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Autore: Eleanor_    28/11/2016    3 recensioni
Rose Weasley ha quindici anni, è una Grifondoro ed è la figlia di Ronald Weasley e Hermione Granger. E questo lo sanno tutti.
Ha i capelli rossi, gli occhi azzurri, la passione per i guai e per il Quidditch ereditati dal padre.
Il covo di ricci che si trova in testa, l'astuzia e la bontà d'animo, invece, li ha presi dalla madre.
Ma la somiglianza finisce qua.
Non è intelligente come Hermione, né coraggiosa come Ronald.
Rose Weasley non è sola, per fortuna.
Nella sua situazione si trovano quasi tutti i suoi cugini: lo scapestrato James, innamorato da sempre della bella e malinconica cugina Dominique, che si trova in una situazione complicata; Albus, spirito libero intelligente e decisamente affascinante; la dolce e furba Lily, il fratello Hugo, il freddo e apatico Louis, gli instancabili Fred e Roxanne.
Ognuno di loro sa cosa vuol dire avere il peso di un cognome sulle spalle.
E lo sa, scoprirà Rose, anche il biondissimo Scorpius Malfoy, il misterioso, arrogante e sensibile ragazzo che imparerà a conoscere, per un caso più o meno fortunato.
In breve, Rose Weasley sono io e vi voglio raccontare le nostre storie.
Genere: Fantasy, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Nuovo personaggio, Rose Weasley | Coppie: James Sirius/Dominique, Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Chapter Ten
Feelings
 
When I was a kid, my grandfather was a preacher
He'd talk about God
Yeah, he was something like a teacher
He said, "God only helps those who learn to help themselves"
He was a million miles from a million dollars,
But you could never spend his wealth
-Preacher, OneRepublic
 

Felicità e Fortuna. Sono ciò che in fin dei conti ognuno vuole e a Felicità e Fortuna sono legate tutte le nostre azioni, i sentimenti, i desideri… Insomma, tutto.
Ci sono tanti, infiniti tipi di felicità, ma di una cosa sono convinta: ogni singolo uomo sulla faccia della Terra è stato felice almeno per un minuto nella sua esistenza. Felice a modo suo, ovviamente.
La Felicità è tragicamente e indivisibilmente legata alla Fortuna. Dipendono l’una dall’altra.
E ora, mentre fisso gli occhi chiari di Christopher Skyes, mi chiedo quando arriverà la mia Fortuna.
Tutti hanno, hanno avuto o avranno un briciolo di fortuna nella vita. Io stessa ammetto che la mia famiglia è la mia fortuna più grande. Comunque io ne sto aspettando un’altra, non so se mi spiego. Ecco, io sono essenzialmente una persona abbastanza vagante nello stato di “nemmeno a Merlino interessa la tua noiosa vita”.
In questo caso, sto parlando del punto di vista sentimentale, chiaramente. Questo significa che la mia maledizione in amore è iniziata con Tristan e ora continua con Chris e Scorpius.
Per carità, non che Christopher Skyes non mi piaccia, ma effettivamente non mi piace. Però ci provo. Prometto che ci provo, a farmelo piacere. Prometto che ci provo, a nascondere il grigioverde in un cassetto. Prometto che non ci penso più, ai suoi capelli biondi.
Non è una vita facile, quella dell’adolescente, sapete.
 
Sto camminando con la mano legata a quella di Chris, e sono persa nei miei pensieri.
Per anni ho sperato di poter dire ai nonni e a tutti quegli impiccioni dei miei parenti, che ho il ragazzo. Uno alto, con gli occhi azzurri, bello e muscoloso. Ma io in realtà non voglio un ragazzo così. Non voglio un Chris. Voglio un ragazzo che mi sappia leggere dentro, che mi faccia sorridere con uno sguardo, a cui poter dire ogni particolare, anche se insignificante, della mia vita.
Smettiamo di camminare e mi separo da Chris. Lui mi saluta con un bacio leggero, morbido e appena accennato sulle labbra. Che sarebbe un bel bacio, se non fossimo nascosti dietro al portone d’ingresso.
Sospiro stancamente, mentre la felicità per la giornata di ieri, l’uscita con Chris, i discorsi ridicoli ma divertenti, il bacio, svaniscono velocemente.
Uno sciame di pensieri di qualsiasi tipo mi turbina in mente e tento di scacciarli stropicciandomi gli occhi.
Entro nel castello all’ora di pranzo e con passo non troppo trascinato, mi lascio cadere al tavolo dei Grifondoro, dove mi aspetta la neutra faccia di Albus.
Non mi domando nemmeno perché sia qui.
« Ehi » lo saluto, fingendo un tono allegro. Lui ovviamente lo nota subito e mi lancia un’occhiata ma credo decida di parlarne più tardi, così mi passa una borsa di plastica rossa che tintinna. Lo guardo con gli occhi sgranati e gli faccio una domanda muta.
“Le spille?”
Mi verso della zuppa e inizio a ingurgitarla, aspirando il liquido bollente. Gli lancio un’occhiata di sottecchi mentre annuisce.
Finisco la mia zuppa, poi ci alziamo in contemporanea e usciamo dalla Sala.
Una volta nella mia Sala Comune, entrambi ci stiamo rigirando la bacchetta fra le mani. Sento il legno liscio e fresco a contatto con la mia pelle e mi dà una sensazione di limitazione che non mi piace.
Sto pensando a tutti gli incantesimi che conosco, facendo mente locale e ce n’è uno che galleggia nella mia mente.
Non so come faccio a conoscerne il nome, molto probabilmente l’ho letto in un libro d’incantesimi tanto tempo fa. Ho un’ampissima memoria fotografica, il che mi rende facile ricordare non solo ciò che studio, ma soprattutto ciò che vedo.
Incantesimo di Collegamento di oggetti inanimati. Incanto Proteus. “Fattura abbastanza complicata che crea un legame indelebile fra due o più oggetti, rendendo disponibile la comunicazione mediante l’originale e le copie”. Diceva più o meno così.
Annuncio ad Albus i miei pensieri e lui, con aria enigmatica, mi sussurra: « Potrebbe funzionare. »
Prendo in mano una spilla, una a caso con lo stemma di Grifondoro, che ho appena deciso sarà la mia e le affianco quella di Al di Serpeverde, poggiandole sul tavolo.
« Proteo » pronuncio, muovendo la bacchetta in direzione delle due spille. Fisso nella mia mente il logo che voglio fare assumere alle spille una volta collegate fra loro.
Si forma un filo quasi trasparente, che trasporto sulle altre clip in modo che le leghi tutte. Non ho idea se funzionerà, ma sento che è la cosa giusta da fare, come se istintivamente la bacchetta conoscesse già l’incantesimo.
Il filo si estingue e davanti a me ci sono una trentina di spille con disegni diversi che mi fissano, tali e quali a prima.
« Non ci resta che tentare » suggerisco ad Al, con una sensazione di trionfo.
Afferro la mia spilla e la sfrego, sperando che cambi l’immagine nel logo di Hogwarts.
Il leone di Grifondoro scompare e lascia spazio a quello delle quattro Case. Sotto, il motto della scuola “Draco dormiens nunquam titillandus”.
Qualche secondo dopo, appare lo stesso logo sulla superficie di tutte le altre.
La stringo fra le mani ed esulto felice, abbracciando Albus.
 
