Capitolo
3: Partita notturna
Venerdì 19
Settembre
“Immagino
che
stasera andrai a vedere la partita…”
Le parole di
Isabelle fecero sbuffare debolmente Phoebe, che lanciò
all’amica un’occhiata
quasi torva mentre, seduta di fronte a lei, mangiava in fretta:
“Non che ne
abbia
molta voglia, ma come sai devo… Perché tutti
amino tanto il Quidditch, forse
non lo capirò mai.”
“Nemmeno io
impazzisco per quel gioco… ma Al lo adora da quando eravamo
piccoli, ho dovuto
imparare a conviverci.”
Isabelle si
strinse nelle spalle, appoggiando la forchetta sul piatto ancora
praticamente
pieno e lanciando al contempo un’occhiata in direzione
dell’amico, seduto
accanto ad Adrianus e Jackson a qualche tavolo di distanza.
“Non
mangi?”
“Non ho
molta
fame… in effetti non credo verrò stasera, non
volermene ma preferisco risposarmi
in previsione di domani… meglio non prendersi un malanno in
contemporanea del
primo incontro dell’anno.”
Isabelle
sfoggiò
un sorriso quasi colpevole, mentre l’amica invece la
guardò con aria sospettosa
per un sante, come a volersi assicurare che le stesse dicendo la
verità: sapeva
che nemmeno lei moriva mai dalla voglia di assistere alle
partite… esattamente
come lei, del resto. Tuttavia Isabelle le sembrava sincera e dopo un
attimo di
esitazione annuì, rassegnata all’idea di dover
assistere al gioco senza la
compagnia dell’amica:
“Ok…
per questa
volta ti concedo di non farmi da spalla Belle, ma la prossima volta
dovrai
sostenermi, sappilo.”
“Ne
terrò conto,
Mia Signora…. Non oserei mai disobbedirvi. Ora se non vi
dispiace vado ad
avvertire Alastair.”
Isabelle sorrise
beffarda prima di alzarsi, mentre Phoebe le lanciava il tovagliolo
addosso fingendosi
offesa dalle sue parole canzonatorie. Guardò
l’amica sorriderle con aria
divertita prima di allontanarsi verso il tavolo di Alastair, intuendo
che il
ragazzo avrebbe provato un po’ di delusione nel non avere
l’amica a tifare per
lui.
Quando Isabelle si
avvicinò al loro tavolo vide Al e Jackson parlottare a bassa
voce con aria
cospiratoria, quasi come se stessero architettando qualcosa di vitale
importanza… o almeno, lo era secondo la loro prospettiva,
anche se lei non era
totalmente d’accordo.
Alastair la vide
avvicinarsi e smise improvvisamente di parlare, stendendo le labbra
sottili in
un sorriso allegro come a volerla invitare a raggiungerli:
“Belle!
Allora…
stasera vieni a fare il tifo per me?”
“Ciao
Al… in realtà
non penso di venire. Non mi sento tanto bene e sta cominciando a fare
freddo,
di sera. Mi perdoni, vero?”
Isabelle
sedette sulla sedia vuota accanto all’amico, sorridendogli
quasi con aria
colpevole. In effetti Alastair smise subito di sorridere, guardandola
con
cipiglio serio e quasi preoccupato:
“Certo…
ma se non
stai bene posso stare con te, naturalmente.”
“Carino da
parte tua,
ma vai pure a divertirti… e poi Wilkes non mi perdonerebbe
mai se lo privassi
del suo compagno di giochi preferito, non è
così?”
Isabelle si
voltò
verso Jackson, sforzandosi di sorridere mentre il ragazzo si stringeva
nelle
spalle:
“Tranquilla
Isabelle, so meglio di chiunque altro che appena il suo tesoro ha
bisogno
Alastair Shafiq corre in suo soccorso…
Però mi duole sapere che non farai il
tifo per me stasera.”
“Se anche
venissi
io tifo per Al Jax, ormai dovresti saperlo.”
Isabella
inarcò un
sopracciglio quasi con aria scettica, mentre invece il ragazzo sorrise
facendole l’occhiolino, quasi a volerle dire che sapeva che
infondo lei faceva
il tifo per lui.
Cosa decisamente
falsa
“Smettila di
infastidire Isabelle Jax, vai a fare il cascamorto con
qualcun’altra e lasciala
stare!”
*
“Immagino
che tu
ti sia già prenotata come Cercatrice…”
“Naturale,
come sempre.”
