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Autore: Signorina Granger    21/11/2016    8 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
Agli occhi di molti la Cimmeria Academy è solo l'ennesima scuola privata, con le sue divise perfette e i suoi brillanti e ricchi studenti. La scuola ospita i figli delle più influenti e importanti famiglie di tutto il mondo, i ragazzi più promettenti e destinati a ricoprire ruoli di spicco nella società, come i loro genitori.
Ma mai giudicare un libro dalla copertina: la Cimmeria è molto di più e nasconde dei segreti, come alcuni suoi studenti già sanno... e presto anche altri se ne renderanno conto.
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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- Questa storia fa parte della serie 'Night School '
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Capitolo 3: Partita notturna

 

Venerdì 19 Settembre

 

“Immagino che stasera andrai a vedere la partita…”

 

Le parole di Isabelle fecero sbuffare debolmente Phoebe, che lanciò all’amica un’occhiata quasi torva mentre, seduta di fronte a lei, mangiava in fretta:

 

“Non che ne abbia molta voglia, ma come sai devo… Perché tutti amino tanto il Quidditch, forse non lo capirò mai.”

 

“Nemmeno io impazzisco per quel gioco… ma Al lo adora da quando eravamo piccoli, ho dovuto imparare a conviverci.”      Isabelle si strinse nelle spalle, appoggiando la forchetta sul piatto ancora praticamente pieno e lanciando al contempo un’occhiata in direzione dell’amico, seduto accanto ad Adrianus e Jackson a qualche tavolo di distanza.

 

“Non mangi?”

 

“Non ho molta fame… in effetti non credo verrò stasera, non volermene ma preferisco risposarmi in previsione di domani… meglio non prendersi un malanno in contemporanea del primo incontro dell’anno.”

 

Isabelle sfoggiò un sorriso quasi colpevole, mentre l’amica invece la guardò con aria sospettosa per un sante, come a volersi assicurare che le stesse dicendo la verità: sapeva che nemmeno lei moriva mai dalla voglia di assistere alle partite… esattamente come lei, del resto. Tuttavia Isabelle le sembrava sincera e dopo un attimo di esitazione annuì, rassegnata all’idea di dover assistere al gioco senza la compagnia dell’amica:

 

“Ok… per questa volta ti concedo di non farmi da spalla Belle, ma la prossima volta dovrai sostenermi, sappilo.”

 

“Ne terrò conto, Mia Signora…. Non oserei mai disobbedirvi. Ora se non vi dispiace vado ad avvertire Alastair.”

 

Isabelle sorrise beffarda prima di alzarsi, mentre Phoebe le lanciava il tovagliolo addosso fingendosi offesa dalle sue parole canzonatorie. Guardò l’amica sorriderle con aria divertita prima di allontanarsi verso il tavolo di Alastair, intuendo che il ragazzo avrebbe provato un po’ di delusione nel non avere l’amica a tifare per lui.

 

Quando Isabelle si avvicinò al loro tavolo vide Al e Jackson parlottare a bassa voce con aria cospiratoria, quasi come se stessero architettando qualcosa di vitale importanza… o almeno, lo era secondo la loro prospettiva, anche se lei non era totalmente d’accordo.

 

Alastair la vide avvicinarsi e smise improvvisamente di parlare, stendendo le labbra sottili in un sorriso allegro come a volerla invitare a raggiungerli:

 

“Belle! Allora… stasera vieni a fare il tifo per me?”

 

“Ciao Al… in realtà non penso di venire. Non mi sento tanto bene e sta cominciando a fare freddo, di sera. Mi perdoni, vero?”     Isabelle sedette sulla sedia vuota accanto all’amico, sorridendogli quasi con aria colpevole. In effetti Alastair smise subito di sorridere, guardandola con cipiglio serio e quasi preoccupato:

 

“Certo… ma se non stai bene posso stare con te, naturalmente.”   

 

“Carino da parte tua, ma vai pure a divertirti… e poi Wilkes non mi perdonerebbe mai se lo privassi del suo compagno di giochi preferito, non è così?”

 

Isabelle si voltò verso Jackson, sforzandosi di sorridere mentre il ragazzo si stringeva nelle spalle:

 

“Tranquilla Isabelle, so meglio di chiunque altro che appena il suo tesoro ha bisogno Alastair Shafiq corre in suo soccorso… Però mi duole sapere che non farai il tifo per me stasera.”