Mentre sto camminando al fianco di Albus per raggiungere la Stanza delle Necessità al settimo piano, chiacchierando del più e del meno, viene fuori il nome di Scorpius. Con un respiro smorzato mi viene improvvisamente in mente che di lì a poco lo vedrò, insieme ad una marea di altra gente. E dovrò comportarmi in modo assolutamente normale. Naturalmente, dimenticando che sono due mesi che ci incontriamo in biblioteca, che conosce il mio secondo nome e che sono innamorata di lui. Oddio l’ho detto.
Veniamo raggiunti da James e Fred, che con aria complice e un sorriso furbo sul volto, chiedono ad Albus di lasciarmi sola con loro. Io supplico Albus di non abbandonarmi ma poco importa perché lui è già sparito oltre un corridoio sulla sinistra.
« Vi avverto che qualunque cosa vogliate fare, la mia risposta è no. »
Li fisso con aria altera a braccia incrociate.
Loro si dispongono spalla a spalla davanti a me e devo sollevare un po’ la testa per riuscire a guardarli negli occhi.
« Stiamo organizzando una festa di Natale e vogliamo che ci aiuti nei preparativi » annuncia Fred, come se mi avesse appena dato la notizia che ha vinto una fortuna al lotto.
« Ribadisco, la mia risposta è no » dico, in tono fermo.
Non ho alcuna intenzione di sgarrare, quest’anno. Non solo ci tengo agli esiti dei G.U.F.O, ma desidero partecipare alla finale della Coppa del Mondo di Quidditch più di ogni altra cosa al mondo. E finire nei casini per una stupida festa sicuramene non mi aiuterà.
« Sei cambiata, Weasley. Non mi piace la nuova te » rincara James, imitando la mia posizione.
« Senti Potter, ve lo dico da amica, oltre che da cugina. Avrete una marea di guai. Tanti. Quindi, il mio consiglio è di evitare di fare cazzate. »
Li supero velocemente, prima di sparire oltre un corridoio, con loro alle calcagna.
« Sul serio, Weasley. Torna in te » mi augura Fred, scuotendo la testa sconsolato e seguendomi verso la Stanza delle Necessità.
 