Alexa sorrise allegramente, felice che la
prima settimana di scuola fosse finalmente finita… e anche
per l’imminente
partita, ovviamente.
“Io me la
cavo
meglio con la Pluffa che con quella minuscola pallina
infernale… non capirò mai
come riesci ad acchiapparla, al buio.”
“Ormai
dovresti
saperlo che sono speciale Frankie, mi conosci da diverso
tempo!” Alexa
sorrise, servendosi di una fetta di
torta alla vaniglia per festeggiare la “sopravvivenza alla
prima settimana di
scuola”, mentre l’amica si guardava intorno
cercando i loro compagni:
“Wilkes
gioca,
Shafiq anche… Steb verrà? Lui non gioca mai, ma
in genere viene a vedere le
partite…”
“Tranquilla
Frankie, glie l’ho fatto promettere ieri mattina durante
Storia della Magia…
Anche se non so se ho fatto bene visto che passerai di sicuro il tempo
a farti
paranoie del tipo “E se faccio qualche figuraccia davanti a
Steb? E se cado
dallo scopa?” .”
L’imitazione
della
sua stessa voce e del suo modo di gesticolare, seppur decisamente
fedele e ben
riuscita, non sembrò rallegrare molto Francisca: la ragazza
fulminò invece
l’amica con lo sguardo, borbottando di smetterla di prenderla
in giro prima di
rubarle la fetta di dolce da sotto al naso:
“Io non
parlo
così! EW non faccio nemmeno quel movimento strano con la
mano!”
“Frankie, lo
stai
facendo anche ora… e ridammi subito la mia torta, mi servono
energie per
rincorrere il Boccino!”
*
“Perché
quel muso
lungo? Non sarà perché la tua dolce
metà non verrà a fare il tifo per te,
spero.”
“No…
e non è la
mia dolce metà, per la milionesima volta. E’ solo
che conosco Isabelle davvero
molto bene e mi è sembrata un po’ strana, quando
me l’ha detto… Forse dovrei
chiederle se c’è qualcosa che non va.”
Alastair
inarcò un
sopracciglio, assumendo un’espressione meditabonda mentre
saliva le scale
insieme a Jackson, diretti all’ala della scuola adibita a
Dormitorio maschile.
“Se conosco
almeno
un po’ Isabelle Van Acker non ammetterebbe mai di avere
qualcosa che non va…
forse nemmeno con Al. Rilassati, è forte… se la
caverà, se fosse qualcosa di
grave te ne avrebbe parlato di sicuro.”
Jackson gli
sorrise, dandogli al contempo una pacca sulla spalla quasi come a
volerlo
rassicurare… per qualche motivo però Alastair non
si sentì per nulla sollevato
di fronte alle parole dell’amico: forse era esattamente il
contrario… se
Isabella fosse stata preoccupata per qualcosa di davvero serio, forse
non ne
avrebbe parlato con nessuno, propensa com’era a tenersi tutto
dentro.
“Andiamo Al,
non
fasciarti la testa ancor prima di ritrovartela rotta…
preparati
psicologicamente per la sconfitta invece, visto che perderai
spudoratamente.”
“Ride bene
chi
ride ultimo Wilkes… ci vediamo dopo al campo, vedi di non
fare tardi per
sistemarti l’acconciatura!”
Alastair
ridacchiò
mentre insieme all’amico svoltava l’angolo, facendo
sbuffare leggermente
Jackson con le sue parole:
“Piantala
Shafiq… Concentrati
per la partita, invece di pensare ai miei capelli.”
Arrivati al
corridoio con le stanze dei ragazzi del loro anno i due si separarono,
diretti
alle rispettive camere da letto… peccato che nessuno dei due
avrebbe studiato o
altro, visto che avevano un “appuntamento” con
alcuni compagni di scuola.
“Lo
farò, non
temere… lo sai che odio perdere Jax, anche se si tratta di
te… anzi, forse specialmente
se si tratta di te.”
*
“Siete
sicure che
non… insomma, che non sono di troppo? Non vorrei fare la
ficcanaso…”
“Non
preoccuparti,
non c’è nessun problema… ci fa solo
comodo una spalla in più. E poi magari tu e
Phoebe avrete finalmente modo di parlare, stasera.”
Camila
annuì alle
parole di Francisca, anche se non ne era molto convinta: dal canto suo,
aveva
provato a scambiare due parole con la sorellastra nell’arco
di tutta la
settimana… ma ormai erano passati cinque giorni, e
praticamente non avevano
ancora avuto una vera conversazione.
