento provenisse da lui.
Blaise era intelligente, sapeva riconoscere gli effetti di un Oblivion riuscito male quando li vedeva o li percepiva. Possibile che Draco non gli avesse detto nulla di ciò che era successo? Possibile che si fosse limitato a smettere di parlargli e stragli affianco per evitare che riaccadesse?
Se l’avesse saputo prima Zabini avrebbe smesso di stargli appiccicato. Che sia chiaro, non aveva neanche mai pensato di provarci con lui… ok forse sì… Comunque, ciò che faceva lo faceva solo ed esclusivamente per aiutare il suo migliore amico ad ammettere a se stesso com’era realmente, e che non c’era nulla di male, perché certamente non era l’unico.
Restava comunque il fatto che aveva detto di amarlo, ma quello era più che giustificabile. Si fanno cose stupide e insensate dopo aver bevuto la terza o quarta Burrobirra di fila.
-Sapeva anche un’altra cosa su di lui.
E cioè che si faceva sempre trovare sul suo letto la sera. A meno che non stesse duellando con qualche Grifondoro deficiente (ma in questi casi Blaise era sempre presente per fargli da spalla), combinando qualcosa di losco, oppure, meno probabile ma comunque possibile, facendo “cose” con qualche ragazza o, decisamente più paragonabile alla realtà, ragazzo. E se l’affermazione vera era l’ultima di quelle elencate, aveva pure il presentimento di sapere l’identità di quello specifico ragazzo.
Figuriamoci se, quella volta che Draco aveva presentato Potter ai suoi amici, non si era accorto di quanto quest’ultimo fosse geloso mentre lui fingeva di provarci con il biondo.
Esatto, avete sentito bene: FINGEVA.
Apposta perché al suo migliore amico ci teneva più di ogni altra persona al mondo, e voleva che fosse felice per una volta. Voleva dare la spinta perché Draco ammettesse i propri sentimenti, anche se si trattava di farlo davanti a Potter. L’avrebbe accettato comunque, perché se vuoi davvero bene a qualcuno allora puoi cercare di capirlo e chiudere un occhio, forse anche due.  
E sapeva di esserci riuscito eccome ad avvicinarli, anche se il biondo ancora non l’aveva rivelato a nessuno.
Il problema era che non aveva avuto modo di spiegare a Draco che l’aveva fatto intenzionalmente e, di conseguenza, quello si era messo in testa di piacere davvero a Zabini e il pensiero lo tormentava, per questo cercava di mantenere la maggior distanza possibile tra di loro. Che poi non aveva tutti i torti ma, come aveva già detto Blaise, non era quel tipo di sentimento che provava verso il biondo ma più che altro semplice attrazione.
 
Decisamente doveva chiarire le cose.
Ma come fare se, primo: da quasi un mese Draco sembrava una grande bambola di pezza senza vita e non reagiva nemmeno se gli andavi vicino, forbice alla mano, con l’intenzione di tagliare a zero i suoi perfetti capelli biondo platino. Se fosse stato cosciente di ciò che gli accedeva intorno Blaise poteva assicurare che qualunque fosse stato lo stupido che avesse anche solo tentato di sfiorargli i capelli si sarebbe trovato con l’intero braccio amputato prima che potesse imprecare in una qualsiasi maniera.
Zabini aveva pure tentato con il metodo: “provaci-a-più-non-posso” per ottenere una qualche minima reazione, dato che sapeva eccome che Draco aveva paura quando si comportava in quel modo. Ma non aveva ottenuto mai nulla. Per questo alla fine se ne andava sempre dopo un paio di minuti, sbattendo la porta sconsolato.
Secondo: come gli aveva riferito Pansy la sera precedente, Draco si era improvvisamente rianimato ed era fuggito, scomparendo dalla vista dei suo amici da quasi mezza giornata, ormai, e rimanendo a dormire chissà dove. E Blaise sapeva perfettamente che se il biondo non voleva farsi trovare allora non lo trovavi neanche mettendo insieme tutta la tua intelligenza e le tue capacità.
E terzo, ma non meno importante: Anche se Draco fosse tornato quello di prima farsi rivolgere la parola era comunque un’impresa praticamente impossibile.
Da poco Blaise era arrivato a capire il perché Malfoy non lo considerasse più come il suo migliore amico e ora aveva intenzione di chiarire la questione appena ce ne fosse stata la possibilità. Non poteva sopportare di fare, in un certo senso, “paura” a Draco.
 
 
Zabini varcò la soglia della porta che conduceva al proprio dormitorio con il solito passo elegante, reggendo un paio di muffin avvolti da un tovagliolo verde scuro in una mano.
Theodore Nott era spaparanzato sul suo letto mentre si girava i pollici, fissando pensieroso il soffitto.
Pansy invece era raggomitolata su quello di Draco e teneva le ginocchia strette al petto mentre si tamponava il viso con un fazzoletto umido.
Si diresse verso la ragazza, porgendogli il piccolo involucro. “Tieni Pan, ho tenuto da parte un paio di muffin dalla colazione. E vedi di mangiare, è da ieri sera che piangi e non tocchi cibo, e io non ho intenzione di badare a due zombie viventi, uno basta e avanza.” disse con tono freddo, inespressivo.
Pansy accettò i muffin “Grazie Blay” sospirò con aria triste “Sono davvero preoccupata, non capisco cosa sia preso a Draco ieri sera. Guardava il vuoto, come sempre, e io ero arrivata in dormitorio a dargli la pozione nutriente su ordine di Madama Chips. Mi aspettavo di non ottenere alcuna reazione da lui ma quando gli ho appoggiato la mano sulla spalla lui si è improvvisamente animato ed è corso via. Ho provato a seguirlo ma… – la voce le si strozzò in gola per un momento e fece un paio di respiri profondi per calmarsi – …ma appena ha svoltato il primo angolo l’ho perso di vista… Io-io davvero non so cosa fare…”
“Innanzitutto potresti smetterla di ripetere per la millesima volta cosa è successo ieri e poi potresti cominciare a pensare a dove potrebbe essere andato invece di frignare peggio di una Sanguemarcio” la interruppe Theodore leggermente scocciato.
Pansy, piuttosto incazzata, prese il primo cuscino che gli capitò tra le mani e con un lancio perfetto colpì Nott dritto in faccia “Scusami tanto se Draco è mio amico e, a differenza tua, mi sto preoccupando per lui! Invece di stare lì a girarti i pollici provaci tu a pensare a dove può essere andato, dato che pensi sia così semplice!”
Zabini non fece nulla per difendere né l’uno né l’altro, perché entrambi avevano ragione. Si limitò a spostare lo sguardo su Nott che sembrò rabbrividire per la sua freddezza e tornò a fissare il soffitto senza reagire alle parole della ragazza.
“Stavo dicendo… – Pansy lanciò un’occhiataccia verso Theo – che comincio seriamente a pensare che potrebbe essergli accaduto qualcosa di male”
“Oh sì certo! Ormai le hai sparate tutte le opzioni su cosa potrebbe essergli successo. Blaise, perché la prossima volta non ci stai tu in camera con questa qua che non vuole sapere di andarsene? E poi… io non ho ancora capito perché le femmine possono entrare nel dormitorio dei maschi e non viceversa…” si intromise nuovamente Nott.
Zabini poggiò la schiena al muro e incrociò svogliatamente le braccia al petto. “Forse perché al mondo esiste certa gente come te che se le farebbe tutte su un colpo. Comunque, se la prossima volta preferisci andare a parlare con i Tassorosso per chiedergli se hanno visto Draco da qualche parte invece di rimanere a cazzeggiare sul letto, allora dimmelo pure. Faccio cambio volentieri. Dovresti provarci tu a domandare un favore a quei ragazzini più ignoranti di Tiger e Goyle, davvero, non capiscono un accidenti. Manco parlassi il serpentese…”
Pansy ghignò, alzando un sopracciglio compiaciuta. Guardò Blaise ringraziandolo con un cenno e poi puntò il proprio sguardo su Theodore, che si stava trattenendo fortemente dall’imprecare contro entrambi.
Nott cercò di parlare con un tono più calmo possibile, cercando di imitare l’autocontrollo di Zabini che poteva solo sognare di avere. “Pff… almeno tu non devi subirti una lamentela continua. E solo perché non sono una checca come te – era da un po’ che Zabini l’aveva rivelato ai suoi migliori amici – non vuol dire che approfitterei del fatto di poter entrare nel dormitorio femminile”
Sia la ragazza che il ragazzo di colore alzarono gli occhi al cielo in contemporanea.