« Grazie a tutti di essere qui oggi, ragazzi. Avete aderito in molti al nostro gruppo di Guardiani di Hogwarts e vi assicuro che non ve ne pentirete » esordisce Al, pragmatico come al solito. « Direi di non perdere altro tempo e iniziare a distribuirvi le spille. Tenetele sempre agganciate al mantello o alla borsa, se potete, e fate attenzione a quando il logo muterà » termina, dritto come un palo davanti a una ventina di facce curiose, emozionate e divertite. Queste ultime sono quelle dei suoi compagni di stanza.
Io intervengo, tentando di mantenere un tono di voce cordiale e non tremante: « Se qualcuno di voi non potrà partecipare all’incontro, basterà che avverta me oppure Albus. »
Distribuisco una spilla a ognuno dei ragazzi e delle ragazze, fissando gli occhi di ciascuno, mentre loro iniziano a toccarle, testarle e morderle per verificarne la durezza. Quando arriva il turno di Scorpius, m’impongo di guardarlo negli occhi – i suoi bellissimi occhi grigi – e gli do la sua clip come ho fatto con ciascuno degli altri. Tutto fila liscio.
« Se vi disponete in due file, possiamo già cominciare con la pratica. Qualche richiesta in particolare? » chiedo.
Più di quaranta occhi di tutti i colori mi stanno fissando. Non mi sono mai trovata così a disagio in pubblico. Poi mi torna alla mente la serata di Halloween, e quindi mi sento ancora peggio. Mi gratto le unghie sui jeans che indosso, producendo un rumore soffocato.
« Scusa, Rose, ma dal momento che voi siete figli di Auror, sicuramente sapete come stanno veramente le cose. Insomma, se davvero i Purificatori hanno fatto strage al Ministero, e le vittime erano persone capaci – molto più di noi –, non servirà a nulla imparare stupidi incantesimi » interviene subito Jeremiah Taft di Tassorosso, come se si fosse preparato da tempo la battuta.
Tristan, da quel che so attualmente ancora il suo ragazzo, gli sta a qualche centimetro di distanza, appoggiato al muro, ed evita il mio sguardo.
« Non so se te ne rendi conto, ma c’è davvero una minaccia là fuori » lo interrompe Gabriel Rush, compagno di stanza di Al. « Quindi, questi “stupidi incantesimi” potrebbero anche salvarci la vita, se a insegnarceli sono persone capaci. »
Lancia un’occhiata ammiccante ad Albus. Ci rimango un po’ male, ma non lo do a vedere.
« Vi assicuro che sta accadendo qualcosa di molto grave » risponde Albus.
Lo invidio per il modo in cui tiene la sua postura dritta, per come riesce a farsi ascoltare e rispettare, mantenendo sempre la calma. « Non dobbiamo farci trovare impreparati. Siamo qui per imparare a combattere, non per parlare di cosa succede nel Mondo Magico, comunque. Cominciamo » conclude, con il tono di chi non ammette repliche.
« Partiremo dall’Incantesimo Reductor. Chi di voi lo conosce già? » chiedo.
Mentre i ragazzi si dispongono in due file parallele, vedo una mezza dozzina di mani alzarsi.
Chiamo ciascuno di loro per nome e si avvicinano a me.
« Fateci vedere. »
Indico una pila di mattoni posizionata in fondo alla Sala. I ragazzi si mettono timidamente in fila indiana, mentre fra gli altri membri iniziano i mormorii.
Mahonei Douglas è la prima. Respira forte e poi urla: « Reducto! »
Con un gran baccano, sul muro si forma un’enorme buco.
Dominique, ultima della fila, è in piedi dietro a James e si tiene a una buona distanza da nostro cugino, con una mano sulla pancia.
Mi lancia uno sguardo carico di imbarazzo ed io mi maledico per averla trascurata in questi ultimi giorni.
Ottengono lo stesso risultato anche gli altri, sebbene Danny Shanks mandi proprio in frantumi la parete.
« Non è un incantesimo semplice » annuncia Al. « Ma è di grandissima utilità. Serve a distruggere oggetti inanimati con una grande potenza. »
Si piazza davanti al muro di mattoni, fra le due file di ragazzi, riapparso quando lo ha richiesto.
« Passo a spiegare: gli Incantesimi di questo tipo, come Diffindo o Bombarda, funzionano solo se utilizzate una grandissima forza di volontà, che dovete trasmettere alla bacchetta, in modo che lei vi capisca. Se non impiegate energia, sarà inutile. »
Impugna la sua bacchetta talmente forte che le nocche gli si sbiancano, e con un mezzo giro del polso, pronuncia Reducto.
Dei mattoni rimangono solo pezzi monchi e sbriciolati.
Ho sempre ammirato Albus per la sua potenza, la sua capacità, la sua intelligenza e la sua dolcezza, ma quando si tratta di vederlo duellare, di osservarlo mentre compie degli incantesimi… be’, non lo ammiro semplicemente. Diciamo che lo invidio.
Tutti lo fissano a bocca spalancata e iniziano immediatamente le esercitazioni.
Durante la pratica qualcuno chiama me o Albus per farsi dare dei consigli o farsi spiegare meglio in che modo funzioni. E anche se alla fine della lezione la maggior parte dei ragazzi che non conoscevano l’incantesimo sono riusciti solo a provocare alcune crepe sui mattoni, sono tutti soddisfatti. Io e Albus compresi.
Dopo un’ora e mezza di allenamento, stanchi e col fiatone, siamo tutti d’accordo sull’andarcene e riposarci.
« Spero che vi sia servita questa prima lezione » dico con un sorriso.
Albus si trova d’accordo ed entrambi riceviamo un caloroso applauso. Gabriel Rush, Caleb Unwin e Scorpius si avvicinano ad Albus, mentre Danny, Mahonei e Aaron si chiudono attorno a me, ringraziandomi.
Qualche minuto dopo che Mahonei e Aaron se ne sono andati (mano nella mano!), Dominique mi salta praticamente addosso.
« Sei grande, Rosie! Tu e Albus siete due insegnanti fantastici! » sembra davvero felice. Non ho idea del perché e dubito fortemente sia solo per l’esercitazione di oggi.
« È stato Al a fare praticamente tutto il lavoro » dico, in imbarazzo. « Ma piuttosto, sei così contenta perché James si è deciso a chiederti di uscire? »
Dominique passa una gamma di espressioni facciali che vanno dalla felicità alla tristezza più profonda.
« Cosa vorrebbe dire? » balbetta con vocina stridula.
La guardo come per leggerle dentro ma lei distoglie lo sguardo. Inizia ad arricciarsi una ciocca di capelli con fare nervoso.
« Io lo so, Dom. Ti conosco abbastanza bene da sapere cosa provi e ti stai quasi certamente perdendo l’occasione della vita. »
Lei mi scruta accigliata e poi guarda in basso, per nascondere gli occhi pieni di lacrime.
« Tu non sai niente. »
Se ne va senza aggiungere altro ed io mi sento in colpa, ancora più di prima, ma cerco di ingoiare il boccone amaro, senza richiamarla.
Nello stesso momento Jadie si avvicina a me con la faccia avvilita e il passo strascicato.
« I ragazzi sono delle teste di cazzo » mormora affranta.
Non le chiedo nemmeno il perché.
Annuisco e basta, guardando il biondo platinato che sta parlando con mio cugino alle nostre spalle: « Hai pienamente ragione. »
« E Chris? » domanda qualche secondo dopo, prendendomi a braccetto e trascinandomi fuori dalla Sala, seguendo il flusso di ragazzi che, con più o meno nonchalance, escono dalla Stanza nascosta.
Mi torna alla mente l’episodio di qualche ora prima e sospiro.
« Non gli ho detto dei Guardiani. Non ho voluto perché è una cosa privata. E non mi fido di lui. »
« Ma di Scorpius ti fidi. »
« È diverso, Scorpius lo conosco » le faccio notare.
Anche se in realtà non lo è poi così tanto.
« Non è questione di fiducia. »
E invece lo è.
Sto negando a me stessa la verità, ecco ciò che sto facendo. Perché continuo a contraddirmi, dicendo che Chris è un ragazzo fantastico, simpatico e disponibile quando in realtà non mi piace? Per quale motivo non riesco a togliermi dalla testa Scorpius, un ragazzo che non solo non mi calcola, ma a malapena mi tratta come una conoscente? Cosa ci trovo nei suoi meravigliosi occhi grigioverdi, profondi e misteriosi come un buco nero, nei suoi sorrisi così veri da far sorridere anche me? E nel suo modo di parlare che mi conquista ogni santa volta, nel suo profumo di limone e vestiti puliti che invade tutto l’ambiente, nelle sue mani chiare e sottili?                                                                                                                                                                                                                               
« Non riesci a smettere di pensare a Scorpius, vero? » chiede Jade, scrutando la mia espressione, come leggendomi nel pensiero.
« È così evidente? » Mi batto il palmo della mano sulla fronte.
« Perché non ce la faccio, a farmi piacere Chris? » domando sconfortata.
« Perché l’amore è amore. E purtroppo non puoi decidere chi amare » dice, con il tono di una che la sa lunga.
« E con Albus, allora? Consigli a me di dire a Scorpius ciò che provo, ma tu non vuoi ammettere che sei innamorata di mio cugino da anni » mi metto sulla difensiva.
Lei sospira e comincia ad arrotolarsi sull’indice una ciocca di capelli bruni.
« Non è così semplice. Se lo ammettessi non succederebbe nulla. A lui piace Hope Zabini di Corvonero. Li ho visti insieme, più di una volta. Lui le teneva la mano e si baciavano. Decisamente si stavano baciando. »
« E non mi ha detto nulla? Brutto… Ehm, scusa. Jade, non è giusto per nessuna di noi due che sia così complicato innamorarsi. »
« Innamorarsi è fin troppo facile. Ammetterlo a se stessi è la vera sfida. »
 
