I
Segreti di Malfoy Manor
Racconto
a puntate di Mil@dy.
4.
Ed…
incontri informali a Red Roses Street.
Dove
si cela di solito l’inganno…?
Sempre
dove meno te lo aspetti!
La
cucina, o il locale
che con molta probabilità un
tempo l’aveva ospitata,
era uno stanzone
rettangolare abbastanza grande da contenere comodamente una decina di
persone, niente
comunque in confronto
all’ampio salone dei ricevimenti ufficiali,
quello da cui Piton aveva, in fretta e furia, traslocato.
I
muri avevano di certo
conosciuto tempi migliori, ed
il sobrio
ed antiquato tavolo in legno che vi troneggiava al centro, era completato da poche
sedie, rigorosamente
scompagnate.
Piton
aveva comunque completato
lo spartano arredamento con una piccola postazione da cui poteva
prendere la
parola osservando la platea da un punto di assoluto privilegio, arredato il muro con un
telo per proiettare
immagini e aggiunto uno scaffale,
ora
pieno di cartellette e faldoni ricolmi di fogli.
Del
resto, l'antico palazzo di
Red Roses Street, nel cuore della City Londinese, non era mai stato
rimodernato, nè aveva subito cambiamenti dal lontano 1899,
anno in cui si
mormorava fosse entrato in possesso di un non precisato mago.
Attualmente
era la nuova sede
dell'organizzazione, visto che la precedente ubicazione, (l'abitazione
dei
Black) non era
più sicura.
Albus
Silente aveva indicato
quel nuovo indirizzo e nessuno sapeva come ne fosse venuto a conoscenza, né se ne
fosse l'effettivo proprietario.
Fatto
sta' che, a distanza di
quasi un anno dal famoso attacco delle forze di Voldemort al Ministero
e di
conseguenza all'intero mondo della magia,
quel luogo si era dimostrato sicuro, inviolabile e
perfettamente
mimetizzato.
Come
al solito, Silente,
aveva azzeccato la sua mossa.
Le
poche sedie solide, ma spaiate, erano
al momento occupate da quattro maghi
adulti, oltre a Piton
stesso ovviamente. Il
severo mago, silenzioso ed
accigliato, li osservava ad uno ad uno cercando di interpretare le loro
espressioni preoccupate. Ma quei visi, cupi e pensierosi, erano
illuminati
appena dall'antico candeliere posto al centro del tavolo e pertanto “dicevano” poco, anche ad un uomo
esperto e smaliziato
come lui.
Malocchio
Moody,
era,
come sempre, attaccato avidamente alla sua personale fiaschetta di "corroborante", termine con cui adorava
chiamarla.
Nessuno
sapeva esattamente che
cosa diavolo contenesse quella boccetta d'argento, che rigirava spesso
fra le
mani del vecchio Auror.
Ma Piton ne
aveva una vaga idea... Whisky
incendiario mischiato a qualche altro intruglio, che avrebbe potuto
sciogliere
le budella di chiunque, ma non quelle del
"vecchio " Moody,
ovviamente…
Tonks
aveva
l'aria depressa e sconsolata, con la mano nervosa cercava di tenere a
bada un
ciuffo ribelle
di un intenso color fucsia,
che continuava a ricaderle sugli occhi.
Sbuffava come un mantice, e Piton era sul punto di
sbottagli qualcosa in
faccia, ma si
trattenne solo all'ultimo
istante.
Mundungus, il soggetto che meno
preferiva, aveva lo
sguardo perso nel vuoto, come di uno
che non sa bene che cosa ci sta a fare in un posto.
Si chiedeva ancora come diavolo aveva potuto
Silente, fidarsi di uno come lui.
La sua
faccia, scura con gli occhi vitrei
ed
infossati, non facevano mai presagire a
niente di buono.
Eppure
aveva fatto diversi
lavoretti, "poco puliti" per l'Ordine, e pertanto era soggetto
affidabile. Ma Piton lo scrutava comunque dall'alto in basso, come se
si
dovesse aspettare un colpo proibito, una mossa a sorpresa.
E
poi… lui.
Remus...
Remus Lupin.
L'aspetto
esteriore del pur
giovane mago, era
notevolmente
peggiorato... I suoi capelli ancor più ingrigiti all'altezza
delle tempie, ed
il suo aspetto, in
generale, faceva
intuire che non se la passava di certo
meglio dell'ultima volta che si erano incontrati. Solo
gli occhi tradivano ancora quel
portamento determinato. Quel vigore interiore, quella durezza di
spirito che
niente e nessuno avrebbero potuto scalfire.
Piton
si soffermò con insistenza
a cercare il suo sguardo e quando il mago lo ricambiò,
percepì, oltre ogni
dubbio la sua
"forza" mentale. La
vitalità che c'era ancora,
dietro quel fisico che poteva apparire stanco
e sciupato. L'eccezionalità del suo carattere,
la determinazione e la sua volontà indomabili.
Ogni volta che si
ritrovavano, sentiva aumentare la sua stima per Remus e cominciava a
chiedersi
se non si fosse
sbagliato anche su Black
e
su Potter...