 

“Se anche venissi io tifo per Al Jax, ormai dovresti saperlo.”

 

Isabella inarcò un sopracciglio quasi con aria scettica, mentre invece il ragazzo sorrise facendole l’occhiolino, quasi a volerle dire che sapeva che infondo lei faceva il tifo per lui.

 

Cosa decisamente falsa

 

“Smettila di infastidire Isabelle Jax, vai a fare il cascamorto con qualcun’altra e lasciala stare!”

 

                                                                                       *

 

“Immagino che tu ti sia già prenotata come Cercatrice…”

 

“Naturale, come sempre.”   Alexa sorrise allegramente, felice che la prima settimana di scuola fosse finalmente finita… e anche per l’imminente partita, ovviamente.

 

“Io me la cavo meglio con la Pluffa che con quella minuscola pallina infernale… non capirò mai come riesci ad acchiapparla, al buio.”

 

“Ormai dovresti saperlo che sono speciale Frankie, mi conosci da diverso tempo!”  Alexa sorrise, servendosi di una fetta di torta alla vaniglia per festeggiare la “sopravvivenza alla prima settimana di scuola”, mentre l’amica si guardava intorno cercando i loro compagni:

 

“Wilkes gioca, Shafiq anche… Steb verrà? Lui non gioca mai, ma in genere viene a vedere le partite…”

 

“Tranquilla Frankie, glie l’ho fatto promettere ieri mattina durante Storia della Magia… Anche se non so se ho fatto bene visto che passerai di sicuro il tempo a farti paranoie del tipo “E se faccio qualche figuraccia davanti a Steb? E se cado dallo scopa?” .”

 

L’imitazione della sua stessa voce e del suo modo di gesticolare, seppur decisamente fedele e ben riuscita, non sembrò rallegrare molto Francisca: la ragazza fulminò invece l’amica con lo sguardo, borbottando di smetterla di prenderla in giro prima di rubarle la fetta di dolce da sotto al naso:

 

“Io non parlo così! EW non faccio nemmeno quel movimento strano con la mano!”

 

“Frankie, lo stai facendo anche ora… e ridammi subito la mia torta, mi servono energie per rincorrere il Boccino!”

 

                                                                                   *

 

“Perché quel muso lungo? Non sarà perché la tua dolce metà non verrà a fare il tifo per te, spero.”

 

“No… e non è la mia dolce metà, per la milionesima volta. E’ solo che conosco Isabelle davvero molto bene e mi è sembrata un po’ strana, quando me l’ha detto… Forse dovrei chiederle se c’è qualcosa che non va.”

 

Alastair inarcò un sopracciglio, assumendo un’espressione meditabonda mentre saliva le scale insieme a Jackson, diretti all’ala della scuola adibita a Dormitorio maschile.

 

“Se conosco almeno un po’ Isabelle Van Acker non ammetterebbe mai di avere qualcosa che non va… forse nemmeno con Al. Rilassati, è forte… se la caverà, se fosse qualcosa di grave te ne avrebbe parlato di sicuro.”

 

Jackson gli sorrise, dandogli al contempo una pacca sulla spalla quasi come a volerlo rassicurare… per qualche motivo però Alastair non si sentì per nulla sollevato di fronte alle parole dell’amico: forse era esattamente il contrario… se Isabella fosse stata preoccupata per qualcosa di davvero serio, forse non ne avrebbe parlato con nessuno, propensa com’era a tenersi tutto dentro.

 

“Andiamo Al, non fasciarti la testa ancor prima di ritrovartela rotta… preparati psicologicamente per la sconfitta invece, visto che perderai spudoratamente.”

 

“Ride bene chi ride ultimo Wilkes… ci vediamo dopo al campo, vedi di non fare tardi per sistemarti l’acconciatura!”

Alastair ridacchiò mentre insieme all’amico svoltava l’angolo, facendo sbuffare leggermente Jackson con le sue parole:

 

“Piantala Shafiq… Concentrati per la partita, invece di pensare ai miei capelli.”

 

Arrivati al corridoio con le stanze dei ragazzi del loro anno i due si separarono, diretti alle rispettive camere da letto… peccato che nessuno dei due avrebbe studiato o altro, visto che avevano un “appuntamento” con alcuni compagni di scuola.

 

“Lo farò, non temere… lo sai che odio perdere Jax, anche se si tratta di te… anzi, forse specialmente se si tratta di te.”