Era così tanto tempo che non mi sedevo sul tetto del castello che mi sento mozzare il fiato quando lo raggiungo, assieme a Jade. Quasi tutti i tetti sono disegnati a forma di cono, il che è abbastanza scomodo per riuscire a starci seduti sopra senza scivolare. Nella parte sud dell’edificio, però, un tetto piuttosto lungo e stretto, pur essendo ripido, è costellato di finestre che sbucano dalle tegole in maniera orizzontale, così da potercisi appoggiare sopra comodamente e osservare il meraviglioso panorama davanti agli occhi.
Indosso due felpe e un maglione oltre al mantello e al giaccone, e Jade ha anche portato una coperta per tenerci ancora di più al caldo.
« Se ci scoprono qua ci fanno il culo a strisce » bofonchia rabbrividendo.
« Lo so. Lo ripeti ogni volta. E per ora non ci hanno mai viste quassù. »
« Succederà. »
« Certo che sei proprio una persona ottimista » la sgrido.
« Sono successe così tante cose da quando siamo qui » cambia improvvisamente discorso qualche minuto dopo.
« Concordo. Ma non facciamo le tragiche! Ci sono poche cose che m’interessano: essere qui ed essere viva. Quello che succede là fuori – indico la distesa di montagne scure davanti a noi – lo sistemeremo quando verrà il momento. »
Riprendiamo a scherzare e a parlare come al solito, urlando e zittendoci a vicenda, chiacchierando e discutendo.
Quando sento di avere le palpebre pesanti e non ce la faccio più a tenere gli occhi aperti, scendiamo dal tetto e rientriamo.
I due Prefetti di Tassorosso si trovano fuori dal proprio dormitorio e marciano su e giù davanti al quadro d’ingresso, come due sentinelle pronte a prendere a pugni chiunque osi fregarsene del coprifuoco e vagabondare per la scuola alla sera tarda.
« Ci vediamo domani, Rosie » mi saluta Jadie sussurrando e dirigendosi verso il Buio.
« Buonanotte » le rispondo con un sorriso.
Raggiunta la seconda rampa di scale, a passo lento e stanco, mi sento chiamare da una voce profonda e molto accentata.
« Ciao Chris » lo accolgo.
Ci incontriamo a metà fra le due scalinate, lui col fiatone, io con le guance bollenti, e prima di potergli domandare per quale motivo mi abbia chiamata, mi zittisce con un sorriso gigante capace di abbracciarmi. Appena poso lo sguardo sui suoi occhi color cielo, però, mi accorgo che essi sono stranamente freddi e distaccati.
« Esci con me domani? » esordisce.
Stringo i denti e faccio mente locale per ricordami se ho impegni.
« Certo, dopo Storia della Magia » lo informo.
Chris avvicina la sua bocca alla mia e preme le sue labbra sulle mie con aggressività. Non lo fa dolcemente, perciò non solo mi dà fastidio ma anche un senso di paura.
Mi stacco dissimulando il fastidio con uno sbadiglio.
« Allora ci vediamo domani » chiudo il discorso, tramite un sorriso forzato.
Mi volto e salgo le scale con più fretta di prima per raggiungere al più presto la mia torre.
Sono quasi le undici di sera ed io sto camminando su e giù consumando il parquet della Sala comune. Jade non mi ha voluta assolutamente lasciare sola, dopo aver visto la mia reazione al bacio di Chris, e così mi ha seguita.
Ora è appoggiata stancamente a una colonnina del mio letto, mentre gioca con un angolo del copriletto scarlatto.
Ovviamente il coprifuoco è scattato, ma essendo la mia amica un Prefetto, non ha alcun tipo di problema a dissimulare la rottura di una regola con una normale ronda.
« Non riesco a spiegarmelo » mi interrompe nel bel mezzo di quello che presumo sia un monologo. « Se non ti piace, perché ci esci?! »
« Intanto usciamo insieme solo da una settimana » preciso. « E poi, lo faccio perché non posso passare la vita dietro a Scorpius, che per inciso… » mi blocco.
« Che per inciso cosa? Mi dai fastidio quando ti interrompi a metà di una frase, lo sai » dice, insofferente, la mia amica più puntigliosa.
« Allora non ne parliamo più. »
« Ma cosa pensi di avere da perdere, eh? »
Si alza dalla poltrona su cui era distesa e si spazzola la gonna perfettamente stirata, pronta a tornare al suo dormitorio.
« L’imbarazzo della situazione, nel caso molto probabile in cui non ricambiasse. E poi, a malapena ci parliamo civilmente » confesso.
Mi abbandono sul divano a braccia spalancate, pronta invece a una bella dormita.
 
« Ehi, Rose » mi saluta Chris, portandomi un braccio attorno alla vita, il pomeriggio seguente. Mi posa un bacio sulla guancia e mi accompagna fuori dal castello.
Ma sì, andiamo a nasconderci ancora.
« Com’è andata oggi? » mi chiede per rompere il silenzio.
« Il solito. Noioso. Ieri c’è stata la partita dei Falcons contro i Cannoni di Chudley e… indovina chi ha vinto! » esulto entusiasta.
« I Cannoni? » domanda.
Per le braghe di Merlino.
« I Falcons, ovviamente » sospiro, ora infastidita.
Ci sediamo all’ombra di un albero, uno di quelli che segnano il confine fra il giardino del castello e il nostro potenziale letto di morte, la Foresta Proibita. Ascolto il silenzio carico di suoni che ho attorno. Scorpius sarebbe fiero di me. Ho creato un ossimoro con un senso.
Sei con Chris, sforzati di esserne felice. La maggior parte delle ragazze di Hogwarts pagherebbe per avere la possibilità di uscire con lui, dice una vocina fastidiosa dentro la mia testa.
TACI.
Chris volta la testa verso di me e mi afferra il mento con una mano. Le mie, di mani, rimangono inerti sull’erba fresca. Volta un po’ la testa di lato e sento le sue labbra morbide posate sulle mie, stavolta con più dolcezza. Quando ci stacchiamo, appoggio la testa al tronco del pino, il quale mi gratta un po’ la nuca con la sua corteccia ruvida.
« Pensi mai di andartene dall’Inghilterra? » mi domanda improvvisamente Chris, fissandomi.
« Be’, non vorrei mai andarmene perché qui ho tutta la mia famiglia e i miei amici e poi Hogwarts mi piace, ma allo stesso tempo vorrei studiare ad una università babbana all’estero. »
« E cosa faresti, dopo? »
Non gli rispondo subito, fingo di pensarci su.
Il mio sogno è troppo personale e privato perché lo racconti a una persona appena conosciuta qual è Chris.
« Voglio diventare un Auror. Sarà banale, insomma, tutta la mia famiglia lo vuole, o lo è, ma è un desiderio che ho da quando ero piccola » mento. « E tu? »
« Mi piacerebbe lavorare al Ministero. So che riuscirei a cambiare qualcosa al suo interno » spiega subito, con aria pensierosa.
Non mi piace il modo in cui lo dice. Non sembra avere buone intenzioni, anche se non si può proprio dire che sia un ragazzo crudele.
 
