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Autore: lapotenza    25/11/2016    1 recensioni
"Gli esorcisti sono persone possedute da Dio. Essi esistono al fine di consegnare all'Oblio le sinistre creature che emergono dalle tenebre."
D.Gray-Man ~ Prima Notte, Vol.1
Yuki Hirai. Diciotto anni. La sua espressione, un vero e proprio capolavoro di falsità.
Ingenua o furba come la più infima ed astuta delle volpi?
Passionale o gelida e pacata?
Guerriera o spettro in fuga dal passato?
Yuki é divisa in due parti perfettamente... (A)simmetriche.
Non uno, ma ben due passati alle spalle, non uno, ma nessun futuro che si profila all'orizzonte, non uno, ma ben due marchi imposti da Dio.
Un' anima infranta o un cuore d'acciaio?
Ci sono così tante alternative da scegliere... Ma nessuna persona pronta a condividerle.
Come si sopravvive al ritorno nelle fitte spire dell'Ordine?
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Allen/Lenalee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kanda era seduto a terra con la schiena contro una colonna, in un solitario corridoio del palazzo.
Tra colonna e colonna, uno spazio di circa due metri ornato di vetrate, in un modulo luminoso ed interminabile, proprio come il tempo che passava mentre lui aspettava.
Quando, la notte prima, giusto qualche ora fa, Yuki lo aveva portato nella stanza dove stava quella "cosa", aveva chiamato di sua spontanea volontà e velocemente l'Ordine per la prima volta in nove anni di carriera.
Quell'essere ripugnante continuava a dire qualcosa riguardo delle bambole, ed ora la Sezione Scientifica (tappetta inclusa) era chiusa in quella stanza nella quale nemmeno lui, con la nuova carica di Generale, aveva il diritto di entrare, e lo stavano analizzando.
Non sapeva cosa volesse dire per loro, in un caso simile, analizzare, e sinceramente non era nemmeno sicuro di voler venire a conoscenza dei dettagli di simili procedure.
Aveva passato già abbastanza tempo nei laboratori e ne aveva fin sopra i capelli, la scienza non gli aveva portato mai nulla di buono.
La grande porta a doppia anta si aprì appena, e Yuki ne uscì con una cartellina in mano, lo sguardo serio.
La porta si rinchiuse alle sue spalle.
Con passo leggero lo raggiunse e si lasciò cadere a terra anche lei, ad un metro e mezzo circa di distanza, la schiena contro il vetro gelido.
Si era tolta il fiocco che di solito teneva legato a mo' di "cravattino" sotto al colletto, i capelli malamente raccolti in una coda.
Da quando era arrivata, non credeva d'averla mai vista così stanca e trasandata.
Con fare stanco, iniziò a scrutare i fogli.
-Komui si é tirato indietro, per cui devo fartelo io, questo discorso.- iniziò, la voce stranamente seria.
Non aveva mai avuto a che fare con lei quando vestiva i panni di scienziata, quando non erano in missione, per lo più la evitava come la peste, per cui, quel tono asciutto e professionale che le uscì dalle labbra gli sembrò quasi estraneo.
-Per cui?- domandò.
Alle cinque di mattina un discorso che nemmeno Komui aveva avuto il coraggio di fare, nonostante tutto quell'eccentrismo e continuo osare, giocando col fuoco, non era di sicuro qualcosa da prendere alla leggera.
-Tipo equipaggiamento, percentuale di sincronizzazione massima 76%.- rispose la giovane.
-Cosa? Che diamine...-
-Sono i due dati essenziali della tua prima allieva, Generale Kanda Yu.-
-La mia... Cosa?-
-Quell'essere non é altro che una ragazza, Kanda, e pure dolce e riflessiva, pare che la sua follia fosse dovuta all'Innocence che veniva continuamente trattenuta nonostante lo stretto contatto con gli Akuma.- la frase della ragazza fu un po' come uno schiaffo.
La solita irritazione iniziò a montargli dentro, mista ad una sorta di repulsione involontaria.
Yuki si voltò totalmente verso di lui, mettendosi a gambe incrociate.