-
Allora Severus, visto che la
situazione è precipitata, e dobbiamo
subito passare all’azione… ritieni
giustificato un tale rischio per il nostro agente Luna Nera?
Per
un attimo, Piton parve
perdere il filo del discorso. Era troppo immerso nei suoi pensieri e la
voce,
profonda e musicale di Lupin, l'aveva colto alla sprovvista. Con
mestiere,
riacquistò in fretta, una parvenza di sicurezza.
-
Sì, non vedo altra scelta,
Remus, inoltre Luna Nera è
perfettamente all'altezza, credimi.
-
Ne sei proprio certo, Severus?
Malocchio
s’intromise con
veemenza, senza preoccuparsi di celare la sottile vena di scetticismo
nella sua
voce. La fiaschetta
d'argento nervosamente
stretta fra le mani nodose e l'occhio inquietante fisso nei suoi.
Piton
sollevò un sopracciglio
perplesso, volgendo tutta la sua attenzione sul volto del vecchio
Auror. - Non ti
fidi del mio giudizio, Alastor?
-
Uhm... non volevo dire questo.
-
E cosa volevi dire,
allora?
Un
grugnito di risposta segnalò
che, almeno per il momento, Malocchio non aveva intenzione di spingersi
oltre.
Con
un gesto secco, si portò la
fiaschetta alle labbra attingendone un lungo sorso, mentre Piton lo
fissava imperturbabile.
-
Io dico che si deve agire. -
Sbottò Tonks, attirando su di se lo sguardo degli altri. -
Non
possiamo stare con le mani in mano, quando... voi-sapete-chi
sta
tramando contro di noi e tutto il nostro mondo, aiutato oltremodo da
quell'altro schifoso!
La
calma non era certo il suo
punto forte, pertanto, quando la situazione si faceva troppo
tranquilla, a suo
avviso, bisognava "movimentarla".
-
Io sono per il piano di Piton! -
Continuò con slancio - Anzi mi propongo come
agente infiltrato al posto di Luna Nera. Ho più esperienza
di lei, in fatto di
battaglie e cose simili, io
posso...
Piton
distolse gli occhi dal suo
viso, temendo che
la maga avesse potuto
leggervi la smorfia di terrore.
Stimava
Tonks e la riteneva un
ottimo elemento. Nonostante questo, però, sapeva anche che
era troppo sbadata,
distratta, maldestra... goffa.
E non era difficile immaginare come
sarebbe andata a finire se gli avesse affidato
quell’incarico… Malgrado la
sua buona volontà, si sarebbe tradita in men che non si dica!
Mentre
tutti tacevano, sinceramente
spiazzati dallo “show”
della maga, come al solito fu Remus a "togliere le castagne dal
fuoco".
-
Ehm… suvvia, Tonks, tu ci
servi da un'altra parte! Lascia fare quel tipo di lavoro a chi sa
farlo...
-
Beh, che vorresti dire? Che
non saprei travestirmi ed irretire quel mezzo mago da strapazzo?
-
Basta così, Nimphadora! -
Sbraitò Moody, e tutti, indistintamente
sobbalzarono sulle rispettive sedie perfino Piton. - La decisione
è stata
presa. Ora si stava semplicemente discutendo di
alcuni dettagli ma
ciò che è
stato deciso si farà, con o senza la tua approvazione.
Piton
si sentì in colpa per
quelle parole dure. Sarebbe
dovuto
intervenire prima e mediare... ma con Malocchio ogni cosa era
imprevedibile e
tutto poteva prendere una piega diversa da ciò che ci si era
aspettato.
Quando
parlò, subentrando alla
voce di Malocchio, il
suo tono era
compito ma secco ed attirò immediatamente
l’attenzione di tutti gli altri.
-
Signori, direi che
ci siamo scaldati fin troppo e non
vorrei proseguire oltre. Chi ha ancora dubbi o riserve su questa
missione,
parli adesso o approvi senza mezzi termini... Non ammetterò
critiche o
ripensamenti una volta dato il via all’azione!
-
Io sono d'accordo. Per me,
Luna Nera è okay. - Bofonchiò
Mundungus, lanciando
cupe occhiate di disapprovazione
verso Tonks.
La
maga, dal canto suo, si
chiuse in un riottoso mutismo, incrociando le braccia sul petto e
fissando
Piton con rabbia. Lui passò oltre,
posando il suo sguardo sul volto corrucciato di Moody. - E
tu,
Malocchio?
-
L'ho già detto come la penso!
- Sbraitò l'Auror contrariato - Io andrei
là… con cinquanta dei nostri e le
bacchette spianate! Ecco cosa farei. Piton sorrise per la prima volta, in quella lunga serata.
Un
sorriso amaro... ma liberatorio.
Il vecchio Auror aveva le sue convinzioni,
i suoi metodi ma alla fine avrebbe condiviso.
Un
lieve cenno del capo, dalla
capigliatura lunga e leonina, glielo
confermarono.
Ora
restava solo lui....
E
lui, Piton lo temeva...
Temeva
il suo sguardo limpido e
sincero.