Francisca dovette
intuire i suoi pensieri e le sorrise quasi a volerla consolare, mentre
insieme
ad Alexandrine le due raggiungevano il loro Dormitorio.
“Quindi qui
non
avete delle squadre “ufficiali”?”
“No, non
abbiamo
le Case, e anche se c’è un campo non abbiamo dei
tornei e cose del genere… ma
la scuola ci permette di giocare se vogliamo, ci forniscono i manici di
scopa e
anche Pluffa e compagnia.”
“In un certo
senso
mi fa piacere, adoro il Quidditch ma meno quando subentra la
competitività
estrema…”
“Qui nessuno
è
molto competitivo, fatta eccezione per Alastair Shafiq e Jackson
Wilkes… spesso
e volentieri fanno loro i Capitani, e ad entrambi piace da morire
battere l’altro…
maschi. Ad ogni modo non preoccuparti, non ci beccano mai…
Tu fatti solo
trovare fuori dalla tua stanza tra un’ora, al resto penseremo
noi.”
Alexa rivolse un
sorriso all’americana, strizzandole l’occhio prima
di superarla per raggiungere
la propria stanza: quasi la divertita, l’aria disorientata di
Camila… evidentemente
non era abituata a giocare a Quidditch ad un orario del genere, ma
c’era sempre
una prima volta per tutto.
“Ma non
è
impossibile giocare con il buio? Quando me ne avete parlato quasi non
ci
credevo…”
“A noi piace
essere alternativi… e poi al buio è molto
più divertente, ma avrai modo di
vederlo con i tuoi occhi… Ci vediamo dopo, sii
puntuale!”
Francisca le
sorrise con la sua solita vivacità, rivolgendole un cenno di
saluto prima di
seguire Alexa lungo il corridoio, diretta alla sua camera. Rimasta sola
Camila
esitò per un istante ma poi entrò nella sua
stanza, aprendo la porta bianca per
poi chiudersela subito alle spalle.
Un’ora…
almeno
aveva tempo per scrivere a sua madre, prima di cambiarsi per andare a
giocare.
Era leggermente scettica, ma anche molto curiosa: voleva proprio vedere
come quegli
inglesi riuscissero a giocare con il buio.
Camila si
avvicinò
alla scrivania addossata al muro, accendendo un paio di candele con un
colpo di
bacchetta prima di prendere posto sulla comoda sedia imbottita: il
foglio di
pergamena era lì, esattamente dove lo aveva lasciato prima
di andare a cena…
doveva solo fare un po’ di ordine nella sua testa per
decidere cosa scrivere a
sua madre.
Non voleva farla
preoccupare,
ma nemmeno mentire alla donna che l’aveva cresciuta, facendo
non pochi
sacrifici soltanto per lei…
Sospirando la
ragazza prese la piuma, intingendola nel calamaio prima di iniziare a
scrivere:
conoscendo sua madre, avrebbe annusato una bugia anche con
quell’enorme
distanza che ora le divideva… e se conosceva Melanie Holt
almeno un po’, si
sarebbe benissimo presentata fuori dalla sua stanza in men che non si
dica.
Forse era molto
più
semplice, veloce ed indolore essere semplicemente sincera con sua madre
e dirle
che quella situazione non la stava mettendo particolarmente a suo agio.
*
“Non puoi
seriamente fare finta di non saperne nulla, non con me!”
“Posso farlo
eccome invece… e proprio eprchè sei tu. Sei mio
fratello e devo fare in modo
che tu ti tenga alla larga dai guai, Etienne.”
Laurent sbuffò, rivolgendo al fratello minore
un’occhiata quasi
esasperata. I due erano perfettamente soli, nel corridoio che portava
agli
alloggi degli insegnanti… Tecnicamente nessuno studente
avrebbe potuto avervi
accesso, ma Etienne era particolarmente deciso a parlare con suo
fratello, dopo
che il giovane insegnante di Babbanologia lo evitava accuratamente per
non
doversi sorbire le sue insistenti domande.
“Questo
è un colpo
basso.” Etienne
contrasse la mascella, fulminando
il fratello maggiore con lo sguardo e facendolo sospirare leggermente,
quasi
come se si fosse pentito di quello che aveva appena detto:
“Lo
so… mi dispiace.