-Ascoltami bene e promettimi di non arrabbiarti.- disse, fissandolo senza esitazione negli occhi.
-I signori Marvin avevano una figlia di nome Moeve, della quale era stata denunciata la sparizione anni fa.
A quanto parte, Moeve non si é mai mossa dalla casa, era stata intrappolata. Dapprima, la madre la utilizzava facendole uccidere persone molto amate da tutti, per creare potenziali Akuma, e, quando capitavano dei Finder li uccideva e suo marito ne creava delle marionette dalle fattezze più svariate, finché non é stato ammazzato dalla moglie stessa.
Essendo un Akuma, l'Innocence, (a quanto pare finita accidentalmente nella lega che costituiva la catena che teneva Moeve ancorata al muro) provava a reagire ma la ragazza continuava a trattenerla, essendo convinta si trattasse sempre del padre e che non dovesse per cui ferirlo. Crediamo appunto che la follia che adesso pare stia velocemente scemando da Moeve fosse causata da tale stress e dal recente inizio della trasformazione in Caduto che, per nostra fortuna, ha iniziato a retrocedere alla sua liberazione.
Abbiamo fatto tutto, adesso dobbiamo solo affinare la forma e le capacità della sua Innocence comprendendone le peculiarità. Per il momento sappiamo che era il cristallo stesso a far avvenire alcuni fenomeni particolari nella casa, come l'apparizione di defunti e la voce di cui ci hai parlato nel laboratorio sotterraneo che, a quanto pare, apparteneva alla presunta presenza spiritica del padre del signor Marvin, l'ex scienziato dell'Ordine.
Questo é quello che sappiamo, e, Kanda, sapevi che divenire Generale comportava delle responsabilità, ora vedi di accettarle.- Yuki lo scrutò ancora, poi torno a fissare i suoi fogli, corrucciata, persa in calcoli e teorie che solo lei comprendeva.
Kanda rimase in silenzio.
Aveva preso stranamente bene quella notizia, anche se era perfettamente conscio di quante scocciature ed incremento dell'irritazione, violenza ed istinto omicida avrebbe portato.
Eppure, nonostante si definisse totalmente contrario allo svolgimento ingrato di tale compito, perfino lui era abbastanza accorto da sapere di non avere alcuna scelta in merito.
Guardò Yuki che continuava a leggere documenti su documenti da quella cartellina che, con un solo foglio in più al suo interno, sarebbe potuta benissimo scoppiare.
-Riguardo quei documenti che vi ho consegnato?- domandò Kanda.
Yuki lo guardò, schiudendo appena le labbra.
-Informazioni riservate.- pronunciò lentamente, esaltando il labiale, tanto per chiarire che, ne da lei ne tantomeno dagli altri scienziati, non avrebbe ricevuto alcuna confessione nemmeno sotto tortura.
Passarono alcuni attimi di silenzio tombale, per gli standard del giapponese perfettamente piacevoli.
Eppure fu lo stesso Kanda ad interromperli col suo solito verso.
-Ti dirò che... Mi sento amareggiata, molto.- confessò poi Yuki, voltandosi di nuovo con la schiena contro il vetro e fissando assorta il soffitto -E mi sento in colpa.- 
-Sentirti in colpa per qualcosa che non hai fatto? Sei proprio una stupida.- sbottò Kanda.
-Non per quello.- disse lei, la voce cristallina, rimediandosi un'occhiata interrogativa.
-Mi sento in colpa perché ti sto nascondendo troppi segreti.- ammise -Su di me e su questo fottuto "Mondo Santo".- poi, senza attendere la risposta che sapeva non sarebbe comunque venuta, si alzò e se ne andò verso il luogo dove si trovava Hevlaska.
Kanda, dal canto suo, si convinse del tutto che quella ragazza non era lì per un caso o solo per il possesso di segreti così pericolosi da averla sempre sott'occhio costantemente. C'era qualcosa di più, e ne aveva appena avuto la conferma.

-Tieni, una doccia non può che farti bene.- Yuki sorrise nel porgere i saponi a Moeve.