 

                                                                                 *

 

“Siete sicure che non… insomma, che non sono di troppo? Non vorrei fare la ficcanaso…”

 

“Non preoccuparti, non c’è nessun problema… ci fa solo comodo una spalla in più. E poi magari tu e Phoebe avrete finalmente modo di parlare, stasera.”

 

Camila annuì alle parole di Francisca, anche se non ne era molto convinta: dal canto suo, aveva provato a scambiare due parole con la sorellastra nell’arco di tutta la settimana… ma ormai erano passati cinque giorni, e praticamente non avevano ancora avuto una vera conversazione.

 

Francisca dovette intuire i suoi pensieri e le sorrise quasi a volerla consolare, mentre insieme ad Alexandrine le due raggiungevano il loro Dormitorio.

 

“Quindi qui non avete delle squadre “ufficiali”?”

 

“No, non abbiamo le Case, e anche se c’è un campo non abbiamo dei tornei e cose del genere… ma la scuola ci permette di giocare se vogliamo, ci forniscono i manici di scopa e anche Pluffa e compagnia.”

 

“In un certo senso mi fa piacere, adoro il Quidditch ma meno quando subentra la competitività estrema…”

 

“Qui nessuno è molto competitivo, fatta eccezione per Alastair Shafiq e Jackson Wilkes… spesso e volentieri fanno loro i Capitani, e ad entrambi piace da morire battere l’altro… maschi. Ad ogni modo non preoccuparti, non ci beccano mai… Tu fatti solo trovare fuori dalla tua stanza tra un’ora, al resto penseremo noi.” 

 

Alexa rivolse un sorriso all’americana, strizzandole l’occhio prima di superarla per raggiungere la propria stanza: quasi la divertita, l’aria disorientata di Camila… evidentemente non era abituata a giocare a Quidditch ad un orario del genere, ma c’era sempre una prima volta per tutto.

 

“Ma non è impossibile giocare con il buio? Quando me ne avete parlato quasi non ci credevo…”

 

“A noi piace essere alternativi… e poi al buio è molto più divertente, ma avrai modo di vederlo con i tuoi occhi… Ci vediamo dopo, sii puntuale!” 

 

Francisca le sorrise con la sua solita vivacità, rivolgendole un cenno di saluto prima di seguire Alexa lungo il corridoio, diretta alla sua camera. Rimasta sola Camila esitò per un istante ma poi entrò nella sua stanza, aprendo la porta bianca per poi chiudersela subito alle spalle.

 

Un’ora… almeno aveva tempo per scrivere a sua madre, prima di cambiarsi per andare a giocare. Era leggermente scettica, ma anche molto curiosa: voleva proprio vedere come quegli inglesi riuscissero a giocare con il buio.

Camila si avvicinò alla scrivania addossata al muro, accendendo un paio di candele con un colpo di bacchetta prima di prendere posto sulla comoda sedia imbottita: il foglio di pergamena era lì, esattamente dove lo aveva lasciato prima di andare a cena… doveva solo fare un po’ di ordine nella sua testa per decidere cosa scrivere a sua madre.

Non voleva farla preoccupare, ma nemmeno mentire alla donna che l’aveva cresciuta, facendo non pochi sacrifici soltanto per lei…

 

Sospirando la ragazza prese la piuma, intingendola nel calamaio prima di iniziare a scrivere: conoscendo sua madre, avrebbe annusato una bugia anche con quell’enorme distanza che ora le divideva… e se conosceva Melanie Holt almeno un po’, si sarebbe benissimo presentata fuori dalla sua stanza in men che non si dica.

 

Forse era molto più semplice, veloce ed indolore essere semplicemente sincera con sua madre e dirle che quella situazione non la stava mettendo particolarmente a suo agio.

 

                                                                                  *

 

“Non puoi seriamente fare finta di non saperne nulla, non con me!”

 

“Posso farlo eccome invece… e proprio eprchè sei tu. Sei mio fratello e devo fare in modo che tu ti tenga alla larga dai guai, Etienne.”   Laurent sbuffò, rivolgendo al fratello minore un’occhiata quasi esasperata. I due erano perfettamente soli, nel corridoio che portava agli alloggi degli insegnanti… Tecnicamente nessuno studente avrebbe potuto avervi accesso, ma Etienne era particolarmente deciso a parlare con suo fratello, dopo che il giovane insegnante di Babbanologia lo evitava accuratamente per non doversi sorbire le sue insistenti domande.

