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Autore: Hoi    01/01/2017    1 recensioni
I fatti narrati si svolgono dopo gli eventi del primo film
“Pronto! Aiuto ho investito una persona. Sono in via...” Dove cazzo ero? Mi guardai attorno nel panico. Non c’era neanche un fottutto cartello. Merda! Ma quella era New York. Una New York mezza distrutta e ancora in piena ricostruzione, ma pur sempre New York. Di certo avrebbero rintracciato la chiamata e sarebbero venuti ad aiutarmi.
“il numero da lei selezionato è inesistente”
“Cosa?!?!?!” Piena di sgomento guardai lo schermo. 118. Idiota! Idiota! Idiota!
Genere: Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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RIASSUNTO SCRAUSO
In una notte di pioggia, l’Architetto Francesca Recidivo investe per sbaglio un bel ragazzo, Scott, che finisce a dormire sul divano della sua camera d’albergo. Il mattino dopo Francesca viene attaccata da un chitauro, per qualche benedizione divina si salva, ma finisce in ospedale. Lì incontra nuovamente il bel Scott, che gli fa una romantica dedica sul gesso. Appena ripresa Francesca torna di corsa al lavoro, ma il suo capo/tiranno Tony Stark la convince a presenziare ad una riunione degli Avengers in merito ai fatti accaduti. Lei però all’ultimo improvvisa una romantica fuga con il suo fidanzato Davide che preoccupato per la sua scomparsa l’ha raggiunta dall’Italia, il tutto finisce nuovamente con l’attacco di un chitauro. I due piccioncini vengono quindi messi sotto la custodia degli Avengers, che iniziano a sospettare di loro. Durante il pigiama party però Tony (che in realtà è Loki travestito) da fuori di matto e fa andare fuori di testa anche Bruce. Mentre gli Avengers cercano di calmare Hulk che sta facendo a pezzi la torre, Francesca viene salvata da Scott, che sorpresa delle sorprese, si rivela essere Loki. Loki ammette di averla incantata, facendola sembrare lui agli occhi dei chitauri, che lo vogliono morto. Si scatena il putiferio nella torre, gli avengers riescono a fermare Hulk, ma non Loki, che con un'intelligente tranello riesce a non essere catturato. Francesca e Davide riescono a scappare dalla battaglia, ma finiscono nelle mani dello Shield, che li sospetta di complicità con Loki. Quando gli Avengers si ricongiungono a loro, Francesca sfrutta la curiosità del signor Stark, che aspetta ancora di sapere che età dimostra (per la madre di Francesca), per farsi riaccompagnare nella torre, che ormai è gravemente danneggiata.



Eravamo in ascensore da almeno cinque secondi quando il signor Stark iniziò a scalpitare. Aveva tentato di convincermi a farmi portare in volo fino a destinazione perché a dir suo avremmo fatto prima. Non aveva torto, ma io avevo avuto già abbastanza emozioni per tutto il resto della mia vita. Non era stato intelligente da parte mia prendere NUOVAMENTE l’ascensore in una torre che stava crollando, ma se volevo togliere la mia torre dalle mani di quei pazzi incompetenti non avevo altra scelta se non impedire a Stark di scappare prima che mi vedessero con lui. Quindi chiuderlo in una gabbia di metallo era la soluzione migliore.
Arrivammo al piano molto prima di quanto avessi previsto. Facendo una stima approssimativa più di un terzo della torre era danneggiata. Le porte si aprirono e immediatamente cercai di lanciarmi fuori, ma Stark mi afferrò e mi impedì di uscire.
“Wooo, calma, calma! Prima di tutto rispetta i patti”
Ci guardammo. Fissavo la faccia di Stark cercando di capire se potevo fidarmi di lui o no. Sapevo bene che non era un tipo affidabile e quindi ero piuttosto preoccupata che se ne andasse all’istante, ma l’avevo già fatto aspettare troppo, in fondo se lo meritava un contentino.