Erano nel bagno delle donne, ed era toccato a lei, in quanto "assistente" di Kanda, aiutare la ragazza.
Con esitazione Moeve afferrò i flaconcini ed entrò nel box di una doccia, mormorando un "grazie" e chiudendone la porticina bianca.
-Se ti serve aiuto sono qui.- le disse allegramente, mentre il suono dell'acqua che iniziava a scrosciare riempì in sottofondo la stanza che, oltre loro, non ospitava nessuno.
Il vantaggio d'essere donne all'ordine era, probabilmente, quello di avere spazi esclusivi per necessità dettate dagli stereotipi molto più grandi di quelli destinati agli uomini e trovarli pressoché vuoti, donando un'intimità priva di paragoni.
Il sorriso sul suo volto sparì immediatamente, sostituendosi ad un'espressione stanca e neutrale.
Ne allegra, ne triste.
Si voltò verso lo specchio alle sue spalle, appoggiandosi con le mani sulla fredda superficie di marmo levigato. Aveva di nuovo due gonfie occhiaie che le marchiavano la carnagione chiara, spiccando violacee sul volto, i capelli che andavano un po' da tutte le parti, nella sconclusionata coda che si era fatta.
Essere così trascurata non era da lei.
Non era certo una di quelle persone che teneva molto all'immagine personale, ma comunque aveva sempre evitato accuratamente la trasandatezza.
Aveva imparato, in ben nove anni di latitanza, che se le persone dai gusti eccentrici erano appariscenti, coloro che non si curavano di se stessi ed andavano in giro con capelli e vestiti in disordine lo erano mille volte di più. Era nella natura umana etichettare ogni cosa secondo due distinte categorie: il bello ed il brutto, il normale e lo strano, il giusto e lo sbagliato. E, sempre grazie a quelle "etichette", per le persone era normale lanciare occhiate di disappunto a chi non rispettava i canoni imposti dalla società.
Rimanere nella media, indossare gli abiti più diffusi, parlare con tutti ma non parlare veramente con nessuno. Erano le basi per nascondersi efficacemente, e Yuki le aveva sempre rispettate. Purtroppo, spiccava già troppo per via di quella statura assurdamente minuta e per il colore di occhi e capelli, e doveva per cui bilanciare quegli aspetti di se che incuriosivano la gente con una massiccia dose di banalità e scontatezza.
Poi, appena era divenuta un po' più grande, si era trovata un po' di lavori, ed aveva capito la strategia giusta per lei anche in quello stesso ambito.
Lavorare in posti dove i relativi frequentatori non parlavano ad altri della loro presenza lì e se lo facevano non avevano alcun motivo per includere lei nel racconto.
Negli ultimi due anni, infatti, aveva lavorato come contabile per "La Casa", una casa del piacere nella città in cui era stata attaccata dal misterioso ragazzo, proprio sul confine tra il paesino vecchio di secoli ed i nuovi e più recenti edifici che si erano andati a costruirglisi intono. Dopotutto, che motivo aveva, un uomo, di andare a parlare della contabile di una casa del piacere? In quei due anni era stata nel suo ufficio a fare conti, immersa nelle carte, e nessuno poteva logicamente dar luogo a voci che la riguardassero.
Eppure, nonostante tutto, l'Ordine qualche cosa l'aveva saputa, ed aveva tutte le intenzioni di sapere cosa e, soprattutto, come.
Lo sciabordio dell'acqua si interruppe seccamente, interrompendo il fluso di pensieri che tale monotono rumore aveva scaturito. 
Moeve uscì dal box doccia, malamente avvolta nell'enorme telo da bagno.
-Vieni.- Yuki sorrise, guardandola attraverso lo specchio.
Tirò verso di se un piccolo sgabello che si era preparata in anticipo agganciandolo col piede destro.
Fece accomodare la ragazza e le asciugò i capelli, poi le porse degli abiti puliti.
-Quanti anni hai adesso, Moeve?- domandò.