 

“Questo è un colpo basso.”   Etienne contrasse la mascella, fulminando il fratello maggiore con lo sguardo e facendolo sospirare leggermente, quasi come se si fosse pentito di quello che aveva appena detto:

 

“Lo so… mi dispiace. Ma dico davvero ET, devi starne fuori.”

 

“Non voglio i dettagli, so che non dovresti parlarne.”

 

“E allora non chiedere. C’è un motivo se è un gruppo segreto ET… se vieni invitato a farne parte un motivo preciso c’è, quindi se dovesse essere un argomento di tua competenza, faranno il tuo nome. In caso contrario non ficcare il naso in questioni che non ti riguardano fratellino, non è mai una mossa saggia.”

 

Laurent sospirò, guardando il fratello quasi a volerlo implorare di ascoltarlo e di stare fuori dalla questione “Night School”: i genitori glie l’avevano praticamente affidato dopo il disastro a Beauxbatons, e non se la sentiva proprio di deluderli o di farsi sfuggire la situazione dalle mani.

 

Dopo un attimo di esitazione il ragazzo annuì, sbuffando leggermente ma dicendo esattamente quello che Laurent voleva sentirsi dire:

 

“Ok… come preferisci, mi farò gli affari miei… ma anche se non andrò in giro con una lente di ingrandimento e il capellino alla Holmes, non vuol dire che demorderò. Non so perché, ma questa faccenda del gruppo di cui tutti sanno mi incuriosisce parecchio.”

 

“Sei un ragazzo intelligente, Etienne… e non sei un bambino, non posso dirti cosa o non cosa fare. Cerca solo di non finire nei guai: non posso dirti nulla, se non che non stiamo affatto parlando di un gioco.”

 

Probabilmente Etienne gli avrebbe chiesto ulteriori spiegazioni, ma Laurent girò sui tacchi e si avviò a passo svelto lungo il corridoio, sapendo che il fratello minore non si sarebbe messo nei guai per seguirlo oltre: era appena stato espulso da Beauxbatons… l’ultima cosa di cui aveva bisogno era di finire nei guai anche alla Cimmeria.

 

Il ragazzo esitò per un attimo, guardando il fratello maggiore allontanarsi prima di sbuffare, girando sui tacchi per dirigersi verso la direzione opposta: mancava poco al Coprifuoco, e non voleva farsi beccare a zonzo per l’edificio quando non era permesso già alla prima settimana di scuola.

 

Infondo aveva tutto l’anno scolastico per ottenere qualche risposta… poteva benissimo prendersela comoda e dormirci sopra, per discuterne insieme a Mathieu l’indomani mattina.

 

                                                                                      *

 

“Quindi non sono l’unico a fare da semplice spettatore…”

 

Phoebe si voltò, stringendosi nelle spalle alle parole di Adrianus, che era appena comparso accanto a lei, seduti sull’erba del enorme parco della tenuta mentre a diversi metri di distanza i loro amici e compagni si stavano organizzando, mettendosi d’accordo per i ruoli da ricoprire e le squadre.

 

“Sai che odio questo gioco... ormai vengo alle partite quasi per abitudine.”

 

“In genere c’è anche Isabelle… come mai non c’è stasera?”

“Ha detto che non si sentiva molto bene… e in effetti fa abbastanza freddo, forse ha fatto bene a restare al caldo in camera sua… Forse un po’ la invidio.”

 

Phoebe piegò le labbra in una smorfia, rabbrividendo leggermente e stringendosi nel maglioncino blu della divisa che si era messa quella mattina, facendo roteare lo sguardo al compagno:

 

“Mi spieghi perché ti vesti sempre troppo leggera anche se sai che farà freddo?”

 

“Non so dirtelo Adrianus… credo di odiare i vestiti pesanti in generale. In genere scrocco qualcosa ad Isabelle, come la sciarpa o i guanti, ma purtroppo stasera mi ha dato buca.”

 

Phoebe sorrise con una nota di amarezza, chiedendosi perché non fosse rintanata sotto le coperte… tecnicamente stavano violando parecchie regole, anche se ormai praticamente tutti gli insegnanti erano a conoscenza di quelle partite notturne.

 

“A volte proprio non capisco certi ragionamenti… tieni, mettiti questa. Mi sentirei in colpa se lunedì ti presentassi a lezione con il mal di gola.”