La
sua disarmante logica, la sua
intelligenza perspicace ed analitica.
Temeva
Remus Lupin...
-
Remus? - Dichiarò
a mezza voce, fissando
gli occhi di quest'ultimo con una
leggera apprensione.
Il
silenzio era divenuto
pesante, fitto, come la bruma adagiata sui campi d'inverno.
Ma
alla fine, Remus parlò.
-
Non abbiamo la certezza che
Malfoy sia dietro le azioni di Voldemort... quindi potremmo anche fare
il proverbiale un buco nell'acqua e
bruciare per sempre un ottimo
agente...
Tutti
tremarono
impercettibilmente sulle loro sedie... al fatto che il nome impronunciabile
era
stato fatto con tanta leggerezza.
Tutti…
Piton escluso.
Fino
ad allora nessuno era stato
tanto esplicito... e non era stato sbattuto nella mischia il vero
"nocciolo
della questione". Solo
Remus era
riuscito nell’intento con la solita leggera e disarmante
eleganza.
Con
la solita sincerità che
spiazzava anche il più esperto dei maghi.
-
Bhe... - Ribatté perplesso
Severus, dopo un lungo momento di perfetto silenzio. - Chi pensi abbia
fatto
arrivare senza problemi tutti quei dissennatori e mangiamorte al
Ministero, un anno
fa? Solo lui,
poteva farlo!
-
Già Remus… è così, ragazzo
mio! - S'intromise nuovamente e con
irruenza, Moody,
sbattendo
l'enorme manona sul tavolo malmesso,
che
traballò pericolosamente.
- Quel dannato
mago è dietro le azioni più infime di Voldemort,
ci scommetterei l’occhio
magico che porto, per la barba di Merlino!
-
Non scommettere Malocchio, se
perdi con cosa diavolo pensi di vedere,
poi? - Sentenziò acida Tonks, che a quanto
pareva aveva ritrovato la
favella, scatenando una nuova discussione.
Solamente
Piton e Lupin erano
esclusi da quei giochi… Per i due maghi, in quella stanza,
non esisteva
nient’altro al di fuori dei loro sguardi penetranti. Non sentivano Moody, Tonks e
Mundungus che
continuavano imperterriti a punzecchiarsi, non si curavano delle parole
poco
educate che si scambiavano.
Contava
solo il giudizio, e le
considerazioni che l’uno poteva dare all'altro.
Piton
aveva atteso tutta la sera
quel verdetto... Il vero pensiero di Remus Lupin sulla
missione.
Ma
quando questi, si stava
apprestando a replicare, qualcosa attorno a loro cambiò
ancora. La situazione
mutò e Piton dovette attendere per l’ennesima
volta, e volgere
il suo sguardo altrove. La porta, scrostata e macchiata di
muffa in più
punti si era spalancata cigolando e nell'angusto ambiente si erano
introdotte altre
persone.
Piton
non ne rimase
stupito, aveva
convocato lui stesso quei
ragazzi, ma non si aspettava di vederli arrivare tanto
presto.Rilassandosi
leggermente per la prima volta in tutta la serata,
si apprestò a scrutarli, scavando nei loro
gesti e movenze, come se si trovasse a capo della commissione
d’esame dei
M.A.G.O.
Come
se fosse nella sua
aula…
Quella
di Pozioni, giù nel
sotterraneo di Serpeverde.
Suo
malgrado si trovava invece
in un vecchio palazzo nel centro di Londra… invisibile ai
Babbani, perché
dissimulato dalla magia… al capo di un Ordine
sull’orlo di una guerra.
Chiuse
gli occhi per non
continuare con quelle disquisizioni inutili, e si accinse a fissare il
primo
elemento che era entrato nella stanza.
Ovviamente, non poteva che trattarsi di lei… Volpe Dorata,
alias
Hermione Granger, la
più
brillante studentessa di Hogwarts dell’ultimo decennio.
Era
sempre stata il “capo”
spirituale ed incontrastato del gruppo.
Con
la grazia e la decisione che
la caratterizzavano, sedette
accanto a
Malocchio, lanciandogli un ampio sorriso, prontamente ricambiato dal
vecchio
Auror.
Dietro
di lei, la sua ombra
perenne... Criniera di Fuoco,
ovvero Ron Weasley.
Era
cresciuto quel ragazzo, era
diventato uno splendido atleta, oltre che un ottimo apprendista Auror.
Il
suo unico punto debole?
Le
donne, e naturalmente …Hermione.
Avrebbe
dato la vita per quella
ragazza, e la potenza psicologica di un sentimento affettivo era quanto di
peggio potesse capitare ad un Auror... come "tallone
d'Achille".
L'altro
ragazzo che seguiva
Weasley era quello che un tempo Piton adorava bersagliare come una
vittima
sacrificale...
Ma
adesso Occhio
di Tigre, alias Neville Paciock era
solo il lontano
ricordo di quello studente timido ed imbranato.
Aveva
allenato il suo corpo fino
a farlo diventare atletico e prestante. Era rimasto sempre ben piazzato, ma ora si muoveva con
passo elastico e
coordinazioni perfette. Un
ottimo
elemento, cui non aveva trovato difetti… se non che pendeva
dalle labbra di
Potter...