Nott socchiuse le palpebre freddamente, in direzione della prima. “Vedi di non fare quella faccia Pansy, sai benissimo che non è vero…” sibilò indignato. Poi però si aprì in un misterioso sorrisetto maligno, probabilmente gliene era venuta in mente una delle sue. “A proposito, tra tutte le possibili e impossibili teorie che hai elaborato hai mai pensato che Draco potrebbe essersi suicidato?”
La corvina ammutolì, non potendo fare a meno di valutare l’opzione che Draco potesse averlo fatto veramente. Guardò verso Blaise per ottenere una qualche risposta rassicurante ma quello non parlò.
Invece deglutì impercettibilmente. Sapeva che Draco sarebbe stato davvero capace di togliersi la vita se era in un grado di disperazione tale da ritenerlo necessario. E, visto lo stato in cui versava in quei tempi, sembrava avesse un motivo abbastanza valido per farlo. Anche se il Serpeverde non era sicuro di cosa si nascondesse veramente sotto a quel comportamento.
“Ok, mi dispiace… non… non volevo farvi preoccupare più del dovuto…” tentò di scusarsi Nott. L’aveva davvero sparata grossa se perfino Zabini, che solitamente non lasciava trasparire alcuna emozione, aveva assunto un’espressione preoccupata decisamente non da lui.
Pansy spostò lo sguardo da uno all’altro. “Blay, secondo te potrebbe…?” le parole le si bloccarono in gola per la seconda volta.
Zabini socchiuse le labbra, probabilmente per dire qualcosa, ma le sue parole vennero coperte dall’urletto stupito di Theodore.
“Pansy! Quei vestiti! Sotto al letto, vicino al baule di Draco! Non c’erano stamattina presto, quando ci siamo svegliati, giusto?!”
La corvina scese dal materasso, la fronte corrugata in un’espressione confusa, e si accucciò per terra accanto al baule che il biondo utilizzava solitamente per riporre gli indumenti sporchi all’interno, quando non aveva il tempo di mettersi a lavarli subito. Accanto ad esso erano ripiegati accuratamente una camicia bianca e una delle sue solite paia di pantaloni neri. “Come Salazar abbiamo fatto a non accorgercene?! Questo vuol dire che deve essere per forza tornato qui prima di noi! E’ vivo!” esclamò sollevata, poi saltò in piedi e corse ad abbracciare il ragazzo per la felicità. “Mioddio Theo, sei un genio! Ti adoro!”
Il ragazzo avvampò, imbarazzato per quello strano gesto da parte della ragazza. Era abituato a litigarci 24 ore su 24 e di certo non se l’aspettava.
Zabini sollevò un angolo della bocca in un ghignetto malefico, osservando il viso bordeaux di Nott mentre Pansy era girata di spalle. Indico la ragazza, poi lui, e infine fece passare un paio di volte il dito della mano destra all’interno di un cerchio formato dalla congiunzione di pollice e indice con la mano sinistra, per indicare “quella cosa”.
Theodore arrossì ancor di più e lo mandò a fanculo gestualmente, mentre la ragazza era occupata a tornarsene seduta sul letto di Draco.
Calò improvvisamente un silenzio interrotto solamente dai respiri stranamente pesanti di Nott, che si agitava sempre di più a causa delle occhiate maliziose che Blaise continuava a lanciarli. La corvina invece aveva la fronte corrugata in un’espressione pensierosa mentre provava a pensare a dove avrebbe potuto trovare Draco.
“Io… io vado a farmi un giro ragazzi” mormorò ad un certo punto Theo, non potendone più di stare immobile a fare nulla e dei pensieri su lui e la ragazza che gli sguardi di Blaise gli istigavano nella mente. “Stai tu con Pansy, ok?” chiese alzandosi dal letto, o più che altro ordinò.
“Oh sì…” sibilò Zabini con una voce talmente sensuale da far rabbrividire Theo di una qualche strana forma di gelosia, anche se sapeva che il suo amico era unicamente omosessuale.
Prese un paio di respiri profondi. “Molto bene…” disse poi a voce bassa, per non far sentire il tono tremante e agitato.
Blaise rise tra sé e sé, continuando pur sempre a mantenere il solito viso inespressivo. L’unica cosa diversa in lui erano gli occhi blu scuro, che sembravano essersi schiariti quel poco da luccicare in maniera maliziosa. Aveva sempre immaginato che i bisticci tra Theodore e Pansy non erano dovuti a semplice antipatia ma ad una qualche forma di attrazione, e ora ne aveva avuto delle piccole conferme.
 
Lanciandogli un’ultima occhiataccia Nott fece per uscire dal dormitorio quando la maniglia si abbassò apparentemente da sola, mossa da qualcuno che si trovava dall’altra parte. La porta in legno scuro si aprì cigolando leggermente e una figura alta ed eccessivamente magra fece capolino da dietro.
Davvero, chiunque Theo si sarebbe aspettato di vedere: Astoria, Tyger, Goyle, Daphne Grengrass…
Sarebbe stato meno sorpreso se si fosse ritrovato davanti un Grifondoro.
Ma no… non Draco Malfoy in persona.
E tra l’altro con i capelli spettinati, l’espressione spensierata, quasi felice, e un grosso barattolo di nutella stretto in mano.
Gli sguardi di tutti si puntarono su di lui, bocca spalancata, occhi sgranati. Perfino quelli di Zabini, che solitamente non muoveva un minimo muscolo della faccia.
“Hey… ehm… ragazzi, beh… ciao!” biascicò il biondo imbarazzato, portando indietro una ciocca di capelli che gli era caduta sul viso e gli solleticava fastidiosamente il naso.
A insaputa di tutti Pansy saltò in piedi, con una faccia estremamente incazzata. Spinse da un lato Theodore e in un paio di passi fu di fronte al ragazzo biondo. Ebbe addirittura la pazienza di strappargli il barattolo di nutella dalle mani e appoggiarlo sul comodino, in modo da evitare che si frantumasse sul pavimento, prima di fare ciò che aveva da fare.
Draco si aspettava che l’avrebbe accolto, detto qualcosa di gentile, magari abbracciato, e invece si ritrovò il naso schiacciato da un pugno degno di quello della Granger al terzo anno.
“QUESTO E’ PERCHE’ MI HAI FATTO PREOCCUPARE TANTISSIMO PER UN INTERO MESE!” urlò la ragazza con la voce isterica, talmente tanto da sembrare indemoniata.
Il dolore non fece a tempo a diminuire quel poco che bastava per far smettere a Malfoy di tenersi il naso con entrambe le mani, per l’impatto improvviso, che Pansy gli sferrò un secondo pugno, sta volta in pancia, ammaccandogli una costola e facendolo letteralmente piegare a metà dal male.
Boccheggiò un paio di volte, gemendo contrariato. 
“E QUESTO E’ PERCHE’ IERI SERA MI HAI RESPINTO E TE NE SEI ANDATO CHISSA’ DOVE METTENDO TUTTI NEL PANICO!” strillò nuovamente Pansy.
Il biondo serrò forte gli occhi, preparandosi a riceverne altre, ma fortunatamente non arrivarono mai perché la ragazza lo abbracciò, iniziando a piangere dalla felicità. “E questo è perché non sai quando sia felice che tu stia bene, cominciavamo davvero a pensare che ti fosse successo qualcosa di male” sussurrò con voce gentile, senza più urlare.
Anche se la cosa gli fece venire i brividi dallo schifo, Draco ricambiò l’abbraccio. Perché dai, se lo meritava.
Dai pochi ricordi di Pansy che aveva di quel mese lei era stata quella che si era occupata di più di lui, riuscendo, malgrado tutto, a tenerlo in vita in maniera quasi decente. Aveva dimostrato di essere una vera amica, nel momento in cui il biondo aveva più bisogno. Anche se, conciato com’era, Draco non aveva potuto rendersene conto fino a quel momento.
Forse doveva ripensarci, forse doveva smetterla di ritenerla antipatica solamente perché aveva una cottarella per lui. Dopotutto chi non ce l’aveva? Lui era un fico assoluto!
Rise tra sé e sé rendendosi conto di quanto fosse elevata la sua superbia, come gli aveva fatto notare Potter diverse volte.
Forse bastava solo che chiarisse le cose con lei. Però pian piano. Aveva fin troppi casini, cose da spiegare e altre su cui inventare scuse credibili in modo che i suoi amici gli credessero.
“Comunque sei un coglione…” mormorò la ragazza interrompendo il flusso dei suoi pensieri e staccandosi da lui mentre sorrideva commossa, con gli occhi lucidi.
“Si, anche io ti voglio bene Pan” disse il biondo in tono lievemente sarcastico “Un po’ meno perché mi hai fatto davvero male…” Si massaggiò il naso ancora dolorante.
“Scusami, ma te lo meritavi” ridacchiò la ragazza alzando le spalle e andando a distendersi nuovamente sul letto.