“Trentacinque” Non feci nemmeno in tempo a finire di dire il numero che quello già gongolava, felice come se gli avessi consegnato il premio miglior supereroe di sempre. Sono certa che se avesse scoperto che gli avevo mentito mi avrebbe ammazzata o peggio licenziata, ma in quel momento mi era sembrato se li meritasse tre anni in meno.
“Trentacinque anni! Ne ero certo. Sono in gran forma”
Senza smettere di parlare il signor Stark entrò nella sala. Io lo seguii a ruota. Ero finalmente dove dovevo essere e mi sentii semplicemente soddisfatta, almeno per un secondo. Uscendo dall’abitacolo una stretta al cuore mi fece mancare il fiato, le condizioni della torre erano davvero pessime. Il piano in cui mi trovavo era il primo in cui lo Shield stava intervenendo, ma non era il primo piano a cui avrebbero dovuto pensare. Non sono un Ingegnere e molte delle tecnologie dello Shield non le avevo mai viste prima, ma avevo passato abbastanza tempo a redigere perizie di danni e relativi interventi per sapere che non stavano cercando di conservare la torre, ma solo di non farla crollare. Iniziai a temere che volessero smantellarla. Più di tutto però a farmi salire il sangue al cervello fu il vedere all’opera un solo agente. Con tutti i tizi che stavano andando a zonzo nei pressi dell’ingresso avevano mandato un solo agente che per di più stava giocando con una putrella senza avere la minima idea di come si montasse o di cosa servisse. Un solo agente e persino incompetente. Avrei potuto inveirgli contro o sbatterlo fuori a calci e devo ammettere che la cosa mi avrebbe fatto piacere, ma al prossimo piano avrei incontrato un altro idiota e avrei dovuto ricominciare da capo, probabilmente senza il supporto del Signor Stark. Meglio optare per una soluzione più diplomatica.
“Signor Stark, per cortesia dica a questo signore chi comanda”
La testa di Iron Man si voltò verso di me. Non sembrava molto concentrato, probabilmente gli stavano parlando dall’interno del casco. Gli tirai un pugno al braccio, nella speranza che questo lo facesse riprendere, peccato lui fosse coperto di metallo e l’unica cosa che ottenni fu di farmi male. Vedendo la mia smorfia di dolore l’agente trattenne un risolino, guadagnandosi tutto il mio odio.
“A quanto pare hanno appena trovato Thor. Hulk lo ha mandato a tre miglia di distanza… Devo andare”
Dannazione, ero certa che mi avrebbe almeno spalleggiata per due secondi… Avrei potuto incazzarmi e insultarlo fino ad ottenere qualcosa, ma le condizioni di Thor mi preoccupavano un po’. Poteva anche essere un dio nordico, ma non credo che essere lanciato per miglia gli facesse bene.
“Come sta? È ferito?”
Se avevano chiamato Stark, nonostante avessero già a disposizione svariati supereroi e tutta un’agenzia di super agenti significava, di certo che la situazione era seria. Forse era sotto attacco, o stava male. Inizia a sentirmi seriamente tesa a quella prospettiva.
“Casa? No… Non è in pericolo, è solo un po’ ammaccato e decisamente incastrato! Non posso perdermelo”
E io che per un attimo avevo creduto che Stark potesse davvero servire a qualcosa. Ero pronta a gridargli in faccia, ma lui non me ne diede il tempo, fece immediatamente qualche passo in avanti e spiccò il volo verso l’esterno, ma al posto di varcare la vetrata sfondata si girò verso l’agente dello SHIELD.
“Tu fa quello che ti dice lei”
Detto questo se ne andò. Mi aveva appena piantata lì con un uomo che non conoscevo e già odiavo, dopo che ero stata più volte quasi uccisa da un uomo che non conoscevo, ma mi sembrava affidabile, insomma, le premesse erano terribili, ma almeno mi aveva lasciato il comando. Sospirai rumorosamente, guardando l’uomo che avevo davanti, aveva un’espressione compiaciuta, ma non ne capii il motivo visto tutto il lavoro che avevamo da fare e quanto male lui lo stesse facendo.