Per
lui, Harry era un
mito vivente. Oltre che un
amico, una persona da difendere a costo della propria vita!
…E l’estremismo era
sempre da deplorare… sempre! Soprattutto se come professione
si era scelta
quella di Auror.
Poi...
E
poi entrò lui ed al solito
l'aria mutò.
Cervo
d’argento...
Quanto
era cambiato... il
ragazzino.
Piton lo ricordava ancora,
vagamente spaesato con
quell'aria da cucciolo maltrattato a cui la vita aveva riservato il
peggio. Catapultato
in un Mondo Magico, di
cui ignorava
l'esistenza, fino al giorno prima...
Harry
era un giovane mago
adesso, forte ed aitante, nel
pieno
delle sue energie e
potenzialità e
Piton non ricordava di aver mai
incontrato un mago più dotato di lui...
Mai.
Si
ritrovò a scrutarlo di
sottecchi… ma suo malgrado,
con palese
interesse.
Ai
suoi occhi smaliziati apparve
ancor più magro e nervoso con i capelli scuri sempre
più folti e spettinati che
però, incredibilmente, lasciavano scoperta la
fronte… nel punto dove il Malvagio
aveva perpetrato l'efferata
maledizione.
Il
ragazzo s’accorse del suo
sguardo e senza indugio lo ricambiò esplicitamente.
Gli
occhi erano due riflessi di
smeraldo, vividi e
penetranti come
schegge di diamante e ricalcavano in tutto e per tutto,
quelli di sua madre….
Piton
ebbe un tuffo al
cuore, ma
con sforzo immane passo oltre
il doloroso ricordo…
Nessuna
ragazza avrebbe potuto
resistervi...
pensò con un pizzico di malizia.
Ma
lui, Harry il rubacuori…
di chi era innamorato?
Non
era riuscito ancora a
scoprirlo sebbene ne avesse, ormai,
una
pallida idea... Ma le carte si scoprivano quella sera.
E
lui, quella sera, avrebbe capito.
Dimenticando
i suoi problemi
sorrise all'indirizzo del ragazzo, facendo un lieve cenno del capo.
Era
pazzesco, eppure lui... Severus
Piton, sorrideva
all'indirizzo di
Harry Potter!
Ma
nel giro di una manciata di
mesi ne erano cambiate di cose... Come era incredibilmente cambiata la
ragazza
che in quell’attimo aveva fatto il suo ingresso nella
stanza...
Alta
e snella, con quella
naturale andatura elegante, terribilmente sexy…
Quei
capelli, una
cascata di rame dorato ad incorniciare
l'ovale perfetto del viso.
Quegli
occhi da cerbiatta,
grandi ed espressivi, celesti
e
trasparenti.
Il
nasino all'insù con una
spruzzata di efelidi birichine e le labbra corrucciate in un broncio
sensuale.
Piton distolse lo sguardo, spiazzato e contrariato per
l’ennesima girandola
di emozioni che quella ragazzina sapeva evocare in lui,
inconsciamente.
Ma
poi, senza volerlo, eppure
discretamente, ne segui i movimenti...
Lei non buttò nemmeno l’occhio dalla
sua parte; passò
oltre andando a
sedersi accanto al fratello, sorpreso ed alquanto confuso dalla sua
presenza in
quella riunione privata.
Notò
con quanto poco tatto, Ron
l’aveva fissata, spostando
poi la sua
attenzione sul viso di perplesso
di
Harry che ribadiva il medesimo
stupore.
Infine
entrò l’ultima persona,
di quell’infinita processione.
Margareth
Weasley, s’accodò
silenziosa ed impettita alla figlia, sedendosi accanto a lei in maniera
compita.
Molly…
già
proprio lei.
Non
si era più ripresa dal
giorno maledetto dell'attacco al Ministero.
Aveva
perso due figli, la futura
nuora e suo marito in quel tristissimo episodio e la sua psiche non
aveva
retto; entrava ed usciva in continuazione dal S. Mungo...
Era stata un
ottimo membro dell'Ordine ma ora non si poteva più, in
nessun maniera, contare
su di lei.
Anzi,
era un peso...
Un
peso a volte terribile per
Virginia.
Piton
lo sapeva.
L'aveva
visto nei suoi ricordi e
nei suoi pensieri, durante le pesanti ore d'insegnamento della
Legilimanzia.
Il
mago si riscosse da quelle
considerazioni, avvedendosi che tutti ormai lo fissavano apertamente,
in attesa
delle sue parole.
-
Molto bene, signori… vi ho
convocati per questa speciale e privata riunione dell’Ordine, perché
… forse un po’ in anticipo sui tempi
è giunto
il momento tanto atteso, quello
per cui abbiamo lavorato costantemente in questo ultimo
periodo…
Piton scrutò
fugacemente i cinque ragazzi, appena
entrati, come a tastare le loro immediate
impressioni.
Hermione
e Ron si lanciarono un
muto sguardo d'intesa. Neville sorrise sotto i baffi; solo Harry
sembrava
impassibile, perfettamente immobile come se quelle parole non lo
avessero
minimamente toccato.