Fu il torno di Nott di avvicinarsi a lui.
Draco si tirò indietro d’istinto, terrorizzato dall’idea di ricevere un altro pugno ma il suo amico non fece altro che sorridergli e avvolgerlo in un caldo abbraccio di bentornato.
“Ammetto che mi sei mancato Dray, immobile com’eri sembrava che nemmeno ci fossi e non sai quanto è stato noioso senza di te... comunque concordo con Pansy, sei un gran coglione” disse scherzosamente.
Il biondo ricambiò tirandogli un paio di pacche sulle spalle e ridacchiando. Poi Theodore si staccò da Malfoy per porgere il posto a Blaise, che attendeva dietro di lui.
Zabini fece un passo in avanti, le braccia aperte per circondare il corpo del ragazzo che nonostante tutto considerava ancora migliore amico. Ma si bloccò a mezzaria non appena vide che l’altro si era immobilizzato e aveva cominciato a fissarsi le scarpe profondamente a disagio. Capì subito il perché di quel comportamento e indietreggio appena porgendo soltanto la mano.
Draco deglutì e si decise a stringerla e a guardarlo in viso dopo quasi un mese che non lo faceva. Probabilmente quella era la prima volta che su di esso si poteva scorgere una chiara forma di tristezza e scoraggiamento, soprattutto attraverso i suoi occhi, che non erano più gli stessi due pozzi blu notte ma si erano schiariti quel poco che bastava per non comunicare esternamente la solita espressione dura e razionale.
“B-beh… ciao…” biascicò il biondo stranamente dispiaciuto nel vedere il suo ex-migliore amico in quelle condizioni. Aveva la netta impressione di centrare molto nel motivo di quel suo stato d’animo, anche se quello che aveva fatto cose “sbagliate” era stato l’altro. O almeno così appariva la questione dal suo punto di vista…
“Dobbiamo parlare… in fretta… e non provare a scappare. Credo che ci siano parecchie cose che tu mi debba confessare… e per me vale altrettanto” disse invece Blaise, per poi sciogliere la stretta e tornarsene a braccia incrociate a ridosso della parete.
“Credo che prima di lasciarvi soli a chiarire le vostre cose è meglio se dai delle spiegazione anche a me e a Nott eh?” sbottò Pansy dal letto di Draco.
“S-si… avete ragione” mormorò il biondo passandosi una mano sui capelli.
Aveva mentito tantissime volte in vita sua e sinceramente si era stufato… ma di certo non poteva raccontare a tutti di essere un mangiamorte e di avere una pericolosa missione affidatagli dal Signore Oscuro da portare a termine. Così scelse di rifugiarsi in una mezza verità.
Anche se la vergogna per quello che stava per dire cominciava a logorarlo ancor prima che iniziasse a parlare sapeva che i suoi amici non l’avrebbero mai preso in giro ne spifferato a nessuno. E anche se era fin troppo imbarazzante era meglio di finire dritti ad Azkaban o altro.
E poi, dai… era il momento di ammetterlo pure a se stesso…
 

*****
 

La voce di Hermione si insinuò nella mente di Harry, ricordandogli ciò di cui avrebbe voluto non occuparsi mai: “Dovresti raccontare a Ron questa storia. Lo so che sembra stupido ma non lo è, ha già cominciato a sospettare che tu gli stia nascondendo qualcosa di importante e in questi ultimi periodi ne sta solamente avendo le conferme”
E quello era il momento perfetto per dirgli la verità. Soli, in dormitorio, senza orecchie indiscrete che potevano ascoltare i discorsi personali che Harry doveva intraprendere.
Sospirò, massaggiandosi per dei momenti la radice del naso e pensando a come iniziare il tutto.
“Senti Ron…” mormorò, sedendosi il più comodo possibile sul letto e prendendo un paio di respiri profondi prima di puntare gli occhi dritti in quelli azzurro chiaro del ragazzo, che ricambiò lo sguardo, aprendo bene le orecchie, pronto ad ascoltare quello che aveva da dire.
“Sono sicuro che tu abbia già cominciato a sospettare che io, e forse anche Hermione, ti stiamo nascondendo qualcosa. Ed è vero, lei sa già tutto, ma le ho chiesto di non dirti niente perché non avevo il coraggio di affrontare la realtà che anche tu conoscessi la verità su di me... Ma sei il mio migliore amico, e penso che per te sia davvero arrivata l’ora di sapere… anche se potresti non prenderla bene…”
Il rosso aggrottò la fronte e fece un cenno per invitarlo a continuare. Anche se non era particolarmente felice di venire a sapere che i suoi due migliori amici gli avevano nascosto qualcosa, inutile o importante che fosse, la curiosità di sapere i motivi per cui i comportamenti del suo migliore amico erano cambiati in pochi mesi superava di gran lunga l’indignazione.
Harry cominciò già da subito a torturarsi le mani, in maniera talmente nervosa da rischiare di slogarsi le dita per gli assurdi intrecci che stava tentando tra di esse, mentre cercava di far passare il tempo. Desiderava in quel momento più che mai di trovarsi da un’altra parte, avrebbe giurato che anche l’ufficio della Umbridge l’avrebbe fatto sentire più a suo agio di quel posto. Non aveva idea di come dirgli anche solo una parola di tutto quello che era giusto che sapesse, ma di una cosa era certo: doveva andarci piano, avanzare passo per passo. Il suo amico era uno che si sconvolgeva fin troppo facilmente…
Non sapendo da dove iniziare sparò la prima cosa che gli passò per la testa. E sta volta la “sfacciata-fortuna-Potter” non lo salvò. Anzi, non poteva iniziare da argomento peggiore, sarebbe stato costretto a rivelare proprio tutto tutto.
“Devi sapere che… c’è una persona che mi piace…”
Come sempre il rosso non riuscì a tenere a freno la lingua e già da subito espresse la sua opinione. “Beh… che c’è di così brutto? E’ una cosa piuttosto normale sai… E poi sono felice che tu abbia trovato qualcun’altro dopo il casino che è successo con mia sorella…”
“Ron… per favore” lo interruppe Harry “Credi che sia solo questo il motivo per cui ti ho tenuto nascosto l’argomento per così tanto tempo?”
“Oh… scusami, io… tu, insomma… ecco hai ragione, sì” biascicò il rosso rendendosi conto di non aver pensato minimamente prima di intervenire con la sua. “Io intendevo solo dire: c’è qualcosa di male in questa persona?”
Harry sospirò. “Per me? Assolutamente no… Per te e per molti altri? Beh sì. Anche più di qualcosa”
“Davvero? Posso almeno chiederti di che Casata è questa ragazza?”
“E’ questo il punto…”
“Quale?” Ron gli rivolse uno sguardo interrogativo.
“Non lo è…”
“Non lo è che cosa?! Una strega?”
“… Una ragazza”
“E cosa vuoi che sia allora? Un ippogrifo? Una persona tipo Hermione che non può essere considerata umana ma una specie di ‘essere sovrannaturale’ a causa della sua eccessiva intelligenza? Capisco che sia strana… e in gamba, e semplicemente perfetta, e… Beh, insomma: è pur sempre una ragazza!” Ron iniziava a perdere la pazienza. Non era mai stato uno molto delicato e in quel momento si sentiva quasi preso in giro da Harry, dato che non si decideva a dire ciò che aveva da dire. Insomma ci voleva così tanto? Era davvero così sconvolgente come cosa?
Il moro abbassò gli occhi sulle coperte del letto. Sapeva che una volta pronunciato le prossime tre parole non sarebbe più riuscito a sostenere lo sguardo del suo migliore amico. Fu felice della ciocca di capelli neri che gli cadde davanti al volto, oscurandogli la visuale: almeno non avrebbe per forza dovuto vedere l’espressione dell’altro ragazzo che sapeva già essere non piacevole da sentirsi rivolgere.
“E’ un… un…” le parole gli si strozzarono in gola e non riuscì a finire la frase. Ma purtroppo, o forse per fortuna – dato che in questo modo Harry non sarebbe stato costretto a dirglielo esplicitamente – Ron capì già tutto con l’articolo.
Il rosso sussurrò soltanto “Oh… Quindi tu-tu sei…? Quindi ti piacciono anche i…?”
“Sì” disse il moro interrompendolo, in tono stranamente autoritario. Ma ricacciò subito dopo lo sguardo sulla coperta scarlatta del suo letto, in preda alla vergogna più totale.
Ron rimase per numerosi e insopportabili secondi in silenzio, a fissare il nulla con sguardo svanito, mentre la sua mente connetteva quella nuova informazione. E, sinceramente, non ci credette fino in fondo.