 

Adrianus sbuffò, sfilandosi la sciarpa per porgerla alla compagna, che dopo un momento di esitazione l’accettò, sorridendogli debolmente: era sempre stata abbastanza orgogliosa in effetti… ma non voleva nemmeno andare al primo incontro dell’anno della Night School senza voce.

 

I due restarono in silenzio per qualche minuto, osservando i loro compagni iniziare finalmente e giocare: non era facile scorgerli con il buio, ma stando a quanto gli stessi giocatori dicevano era proprio quello a rendere le partite divertenti, oltre che diverse dal solito.

 

“Non vedo niente… non so nemmeno chi è chi.”

 

“Beh, Alexa è facile da individuare, con i suoi capelli…”

 

“Anche Camila, se è per questo.”   Il tono di voce di Phoebe, decisamente piatto e allo stesso tempo quasi seccato, non passò inosservato ad Adrianus, che le rivolse un’occhiata in tralice: avrebbe voluto chiederle che cosa ci fosse davvero tra lei e la ragazza, ma non voleva nemmeno violare la sua privacy ed essere invadente… Era una domanda che mezza scuola ormai si stava ponendo, ma soltanto a bassa voce e alle spalle di entrambe le dirette interessate.

 

 “Immagino di sì… Sembra simpatica.”

 

“Non lo so, non ci ho parlato molto.”   Phoebe si strinse nelle spalle, strappando qualche filo d’erba e costringendosi al contempo di sembrare completamente disinteressata sulla questione. Con suo gran sollievo Adrianus non insistette, restando in silenzio e seguendo invece i movimenti dei giocatori sopra di loro…. In effetti la ragazza era quasi in conflitto con se stessa: se da una parte voleva davvero comportarsi normalmente e fare finta di niente, dall’altra sentiva di non poterlo fare… che le piacesse o meno qualcosa era cambiato, nella sua vita era subentrata una persona che non poteva ignorare per sempre, ne era consapevole.

 

Sapeva che non era colpa sua, ma forse inconsciamente riversava su Camila la causa il rapporto freddo dei genitori, che era sfociato, nel divorzio solo un paio d’anni prima.

Non aveva quasi mai fatto un discorso serio con i suoi genitori, non aveva mai chiesto a sua madre come avesse vissuto la nascita di Camila… lei e la sorellastra erano nate praticamente in contemporanea e non aveva potuto assistere alla vita coniugale dei genitori prima della nascita della ragazza: forse prima Elizabeth Shafiq e Nathaniel Selwyn avevano provato una qualche forma di affetto l’uno verso l’altro, nonostante il matrimonio fosse stato quasi costretto dalle famiglie di entrambi… ma non l’avrebbe mai potuto sapere, sfortunatamente.

 

                                                                               *

 

Jude sbuffò, imprecando mentalmente contro il Boccino d’Oro mentre vedeva chiaramente Alexa sfrecciargli accanto: la ragazza era già piuttosto riconoscibile per via dei suoi capelli rossi, ma lui aveva sempre avuto una spiccata vista quando era al buio… per qualche motivo, il suo occhio scuro sembrava adattarsi alla poca luce estremamente bene.

 

Nonostante avesse quel “dono” però non aveva ancora individuato la minuscola pallina d’oirata che avrebbe dovuto prendere… Non che andasse matto per il Quidditch, in realtà: amava volare, ma spesso non prendeva parte alle partite… Se lo faceva era solo perché ci vedeva qualche altro fine dietro, come quella sera: aveva potuto avvicinarsi facilmente ai compagni e parlare della Night School senza destare troppi sospetti… in qualunque altro caso a chiunque sarebbe venuto un colpo, vedendolo parlare insieme ad Alastair Shafiq.

 

In un certo senso però quasi gli dispiaceva che Isabelle non ci fosse… per quanto gli costasse ammetterlo, la ragazza contava all’interno della cerchia… molto più di lui. Era una specie di “pezzo grosso” nella Night School, e non gli sarebbe dispiaciuto scoprire se lei aveva ricevuto istruzioni diverse dalle sue.

 

In realtà Isabelle Van Acker odiava il Quidditch, quindi nessuna sorpresa sul non vederla in sella ad una scopa… ma ricordava di averla sempre vista per sostenere Shafiq. Chissà perché non c’era, quella sera.

 

 “VERRATER, MUOVITI INVECE DI CONTEMPLARE L’ORIZZONTE!”