Ma dico davvero ET, devi starne fuori.”
“Non voglio
i
dettagli, so che non dovresti parlarne.”
“E allora
non
chiedere. C’è un motivo se è un gruppo
segreto ET… se vieni invitato a farne
parte un motivo preciso c’è, quindi se dovesse
essere un argomento di tua competenza,
faranno il tuo nome. In caso contrario non ficcare il naso in questioni
che non
ti riguardano fratellino, non è mai una mossa
saggia.”
Laurent
sospirò,
guardando il fratello quasi a volerlo implorare di ascoltarlo e di
stare fuori
dalla questione “Night School”: i genitori glie
l’avevano praticamente affidato
dopo il disastro a Beauxbatons, e non se la sentiva proprio di
deluderli o di
farsi sfuggire la situazione dalle mani.
Dopo un attimo di
esitazione il ragazzo annuì, sbuffando leggermente ma
dicendo esattamente
quello che Laurent voleva sentirsi dire:
“Ok…
come
preferisci, mi farò gli affari miei… ma anche se
non andrò in giro con una
lente di ingrandimento e il capellino alla Holmes, non vuol dire che
demorderò.
Non so perché, ma questa faccenda del gruppo di cui tutti
sanno mi incuriosisce
parecchio.”
“Sei un
ragazzo intelligente,
Etienne… e non sei un bambino, non posso dirti cosa o non
cosa fare. Cerca solo
di non finire nei guai: non posso dirti nulla, se non che non stiamo
affatto
parlando di un gioco.”
Probabilmente
Etienne gli avrebbe chiesto ulteriori spiegazioni, ma Laurent
girò sui tacchi e
si avviò a passo svelto lungo il corridoio, sapendo che il
fratello minore non
si sarebbe messo nei guai per seguirlo oltre: era appena stato espulso
da
Beauxbatons… l’ultima cosa di cui aveva bisogno
era di finire nei guai anche
alla Cimmeria.
Il ragazzo
esitò
per un attimo, guardando il fratello maggiore allontanarsi prima di
sbuffare,
girando sui tacchi per dirigersi verso la direzione opposta: mancava
poco al Coprifuoco,
e non voleva farsi beccare a zonzo per l’edificio quando non
era permesso già
alla prima settimana di scuola.
Infondo aveva
tutto l’anno scolastico per ottenere qualche
risposta… poteva benissimo prendersela
comoda e dormirci sopra, per discuterne insieme a Mathieu
l’indomani mattina.
*
“Quindi non
sono l’unico
a fare da semplice spettatore…”
Phoebe si
voltò,
stringendosi nelle spalle alle parole di Adrianus, che era appena
comparso
accanto a lei, seduti sull’erba del enorme parco della tenuta
mentre a diversi
metri di distanza i loro amici e compagni si stavano organizzando,
mettendosi d’accordo
per i ruoli da ricoprire e le squadre.
“Sai che
odio
questo gioco... ormai vengo alle partite quasi per abitudine.”
“In genere
c’è
anche Isabelle… come mai non c’è
stasera?”
“Ha detto
che non
si sentiva molto bene… e in effetti fa abbastanza freddo,
forse ha fatto bene a
restare al caldo in camera sua… Forse un po’ la
invidio.”
Phoebe
piegò le labbra
in una smorfia, rabbrividendo leggermente e stringendosi nel
maglioncino blu
della divisa che si era messa quella mattina, facendo roteare lo
sguardo al
compagno:
“Mi spieghi
perché
ti vesti sempre troppo leggera anche se sai che farà
freddo?”
“Non so
dirtelo Adrianus…
credo di odiare i vestiti pesanti in generale. In genere scrocco
qualcosa ad
Isabelle, come la sciarpa o i guanti, ma purtroppo stasera mi ha dato
buca.”
Phoebe sorrise con
una nota di amarezza, chiedendosi perché non fosse rintanata
sotto le coperte…
tecnicamente stavano violando parecchie regole, anche se ormai
praticamente
tutti gli insegnanti erano a conoscenza di quelle partite notturne.
“A volte
proprio
non capisco certi ragionamenti… tieni, mettiti questa. Mi
sentirei in colpa se
lunedì ti presentassi a lezione con il mal di
gola.”
Adrianus
sbuffò,
sfilandosi la sciarpa per porgerla alla compagna, che dopo un momento
di
esitazione l’accettò, sorridendogli debolmente:
era sempre stata abbastanza
orgogliosa in effetti… ma non voleva nemmeno andare al primo
incontro dell’anno
della Night School senza voce.