***
 
Due settimane dopo, alla vigilia della partita Serpeverde-Corvonero, mi ritrovo seduta sugli spalti, accanto a Scorpius e Albus, due ore prima dell’effettivo inizio del match.
« James ci avverte pochi minuti prima di entrare in campo da chi sarà composta la formazione del giorno » gli sto spiegando. « Lo trovo un po’ azzardato, ma così riesce a fare allenare tutti allo stesso modo. Non sai mai se giocherai o no. »
« Rosier invece ce lo dice settimane prima. Pianifica dettagliatamente ogni singola mossa e contromossa. Immagina quanto dev’essere noioso giocare una partita della quale sapevi già tutto » risponde con mia grande sorpresa Scorpius.
« Almeno imparate a muovervi con i compagni. Comunque devi tener sempre presente l’elemento sorpresa. Non è detto che gli avversari si comportino come avevate predetto » lo avverto.
Oggi Scorpius non giocherà, mentre Albus, nel ruolo di Cercatore, ovviamente sì. Ecco un’altra delle doti di mio cugino. È un giocatore eccezionale, probabilmente il migliore della squadra, anche se spesso, per amicizia, Rosier preferisce far giocare Avery.
L’arena è ricoperta da stemmi in stoffa blu e bronzo rappresentanti un corvo con le ali spiegate al centro; essi sono alternati agli stemmi verde-argento dei Serpeverde, che brillano alla luce del sole, ormai non più caldo.
Le torrette dalle quali gli spettatori adulti riescono a vedere meglio la partita, posizionate rispettivamente ad ogni punto cardinale, sono ricoperte di stemmi issati stamani dai maghi responsabili. Non ho ancora potuto giocare in questo campo, ma durante la prossima partita, che si svolgerà al ritorno dalle vacanze natalizie, contro i Tassorosso, James mi ha assicurato il posto in squadra.
Manca appena una settimana per la partenza da Hogwarts e il ritorno a casa e quasi non me ne rendo conto.
Le ultime verifiche del trimestre sono andate, ho ottenuto ottimi esiti, e manca solamente il test di Pozioni, fissato a domani. Le cose con Chris stanno andando, fortunatamente, abbastanza bene. Ci vediamo molto di rado, più o meno due volte alla settimana, ci incontriamo nel giardino o nelle nostre Sale Comuni e parliamo un po’ per conoscerci perché alla fine non siamo nulla di più di semplici conoscenti.
Mi sembra incredibile pensare a quanto desiderassi uscire con quel ragazzo prima di conoscerlo, e ora che il mio desiderio si è realizzato, non è per nulla quello che volevo. Karma? Merlino che si diverte a giocare con noi?
Ho scoperto che Chris è figlio unico ed è stato adottato da una famiglia babbana, quando suo padre, a causa di un incidente sul lavoro morì, e sua madre per la disperazione impazzì. Aveva più o meno quattro anni e per fortuna venne immediatamente adottato dagli Skyes.
Anche se ancora non mi fido di lui, qualcosa mi trattiene dal farlo, ed è una sensazione orribile, sto iniziando ad aprirmi di più.
L’aria fresca mi avvolge come un mantello appena lavato e per un po’ lascio che mi scompigli i capelli.
Un grido che suona molto come « Albus, porta giù il culo! » ci raggiunge e costringe mio cugino ad abbandonarci.
« In bocca al lupo! » gli auguro. Sono una grande tifosa di Al, nonostante quei luridi scarafaggi della sua Casa ci abbiano stracciati, durante la scorsa partita.
Lui mi rivolge un sorriso e fa un cenno col capo al suo migliore amico.
Quando si allontana, mi accorgo di essere rimasta da sola con Scorpius.
Siamo soli.
Come in biblioteca.
Ma non importa, perché io esco con Chris.
Anche se non stiamo insieme.
Non mi piace nemmeno.
O forse sì.
Oh, ma chi prendo in giro?
Nello stesso, preciso momento, entrambi apriamo la bocca per parlare, e formuliamo la medesima domanda: « Cosa farai durante le vacanze di Natale? »
Ci guardiamo negli occhi, azzurro e grigioverde, e scoppiamo a ridere. Qualche secondo e torna tutto normale. Gratto le unghie sui jeans sgualciti e lui mi invita a rispondere per prima.
« Come sempre, passerò la maggior parte del tempo con i parenti. A Capodanno credo che i miei cugini abbiano intenzione di organizzare una festa. Eppure pensare che partiremo già domenica prossima non mi rende felice come pensavo. »
« E perché no? » chiede, sinceramente interessato.
Non ti rivedrò per tutte le vacanze di Natale, sto pensando quando mi pone la domanda.
« Sai, con tutte le cose che ho qua, il gruppo, il Quidditch, gli amici, la tranquillità. »
Non mi azzardo a dire anche le ripetizioni con lui per evitare di espormi troppo.
« Inoltre, ho litigato con mia madre per tutta l’estate, non è che ci tenga tanto a rivederla. »
« Non hai inserito Chris nel tuo elenco » nota, tamburellando con le dita sul legno, creando un suono soffocato dai guanti che indossa.
« Come fai a saperlo? » mi allarmo.
Non credo di aver mai detto a Scorpius che esco con Chris, e non credo nemmeno di aver girato con lui per i corridoi della scuola mano nella mano. Lui non vuole farsi vedere e io purtroppo ne capisco i motivi. Al contrario di quelli di Scorpius, i suoi sono più che plausibili.
« Siamo compagni di stanza da cinque anni. Qualche volta ci parliamo, sai » ghigna, smettendo di tamburellare.
I primi spettatori si accomodano sugli spalti dalla parte opposta rispetto a noi, ma accucciati come siamo, dubito riescano a vederci.
« Be’, giusto » commento, arricciandomi una ciocca già abbastanza riccia. È una specie di tic nervoso che ho preso guardando Jade farlo tante volte. « Tu che farai? » svio il discorso, quando è palese che non ha intenzione di aggiungere altro.
« Resterò a scuola. Per la prima volta. Mamma quest’estate mi aveva promesso che mi avrebbe portato in Francia durante le vacanze, ma qualche giorno fa mi è arrivata una lettera che diceva che anche se mio padre è stato assolto da tutte le accuse, non possiamo partire » spiega, avvilito.
Si stringe nella felpa nera e io rabbrividisco a causa di una corrente di aria gelida. Inizio a battere i denti ma non lo do a vedere, perché voglio continuare a parlare con lui finché mi sarà possibile.
« Che schifo. Perché non vai… che ne so, dai nonni? » propongo.
« Mi sentirei fuori luogo. E poi sono troppo rigidi. Se osassi solo chiedergli di uscire una sera coi miei amici, a mia nonna prenderebbe un infarto. »
« Ah, ho capito » rispondo vagamente, con un’idea che mi vortica in testa, ora senza nascondere i brividi.
« Hai freddo? Sempre così voi donne. Rientriamo, dai » dice.
Speravo di più in qualcosa alla “ti do la mia felpa” ma poco importa. È sempre di Malfoy che si tratta.
« Sì, rientriamo » bofonchio amareggiata.
Cammino qualche passo dietro di lui così non sembra che stiamo andando nella stessa direzione di proposito. Una volta nel torpore del castello, ci dividiamo con un secco « Ciao » e mi avvio verso la mia torre per prendermi una felpa pesante in più e una giacca.
Aspetto che Jade mi raggiunga davanti al portone d’ingresso e una volta fuori veniamo entrambe accolte dal fresco vento del primo pomeriggio di un giorno di metà dicembre.