 

Le parole di Jackson quasi lo risvegliarono, portandolo a ricordarsi che era pur sempre in campo… forse avrebbe dovuto pensarci dopo e concentrarsi invece sulla partita.

Sbuffando debolmente il ragazzo scese in picchiata, seguendo Alexa e sperando che la ragazza non avesse individuato il Boccino prima di lui.

 

Era ancora ad una ventina di metri dal suolo quando si accorse di qualcosa… qualcosa di decisamente insolito. C’erano delle luci accese, da qualche parte… riusciva distintamente a scorgere quell’inconfondibile sfumatura aranciata del fuoco, tanto che per un attimo pensò che ci fosse un qualche incendio. Osservando meglio però si accorse che le luci provenivano dalla Cappella… che ci fosse qualcuno all’interno?

 

Jude aggrottò la fronte, socchiudendo gli occhi per riuscire a vedere meglio: non riusciva a scorgere alcuna figura, purtroppo… ma era certo che ci fosse qualcuno, dentro la Cappella. Di certo le luci non erano rimaste accese per caso.

 

 

Peccato che fosse nel bel mezzo di una partita e non potesse mandare tutto a quel pese per soddisfare la sua curiosità… forse l’avrebbe anche fatto, ma poi Wilkes l’avrebbe ucciso per averlo fatto perdere.

 

                                                                                             *

 

Rabbrividì, tormentandosi le mani guantate mentre camminava sull’erba a passo svelto: voleva fare in fretta, senza perdere tempo.

 

Isabelle si voltò, rabbrividendo leggermente mentre guardava i suoi stessi compagni giocare a Quidditch, anche se da lontano: fortunatamente era buio ed era impossibile che qualcuno la vedesse… o almeno lo sperava: era stata ancor più prudente del solito per non farsi scoprire a sgattaiolare fuori dopo il Coprifuoco, usando la scala di servizio che fino a duecento anni prima veniva usata dalla servitù.

 

Isabelle deglutì sistemandosi dietro le orecchie i lunghi capelli castani sferzati dall’aria, accelerando il passo per raggiungere la Cappella il più in fretta possibile.

Sperava solo che le istruzioni e l’orario fossero precisi… non le andava per niente di dover aspettare i loro comodi, non vedeva l’ora di infilarsi sotto le coperte e mettere finalmente fine a quella giornata.

 

Prima di entrare nella piccola quanto antica Cappella Isabelle respirò profondamente, afferrando il freddo battente di metallo per aprire la porta di legno massiccio.

 

La ragazza s’infilò nel piccolo spiraglio che aveva creato, chiudendosi lentamente la porta alle spalle prima di voltarsi, osservando l’interno della chiesetta: ci era stata moltissime volte… ma mai a quell’ora, e doveva ammettere che con le candele accese l’atmosfera era parecchio suggestiva.

 

Gli occhi verdi della ragazza andarono sull’altare e senza esitare Isabelle iniziò a percorrere la navata, non fermandosi ad osservare i bellissimi affreschi e le poesie che erano state incise nella pietra nel corso dei secoli precedenti.

 

Raggiunto l’altare di pietra, illuminato da un pesante candelabro d’oro, Isabelle esitò: c’era una piccolo biglietto di pergamena appoggiato sopra… ma non era del tutto sicura di volerlo leggere.

 

Falla finita Isabelle. Non hai scelta

 

La ragazza allungò una mano, sentendosi orribilmente osservata. Odiava quella sensazione… le sembrava di essere in trappola, come se ci fosse qualcuno pronto a farle del male nascosto dietro un angolo.

 

Isabelle deglutì, spiegando il biglietto e leggendone in fretta il contenuto: si trattava di sole due parole, dopotutto.

Le due parole che avrebbero dato l’inizio al suo incubo peggiore.

 

Stiamo aspettando

 

 








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Angolo Autrice:

Buonasera! Scusate se il capitolo non è granchè, so che è poco approfondito e mi spiace che non compaiano tutti gli OC, ma l'ho scritto stasera praticamente di getto: avrei voluto aggiornare ieri ma stamattina avevo un test molto importante e non sono riuscita a scrivere nulla nel finesettimana.

Ad ogni modo spero che il capitolo vi sia piaciuto lo stesso, prometto che il prossimo sarà migliore XD

Buonanotte, a presto!

Signorina Granger
   
 
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