“Hai iniziato dal piano sbagliato. Vieni, andiamo al piano di sotto, dobbiamo iniziare a mappare i danni.” Mi avviai all’ascensore senza degnarlo di uno sguardo.
“E per l’amor di dio, posa quella putrella.” Sbuffai ancora, ma non potei trattenermi dal sorridere quando sentii i suoi passi leggeri accelerare per raggiungermi. Aveva capito chi comandava.
“Faremo un veloce sopralluogo tra i piani danneggiati per individuare i punti critici e determinare le priorità, solo dopo inizieremo un consolidamento d’emergenza. Non abbiamo materiale infinito e nemmeno tempo da dedicare ad operazioni non prioritarie. Dobbiamo fare in fretta, ho notato che molte travi non direttamente danneggiate si stanno flettendo, suppongo che molte abbiano già raggiunto il punto di snervamento.” Ero quasi arrivata alle porte, ma ci ripensai. Avevo sfidato abbastanza la fortuna con quell’ascensore, molto meglio prendere le scale.
“Se posso. Suggerirei di iniziare dai laboratori, sarebbe più prudente assicurarci che il materiale pericoloso sia al sicuro.”
Non ero scesa nemmeno di un gradino e già mi ritrovavo a roteare gli occhi per il nervoso. Chissà com’era che me l’ero proprio aspettato che mister non-so-tenere-un-putrella avesse qualcosa da ridire.
“Se ci fosse qualche problema lì, Jarvis ci avrebbe già informati. Seguiremo il piano che ti ho detto. E ora al posto di dire cretinate, chiedi allo shield di procurarci un’equipe adeguata, anzi digli di contattare la MIA equipe e anche l’architetto Jo Bridge, ci servirà aiuto qui.” Non mi andava di chiamare quel cretino che Stark aveva assunto durante la mia convalescenza, ma ad essere onesti dovevo ammettere che aveva fatto un buon lavoro e non era il momento di essere schizzinosi. Nuovamente la voce dell’agente mi arrivò alle orecchie polemica e fastidiosa.
“Signorina Recidivo, mi dispiace dovermi imporre -Inspirai profondamente, cercando di mantenere il controllo- ma ho ricevuto ordini precisi –espirai, se dovevo incazzarmi era meglio aspettare quantomeno di aver finito le scale- e devo occuparmi per prima cosa del controllo delle attrezzature a rischio di…” fanculo le scale, mi sarei accontentata del pianerottolo. Mi voltai di scatto appena appoggiai un piede sul piccolo spiazzo prima dell’ultima rampa e lo interruppi.
“Forse non ti è chiaro, ma non abbiamo tempo per queste cose. La torre rischia di crollare e gironzolare in giro per controllare se l’arma aliena di turno è intatta o meno, è solo un enorme perdita di tempo. E se la logica non bastasse a convincerti allora ti ricordo che Iron man, ti ha ordinato di seguire i miei ordini.”
Lui mi fissò per un attimo in silenzio, poi sospirò rassegnato. A quanto pare ero riuscita a fargli arrivare il mio messaggio chiaro e forte. Purtroppo non mi ero resa conto di che messaggio gli avessi mandato in realtà.