I due restarono in
silenzio per qualche minuto, osservando i loro compagni iniziare
finalmente e giocare:
non era facile scorgerli con il buio, ma stando a quanto gli stessi
giocatori
dicevano era proprio quello a rendere le partite divertenti, oltre che
diverse
dal solito.
“Non vedo
niente…
non so nemmeno chi è chi.”
“Beh, Alexa
è
facile da individuare, con i suoi capelli…”
“Anche
Camila, se
è per questo.”
Il tono di voce di
Phoebe, decisamente piatto e allo stesso tempo quasi seccato, non
passò
inosservato ad Adrianus, che le rivolse un’occhiata in
tralice: avrebbe voluto
chiederle che cosa ci fosse davvero tra lei e la ragazza, ma non voleva
nemmeno
violare la sua privacy ed essere invadente… Era una domanda
che mezza scuola
ormai si stava ponendo, ma soltanto a bassa voce e alle spalle di
entrambe le
dirette interessate.
“Immagino
di sì… Sembra simpatica.”
“Non lo so,
non ci
ho parlato molto.”
Phoebe si strinse
nelle spalle, strappando qualche filo d’erba e costringendosi
al contempo di
sembrare completamente disinteressata sulla questione. Con suo gran
sollievo Adrianus
non insistette, restando in silenzio e seguendo invece i movimenti dei
giocatori sopra di loro…. In effetti la ragazza era quasi in
conflitto con se
stessa: se da una parte voleva davvero comportarsi normalmente e fare
finta di niente,
dall’altra sentiva di non poterlo fare… che le
piacesse o meno qualcosa era
cambiato, nella sua vita era subentrata una persona che non poteva
ignorare per
sempre, ne era consapevole.
Sapeva che non era
colpa sua, ma forse inconsciamente riversava su Camila la causa il
rapporto
freddo dei genitori, che era sfociato, nel divorzio solo un paio
d’anni prima.
Non aveva quasi
mai fatto un discorso serio con i suoi genitori, non aveva mai chiesto
a sua
madre come avesse vissuto la nascita di Camila… lei e la
sorellastra erano nate
praticamente in contemporanea e non aveva potuto assistere alla vita
coniugale
dei genitori prima della nascita della ragazza: forse prima Elizabeth
Shafiq e
Nathaniel Selwyn avevano provato una qualche forma di affetto
l’uno verso l’altro,
nonostante il matrimonio fosse stato quasi costretto dalle famiglie di
entrambi…
ma non l’avrebbe mai potuto sapere, sfortunatamente.
*
Jude
sbuffò, imprecando
mentalmente contro il Boccino d’Oro mentre vedeva chiaramente
Alexa
sfrecciargli accanto: la ragazza era già piuttosto
riconoscibile per via dei
suoi capelli rossi, ma lui aveva sempre avuto una spiccata vista quando
era al
buio… per qualche motivo, il suo occhio scuro sembrava
adattarsi alla poca luce
estremamente bene.
Nonostante avesse
quel “dono” però non aveva ancora
individuato la minuscola pallina d’oirata che
avrebbe dovuto prendere… Non che andasse matto per il
Quidditch, in realtà:
amava volare, ma spesso non prendeva parte alle partite… Se
lo faceva era solo perché
ci vedeva qualche altro fine dietro, come quella sera: aveva potuto
avvicinarsi
facilmente ai compagni e parlare della Night School senza destare
troppi
sospetti… in qualunque altro caso a chiunque sarebbe venuto
un colpo, vedendolo
parlare insieme ad Alastair Shafiq.
In un certo senso
però
quasi gli dispiaceva che Isabelle non ci fosse… per quanto
gli costasse
ammetterlo, la ragazza contava all’interno della
cerchia… molto più di lui. Era
una specie di “pezzo grosso” nella Night School, e
non gli sarebbe dispiaciuto scoprire
se lei aveva ricevuto istruzioni diverse dalle sue.
In realtà
Isabelle
Van Acker odiava il Quidditch, quindi nessuna sorpresa sul non vederla
in sella
ad una scopa… ma ricordava di averla sempre vista per
sostenere Shafiq. Chissà perché
non c’era, quella sera.
“VERRATER,
MUOVITI INVECE DI CONTEMPLARE L’ORIZZONTE!”