Evitò
di osservare Ginny. Sapeva
che un suo sguardo lo avrebbe
certamente confuso.
-
Dunque vi illustrerò
brevemente alcuni dettagli…
Detto
questo s'alzò… Il mantello
scuro ed elegante ondeggiò sulle sue spalle, conferendogli
ancor di più
quell'aura misteriosa e carismatica
che
lo pervadeva costantemente.
Con
il solito piglio deciso
afferrò una lunga bacchetta d'ebano facendo comparire alle
sue spalle, sul muro
bianco e un po' scrostato, una cartina geografica molto dettagliata
dell'intero
continente Europeo.
La
sua voce, forte e decisa,
echeggiò fra le anguste pareti della cucina.
-
Partendo da "dati
di fatto", da ciò che tutti noi ben conosciamo, purtroppo...si
evince questa situazione...
Dopo
il violento attacco al
Ministero, Voldemort si è certamente
rintanato nella sua misteriosa dimora. Stremato, indebolito per il "controllo"
che ha dovuto operare sui dissennatori sta' ancora,
probabilmente, tentando di recuperare le
forze generosamente dissipate in
quella
sordida azione. E l'inazione, l'impossibilità di agire, o il
doversi sempre appoggiare
ad inetti servitori, lo irrita in maniera
abnorme... Posso assicurarvelo, posso confermarvelo, con cognizione di
causa...
Si
dovette fermare, perché un
brivido strano lo percorse… Una reminiscenza…
come un fastidio
sottile, quasi un prurito gli
solleticò il braccio, all’altezza precisa dove un
tempo il marchio nefasto era
impresso…
Nessuno
però s’avvide
di quell’improvvisa esitazione; nella stanza
non volava una mosca… perfino Moody sembrava affascinato ed
avvinto dalle sue
parole.
-
La spiegazione a tale
debolezza è che attualmente l'Oscuro non ha
ancora forma
fisica tangibile…
e questo gli impedisce di attingere appieno al suo antico e temibile Potere…
Ma lui lo desidera, lo rivuole, ad ogni costo!
Il
suo principale scopo, la
ragione per cui è rimasto così caparbiamente
attaccato alla vita è ritornare in
un corpo reale e riacquistare
la Forza
di un
tempo… l'antica Magia...
Solo così potrà
completare il suo
malefico disegno di destabilizzazione l'ordine del Mondo Magico.
Ma
a questo punto, entriamo
in gioco noi...
Nessuno
a parte pochi, ristretti
elementi dell'Ordine, è
a conoscenza di
ciò che sto per dirvi.
Siete
pertanto obbligati a
mantenere il più stretto riserbo ed il silenzio assoluto, su
tali dettagli... sapete
bene qual è la pena che spetta,
a chi
infrange il Codice…
Fece
una pausa come a calamitare
ancor più l'attenzione su di sé, quindi riprese
con rinnovato vigore, posando
entrambe le mani, sul consunto tavolo che traballò
vistosamente sotto la
decisione della sua mossa improvvisa.
-
Signori, da fonti più che
attendibili, abbiamo sempre saputo che
Voldemort, subito
dopo l'attacco
al Ministero, ha lasciato
Londra…
probabilmente la stessa Gran Bretagna, mentre adesso,
sempre
grazie a quei contatti segretissimi ed agenti che hanno pagato, a volte, con
la loro stessa
vita queste informazioni,
sappiamo
che sta
disperatamente cercando di
tornarvi...
Qui...
si considera a casa sua.
Qui
ha più amici che in
qualsiasi altro posto del Mondo Magico… Qui ha vecchi conti
da regolare…
ostacoli da eliminare, se vuole perpetrare il suo diabolico piano...
Un
riflesso incondizionato lo portò
a fissare il volto di Harry. Non avrebbe voluto farlo, ma non
riuscì a
fermarsi. Gli occhi del ragazzo erano
calmi, sereni, stranamente
inespressivi.
Ma
dietro… Piton lo sapeva,
ribolliva un mare di rabbia e di rancore.
Quel
mostro disumano, aveva
distrutto la sua vita, portandosi via,
una alla volta, le persone a lui più care.
S’accorse
dello
sguardo insistente di Moody, perpetrato con quel suo occhio inquietante
e s’
apprestò, pertanto, a continuare.
-
Ma adesso, dov'è Voldemort...
vi starete chiedendo... Bene…
abbiamo
fondate certezze che possa
attualmente
trovarsi in una, fra
due città Babbane,
ubicate nel continente Europeo... che adesso andrò ad
illustrarvi, unitamente
alle direttive assegnatevi dalla missione.
Il silenzio continuava ad
essere totale…
-
Sarete suddivisi in gruppi di
tre elementi, e posizionati
sul
"terreno di gioco" questo
è il
nome in codice della vostra destinazione, in modo che possiate
intercettare
Voldermort, confermare le nostre fonti, appurare e interpretare le sue
mosse, seguirlo,
scoprire chi sono i
suoi informatori ed i suoi servitori... Ma oltre a questo non siete
autorizzati
a fare null’altro; né
ad interferire
nelle sue sordide azioni né fermarlo né
catturarlo, nel modo più assoluto! Sono
stato chiaro?