“Con te bisogna proprio usare le maniere forti…”
Aprii la bocca per protestare, ero confusa e anche un po’ spaventata, ma prima che potessi dire qualcosa l’immagine dell’agente sfumò e si confuse, per un attimo mi sembrò di non riuscire a mettere a fuoco. Mi aggrappai alla parete, temendo di star per svenire, senza capire che non ero affatto io il problema, era l’agente davanti a me che stava cambiando. Quando capii chi avevo davanti era già tardi. Loki era nuovamente davanti a me e io ero nuovamente da sola, senza nemmeno un cellulare per chiamare aiuto. Lui sorrise, un sorriso malvagio che si compiaceva della mia espressione orripilata. Dopo un tempo infinito il mio cervello riuscì a realizzare cosa fosse successo e perché ci fosse solo un agente nella torre. Con tutta probabilità Loki li aveva eliminati tutti e ora stava cercando qualcosa che si trovava nei laboratori.
“No… No. NO! Dannazione ancora tu!? Non ora maledizione. Si può sapere che problema hai? Perché non puoi lasciarmi fare il mio maledetto lavoro in santa pace?”
Lui mi fissò per qualche istante, era senza dubbio sorpreso e anche un po’ contrariato. Probabilmente si era aspettato più terrore e meno ira, ma io ero davvero troppo esasperata per provare terrore. Inspirai profondamente, cercando di recuperare il sangue freddo. Sfortunatamente l’unica idea che mi venne fu, col senno di poi, decisamente stupida.
“Senti, ti propongo un accordo: Facciamo che non ci siamo mai incontrati, ok? Io torno a fare il mio lavoro e tu va pure a fare… qualunque cosa malvagia tu stessi facendo.” Senza aspettare una risposta mi voltai e feci per andarmene, ma lui mi afferrò, mentre a stento tratteneva una risata.
“E lasciarti chiamare i tuoi amici in costume? Non credo proprio. Tu mi mostrerai dove tengono il mio scettro – la sua morsa si fece più forte sul mio già malandato braccio- e ti consiglio di sbrigarti, o non ti resterà tempo per salvare la tua bella torre”
Boccheggiai come un pesce che soffoca per qualche secondo a causa del dolore e del disappunto. Stava andando tutto male, di nuovo. Era come se sentissi il momento del crollo avvicinarsi senza che potessi fare nulla per impedirlo. La torre sarebbe crollata, ormai ne ero certa. Il panico iniziò a premere sui miei polmoni cercando di soffocarmi e impedendomi di pensare, ma riuscii comunque a rispondere.
“No. Ma non capisci? Non c’è tempo da perdere. La torre sta…”
Loki mi strattonò avvicinandomi a sé, forse voleva farmi riprendere, o più probabilmente terrorizzarmi tanto da costringermi a seguire i suoi ordini.
“La torre crollerà, qualunque cosa tu faccia. È già troppo tardi… e non parlo solo della torre. Lo Shield ti considera una traditrice. Ho sentito le loro comunicazioni, vi credono in combutta con me e non intendono rilasciarvi. Ormai nemmeno Stark potrebbe aiutarvi.”
Sapevo che mi avrebbe detto qualunque cosa pur di convincermi a fare quello che diceva, eppure non posso negare che una parte di me sentiva che lui aveva ragione, soprattutto perché intuivo come quel discorso sarebbe finito.
“… ma tu sì, vero?”
Sul suo viso iniziò ad allargarsi un sorriso compiaciuto. Finalmente stavamo iniziando a parlare la stessa lingua.
“Esattamente. Conducimi allo scettro e io ti porterò via da qui. Sarai salva.” Il suo sorriso divenne improvvisamente dolce. Sapevo che era una menzogna, ma quando lui mi lasciò andare non tentai nemmeno di fuggire.
“Se la torre crollerà, moriranno migliaia di persone” Voleva essere una constatazione la mia, ma suonò più come un piagnucolio patetico, quasi stessi cercando di farmi consolare, farmi dire che non era una mia responsabilità.
“Lo Shield avrà già evacuato l’area. A morire saranno soltanto gli agenti e se siamo fortunati, qualche Avengers.”