“Ma… non… non capisco…” mormorò. “Sei stato assieme a Cho Chang all’inizio del quinto anno e poi anche con mia sorella il resto dell’anno scorso, come fai a dire di essere… sì insomma, in quel modo…?”
“Non è che non mi piacciano le ragazze ma… mi piacciono più i ragazzi, ecco. Con loro mi sento più, come dire… a mio agio, e non intendo come amici”. Harry raccolse entrambe le ginocchia a petto subito dopo, per l’imbarazzo di ciò che aveva ammesso.
Ron sgranò improvvisamente gli occhi e urlò con una vocetta sconvolta “Cosa?! Vuoi dirmi che mi consideri di più di un amico?!”
Il moro tirò su la testa di scatto, non facendosi male al collo solo per poco. “No! Ma cosa vai a pensare! Non potresti mai piacermi in ‘quel senso’, sei come un fratello per me… e ti voglio bene ma mica ti amo!”
Il rosso tirò un sospiro di sollievo e sembrò calmarsi immensamente. “Hai-hai ragione, scusami. E che io non avrei mai pensato che tu…”
“Si, capisco…”
Ron si morse un labbro, forse perfino più a disagio del suo migliore amico. “Mhh… e… come avresti fatto a capirlo di preciso?”
Harry tornò rifugiarsi tra i propri capelli, usandoli come se fossero una specie di tendina per non obbligarsi a sostenere ancora lo sguardo dell’altro. “Perché io ne ho… ne ho baciato uno… più volte”
“Più volte?” chiese il rosso con la voce stridula per lo stupore.
“Sì”
“Lo stesso… ragazzo?”
“Sì”
“E… com’è stato?”
Il moro si mosse a disagio sul letto ma non rispose, si limitò a stringere più forte le braccia attorno alle proprie ginocchia. Quelle domande lo imbarazzavano più di ogni altra cosa ma era ovvio che prima o poi Ron avrebbe dovuto rivolgergliele, era normale che fosse curioso di saperlo.
“Insomma, voglio dire… ti è piaciuto?” chiese provando a riformulare la frase.
Harry allora annuì impercettibilmente, abbastanza perché il rosso lo notasse.
Ci furono un paio di minuti di silenzio in cui il moro si crogiolava nella vergogna e il rosso elaborava le nuove informazioni riflettendo su chi potesse essere questo ragazzo, mentre giocherellava con un braccialetto rosso che gli aveva regalato Hermione un paio di mesi prima.
Poi scoppiò in una delle sue solite riflessioni ad alta voce che non riusciva a trattenere. “Beh! E ti pare il modo: dirmelo adesso? Dopo mesi che hai lasciato mia sorella? Dopo mesi che l’hai scoperto? E soprattutto dopo mesi che Hermione è già venuta a saperlo e io no? Pensavo che ti fidassi di me. Insomma, sono il tuo migliore amico! Non dovresti avere così tanta paura di dirmi certe cose”
“C’è di più di questo. C’è di peggio” disse Harry in un sussurro appena udibile.
“E cosa vuoi che ci sia di peggio di così? Sei gay, o per meglio dire bisessuale: ok, l’ho capito! Ti vergognavi a dirmelo forse perché a differenza tua a me piacciono solo le femmine: ho capito pure questo. E ammetto che sono abbastanza disgustato, ma che vuoi… prima o poi mi abituerò anche a questo, lo sai perfettamente. Però se c’è davvero qualcos’altro di importante non capisco perché tu non ti decida a dirmi tutto in una sola volta…”
“Almeno ci hai mi provato a parlare di qualcosa assurdamente imbarazzante e personale con qualcuno? Se credi sia così facile perché non ammetti ad Hermione tutto ciò che provi per lei e la facciamo finita? Ah?!” lo interruppe Harry seccato.
“COME.CAVOLO.FAI.A.SAPERE.CHE.MI.PIACE.HERMIONE?!” urlò il rosso, stupito.
“Forse perché ci stai sempre appiccicato, non vuoi mai andare da nessuna parte a meno che non ci sia anche lei, non fai altro che dire quanto sia intelligente, e infine non smetti di parlarne neppure quando dormi?”
Ron serrò le labbra di colpo, senza parole.
“E forse lo so semplicemente perché sono il tuo migliore amico da più di sei anni e ho imparato a conoscerti meglio di me stesso!” continuò il moro “E forse non ho il coraggio di dirti ciò che devo perché ho paura che tu la prenda talmente male da cominciare ad odiarmi! E forse perché… – abbassò notevolmente il tono di voce e si passò una mano sulla fronte, esasperato – … perché non voglio perdere anche te…”
“Io… io non…” biascicò il rosso rendendosi conto di aver esagerato nuovamente.
Ma Harry non lo sentì, ricominciò a parlargli sopra piuttosto incavolato “E sai cosa?! Dato che non te ne frega un cazzo di quello che ho da dirti se vuoi ascoltami bene altrimenti non farlo! Ammetto inoltre che volevo spiegarti le cose un po’ per volta ma visto la situazione se ti sconvolgerai sono fatti tuoi!”
Il rosso abbassò lo sguardo mortificato.
“Quindi sì, sono bisessuale! Ho baciato un ragazzo più volte segno che probabilmente anche a lui io piaccio! Sarai felicissimo di sapere che non è un Grifondoro ma un Serpeverde. Di brutte cose ne ha fatte nella vita e nonostante questo mi piace un casino! Tu lo odi, Hermione lo odia, praticamente l’intera scuola lo odia… Ha un padre che è stato cacciato ad Azkaban, è assurdamente viziato e vive in una casa che la sua famiglia chiama villa ma che è quasi più grande dell’intero castello di Hogwarts. E sarai ancor più felice di sapere che il suo nome è…” si bloccò improvvisamente, deglutendo preoccupato. Forse aveva detto troppo, ma ormai era tardi.
Ron non ci impiegò molto a elaborare tutto quanto e collegò subito le parole ad un certo biondo insolente che se n’era andato non moltissimo tempo prima, rendendosi conto che era ovvio.
Come cavolo aveva fatto a non arrivarci?!
Bastava solo pensare che quando lui e Neville erano entrati in dormitorio avevano trovato i due seduti in maniera scomposta e con una faccia spaventata del tipo “siamo-stati-scoperti”.
Certo Ron! Secondo te cosa stavano facendo? Giocando a spettinarsi i capelli a vicenda?!” pensò schiaffandosi una mano sulla fronte e cercando di bloccare le visioni disgustose di Harry e Malfoy distesi sul letto a mangiarsi la faccia come due salamandre in calore.
Anche se era praticamente sicuro della persona a cui si riferisse Harry chiese lo stesso una conferma. C’era comunque una piccola possibilità che non fosse quello il ragazzo, o forse l’unica cosa presente era solo un briciolo di speranza nel rosso, ma valeva la pena tentare.
“Il suo nome è?” chiese riprendendo le parole dell’altro di poco prima.
Il moro fece un paio di respiri profondi, ma tanto non serviva a nulla attendere ulteriormente. Ormai aveva iniziato il discorso, tanto valeva concluderlo e attendere che Ron si abituasse a questo suo “nuovo” migliore amico. Si perché Harry sapeva che non appena avrebbe pronunciato le prossime due parole il rosso sarebbe rimasto fin troppo sconvolto e nel migliore dei casi avrebbe continuato a guardarlo male per un bel po’ di tempo.
Quindi fece scioccare le labbra e lo disse tutto d’uno fiato.
“Il-nome-del-ragazzo-che-mi-piace-è… DRACO MALFOY!”
Si rese conto solo in seguito di aver praticamente urlato il nome finale ma questo non fu poi così rilevante, tanto i dormitori avevano le pareti silenziate e comunque il problema non era dato da quell’azione.
Il casino era già stato combinato semplicemente dalle parole.
 
Ron infatti si era immobilizzato di colpo, irrigidendosi e sbiancando talmente tanto da sembrare una statua di marmo. La sua ultima speranza era caduta assieme all’improvviso coraggio di Harry e ora l’unica cosa che avvertiva era il suo battito cardiaco assurdamente accelerato e la voce del suo migliore amico che gli rimbombava in testa…
Draco Malfoy… Draco Malfoy… Draco Malfoy… Draco Malfoy… Draco Malfoy… Draco Malfoy… Draco Malfoy…
No… Non poteva essere vero. Non poteva e basta.
Era una cosa impossibile anche negli incubi più assurdi.
Rimase numerosi secondi a fissare il vuoto, talmente sconvolto da convincersi che tutto quello era solo e sicuramente un GRANDE, STUPIDISSIMO, FOTTUTISSIMO: SCHERZO.
I suoi occhi si sgranarono leggermente e le sue labbra si sollevarono in un sorrisetto a dir poco inquietante senza essere controllati dalla sua volontà.