Domande?
Come
del resto succedeva sempre
a scuola, la voce
della solita
Hermione ruppe
l'attonito silenzio.
-
Ma… Signore…
- Sì,
Granger? - Chiese
Piton, senza
sollevare lo sguardo dalle cartelline
che stava
scrupolosamente mettendo in ordine
sulla sua scrivania.
Era sicuro che la giovane sarebbe stata la
prima ad intervenire… avrebbe potuto scommetterci la sua
mano destra.
-
Perché non fermarlo, se
riusciamo a scovarlo? Non è un'incongruenza?
Qual'è il reale scopo della
missione, allora?
Piton
alzò di scatto il
volto, fissandola
con tutta la
dirompente intensità dei suoi occhi diabolici e penetranti.
-
Ovviamente Granger, proprio
come hai già intuito, il
nostro fine è
ben maggiore del fermare il solo Voldemort.
Se gli permettiamo di arrivare fino in fondo, approdare nella tana del
suo più irriducibile
servitore e Mangiamorte... perpetrare l'incantesimo che gli
farà riavere un
corpo, avremo presa
nella rete non un
solo pesce...ma l'intero Ordine Esecutivo al suo comando.
Quindi
volse lo sguardo sugli
altri, rivolgendosi non solo alla ragazza ma a tutta la sua piccola
platea.
-
Non perdete mai di vista
quello che è il fondamentale, ed unico principio del nostro
Credo... "Sradicare
per sempre la totalità e le origini più occulte
del male".
La
Granger parve non
trovare obiezioni alla logica
perfetta ed inappuntabile del suo superiore, ma si riprese in fretta,
ponendo
un'altra domanda.
-
Come mai due città? Non
è stato possibile restringere il campo ad
una sola possibilità, Signore?
-
Evidentemente, no Granger. La
cosa ti disturba?
A
quel punto a tutti parve
evidente il disappunto di Hermione, ma mentre lei, si accingeva
testardamente a
replicare, Ron la precedette.
-
Ehm... Quali sono le città,
Signore?
-
Fra un attimo lo saprai,
Weasley. L'azione, "Eclissi Totale"
sarà operativa fra
24 ore, a partire da ora, ovviamente
all'ora attuale del fuso di Greenwich.
Con
un gesto secco, il
mago fece comparire nelle sue mani alcune
cartellette rigide, contenenti parecchi
fogli ed iniziò a distribuirli, partendo
proprio dalla Granger &
Weasley.
-
Weasley, Granger, Mundungus,
il vostro terreno di gioco, sarà
la città denominata Praga.
Si
sono verificati strani
omicidi e sparizioni nei dintorni del luogo… tutti
concentrati nelle vicinanze
di un misterioso maniero... Ora,
assumerete l'identità di una coppia babbana in
un viaggio di piacere,
mentre Mundungus vi affiancherà per fornivi qualsiasi
eventuale appoggio. Vi
è stata prenotata una stanza presso un
Hotel attiguo all'ubicazione sospetta.
Maggiori
dettagli ed
informazioni sono contenuti in questo fascicolo,
che ovviamente non porterete mai fuori dalla
sede dell'Ordine. Chiaro?
I
tre annuirono,
allungando le mani per afferrare il plico, che Piton porgeva. Il mago
non diede
modo a nessun altro di replicare, che aveva già ripreso a
parlare.
-
Tonks, Paciock, Potter… voi
opererete dalla capitale francese, Parigi. Sempre da fonti
segretissime ipotizziamo che
vi sia ubicata la “base” da cui Voldemort
tenterà di lasciare il continente per
raggiungere la Gran Bretagna.
La
vostra copertura babbana,
sarà un mega-hotel della capitale,
dove
svolgerete mansioni di personale addetto alla reception e camerieri.
Tutto
chiaro?
-
Signorsì! – Dichiarò con aria
marziale, Paciock, afferrando prontamente le cartellette lasciate per
loro sul
tavolo.
-
Bene. – Asserì infine, Piton.
- Naturalmente io,
Lupin e Moody non
lasceremo le nostre solite mansioni, darebbe troppo
nell’occhio. Pertanto
seguiremo attentamente le vostre missioni e/o progressi dalla base,
come meglio
specificato nelle istruzioni che vi ho consegnato.
Di
nuovo tornò a scrutarli tutti. Sembravano apparentemente calmi e tranquilli i
ragazzi… Chi già piegato sui
fogli delle istruzioni, come
la Granger; chi
intento a scambiare
qualche parola come Potter e Paciock.
Piton
evitò ancora una volta di
guardare dalla parte di Virginia.
Sapeva
di dover lanciare la
bomba, adesso.
Di
dare la notizia che a molti,
in particolare a qualcuno, non
sarebbe
piaciuta…
-
Ovviamente, come avrete
intuito, manca un
tassello fondamentale
a questa missione…
Hermione
alzò gli occhi dai fogli, fissandolo insistentemente.