Sentirlo parlare di noi come se fossimo una squadra con la sua voce melodiosa mi faceva odiare me stessa, eppure mi domandai se sarei riuscita ad accettare una simile offerta, se ci sarei riuscita pur sapendo che laggiù sotto alla torre non c’erano solo agenti pronti a morire in missione, ma anche l’uomo che amavo. La mano di Loki si appoggiò gentilmente sulla mia spalla.
“La torre crollerà comunque. L’unica cosa che puoi fare è cercare di salvarti”
Ogni volta che sentivo quelle parole una parte di me si arrendeva. Avevo aggiustato quella torre decine di volte e sapevo bene a cosa poteva reggere e qual era il suo limite. Non sapevo se era solo la mia immaginazione, ma quando stavo in silenzio sentivo stridere le travi di metallo che lentamente si piegavano, nel vano tentativo di sorreggere anche il peso che sarebbe stato sostenuto da ciò che Hulk aveva distrutto. Eppure non sarei mai tornata dentro se non avessi pensato che non era troppo tardi, se non avessi creduto che potessi fare in tempo a salvare la torre. La voce sicura di Loki mi faceva tremare, lui era certo che mi sbagliassi, era certo che fosse già troppo tardi, ma lui era anche l’agente dello Shield che teneva la putrella al contrario. Che cazzo poteva saperne lui della mia torre?
“Sai cosa? Io non sono così sicura che non ci sia più niente da fare. Forse lo sarò DOPO un sopraluogo, ma per ora, penso che possa reggere. Quindi prima ci mettiamo al lavoro, prima finiamo e prima avrai il tuo scettro”
La mano di Loki si strinse con più forza sulla mia spalla. Le sue dita che serravano la mia carne mi fecero ricordare che aveva detto d’essere intenzionato ad usare le maniere forti. A quell’idea mi attraversò un lieve tremito, non abbastanza lieve per passare inosservato.
“Fai bene a temermi e farai meglio a eseguire i miei ordini. Dov’è il mio scettro? Lo tengono nei laboratori, vero?”
Io non sapevo nulla dei giocattoli di Stark, o almeno mi sarebbe piaciuto non saperne nulla, ma la verità era che lui non faceva altro che parlarne e parlarne… e quindi sì, io sapevo tutto di quel maledetto scettro blu, non c’era molto di cui dubitare in fondo, quello era l’unico dannato scettro in tutta la torre ed era tenuto sotto stretta osservazione nei laboratori, non ci voleva un genio a capire che era proprio quello che voleva Loki.
“Io non lo so dov’è… Non so nemmeno di che stai parlando”
Sapevo bene di essere una pessima bugiarda, ma ero riuscita ad ingannare Stark poco prima… su una cosa insignificante è vero, ma era pur sempre un inganno, quindi magari stavo diventando più brava.
“Sei una pessima bugiarda. Smetti di tentare di ingannarmi e dimmi la verità, prima che perda la pazienza”
Il mio tentativo era miseramente fallito e io in tutta sincerità non potevo dire di non essermelo aspettato.
“Francesca, tu sai di cosa sono capace. Ti torturerò se mi costringerai, ma sappiamo entrambi che non serve arrivare a tanto. Tu non vuoi essere un eroe e comunque ormai è tardi per fare la cosa giusta. Tutti ti credono una traditrice”
Forse glielo avevo detto io, o forse l’aveva semplicemente capito, ma aveva ragione, io non avevo mai desiderato essere un eroe e non sentivo il bisogno di comportarmi come tale. Non potevo fare a meno di tremare terrorizzata, ma la mia idea di lui non era cambiata da quando avevamo parlato qualche ora prima. Nonostante sapessi cosa avesse fatto, lui continuava a sembrarmi più disperato che malvagio. Questo non lo rendeva meno pericoloso. Sapevo bene che un uomo disperato è capace di qualunque cosa.