Raggiungiamo velocemente il campo, schierandoci dalla parte dei Corvonero.
James mi brucerebbe viva se osassi tifare per i nostri storici nemici. E io ci tengo alla pelle.
Anche se Jade è ovviamente una Serpeverde, non ama il Quidditch, e tiferà silenziosamente la sua squadra anche da qua.
Il clima così felice e carico di speranze tipico di questi periodi mi contagia e mi fa completamente dimenticare delle cose che accadono fuori dalle mura sicure di Hogwarts. A Natale, anche i cattivi diventano buoni, no?
La partita dura poco, e anche stavolta sono i Serpeverde a vincere con un distacco non insignificante.
All’uscita degli spogliatoi attendo mio cugino, che si è meritato tutti gli applausi ricevuti (escluso quel carciofo di suo fratello) per aver preso il boccino in meno di due ore.
« Sei stato grandioso » lo travolgo con un abbraccio non appena esce.
Ha i capelli bagnati e profuma di sapone e shampoo.
« Grazie » ride, soffocato.
Dietro a lui si materializzano il portiere e capitano Rosier, seguito dagli altri membri della squadra: Selwyn, la Nott, Goyle, Rookwood, Travers e una ragazza alta almeno un metro e settantacinque, magra ed esile, con le gambe lunghissime. È bionda, ha i capelli che le sfiorano la cintura dei jeans, tirati dietro alle orecchie, e gli occhi dal taglio allungato, sono di un azzurro acceso bellissimo. Ha le orecchie a sventola, allungate anche quelle, con un che di elfico. Il mento è piccolo e appuntito e si intona perfettamente al viso ancora da bambina della ragazza.
Sta sfoggiando un bellissimo sorriso, che le illumina gli occhi già abbastanza luminosi e sono certa di averla vista in giro per la scuola, ma di non averla mai guardata veramente.
Durante la partita, il nostro cronista Aaron, all’altoparlante, la chiamava “Olivia Dolohov”. Dolohov come il Mangiamorte inventore della maledizione? Mi riesce difficile credere che quella ragazza così bella e apparentemente dolce sia veramente discendente del seguace di Voldemort.
La squadra si allontana senza degnare Albus di uno sguardo.
Gli lancio un’occhiata preoccupata e lui fa segno che non è nulla. « “Fraternizzo col nemico”, secondo loro » scimmiotta.
« Se il nemico è la tua famiglia, allora lo trovo stupido » sibilo, osservando il gruppetto sculettare a testa alta. Sono le persone come loro quelle degne di tutto il repertorio di parolacce di cui sono a conoscenza, persone narcisiste e presuntuose, che credono di essere superiori alla massa.
Albus alza le spalle ma vedo chiaramente che gli dispiace molto non essere poco più avanti, vicino a loro, se si conta anche la meravigliosa partita giocata oggi che festeggeranno a lungo.
« Eddai Al, sono degli stronzi. »
Colgo l’occasione di essere sola con lui e gli lancio l’idea che mi è balenata in mente qualche ora prima.
« A proposito, devo parlarti » dico, senza attendere la sua risposta. « Scorpius deve rimanere a Hogwarts per le vacanze di Natale » esordisco, cominciando a camminare verso il castello, e tentando di assumere un tono persuasivo. « Ci stavo pensando, e mi sono detta: “Ma Al è il suo migliore amico, magari lo accoglierà per il periodo delle vacanze, soprattutto perché non credo voglia lasciarlo da solo”. »
Metto particolare enfasi sull’ultima frase.
Albus mi conosce abbastanza bene da capirmi, e sa dove voglio arrivare. Ma, al posto di accettare la proposta, mi fa un’altra domanda spiazzante.
« Ma dimmi, ti piace Scorpius? »
« Macché, a me! Pff, andiamo a malapena d’accordo, lo sai bene. »
« Peccato, perché lui mi parla spesso di te. »
Sbianco in viso. « Davvero? » dico con la voce tremante, prima di capire, dall’espressione trionfante di mio cugino, che sta solo scherzando.
« Vaffanculo, questo era un colpo basso. »
Allungo il passo verso il castello mentre una pioggerellina leggera comincia a bagnare il cielo e la terra. È pomeriggio tardo ma il sole è già calato da tempo e ora tutto ciò che vedo attorno a me è buio e acqua.
« Lumos. »
La mia bacchetta si accende, illuminando il prato per due metri buoni dal mio naso.
Una decina di minuti e raggiungo il Castello, guidata dal vociare dei ragazzi tutt’ attorno. Mi sento come se mi avessero spolverizzata da cima a fondo con dello zucchero a velo di acqua e rabbrividisco per il freddo. Alla sera, ormai, il termometro tocca le tacche sotto lo zero e non manca molto all’inizio delle prime nevicate.
Appena metto piede nella Sala Grande per la cena, vengo attraversata da un calore rassicurante e bellissimo, una sensazione che mi entra nelle ossa come farebbe un buon tè caldo durante una gelida giornata invernale.
Raggiungo le mie compagne di stanza al tavolo, che immagino siano arrivate qualche minuto prima di me, trovandosi anche loro alla partita.
« Hugo ti cercava » annuncia Meg appena prendo posto. « Dice che è molto importante. »
« Cosa è molto importante? » domando stupidamente.
« Quello che deve dirti » risponde altrettanto stupidamente lei.
La ringrazio sarcasticamente e mi servo il cibo nel piatto, gustandolo piano e osservando le persone attorno a me.
Controvoglia, poso lo sguardo su Albus, seduto, naturalmente, accanto a Scorpius.
Mi trovo a masticare con rabbia chiedendomi che cosa si stiano raccontando quei due. Prego che Albus tenga la bocca chiusa, perché sono sicura che lui sapesse da molto tempo quello che provo, e conoscendolo ho un barlume di speranza che lo farà. Di solito sa tenersi i segreti per sé e non è sicuramente una di quelle persone che raccontano i fatti degli altri in giro.
Mi domando che cosa voglia dirmi Hugo, e proprio quando decido di alzarmi dal tavolo per spostarmi in Sala Comune e chiedere a Belle e Meg di tornare in stanza a ripassare gli appunti di Pozioni, Dominique corre verso di me con il fiatone.
« Rosie, sei in un mare di casini. »
Inizialmente non riesco a metabolizzare la frase. Le sorrido come una cretina, ma quando noto il viso serissimo di Dominique, deglutisco a fatica.
« Co-cosa… co-come? »
« Non so cosa sia successo so solo che hanno chiamato Fred Roxanne James altri Grifondoro e qualche Serpeverde dalla McGranitt me l’ha detto mio fratello che era ancora sugli spalti vicino a loro quando la Preside si è avvicinata e li ha chiamati nel suo ufficio ha fatto anche il tuo nome ha detto che doveva trovarti e oh oh » sputa tutto d’un fiato, gesticolando come un’indemoniata e facendomi capire forse un decimo delle parole che ha detto.
“Oh oh” però lo capisco molto bene e mio malgrado mi costringo a voltarmi nella direzione in cui mia cugina sta guardando con gli occhi spalancati.
« Weasley, nell’ufficio della Preside. Ora. »
Tante volte mi è capitato di sentire quelle parole, nel corso di cinque anni di scuola, ma mai con così tanta calma calcolata che mi fa sudare freddo.
Io lo giuro sulle braghe di Merlino, stavolta non ho fatto niente.
 