Piton lasciò che quel caldo sguardo nocciola,
intenso ed intelligente,
si
fondesse con il suo e comprese all'istante che la ragazza aveva già
intuito ciò che stava per dire.
-
Infiltreremo un agente… nella casa del maggior indiziato
come
aiutante dell’Oscuro… Un
mago
che ricopre cariche importanti, persino nello stesso
Ministero. Possiede amicizie altolocate, agganci influenti... e scuse,
sempre
maledettamente pronte, alibi ineccepibili… che ne fanno un
personaggio intoccabile....
Grazie
al suo malvagio acume non
siamo mai riusciti a correlarlo all'Oscuro, ma si sa… lui
è più marcio e
colpevole del suo stesso Signore... Questa volta, però, lo coglieremo con le mani
nel sacco... e
finalmente lo smaschereremo!
L’aria
vibrava di una strano pathos,
in quel momento. Tutti erano tesi, fissi sul volto di Piton.
-
Cielo, infiltrarsi nella residenza
dei Malfoy! Che azione audace!-
Esclamò Hermione, incapace di frenare il suo
stupore... e la sua lingua…
Piton
la fissò contrariato ed
alzò una mano come ad imporle il silenzio.
-
Proprio così, signorina
Granger. Come al
solito, precede tutti…
Allora, dicevo, l’agente Luna Nera,
s’infiltrerà nell’inaccessibile
Malfoy Manor, e ci fornirà preziose informazioni
dall’interno, da
cuore stesso di ciò che noi riteniamo la sede
primaria di Voldemort.
L’Oscuro
sta certamente tentando
di tornare lì, dal suo fedele Mangiamorte; abbiamo fondate
certezze che lì…
e solo lì, vorrà
e potrà perpetrare il suo macabro
incantesimo per rientrare in possesso di un corpo reale.
Solo
che in quell'occasione...
noi saremo pronti per ostacolarlo e catturarlo! Lui e tutti i suoi
maledetti tirapiedi…
Espressioni
di smarrimento si
dipinsero sul volto dei
ragazzi.
Nessuno,
ovviamente, lo
sospettava.
La
missione di Luna Nera
era stata tenuta talmente segreta ed il suo stesso addestramento celato
così
accuratamente, da non dar adito alla benché minima ombra del
sospetto, neppure
in un agente perspicace e brillante come la Granger… il che era tutto
dire…
Solo
lui, Silente, e gli
altri quattro maghi sapevano…
Ed
ora i ragazzi, portati
all’improvviso a quella scoperta, tentavano ancora di capire
l’enormità di
quell’azione.
L’audacia
di quella sfida mai
tentata prima.
La
domanda si pose all’istante
alla mente di tutti ma uno solo bruciò sul tempo i colleghi, dimostrando finanche di superare
l’inarrivabile
Granger, ed il suo
straordinario
tempismo.
-
Ma… chi
è
l’agente Luna Nera, signore?
- Chiese Potter.
La
voce, sfiorata
appena da un accento di
irrequietezza si librò nel silenzio della stanza e
risuonò come il colpo di una
pistola sparato all’improvviso.
Piton lo
fissò con tutta l’intensità del suo
sguardo di ghiaccio.
Erano
al dunque.
Al
momento topico.
-
Sono io… l’agente Luna
Nera… - Esclamò inaspettatamente
Virginia… attirandosi addosso lo sguardo
allibito di tutti gli altri ragazzi.
Dunque
aveva scelto lei stessa…
di far sapere la sua identità,
di
scoprire le carte. Di mettersi in gioco… definitivamente.
L’espressione
del viso di Harry
divenne di pietra. In quegli occhi espressivi
Piton vide accendersi una luce selvaggia.
Una
paura inarrestabile. La
paura di chi amava oltre ogni immaginazione.
Il
ragazzo scattò in piedi, come
una molla carica.
-
No, è inammissibile! Non
permetterò mai una cosa del genere!
Ron
Weasley, sebbene ancora
frastornato e perplesso lo imitò a ruota, sbattendo il pugno
fermo e deciso sul
tavolo traballante.
-
Che significa questa
storia!? Perché
non sono stato informato
prima. Io sono suo fratello maggiore!
Piton
distolse gli occhi,
alzandoli al cielo. Non
doveva andare
così… Non
dovevano arrivare a questo!
-
Ragazzi, ragazzi per favore! –
Sbraitò Malocchio ma nessuno si curò di lui. In
sottofondo Tonks e Mundungus
avevano ripreso a litigare mentre Remus tentava di calmarli ma nella
piccola
stanza regnava ormai il caos più totale.
Solo
Ginny rimaneva immobile,
impassibile, con le braccia incrociate all’altezza del petto
come disgustata da
quello spettacolo. Piton la osservò un secondo solo e poi
s’avvicinò al tavolo,
affrontando direttamente il suo avversario più coriaceo.
Potter…
-
Basta così! Potter,
Weasley non siete a
capo dell’Ordine, e non
siete pertanto autorizzati ad inibire
operazioni già disposte. Se continuerete con
quest’atteggiamento intransigente,
sarò costretto a punirvi per
insubordinazione, estromettendovi dall’azione!