La ragazza la guardò, gli occhi ancora appannati da chissà quale confusione, ma la voce che le rispose un flebile "tredici" era già più lucida.
Yuki si voltò, attendendo che si infilasse la biancheria ed il vestito di velluto verde che le aveva rimediato.
Purtroppo, l'occhio sinistro di Moeve era ridotto troppo male per venire in qualche modo salvato, e l'unica soluzione plausibile era quella di coprirlo con una benda bianca.
Per lo meno, i tagli sanguinolenti ai lati della bocca erano stati curati senza troppi problemi dal sangue di Yuki.
Fortuitamente, solo gli scienziati più importanti della Prima Divisione erano presenti nella stanza, gli stessi che conoscevano e si occupavano della sua situazione, quindi adoperare un metodo simile non si era rivelato per nulla problematico.
In quanto a lividi od altre ferite lievi, invece, ci avrebbe tranquillamente pensato la Matrona dell'infermeria.
-Ho paura che, anche se riuscissi a strecciarteli, i tuoi capelli andranno tagliati.- le disse Yuki, facendola accomodare di nuovo sullo sgabello.
-Sono messi male e... Per te è un problema?- domandò.
Moeve la guardò, confusa, passarono alcuni secondi prima che decifrasse il significato della frase.
-N...non credo... Io...- chinò il capo e fissò desolata il pavimento -...non so nulla, non so cosa... Cosa dovrei..?- Yuki si sforzò con tutta se stessa di ampliare il sorriso, sfidando apertamente il senso di oppressione che tale gesto spesso le causava.
-Non preoccuparti, li taglieremo... Che ne dici poco più su delle spalle? Un bel caschetto, dai. Sono certa che ti starebbe benissimo.- disse, indicando con l'indice la misura menzionata.
-C...credi?- il sorriso di Yuki si addolcì istintivamente. Moeve non sapeva cosa fare, cosa dire e nemmeno cosa pensare, era solo confusa e spaventata, appena cosciente di ciò che aveva passato negli ultimi anni.
Prima o poi avrebbe compreso bene, e quei ricordi l'avrebbero segnata, e Yuki sapeva bene quanto male facessero, i ricordi.
Eppure... Quella ragazzina era così... Diversa.
Non era come lei.
Per tutta la sua vita, Yuki aveva avuto l'esatta consapevolezza delle dimensioni della cella in cui si trovava, e sapeva bene dove bloccarsi prima di andare a sbattere contro qualche muro, ma quella ragazza... Aveva bisogno che qualcuno la prendesse a braccetto e la facesse svoltare al momento giusto.
Poteva Kanda fare una cosa simile?
Yuki non ne aveva idea.
Se solo quel ragazzo avesse mostrato un minimo d'umanità in più... Non pretendeva sviluppasse istinti paterni, dopotutto, un Kanda dolce e premuroso le si prospettava una visione terrorizzante, ma almeno un po' più "empatico" doveva diventarlo per forza di cose.
Se necessario, l'avrebbe aiutato, anche se aiutarlo in un qualsiasi modo aveva come principale conseguenza quella di calpestare il suo stesso orgoglio.
Prese le forbici.
-Non ti preoccupare, me la cavo.- disse, agitandole appena.
-Mh...mh mh.- Moeve si mordicchiò l'unghia del pollice, nervosamente.
-Ehi... Guarda che la frangia me la sono sempre fatta da me, e mi pare di non aver fatto mica tante tragedie...- le disse Yuki, eppure l'espressione della quattordicenne non cambiò di una virgola.
Aveva davvero dei capelli così catastrofici da far terrorizzare la gente?
-N... No, io... Ho solo p...paura de... Delle la...- Moeve ingobbì la schiena, lanciando occhiate di disappunto alle forbici.
Cristo.  Pensò Yuki.
Avrebbe scommesso un occhio della testa che la ragazza, dopo tutto ciò che le avevano fatto subire, avesse il terrore delle lame.
Di nuovo pensò che, se Kanda non sviluppava un lato umano, erano tutti destinati al fallimento.