 
Harry si sarebbe aspettato di tutto, davvero di tutto, ma no… non di vederlo scoppiare a ridere all’improvviso. Addirittura fino al punto di tenersi la pancia con le mani per il dolore.
Rimase a fissarlo a bocca aperta, mentre sentiva la vergogna bruciarli in viso come mai gli era successo prima d’ora. Lo giurava: avrebbe preferito che si incazzasse con lui oppure che lo picchiasse piuttosto di vederlo comportarsi in quel modo. Come se la considerasse solamente una barzelletta o una cosa estremamente stupida su cui ridere sopra. Come se non capisse lo sforzo che aveva impiegato Harry per riuscire a dirglielo.
“Complimenti fratello! Bellissimo scherzo! Davvero, ci sono cascato in pieno!” esclamò Ron asciugandosi una lacrima che gli era sfuggita per il troppo ridere.
Non ottenne una minima risposta o cenno da parte del moro.
“Perché è uno SCHERZO giusto?” chiese sottolineando in modo particolare la parola.
Di nuovo il suo migliore amico non disse nulla, si limito a fissarlo dritto negli occhi con una sguardo profondamente triste e distrutto.
Il sorriso di Ron sparì dalle sue labbra a velocità tripla di com’era apparso e la sua espressione si tramutò in estrema preoccupazione, o per dirla più giusta terrore. “Allora?” domandò di nuovo, in un sussurro. Aveva davvero paura della risposta che avrebbe potuto ricevere.
Stesso risultato delle volte precedenti.
“Harry…?” chiese allora sconvolto, quasi esasperato.
Il moro non riuscì più a sostenere il suo sguardo, così abbassò il capo e si coprì il viso con le mani, cercando di non far notare a Ron le lacrime che premevano per riversarsi all’esterno. Avrebbero contribuito soltanto a farlo apparire più debole e ridicolo.
Ma i suoi sforzi per reprimerle furono inutili. Era davvero troppo umiliato per resistere un secondo di più. Così loro scivolarono sul tessuto del materasso accompagnate dal suono di un singhiozzo rotto, che risuonò nel silenzioso dormitorio.
E tanto valeva che lo ammettesse esplicitamente, il rosso aveva ormai già capito ogni cosa e certamente dicendolo non avrebbe ne migliorato ne peggiorato la situazione. O forse sì. Poteva sempre fingere che tutto ciò fosse pura invenzione, e magari Ron ci avrebbe pure creduto, ma che cosa ci avrebbe ottenuto poi? Solo di ritornare al punto di partenza pieno di sensi di colpa perché non aveva avuto il coraggio di dire la verità fino in fondo. 
Alzò il viso rigato da lacrime, quindi prese un respiro profondo e con quell’unica frase concluse ciò che aveva iniziato. “Mi dispiace ma… non-non è uno scherzo…”
Il rosso esitò un attimo. Poi annuì debolmente, mordicchiandosi un labbro, lo sguardo vuoto come se non vedesse i grandi occhi verdi e lucidi che lo fissavano mortificati da dietro un paio di spesse lenti. “Io… sì, capisco benissimo…”
Per la seconda volta Harry desiderò immensamente ricevere un pugno in faccia, un insulto, un: “Ma sei deficiente? Come cazzo ti è saltato in mente di baciare un ragazzo? E per di più se si chiama Malfoy di cognome e Draco di nome?”
Ma niente di tutto ciò accadde.
Ron invece si alzò cautamente dal letto, tirandosi nervosamente le maniche del maglione e allungandole abbastanza da coprirsi entrambe le mani. Continuava ad annuire ripetutamente anche se dentro di lui accadeva l’esatto contrario.
Con quel gesto stava cercava di accettarlo. Stava cercando di capire perché fosse successo tutto quel casino proprio al suo migliore amico.
Ma davvero, voleva farlo, però non ci riusciva.
Non era arrabbiato, semplicemente confuso ed estremamente deluso.
L’aveva sempre imitato, Harry. Considerato un grande punto di riferimento, creduto certamente capace di controllarsi più di se stesso però… a quanto pareva anche i migliori cadevano prima o poi. Quando il lato più nascosto del cuore prendeva il sopravvento e controllava la successione degli eventi portandoli verso ciò che gli faceva felici ma allontanandoli da ciò che era davvero giusto.
In quel modo Harry era felice… ok. Forse riusciva ad immaginarsi cosa volesse dire.
Però lui felice non lo era.
E preferiva andarsene piuttosto di combinare casini con il suo carattere imprevedibile.
Fece un passo verso la porta del dormitorio, sospirando dispiaciuto. “Io scusami… non ci riesco…”
“Sì, capisco…” sussurrò Potter.
“Davvero, mi dispiace ma… non riesco più a riconoscere lo stesso Harry di prima. Tu, tu sei… troppo diverso. Non sono… capace… ad accettarti… così, come sei…” 
Il moro annuì con fatica, quell’affermazione l’aveva letteralmente distrutto.
“Devo andare…”
Il moro annuì di nuovo, il respiro che faticava tremendamente ad uscire a causa del grosso nodo che sentiva in gola.
Ron allora si girò di schiena, percorrendo il dormitorio con pochi e lunghi passi.
Non ce la faceva.
A capire il suo migliore amico.
Ad accettare quel nuovo rapporto.
A vedere Harry in quelle condizioni per colpa delle sue parole.
Doveva sbrigarsi ad uscire, l’aria si era fatta soffocante e i suoi occhi cominciavano ad appannarsi per le lacrime.
Poggiò una mano sulla maniglia, stringendola più del dovuto, e, alzando e abbassando le spalle, prese un respiro profondo “Ti prego, non odiarmi per questo” disse soltanto, cercando di imitare un tono di voce fermo e autoritario.
Poi capì da solo che stava per scoppiare. Così, pauroso di mostrare la sua debolezza di fronte ad Harry, cercò di aprire e richiudersi la porta alle spalle più in fretta possibile. Ma non fu abbastanza veloce: un singhiozzo gli sfuggì dalla gola un momento prima che il classico rumore della serratura giungesse alle orecchie del moro.
“Non potrei mai odiarti… sei il mio migliore amico” sussurrò Harry.
Anche se sapeva che Ron da fuori non avrebbe potuto sentirlo… non più ormai.
 
 
*****
 

La porta del dormitorio di Serpeverde si chiuse con un sibilo dietro a Theodore e Pansy, facendo entrare una leggere folata di aria fredda.
Draco rabbrividì.
Aveva appena finito di giustificare ai suoi amici il perché del suo comportamento in quelle ultime settimane e, prima che se la svignasse, Zabini aveva chiesto di lasciarli un attimo soli. Così ora si trovava con lui, nella stessa stanza, e doveva ammettere che la cosa certamente non lo tranquillizzava.
Ovviamente, non potendo raccontare un minimo particolare della missione che gli era stata affidata, aveva dovuto concentrare la sua risposta solo ed esclusivamente su Harry, rivelando di conseguenza tutto ciò che provava per lui e quindi la certezza di non essere completamente etero. Doveva ammettere che erano sì rimasti piuttosto schifati che tra tutti i ragazzi presenti ad Hogwarts avesse scelto proprio quello che per tutti era stato da sempre il più acerrimo nemico, ma probabilmente se non l’avevano presa poi così male era perché
Primo: erano ancora troppo felici che Draco fosse tornato a comportarsi normalmente per arrabbiarsi già da subito con lui, è ciò aveva giovato di molto a suo favore.
E secondo: sulla questione della preferenza verso gli uomini si erano già abbastanza sconvolti quando aveva dovuto ammetterlo Zabini, non moltissimo tempo prima, e di conseguenza non c’era niente di nuovo per cui stupirsi.
“Senti Blaise, prima di parlare devo… andare un attimo in bagno”
Il biondo cercò di svignarsela il prima possibile ma la grossa mano di Zabini lo avvolse sul braccio scarno bloccandolo lì dov’era, a pochi metri dall’uscita.
“No bello! Tu non vai da nessuna parte!”
Tentò debolmente di liberarsi dalla stretta ma era ovvio che non avrebbe ottenuto nulla neanche impiegando tutte le sue forze. “Non puoi obbligarmi a rimanere qui” disse in tono falsamente calmo. Tutte le volte che gli era capitato di stare da solo con Blaise nella stessa stanza aveva ottenuto sempre lo stesso risultato: e cioè il farsi venire il torcicollo per evitare che il Serpeverde avvicinasse troppo il viso al suo e lui rischiasse di non riuscire più a staccarselo dalla faccia una volta stabilito un contatto. E non aveva per niente voglia che succedesse per l’ennesima volta.