Il
silenzio tornò magicamente…
ma mentre Harry e Ron si apprestavano a
replicare, la
voce della ragazza
sorprese di nuovo tutti, librandosi nella stanza con la sua calma
freddezza.
Si
era alzata dal suo posto ed
ancora una volta Piton dovette accorgersi con un brivido… di
quanto fosse
bella, decisa e sicura.
-
Ron! Harry! Smettetela! Sono
cresciuta, ormai e faccio parte
dell’Ordine, come agente effettivo, da più di sei
mesi. E’ vero, non ve l’ho
detto… ma sono perfettamente
consapevole
delle mie scelte sebbene
vi ostiniate a
trattarmi ancora come una ragazzina!
Sono
stata addestrata e prenderò parte a quest’azione,
con o senza la
vostra approvazione, chiaro? Non
tornerò più sull’argomento…
e adesso me
ne vado da questa stanza, chissà
perché… ma qui dentro mi sento mancare
l’aria!
Un
silenzio irreale si propagò
nel piccolo ambiente. Irreale
come la
quiete dopo un’inaspettata esplosione. Con un gesto secco
Ginny si piegò verso
la sedia dove era seduta sua madre, per aiutarla ad alzarsi, ma
toccò a lei
questa volta sbarrare gli occhi e aprire la bocca in
un’espressione confusa.
Molly
Weasley non era più al suo
posto e chissà dove poteva essere finita… fra
tutto quel trambusto!
Nessuno
se ne era accorto, nessuno
si era più curato di lei.
Con
un’esclamazione sgomenta si
voltò, cercando
in quell’occasione, lo
sguardo di Piton.
Il
mago però era impegnato a
guardare altrove …oltre le spalle di Potter.
Harry,
ancora sconvolto ed irato
per ciò che aveva appena scoperto,
si
sentì abbrancare con
slancio da qualcuno
che era giunto, inopinatamente alle sue spalle.
Sotto
gli occhi incuriositi e
forse anche divertiti di tutti, si
ritrovò imprigionato nell’abbraccio, come sempre
soffocante e morboso, di
Molly Weasley.
-
Oh, Harry, caro, ma
sembri più stanco del solito!
Adesso la zia Molly ti prepara un bel tè
caldo, che ne dici, Harry… caro!
-
Oh.. beh… Va bene… sì va bene
signora Weasley… - Rispose educatamente Harry, tentando di
sottrarsi alle
braccia corpulente e grassocce della donna.
Ma
questa non pareva rinunciare
ed anzi aveva preso con insistenza ad accarezzare il viso del giovane
in un
chiaro gesto materno. Piton
osservava la
scena fra il divertito e l’irato non sapendo bene come
intervenire.
“Pure
questo ci mancava… a
complicare una riunione di per sé
difficile…” Pensò
portandosi una mano sulla fronte, in un chiaro
gesto
sconsolato.
Fortunatamente
Ginny,
assistita con
prontezza da Hermione,
riuscì a far desistere la signora
Weasley dai suoi strampalati propositi e Piton afferrò
l’occasione al volo per
chiudere definitivamente quel tormentato incontro.
-
Basta, dichiaro chiusa la
seduta! Signori, vi
esorterei a
raggiungere le stanze che vi sono state
assegnate… Ovviamente… -
Esclamò guardando in maniera più che
esplicita Weasley e
la Granger. -
Pregherei tutti voi di non girare di notte per le varie
camere… sono stato
chiaro?
I
ragazzi uscirono in silenzio,
salutando compitamente ma Piton richiamò un’ultima
volta uno solo di loro… in
maniera palesemente severa.
-
Potter!
-
Signore?
-
Non desidero mai più ritornare
sull’argomento “Missione
Luna Nera”…
Mi auguro che ciò sia una
questione chiusa, anche
per te…
Gli
occhi, intensamente verdi
brillarono di una luce sibillina. - Certamente, signore. Ha la mia
parola,
signore.
-
Molto bene, buonanotte allora.
Il
ragazzo fece un lieve cenno
del capo e sparì.
Ma
Piton lo sapeva. Lo aveva
compreso inconfutabilmente.
Per
molto tempo ancora i pensieri
e le notti del ragazzo sarebbero state turbate dall’idea di
Ginny infiltrata
nel sontuoso palazzo di quel maledetto mangiamorte, suo acerrimo nemico.
Ma
questa era la guerra.
Questa
era la legge spietata
della guerra, e per
chiunque avesse
avuto la sfortuna di provare un sentimento romantico nei confronti di
un suo
“collega” le
situazioni di pericolo, e
la forzata lontananza erano forse, le torture peggiori.
E
Potter era innamorato di
quella ragazza… Innamorato
di Ginny…
ormai non aveva
più dubbi.
Si
accasciò sulla
sedia, massaggiandosi
gli occhi stanchi,
mentre Malocchio, Remus
e gli altri lo
salutavano, lasciandolo
solo nella stanza.
Solo, con tutti i suoi maledetti
pensieri.
Fine
Capitolo