“Tu hai ragione. Io non sono un eroe, gli eroi sono quelli che si lanciano nella battaglia e sanno sempre cosa fare. Io non sono così, ma ti sbagli, non mi condanneranno per questo. Io non sono in combutta con te e… anche se fosse, non si può giudicare una persona per le cose che fa quando è disperata…”
Loki trattenne una risata. Mi guardava con una punta di compassione, una cosa strana da parte sua.
“Sei così ingenua. Credi che gli importi cosa sia successo davvero o perché lo hai fatto? Loro vogliono soltanto qualcuno da incolpare”
No, non era vero. Mio nonno mi aveva parlato spesso di capitan America, di ciò che faceva quando era in guerra. Era un uomo giusto, che aveva visto il lato più oscuro delle persone, ma non si era lasciato scoraggiare. Lui mi avrebbe ascoltata ne ero certa. Ma non era a lui che dovevo la mia coscienza, era a me stessa.
“Un uomo non è solo ciò che fa quando tutto va in pezzi, quando è provato dagli stenti e dalla disperazione, un uomo è anche ciò che fa quando ormai la guerra è finita. Quando non restano che macerie e lui si rialza e inizia a ricostruire. Io non riuscirò mai ad essere un eroe, ma posso essere quel genere di persona che mette tutta la sua vita nel ricostruire, per questo non lascerò la torre crollare. Tu e Thor siete stati cresciuti per essere re, dovreste capirlo questo. I re potranno anche essere ricordati per le guerre che vincono, ma le civiltà diventano grandi grazie a ciò che viene costruito, che viene creato. Anche tu Loki dovresti…”
Gli occhi di Loki si strinsero e la sua voce divenne tagliente.
“Attenta umana non sfidare la mia pazienza.”
Sapevo che probabilmente lo stavo solo facendo incazzare, ma ormai ero partita, avevo iniziato a parlare e non mi sarei fermata fino a che non avessi detto tutto quello che pensavo, anche se questo significava mettersi nei guai.
“Sinceramente Loki, tu hai l’aspetto di un uomo a pezzi. Al posto di continuare a negare la sconfitta, dovresti accettarla e cercare di rialzarti in piedi”
La mano di Loki si mosse rapida e spietata, mi artigliò la gola ed iniziò a stringere. Dal suo viso era scomparsa anche l’ombra del sorriso compassionevole di prima, i suoi occhi bruciavano d’odio mentre mi guardava.
“Come osi? Tu patetico insetto! Io sono un Dio, una creatura superiore a voi miseri umani. Siete voi che dovete imparare a stare in ginocchio non…”
Loki continuò parlare, ma il resto del discorso non arrivò alle mie orecchie, l’aria mi mancava e la sua mano che mi artigliava il collo era l’unica cosa che riuscivo a sentire. Cercai di dirgli di fermarsi, ma la voce rimase intrappolata nella mia gola. Luci bianche iniziarono a riempirmi gli occhi e sentii i sensi venirmi meno, solo allora Loki mi lasciò. Prima ancora di iniziare a riprendere fiato presi a tossire convulsamente. I polmoni mi briciavano e mi servì qualche momento per tornare a respirare. Probabilmente impiegai troppo per gli standard asgardiani, perché Loki si spazientì. Mi afferrò per un braccio e mi tirò in avanti, forse per impedirmi di cadere sulla rampa retrostante. Io, che ancora cercavo di respirare, non riuscii nemmeno a costringere le mie gambe a muoversi. Andai a sbattere contro al primo gradino e caddi. Istintivamente misi le mani davanti al volto. L’idea peggiore che potessi avere. Il polso rotto colpì la rampa. Il dolore mi attraversò il braccio come una scossa che raggiunse gli occhi e mi accecò, facendomi cadere nell’oscurità. Svenni.


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è da tantissimo che non posto nulla, ma anche se ci metterò 500 anni intendo finire questa storia, quindi eccomi qui ad augurare a chi ha ancora voglia di seguirmi Buon anno!!! eeeee scusate se ci sto mettendo tanto ^^'
  
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