Perfetto, no? L'allieva terrorizzata dalle lame ed il Maestro dalla Katana che veniva volta agli umani ancor più spesso di quanto non venisse fatto nei confronti degli Akuma.
-Giuro che non ti faccio nulla.- le disse -Ti fidi?- incrociò il suo sguardo incerto tramite lo specchio.
Si sentiva orribile nel fingere con quella maschera amorevole in volto, ma aveva forse scelta?
Iniziò, con molta cura ed attenzione, a recidere i fili biondi come il grano.
Ricordava che, quando le aveva spaccato la testa buttandola a terra, i capelli di Moeve sembravano pagliericcio, ed era stupita da quanto fossero cambiati con una semplicissima lavata.
Le ciocche cadevano a terra, e Yuki iniziò a provare qualcosa di diverso: senso di colpa.
Poteva sopportare pressoché tutto, il semplice fatto che non avesse ancora preso a schiaffi nessuno, dentro quel castello da strapazzo, nonostante il formicolio alle mani, era già la prova lampante di quanta pazienza talvolta potesse dimostrare, eppure i capelli corti proprio non li reggeva.
Quando si trattava degli altri non aveva obiezioni, anzi, talvolta certi tagli, se fatti sfilare sulle teste altrui, le piacevano addirittura, ma se si parlava dei suoi, o di lei che doveva tagliarli ad altri, le doleva il cuore.
Quando era all'Ordine, da piccola, le facevano tenere al massimo quel solito caschetto medio-lungo, poiché durante i test i capelli troppo lunghi non fungevano a nulla se non da impiccio, ma ciò non toglieva che detestava averli così.
Infatti, appena ottenuta la sua finta libertà, se li era fatta allungare fin troppo.
Per cui, lo stare lì a sforbiciare la metteva in una condizione estrema di rammarico.
Fu quasi un sollievo quando finì.
-Visto? Non ti ho fatto nulla, Moeve.- disse, appoggiandole le mani sulle spalle. A quel contatto la ragazzina si irrigidì, tanto che Yuki pensò di aver esagerato con quell'atto di confidenza.
Per sua fortuna, proprio quando era lì per toglierle, i muscoli delle spalle si sciolsero.
-G...grazie, sono belli.- le disse la ragazzina, voltandosi verso di lei con un sorriso timido ed incerto.
Forse non ricordava bene come si facessero, i sorrisi.
I capelli mossi, di un bel biondo, le incorniciavano il volto delicato alla perfezione.
Moeve era proprio carina, dopotutto. Di quella bellezza collegata alla dolcezza ed alla tenerezza che quella sua confusione portavano alla gente.
Man mano che l'avevano allontana da quella casa maledetta, da scalciante e rantolante, si era calmata sempre di più, sino a diventare tranquilla e mite.
Che gran peccato, stroncarle nuovamente l'animo.
-Spero che qui tu stia meglio, Moeve.- le disse Yuki, scrutando l'unico occhio scoperto, azzurro come il cielo serale subito dopo il tramonto, appena comincia a far buio.
Poi, voltando lo sguardo, la condusse fuori.

Angolo me

Capitolo lievemente... Inconsistente... Chiedo scusa, ma purtroppo funziona così con me: ci vuole un po' per partire...
Abbiamo un nuovo personaggio, una ragazza, tanto per torturare ancora un po' il povero Kanda, che in questa fan fiction non riesce proprio a stare in pace😂 scusami Kanda, ti amo tanto nonostante tutto😅😂😂😂.
Ad ogni modo, fino ad ora abbiamo avuto capitoli maggiormente dal punto di vista di Yuki e Kanda, ma adesso inizieremo a complicare le cose, saltando in qua e in là fra i vari personaggi, originali e non. Ovviamente Yuki sarà quella che avrà maggiori capitoli, ma, dopotutto, lei è la protagonista.
Per la prossima volta vedo se riesco, tra scuola, sport ed il capitolo stesso, a fare un disegno di Moeve.
Chissà come se la passerà in mezzo a due fuochi come Kanda e Yuki... Povera anima...

Sara

   
 
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