“Senti Draco, lo so benissimo perché odi stare assieme a me ma se solo ascoltassi in silenzio e mi lasciassi spiegare…”
“Spiegare cosa? Il perché ci provi apertamente con me ogni volta che ne hai l’occasione? Spiacente ma te l’ho già detto, a te e a tutti gli altri. Mi piace un altro e si dà il caso che si chiami Harry di nome e Potter di cognome” lo interruppe il biondo piuttosto scocciato.
Blaise alzò gli occhi al cielo e sospirò. “Non ci provavo con te perché mi piacevi, o almeno, all’inizio sì però… VUOI SMETTERLA DI MUOVERTI COME SE STESSI PER UCCIDERTI?!”
“No! Lasciami!” esclamò Draco contrariato. Stava cercando di allentare la stretta dimenandosi in tutti i modi possibili e non voleva decidersi ad ascoltare ciò che Zabini gli stava dicendo.
“Neanche morto lo faccio. Se ti mollo tu scappi sicuramente”
“Ho detto di lasciarmi!” urlò affannosamente Draco strattonando il braccio per l’ennesima volta.
Blaise però non lo lasciò, anzi rafforzò la presa per assicurarsi che rimanesse lì dove l’aveva afferrato. “Per favore, devi ascoltarmi. Se continui a comportarti in questo modo non risolveremo mai nulla…”
“HO DETTO DI LASCIARMI!!!”
Zabini alzò entrambe le mani di scatto, facendo un passo indietro con l’impressione di essere diventato sordo ad un orecchio.
L’urlo di Malfoy parve rimanere sospeso in aria per parecchi secondi.
Poi Blaise si ricompose e interruppe il silenzio parlando con tono piatto e lineare. “Ok, va bene ho capito… Se è questo ciò che vuoi…”
Draco si aprì in un ampio ghigno soddisfatto e massaggiandosi il braccio dolorante voltò le spalle al ragazzo per andare ad aprire la porta. I suoi movimenti però vennero distratti dalla voce di Zabini.
“Voglio almeno che tu sappia che era tutta una finzione…”
Si bloccò di colpo, non era sicuro di aver capito bene, poi si girò verso Zabini che se ne stava immobile al centro della stanza. “Ripeti quello che hai detto” gli ordinò.
“Ho detto che era solamente una finzione… ciò che è successo… tra noi”
Draco annuì un paio di volte non troppo convinto ma comunque non uscì dal dormitorio. Andò invece a poggiarsi con la schiena alla parete e le braccia incrociate al petto, mettendosi il più comodo possibile. “Avanti, parla. Ti ascolto” disse con un cenno del capo.
Blaise rimase a fissarlo leggermente sbigottito per quell’improvviso cambiamento di idea.
“Sei sordo? Ho detto: parla. Sono pronto ad ascoltarti” ripeté il biondo interrompendo la riflessione dell’altro, che stava riordinando tutte le migliaia di pensieri che gli giravano in testa per elaborare un discorso decente.
“Grazie” disse Zabini per poi prendere un respiro profondo e spiegare ciò che non aveva potuto, o non era riuscito, a dire in precedenza.
“L’ho visto sai. Ti ho visto mentre scrivevi una lettera a tuo padre sperando che non si arrabbiasse troppo con te, e piangevi, al primo anno, spiegandogli che Potter non aveva voluto stringerti la mano e accettare la tua amicizia. Ho visto come invidiavi lui e la sua combriccola di Grifondoro. Ho visto come sprecavi la maggior parte del tuo tempo ad escogitare un modo per mostrarti migliore di lui. So che ti faceva male non sentirti importante, popolare, fortunato allo stesso modo e so che diverse volte hai pianto per l’umiliazione subita nel momento in cui hai provato a confrontarti. Lo so perché ti ho sempre osservato Draco, facendoti da spalla nei duelli, incitandoti nei bisticci, standoti accanto quando ti rifiutavi di scendere a cena, perché ci rimanevi troppo male per assicurarti di riuscire a mantenere la solita aria da superiore davanti a Potter.
Ho capito che volevi essere come lui… oppure che volevi semplicemente essere accettato. Ho capito anche che eri attratto da quel ragazzo come non lo eri mai stato verso nessun’altro. Anche se era un Grifondoro, anche se era il contrario di te, anche se ti odiava, ma soprattutto… anche se era un uomo.
E’ stato quando hai cominciato a fuggire da me, Theodore e Pansy, i pomeriggi. A dire che avevi bisogno di “farti un giro” senza mai rivelare il posto in cui andavi. A tornare a stento entro l’ora di cena con un sorriso che mai nessuno ti aveva visto stampato in viso, eccetto quando battevi Potter in qualcosa, e credimi che le volte erano rare. E’ stato quando ci hai presentato proprio la persona che più credevamo odiassi che ho capito i sentimenti che provavi davvero per quel ragazzo. Volevi essere accettato, stare assieme lui, potergli parlare da persona civile, e forse anche qualcosa di più. E siccome so che noi Serpeverde non ci accontentiamo del poco – perché se c’è una cosa che vogliamo avere non siamo soddisfatti finché non l’abbiamo ottenuta fino in fondo – non è stato difficile arrivare a capire, ancor prima che ci arrivassi tu stesso, che lo amavi veramente e volevi di conseguenza essere amato a tua volta”
“No, questo è impossibile. Io non so amare…” sussurrò Draco abbassando lo sguardo, che aveva tenuto puntato in quello di Blaise fino a pochi secondi prima. Doveva ammettere che si era sentito come letto nella mente, in un certo senso. Non avrebbe mai immaginato che ci fosse qualcuno che lo conosceva così bene.
“Forse lo credi soltanto… ma ne sei capace Draco. Non è una cosa che puoi controllare e comunque ho visto come i tuoi occhi si illuminavano quando sentivi parlare di Potter. Ho visto le condizioni in cui sei stato per quasi un mese, solo perché eri quasi riuscito a ottenere ciò che volevi e poi, per una qualche crudele linea del destino, l’avevi perso ancora prima di averlo avuto veramente. E adesso che hai rivelato a tutti noi il perché di questi tuoi comportamenti, il fatto di aver scoperto di avere una preferenza verso gli uomini grazie ad un Grifondoro in particolare, l’averlo baciato più volte, beh… tutto ciò non ha fatto altro che confermare ciò di cui ero già sicuro”
“Vuoi dirmi che tu… tu avevi già capito tutto prima che io lo scoprissi, o per meglio dire, avessi il coraggio di ammetterlo a me stesso?”
“Sei il mio migliore amico” rispose semplicemente quello.
Il biondo si grattò le testa leggermente a disagio. “Si beh, comunque… resta sempre da spiegare perché ci provassi con me nonostante, come hai detto tu, sapessi già che avevo una preferenza per Harry”
“Davvero non l’hai ancora capito?”
Il biondo corrugò la fronte, perplesso.
“Era tutta una finzione Draco. Quando, fino a ieri, hai smesso di fare qualsiasi cosa compreso parlare, dormire, mangiare, anche se a vederti da fuori sembrava che non percepissi nulla di ciò che ti succedeva attorno io credo che qualcosa il tuo cervellino l’abbia captato comunque. Per caso ti ricordi qualche momento in cui mi hai visto?”
“Ehm… forse. Solo immagine confuse però” mormorò con aria pensierosa.
“Descrivile, se ci riesci”
Draco fece finta di concentrarsi sulla risposta, poi tirò fuori svogliatamente una mano chiusa a pugno, dalle braccia rimaste incrociate fino a quel momento, e si mise a contare sulle dita ciò che ricordava. “Allora, vediamo un po’… Tu che ci provi con me… – disse in tono sarcastico alzando il pollice – Tu che ci provi con me… – sollevò l’indice – Poi… tu che ci provi con me… – ennesimo dito – E di nuovo tu che ci provi con me… – altro ancora – E… aspetta, forse questo è diverso… Nah scherzo, di nuovo tu che ci provi con me” concluse con aria annoiata mostrando a Zabini l’intera mano con il palmo ben aperto.
Blaise sollevò un angolo della bocca in un accenno di ghigno compiaciuto, cosa che il biondo mai si sarebbe aspettata di vedere dopo che si era rivolto a lui con quel comportamento di estrema superiorità. “Sì, esattamente” disse convinto “Perché tutte le volte che sono rimasto solo con te ho sempre fatto ciò che ricordi… Ti dirò la verità adesso, Draco. Se hai voglia credimi, altrimenti non farlo. Ma almeno io sarò sicuro di non averti tenuto nascosto nulla”
Nonostante la sua fiducia per il Serpeverde in quel momento fosse a livelli di gran lunga sotto lo zero il biondo decise comunque di starlo a sentire e di dargli una possibilità di rimediare a ciò di sbagliato che sapeva di aver fatto. Lo invitò a parlare con un cenno di assenso appena accennato.