Esco dalla Sala Grande senza Belle, Maggie o Dominique, rimaste in piedi, attonite e sconvolte quanto me, a fissarmi.  Cammino dietro all’alta figura del professor Wessex per quello che stimo come un quarto d’ora, salendo velocemente ogni rampa di scale, fino a raggiungere una statua di gargoyle attraverso la quale sono passata non meno di una ventina di volte.
Wessex pronuncia « Coda di rospo » molto stancamente e dalla posizione delle spalle, il trascinarsi dei piedi e le rughe attorno agli occhi e sulla fronte, capisco che è molto preoccupato e sta invecchiando parecchio.
Quanti anni avrà? Quarantacinque? Come fai ad essere così vecchio già a quarantacinque anni? Per quanto riguarda le preoccupazioni, non posso biasimarlo. Anche se ultimamente si respira un clima festivo, so bene che là fuori i Purificatori non si fermeranno sicuramente perché un grasso signore con la barba bianca passa a portare i regali ai bambini.
L’unico problema è che, essendo cresciuta e avendo sempre vissuto in un ambiente sicuro, è molto difficile riuscire a immaginarmi un mondo in cui si combatte per la propria vita e per quella dei cari. Finché non provi sulla pelle un’esperienza del genere, nonostante tutti i racconti che senti, non capirai.
Immersa in questi pensieri, salgo le ultime scale che mi separano dalla verità, con una lentezza calcolata ma non troppo perché Wessex se ne accorga.
Tanto ormai sono arrivata fino a qua. Potevo pensarci prima, a scappare.
Quando apro la pesante porta di legno, scorgo immediatamente una dozzina di ragazzi messi in fila davanti alla scrivania della McGranitt. Dall’anno scorso, nulla è cambiato.
I ritratti dei vecchi Presidi sonnecchiano tranquilli, beati nelle loro cornici eterne. Quella del professor Silente però è sveglia e all’erta. Sta passando lo sguardo su ogni ragazzo presente nel suo vecchio studio e infine si posa su di me. Nonostante sia solamente un dipinto, sembra che i suoi occhi chiarissimi e limpidi e puri mi riescano a guardare dentro e per la sensazione di disagio distolgo lo sguardo.
Un orrendo sospetto mi pizzica una parte del cervello ma tento di scacciarlo perché sarebbe troppo assurdo. Mi attanaglia un senso di ingiustizia insopprimibile, ma preferisco deglutire e sapere di cosa sono stata accusata prima di saltare a conclusioni affrettate.
La professoressa McGranitt, alta, nonostante la sua età, ed austera come sempre, si alza dal suo trono di legno. Non l’avevo notata prima e così, una volta in piedi, mi sento ancora peggio.
Non hai fatto nulla, non hai fatto nulla, non hai fatto nulla, non hai fatto nu…
« Sicuramente sapete perché vi ho convocati qui » attacca la Preside con voce chiara e forte.
No che non lo so, per le mutande di Merlino!
« Ho sentito delle voci alquanto affidabili che mi hanno avvisata esserci un gruppo di ragazzi che hanno organizzato una festa natalizia per la sera della prossima domenica. Come ben sapete, appena un mese e mezzo fa, io e tutti i professori abbiamo convenuto doveroso punirvi non permettendovi più di organizzare delle feste, a seguito del comportamento tenuto la sera di Halloween. » Fa una pausa che non fa altro oltre che farmi salire il panico. « Questa voce mi ha fatto i vostri nomi e io, lo ammetto, non mi sono trovata sorpresa nel constatare che siete sempre voi a finire nei guai » si interrompe, come se fosse stato molto faticoso parlare fino a quel momento.
Davvero gentile, da parte sua, farci capire quanta stima nutra nei nostri confronti. Grazie, Preside.
Osservo le schiene delle persone che si trovano di fronte a me. Ne conto dodici, me compresa. Riconosco Fred, Roxanne, James, Aaron, Mahonei, Avery, Gabriel Rush, Thalia Nott e le altre tre persone mi sembrano sconosciute.
« Brevemente, verranno tolti centocinquanta punti a Serpeverde e a Grifondoro, e ognuno di voi verrà punito personalmente. Al ritorno dalle vacanze vi verranno assegnati i castighi. Scriverò alle vostre famiglie. Non ho altro da dirvi se non che mi avete delusa parecchio » annuncia in tono categorico.
La McGranitt si volta verso la scrivania e vi appoggia i palmi. I ragazzi, invece, si dirigono verso la porta.
Individuo allora Philip Thomas e Kyler Finnigan, seguiti da un ragazzo basso e tozzo che non ho mai visto prima d’ora ma, a giudicare dalla divisa, è un Serpeverde. Solo allora i miei cugini, pur tenendo la testa bassa, mi notano.
« Rose? »
Sembrano sorpresi quanto me.
« Io… non ho fatto niente » mugugno.
Loro sembrano boccheggiare alla ricerca di parole, ma non dicono nulla. Con aria colpevole mi superano e scendono le scale.
Nell’ufficio, che mi sembra diventare improvvisamente soffocante, rimaniamo io, Wessex, Rush e la Nott, che stanno raggiungendo l’uscita con passo pesante, e la McGranitt.
« Professoressa » tento di richiamare la sua attenzione, ma dalla bocca mi esce solo un sospiro flebile. « Professoressa » riprovo, a voce più alta.
« Weasley, fuori di qui » ordina senza voltarsi. 
« La prego, lei deve ascoltarmi, io questa volta non c’entro niente, deve credermi! » le parole escono spontaneamente, con una punta supplichevole. Forse era qualcosa in più di una punta.
« Weasley, hanno fatto anche il tuo nome, perché dovrei crederti? »
Ora mi guarda negli occhi, e qualcosa si rompe, come se fosse stata personalmente ferita da ciò che crede io abbia fatto. Ha la mascella stretta e non c’è un capello che esca dalla sua crocchia puntata sulla nuca.
Mi avvicino cautamente alla sua postazione, ma mi fermo dopo qualche passo.
« Ma io non le mentirei! » sussurro molto meno sicura di quanto suonasse nella mia testa.
« Weasley, fuori di qui. »
 