Le parole di
Jackson quasi lo risvegliarono, portandolo a ricordarsi che era pur
sempre in
campo… forse avrebbe dovuto pensarci dopo e concentrarsi
invece sulla partita.
Sbuffando debolmente
il ragazzo scese in picchiata, seguendo Alexa e sperando che la ragazza
non
avesse individuato il Boccino prima di lui.
Era ancora ad una
ventina di metri dal suolo quando si accorse di qualcosa…
qualcosa di decisamente
insolito. C’erano delle luci accese, da qualche
parte… riusciva distintamente a
scorgere quell’inconfondibile sfumatura aranciata del fuoco,
tanto che per un
attimo pensò che ci fosse un qualche incendio. Osservando
meglio però si
accorse che le luci provenivano dalla Cappella… che ci fosse
qualcuno all’interno?
Jude
aggrottò la
fronte, socchiudendo gli occhi per riuscire a vedere meglio: non
riusciva a
scorgere alcuna figura, purtroppo… ma era certo che ci fosse
qualcuno, dentro
la Cappella. Di certo le luci non erano rimaste accese per caso.
Peccato che fosse
nel bel mezzo di una partita e non potesse mandare tutto a quel pese
per
soddisfare la sua curiosità… forse
l’avrebbe anche fatto, ma poi Wilkes l’avrebbe
ucciso per averlo fatto perdere.
*
Rabbrividì,
tormentandosi le mani guantate mentre camminava sull’erba a
passo svelto:
voleva fare in fretta, senza perdere tempo.
Isabelle si
voltò,
rabbrividendo leggermente mentre guardava i suoi stessi compagni
giocare a
Quidditch, anche se da lontano: fortunatamente era buio ed era
impossibile che
qualcuno la vedesse… o almeno lo sperava: era stata ancor
più prudente del
solito per non farsi scoprire a sgattaiolare fuori dopo il Coprifuoco,
usando la
scala di servizio che fino a duecento anni prima veniva usata dalla
servitù.
Isabelle
deglutì
sistemandosi dietro le orecchie i lunghi capelli castani sferzati
dall’aria, accelerando
il passo per raggiungere la Cappella il più in fretta
possibile.
Sperava solo che
le istruzioni e l’orario fossero precisi… non le
andava per niente di dover
aspettare i loro comodi, non vedeva l’ora di infilarsi sotto
le coperte e
mettere finalmente fine a quella giornata.
Prima di entrare
nella piccola quanto antica Cappella Isabelle respirò
profondamente, afferrando
il freddo battente di metallo per aprire la porta di legno massiccio.
La ragazza
s’infilò
nel piccolo spiraglio che aveva creato, chiudendosi lentamente la porta
alle
spalle prima di voltarsi, osservando l’interno della
chiesetta: ci era stata
moltissime volte… ma mai a quell’ora, e doveva
ammettere che con le candele accese
l’atmosfera era parecchio suggestiva.
Gli occhi verdi
della ragazza andarono sull’altare e senza esitare Isabelle
iniziò a percorrere
la navata, non fermandosi ad osservare i bellissimi affreschi e le
poesie che erano
state incise nella pietra nel corso dei secoli precedenti.
Raggiunto
l’altare
di pietra, illuminato da un pesante candelabro d’oro,
Isabelle esitò: c’era una
piccolo biglietto di pergamena appoggiato sopra… ma non era
del tutto sicura di
volerlo leggere.
Falla finita
Isabelle. Non hai scelta
La ragazza
allungò
una mano, sentendosi orribilmente osservata. Odiava quella
sensazione… le sembrava
di essere in trappola, come se ci fosse qualcuno pronto a farle del
male
nascosto dietro un angolo.
Isabelle
deglutì,
spiegando il biglietto e leggendone in fretta il contenuto: si trattava
di sole
due parole, dopotutto.
Le due parole che
avrebbero dato l’inizio al suo incubo peggiore.
Stiamo aspettando
..........................................................................................................................
Angolo Autrice:
Buonasera! Scusate se il capitolo non è granchè, so che è poco approfondito e mi spiace che non compaiano tutti gli OC, ma l'ho scritto stasera praticamente di getto: avrei voluto aggiornare ieri ma stamattina avevo un test molto importante e non sono riuscita a scrivere nulla nel finesettimana.
Ad ogni modo spero che il capitolo vi sia piaciuto lo stesso, prometto che il prossimo sarà migliore XD
Buonanotte, a presto!
Signorina Granger