“Se mi hai visto fare quelle cose non era perché mi piacevi o altre cose del genere, e allora volevo approfittare della tua depressione per combinarne più che potevo, ma perché sapevo benissimo che ciò che facevo ti metteva a disagio più di ogni altra cosa. Perché ero il tuo migliore, perché non volevi che Potter lo venisse a sapere in qualche modo e perché ti piaceva, e quindi cominciavi a renderti conto di provare anche una certa attrazione verso le persone del tuo stesso sesso. Ed è proprio perché sapevo che odiavi quando mi comportavo così che l’ho fatto. Ho voluto provare a vedere se in questa maniera riuscivo a provocare in te una qualsiasi minima reazione che facesse capire, a me e gli altri, che riuscivi ancora a percepire qualcosa del mondo esterno, emozioni brutte o belle che siano”
Draco si accorse solo in quel momento di essere rimasto a fissarlo a bocca leggermente aperta. Si affrettò a ricomporsi e ad assumere la solita espressione da serpe: però doveva ammettere che quella scusa era davvero molto ben preparata e realistica (sempre se era una scusa). Si ricredette subito dopo sui propri pensieri ricordandosi di un altro episodio simile a quello precedente ma ancor peggiore. “Potrei anche pensare di credere a ciò che hai detto ma come spieghi quella volta in cui mi hai baciato davanti a tutti, ai Tre Manici di Scopa, e hai detto di amarmi?”
Troppo tardi si rese conto della gran cazzata che aveva fatto. Iniziò ad imprecare mentalmente verso Godric.
Zabini perse improvvisamente il proprio autocontrollo, talmente sorpreso era rimasto da quella domanda. “Allora è successo veramente! Perché non mi hai mai detto nulla? Perché sono dovuto venire a saperlo da delle insignificanti immagini sfocate nella mia mente e da strani sogni più realistici del solito?”
“Credevo di avertelo fatto bene quell’Oblivion ma a quanto pare…” sibilò Draco a bassa voce, tra i denti. Il suo prossimo passo per tentare di uccidere Silente era rifilargli un idromele barricato avvelenato passando attraverso quel deficiente di Lumacorno e Madama Rosmerta. Il problema era che per riuscire a recuperarne una bottiglia doveva appunto Obliviare quest’ultima perché altrimenti, una volta che la voce della morte del vecchio si fosse sparsa in giro, la proprietaria dei Tre Manici di Scopa avrebbe subito saputo chi incolpare. E se quell’incantesimo non gli riusciva bene era fregato a vita. Era però anche vero che aveva già fatto la stessa cosa con la Grifondoro di nome Katie Bell e, dato che gli effetti iniziali erano stati quelli desiderati nonostante poi fosse andato tutto per il verso sbagliato, il pensiero lo rassicurò comunque.
Blaise captò fin troppo bene ogni singola parola e, anche se già lo immaginava, si infuriò ancor di più. “Oblivion? OBLIVION?! Tu mi hai cancellato un pezzo della memoria senza chiedermi il permesso?!”
Il biondo boccheggiò un paio di volte e, non sapendo come ribattere, mormorò soltanto “Senti Blay…”
Ma venne interrotto ancor prima che arrivasse al punto. “Blay? Cos’è? Adesso torniamo tutto d’un colpo a chiamarci con i soprannomi solo perché ti fa comodo? E comunque, non credi che sarebbe stato meglio parlarmene e chiarire la faccenda insieme? Davvero, ti credevo più maturo”
Draco abbassò per la prima volta lo sguardo facendo sparire dal proprio viso la solita aria strafottente e dicendo una cosa che, se non fosse stato per i giorni che aveva passato assieme ad Harry, non avrebbe mai avuto il coraggio di dire in vita sua. “Hai-hai ragione… scusami…”
Gli insulti si spensero nella gola di Zabini un attimo prima che cominciasse il secondo giro di rimproveri, tanto rimase sorpreso da ciò che sentì. Rilassò le spalle e, per camuffare lo stupore solitamente non da uno come lui, si spolverò una manica del mantello anche se farlo non serviva a nulla, perché di fuori posto non c’era nemmeno una minima piega. “Beh… per sta volta sei perdonato ma sappi che la prossima volta io…”
“Però rimane sempre il fatto che mi hai baciato davanti a tutti, mettendomi totalmente in imbarazzo, e mi hai detto che mi ami. Per tua fortuna credo che non mi abbia visto nessuno di conosciuto ma comunque, Oblivion o non Oblivion, io me lo ricordo perfettamente” lo interruppe Malfoy rimpossessandosi tutto d’un colpo della sua insolenza.
Blaise alzò gli occhi al cielo. Ti pareva, figuriamoci se per una volta Draco si fermava alle scuse e basta. “Correggimi se sbaglio ma – aumentò notevolmente il tono di voce, fin quasi ad urlare, e scandì bene le parole per essere sicuro che l’altro cogliesse al meglio il messaggio – FORSE L’HO FATTO SENZA RENDERMENE CONTO PERCHE’ AVEVO BEVUTO TRE O QUATTRO BURROBIRRE”
“Non sbagli però questo non conta più di tanto. Quando si beve spesso ci si fa scappare cose vere senza rendersene conto, più raramente invece ci si inventa dichiarazioni d’amore false” gli fece notare il biondo.
Per la prima volta in vita sua Blaise ammutolì non sapendo cosa dire. Proprio lui, che era sempre stato uno super organizzato e pronto a ribattere a qualsiasi affermazione. A quanto pareva Draco faceva incasinare la testa anche ai Santi…
Vedendo che non rispondeva il biondo alzò un angolo della bocca soddisfatto. “Allora? Che hai da dire?”
Blaise si morse l’interno della guancia per evitare di lasciarsi sfuggire una qualsiasi espressione che potesse dargliela vinta. “Senti… ammettiamo pure che all’inizio dell’anno mi piacevi… e anche tanto. Perché insomma, guardati intorno, lo vedi tu stesso che di come te c’è ne sono rari…”
“No, non c’è ne sono e basta. Non sai come ti capisco… a volte è difficile anche per me resistermi mentre mi guardo allo specchio” disse lisciandosi all’indietro i capelli con movimenti lenti e sensuali.
Zabini lo incenerì con lo sguardò. “Draco, per favore… è una cosa piuttosto seria. Il motivo per cui fino a poco tempo fa non mi sono mai interessato a trovarmi una ragazza lo conosci perfettamente. E credo tu sappia anche che non è poi così facile ammetterlo a se stessi senza, in un certo senso… ‘farsi schifo da soli’, ecco. Diciamo che ero abbastanza a disagio e notando alcuni tuoi comportamenti verso Potter ho pensato che anche tu fossi come me o ho come cercato un rifugio. Credo che sia una cosa normale anche per noi Serpeverde, tutti hanno bisogno dell’aiuto di qualcun’altro prima o poi, da soli non si va da nessuna parte. Ho dovuto rendermi conto che ero così e che, anche se non era colpa mia, non potevo cambiare. Non è una cosa che decidi tu stesso, in questo modo nasci e in questo modo trascorri tutto il resto della tua vita. E ovviamente ho dovuto anche abituarmici per capire che non avrei mai potuto stare insieme a te…” si bloccò un momento, indeciso se dirlo oppure tenerselo per se. Alla fine però la voglia di rivelarlo fino in fondo prese la meglio. “…perché eri il mio migliore amico... E spero che tu lo sia ancora. Io ti considero sicuramente come tale nonostante tutti i casini che sono successi tra noi”
A quell’ultima affermazione il biondo non poté fare a meno di inchiodare i suoi occhi dritti in quelli blu notte di Blaise, che ricambiò lo sguardo e sorrise. E Draco dovette ammettere che era davvero bello quando lo faceva, senza quel suo solito viso ferreo e inespressivo.
Ripensò di sfuggita alle sue parole e si rese conto che non gli era capitata poi una cosa tanto diversa. Molto probabilmente era uno dei pochi che poteva davvero capirlo e soprattutto avere più di un buon motivo per perdonarlo. Che poi, a ripensarci, perdonarlo per cosa? Non era nemmeno stata davvero colpa di Zabini.
Un po’ com’era successo a se stesso, che era stato costretto a mentire a Harry a causa di una missione che certamente non aveva scelto lui di dover portare a termine. E anche se si ricordava davvero poco di ciò che era accaduto dopo che il Grifondoro era ancora troppo indignato per perdonarlo: i racconti dei suoi amici, le occhiaie profonde e le ossa scarne gli dimostravano che doveva essere rimasto in uno stato davvero pietoso per parecchie settimane. E sinceramente non voleva che succedesse la stessa cosa a Blaise.