« Come hai potuto?! » sbraito non appena individuo James, in fondo ad una rampa di scale. « Come hai potuto stare zitto e lasciare che venissi accusata ingiustamente?! »
Lui solleva gli occhi dal pavimento, ma sono vuoti e so che non ha voglia di parlare con nessuno, al momento. Ma a me non frega nulla. Sono furiosa con lui, con Fred e perfino con Roxanne.
« Rispondimi! » urlo, sperando, per una volta, che più persone possibili mi sentano. « Eri troppo impegnato a pensare a come pararti il culo, eh? Nonostante questo casino l’abbia combinato tu! » continuo imperterrita, avvicinandomi sempre di più.
« Senti, non è il momento. Lasciami in pace » grugnisce.
Ora sono a una decina di centimetri dal suo naso.
« E invece è il momento eccome. Vai dalla McGranitt e dille che io non sapevo nulla, che sono stata incolpata per errore. »
Punto un piede a terra, sentendo il sangue affluire alle guance.
« No » risponde. « Non ho intenzione di fare proprio nie… »
Non aspetto che termini la frase e gli tiro uno schiaffo sulla guancia, il più forte che riesco a dare.
Con uno sciaff mi libero di tutta la rabbia verso di lui, poi mi volto, senza attendere la sua reazione, e sbattendo i piedi sul marmo duro quanto il suo cuore egoista, raggiungo la mia Sala Comune.
 
Ventiquattro ore dopo, mi trovo in biblioteca, con il viso abbandonato sui palmi delle mani. Scorpius è in ritardo di cinque minuti, alquanto insolito per uno come lui.
Nell’attesa del suo arrivo, ripenso alla giornata di oggi: ripenso alla preoccupazione per il test di Pozioni, alla malinconia nel vedere Dominique passare accanto al ragazzo che per due anni è stato il suo fidanzato e non degnarlo di uno sguardo, ripenso al risentimento quando ho visto James, al senso di impotenza che ho sentito di fronte alla McGranitt ieri sera. È incredibile quante emozioni lontane dalla felicità si possano provare in una giornata. Come in ventiquattro ore si passi dalla preoccupazione, alla malinconia, al risentimento, all’impotenza, al vuoto e alla noia di questo momento.
E allora mi rendo conto che non esistono solo felicità e un po’ meno felicità. Esiste anche il vuoto, la mancanza di sentimenti.
In fondo vuoto significa “privo di”. E “privo di” presuppone certamente che prima ci fosse qualcosa.
Scorpius stavolta si siede accanto a me, non di fronte. Mi sento il suo sguardo addosso ma non mi volto dalla sua parte.
« Sai, tutto è così ingiusto » mi limito a sussurrare. Mi riferisco letteralmente a tutto.
« Io… » comincia il suo discorso, e sono certa di non volerlo ascoltare, così mi volto e apro la bocca, ma lui mi ferma. « Io credo che sia tutto dentro alla tua testa. Tu vuoi che qualcosa vada male? Allora sarà così. Tu credi che tutto vada male? È per questo che non vedi il lato positivo. Non vedi l’altra faccia della medaglia. »
« Che stronzata » sbuffo.
Che lato positivo ci può essere in tutto questo? Non ho parlato con Jade dell’accusa della McGranitt oggi, perché non ero dell’umore di comunicare con nessun essere vivente.
Ero quasi tentata di saltare anche l’appuntamento con Scorpius, ma poi mi sono detta che le conseguenze sarebbero state peggiori della perdita di centocinquanta punti e la costrizione ai lavori forzati.
Senza le ripetizioni di Scorpius, si innescherebbero una serie di reazioni che porterebbero alla mia deportazione da Londra ad un collegio di clausura da parte di Hermione Granger.
« Non sei una persona ottimista, lo so » continua Scorpius, piegandosi sul tavolo senza più guardarmi.
E come fai a saperlo se a malapena mi conosci, eh?
« E so anche che è difficile credere che le cose andranno bene quando si mettono male. Ma passerà. Basta essere pazienti. La rabbia ti consuma dentro e anche il risenti… »
« Adesso fai anche l’uomo vissuto, oltre che lo psicologo? » lo interrompo con fastidio.
« Mi tratti peggio di una sconosciuta e ora decidi che ho bisogno di lezioni di vita solo perché ti sembro giù? Be’, grazie, ma io non ne ho bisogno. »
Mi alzo in piedi e mi metto la borsa sulla spalla, spostando rumorosamente la sedia. Cammino verso la porta e non mi preoccupo di fare silenzio quando me la sbatto alle spalle.
 
La mattina seguente, mentre sto andando a fare colazione, noto che James sta camminando verso di me.
Abbasso lo sguardo, fingendo di non averlo visto. Qualcuno, però, ha deciso che oggi è la giornata giusta per farmi notare da lui.
« Rose » mi chiama, quando si trova davanti a me.
In tono monocorde gli rispondo: « James. »
« Ho detto tutto alla McGranitt » dice, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Resto spiazzata qualche secondo.
« Era ora » sussurro. Poi mi sciolgo e mi lancio addosso a lui, stringendolo in un abbraccio. « Mi dispiace. »
« Non mi hai fatto male. »
Guardandolo un’ultima volta, esco dalla Sala Grande.
Di sottecchi cerco di distinguere una testa bionda fra la moltitudine di studenti seduti al tavolo dei Serpeverde e quando finalmente la riconosco, gli lancio uno sguardo aperto e noto che mi sta osservando. Distolgo lo sguardo duramente.
 
 
Note sul capitolo:
Sono riuscita finalmente a pubblicare questo (orrendo, a mio parere e decisamente lungo, ho notato) capitolo, anche se con parecchio ritardo. Scusatemi!
Ringrazio di cuore cissy1303, come sempre puntuale nella sua fantastica recensione e anche Malandrina24 per essersi fatta sentire e avermi fatto sapere la sua opinione.
Ringrazio anche chi ha messo la storia fra le preferite/seguite/ricordate, chi legge silenziosamente la mia FF e chi ci ha anche solo fatto un salto!
Non mi resta che chiedervi di ritagliare qualche minuto per commentare la mia storia :D
Al prossimo capitolo,
Ellie.
  
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