Anche se si era allontanato molto dal ragazzo in quell’ultimo periodo questo non voleva dire che non ci tenesse proprio. Era pur sempre una delle persone più importanti per lui, gli era stato affianco e l’aveva sempre aiutato sia nel bene che nel male.
Ghignò ripensando di sfuggita a quante ne avevano combinate insieme e non riuscì a trattenersi.
Fece la stessa cosa che aveva fatto Harry con lui. E cioè perdonarlo, nonostante tutto.
Si staccò dal muro su cui era rimasto poggiato fino a quel momento e, anche se Zabini era grande più o meno tre volte lui, riuscì lo stesso ad avvolgerlo in un caldo abbraccio di amicizia.
“Io… scusami Blaise, davvero… non pensavo che le cose fossero andate in questo modo e… beh, ti credo e ti capisco perfettamente” sussurrò piano, per non rischiare di rovinare quel momento.
Zabini ricambiò l’abbraccio circondandogli la schiena con le sue forti braccia. “Fa niente Draco. Non importa”
“Non… non sei arrabbiato per ciò che è successo tra me e Potter? Non ti dà fastidio?” chiese il biondo dopo un po’ d’esitazione, piuttosto confuso.
“Certamente non posso dire di esserne entusiasta. Però ho avuto più di qualche occasione per arrivare a comprendere che Potter è davvero importante per te, e io voglio solo il meglio per il mio migliore amico. Se tu stai bene e sei felice… allora lo sono anche io”
“Grazie. Davvero” Draco chiuse gli occhi e con un ultima forte stretta si staccò da Blaise.
L’altro sorrise, lasciandolo andare, felice che tra loro fosse tornato tutto come un tempo.
Però ripensandoci c’era ancora una cosa fuori posto, che gli premeva sapere nei dettagli. “Senti, non è che potresti raccontarmi meglio ciò che è successo ai Tre Manici Di Scopa? Sto recuperando pian piano i ricordi ma non so mai se fidarmi o meno di essi. Potresti sempre avermene inculcati di falsi nella mente”
Il biondo ridacchiò tra sé e sé. “Si, certo. Ma prima c’è una domanda a cui dovresti rispondere”
“Dimmi pure”
“Hai presente quella volta in cui vi ho presentato Potter no? Beh ecco: come spieghi…”
Zabini lo interruppe ancor prima che iniziasse a formulare la frase vera e propria, parlandogli sopra. “Sh… Ho già capito tutto. E sai che ti dico? Non aspettavo altro che arrivare a questo punto” si aprì in un sorrisetto malizioso “Se vuoi posso spiegarti perché mi sono comportato in quel modo ma per farlo ho bisogno che tu risponda sinceramente: che cosa è accaduto di preciso dopo un certo periodo ti tempo che fingevo di provarci con te?”
Draco corrugò la fronte, era sicuro che Blaise sapesse già cos’era successo e non riusciva a comprendere fin dove volesse arrivare. “Beh… Harry si è alzato in piedi e si è lasciato sfuggire che… che sapeva benissimo da solo che ero bellissimo… e poi è scappato”
Zabini annuì. “Si, fin lì l’ho visto anche io. Intendo dopo, cos’è successo?”
“Io l’ho rincorso perché… non riuscivo a stare fermo lì a fare nulla”
“Non mentire”
“Ok, in realtà volevo sapere se si era comportato in quel modo per gelosia. E con questo?”
“Tu va avanti fin che puoi”
“Va bene. In pratica dopo l’ho trovato sul retro del giardino della scuola e l’ho bloccato poco prima che ripartisse a correre, inchiodandolo contro il muro per assicurarmi che non fuggisse. Poi gli ho semplicemente chiesto ciò che volevo sapere. Lui ha continuato diverse volte a rispondere che non era geloso ma capivo che diceva il falso, i Grifondoro non sono per niente bravi a mentire. Comunque, anche se già conoscevo la risposta, volevo che me lo dicesse esplicitamente così…” si interruppe imbarazzato.
“Così?” insisté Blaise.
“Così l’unico metodo che mi è venuto in mente è stato provare a vedere se davvero era geloso perché provava una qualche forma di attrazione verso di me. Allora mi sono avvicinato a lui, ma non abbastanza, ha continuato a dirmi di no anche quando i nostri visi erano a pochi centimetri di distanza…” si bloccò ancora, mentre le sue guance si tingevano di un rosso che spiccava terribilmente sulla pelle pallida.
Bastò che Zabini lo guardasse per fargli capire che voleva la narrazione completa dei fatti.
“Ascolta: già è tanto che io sia arrivato fino a questo punto quindi sappi che se te lo racconto è solo perché sono certo che questo tipo di cose non ti fanno schifo, altrimenti potevi pure scordartelo”
Gli occhi blu dell’altro ragazzo luccicarono in maniera maliziosa.
Draco alzò i suoi al cielo. “Stavo dicendo che” parlò tutto d’un fiato “Ha detto la verità solo quando io ho annullato le distante e l’ho baciato…”
Blaise si aprì in un sorriso a 32 denti.
“… solo sul collo però, e poi sulla punta del naso”
Sbuffò. Una smorfia di delusione gli si dipinse in volto.
“E credimi, ho dovuto piantarlo lì dov’era per impedirmi di saltargli addosso e… e… insomma credo tu abbia capito” aggiunse infine.
Il ragazzo sorrise di nuovo, rallegrato da quell’ultima parte e fiero di essere stato proprio lui a far sì che tutto quello accadesse.
Draco invece si fermò un attimo a riflettere, poi il suo viso sembrò illuminarsi. “No… non può essere…” commentò tra sé “Vuoi dirmi che quando vi ho presentato Harry tu ti sei comportato così apposta per vedere se riuscivi a farlo ingelosire? Volevi che accadesse ciò che è accaduto?”
Zabini si poggiò una mano sul petto, poi alzò il mento e socchiuse le palpebre con aria solenne. “Esattamente! Vedo che finalmente ci sei arrivato!”
Draco sgranò gli occhi, non sapeva se essergli riconoscente oppure maledirlo. “Cos… Ti rendi conto che grazie a te, o forse per colpa tua, è successo tutto ciò che è successo vero?”
“Vuoi forse dirmi che preferiresti fosse accaduto qualcos’altro?”
Il biondo si incupì di colpo, quando quella domanda gli riportò alla mente la sua missione e la certezza che, se non fosse stato per Blaise, lui e Harry non avrebbero mai fatto pace, e di conseguenza il Grifondoro in questo momento sarebbe bello che morto per mano del Signore Oscuro.
Però… ora ucciderlo era suo compito e cominciava a pensare che forse sarebbe stato meglio che tutto ciò non fosse mai accaduto, così, una volta che il giorno fatale sarebbe arrivato nessuno dei due avrebbe dovuto soffrire com’era invece certo che succedesse ora.
Si perché le possibilità erano due sole, massimo tre:
O moriva Harry, ucciso per mano sua.
O lui cercava di suicidarsi come aveva già fatto.
Oppure lo attendeva suo padre a dargli il benvenuto ad Azkaban assieme ai dissennatori, nel caso si fosse rifiutato. Cosa di sicuro impossibile dato che molto probabilmente i Mangiamorte avevano già escogitato un metodo per obbligarlo a fare ciò che gli era stato ordinato senza che potesse opporre resistenza.
Comunque in questo momento non voleva prendere una decisione, non voleva nemmeno ricordarsene a dir la verità, così scacciò il pensiero dalla testa nascondendolo in un angolo della sua mente, come faceva con tutte le questioni troppo complicate. Bastava solo pensare che con l’attrazione che aveva provato per il Ragazzo-sopravvissuto in tutti quegli anni aveva fatto la stessa identica cosa, fingendo fosse odio per non ammettere a se stesso ciò che sentiva veramente.
Sospirò e sorrise, di nuovo calmo.
Dopotutto – anche se con Harry ne aveva passate di impensabili, sia in senso bello sia in quello brutto – come sarebbe stato tutto quanto se nella sua vita lui non fosse intervenuto?
Probabilmente in questo momento si troverebbe sfracellato sul giardino di Hogwarts, sotto alla Torre di Astronomia, perché resosi conto di non essere in grado di portare a termine la missione.
Cosa invece non successa solo grazie al ragazzo moro, che gli era quasi sempre stato vicino e l’aveva sorretto nei momenti difficili. Lasciato piangere sulla sua spalla. Assicurato di non essere una persona cattiva. E salvato anche quando non vedeva più strade di fronte a sé e aveva scelto la via del suicidio.
La domanda di Blaise di poco prima rimbombò all’interno della sua testa come un eco lontano: “Vuoi forse dirmi che preferiresti fosse accaduto qualcos’altro?
E sta volta fu subito sicuro della risposta:
                      
                                                     

“No”.











 
 
   
 
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